Frate Francesco d’Assisi, pochi mesi prima di morire alla Porziuncola, nel Testamento ha affermato che il suo cambiamento di vita e il conseguente passaggio dalla vita mercantile a quella evangelica è avvenuto nel fare misericordia con i lebbrosi (cfr. Francesco misericordioso. La sfida della fraternità, Milano 2019). I frati Minori come il Santo fondatore vissero la misericordia in molti modi, a seconda delle esigenze del tempo storico in cui si trovavano; basti ricordare l’azione tanto attuale dei Monti di pietà con cui l’Osservanza francescana aiutava i poveri meno poveri perché non diventassero più poveri, ossia – per dirla con Stefano Zamagni – sostenere i vulnerabili per non renderli fragili e quindi accattoni.
Un personaggio tanto sconosciuto quanto importante in ciò è il beato Bartolomeo Cordoni da Città di Castello (1471-1535). Dopo aver studiato a Firenze alla scuola di Poliziano, rimase vedovo e nel 1540 a trentatré anni entrò nei frati Minori osservanti presso il convento della Porziuncola. Seguendo le orme di Gesù si prese cura degli appestati, prima a Gubbio e successivamente a Terni. Divenuto guardiano di Monteripido presso Perugia, al termine del suo servizio si recò nella terra dei non cristiani per predicarvi il Vangelo e morì a Tunisi nel 1535.
Narrò la sua esperienza spirituale e mistica, radicata nella tradizione francescana, ossia negli scritti di Francesco d’Assisi, Jacopone da Todi, Angela da Foligno, Raimondo Lullo e altri ancora nel Liber de unione animae cum supereminenti lumine. Centrale del suo pensiero e spiritualità è la chiamata a diventare per grazia ciò che Gesù è per natura – concetto ben diverso dalla fusione con Dio che finirebbe in una sorta di pantesimo –, espressione già usata da Guglielmo da Saint-Thierry che la riprende da san Massimo Confessore e diffusa in tempi più recenti dal beato Columba Marmion.
Le opere e le parole del beato Bartolomeo Cordoni da Castello lungo i secoli sono state stimolo all’Ordine minoritico a essere sempre in uno stato di riforma, come la Chiesa che semper reformanda est.
a cura di Padre Pietro Messa