Il cardinale Bassetti e il sindaco Romizi in raccoglimento e preghiera per le vittime del “Covd19″. Il presule: «Abbiamo in prima linea, anche per il numero di morti, medici, infermieri, sacerdoti e tutti coloro che prestano un servizio diretto alle persone colpite»
Anche i cipressi del Cimitero monumentale di Perugia, con le cime piegate dal forte vento, si sono “inchinati” nel rispetto della morte, gesto che simbolicamente ha compiuto l’intera città con il raccoglimento di alcuni rappresentanti delle sue Istituzioni civili e religiose all’interno della chiesa cimiteriale, nella mattina del 27 marzo. Un giorno particolare per la Chiesa universale ed italiana. Quest’ultima lo ha chiamato «il Venerdì della misericordia, un venerdì di Quaresima nel quale lo sguardo al Crocifisso invoca la speranza consolante della Risurrezione», affidando a ciascun vescovo «un segno di suffragio e di consolazione» per tutte le vittime della pandemia da “Covid19” e i loro cari, raccogliendosi in preghiera in uno dei cimiteri delle proprie diocesi.
Il cardinale Bassetti ha scelto il monumentale di Perugia, accompagnato dal sindaco Andrea Romizi e dall’assessore Edi Cicchi ed accolto in chiesa dal parroco e dal vice parroco del quartiere di Monteluce don Nicola Allevi e don Giordano Commodi e dal cappellano del vicino “Hospice” don Domenico Lucchiari. Una scelta non casuale perché il Cimitero monumentale del capoluogo umbro potrebbe accogliere, nel suo impianto di cremazione, alcune salme delle persone decedute in Lombardia.
«Un luogo che ci fa sentire ancora più vicini a quanti, a causa di questa pandemia, non hanno potuto portare alcun conforto ai propri congiunti, morti isolati, senza ricevere una carezza e nemmeno i sacramenti». Ha commentato il cardinale Bassetti prima di raccogliersi in preghiera, aggiungendo: «i nostri cimiteri, come le nostre chiese, sono luoghi benedetti. Qui infatti riposano, in attesa della risurrezione, i nostri cari. Purtroppo il mondo intero sta attraversando una crisi epocale, dovuta a questa terribile pandemia. Come in tutte le guerre i primi a cadere sono quelli sul fronte, perché sono i più esposti. Abbiamo in prima linea, anche per il numero di morti, medici, infermieri, sacerdoti e tutti coloro che prestano un servizio diretto alle persone colpite. Io sono convinto che, quanto tutto sarà passato, perché non ci mancherà lo sguardo misericordioso di Dio Padre e l’intercessione della Madre delle Grazie, emergeranno tante figure, che, nell’adempimento eroico del loro dovere, hanno sacrificato la vita sapendo di sacrificarla. Un medico, un infermiere, un sacerdote sanno bene cosa rischiano».
Nell’introdurre la preghiera il cardinale ha detto: «da questa terra santa e benedetta, dal nostro cimitero, si innalzi stamani la nostra preghiera, assieme a quella dei Pastori di tutti le Chiese d’Italia, per quelli che ho appena ricordato e per tutti coloro, sono migliaia nel nostro Paese, che hanno perso la vita e sono stati sepolti senza quei conforti necessari e cristiani che noi riserviamo a tutti i nostri cari».
Al termine il cardinale Bassetti ha ricordato ai pochi presenti e ben distanziati tra loro, che la giornata del 27 marzo ha una duplice valenza, perché oltre al momento di preghiera dei vescovi nei cimiteri delle proprie diocesi, papa Francesco, nel pomeriggio, in Piazza San Pietro vuota, si raccoglierà in preghiera per l’adorazione eucaristica, unendosi spiritualmente a tutti i cristiani che vorranno farlo attraverso i media, concedendo l’indulgenza plenaria e impartendo la benedizione Urbi et orbi.
Il sindaco Andrea Romizi, a margine della preghiera nel Cimitero monumentale, ha commentato la giornata per le vittime del “Coronavirus” promossa dalla Cei. «E’ una iniziativa che abbiamo molto apprezzato, perché ci consente di rivolgere un pensiero come italiani alle migliaia di vittime di questo virus terribile. Stiamo vivendo da diverse settimane una situazione che colpisce un po’ tutti, chi più e chi meno, ma sappiamo cosa vuol dire in particolare per la Lombardia e per altre regione, come la vicina Marche. Anche noi stiamo piangendo i nostri morti e, in molti casi, sono persone che non hanno avuto una carezza, come giustamente ha fatto presente il nostro cardinale. Oggi, con questa preghiera, abbiamo avuto l’occasione di ricordare e di accompagnare spiritualmente i nostri morti». Il primo cittadino di Perugia ha anche detto che «la nostra Amministrazione ha dato la sua disponibilità, in caso di necessità, ai Comuni di Bergamo, Brescia e di altre zone della Lombardia, di accogliere le salme dei loro cittadini per la cremazione nell’impianto del nostro Cimitero monumentale».
SPOLETO
Venerdì 27 marzo 2020 alle ore 15.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza Episcopale Umbra mons. Renato Boccardo si è recato, da solo, in unione con tutti i Vescovi d’Italia, che hanno compiuto lo stesso gesto, al cimitero monumentale di Spoleto per pregare per i defunti a causa del Coronavirus, per tutte quelle persone che sono andate incontro alla morte senza la compagnia e la presenza dei familiari, senza il conforto dei sacramenti. «Noi sappiamo bene – ha affermato il Presule – che Dio va al di là dei sacramenti, raggiunge il cuore degli uomini e accoglie la loro verità e la loro dedizione e dona loro la salvezza. Però li vogliamo accompagnare con la nostra preghiera di suffragio». L’Arcivescovo affiderà alla bontà e alla misericordia del Signore tutti i defunti: quelli del Coronavirus, ma anche quelli che sono sepolti nei cimiteri della Diocesi di Spoleto-Norcia.
Tornando dal cimitero di Spoleto, mons. Boccardo si è fermato presso la Basilica di S. Ponziano: al patrono della Città ha rivolto la preghiera di supplica affinché ci difenda dal male. «Noi veneriamo S. Ponziano – ha detto il Presule – come patrono dal terremoto e gli si attribuisce nella tradizione popolare quella promessa “Spoleto tremerà, ma non crollerà”. E allora chiederò a nome vostro a S. Ponziano di continuare a proteggere Spoleto e quando pensiamo Spoleto pensiamo a tutta la Diocesi».
Il video del momento di preghiera si trova al seguente link: https://youtu.be/73V_4RZRDgc
TERNI
In comunione con tutti Vescovi d’Italia venerdì 27 marzo, il vescovo Piemontese si è recato al Cimitero civico di Terni per un momento di raccoglimento, preghiera e benedizione, “intendendo così affidare al Padre tutti i defunti di questa pandemia, manifestare la vicinanza della Chiesa a quanti sono nel pianto e nel dolore e ricordando in particolare nella preghiera i defunti del territorio della Diocesi, per i quali non è stato possibile celebrare il funerale”. Con il vescovo hanno pregato il cappellano del cimitero di Terni, padre Mario Lendini, il diacono Daniele Martelli e il sindaco di Terni, Leonardo Latini, che si è unito a questa preghiera a nome proprio e in rappresentanza di tutta la cittadinanza nel gesto di vicinanza a quanti sono nel dolore. La preghiera e cominciata davanti ai cancelli del cimitero, quindi il piccolo corteo è entrato percorrendo il viale principale dove il vescovo ha benedetto le tombe estendendo la benedizione a tutti i defunti lì presenti.
“In questi giorni una tragedia si è abbattuta sull’Italia e sul mondo intero – ha detto il vescovo Piemontese -. Migliaia di persone sono decedute nell’anonimato e senza conforto, tante altre persone non hanno potuto salutare i loro cari, dare loro il conforto religioso e l’ultimo saluto. Noi vogliamo ricordarli tutti indistintamente, uno ad uno, così come sono davanti al Signore. Vogliamo rendere onore alle loro persone, e mi auguro che il Signore voglia dare una carezza a tutti i familiari che hanno perso i loro cari, ai nostri concittadini, agli abitanti della nostra diocesi, come conforto e consolazione, in attesa della resurrezione. Dinanzi le tombe dei nostri defunti, ci troviamo vivi tra i viventi: dalla vittoria di Gesù risorto sulla morte noi riceviamo la speranza che le tombe si apriranno, che nessuno sarà più prigioniero della terra; nel ricordare tutti i nostri cari, noi vogliamo proclamare che c’è una luce oltre le tenebre, che c’è una vita oltre la morte”.
CITTA’ DI CASTELLO
Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, ha risposto all’invito della Conferenza Episcopale Italiana e si è recato nella mattina odierna al cimitero monumentale di Città di Castello. Nella cappella del cimitero – dove Nemo Sarteanesi ha dipinto i santi ed i tre santuari mariani principali della diocesi tifernate – ha impartito la benedizione su tutti i defunti. Con il tono rotto dall’emozione mons. Cancian ha voluto testimoniare la vicinanza della Chiesa tifernate a tutti coloro che soffrono in questi drammatici momenti. Non ha mancato di rivolgere la seguente riflessione. “Per me (e penso anche per vescovi e preti che sono potuti andare al cimitero) è stata un’esperienza unica, molto commovente. Ho pregato, insieme al parroco della Cattedrale don Alberto Gildoni, in un cimitero senza nessuno, in un silenzio… tombale, sentendo molto vicine innumerevoli persone che, nel mondo, in Italia e anche da noi, rinchiuse nelle loro case, stanno piangendo i loro defunti vittime della pandemia. Dopo aver letto il brano della morte di Gesù in croce e della sua sepoltura, ho detto che solo alla luce della morte in croce di Gesù e della sua risurrezione possiamo cercare di accettare le angoscianti sofferenze di questi giorni. Come sappiamo sono ormai migliaia le persone che ci hanno lasciato, tanti anziani ma anche giovani, perfino medici e infermieri, e chi si stava dedicando completamente agli altri. Persone morte da sole senza conforti umani e nemmeno spirituali. E a casa, isolati, parenti e amici che ancora stanno piangendo. Con in testa quella domanda angosciante: ma perché tutto questo?” “Vescovi e preti d’Italia hanno deciso in questo venerdì di Quaresima di andare al cimitero, purtroppo da soli per motivo di sicurezza. In cimitero a nome di tutti quelli che non ci possono andare a piangere le persone care. Per dare una benedizione a nome di tutta la comunità. Avevo in mente la processione dei mezzi militari che trasportavano centinaia di salme nei vari cimiteri, immagine simbolo della tragedia che stiamo vivendo. Ho cercato di ricordarli tutti, quelli che ho conosciuto e gli altri che mi sono stati notificati, con l’impegno di ricordarli in modo degno appena possibile. Li ho affidati al Padre misericordioso che tiene in mano le nostre sorti, ci vuole bene e metterà fine a questo brutto male. Sia Lui ad abbracciarli e a stringerli al suo cuore, ad accoglierli nella sua dove la gioia non conosce lacrime. E la Pasqua sarà eterna. E a voi carissimi – ha concluso Cancian – che siete con le lacrime negli occhi e il vuoto nel cuore giunga il mio affettuoso abbraccio, le vive condoglianze di tutta la comunità e la benedizione per continuare insieme con fiducia e con coraggio il nostro cammino.” Domani sabato 28 Marzo 2020 alle ore 11.00 presso il Santuario di Santa Maria delle Grazie in via XI Settembre il Vescovo, Monsignor, Domenico Cancian, il parroco Don Andrea Czortek e il sindaco, Luciano Bacchetta, parteciperanno ad una breve cerimonia religiosa per “affidare la protezione del comune alla Beata Vergine Maria Madre della Grazia Divina, patrona di Città di Castello e della Diocesi tifernate”. Un momento di preghiera e raccoglimento che durante il corso della storia si è verificato in occasione di eventi eccezionali di particolare difficoltà come quello che il paese sta vivendo nel fronteggiare l’emergenza del Coronavirus”. Sarà una iniziativa in forma privata a seguito delle note disposizioni previste dal Dpcm del governo che vietano qualsiasi assembramento. L’agenzia stampa del comune in collaborazione con il Servizio Comunicazione della Diocesi tifernate ne darà adeguato riscontro fotografico-video con nota allegata.