Perugia: Al centro della 44a Giornata per la vita l’esempio-testimonianza dell’Opera Don Guanella

Come è stato annunciato, l’esempio-testimonianza del “Prendersi cura della vita” nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve in occasione della 44a Giornata per la vita, è stato il Centro Sereni – Opera Don Guanella in Montebello di Perugia. Una visita-conversazione con il suo direttore, don Giovanni Amico, promossa dagli Uffici diocesani di pastorale della Famiglia e della Salute, dalla Caritas diocesana e dal Movimento per la vita (Mpv), trasmessa nel pomeriggio di domenica 6 febbraio sul canale YouTube del Settimanale La Voce e di Umbria Radio InBlu.

C’è sempre un cielo stellato. Ad accogliere al Centro Sereni i responsabili della Pastorale della Famiglia, don Lorenzo Marazzani e i coniugi Roberta e Luca Convito, il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli e il presidente del Mpv di Perugia Assuntina Morresi, è stata la suggestiva riproduzione di un “cielo stellato” che richiama la missione di Don Guanella, quella, ha spiegato don Giovanni Amico, “di aiutare tutti i poveri a guardare il cielo, sostenendo lo sguardo delle persone disagiate a vedere oltre la loro malattia, povertà, sofferenza, fragilità…”, perché “c’è sempre un cielo stellato”.

Accompagnare la vita più fragile. Si è parlato dei segni concreti dell’Opera Don Guanella che, nell’aiutare le persone in difficoltà, stimolano la cultura del “Custodire ogni vita” (il tema di questa 44a Giornata), prendersi cura della vita. “Papa Francesco – ha ricordato Roberta Convito – ci ricorda san Giuseppe, che nella sua umiltà e nel suo silenzio è stato un punto di riferimento e ha custodito con costanza la vita. Questo è ciò che avviene nell’Opera Don Guanella dove la vita più fragile è accompagnata”.

I ‘buoni figli’ assistiti con amore e professionalità. Nel fare un breve excursus storico dell’Opera, sorta e sviluppatasi tra gli anni’ 40 e ‘50 del secolo scorso, il suo direttore ha sottolineato che attualmente dà ospitalità a 70 persone di età superiore ai venti anni (il più anziano ha quasi 88 anni), alcuni dei quali sono quei “bambini”, i “buoni figli” di Don Guanella, tra i primi ad essere stati accolti più di sessant’anni fa. Tutti loro sono assistiti da 60 operatori professionali specializzati, oltre ai volontari e cooperatori Guanelliani.

La scienza accompagna il cuore. “E’ una struttura molto attrezzata con palestre e la stanza sensoriale, non è soltanto luogo di compagnia, ma specializzata con operatori professionisti, competenti per affrontare le diverse disabilità”. A constatarlo è stata la prof.ssa Morresi nel chiedere a don Giovanni di illustrare i servizi che vengono offerti. “L’accoglienza di persone con disabilità cognitiva è un’accoglienza fatta soprattutto di relazione”, ha risposto il direttore, “che si imposta con i nostri ospiti, che sono i veri padroni di casa, come diceva Don Guanella. Gli operatori, accanto al cuore, ci mettono anche la loro preparazione professionale: la scienza accompagna il cuore. In tutto questo a far da re c’è il clima di famiglia che sostiene, incoraggia fino all’ultimo momento della vita di questi ‘ragazzi’. Soprattutto anche accanto alla terapia, dove per terapia non intendiamo soltanto quella farmacologica, di fisioterapia, di accompagnamento anche specializzato per ogni persona”.

Una vita creativa, generativa. “E’ una vera e propria cittadella che poco si percepisce all’esterno”, ha commentato don Marco Briziarelli, restando colpito “dall’abbraccio che si riceve stando dentro. Percepisci realmente la cura e la sua pienezza, anche attraverso i colori e la creatività vissuta nei vari ambienti e laboratori. Al Don Guanella non c’è nulla di statico, è tutto in movimento per una vita creativa che poi è generativa, come è il messaggio del cielo stellato che ci ha accolto”. Proprio sull’importanza di una vita creativa e generativa si è soffermato don Giovanni Amico raccontando il suo arrivo presso il Centro Sereni. “Mi sono subito posto alcune domande per svolgere al meglio il servizio che mi è stato richiesto dai miei superiori – ha raccontato il direttore –. La risposta è giunta proprio da uno dei ‘ragazzi’ che ho incontrato per la prima volta in refettorio, quando stavano facendo colazione, dicendomi: ‘finalmente sei arrivato papino mio’”.

Padri per questi ‘ragazzi’. “Con i miei confratelli (siamo in tutto quattro) – ha sottolineato il direttore – cerchiamo davvero di essere padri per i ‘ragazzi’ di questa comunità. Prenderci cura, avere a cuore, custodire, per riprendere il tema di questa 44a giornata, è tutto quello che intendiamo fare, dalla gestione burocratica di un centro come questo, e sappiamo quello che comporta, fino alla carezza, all’abbraccio e a tutto ciò che è importante, ma che oggi ci viene impedito in un certo senso dalla pandemia”.

La giornata tipo per vivere nella normalità. Nel parlare della giornata tipo degli ospiti, don Giovanni ha sottolineato un aspetto importante per la vita di questi ‘ragazzi’, quello di aiutarli a viverla nella normalità. Oltre ai laboratori e alla stanza sensoriale, svolgono attività di socialità fuori dal cancello del Centro Sereni. Ad esempio, prima della pandemia, venivano accompagnati a fare la spesa, a fare una passeggiata, al cinema, al concerto del cantante preferito, al circo… Quest’attività, ha commentato il direttore, “aiuta non soltanto i nostri ospiti a sentirsi parte attiva della società, ma aiuta e sollecita coloro che stanno all’esterno del Don Guanella, coloro che si ritengono dei normodotati a mettersi in discussione. Infatti sono tante le persone che vengono a svolgere attività di volontariato nel nostro centro, anche attraverso momenti di semplice aggregazione e di festa e ricreativi”.

L’aiuto importante dall’esterno. Intervenendo sull’aspetto del “prendersi cura”, don Lorenzo Marazzani ha chiesto al direttore del Centro Sereni quanto sia importante “poter interagire con l’esterno” anche in un momento non facile come quello della pandemia, ma che “può aiutare chi è all’esterno a scoprire qualcosa di bello, di buono per la propria vita e per chi può essere considerato meno fortunato”. Don Giovanni ha risposto dicendo che “il territorio circostante è sollecitato a prendersi cura dei nostri ‘ragazzi’, anche perché dal 2019 alla nostra comunità religiosa è stata affidata dal cardinale Bassetti la guida della locale comunità parrocchiale. Sono in tanti, anche in maniera anonima, a fare del bene alla nostra casa e ai suoi ospiti da cui i benefattori ricevono tanto più che donare, come loro stessi affermano. E questo è il più grande stimolo a vivere la virtù dell’amore che è il fine della nostra esistenza”.

L’annuncio del progetto di custodire la vita fino all’ultimo respiro. Nell’aprire lo “scrigno dei sogni del Don Guanella”, don Giovanni ha annunciato un progetto, quello di diventare il Centro Sereni una sorta di “custodia della vita fino all’ultimo respiro, aprendo un reparto per persone giunte al traguardo della vita, una struttura protetta che accolga persone che fuori, nella propria casa, sono impossibilitate ad essere curate con personale adeguato e strumentazione sofisticata. Al riguardo – ha concluso – stiamo muovendo i primi passi”.

Piccoli miracoli della custodia. La visita-conversazione all’Opera Don Guanella di Perugia è stata preceduta, oltre che dal messaggio del cardinale Gualtiero Bassetti rivolto alla comunità diocesana per la 44a Giornata per la vita, dal racconto di suor Giuliana Moretti della congregazione delle Figlie della Carità, la comunità religiosa che anima dal Casa di Accoglienza San Vincenzo di Perugia, realtà “protagonista” della Giornata per la vita 2021. Richiamandosi al tema centrale della Giornata, suor Giuliana ha raccontato come “siamo state custodite fra di noi, da Dio e dalla gente” durante l’isolamento per il Covid-19. “La pandemia – ha detto – ci ha fatto vivere nella ristrettezza, nel disagio, nella difficoltà”, ma “abbiamo visto ogni giorno dei piccoli miracoli della ‘custodia’” nel farsi carico delle loro ospiti, giovani madri sole con figli. È stato un periodo di dura prova, ma nessuno ha fatto pesare agli altri questo periodo, anzi ci siamo dati come impegno quello di riuscire a superare insieme le difficoltà, grazie ai tanti amici perugini che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza umana e materiale”.