Festività natalizie e nuovo anno all’insegna della solidarietà per la casa di accoglienza di Leskoc in Kosovo, una presenza iniziata dalle Caritas dell’Umbria proprio vent’anni fa. La missione è attiva nella regione balcanica dal giugno del 1999, subito dopo la fine della guerra e il rapido rientro della popolazione di etnia albanese dai paesi confinanti (Albania, Macedonia e Montenegro): circa 800 mila persone che erano scappate per sfuggire ai bombardamenti della Nato e alle violenze dell’esercito e, soprattutto, dei gruppi paramilitari serbi.
Anche la onlus “Bambini del mondo” è nata quasi vent’anni fa a Venezia e in questo periodo ha conosciuto e aiutato la realtà della casa-famiglia di Leskoc. Di recente, il presidente dell’associazione Filippo Leonardi ha presentato i risultati della raccolta fondi natalizia che ha raggiunto una cifra di quasi 12 mila euro. Un progetto realizzato grazie all’impegno di Luca Greggio di Rovigo, tecnico della Sms spa di Napoli, sostenuto da Lucia Ercolano, amministratore delegato di Venezia Capitol srl che gestisce l’Hotel Hilton di Mestre.
Per la casa di Leskoc sono arrivate donazioni da varie parti d’Italia, in particolare dalle aziende che stanno realizzando il nuovo centro wellness ed eventi dell’Hotel Hilton Garden Inn Venice di Mestre e in parte da donazioni spontanee di altre ditte e dalla vendita del poster realizzato su disegno dello stesso Luca Greggio e dal titolo “Dillo alla luna rossa”, dedicato alle giovani generazioni, pensando ai bambini e ai ragazzi che abitano la casa Caritas in Kosovo.
«Da qualche anno, l’attenzione sul Kosovo è un po’ scemata – spiega Filippo Leonardi – ma noi dal 2000 cerchiamo di dare una mano per quel che possiamo a Massimo, a Cristina e alla casa di Leskoc. Il progetto realizzato insieme a Luca Greggio serve proprio a dare continuità agli aiuti destinati a questa realtà, perché abbiano la forza di andare avanti e continuare a fare del bene».
In quasi vent’anni di presenza, le attività del campo Caritas sono aumentate e si sono adattate ai tempi. Il punto fermo, in tutti questi anni, è stato sempre l’impegno della famiglia creata dal toscano Massimo Mazzali e dalla trentina Cristina Giovanelli, intorno ai quali oggi c’è davvero una pluralità e un brulicare di attività e di progetti.
L’impegno della missione continua ancora oggi nell’ascolto e nella vicinanza alla popolazione, specie le famiglie più povere e bisognose, e nell’accoglienza dei bambini orfani o con gravi problemi familiari, senza distinzioni etniche o religiose.
Il “cuore pulsante” di tutto questo è la nuova casa inaugurata nel 2014 nel villaggio di Leskoc, grazie ai lavori coordinati dall’architetto Giuseppe Lepri e al sostegno economico di tante realtà ecclesiali e imprenditoriali, come la Umbragroup di Foligno. Nei locali a piano terra, oltre a magazzini e garage, ci sono alcuni laboratori: uno di panetteria/pasticceria, la macelleria e un piccolo caseificio. I laboratori, le stalle e i campi stanno creando opportunità lavorative per i ragazzi più grandi della casa e per altri della zona.
Dal Veneto all’Umbria, sempre con lo sguardo rivolto verso i Balcani. Anche le festività natalizie dei dipendenti e dei dirigenti di Umbra Acque hanno segnato un gesto di solidarietà verso la casa di Leskoc. Grazie alla tombola di beneficenza per i familiari dei lavoratori dell’azienda e all’impegno del management della stessa Umbra Acque sono stati raccolti diecimila euro. Per metà sono stati destinati alla realizzazione di un pozzo in Malawi, mentre l’altra metà servirà per l’installazione di un potabilizzatore d’acqua nella casa di Leskoc in Kosovo.
Un progetto sostenuto anche dall’amministratore delegato della società di servizi, Tiziana Buonfiglio, dal presidente Gianluca Carini e dal Consiglio di amministrazione. Oltre a mettere a disposizione i fondi, Umbra Acque darà una mano anche per lo sviluppo e la progettazione dell’impianto di potabilizzazione che consentirà alla casa Caritas un notevole risparmio economico e un abbattimento dell’inquinamento, grazie al minore uso della plastica visto che non c’è raccolta differenziata. I lavori per la realizzazione dell’impianto inizieranno nelle prossime settimane con l’analisi dell’acqua dei pozzi per misurarne l’esatta composizione e per impostare correttamente i filtri attivi dell’impianto.
Anche a Gubbio, gli artisti si mobilitano per il Kosovo. Domenica 9 febbraio alle ore 16.30, presso il Teatro comunale di Gubbio “Luca Ronconi”, ci sarà uno spettacolo dal titolo “Cuori distanti che battono all’unisono”, il cui ricavato verrà destinato alla casa di accoglienza di Massimo e Cristina. L’idea è nata da Lidia Ceccarelli, la mamma di una giovane eugubina di 19 anni che da luglio è in Kosovo come volontaria. Quando l’ha raggiunta in ottobre si è fermata per qualche giorno ed è stata subito conquistata da quel luogo.
Una volta tornata, Lidia si è messa in moto coinvolgendo e “contagiando” tante persone. Hanno risposto all’appello il coro degli Angels, la scuola musicale Al Fondino, il chitarrista Paolo Ceccarelli, la violinista Katia Ghigi insieme al pianista Michele Rossetti, la cantautrice Claudia Fofi, l’attrice Debora Ruspolini e la scuola di danza Ikuvium Ballet di Elisa Pierini, che sta curando la regia dell’evento. Artisti che si esibiranno in modo totalmente gratuito durante lo spettacolo, sostenuto anche dalla sezione soci Coop di Gubbio e da altre aziende e privati cittadini.
«Proprio per l’anniversario di questi vent’anni di impegno in Kosovo – racconta Luca Uccellani, che fin dall’inizio si è occupato della missione per conto della Caritas umbra e di quella eugubina – molti ci chiedono il perché di un sostegno che continua così a lungo. Lo facciamo perché vogliamo continuare a veder crescere quei bambini e quei ragazzi che hanno attraversato mille difficoltà. Non possiamo mollarli dall’oggi al domani. A volte hanno vissuto situazioni disastrate e hanno ferite profonde, con famiglie in grave difficoltà. Ci sono persone e situazioni che hanno ancora bisogno di essere accompagnate. E poi, questa presenza ha un grande valore pastorale per le nostre comunità umbre e per le tante persone che dall’Italia hanno potuto sperimentare la missione in quella terra».
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