Sabato 20 maggio 2023 l’arcivescovo Renato Boccardo ha accompagnato in pellegrinaggio in Vaticano 1571 fedeli della Chiesa di Spoleto-Norcia nell’ambito delle celebrazioni per l’825° anniversario della dedicazione della Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta. La maggior parte dei pellegrini sono andarti in treno, altri in autobus e qualcuno in autonomia. Il convoglio ferroviario speciale è partito alle 5.00 dalla stazione di Spoleto, si è fermato in quella di Terni per far salire altri pellegrini e alle 8.00 ed è giunto alla stazione di S. Pietro. Tra i partecipanti c’erano tanti bambini, diversi giovani, sacerdoti, religiosi e religiose, alcune persone diversamente abili ed un gruppo di ucraini accolti a Polino e accompagnate dal sindaco Remigio Venanzi.
Alle ore 10.15 c’è stata l’udienza privata con Papa Francesco nell’aula “Paolo VI”. Il Santo Padre è stato accolto da un grande applauso e dal grido “Francesco, Francesco”. Il Pontefice nel suo discorso, integralmente pubblicato nel sito della Santa Sede (https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/05/20/0378/00830.html, si è soffermato sulla bellezza e sull’intercessione.
«So – ha detto il Papa – che la facciata della vostra Cattedrale, apparsa in televisione tante volte negli ultimi anni, è diventata familiare ad ogni italiano. Ma so soprattutto che è una chiesa molto bella. La bellezza attrae. E comunicare la fede è anzitutto questione di bellezza. Ma la bellezza non si spiega, si mostra, si fa vedere; non si può convincere della bellezza, occorre testimoniarla. Perciò nella Chiesa ciò che si testimonia è più importante di ciò che si predica. E il vostro Duomo, con le sue magnifiche cappelle, custodisce storie di vita e di fede, racchiude santità e bellezza. È una testimonianza di storia, di vita, di bellezza, di santità. Ecco, vi auguro di essere scopritori di bellezza, cercatori dei tesori della fede; di non fermarvi alla superficie delle cose, ma di vedere oltre, apprezzando e abbracciando il patrimonio di santità e servizio che è la ricchezza della Chiesa. E anche di accrescerlo, perché la fede non può rimanere un ricordo del passato, qualcosa di “museale”, no; ma rivive sempre nella gioia del Vangelo, nella comunità fatta di persone, nell’assemblea di quanti sperimentano la misericordia e si riconoscono per grazia fratelli e sorelle amati da Dio
«Oltre alla bellezza – ha proseguito il Pontefice – vorrei condividere con voi una seconda parola che credo vi riguardi in modo particolare. La parola è intercessione. Il vostro Duomo, dedicato alla Madre di Dio, ha la sua effige più rappresentativa nella “Santissima Icone”. Questa immagine raffigura la Vergine con le mani alzate, mentre intercede per noi: “intercessora”. Ed è “un’icona che parla”: infatti il suo cartiglio dà voce all’immagine. Lo fa attraverso un dialogo tra Gesù e sua Madre, un dialogo quasi drammatico, con Cristo che dice: “Che cosa chiedi, o Maria?”, e Lei risponde: “La salvezza dei viventi”. Lui ribatte: “Ma provocano a sdegno”. E lei: “Compatiscili, Figlio mio”. Lui: “Ma non si convertono!”, e Lei: “E tu salvali per grazia”. È con questa intercessione che la Madonna tocca il cuore del Figlio. E questa non è un’immagine poetica, è la verità. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi – diciamo nell’Ave Maria. E lei prega per noi. Noi le chiediamo di pregare per noi e lei lo fa, lei parla al Figlio. L’intercessione ha come una dimensione interessante, è portare gli altri davanti al Signore, lottare con Lui attraverso la preghiera, sapendo insistere, non solo e non tanto per i nostri amici e per le persone care, come si fa di solito, ma soprattutto per chi è lontano, per chi non è dei nostri, per chi ci critica, per chi non conosce l’amore di Dio. Una Chiesa che intercede, prega per gli altri, che porta il mondo al Signore senza diventare mondana, è una Chiesa sempre viva, sempre vivace, sempre bella. Quante volte, invece, serpeggia anche tra noi il virus della lamentela, perché “le cose che non vanno sono tante”, “i tempi passati erano migliori”, “il parroco di prima era più bravo”, e questa musica di lamentarsi. La lamentela è una cosa amara, brutta, sai? Ti sembra che sia una cosa dolce? No. Amareggia il cuore, la lamentela. Il cristiano non può lasciarsi intrappolare nei lacci di questa mondanità stanca e snervante, ma è chiamato a riscoprire la bellezza che ha ricevuto per grazia e a intercedere, cioè ad attirare la bellezza sugli altri. Cari fratelli e sorelle, questo giubileo vi aiuti a rinsaldare le radici, così che voi della valle spoletana e dei monti nursini, dalla vostra Basilica secolare, alla scuola di Maria e del vostro patrono il martire San Ponziano, possiate gioire per la bellezza dell’amore di Dio e dell’essere Chiesa, e sentirvi chiamati a intercedere. Questo vi auguro mentre di cuore vi benedico. E vi chiedo un favore: sostando nella Cattedrale di Spoleto presso la Santissima Icone, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie».
Al termine dell’udienza generale mons. Boccardo ha donato a Papa Francesco una riproduzione della Santissima Icone. «Il Santo Padre – racconta il Presule – mi ha ringraziato di questo omaggio e per aver organizzato questo bel pellegrinaggio». Prima di lasciare l’aula “Paolo VI” il Pontefice ha salutato i disabili e alcuni giovani, poi è passato con la carrozzina in tutti i corridoi dell’aula salutando i pellegrini. Alle ore 12.00, poi, c’è stata la preghiera dell’Angelus nella Grotta della Madonna di Lourdes ai Giardini Vaticani presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete emerito della Basilica Vaticana. Nel pomeriggio è prevista la celebrazione eucaristica all’altare della Cattedrale della Basilica di S. Pietro presieduta dall’arcivescovo Boccardo.