«Sopra un paio di scarpe da ginnastica, i calzoncini corti e una maglietta sudata, indossa un sorriso discreto e buono, che non si spegne quando i ragazzi – senza troppa convinzione – provano a dipingermelo come esigente e impegnativo. Guardo con sconfinata gratitudine questo prete, che ha compiuto i 75 lo scorso anno: nella calura del tardo pomeriggio congeda i bambini, riassume ai giovani il programma dell’indomani e, nel salutarli, raccomanda loro di ricordarsi di chiudere il cancello dell’Oratorio. Non alza la voce, non ne ha bisogno: ha su di sé gli occhi di tutti. Ed è uno sguardo carico di stima e d’affetto». Così introduce l’arcivescovo Ivan Maffeis la sua prima Lettera pastorale, “Il coraggio dei passi”, alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, in “rete” (consultabile-scaricabile) e in edizione cartacea (Ed. La Voce, Perugia, settembre 2023, pp. 24) dal 12 settembre, Festa diocesana della Madonna delle Grazie.
Frutto di una puntuale riflessione. Si tratta di un “dono” di mons. Maffeis alla Chiesa che il Papa gli ha affidato un anno fa, l’11 settembre 2022, giorno della sua ordinazione episcopale nella cattedrale di Perugia. Non è un bilancio del suo primo anno di episcopato, ma è il frutto di una puntuale riflessione pastorale dopo aver conosciuto tutte le componenti della Chiesa diocesana, avviato contatti con le realtà istituzionali, socio-culturali e produttive del territorio, soprattutto su quanto è emerso dall’Assemblea diocesana dello scorso maggio. La prossima si svolgerà il 15 ottobre 2023 (dalle ore 15.30), presso la chiesa San Giovanni Paolo II in Ponte della Pietra. Il tema, che verrà introdotto dallo stesso Maffeis, approfondito nei lavori di gruppo, è: Unità pastorali, una scelta missionaria. Un cambiamento di passo in stile sinodale.
Una proposta di cammino. Questa lettera è, come si evince dal titolo, una proposta di cammino che attende la Chiesa perugino-pievese per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile (non è casuale l’immagine di giovani in copertina), per contribuire allo sviluppo di una società più umana e più giusta per dirsi, in primis, cristiana. Mons. Maffeis, fin dalle prime righe, cita sacerdoti, giovani e oratori, una sorta di “viatico” alla «cronaca estiva» che «ci ha messo sotto gli occhi episodi in cui a farla da padrone è la povertà di senso. Diciasettenni che mettono a ferro e fuoco città, saccheggiando negozi di marca. Minorenni accusati di aver trasformato una festa in violenza e abuso ai danni di ragazzine. Femminicidi quotidiani, compiuti da chi confonde l’amore con il possesso, la persona con la cosa».
Tanti don Milani. «Questo sfondo rende ancora più grandi le figure di tanti educatori – preti e giovani animatori – che si sono lasciati coinvolgere nella vita di migliaia di bambini e adolescenti con settimane di Grest, campi estivi, Gmg di Lisbona, StarCup. Come i Salesiani, con la loro attenzione a offrire ai giovani l’opportunità di inserirsi a pieno titolo nella vita e nel mondo del lavoro. O come i Conventuali che, durante Umbria Jazz, hanno portato la freschezza dell’esperienza cristiana nelle piazze… Quanti don Milani conosce questa nostra Chiesa! Diversi per età, storia e sensibilità, sono accomunati dalla passione per la vita buona del Vangelo; proprio come il Priore di Barbiana – del quale ricorrono i cent’anni dalla nascita – rinnovano a ogni ragazzo il loro I care: mi riguardi, mi interessi, mi stai a cuore».
Anticorpo all’isolamento. «In una stagione di fragilità diffusa – scrive Maffeis –, la comunità cristiana rimane un anticorpo all’isolamento, un presidio inestimabile che plasma e chiama in gioco la responsabilità individuale, una proposta di percorsi di incontro, di formazione e di spiritualità, aperta anche a quanti non conoscono gli ambienti parrocchiali o che se ne sono allontanati; una rete di relazioni che accoglie, custodisce e accompagna la crescita delle giovani generazioni».
Il nuovo anno scolastico. L’arcivescovo si sofferma anche sul «nuovo anno scolastico» rivolgendo «a ogni insegnante – a partire da quelli di religione – l’augurio di un tempo reso fecondo dall’attenzione ai ragazzi e dall’alleanza educativa con le famiglie: sono condizioni per poter condividere sui banchi della vita quei beni culturali e relazionali che rendono interessante e significativa la giornata di ciascuno».
Attenzione alla centralità della persona. I titoli di ciascun capitolo della Lettera sintetizzano bene il contenuto: “Mi stai a cuore”, “La Consegna dell’Assemblea diocesana”, “Se la fede s’allontata dalla sorgente”, “Punti di forza”, “Passi di cambiamento” e “Il tratto di strada che ci attende”. Tra i “Punti di forza” come non evidenziare quello della carità in cui, scrive mons. Maffeis, «si respira una discreta capacità di fare rete, conseguenza di un investimento lungimirante e perseverante, come dimostrano i Centri d’ascolto, gli empori, le mense della Caritas, le Case della Carità: tutte realtà contraddistinte dalla formazione degli operatori e dall’attenzione a chi si trova nel bisogno ed è esposto a situazioni di fragilità, malattia, disabilità, emarginazione e solitudine. L’Opera don Guanella, posta lungo la Strada Tuderte, la Villa Nazarena a Pozzuolo, il Villaggio Santa Caterina a Solfagnano come le tante residenze che – a partire da Fontenuovo – ospitano anziani, sono solo alcuni esempi di realtà certamente diverse, ma accomunate dall’attenzione per la centralità della persona».
No a una Chiesa appesantita. Nel soffermarsi sui “Passi di cambiamento”, l’arcivescovo riflette su quanto ha detto il Papa ai vescovi italiani lo scorso maggio: «Una Chiesa appesantita dalle strutture, dalla burocrazia, dal formalismo faticherà a camminare nella storia al passo dello Spirito, rimarrà lì e non potrà camminare incontro agli uomini e alle donne del nostro tempo… Dovremmo domandarci quanto facciamo spazio e quanto ascoltiamo realmente nelle nostre comunità le voci dei giovani, delle donne, dei poveri, di coloro che sono delusi, di chi nella vita è stato ferito ed è arrabbiato con la Chiesa».
Andare avanti con coraggio. Inoltre, evidenzia Maffeis pensando ai contributi dell’Assemblea diocesana e a quanto detto dal Papa, «le nostre comunità avvertono l’importanza e perfino l’urgenza di avere il coraggio del nuovo, pur senza dimenticare la ricchezza della Tradizione: un nuovo modo di essere Chiesa, di vivere da cristiani, di fare le cose». E per “Il tratto di strada che ci attende”, mons. Maffeis è ottimista, com’è il suo carattere incoraggiante e speranzoso che aiuta molto il cammino della Chiesa perugino-pievese. «Andiamo avanti con coraggio – scrive nel concludere la Lettera –, memori che le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santi. Non è forse strettamente legata a molti di loro – a partire da San Benedetto e da San Francesco – la stessa bellezza della nostra terra umbra?».