Perugia – commemorazione defunti. Mons. Maffeis: «Sentiamoli vicini i nostri morti: sono i santi di casa nostra…»

«Sentiamoli vicini i nostri morti: sono i santi di casa nostra…». E’ l’esortazione rivolta dall’arcivescovo Ivan Maffeis ai fedeli durante la celebrazione eucaristica della Commemorazione dei defunti del 2 novembre, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, la cui omelia è consultabile e scaricabile al link riportato a piè di pagina. Il giorno precedente, solennità di Ognissanti, l’arcivescovo aveva celebrato l’Eucaristia nel Cimitero Monumentale del capoluogo umbro.

Una storia di santità. Nell’omelia mons. Maffeis ha  ricordato che «l’accostamento della commemorazione dei defunti alla festa dei Santi è frutto della sapienza millenaria della Chiesa. Con la festa celebrata ieri la Chiesa ci invita a leggere la nostra storia come una storia di santità. Nessuno sottovaluta quanto questa stessa storia sia avvelenata dalla violenza e dalla malvagità – di quante atrocità siamo testimoni anche in questi giorni… -; ma anche e proprio in mezzo al dramma di queste situazioni, la Chiesa non si stanca di annunciare che il Crocifisso è Risorto, ha vinto il male e la stessa morte».

Siamo debitori ai nostri cari. «Accanto al suffragio, il pensiero dei nostri defunti – ha detto l’arcivescovo – ci spinge alla gratitudine e alla riconoscenza. Ciascuno di noi è stato educato alla vita e alla stessa fede grazie al cuore, alla mente e alle mani operose di mamme e papà, di nonni, di catechisti, religiosi, religiose, sacerdoti che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra esistenza.  Siamo debitori ai nostri cari non solo o non tanto di ciò che abbiamo – e che, comunque, è spesso frutto di tanti loro sacrifici -, ma anche e soprattutto di ciò che siamo. Il nostro modo di vedere le cose e di interpretare la vita rimane debitore a chi ha contribuito a farci intuire che una vita buona ha a che fare con il Vangelo delle Beatitudini e si gioca nell’incontro con il Signore, al punto che l’uomo non può dirsi realmente tale se non in Cristo».

Viviamo nell’attesa della Gerusalemme celeste. «Sentiamoli vicini i nostri morti : sono i santi di casa nostra, sentiamoci sostenuti – in maniera misteriosa, ma reale – dalla loro preghiera e custoditi dal loro amore, partecipi di un unico destino; viviamo nell’attesa di incontrarci nuovamente nel compimento del Cielo, in quella Gerusalemme celeste che è la nostra vera patria, il termine ultimo di tutto il nostro andare, la pienezza della comunione e della pace», ha concluso l’arcivescovo Maffeis.

 

Omelia arcivescovo Ivan Maffeis Commemorazione dei defunti, Cattedrale, 2 novembre 2023