Terni – liturgia della Passione di Cristo. Mons. Piemontese: “Dall’esperienza della pandemia e nel confronto con Cristo sofferente e crocifisso possiamo cogliere l’occasione per crescere nell’amore”.

Celebrata nella Cattedrale di Terni dal vescovo Giuseppe Piemontese la liturgia nella passione del Signore con l’adorazione della croce. La processione d’ingresso dei sacerdoti che ha attraversato la navata della chiesa, iniziata nel silenzio senza canti, ha raggiunto l’altare spoglio, dove la celebrazione è proseguita con la proclamazione della Passione, l’adorazione della Croce e la comunione. Hanno concelebrato don Alessandro Rossini parroco della Cattedrale, don Carlo Romani, don Salvatore Ferdinandi vicario generale, padre Mario Lendini, don Roberto Cherubini parroco di Santa Croce.
Al centro della riflessione del vescovo, nel giorno che ricorda la morte di Cristo sulla croce, la sofferenza di chi in questi mesi ha vissuto la propria croce della malattia: «La passione di Gesù oggi è viva e rinnovata – ha detto il vescovo – il dolore per la morte di Gesù è reso più vivo per le sofferenze nostre e dei nostri cari, colpiti dal virus, forse per la morte di alcuni di essi, per la limitazione dei movimenti e le ristrettezze economiche. Le famiglie senza reddito, che bussano in numero elevato e con più frequenza alle nostre Caritas; i lavoratori disoccupati, le imprese colpite dalla crisi, i ragazzi e i giovani arenati nello studio e nelle relazioni, resi più inquieti e nervosi. La comunità cristiana rinchiusa, dispersa, impaurita e smarrita. Le stesse celebrazioni ridotte nella partecipazione e l’assenza dei fedeli all’adorazione eucaristica serale».
Il vescovo ha ricordato come in Italia ci siano stati già 108mila morti per il Covid, tra cui 269 sacerdoti, tre della nostra diocesi, ma anche quei paesi come, Brasile, Argentina, Stati Uniti, alle prese con numeri impressionanti di contagiati, malati, morti e soprattutto altri paesi in cui si verificano violazioni delle libertà e le violenze sulla popolazione nel Myammar, Hong Kong, in Africa, i cristiani perseguitati e uccisi in varie parti del mondo.
«Da una parte siamo noi: smarriti, abbiamo perso le certezze basate sul denaro, potere, la scienza, la società, la politica, la fede – ha detto il vescovo -. Noi persone smarrite, in balia dell’incertezza, della malattia, della velocità e rapidità della malattia. Dall’altra parte Gesù: Dio fatto uomo, ha preso su di sé le nostre miserie, le ansie, incertezze, i peccati, anche il sentirsi abbandonati da Dio. Ma Gesù è il nostro eroe, Gesù ci ha salvati col dono della sua vita e ci invita a seguirlo sulla strada dell’amore. Dall’esperienza della pandemia e nel confronto con Cristo sofferente e crocifisso possiamo cogliere l’occasione per purificarci nella fede, crescere nell’amore dietro a Gesù che ha donato se stesso per noi fino alla morte di croce».
Dopo la lettura della passione di Cristo si è pregato con una serie d’invocazioni per i tribolati e malati di Coronavirus “Dio Padre onnipotente, liberi il mondo dalle sofferenze del tempo presente: allontani la pandemia, scacci la fame, doni la pace, estingua l’odio e la violenza, conceda salute agli ammalati, forza e sostegno agli operatori sanitari, speranza e conforto alle famiglie, salvezza eterna a coloro che sono morti”, ed anche per il mondo intero, per la pace, la concordia, la comunione, la giustizia, per la chiesa, per le categorie della società civile, i credenti e non credenti, per la città.
Al termine della liturgia sono state esposte davanti all’altare la statua della Madonna addolorata e del Cristo Morto per la venerazione dei fedeli.

L’OMELIA DEL VESCOVO