La messa festiva della III domenica di Pasqua, è stata celebrata, senza la presenza dei fedeli, dal vescovo mons. Giuseppe Piemontese, nella chiesa di Santa Chiara del monastero clariano della Santissima Annunziata di Terni, e che è stato animata dalle sorelle Clarisse.
Il vescovo ha ricordato come “Quella che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è una Pasqua senza la presenza fisica del Popolo di Dio, sottolineata dalle note del dolore, sofferenza, malattia, morte” e facendo riferimento al vangelo dei discepoli di Emmaus ha evidenziato “Nei due discepoli, che si allontanano di Gerusalemme, in fretta e distanziati, possiamo intravedere e leggere la vicenda dell’umanità nel tempo del Coronavirus…. Uomini e donne, che avevano impostato la parabola dell’esistenza in una folle gara di orgogliosa presunzione di raggiungere traguardi scientifici, economici e sociali infiniti, ponendo ai margini limiti etici e il bene complessivo dell’intera umanità: la terra, il cielo, il mare, gli animali, le piante, l’uomo in tutte le sue dimensioni. I due di Emmaus, spaventati fuggono, impauriti per le loro attese deluse e per le ambizioni frustrate. Una prospettiva di vita infranta. Noi speravamo…
Emmaus è la certificazione della sconfitta di un modello di umanità e di sviluppo basato solo in una dimensione orizzontale, in una prospettiva terrestre, fatta di possesso smodato, sfruttamento della creazione, in una competizione selvaggia, prevalenza degli istinti animaleschi della lussuria, predominio dell’uomo sull’uomo, di nazioni su nazioni con la forza della violenza, delle armi, dell’economia, della finanza…Noi speravamo… Ora constatiamo la fine di un sogno, la certificazione della vittoria e prevalenza dell’odio e della morte. La prospettiva è allontanarsi e in fretta… andare lontano anche fisicamente dal teatro dei nostri sogni, incontro al buio, alla notte, verso una meta sconosciuta”.
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