Le celebrazioni dell’Assunta 2024, patrona dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia, si sono aperte martedì 12 agosto con un momento di preghiera per il mondo della sofferenza all’Hospice “La torre sul colle di Spoleto”. «Siamo qui – ha detto l’arcivescovo Renato Boccardo all’avvio della recita del rosario – per ricordare quanti soffrono nel corpo e nello spirito. Pensiamo a coloro che sono stati ospiti in questa casa e già sono nella casa di Dio; per i loro familiari chiediamo il dono della consolazione e della speranza. E nella nostra preghiera, dinanzi alla Santissima Icone, avvolgiamo quelle persone della nostra Archidiocesi che affrontano ogni giorno la lotta per la vita, con sofferenze fisiche o morali». Insieme al Vescovo, alle persone ricoverate all’Hospice, ai loro familiari, al personale sanitario e ai volontari c’erano alcuni sacerdoti e diversi fedeli.
La processione. Come da tradizione la sera del 14 agosto 2024, vigilia della solennità dell’Assunta, si è svolta a Spoleto la processione con la Santissima Icone dalla Basilica di S. Gregorio alla Basilica Cattedrale. È stata presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo; c’erano diversi sacerdoti, molti fedeli e membri di varie associazioni di volontariato del territorio. Presente il gonfalone della Città di Spoleto e l’amministrazione comunale era rappresentata da Danilo Chiodetti, assessore alla valorizzazione delle culture, della qualità e della bellezza della Città e del territorio. Giunti nella Basilica Cattedrale di Spoleto c’è stato il canto dell’Inno Akathistos, uno dei più famosi inni che la Chiesa Ortodossa dedica alla Theotokos (Genitrice di Dio), da parte della corale della Pievania di S. Ponziano diretto da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Silvio Rosati.
Il solenne pontificale. Infine, la mattina di giovedì 15 agosto mons. Boccardo ha presieduto il solenne pontificale in Duomo, alla presenza di numerosi fedeli. Presente il vice sindaco Stefano Lisci con il gonfalone della Città. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinati dal cerimoniere don Pier Luigi Morlino. Nell’omelia il Presule ha sottolineato come «molti cristiani non sentono più l’urgenza e la bellezza di annunciare e testimoniare Gesù Cristo agli altri, uniformandosi in qualche modo al “nichilismo contemporaneo” o a quel “relativismo culturale” che mette sullo stesso piano ogni tipo di credenza religiosa o parareligiosa, come se una valesse l’altra. E così dimenticano di essere portatori di una spiritualità che offre alle persone e alla società un orizzonte di senso più alto e più ampio». «Dobbiamo chiederci – ha proseguito mons. Boccardo – se non ci stiamo rassegnando ad essere come una colonia di insetti, certo evoluti e ingegnosi, ma costruttori di una società che ha paura della vita e diffida della speranza. Scopriamo di avere politiche da amministrazione di condominio, aspettative di vita giovanilistiche, distanze umilianti e in crescita fra ricchi e poveri, uomini e donne, vecchi e bambini, influencer e anonimi, onesti e furbi. Nello spaesamento dell’incertezza, cresce il fascino della chiusura in spazi ristretti e orizzonti limitati e angusti». E l’Arcivescovo non ha dubbi sul fatto che «l’unica vera possibilità perché la nostra vita non insista, in una frustrazione continua, sull’esito dei propri sforzi è incontrare Qualcuno (Gesù, ndr) che sia all’altezza del bisogno grande che ci abita, capace non solo di abbracciare tutta la nostra umanità, ma di salvarla tutta in una valorizzazione infinita». «In questo modo – ha concluso il Presule – la festa dell’Assunta che celebriamo ci ricorda che il Signore non si contenta di “prendere a prestito” la nostra umanità; Egli vuole, piuttosto, farla sua. L’Assunta è Vergine e Madre, senza pregiudizio di entrambe. Il riscatto dall’attuale depressione della vita cristiana (e dell’umano che ci è comune) incomincia forse proprio da qui: da una madre che, perché umile, ha saputo dire di sé: “grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”». Al termine della Messa c’è stata la benedizione alla Città e alla Diocesi con la Santissima dalla loggia centrale della Cattedrale.