IL VIAGGIO ECUMENICO DEI VESCOVI UMBRI NEL SEGNO DI S. BENEDETTO E DI S. FRANCESCO

Hanno voluto portare in terra di Romania lo spirito di due grandi santi, Benedetto da Norcia e Francesco d’Assisi, i vescovi umbri nel visitare questo Paese, dal 3 al 6 luglio 2012, soprattutto gli insegnamenti di questi due giganti della Chiesa universale sintetizzati nei loro motti: “ora et labora” e “pax et bonus”. Insomma, un’ulteriore contributo, non poco significativo, al prosieguo dello Spirito di Assisi tanto caro al beato Giovanni Paolo II che ebbe modo, sul finire del secolo scorso, di visitare anche la Romania.
Il dialogo con le Chiese sorelle d’Oriente è stato al centro dei numerosi incontri avuti dai vescovi Vincenzo Paglia, amministratore apostolico di Terni-Narni-Amelia, presidente della Ceu e neo presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Gualtiero Bassetti, metropolita di Perugia-Città della Pieve e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, Domenico Sorrentino, arcivescovo-vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e vice presidente della Ceu, Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e segretario della Ceu, Giuseppe Chiaretti, arcivescovo emerito di Perugia, Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio, Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, e Benedetto Tuzia, vescovo di Orvieto-Todi.
Nel corso degli incontri si è parlato dei rapporti Stato-Chiese e tra Chiese sorelle e dei problemi sociali che attanagliano in questo particolare momento anche il popolo romeno.
E’ da evidenziare che, proprio durante la visita dei presuli umbri in Romania, si è acutizzata la crisi politico-istituzionale tra il presidente Traian Basescu, conservatore, ed il primo ministro Victor Ponta, leader della coalizione di centro sinistra composta da socialdemocratici, liberali e transfughi dello stesso partito del presidente. Il primo ministro ha chiesto ed ottenuto dal Parlamento la sospensione da ogni funzione del presidente della Repubblica, la cui sorte sarà decisa da un referendum da tenersi entro 30 giorni. Basescu non è la prima volta che si sottopone al giudizio referendario: avvenne già nel 2007 che lo confermò presidente. L’Unione Europea e gli USA hanno subito espresso preoccupazione per la tenuta della giovane democrazia romena, che ha visto nei giorni scorsi a Bucarest e in altre città del Paese scendere in strada migliaia di manifestanti pro e contro Basescu.
Ritornando al viaggio dei vescovi umbri, è da sottolineare che in ogni incontro è stata ricordata la folta presenza della comunità romena in Umbria, che è quella più numerosa con i suoi 24.321 cittadini, pari al 24,4% dell’intera popolazione straniera regolare in regione, secondo i dati del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes 2011. Si è parlato del contributo della Chiesa della terra dei santi Benedetto e Francesco al “processo di integrazione” della comunità romena, ricordando la sua collaborazione in ambito spirituale e sociale. Ad esempio, le Diocesi di Perugia, Spoleto e Terni, dove ci sono tre comunità parrocchiali ortodosse romene, hanno messo a loro disposizione quattro chiese (San Fiorenzo a Perugia, Sant’Alò a Terni e Madonna delle Grazie e Sant’Alò a Spoleto) per permettere ai fedeli ortodossi di praticare la loro fede. Come sostegno materiale a singoli e nuclei familiari romeni in difficoltà, le Chiese diocesane dell’Umbria fanno la loro parte attraverso i Centri di ascolto Caritas.
Significativa è la presenza della Chiesa ortodossa in Romania, un Paese che conta oltre 22 milioni di abitanti, dei quali l’87% è di fede cristiana ortodossa. La Chiesa ortodossa romena è seconda solo alla Chiesa ortodossa russa ed è una Chiesa aperta al dialogo e alla coabitazione con le tante minoranze religiose e nazionali (si contano 14 etnie). La sua cultura – latina e bizantina insieme, tra modernità e radici popolari -, la sua identità – ricca di storia nazionale -, la sua stessa lingua – latina e slava insieme -, fanno della Romania come «un ponte tra oriente ed occidente».
LA CHIESA ORTODOSSA ROMENA E IL SUO SESTO PATRIARCA, DANIEL CIOBOTEA
La nascita della Chiesa ortodossa romena risale alla seconda metà del secolo XIX, quando, nel 1859, i principati romeni di Moldavia e Valacchia si unirono per formare l’odierna Romania. La gerarchia ecclesiastica ortodossa seguì i due stati nel loro processo di fusione. Di conseguenza poco dopo, nel 1872, le Chiese ortodosse dei due principati (la Metropolia di Ungrovlahia e la Metropolia di Moldavia) decisero di unirsi per formare la Chiesa ortodossa romena. In questo processo si separarono canonicamente dalla giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli e la Chiesa ortodossa romena si dichiarò “autocefala”. Nello stesso anno fu costituito un sinodo separato. Il Patriarcato di Costantinopoli riconobbe l’autocefalia della Chiesa ortodossa romena solo nel 1885.Essa è organizzata in Patriarcato e l’autorità gerarchicamente più importante dal punto di visto canonico e dogmatico è il Sacro Sinodo (49 tra metropoliti, arcivescovi e vescovi). In Romania esistono cinque Diocesi Metropolitane e dieci Arcidiocesi, e più di 14.000 sacerdoti e diaconi, che servono nelle parrocchie, nei monasteri e nei centri sociali. All’interno del Paese si trovano oltre 440 monasteri per un totale di 3.500 monaci e 5.000 monache. Al 2004 in Romania si trovavano quindici Università teologiche nelle quali studiavano per conseguire il dottorato più di 10.000 studenti. Il 19 febbraio2008 l’assemblea diocesana della metropolia della Chiesa ortodossa romena per l’Europa occidentale e meridionale ha creato una Diocesi per l’Italia, composta da 70 parrocchie, due delle quali si trovano in Umbria, nelle città di Perugia e Terni.
Dal 12 settembre 2007 il Patriarca della Chiesa ortodossa romena è Daniel Ciobotea, 57 anni, già Metropolita di Iasi, intronizzato il 30 settembre 2007. Daniel è il sesto patriarca ortodosso romeno. Ha studiato a Bucarest con Dumitru Staniloaie, quindi a Strasburgo alla facoltà di Teologia protestante e alla facoltà di Teologia cattolica a Friburgo.
Con il nuovo patriarca la Chiesa entra in modo più esteso nella società e affronta ogni aspetto della cultura. Il rapporto con le altre Chiese vede una relazione stretta con il Patriarcato di Costantinopoli; un rapporto abbastanza privilegiato con la Chiesa di Grecia e con la Chiesa di Cipro, per legami anche di carattere economico. Buoni i rapporti con le Chiese Evangeliche e Riformate e con la Chiesa cattolica ha in particolare rapporti con l’episcopato tedesco, austriaco e ungherese.
 
IL PRESIDENTE DELLA CEU MONS. VINCENZO PAGLIA: «QUESTO NOSTRO PELLEGRINAGGIO VUOLE ESSERE UN CONTRIBUTO ALL’UNITA’ DELLA CHIESA E UN SEGNO DI VICINANZA AD UN POPOLO RIMASTO IN MODO PARTICOLARE LEGATO A ROMA»
Alla vigilia del viaggio il presidente della Ceu mons. Paglia, nel presentarlo alla stampa, ha ricordato che: «La Conferenza episcopale umbra, seguendo l’itinerario iniziato lo scorso anno con il viaggio in Russia, si reca in pellegrinaggio in Romania per visitare la Chiesa ortodossa, quella cattolica sia di rito bizantino che di rito latino ed anche il Presidente della Repubblica. Un pellegrinaggio che vuole scoprire la ricchezza della tradizione cristiana di questo popolo, che, tra tutto il mondo slavo, è quello che è rimasto in modo particolare legato a Roma, alla cultura romana e che nel corso dei secoli ha dato un’alta testimonianza di fede. Nel secolo scorso, la Chiesa cattolica ma non solo, ha dovuto soffrire la tragedia della persecuzione a causa del regime comunista. In quel periodo molti testimoni hanno salvato la Chiesa da questo inverno che oggi risorge per affrontare una nuova stagione. Il viaggio di Giovanni Paolo II nel 1999 resta memorabile, fotografato dall’immagine dell’abbraccio tra il Papa e il Patriarca ortodosso, mentre le centinaia di migliaia di fedeli presenti, per lo più ortodossi, ad una sola voce gridavano: unità, unità, unità. In qualche modo la Conferenza episcopale umbra vuole cercare di cogliere la forza di quel grido e portarla nel cuore».
A cura di
Riccardo Liguori,
Elisabetta Lomoro
e Francesco Carlini