Volti e sguardi segnati dalle lacrime, dalla commozione si coglievano tra i fedeli mentre il cardinale Gualtiero Bassetti teneva l’omelia della celebrazione eucaristica presso l’Hospice di Perugia, il Centro residenziale di cure palliative dell’Usl 1 Umbria, visitato dal presule il 4 gennaio. E’ stata la prima visita pastorale del 2020 che il cardinale ha voluto dedicare, come nel 2019, a questa struttura sanitaria dove nell’ultimo anno sono stati accolti 222 malati e 250 assistiti a domicilio.
Accolto dalla responsabile dell’Hospice, la dott.ssa Susanna Perazzini, il cardinale Bassetti ha visitato i degenti e si è intrattenuto con i loro familiari, il personale sanitario e i volontari, celebrando la s. messa alla presenza anche di numerosi fedeli che negli anni hanno avuto dei congiunti ricoverati nella struttura a cui sono rimasti legati e grati per il sostegno ricevuto. Concelebranti sono stati don Domenico Lucchiari, cappellano dell’Hospice perugino, e don Robin Weatherill, cappellano dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.
Il cardinale ha avuto per tutti parole di conforto e d’incoraggiamento, evidenziando quanto sia importante nella vita, soprattutto se è sofferta a causa di una grave malattia, uno «sguardo di amore per l’altro». Nel commentare il brano del Vangelo di sabato 4 gennaio (Gv 1, 35-42), il porporato si è soffermato sulla «pedagogia dello sguardo».
«In questo brano del Vangelo si parla tre volte di sguardi – ha sottolineato Bassetti –. Credo che sia una pedagogia molto importante quello del nostro sguardo, soprattutto quando stiamo con i bambini e con le persone ammalate. Ci rendiamo conto quanto è importante, soprattutto con i più piccoli, comunicare con lo sguardo. Noi comunichiamo troppo con la parola e delle volte ci accorgiamo che la parola fa anche dei guai. Spesso ci si parla più con gli occhi, perché esprimono più il cuore. Basta uno sguardo per arrivare dove non arrivano le parole, perché con uno sguardo puoi comunicare affetto, amicizia, simpatia e tanta tenerezza. Uno sguardo buono può dire all’altro: “io ti voglio bene”, facendogli capire che saresti anche disposto a dare la vita per lui».
«E’ importante lo sguardo nella nostra vita – ha proseguito il cardinale – ed anche un bambino è in grado di comprenderlo. Ho notato spesso che quando un bimbo cade in terra, prima ancora di avvertire dolore, si vuole rendere conto dello sguardo delle persone che lo amano per capire se piangere o alzarsi. Lo sguardo di amore dà vita, comunica vita. Impariamo da Gesù la dolcezza di questo sguardo e cerchiamo di averlo per tutti, in particolare per chi si trova in condizione di fragilità di salute. Come è importante donarsi ai nostri fratelli con uno sguardo benevolo. Non si segue Gesù se non ci si dona agli altri».