Carissimi fratelli e sorelle,
questa sera la Chiesa, a Perugia, così come in ogni parte del mondo, si riunisce per cantare il Te Deum. Con questo antichissimo inno di lode salutiamo il 2021, ringraziando il Signore di tutto quello che ci ha donato lungo i dodici mesi appena trascorsi e chiediamo il perdono dei nostri peccati.
La prova, momento di verità. La pandemia non accenna a finire e proprio in questi giorni il numero dei contagi, purtroppo, continua a salire. Si tratta senza dubbio di grande prova per tutti. Ma come ci insegna Abramo, sappiamo che la prova è anche un momento di verità che ci permette di vedere cosa abbiamo veramente nel profondo del nostro cuore: quali sono le nostre ferite, le nostre idolatrie, i nostri desideri, la nostra fede. Quest’anno, come nel 2020, abbiamo perso amici, familiari e conoscenti. I costi sociali ed economici, inoltre, sono stati altissimi. I costi umani sono, però, probabilmente incalcolabili, soprattutto tra i giovani e gli anziani. Abbiamo, infatti, modificato stili di vita, interrotto molte relazioni personali, cessato alcune consuetudini: a scuola, nei luoghi di lavoro, nei quartieri.
Molti segni di speranza. Ma nonostante tutte queste difficoltà, vedo molti segni di speranza. La nostra comunità diocesana, ancorché colpita, sta rispondendo con carità, responsabilità e fede a questa prova. Penso per esempio, all’anno di san Giuseppe celebrato con una solenne eucarestia in Cattedrale; all’apertura dell’anno della famiglia accompagnata dal rito della “calata” del Sant’Anello; all’inizio del cammino sinodale che accompagnerà la nostra diocesi per alcuni anni; all’inaugurazione di una mensa per i poveri in via Cortonese; e penso, infine, all’ordinazione di 6 sacerdoti e 2 diaconi.
Le vocazioni ricordano che la Chiesa è il corpo di Cristo. Ringrazio il Signore per tutte le vocazioni e i carismi che ha saputo suscitare nella nostra comunità ecclesiale. Vocazioni e carismi che ci stupiscono e sorprendono sempre perché ci ricordano che la Chiesa è il corpo di Cristo e ognuno di noi, laico o consacrato, ricco o povero, colto o ignorante, può servire Dio e la Chiesa, giorno per giorno, in umiltà e fervore, anche senza onorificenze o cariche particolarmente importanti. La luce di Cristo, che è speranza per tutti i popoli, ci accompagna dunque nella nostra vita quotidiana e non dobbiamo avere paura delle diverse sensibilità che abitano la nostra Chiesa perché sono tutte un segno importante di vivacità e ricchezza spirituale.
Uscire dalla pandemia tutti insieme. Come ho già avuto occasione di dire, occorre uscire dalla pandemia tutti insieme e con l’aiuto reciproco, senza lanciare invettive contro qualcuno, senza cercare capri espiatori della difficile situazione in cui ci troviamo e, soprattutto, senza dimenticare nessuno lungo il cammino della vita. In quest’ora di preghiera il mio pensiero si rivolge con particolare affetto agli abitanti della città di Perugia e a quelli della nostra Diocesi. Li affido al Signore e alla Madonna delle Grazie insieme alle loro famiglie e alle parrocchie. Prego specialmente per quanti, oberati dalle difficoltà e dalle sofferenze, fanno fatica a guardare con speranza al nuovo anno. Mi rivolgo, prima di tutto, ai giovani che hanno vissuto con grande difficoltà questo periodo; a tutte quelle famiglie che ogni giorno faticano per arrivare a fine mese ed ora aggravati da costi difficilmente sostenibili per luce e riscaldamento. Infine un pensiero particolare ai malati, agli anziani e a quanti vivono nella solitudine; alle persone in stato d’abbandono, ai senza casa e a chi si sente rifiutato dalla società. A tutti quanti rivolgo il mio cordiale augurio di pace e di bene per il 2022 ormai alle porte. “Il Dio della speranza – come ha scritto l’apostolo Paolo – vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rom, 15,13).
Gualtiero card. Bassetti
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve