Si è svolto a Foligno, presso la casa regionale della carità “Il Germoglio meraviglioso”, l’annuale incontro della Delegazione Caritas Umbria (composta dai direttori delle otto Caritas diocesane) con la rappresentanza di Caritas italiana guidata dal direttore don Marco Pagniello. Un appuntamento in cui sono stati trattati temi di interesse non solo pastorale, ma di carattere sociale direttamente connessi alla vita e all’opera delle Chiese diocesane attraverso l’attività delle loro Caritas a livello territoriale.
Costruire comunità dalle periferie. Il direttore di Caritas italiana ha richiamato l’importanza, come non mai in questo momento di crisi internazionale, di prodigarsi a «costruire comunità» per prevenire anche possibili conflitti sociali nel contesto locale. «La prima opera segno», ha ricordato, «è l'”Animazione di comunità”». Anche per questo è necessario «partire dalle periferie esistenziali e non solo geografiche», con uno sguardo attento «non solo ai poveri materiali». In questo i Centri di Ascolto Caritas rivestono un ruolo fondamentale nella presa in carico della richiesta di aiuto, cercando di «non restare schiacciati sull’assistenza materiale».
Già luogo di Cammino sinodale. Occorre mettere al centro dell’impegno Caritas la «spiritualità cristiana che sta emergendo dal Cammino sinodale della Chiesa italiana». E in merito a questo Cammino, iniziato nell’autunno 2021, don Marco Pagniello ha ricordato che «la Delegazione regionale Caritas è già luogo di Cammino sinodale» nell’affrontare in comunione le diverse situazioni di povertà emergenti nei territori.
No agli ammassi umani. In merito ad una delle emergenze più pressanti, quella del fenomeno migratorio, il direttore di Caritas italiana ha detto: «Siamo per l’accoglienza diffusa delle persone migranti, non per i grandi centri di accoglienza, no agli ammassi umani».
Educare alla mondialità. Altro tema toccato è stato quello dell’«educare alla mondialità» partendo dal basso, dalle comunità parrocchiali, affrontando temi come i cambiamenti climatici, le emigrazioni, le cause di sofferenza nel mondo che creano ingiustizie, povertà, violenze, conflitti…, temi che destano non poco l’interesse delle giovani generazioni.
È stato poi presentato il 44° Convegno nazionale delle 200 Caritas diocesane italiane indetto dalla stessa Caritas italiana, in programma dall’8 all’11 aprile 2024, a Grado (Gorizia), sul tema: “Confini, zone di contatto non di separazione” ispirato al passo della Genesi “Non passare oltre senza fermarti”.
Piena comunione tra le Caritas. A spiegare l’importanza dell’incontro è stato il vescovo delegato per la Carità della Conferenza episcopale umbra (Ceu), mons. Francesco Soddu, già direttore di Caritas italiana, nel dire: «rappresenta la piena comunione tra le Caritas presenti in Italia. Non esiste una Caritas centrale e delle Caritas periferiche, esiste un ambito ecclesiale molto importante, quello della Carità, da cui si dirama uno degli aspetti fondamentali del messaggio cristiano che è l’Amore attraverso la prossimità, la vicinanza, le opere segno».
Opere non sportelli, ma centri propulsori. «La visita del direttore di Caritas italiana – ha aggiunto mons. Soddu – mira sempre a creare la comunione tra le Chiese e quindi tra le Caritas, perché la Caritas è un’espressione della Chiesa. Il fatto che vi sia un vescovo delegato che guida, anima e sostiene le Caritas diocesane, non fa altro che mettere in evidenza tutto questo». Inoltre, ha sottolineato, mons. Soddu, «la Caritas, da quando è stata fondata, nel 1971, è molto facilitata nel recepire ciò che è il processo che si sta vivendo all’interno della Chiesa, cioè il Cammino sinodale. Già dal suo sorgere, la Caritas ha portato avanti questo cammino accogliendo le difficoltà che poi si sono trasformate in opportunità per crescere e per animare la comunità al senso pieno della Carità. Oggi raccogliamo le sfide che anche la società ci presenta, condividendole in questa piccola e significativa regione, l’Umbria, all’interno delle nostre Chiese, chiamati ad essere “Chiesa in cammino”. Siamo chiamati ad animare attraverso le opere che non siano semplicemente degli sportelli, ma siano dei centri propulsori affinché la persona, la comunità possa rianimare sé stessa secondo quello che papa Francesco aveva propugnato già dalla Evangelii gaudium».
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