L’Unitalsi sottosezione di Terni, il Centro Volontari della Sofferenza e l’associazione Silenziosi Operai della Croce, in occasione del 50° anniversario della traslazione del corpo del Venerabile Giulio Tinarelli in Cattedrale, organizzano sabato 23 novembre al Museo Diocesano di Terni un incontro con gli studenti delle Scuole Medie Superiori sul tema: “Giunio Tinarelli un Santo dei nostri giorni” e visita alla mostra fotografica che ricorda l’avvenimento e la vita di Giunio Tinarelli. Alle 17.00 al Museo diocesano in programma la tavola rotonda sul tema: “Giunio Tinarelli, quale risposta alle problematiche della vita”, modera Antonio Diella. Intervengono: Luca Diotallevi, Riccardo Marcelli, Alberto Virgolino, Emanuela Buccioni, Paolo Marchiori. Alle ore 21.00 in Cattedrale la Veglia di preghiera
Domenica 24 novembre, giorno in cui 50 anni fa avvenne la traslazione, alle ore 10 in Cattedrale ci sarà un momento di riflessione sul tema: “Giunio Tinarelli, una vita vissuta in pienezza” guidato da don Luigino Garosio, postulatore generale delle Cause dei Silenziosi Operai della Croce, seguirà alle 11.00 la messa solenne presieduta dal Vescovo Giuseppe Piemontese.
«Il 24 novembre 1969, nel momento in cui la salma di Giunio Tinarelli usciva dal Cimitero Urbano per essere traslata in Cattedrale – ricorda mons. Carlo Romani, parroco emerito della Cattedale di Terni – mentre il corteo varcava i cancelli, si interruppe una pioggia scrosciante e apparve un pallido sole che permise si incamminasse il corteo. La folla, nonostante il pessimo tempo, era enorme e si ingrossava sempre di più. Mai vista tanta gente in un corteo funebre. Tutte le Associazioni cattoliche erano presenti ed anche un gruppo di operai delle Acciaierie che, in tuta ed elmetto, affiancava la salma. Sembra strano che per un uomo di elementare cultura, semplice operaio siderurgico, stecchito per ben 18 anni su un letto di sofferenza, si sia commossa l’intera città. Molti lo conoscevano, ma moltissimi non l’avevano mai incontrato, eppure Giunio Tinarelli era diventato un personaggio per la fede con la quale aveva accettato la sua malattia, per la testimonianza ed il coraggio che dava ai molti che incontrava nella sua modestissima casa, per l’esempio che trasmetteva ai tanti malati attraverso una fitta corrispondenza epistolare».
Il venerabile Giunio Tinarelli, che morì ad appena 44 anni di cui venti trascorsi nell’immobilità, è stato un esempio immenso di vocazione alla sofferenza, di una fede incrollabile, testimoniata con forza nel dolore. Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo. Dal suo letto Giunio ha sconfitto tante illusioni che rendono triste e amara la vita degli uomini, ricordando che la felicità non sta nell’amare se stessi o nella salute o nella tranquillità, ma che la felicità e la pace stanno nell’amare gli altri.
Una vocazione che ha segnato la vita del giovane operaio delle Acciaierie, sempre presente tra i suoi coetanei e nella vita dell’oratorio, fin quando la poliartrite anchilosante e spondilite non gli consentirono più alcun movimento, ma non impedirono al giovane Giunio di essere “operaio” nel campo dell’apostolato. Nel 1948 fondò a Terni la sottosezione dell’Unitalsi, partecipando ogni anno ai pellegrinaggi a Loreto, Lourdes con il treno dei malati. Comunicò sempre questa sua grande fede agli altri anche nella sofferenza attraverso mani, penna, carta e leggio, i suoi nuovi ferri del mestiere, conversando con gli amici e con la gente che lo andava a visitare per consolarlo.