In questi giorni, il cardinale Gualtiero Bassetti ha registrato un augurio per le festività imminenti. Pensieri carichi di umanità e di speranza, che in queste ore vengono diffusi dalla redazione del settimanale La Voce e dell’emittente Umbria Radio InBlu, e messi a disposizione di tutti i media.
(Testo integrale del messaggio)
Fra l’8 e il 9 novembre ero giunto agli estremi e pensavo proprio di dover consegnare la mia anima al Signore. In momenti come quello, ci vengono in mente tutte le occasioni per fare il bene che abbiamo perduto durante la vita, perché i peccati più gravi sono quelli di omissione. Mentre pensavo a queste cose e pensavo che ormai fossero gli ultimi istanti della mia vita, ho sentito dentro di me una voce, una energia che mi diceva: “coraggio, coraggio, coraggio”. E mi sembrava che non fosse il frutto del mio pensiero, né della mia fantasia. Allora ho detto: abbandoniamoci a questo richiamo, e un po’ alla volta ho superato quella crisi estrema. Certamente era una grazia, un forte aiuto del Signore.
Morire in solitudine. Devo farvi un’altra confidenza. Credetemi: la cosa più terribile di quella malattia è che si muore da soli. L’avevo sentito dire tante volte ma esistenzialmente non l’avevo mai sperimentato prima. Morire da soli è terribile. Senza uno sguardo, senza un sorriso, senza qualcuno che ti accarezza e ti stringe le mani. Morire in solitudine. Davvero devo dire che Dio Padre e il suo Figlio benedetto hanno avuto misericordia di me e soprattutto la Madonna delle Grazie e la Madonna del Conforto di Arezzo, che ho invocato tante volte, mi hanno confortato.
Riportare a casa l’uomo. Pensando e ripensando al Natale, sono certo che il buon Dio aveva già in mente tutto il piano della salvezza e sapeva bene dove sarebbe arrivato, quando ha cacciato Adamo ed Eva dal paradiso terrestre. Mi sembra di capire che deve aver sussurrato ai loro orecchi “non abbiate paura, perché un giorno io vi ritroverò e vi riporterò a casa”. In fondo, tutta l’attesa, tutta la speranza che noi troviamo nell’Antico Testamento e i profeti sono parte di questo cammino meraviglioso del buon Dio per riportare a casa l’uomo. E questo, mi interessa sottolinearlo, è il Natale.
Si accende la speranza. Voglio dire qualche parola di speranza di fronte al Covid e alla situazione che noi stiamo vivendo. Io vedo e avvicino tante persone che mi dicono “padre, io non ce la faccio più”, “mi dia una mano e non soltanto una mano materiale”, “mi dia una consolazione”. Uno addirittura m’ha detto “io sono in crisi in questo momento con la fede: mi parli di Dio”. E il Signore manda il Natale! Un giorno di speranza, un giorno dove veramente la speranza rinasce, per potere guardare sé stessi e per potere guardare gli altri, un giorno per essere veri con Dio, con sé stessi e con il mondo. Perché non c’è niente umanamente parlando – di più semplice e sconcertante di un bambino che nasce in una grotta per salvare l’umanità. Lì si abbassa veramente ogni nostro orgoglio, ogni nostro problema viene ridimensionato e si accende la speranza.
Operatori di giustizia e di pace. Il Natale sia per tutti noi un giorno per essere veri con Dio e anche veri con il mondo, veri con i nostri fratelli. Un giorno per adorare Dio che si è fatto carne, un giorno perché tutti coloro che lavorano e che si impegnano per gli altri siano operatori di giustizia e di pace. È questo che è venuto a portare Gesù sulla terra: la giustizia di Dio e la santità della pace per gli uomini che egli ama. Un giorno per coloro che vogliono cambiare, dimenticando sé stessi e accostandosi con tanta delicatezza agli altri. Ecco, fratelli e sorelle, possa essere questo Natale un giorno per coloro che, con il loro amore, fanno fiorire il deserto.
I tanti deserti. Ho paragonato la malattia del Covid proprio a un deserto, perché ti annulla tutte le energie vitali ed è difficile ricostruire, anche fisicamente, la propria vita. Quindi ci vuole coraggio. Ma non c’è soltanto il deserto della malattia. Qui ci sono tanti deserti: chi è senza lavoro, chi economicamente non ce la fa più, quelle file che abbiamo visto anche a Milano, giornate intere per un pezzo di pane e qualcosa da mangiare. Sono i nostri fratelli. Che sia questo Natale un momento che veramente fa rifiorire il mondo. Un momento per restringere gli spazi della morte, che sono tanti in questa società, e per orientarci agli spazi verdi dell’eternità e dell’amore di Dio, dell’incontro con Lui. Un giorno per chi è disperato. Tante volte mi sono trovato a dire: guarda che Dio non si è stancato di te, non avere paura, Dio non si è stancato di te, né di nessuno. Dio vuole aprire un solco in questi nostri deserti interiori, per gettarci il seme della speranza.
Coraggio! Dio non occupa i nostri spazi. Dio si accontenta di una piccola grotta per poterci mandare la sua luce. Il Dio incarnato non è invadente: è un bambino. A tutti coloro che in questo momento soffrono, e mi unisco alla loro sofferenza, a tutti loro voglio dire: coraggio! C’è qualcuno che vi sta vicino, c’è qualcuno che viene per voi. La speranza non è qualche cosa che ci porta all’illusione per superare i momenti più tristi. La speranza è un dono di Dio, è una certezza: che tutte le promesse di Dio si realizzeranno. Auguro tutti un Natale buono, perché sarà e dovrà essere un Natale di speranza.
Gualtiero Card. Bassetti