Città di Castello – festa dei santi patroni Florido ed Amanzio

Celebrata il 13 novembre nella Cattedrale di Città di Castello dal vescovo Luciano Paolucci Bedini la solennità dei patroni Florido e Amanzio alla presenza delle autorità civili e militari, il sindaco della Luca Secondi, i sindaci e i rappresentati degli altri comuni del territorio diocesano. L’olio per la lampada votiva è stato offerto dal Comune di Citerna, segno dell’antico legame tra la comunità ecclesiale e quella civile nel nome di questi padri fondatori. Un’alleanza concreta e tangibile sostenuta dal comune orizzonte di servire la popolazione che abita questo territorio e ispirata alla dedizione per il bene comune che Florido e Amanzio hanno interpretato con la loro missione.
L’OMELIA DEL VESCOVO

San Florido
Florido nacque a Città di Castello attorno al 520. I suoi genitori morirono quando egli era ancora in giovane età; studiò lettere e teologia. Attorno all’anno 542 il vescovo lo nominò diacono. Qualche tempo dopo Florido, insieme ad Amanzio e Donnino, fuggì a Perugia, poiché Città di Castello era stata assediata dalle truppe di Totila. Qui il vescovo Ercolano, lo ordinò sacerdote. Ercolano affidò a Florido un’ambasceria presso il vescovo di Todi, Fortunato. Recandosi a Todi i due santi incontrarono, presso Pantalla, un indemoniato, che fu guarito dalla preghiera di Florido (anno 544 circa). Quando, sette anni dopo, anche Perugia cedette a Totila il vescovo Ercolano fu ucciso.

Sant’Amanzio
L’agiografia presenta sant’Amanzio insieme a san Florido: Floridus simul cum Amantio. È proprio questo “stare insieme”, che coinvolge anche il laico Donnino, a caratterizzare la santità dei personaggi. La più antica testimonianza sui santi Florido e Amanzio, è contenuta nei Dialoghi di papa Gregorio Magno, che dice di avere conosciuto di persona i due santi, invitati a Roma per avere informazioni sul santo vescovo e martire perugino Ercolano. Gregorio Magno cita il vescovo Florido come informatore a proposito della vita di sant’Ercolano. Egli parla di Florido come di «vescovo di Tiferno Tiberino» e di «vescovo di vita venerabile» (Dialoghi, III,13) e ricorda come sia stato lui a informare il papa della capacità taumaturgica del prete Amanzio, «uomo di grande semplicità, che ha il potere di imporre le mani sui malati, a guisa degli apostoli, e di risanarli» e che «possiede anche il dono miracoloso di uccidere i serpenti, segnandoli col segno di croce dovunque li trovi» (Dialoghi, III, 35). Il testo antico più completo che tramanda notizie sui santi Florido, Amanzio e Donnino è la Vita Floridi scritta dal diacono Arnolfo, canonico della cattedrale di Arezzo, negli anni ’70 dell’XI secolo. Dopo la dedicazione della chiesa cattedrale ai santi Florido e Amanzio (1023, o 1032), la più remota attestazione del culto è contenuta nel calendario della canonica della cattedrale stessa (1153-1167 circa).