È stato mons. Giovanni Cappelli, vicario generale di Città di Castello, a presiedere la celebrazione solenne della festa dei santi patroni Florido ed Amanzio. Se mons. Riccardo Fontana era stato obbligato a declinare l’invito per le restrizioni imposte dalla zona arancione, mons. Domenico Cancian ha dovuto ritirarsi in casa propria perché costretto all’isolamento preventivo come ha spiegato in un messaggio, che riportiamo integralmente: “Carissimi nei giorni scorsi sono andato a fare visita ed assistenza a domicilio ad una persona malata e solo successivamente si è documentata la positività di questa persona al virus Covid 19. I sanitari mi hanno consigliato l’isolamento precauzionale. La comune responsabilità nei confronti della salute di tutti mi impone il rigoroso rispetto dei consigli sanitari per cui, pur essendo oggi la festa dei santi patroni Florido vescovo, Amanzio sacerdote e Donnino laico, non posso presiedere il Pontificale delle ore 18:00 in Cattedrale. Mi sostituirà il vi-cario generale Mons. Giovanni Cappelli che ringrazio. Assicuro a tutti la mia preghiera e la mia benedizione invocando la protezione dei santi patroni per la nostra comunità, in particolare per tutti coloro che stanno soffrendo e per coloro che sono impegnati nel servizio dei malati e in tutti i servizi essenziali, compreso quello pastorale. Invito tutti, considerando la situazione attuale, al rispetto delle norme che le autorità hanno predi-sposto per il bene comune. Una preghiera particolare per don Pietro Forlucci da ieri ricoverato all’ospedale. Che San Florido ci benedica in modo speciale!”.
La preghiera con il sindaco di Città di Castello sulla tomba dei patroni, ha preceduto la messa solenne durante la quale è stata letta l’omelia scritta da mons. Cancian:
“In questo tempo particolarmente drammatico a motivo del dilagare del covid, la festa di San Florido, molto sentita dai Tifernati, arriva provvidenziale.
Ci dispiace che pochi abbiano potuto essere qui nella nostra stupenda cattedrale che recentemente è stata abbellita con significativi restauri, proprio nella parte absidale dove campeggiano i nostri patroni impegnati nella ricostruzione della città distrutta dai Goti.
Da pochi giorni la nostra regione è “arancione” con le conseguenti restrizioni che conosciamo e soprattutto con la drammatica sofferenza, ancor più grave, in atto in tante altre parti del nostro Paese e del mondo.
Di qui gli interrogativi angoscianti: come e quando ne usciremo? Verso dove andremo e vogliamo andare?
I nostri Patroni, che hanno saputo affrontare positivamente la situazione molto critica del loro tempo fino a far “rifiorire” (Florido questosignifica) una nuova città dalle macerie della distruzione dei Goti, ci offrono preziose indicazioni.
Tenendo conto della Parola illuminante appena ascoltata, mi permetto come fratello Vescovo di presentarne tre che possono aiutarci a vivere questa festa in modo incoraggiante.
1.La prima riguarda la fede. Un passaggio del Salmo 22 diceva: “Anche se andiamo per una valle oscura non temiamo alcun male perché il buon pastore è con noi“.
Questa Parola offre sicura speranza a chi vuole credere che la storia non è solamente nelle mani degli uomini e delle forze della natura. È sempre presente un Dio Padreche in Gesù si è rivelato come il buon Pastore venuto in mezzo a noi e ha realizzato la profezia di Ezechiele appena ascoltata: “Ecco io stesso cercherò le mie pecore, le chiamerò per nome, le radunerò dalla dispersione, le condurrò al pascolo, le farò riposare, andrò a cercare quelle perdute, curerò quelle ferite“.
Gesù nel Vangelo ci conferma che è proprio lui il buon Pastore che dà la vita per le pecore, le conosce una ad una, le ama, le difende e le protegge perché così vuole il Padre.
I nostri Patroni hanno tratto la loro forza proprio da questa certezza di fede. Come tutti i santi. Come tante persone di fede che abbiamo conosciuto. Come anche noi abbiamo sperimentato almeno in qualche momento della nostra vita.
Comunque lasciatemi dire, la vita personale, familiare e sociale e la stessa storia dell’umanità senza tener conto del Signore, della sua presenza benevola, è in balia delle tempeste della vita che mettono paura e angoscia. L’invisibile virus che sta mettendo in ginocchio il mondo non è che l’ultima evidente prova. Siamo ancora tutti col fiato sospeso.
I Patroni e i tanti Santi e Sante della nostra amata regione fino al beato Carlo Acutis, ci invitano alla speranza cristiana, a riscoprire la fede, a invocare l’aiuto del Signore, a vivere secondo il Vangelo dell’amore, a partecipare all’eucarestia, a riconoscere i nostri peccati e l’urgenza della nostra conversione ad una vita più umana.
La consegna di noi Vescovi umbri è la seguente: cristiani in Umbria con la gioia del Vangelo!
2. La seconda indicazione che ci viene dalla festa dei nostri Patroniè l’appello a riscoprire la bellezza del ritrovarci insieme come “fratelli e sorelle“ più umili, più autentici, più capaci di dialogare con rispetto e gentilezza, di collaborare per un mondo nuovo. Insieme come fratelli e sorelle i nostri Patroni si sostennero a vicenda, cercarono l’aiuto di Sant’ Ercolano di Perugia, di San Fortunato di Todi, incontrarono San Gregorio Magno a Roma, sicuramente sentirono parlare di San Benedetto da Norcia… Insieme hanno rivoluzionato il loro tempo più complicato del nostro. Invece di tirarsi indietro, chiamarono a raccolta il popolo e tutti insieme edificarono una nuova città, una comunità cristiana e civile più belle di prima. Per questo siamo concordi nel chiamarli “padri fondatori“ e siamo qui a distanza di 15 secoli a onorarli, a chiederne l’intercessione e a raccoglierne l’ispirazione.
Una fratellanza che abbraccia tutti gli umani, specie chi è malato e solo, e include anche il creato di cui dovremmo avere molta più cura. San Francesco chiamava fratello anche il sole, il fuoco, perfino il lupo.
La pandemia ci ricorda che navighiamo tutti sulla stessa barca. Siamo chiamati a prendere le giuste misure tra distanza e vicinanza per evitare il contagio e soprattutto per creare relazioni vere di amicizia, trasmettere efficaci anticorpi e prenderci cura gli uni degli altri.
“La fraternità è una dimensione essenziale dell’uomo, il quale è un essere relazionale. La viva consapevolezza di questa relazionalità ci porta a trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello, altrimenti diventa impossibile la costruzione di una società nella giustizia e nella pace“ (Papa Francesco). Nella fraternità si possono comporre le tensioni politiche, sociali, culturali e religiose, si sperimenta la gioia della condivisione, il pieno significato delle nostre attività e sicrea l’amicizia sociale.
3. Nell’ambito di questa fraternità ognuno è chiamato ad assolvere bene le proprie responsabilità per servire e non per farsi servire, non per forza o per dovere ma col cuore, non per interesse ma possibilmente in modo gratuito. Cercando insieme il vero bene comune con umiltà, dolcezza e corresponsabilità. Appunto come fratelli. Così passiamo insieme dall’egoismo sterile e dalla ricerca del proprio interesse all’amore che crea alleanze e amicizie vere, attiva processi virtuosi e nuove visioni per il bene di tutti. Va bene quando stiamo bene tutti a partire dagli ultimi.
Su questo siamo incoraggiati, oltre che dalla testimonianza dei nostri Patroni, anche da quella della nostra Beata Margherita di cui stiamo celebrando il settimo centenario della morte e di cui è in corso il processo di canonizzazione. Questa umile donna, cieca, zoppa, gobba, analfabeta, morta a 33 anni, dopo essere stata abbandonata nelle nostre strade, ci ricorda che si può superare il comprensibile risentimento, la rabbia e la disperazione. Si può anche in situazioni di infermità e disabilità trovare il coraggio di tirar fuori tante altre abilità umane e cristiane fino alla santità. Ci testimonia che anche quando si è penalizzati da sofferenze di vario genere possiamo ancora creare relazioni di aiuto fraterno e di amicizia.
Quindi tutti possiamo rimboccarci le maniche, allargare lo sguardo e dare il nostro convinto e pieno contributo per superare questo brutto momento innescando processi generativi di vita nuova.
A proposito di questo permettete anche un riferimento all’anniversario del servizio Ceis. Sono ormai 31 anni che funziona. Ha dato aiuto a varie centinaia di ragazzi vittime della droga, un’altra piaga del nostro tempo.
Fratelli e sorelle, San Florido 2020 vogliamo ricordalo come momento di svolta positiva, dopo tanta sofferenza. Questo chiediamo ai nostri Patroni invocando la benedizione su Città di Castello e sulla Chiesa Tifernate”.
+ Domenico Cancian