“La mia medicina è Cristo” è il tema della tre-giorni di incontri, a Perugia, dedicati a sant’Agata nella ricorrenza della sua memoria liturgica, che la Chiesa celebra il 5 febbraio. Alla nota santa siciliana, molto venerata nel capoluogo umbro, considerata anche la protettrice delle donne operate al seno, è intitolata la suggestiva chiesa trecentesca situata lungo la centralissima via dei Priori (a poco più di 100 metri sulla sinistra provenendo dal corso Vannucci), un vero e proprio scrigno d’arte e di storia con significativi affreschi ritornato al suo originale splendore nove anni fa (2015), dopo cinque anni di lavori di restauro.
In preparazione alla festa di sant’Agata del 5 febbraio, che culminerà con la celebrazione eucaristica delle ore 18, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme al rettore della chiesa mons. Fausto Sciurpa ed allietata dal Coro della Cattedrale di San Lorenzo, sono in programma due incontri. Il primo, sabato 3 febbraio, alle ore 17, presso la Sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, dal titolo: “La risposta umana alla malattia: ricerca scientifica e cura”, che vedrà come relatore il prof. Giuseppe Pellicci, direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia dell’Università di Milano. Il secondo, domenica 4 febbraio, alle ore 17, presso la chiesa di Sant’Agata, è dedicato al tema “La risposta religiosa alla malattia: speranza e nuova scoperta di sé”, a cura di mons. Fausto Sciurpa con intermezzi musicali e la testimonianza di una persona che ha vissuto la sofferenza della malattia riscoprendo meglio sé stessa.
Il rettore mons. Fausto Sciurpa, nel presentare il tema della festa di sant’Agata, ricorda che «la santa è invocata nella preghiera da molte donne operate al seno per essere sostenute nella lotta contro il male. Il messaggio che si vuole trasmettere con i due incontri in preparazione alla festa – spiega il rettore – è quello che la medicina e la scienza debbano fare il loro corso nella ricerca di sempre maggiori e più appropriate cure mediche, senza togliere alla fede il suo viatico nell’affidarsi all’intervento di Dio. Soprattutto, per il credente sofferente, il Signore vuole che lotti contro il male, ma con nel cuore la speranza che guarda verso la vita, che è eterna, e nel contempo avere la capacità di riscoprire meglio se stessi».