Perugia – celebrata la Giornata internazionale per i diritti dei migranti con un incontro dedicato alla presentazione del libro “Khaled che viene dal mare. Ma che vuole da me?” e del video “Progetto richiedenti protezione internazionale”

«Quest’incontro di riflessione sui diritti dei migranti è una “provocazione” non solo per la Chiesa ma per la società civile, che va a rafforzare una debolezza che ci attraversa tutti, quella di pensare di non essere in grado di accogliere, ascoltare e dialogare con l’altro, soprattutto con chi arriva da lontano». Lo ha sottolineato, nel suo intervento di saluto, il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, all’incontro celebrativo della Giornata internazionale per i diritti dei migranti promosso a Perugia, nel pomeriggio del 18 dicembre, presso la Sala della biblioteca del Centro internazionale di accoglienza – Ostello di “Don Elio”, in pieno centro storico.

Non è stata casuale la scelta dell’Ostello come location perugina di questa Giornata internazionale. E’ dal 1974, due anni prima della nascita della Caritas diocesana, che questa realtà socio-caritativa dallo spirito fortemente ecumenico, come quello del suo fondatore, mons. Elio Bromuri (1930-2015), in dialogo con culture e religioni diverse, mosse i primi passi precorrendo i tempi odierni, perché all’epoca c’era già bisogno di accoglienza e di ascolto di giovani stranieri che avvivavano a Perugia prevalentemente per motivi di studio e con problemi di sopravvivenza. Esattamente trenta anni fa, il 4 dicembre 1989, nacque il Centro di ascolto diocesano della Caritas come “ampliamento” di questo servizio ecclesiale di accoglienza rivolto principalmente a giovani immigrati e successivamente a tutti, anche a famiglie di italiani in difficoltà.

L’incontro ha visto la presentazione del video “Progetto diocesano richiedenti protezione internazionale” e del libro dal titolo: “Khaled che viene dal mare. Ma che vuole da me?” di Barbara Baffetti (ed. Buk Buk). All’evento, organizzato in collaborazione con la Cooperativa Unitatis Redentegratio dell’Ostello, la Caritas diocesana, la Casa della Tenerezza e il Servizio diocesano per l’Insegnamento della religione cattolica (Icr), hanno preso parte, oltre a mons. Marco Salvi, il presidente della Cooperativa Unitatis Redentegratio prof. Carlo Cirotto, il direttore della Caritas diocesana Giancarlo Pecetti, il referente della Comunità di Sant’Egidio di Perugia Luciano Morini, l’assistente sociale del Progetto diocesano richiedenti protezione internazionale Stella Cerasa, il responsabile dell’Icr Silvio Rondoni, le autrici del libro Barbara Baffetti e del video Silvia Vecchini e Marco Bonatti, presidente Associazione Alto Tevere Senza Frontiere.

Un “j’accuse” contro l’indifferenza e l’individualismo diffusi nella società, anche nelle comunità cristiane, nei confronti soprattutto dello straniero, ha accumunato i vari interventi che si sono susseguiti, con forti richiami all’umanesimo e alla speranza per un futuro in cui la paura dell’altro venga superata, perché chi arriva in Italia ha le stesse ambizioni degli italiani: crearsi l’opportunità di una vita migliore, senza togliere nulla a chi li accoglie. Lo hanno testimoniato nel video diversi richiedenti protezione internazionale nel raccontare i loro viaggi della speranza pieni di rischi. Sono persone con la legittima ambizione di “conquistarsi” una nuova vita, nella consapevolezza che la Chiesa può essere loro di aiuto perché, come sostengono, «è una grande maestra di vita». Basti pensare ai corridoi umanitari attivati in sinergia dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Caritas italiana con il supporto del Governo per permettere l’arrivo in Italia, senza alcun pericolo di vita, a diverse centinaia di famiglie provenienti da Paesi in guerra. A Perugia sono oggi accolte due di queste famiglie. La Caritas vorrebbe accoglierne altre, ma non riesce a reperire immobili idonei a questo tipo di accoglienza. Ad esempio al “Villaggio della Carità” sono ospitate una quindicina di famiglie per complessive sessanta persone di cui più di venti minori, perché non trovano nessuno disposto ad affittare loro una casa perché immigrati e con lavoro precario.

E’ stata la presentazione del libro “Khaled che viene dal mare” a rendere ancor più chiaro il fenomeno migratorio in Italia, visto non tanto dai più piccoli, ma dagli adulti, come preoccupante perché genera paure e lede i diritti acquisiti degli italiani. Infatti la domanda, posta come sottotitolo del libro, “Ma che vuole da me?”, è di un adulto, non di un bambino. Tanto è vero che questa interessante pubblicazione dal valore pedagogico, non è rivolta solo a bambini e ragazzi tra gli 8-13 anni, ma anche ad adulti ed educatori che vogliano favorire una cultura di rispetto e integrazione. Le pagine del diario di Davide, compagno di classe di Khaled, con il racconto della storia di questo suo coetaneo, propongono una riflessione del fenomeno immigrazione dall’osservatorio privilegiato dei pensieri e delle emozioni dei più giovani, invitando gli adulti a fare attenzione a linguaggi e narrazioni che possano mettere in difficoltà i più piccoli.