L’attualità delle Sante Umbre
Molte sante umbre sono a tutt’oggi notevolmente e ampiamente venerate e oggetto d’intensi studi. Ne è un esempio emblematico Chiara d’Assisi (1193-94-1253), la cui Regola, improntata a vita claustrale unita all’assoluta povertà e ad un forte sentimento di comunità, è attualmente in pieno vigore. Il loro vivere ritirate dal mondo, in una di- mensione di contemplazione e preghiera, non significa che ne siano avulse; pronte ad ascoltare i tanti problemi dei fedeli, elargiscono aiuto a chi si rivolge loro per necessità concrete proprio come la loro grande fondatrice: la spiritualità si fonde con la carità.
Le sante umbre che fiorirono nel cuore del Medioevo sono un ventaglio rappresentativo delle varie forme di vita religiosa che animarono quei secoli (XIII-XV): monache, come la già menzionata Chiara d’Assisi; Chiara da Mon- tefalco (1268-1308) che da penitente- reclusa dette poi vita ad una comunità monastica con regola di sant’ Agostino; Rita da Cascia (1381-1457), madre di famiglia, vedova anch’essa poi monaca agostiniana; penitenti-terziarie furono Angela da Foligno (1248-1309) terziaria francescana, Vanna da Or- vieto (1264ca-1306), terziaria domenicana; Colomba da Rieti (1467-1501), terziaria domenicana che dette vita ad una comunità di stile intermedio tra la clausura monastica e la vita attiva; Veronica Giuliani (1660-1727), mona- ca cappuccina; tutte intensamente mistiche, dotate di visioni, di estasi, di rapimenti; alcune hanno scritto e narrato le loro esperienze così Angela da Foligno nel suo Liber, Veronica Giuliani nel suo Diario; di altre parlano i loro biografi; tutte sono appassionate dell’amore di Dio, di Gesù in particolare, immerse in una dimensione cristocentrica e passiocentrica al punto di rice- vere sul loro corpo segni della Passione; volutamente perse in un mare di sofferenze per riparare ai peccati e per assimilarsi al Cristo passionato.
Cosa possono dire queste donne al nostro mondo così lontano da certe sen- sibilità religioso-spirituali? Richiamano alla fede ed al Divino, indicano la via per unirsi a Dio-Uno e Trino, via che passa per la sofferenza unendo amore per Dio e per il prossimo con spirito di carità.
Tutte sono pronte a soccorrere in vario modo il mondo che le circonda, a in- tervenire in momenti di difficoltà: Chiara d’Assisi libera la città dalla minaccia dei Saraceni; Colomba salva la città dalla peste; tutti ricorrono a Chiara da Montefalco e i molteplici racconti di miracoli sono il segno di una umanità sempre bisognosa cui si risponde sovvenendo.
Sono maestre di fede, a loro modo “teologhe” che espongono il loro pen- siero e la loro riflessione, frutto dell’esperienza mistica di cui fruivano, nel pieno rispetto della dottrina cristiano-cattolica; Chiara da Montefalco, ad esempio, è qualificata zelatrice della cattolica fede per essersi opposta alla corrente del Libero Spirito. La loro vita mistico-contemplativa non è disunita dal lavoro e dall’attenzione per il prossimo sia in termini di preghiere che di aiuto concreto-materiale.
GIOVANNA CASAGRANDE