Come tradizione, il prossimo martedì 2 febbraio la Chiesa che è in Città di Castello tornerà a celebrare solennemente la festa della Presentazione del Signore nel santuario cittadino della Madonna delle Grazie. Quest’anno il programma sarà necessariamente ridotto per due motivi: le norme richieste dal protocollo per il contenimento della pandemia e i lavori che stanno interessando la cappella all’interno della quale è conservata la venerata immagine della patrona della città e della diocesi.
Il santuario di Santa Maria delle Grazie è il più antico santuario mariano altotiberino e, insieme a quello di Canoscio, il più noto e frequentato, anche da pellegrini provenienti da fuori diocesi e dall’estero.
Nel 1783 il comune di Città di Castello, che fin dal XV secolo gestiva la devozione insieme ai frati Servi di Maria e a una confraternita laicale, proclamò la Madonna delle Grazie patrona della città.
Insieme alla basilica cattedrale, nei secoli il santuario è stato il luogo della preghiera pubblica di Città di Castello: qui i cittadini, convocati ora dall’autorità religiosa ora da quella civile, si radunavano per invocare la pioggia o il bel tempo, la fine della guerra o della pestilenza, il conforto divino in occasione dei terremoti che nei secoli hanno funestato l’Alta Valle del Tevere. Qui, ogni giorni, i Castellani di oggi, così come i loro avi, continuano a pregare personalmente o comunitariamente, portando ai piedi della vergine Maria gioie e speranze, dolori e angosce. Lo si è visto anche in questo periodo di pandemia, fin dal mese di marzo dello scorso anno.
La chiesa ha assunto il suo aspetto attuale a seguito dei lavori di ricostruzione terminati negli anni ’70 del XIX secolo e seguiti al disastroso terremoto del 1789, che lesionò gravemente l’edificio. La costruzione, però, è assai più antica, dal momento che la prima pietra fu posta il 5 febbraio 1306 ad opera dei frati Servi di santa Maria, l’Ordine religioso che ha costruito sia la chiesa che il retrostante convento. I frati vi sono rimasti fino alla soppressione delle case religiose da parte del governo nel 1860 e in questo lungo periodo di tempo il loro convento ha rappresentato uno dei maggiori punti di riferimento religioso e culturale della città. Basti pensare, ad esempio, alle opere d’arte prodotte per la chiesa (le pitture di Raffaellino dal Colle oggi in Pinacoteca Comunale, ma anche le tele di Ventura Borghesi o gli affreschi di Bernardino Gagliardi ancora oggi nella chiesa), ma anche alla presenza di molti frati colti, tra i quali spiccano alcuni confessori di santa Veronica Giuliani. Nel XVIII secolo, poi, si diffuse largamente la devozione per il beato servitano Pellegrino Laziosi, canonizzato proprio grazie ad alcuni miracoli a lui attribuiti e avvenuti a Città di Castello (i relativi processi si conservano nell’archivio storico diocesano).
A motivo di questo stretto legame con la città, nel 1951 i frati, su invito del vescovo Filippo Maria Cipriani, riaprirono il loro convento, rimanendovi fino al 1962. Dal 1° gennaio 1963 la chiesa è stata eretta a parrocchia e affidata al clero diocesano, che attualmente si occupa dell’attività pastorale sia parrocchiale che di santuario.
La venerata immagine
Nel 1456 Giovanni di Piamonte, allievo di Piero della Francesca (Sansepolcro, 1412 circa-1492), dipinse l’immagine su tavola raffigurante la Vergine Maria con il Bambino fra i santi Florido e Filippo Benizi e angeli. Si tratta dell’unica opera firmata e datata da questo autore, che secondo recenti studi sarebbe di origine locale (Piamonte pare essere il nome del padre), probabilmente della zona attorno a Montedoglio. Con il maestro, Giovanni collaborò nel celebre ciclo degli affreschi con le Storie della Vera Croce nella chiesa di San Francesco di Arezzo e la sua mano è ben riconoscibile in alcune scene, tra le quali quella con il trasporto della croce.
La tavola di Città di Castello riscuote da subito l’attenzione dei devoti, al punto che nel 1480 il Comune decide di mettere a disposizione di un privato il terreno per costruire una cappella per ospitarla, nella piazza adiacente alla chiesa dei Servi di Maria. Nel 1518 si formò una Confraternita per la gestione del culto, che progressivamente si diffusa ampiamente in città, tra tutti gli strati sociali. Nel 1783 il Comune di Città di Castello proclamò la Madonna delle Grazie patrona della città. Fino al 1910 la sua immagine veniva scoperta alla venerazione in via ordinaria ogni venticinque anni; nel 1910 il nuovo, vescovo, il beato Carlo Liviero, ne dispose lo scoprimento due volte l’anno, il 2 febbraio e il 26 agosto; oggi, oltre che nelle principali festività mariane, viene scoperta il giorno 26 di ogni mese (ma questa prassi è momentaneamente sospesa a motivo dei lavori di consolidamento e restauro della cappella laterale). La devozione alla Madonna delle Grazie è ancora molto viva, come dimostrano gli ex voto che continuano a giungere, spasso in forma anonima, al santuario e i numerosi frequentatori, calcolati in circa 20.000 all’anno.
I lavori
Nello scorso mese di luglio è stato avviato il cantiere per i lavori di miglioramento sismico, adeguamento impiantistico e restauro della grande cappella laterale, che costituisce il cuore del santuario. Si tratta dell’opera più imponente dopo il rifacimento degli anni 1933-1935, sotto la direzione di Elia Volpi, e i restauri del 1976-1978, diretti da Nemo Sarteanesi. Il progetto è stato redatto dall’arch. Francesco Rosi e dall’ing. Alessandro Petrani e l’intera operazione è portata avanti dal Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici e dalla Diocesi di Città di Castello.
In questi mesi è terminata la fase di miglioramento sismico, con il consolidamento della volta e l’inserimento di appositi tiranti nella parte sovrastante la volta stessa. In tal modo si è superata la situazione di criticità che era stata messa in evidenza da una crepa apertasi in prossimità dell’angolo di sud-ovest. Attualmente i lavori stanno interessando il pavimento, con la bonifica e la realizzazione di sistemi di areazione per eliminare l’umidità; successivamente sarà installato un impianto di riscaldamento che, grazie all’installazione di una vetrata a chiusura dell’arcone di collegamento con la chiesa, ottimizzerà le condizioni climatiche e favorirà l’utilizzo della cappella come luogo della celebrazione feriale della Messa e della preghiera personale e comunitaria anche durante i mesi invernali.
L’ultima fase riguarderà il restauro di alcuni interessanti elementi artistici. Il primo è l’ingresso della cappella che si apre su Piazza Servi di Maria, decorato da un elegante e solenne portale cinquecentesco in pietra arenaria, che attualmente versa in condizioni di degrado. Il secondo è il ciclo di affreschi, della prima metà del secolo XVII (ante 1643), realizzato dal pittore tifernate Bernardino Gagliardi (1609-1660). Si tratta di un interessante ciclo pittorico-narrativo della vita della vergine Maria secondo la narrazione dei vangeli apocrifi, dall’annuncio della nascita della figlia a Gioacchino fino all’annunciazione della nascita di Gesù a Maria, per un totale di sette scene disposte sul lato sinistro e ai lati dell’altare; sul fianco destro, ai lati di ciascuna finestra, le pitture proseguono con la raffigurazione di santi, dottori della Chiesa e teologi che hanno sviluppato la mariologia, raffigurati con libri che contengono citazioni dai loro scritti. L’intero ciclo versa in cattivo stato di conservazione, anche a motivo di antiche infiltrazioni d’acqua.
I lavori sono stati iniziati grazie a un finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana (derivante dai fondi dell’8×1000), che copre parte della spesa necessaria. Per la parte rimanente – in particolare per gli interventi di restauro del portale laterale e degli affreschi – la Diocesi di Città di Castello e la parrocchia fanno appello alla cittadinanza, affinché voglia sostenere un importante lavoro di recupero di uno dei luoghi identitari della città. La Madonna delle Grazie, infatti, è patrona di Città di Castello e della diocesi e fin dal momento in cui la venerata immagine fu dipinta il legame tra questa devozione e la città intera è espresso dalla presenza della raffigurazione del profilo cittadino sostenuto da un angelo e indicato dalla vergine Maria e da san Florido a Gesù affinché Benedica Città di Castello e i suoi abitanti.
In un momento come quello attuale, in cui si avverte un diffuso bisogno di ripresa della vita sociale, recuperare uno dei principali luoghi-simbolo della città significa riappropriarsi di una storia e riproporre i valori di solidarietà, inclusione e coesione sociale che essa esprime ormai da 565 anni.
Il programma del 2 febbraio 2021 nel Santuario della Madonna delle Grazie:
ore 8.15: Lodi mattutine;
ore 8.30: S. Messa;
ore 18: S. Messa presieduta da S.E. Mons. Domenico Cancian, vescovo diocesano; le persone di vita consacrata della diocesi (ordini, congregazioni, istituti secolari) rinnoveranno i voti in occasione della XXV giornata della vita consacrata.
Essendo impossibile lo scoprimento della venerata immagine, sarà esposta una copia fotografica stampata su legno realizzata dalla Bottega Tifernate.