Spoleto – Messa nel Carcere per gli agenti della Polizia Penitenziaria e il personale civile. Mons. Boccardo: «Vi esorto ad avere sempre l’orecchio teso per provare a comprendere questi fratelli, certi che il bene non muore mai»

Nella mattina di martedì 26 novembre 2019 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è recato nella Casa di Reclusione di Spoleto per la celebrazione della Messa in memoria di S. Basilide, patrono della Polizia Penitenziaria. Accompagnato dal cappellano mons. Eugenio Bartoli, il Presule è stato accolto dal direttore dott. Giuseppe Mazzini, dal vice direttore dott.ssa Chiara Pellegrini e dal commissario Marco Piersigilli comandante della Polizia Penitenziaria.

Il primo momento della visita si è svolto nell’ufficio del Direttore, il quale ha illustrato all’Arcivescovo i numeri attuali della Casa di Reclusione: 460 detenuti, di cui 85 in regime di 41 bis, e 310 unità lavorative tra Polizia Penitenziaria e personale civile. «Grazie al contributo di tante persone – ha detto il dott. Mazzini – riusciamo a fare dei piccoli miracoli quotidiani nonostante la carenza di personale». Da parte sua mons. Boccardo ha ricordato le tante visite ai detenuti in questi dieci anni, le diverse celebrazioni eucaristiche con loro, in particolar modo quella per il Giubileo straordinario della Misericordia con l’apertura della Porta Santa anche in Carcere. Ma soprattutto il Presule si è soffermato su quei quindici giorni del 2014 in cui ha incontrato uno ad uno i detenuti del 41 bis nelle loro celle: «Quei momenti rimarranno per sempre impressi nella mia mente e nel mio cuore», ha detto. Poi, mons. Boccardo ha parlato delle altre volte che si è recato in Carcere: «Ogni volta che dialogo con i detenuti rimango colpito dalla dimensione umana di questi fratelli, spesso noto una grande sofferenza per quanto commesso, dai loro racconti emerge la grande nostalgia per i familiari lontani». Poi, il dott. Mazzini ha accompagnato l’Arcivescovo all’undicesimo piano della torre del Carcere, il palazzo più alto della Città di Spoleto: da lì ha potuto osservare l’ampiezza della Casa di Reclusione e ammirare il panorama della valle spoletana.

Alle 11.30 è iniziata la celebrazione eucaristica nella palestra del carcere, cui hanno partecipato diversi agenti della Polizia Penitenziaria e il personale civile. Hanno concelebrato don Eugenio e don Edoardo Rossi, cerimoniere arcivescovile. Nel saluto iniziale il direttore Mazzini si è così rivolto al Vescovo: «Benvenuto a nome di questa porzione del suo gregge che vive e lavora in questa Casa. Le nostre giornate a volte sono faticose e irte di ostacoli, sperimentiamo crisi e depressioni. Le chiediamo di sostenerci nella preghiera affinché il nostro servizio sia sempre più un ponte tra questo ambiente chiuso per eccellenza e la comunità che sta al di là delle sbarre e dei muri e che poco o nulla sa di quanto accade qui».

Nell’omelia mons. Boccardo si è così rivolto agli agenti e al personale civile: «Voi siete a contatto ogni giorno con storie tragiche, con varie manifestazioni del male: ma anche nelle storie più tragiche una scintilla di bene rimane nel cuore dell’uomo. E voi siete chiamati a far emergere questo bene. Qui regole e disciplina sono necessarie, ma è altrettanto fondamentale un supplemento umanità per stare a contatto con persone segnate da profonde ferite. So che a volte è difficile e la dimensione umana rischia di passare in secondo piano, ma vi esorto ad avere sempre l’orecchio teso per provare a comprendere questi fratelli, certi che il bene non muore mai e può essere riattivato e rimesso in movimento. Invoco il Signore – ha concluso l’Arcivescovo – affinché vi dia la forza necessaria per parlare al momento giusto e per tacere al momento giusto; che vi dia occhi e orecchi attenti per andare oltre le colpe di chi vive in questa Casa; che vi renda ogni giorno capaci di versare sulle ferite dei detenuti l’olio della consolazione e il vino della speranza, così che da questo luogo possa partire un messaggio di fiducia sulle potenzialità delle persone».

Al termine della Messa l’Arcivescovo ha incontrato quattro detenuti; uno di loro gli ha consegnato una lettera a nome di tutti gli abitanti del Carcere, dove tra l’altro si legge: «Eccellenza, abbiamo il diritto e il dovere di cambiare e ricominciare, sopportare il peso di ogni scelta, di ogni passo, il peso del coraggio. Grazie per la sua costante vicinanza e per il suo affetto che ci dimostra ogni volta che viene tra noi e che don Eugenio ci ricorda ogni giorno. Preghi per noi». La mattinata si è conclusa con il pranzo nella mensa della Polizia Penitenziaria.