Nella cattedrale di Terni, giovedì santo 9 aprile, il vescovo Giuseppe Piemontese ha presieduto la celebrazione in “Coena Domini” in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena, in tempo di Coronavirus senza la presenza dei fedeli, in una chiesa vuota, nella quale più forte è risuonata la musica dell’organo e la preghiera dei sacerdoti concelebranti: don Alessandro Rossini parroco della Cattedrale, don Carlo Romani, don Stefan Sallisanimarum, padre Mario Lendini, don Roberto Cherubini parroco di Santa Croce.
“Pensando a questo giovedì santo senza la comunità, senza i confratelli del Presbiterio, in un contesto di paura, di solitudine e anche di morte, si stringe il cuore – ha detto il vescovo – ma occorre levare il capo e fissare lo sguardo su Gesù. E proprio ponendoci attorno a Gesù, sommo ed eterno sacerdote, che vogliamo prendere consapevolezza della nostra dignità e ringraziare per essere stati resi partecipi del Popolo sacerdotale di Dio”.
Ed ha poi aggiunto: “Questa celebrazione rappresenta la porta che ci immette nel triduo sacro, nella passione, morte e resurrezione di Gesù – ha ricordato il vescovo -. Una celebrazione che è memoriale dell’Eucarestia consegnataci da Gesù proprio quella sera: nel comandamento del Signore sull’amore fraterno e del servizio. Il comando di Gesù a farsi ultimi e servi di tutti, dell’amore e della carità. Una celebrazione che racchiude in sé molti significati che sono resi presenti e attuali. Gesù rinnova nell’oggi la nuova ed eterna alleanza. Certo non avremmo mai immaginato di celebrare una Pasqua come quella che stiamo vivendo, ma questo importante momento deve essere vivo e vero con Gesù. L’amore consegna anche il comando dell’amore nella forma del servizio a tutti noi e dell’amore degli uni verso gli altri. In questa eucarestia c’è un sentimento diffuso in ogni gesto che è quello di amarci e di servirci gli uni e gli altri fino a lavarci i piedi. Gesù ci affida di farci pane per i nostri fratelli e di servirli. La totalità senza condizione è la misura dell’amore e del servizio che oggi ci propone e ci chiede. In questo periodo abbiamo assistito alla testimonianza di amore di tante persone: medici, infermieri, volontari, sacerdoti, giovani, cristiani comuni forze dell’ordine. il mondo pur complito dalla sofferenzasi è arricchito della generosità e di amore che si carità e che scaturisce dalla croce di Gesù. Siamo in quarantena è questa celebrazione ne è la palpabile evidenza. Siamo isolati ma non distanti, in Gesù siamo radunati nella chiesa e nella sua famiglia e in Gesù possiamo migliorare questo mondo, possiamo trovare la gioia, la salvezza, l’amore che dà senso a tutta la nostra esistenza”.