Perugia – Conclusa la missione giovani: “Essere felici. Non restare ai margini della strada”.

«Abbiamo incontrato dei giovani che coltivano e conservano desideri alti, di una vita bella, piena, felice; desideri che abbiamo riscontrato nelle classi delle scuole superiori, con gli universitari, per strada, negli incontri a tu per tu… Rispetto alla precedente “Missione” (2011) c’è stata una maggiore accoglienza, disponibilità al dialogo dei giovani che abbiamo incontrato anche su temi importanti come i desideri, la ricerca del senso della felicità e del senso della vita». È il bilancio «estremamente positivo» tracciato da fra’ Alfio Vespoli, responsabile del gruppo missione ed evangelizzazione dei Frati Minori dell’Umbria, e da don Simone Pascarosa, vicario episcopale della pastorale diocesana, nella giornata conclusiva della “Missione Giovani 2024” svoltasi a Perugia dal 18 al 27 ottobre. Una missione che ha fatto emergere quanto desiderio di felicità, gioia e pace, annunciato dal Vangelo, c’è anche ai “margini” della strada della vita dell’uomo.
Ne parlano entusiasti due dei giovani missionari, Federico e Pietro, “portavoce” dei loro compagni e compagne di viaggio, nel dire: «All’inizio pensavamo di dare tanto alla missione, ma in realtà è molto di più quello che si è ricevuto nell’avvicinare e nel confrontarci con gli altri. Abbiamo toccato temi fondamentali della vita anche con fatica, ma il coraggio, la forza ci sono venuti dal fatto che pochissimi si sono sottratti al nostro invito a dialogare. Crediamo di aver seminato bene, speriamo di vedere germogliare i frutti… Abbiamo annunciato una Chiesa viva, bella, giovane… Siamo diventati un corpo unico vissuto nell’ampliare ognuno il pensiero dell’altro nell’annunciare Gesù Cristo alle persone. È stata un’esperienza unica che tutti devono provare liberamente, perché tocca la parte più profonda del nostro cuore, che spesso dimentichiamo di avere. È una vita spesa per gli altri nella quotidianità senza diventare frati, suore, preti per andare ad annunciare. Un’esperienza che proseguiremo nel post-missione consapevoli che si riceverà ancora del bene per poi donarlo. Ringraziamo il vescovo Ivan e i frati, le suore e i parroci che ci hanno permesso di vivere quest’esperienza piena di fede».
«Un po’ tutti abbiamo respirato quel clima di fraternità e di condivisione dell’annuncio missionario del Vangelo che ci ha uniti e che rimane un patrimonio da coltivare e da valorizzare». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica domenicale conclusiva della “Missione Giovani” in una gremita cattedrale di San Lorenzo da lui presieduta insieme a una rappresentanza di sacerdoti francescani e diocesani, esprimendo a tutti loro parole di gratitudine per l’opera missionaria svolta a beneficio dell’intera comunità diocesana. Diversi religiosi e religiose insieme a sacerdoti diocesani hanno formato cento giovani missionari, che, a loro volta, nei dieci giorni della “Missione”, hanno avvicinato e dialogato con centinaia di loro coetanei. Di questi, 400 ogni sera, dal 22 al 26 ottobre hanno riempito il teatro Pavone partecipando alle catechesi e alle adorazioni eucaristiche in cattedrale e nella chiesa della Misericordia.
Cosa ha detto a tutti loro l’arcivescovo Ivan, all’omelia, commentando il Vangelo della domenica, del cieco a cui Gesù dona la vista? Ha portato l’esempio di Stefania, nemmeno ventenne, iscritta al primo anno di università, che qualche mese fa scopre di avere un tumore e muore all’Hospice di Perugia mercoledì scorso. La mamma trova un foglietto scritto dalla figlia dove aveva appuntato «le ragioni per cui voglio vivere».
«Sono dodici punti su cui potremo costruire la prossima “Missione Giovani” – ha commentato mons. Maffeis –. C’è dentro la passione di Stefania, il suo sogno di poter maturare una professione che l’aiuti a rispondere alle domande di tanti; c’è dentro, è l’ottavo punto, quello più secco: “Voglio essere felice”».
Mons. Maffeis si sofferma sull’«ultimo protagonista del Vangelo: la comunità. La comunità che da una parta informa il cieco: “sta passando Gesù”, ma che poi è subito pronta a farlo tacere perché non disturbi, perché resti nel suo ruolo, ai margini della strada. Credo che a volte anche come Chiesa giochiamo questa parte: annunciamo, senza troppa convinzione, informiamo, ma non comunichiamo vita perché preoccupati che nulla cambi, ognuno stia al suo posto… È una comunità cieca, seduta che rischia di restare ai margini della storia degli uomini, ma il Signore vuole servirsi di questa comunità che comprende la lezione e cambia tono con il cieco: “Coraggio, alzati, Gesù ti chiama”. Chiediamo che l’incontro del Signore ci renda attenti a tutti i nostri compagni di scuola, di università, di lavoro, ai nostri famigliari che stanno gridando. Chiediamo al Signore un cuore che sappia ascoltare il grido di tanti e sappia restituire un riflesso di quella luce, di quella speranza che Dio ci ha donato. Affinché questa luce e questa speranza non si offuschino, vi proponiamo di scegliere un cammino con cui continuare e valorizzare il tesoro di questa “Missione Giovani”, perché non resti semplicemente un ricordo».
Infatti c’è il post-missione con una serie di incontri sulle “Dieci Parole” promossi da parrocchie, associazioni e movimenti; il primo, mercoledì 31 ottobre (ore 19), è presso la chiesa dell’abbazia di San Pietro a Perugia. Il calendario completo è consultabile e scaricabile al link: Dieci Parole – Diocesi Perugia .
Momento non secondario della celebrazione eucaristica conclusiva della “Missione Giovani” è stato, dopo l’omelia, quello della restituzione all’arcivescovo da parte di ciascuno dei cento missionari del Tau, la “croce francescana” ricevuta lo scorso 18 ottobre e indossata per tutto il periodo della “Missione” (vedi fotogallery).
Al termine, i missionari hanno dato il loro arrivederci alla città di Perugia con canti e danze fuori della cattedrale, accanto alla splendida duecentesca Fontana Maggiore.
Riccardo Liguori