Perugia – molto sentita e vissuta la Solennità della Natività di San Giovanni Battista. Il 25° anniversario della morte del Venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli. La festa a “San Giovannino” e alla “Casa della Carità Fraterna”

Il venerabile servo di Dio Vittorio Trancanelli (1944-1998) è già “santo” per la moltitudine di fedeli che ha gremito la grande chiesa parrocchiale “Santa Famiglia” in San Sisto di Perugia, il 24 giugno pomeriggio, 25° anniversario della sua morte, giorno in cui la Chiesa celebra la Solennità della Natività di San Giovanni Battista.

San Giovannino in Porta Pesa. Una giornata per la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve molto sentita e vissuta, iniziata con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, insieme al direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, nell’antica chiesa dell’oratorio di “San Giovannino”, nel quartiere medioevale di Porta Pesa di Perugia. A “San Giovannino”, così denominato per la statua che ritrae il Battista da bambino, collocata sulla sommità dell’altare, numerosi fedeli si sono ritrovati per questa celebrazione dopo la pandemia. Oggi, questo complesso multifunzionale di proprietà della Confraternita di San Giovanni Battista, gestito ed animato socialmente e culturalmente insieme all’Associazione “Beata Colomba”, è anche “Casa della Carità Fraterna” dove possono trovare accoglienza 25 persone in gravi difficoltà.

Il 25° anniversario del venerabile. L’appuntamento più atteso della Solennità perugina di San Giovanni è stato quello del primo “giubileo” del ritorno alla Casa del Padre del noto medico chirurgo Vittorio Trancanelli, dichiarato Venerabile dalla Santa Sede, nel 2017, dopo il compimento dell’iter canonico diocesano previsto per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione. A presiedere la celebrazione a San Sisto è stato l’arcivescovo Ivan Maffeis, insieme al vescovo emerito di Città di Castello Domenico Cancian, amico del venerabile Trancanelli, e a diversi sacerdoti giunti anche da fuori diocesi. Celebrazione aperta dal saluto introduttivo del postulatore della causa, il dott. Enrico Solinas, che ha aggiornato i fedeli sullo stato della causa di beatificazione, sottolineando le numerose “Grazie” ricevute per l’intercessione del Venerabile, nell’attesa del “segno miracoloso” che lo porterà ad essere proclamato Beato. Al termine della celebrazione l’orchestra da camera “San Barnaba” ha tenuto un concerto in onore del Venerabile, un “inno-esortazione” alla “santità” per tutti gli uomini sull’esempio di Vittorio Trancanelli. In vita, il venerabile rinunciò al proprio “io”, alla carriera, alla ricchezza e al benessere individuale facendo largo nel suo cuore all’amore cristiano per il prossimo. Un “amore-carità” condiviso da subito con la moglie Rosalia Sabatini, adottando figli senza più genitori, tra cui una ragazza down, e dando vita all’associazione “Alle Querce di Mamre” per accogliere a livello comunitario donne, madri e figli minori in gravi difficoltà.

L’omelia dell’arcivescovo. Nell’omelia, mons. Maffeis ha avvicinato la figura del venerabile Trancanelli a quella del grande filosofo francese Pascal di cui quest’anno ricorre il quarto centenario della nascita, citando, al riguardo, la recente Lettera Apostolica di Papa Francesco dedicata proprio all’illustre filosofo che diceva: “L’unico oggetto della scrittura è la carità”. «Pascal – ha commentato l’arcivescovo – non separò mai la fede in Dio dalle opere in favore dei fratelli. Come Pascal anche Vittorio. Noi siamo qui a farne memoria. Una memoria che non è un semplice ricordo, magari venato dalla nostalgia dell’assenza: la nostra è memoria viva, visto che la sua persona vive in Dio e rimane con noi, grazie a quella misteriosa realtà che chiamiamo comunione dei Santi. Di tale santità parla la vita spirituale di Vittorio, vita nutrita di preghiera, meditazione della Parola e devozione mariana. Parla la competenza e la disponibilità con cui ha svolto la sua professione medica nel nostro Ospedale di Santa Maria della Misericordia, attento a porre al centro la persona malata, a partire dai più poveri e soli. Parla la sua vita familiare, che ha trovato nella moglie Lia il suo perno essenziale: un’unione, la loro, fiorita nell’esperienza dell’accoglienza, della condivisione, dell’affido. Alla base di tutto questo mi pare di poter riconoscere in Vittorio lo stesso atteggiamento di fondo che Papa Francesco evidenzia in Pascal: una “stupita apertura alla realtà. Apertura alle altre dimensioni del sapere e dell’esistenza, apertura agli altri, apertura alla società.”

Testimone esemplare di santità. «E non vale forse per Vittorio anche il pensiero dello stesso Pascal – ha ricordato mons. Maffeis –, citato ancora dal Papa: “Se Dio permette che mi rialzi da questa malattia, sono deciso a non avere alcun altro impiego né altra occupazione per tutto il resto della mia vita che il servizio ai poveri”? La santità è un filo che unisce e accomuna, al di là di ogni distanza di tempo… Di tale fiducia la vita di Vittorio ne è stata una testimonianza esemplare. Ci affidiamo anche alla sua intercessione, perché sappiamo portare le nostre difficoltà senza mai dubitare della fedeltà di Dio. In questo giorno di festa diverse persone mi hanno chiesto di pregare per la guarigione dei loro cari, alcuni anche giovani gravemente malati. Come vescovo chiedo a Vittorio di intercedere presso il Signore affinché doni loro la guarigione, affidandogli anche la vita di un nostro giovane sacerdote, provato da un tumore giunto al quarto stadio».

L’omelia dell’arcivescovo Maffeis a “San Giovannino”, nel complesso della “Casa della Carità fraterna”.
«La festa di oggi ci dice che ogni uomo è Giovanni, ciascuno di noi è dono di Dio». Così ha esordito nell’omelia l’arcivescovo Ivan Maffeis nella chiesa di “San Giovannino”, nel complesso dove sorge la “Casa della Carità Fraterna” della Chiesa diocesana, nel rione di Porta Pesa in Perugia, il 24 giugno, solennità della Natività di San Giovanni Battista. «La nostra vita cambia se incontrandoci consideriamo l’altro come dono di Dio e questo non è scontato. L’altro, spesso, è un fastidio, un ostacolo, un richiamo ad un servizio… Perché la vita fiorisca, sappiamo per esperienza, che ha bisogno di sentirsi accolta in famiglia, in comunità e nella società».

Luogo in cui accogliere persone prive di calore. «Credo che questo sguardo – ha proseguito l’arcivescovo Maffeis – sia stato quello che nel freddo gennaio di sei anni fa ha portato il cardinale Gualtiero Bassetti ad aprire la sera le porte dell’episcopio per accogliere chi non sapeva dove andare a dormire. E questo, prima di essere un problema sociale, è una vicenda al cui centro ci sono delle persone bisognose di calore, soprattutto umano, oltre di un luogo riscaldato dove trascorrere le notti dell’inverno. Da quest’esempio di accoglienza in emergenza è nato il progetto della ristrutturazione di questo antico complesso di “San Giovannino”, affinché potesse diventare un luogo in cui accogliere persone bisognose. Penso a quanti si sono prodigati in questi anni affinché questo luogo diventasse un luogo di servizio per l’altro, testimoni di come la vita sia vissuta nel renderci disponibili all’incontro e al servizio dei fratelli».

Responsabilità a costruire Comunità, Rione, Chiesa, Città. Mons. Maffeis ha concluso con questa considerazione: «Ristrutturare questo immobile ha voluto dire anche mettersi all’interno del processo di valorizzazione del rione di Porta Pesa, uno dei più belli e vissuti della nostra città, perché, accanto all’oratorio di “San Giovannino”, c’è il centro di accoglienza e il centro culturale, due realtà diverse ma che testimoniano la ricchezza della carità cristiana che nasce dall’incontro dove ciascuno è un riflesso di quelle radici profonde che hanno fatto grande Perugia e la sua cultura. In questa Solennità della Natività di San Giovanni Battista chiediamo la grazia di sentire che l’altro è un “io”, che siamo un dono reciproco. Allora scopriremo ogni giorno un motivo in più per rinnovare il nostro impegno, la nostra responsabilità a costruire Comunità, Rione, Chiesa, Città”.