Conferenza Episcopale Umbra – indicazioni per le celebrazioni della Settimana Santa al tempo del coronavirus

1. Come è avvenuto per la Quaresima, anche per la Settimana santa ci troveremo a vivere le celebrazioni dentro il dramma del Coronavirus con tutto il suo carico di morte, di sofferenza e di limitazioni pesanti per la vita delle persone, delle famiglie e dell’intera società. Come Pastori, continuiamo ad essere accanto a quanti soffrono per la perdita dei loro cari e per gli effetti più o meno gravi della pandemia, a quanti stanno spendendo ogni forza (anche a rischio della propria vita) accanto ai malati, a quanti si prodigano ad aiutare chi si trova in maggiore difficoltà. In questo momento crediamo che la nostra preghiera, fatta nel chiuso delle nostre case e delle nostre chiese per implorare dal Signore liberazione e salvezza, sia un’arma davvero potente nella lotta contro il male che tutti minaccia.

2. Ci accompagna la tristezza di non poter vivere, come è tradizione del popolo cristiano, le celebrazioni della Settimana santa e soprattutto del Triduo pasquale, che rappresenta la fonte, il centro e il culmine dell’anno liturgico e della vita della Chiesa. Poiché però in questo momento sono a rischio la vita e la salute di tutti, tutti siamo tenuti ad osservare le disposizioni emanate dal Governo per il bene comune.

In questa scelta imposta dalle attuali vicende drammatiche che chiede alle nostre comunità di “digiunare dalle celebrazioni e dall’Eucaristia”, una buona e consolante indicazione ci viene dalla tradizione antica della Chiesa. Fino al V secolo, e ne sono testimoni Ambrogio e Agostino, la Pasqua veniva infatti celebrata con tre giorni di digiuno non solo dal cibo materiale ma anche da quello eucaristico. Non c’era alcuna celebrazione liturgica ed il digiuno aveva un valore liturgico-cultuale “perché lo sposo è stato tolto”: così si commemorava la morte e la sepoltura di Gesù. E poi si riviveva la risurrezione con il cibo pasquale dell’Eucaristia.

3. A seguito degli orientamenti assunti dalla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e dalla Segreteria Generale della CEI, la nostra Conferenza Episcopale ritiene opportuno fornire alle Chiese umbre le indicazioni che seguono. Nel proporle, ricordiamo che – soprattutto in questi giorni santi – la grazia e il perdono, la salvezza e la speranza, la gioia e la pace che scaturiscono dalla morte-sepoltura-risurrezione del Signore sono presenti nella misura in cui li viviamo nella fede in Gesù, nell’amore per lui e per i fratelli, nella preghiera personale e familiare, nel desiderio di essere raggiunti dalle celebrazioni della Chiesa anche se si svolgono in maniera “privata”, o meglio “riservata”. Il Signore risorto, d’altronde, vive in noi, cammina con noi ed è accanto a noi; e quando potremo comunicare pienamente con lui nell’Eucaristia celebrata insieme alla nostra comunità, la gioia sarà ancora più piena e più grande.

4. Celebreremo dunque “senza popolo” e a “porte chiuse” i riti della Settimana Santa. Laddove sarà possibile, nel rispetto delle norme di igiene e di sicurezza indicate dal Governo, si tenga una sola celebrazione per parrocchia o, meglio ancora, per unità pastorale.

Poiché però le celebrazioni del Triduo pasquale sono tali da richiedere almeno alcuni servizi (di ministeri e di canto), onde evitare che vengano snaturate nel loro significato e nella loro dignità, sembra preferibile ridurle al minimo. La Liturgia delle Ore, d’altra parte, offre da sempre indicazioni preziose anche per la situazione in cui ci troviamo: afferma infatti che quanti non possono partecipare alle Liturgie del Giovedì e Venerdì santo celebrano il Vespro; chi non partecipa alla Veglia pasquale celebra l’Ufficio delle letture.

5. Indicazioni per i sacerdoti:

– Domenica delle Palme: si preveda una distinzione tra la celebrazione in Cattedrale e quella nella chiesa parrocchiale. In Cattedrale si osservi la seconda forma prevista dal Messale Romano, con una processione all’interno della chiesa con rami d’ulivo o di palma. In parrocchia, invece, l’ingresso del Signore in Gerusalemme venga commemorato secondo la terza forma indicata dal Messale. Non è prudente benedire le palme per poi inviarle alle famiglie.

– Messa crismale: il Consiglio Episcopale Permanente offrirà un orientamento unitario, in sintonia con la decisione che il Santo Padre, Primate d’Italia, adotterà per la Diocesi di Roma.

Si ricorda che dopo il Giovedì santo, in caso di vera necessità, ogni presbitero può benedire l’olio per l’Unzione degli infermi (cf Sacramento dell’unzione e cura pastorale degli infermi, Introduzione, nn. 21 e 77bis).

– Giovedì santo, Messa della Cena del Signore: i presbiteri celebrano la messa ricordando l’istituzione dell’Eucaristia e del Ministero sacerdotale, senza il rito della lavanda dei piedi e senza la reposizione dell’Eucaristia: il Santissimo viene custodito nel Tabernacolo.

– Venerdì santo, Azione liturgica della Passione del Signore: si tenga soltanto se ci sono le condizioni necessarie, altrimenti si celebri la Liturgia delle Ore. Il Vescovo può introdurre nella preghiera universale un’intenzione “per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti”.

– Veglia pasquale: si tenga soltanto se ci sono le condizioni necessarie, altrimenti si celebri la Liturgia delle Ore. In ogni caso, la celebrazione abbia luogo esclusivamente nelle Cattedrali e chiese parrocchiali; si rinviino i battesimi e si mantenga il rinnovo delle promesse battesimali.

– Giorno di Pasqua: si celebri una sola Messa, come sempre e più di sempre per il popolo.

I Vescovi terranno le celebrazioni pasquali nella chiesa Cattedrale o in altra chiesa adatta; chi vorrà potrà seguirle spiritualmente, dove possibile, attraverso i mezzi di comunicazione della diocesi.

I media della CEI – a partire da Tv2000 e dal Circuito radiofonico InBlu – copriranno tutte le celebrazioni presiedute dal Santo Padre.

6. Suggerimenti per i fedeli:

– sono invitati a pregare personalmente e in famiglia, meditando le letture bibliche dei giorni della Settimana santa o recitando i misteri dolorosi del Rosario

– per il Venerdì santo: ricordiamo a tutti il digiuno e l’astinenza come segno di penitenza ma anche di unione alla passione del Signore; invitiamo a chiedersi perdono a vicenda; suggeriamo la lettura della passione secondo il vangelo di Giovanni e di trattenersi in preghiera davanti al Crocifisso chiedendo perdono per i peccati, unendo la propria sofferenza e quella di tutti gli uomini alla passione di Gesù

– per il Sabato santo: suggeriamo ancora il digiuno e l’astinenza (facoltativi); proponiamo la preghiera del Rosario pensando a Maria che attende la risurrezione del suo Figlio; invitiamo a pregare, nella speranza della risurrezione, per i defunti a causa del Coronavirus e per la consolazione di quanti hanno perso le persone care

– per il giorno di Pasqua: suggeriamo al mattino la recita del Credo nel ricordo del battesimo, nostra prima pasqua, e il canto dell’alleluia; prima del pranzo la famiglia è invitata a pregare e a benedire la mensa pasquale con la recita del Padre nostro, che esprime la gioia e la fiducia di essere figli di Dio a motivo di Gesù morto e risorto; nel pomeriggio sarà bello leggere insieme quanto avvenne la sera di Pasqua ai due discepoli di Emmaus (Luca 24, 13-35), che ritrovarono la gioia e la speranza nell’incontro con Gesù risorto. Anche noi abbiamo bisogno di dire a Gesù: «Resta con noi, Signore, perché si fa sera».

Si ricorda che in caso di estrema necessità l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di ricevere il sacramento della Penitenza, da se stesso comporta immediatamente la riconciliazione con Dio. Se si verifica l’impossibilità di accostarsi al sacramento della Penitenza, anche il votum sacramenti, ovvero, anche il solo desiderio di ricevere a suo tempo l’assoluzione sacramentale, accompagnata da una preghiera di pentimento (il “Confesso a Dio onnipotente”, l’Atto di dolore, l’invocazione “Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di me”) comporta il perdono dei peccati, anche gravi, commessi. (cfr. Concilio di Trento, Sess. XIV, Doctrina de Sacramento Pænitentiæ, 4 [DH 1677]; Congregazione per la Dottrina delle Fede, Nota del 25 novembre 1989; Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1451-1452).

A tutti e a ciascuno un saluto e un augurio di pace e benedizione: il Signore Gesù, che con la sua croce ha redento il mondo e con la sua risurrezione ci ha ridato la vita, effonda sulle nostre Chiese abbondanza di luce, forza e consolazione.

Assisi, 25 marzo 2020

+ Renato Boccardo
Arcivescovo di Spoleto-Norcia
Presidente della Conferenza Episcopale Umbra

Ceu indicazioni celebrazioni Pasqua

Perugia civile e religiosa nell’«universalità della preghiera contro la pandemia del virus». Arcivescovo e sindaco in cattedrale (25 marzo) e al cimitero monumentale (27 marzo)

Anche Perugia fa suo l’invito di papa Francesco rivolto a tutti i capi delle Chiese e a tutti i credenti delle varie confessioni cristiane del mondo, quello di raccogliersi in preghiera, recitando il Padre Nostro, mercoledì 25 marzo, a mezzogiorno, solennità dell’Annunciazione del Signore, per chiedere l’intercessione dell’Altissimo nell’aiutare l’umanità a contrastare la pandemia da “Coronavirus”. Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti e il sindaco Andrea Romizi, il 25 marzo, alle ore 12, saranno insieme nella cattedrale di San Lorenzo per unirsi spiritualmente al Santo Padre. Il cardinale esorta tutta la comunità diocesana a raccogliersi in preghiera in ogni casa, affinché tutti si uniscano al Papa in questa «universalità della preghiera contro la pandemia del virus», come titola oggi L’Osservatore Romano.

Inizio “Novena alla Madonna della Grazia”.

Sempre il 25 marzo, alle ore 18.30, dalla cattedrale avrà inizio una “Novena alla Madonna della Grazia per chiedere la fine della pandemia”, guidata dall’arciprete mons. Fausto Sciurpa, trasmessa da Umbria Radio InBlu (in replica alle ore 21) e sui social media ecclesiali (Youtube: @lavocepg; Facebook: @umbriaradioinblu e @chiesainumbria). La “Novena”, voluta dal cardinale Bassetti, è occasione per pregare in un momento di dura prova, vissuta anche come preparazione all’imminente Settimana Santa: Passione, Morte e Risurrezione del Signore, che il mondo cristiano si appresta a vivere nel tempo del “Coronavirus”.

Novena alla Madonna della Grazia per chiedere la fine della pandemia

25 marzo 2020. Dalla Cattedrale di San Lorenzo di Perugia – primo giorno #chiciseparera

Pubblicato da Chiesa in Umbria su Mercoledì 25 marzo 2020

 

In ricordo di tutte le vittime.

Venerdì 27 marzo, alle ore 11, il cardinale Bassetti si recherà al cimitero monumentale di Perugia per pregare per tutte le vittime di questa pandemia. Un gesto vissuto in comunione spirituale con tutti i vescovi d’Italia, che sarà compiuto da ciascun pastore, su indicazione della Cei, in questa giornata. Ad accogliere il cardinale, davanti alla chiesa interna del cimitero, sarà il sindaco Romizi la cui presenza testimonia la vicinanza dell’intera città capoluogo alle famiglie perugine ed umbre che hanno perso i propri cari a causa di questa pandemia.

Benedizione Urbi et Orbi.

Il cardinale Bassetti, sempre il 27 marzo, invita le famiglie dell’Archidiocesi a seguire, attraverso i media della Santa Sede e della CEI (www.vaticannews.it e TV 2000), la preghiera di papa Francesco, sul sagrato della Basilica di San Pietro, venerdì pomeriggio, alle ore 18. L’intenzione di preghiera è la medesima di quella del 25 marzo e coinvolge nuovamente tutti i cristiani del mondo. Al termine il Papa darà la benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria.

Spoleto: benedizione alla Città e alla Diocesi con la Santissima Icone nel tempo del Coronavirus. La preghiera di mons. Boccardo alla Vergine: «In questi giorni un virus insidioso ci spaventa come un mostro invincibile che attenta alla nostra vita e alla nostra pace: implora per noi il tuo figlio Gesù, che ha curato, consolato e anche guarito quanti erano feriti nel corpo e nello spirito»

Papa Francesco nell’Angelus di domenica scorsa ha invitato per mercoledì 25 marzo 2020 alle ore 12.00, in questi giorni di prova in cui l’umanità trema per la minaccia del Coronavirus, «tutti i Capi della Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera del Padre Nostro». L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra ha presieduto la preghiera del Padre Nostro, seguita dalla recita dell’Angelus, sul Sagrato della Basilica Cattedrale di Spoleto. Col Presule c’erano: il Vicario Generale mons. Luigi Piccioli, il rettore della Cattedrale don Sem Fioretti, il parroco dei Santi Pietro e Paolo don Edoardo Rossi e il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis, in rappresentanza dell’intera Città.

Al termine mons. Boccardo ha benedetto la Città di Spoleto e l’intera Archidiocesi con la Santissima Icone, conservata e venerata nel Duomo, donata da Federico Barbarossa in segno di pace e riconciliazione nel 1185.

«Alla Santissima Icone – ha detto l’Arcivescovo – vogliamo affidare le nostre preoccupazioni di questi giorni e le nostre speranze; le chiediamo di pregare con noi e per noi e di domandare al suo figlio Gesù la liberazione dal male. Lei che è avvocata, consolatrice e salute degli infermi ottenga per tutti il dono della pace del cuore, ci insegni ad essere solidali a quanti sono nella sofferenza e nel dolore. Santa Maria, Madre di Dio, ci stringiamo attorno alla tua Santissima Icone, cerchiamo rifugio sotto la tua protezione materna e imploriamo la tua intercessione di fronte agli assalti del male. In questi giorni un virus insidioso ci spaventa come un mostro invincibile che attenta alla nostra vita e alla nostra pace: implora per noi il tuo figlio Gesù, che ha curato, consolato e anche guarito quanti erano feriti nel corpo e nello spirito, sempre li ha liberati dalla paura. Venga ancora tra noi e ci difenda da ogni male, conforti quanti sono nella sofferenza e nel dolore, sostenga quanti si pongono al servizio dei fratelli. Santa Maria, fa che le tenebre non prevalgano sulla luce; a te consegniamo il nostro cammino o Clemente, o Pia o Dolce Vergine Maria».

Si può vedere il video di questo momento di preghiera nel canale YouTube della Diocesi al link https://www.youtube.com/watch?v=-q7ptU2n0hQ, nella pagina Facebook @archidiocesispoletonorcia e nel sito www.spoletonorcia.it.

Coronavirus: i Vescovi umbri donano alla Regione Umbria un ventilatore polmonare per terapia intensiva

Come gesto di sollecitudine e partecipazione al comune impegno volto a sostenere quanti sono affetti da Coronavirus, i Vescovi umbri hanno donato alla Regione Umbria un ventilatore polmonare per terapia intensiva.

«Il nostro primo pensiero – afferma mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra – va a coloro che, anche nella nostra Regione, stanno affrontando questa impegnativa battaglia: alle persone colpite dal Covid-19, a quanti hanno perso la vita e ai loro familiari, ai medici e agli operatori della sanità e del volontariato, ai responsabili della società civile chiamati a prendere decisioni importanti e non facili per il bene di tutti. A tutti e a ciascuno, insieme con i nostri sacerdoti che continuano in maniere diverse la quotidiana compagnia alle comunità loro affidate, assicuriamo la cordiale vicinanza e la costante preghiera: nelle Messe che, a causa dell’emergenza celebriamo senza il popolo ma per tutto il popolo, portiamo con noi davanti al Signore le speranze e le fatiche di ognuno».

«In questo momento di grave preoccupazione – conclude l’arcivescovo Boccardo –, ciascuno si senta responsabile della salute propria e degli altri, attenendosi scrupolosamente alle indicazioni emanate dalla competente autorità per contrastare il diffondersi dell’epidemia».

Perugia: Celebrata dal cardinale Bassetti la messa domenicale in diretta tv, radio e social media. Il presule: «Viviamo tutti in una valle oscura, ma non temiamo alcun male perché il Signore è con tutti noi»

«Carissimi, ho deciso di celebrare qui in cattedrale, la chiesa madre della nostra Archidiocesi, perché desidero fortemente che l’abbraccio del pastore possa raggiungere tutti: innanzitutto i malati. Purtroppo siamo nel cuore di una tempesta, ormai così vasta, che solo può essere vinta con tanta preghiera e carità, obbedendo a ciò che, per il bene di tutti, ci viene chiesto». Ha esordito con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia della messa della Quarta domenica di Quaresima (22 marzo), celebrata nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia; celebrazione trasmessa in diretta da Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali, da permettere al presule di entrare virtualmente in tutte le case dei fedeli in tempo di “Coronavirus”.

Cuori al servizio del prossimo. «Un pensiero particolare lo voglio ancora rivolgere agli infermieri, ai medici, a tutti i gli operatori sanitari, ai sacerdoti – ha proseguito il cardinale –: voi, carissimi, in questi giorni state prestando le vostre mani a Dio. La vostra scienza, il vostro cuore è al servizio del prossimo. Pe questo non finirei mai di benedirvi e di pregare per quello che state facendo, rischiando per primi la vita. Penso infine, con tanta commozione, a tutti coloro che il Signore ha chiamato a sé, in totale solitudine, senza una carezza, senza un bacio, senza una preghiera dei loro cari, coloro che non hanno potuto nemmeno accompagnarli al cimitero. Ma io sono certo che al capezzale di ciascuno c’era Gesù, che continuamente sta vicino a chi è in agonia».

Vittime della pigrizia spirituale. Commentando il Salmo 22, il cardinale ha ricordato ai fedeli che esso «esprime tutta la tenerezza del nostro Dio: il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…, anche se vado per una valle oscura. E’ quanto stiamo vivendo proprio in questi giorni, sentendoci tutti in una valle oscura in cui non temo alcun male, perché tu Signore sei con me. Il Signore è davvero con tutti noi: sentiamolo vicino! Purtroppo siamo tutti vittime della nostra pigrizia spirituale, che non ci aiuta a mettere Gesù al primo posto nella nostra vita. Gesù ha trasformato la sua tenebra, non solo quella esteriore ma anche quella del suo cuore in luce. Anche la nostra vita, illuminata da Gesù, può trasformare la nostra tenebra in luce, in modo che, come ha fatto il cieco nato, diventiamo anche capaci di illuminare gli altri».

Piccola chiesa domestica. «Mi rendo conto, cari fratelli, quanto per voi possa essere motivo di sofferenza non potere partecipare drittamente alla celebrazione eucaristica, soprattutto in queste domeniche di Quaresima così significative per il nostro cammino spirituale verso la Pasqua. Ma in un certo senso – ha evidenziato il presule – è la madre Chiesa, che vi viene a trovare a casa vostra, nelle vostre famiglie. Mi preme sottolineare che ogni famiglia fondata sull’amore di Gesù e sul sacramento del matrimonio, è una “piccola chiesa domestica”. La chiesa non è soltanto in cattedrale, ogni vostra famiglia è chiesa domestica. Ecco allora l’occasione, anche se forzata, di vivere le relazioni, di dialogare e di educarsi a vicenda. Nella vita di tutti i giorni, spesso per un motivo o per un altro, manca questa relazione, non c’è più tempo per il dialogo nelle nostre famiglie, per un sorriso… E’ tutto un correre…».

Recuperare i rapporti umani. Questo diventa il tempo di recuperare i rapporti fra genitori e figli, con i nonni, fra fratelli. E cosi può essere facile ritrovare la centralità della preghiera e dell’ascolto della Parola di Dio, e, insieme, riscoprire l’importanza del colloquio comunitario e personale con il Signore. L’espressione “chiesa domestica” può adesso diventare una realtà, perché ogni battezzato può sperimentare la piena consapevolezza di quella dimensione sacerdotale che lo rende capace di un vero rapporto con Dio e con i fratelli».

Ulteriore passo verso il Vangelo. «Ricordiamoci, come dice san Paolo, che noi “siamo tempi di Dio” e che il Signore è sempre presente dove due o tre sono riuniti nel suo nome. E se questo è vero, figuratevi se il Signore non è presente in questo momento nelle vostre famiglie. Questo vale anche per chi di fatto fosse solo in casa, come tanti anziani. Fratelli, vi supplico, cogliete questi giorni di “crisi”, in senso biblico, come “giudizio”, come una prova che possa servirci. Solo cosi – ha concluso il cardinale – permetteremo alla nostra Chiesa di fare un ulteriore passo verso il Vangelo»

Perugia – La seconda “lettera settimanale di collegamento”, nel tempo del “corona virus”, del cardinale Gualtiero Bassetti alla comuni0tà diocesana: “Rifulge il mistero della croce”.

«Fratelli carissimi, in questa Quaresima, così provata, vogliamo stare saldamente abbracciati alla croce di Gesù, che è l’unica nostra speranza. Essa risplende in modo particolare, in questi giorni dolorosi, segnati da morte, sofferenza e disorientamento». Lo scrive il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve nella sua “Lettera settimanale di collegamento” – la seconda nei giorni del “corona virus” – pubblicata sul sito dell’Archidiocesi (www.diocesi.perugia.it) e inviata a parrocchie, comunità religiose, associazioni e movimenti ecclesiali attraverso la newsletter Nuntium Perusinum (per chi fosse interessato a riceverla: http://diocesi.perugia.it/modulo-iscrizione-nuntium-perusinum/).

Riflettendo sulla città di Perugia, in emergenza sanitaria, il cardinale evidenzia: «Si ha l’impressione di vivere in un clima surreale. Piazza IV Novembre è vuota. Le pochissime persone che l’attraversano sembrano ombre: passano rapidamente e subito scompaiono. Una persona mi ha scritto: “prego il Signore e gli dico: fino a quando?”. Non temete, il Signore continua a far splendere su di noi la luce del suo volto e ci dona la sua salvezza».

«La croce – scrive il cardinale Bassetti – è il culmine del dolore di Dio e dell’uomo e al tempo stesso l’orizzonte sconfinato di tutto l’amore di Dio e del pallido amore di noi, sue creature. Anche se sulla terra vivono miliardi di uomini e di donne, la passione di Cristo e la sua morte in croce, restano indivisibili, e quindi partecipate in pienezza a ciascuno. Tutto l’amore del Crocefisso si riversa su di me, ma anche su ciascuno dei miei fratelli e delle mie sorelle e questo mi porta ad avere rispetto e carità nei confronti di tutti».

Perugia: Giovedì 19 marzo la comunità diocesana in preghiera per l’Italia.
«Vi invito a pregare il Rosario in famiglia la sera della festa di san Giuseppe, il protettore delle famiglie e della Chiesa, accendendo un lume alla finestra di ogni casa. Il vostro vescovo sarà il primo a compiere questo gesto e ad unirsi nella preghiera che ci accomunerà per sottolineare la fede, la speranza e, soprattutto, quell’amore che diventi un filo rosso dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, il filo rosso della carità molto più forte della “zona rossa”». Con queste parole il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti invita tutte le famiglie dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve a raccogliersi in preghiera nell’emergenza sanitaria.

E’ la Chiesa italiana ad invitare, giovedì sera 19 marzo, ogni famiglia, fedele e comunità religiosa della Penisola a pregare simbolicamente uniti alla stessa ora: alle 21, per tutto il Paese. Nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica di san Giuseppe, in ogni casa si reciterà il Rosario (Misteri della luce). Alle finestre delle case, si legge in una nota della Cei, si propone di esporre un piccolo drappo bianco o una candela accesa.TV2000 offrirà la possibilità di condividere la preghiera in diretta. L’invito della Cei si conclude proponendo a tutte le famiglie italiane credenti un’invocazione al Santo Custode della Santa Famiglia scritta da papa Leone XIII, che fu vescovo di Perugia per 32 anni (1846-1878): “A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio, insieme con quello della tua santissima Sposa”.

Coronavirus – Messaggio e la preghiera di affidamento a Maria del Vescovo Mons. Gualtiero Sigismondi al Santuario Madonna del Pianto.

E’ dal 1614 che l’effigie della Madonna del Pianto è venerata nella Diocesi di Foligno. La devozione dei cittadini folignati verso la Madonna del Pianto andò crescendo di anno in anno, tanto che la nominarono loro protettrice rivolgendosi spesso a lei per implorare soccorso durante le calamità.

Messaggio e preghiera di affidamento a Maria
In un momento così delicato per la vita del nostro Paese mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle carissimi, attraverso i mezzi di comunicazione sociale della Diocesi. Il sentimento di pericolo, di precarietà, di isolamento che tutti sperimentiamo mette a dura prova il nostro animo, che non può rinunciare a tenere viva la speranza. Noi siamo “prigionieri della speranza” e non “carcerieri”! Lo ricordava il profeta Zaccaria (cf. 9,12) in un momento delicato della vita di Israele.
In forza della tutela della salute pubblica la Chiesa che è in Italia ha accettato responsabilmente di celebrare la Messa “pro populo” senza il popolo. Sebbene Dio “non leghi la sua grazia ai soli sacramenti”, il “digiuno eucaristico” ci fa sperimentare la testimonianza dei martiri di Abitene: “Senza la Domenica non possiamo vivere”.
La “quarantena” di questa Quaresima ci sollecita a convertirci a uno stile di vita più sobrio. I tanti “no” che i decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri impongono sottintendono il “sì” al bene comune. La raccomandazione di rimanere a casa ci aiuti ad ascoltare il silenzio, a riservare una speciale cura per la vita interiore e a riscoprire i rapporti familiari.
Il ponte più vulnerabile e insieme più necessario è quello della stretta di mano: nelle circostanze attuali non possiamo compiere questo gesto. Si tratta di una dolorosa rinuncia, di una necessaria astinenza, che ci può aiutare a riconoscere che l’uomo non è chiamato ad alzare muri. La Vergine Maria, “Ponte incrollabile” tra il Figlio di Dio e l’umanità sofferente, ci ottenga dal Figlio suo la grazia di vivere questa Quaresima, così austera, “protesi alla gioia pasquale”.

Preghiera alla Madonna del Pianto

Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Vergine Maria del Pianto: distilla le nostre lacrime nella “fornace ardente” del Cuore del Figlio tuo.
Ti consegniamo le lacrime procurate dal flagello del coronavirus: veglia sull’incolumità delle nostre famiglie e fa’ che la presente trepidazione si trasformi in gioioso ringraziamento.
Ti presentiamo le lacrime che “grondano notte e giorno, senza cessare”, dagli occhi di chi ha perso una persona cara: ispira loro il silenzio, pieno di attesa, del Sabato santo.
Ti preghiamo per chi, carico di anni, è visitato dal pianto della solitudine e dell’abbandono: fa’ che il loro cuore desolato sia rianimato da intrepidi operatori di misericordia.
Ti mostriamo le lacrime miste a sudore dei medici e di tutti gli operatori sanitari: lenisci la loro fatica, mirabile segno di una carità concreta, generosa e senza limiti di tempo.
Ti chiediamo di assistere con la tua sapienza coloro che governano la comunità civile: apri i loro occhi, perché cercando il bene comune non trascurino le lacrime dei poveri.
Ti confidiamo la preoccupazione per le pesanti conseguenze economiche dell’attuale emergenza sanitaria: fa’ che a nessuno manchi il pane, la casa e il lavoro.
Ti supplichiamo per chi, in lacrime, è costretto a lasciare la propria terra assediata dalla guerra e stremata dalla fame: aiutaci a non distogliere lo sguardo dal popolo siriano.
Ti affidiamo chi sperimenta che senza l’Eucaristia non è possibile vivere: lubrifica i loro occhi con il “collirio” della Parola e la contemplazione dei misteri del Rosario.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Consolatrice degli afflitti: a te il Figlio tuo ha riservato i diritti d’Autore sulle nostre lacrime.

Foligno, 13 marzo 2020

+ Gualtiero Sigismondi

Spoleto – La supplica di mons. Boccardo alla Santissima Icone «in questi giorni in cui un virus insidioso ci spaventa come un mostro invincibile e attenta alla nostra vita e alla nostra pace».

Nella III Domenica di Avvento, 15 marzo 2020, nel pieno della pandemia del Covid-19 (Coronavirus) l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presiedente della Conferenza Episcopale Umbra mons. Renato Boccardo ha presieduto due momenti di preghiera nella Cappella della Santissima Icone del Duomo di Spoleto, entrambi in assenza di fedeli come previsto dalle ordinanze del Governo e trasmessi in diretta sulla pagina Facebook diocesana.

Al mattino il Presule ha celebrato la Messa e nell’omelia si è soffermato sul brando del Vangelo che presentava la samaritana all’inizio come “donna della Samaria” e dopo essere stata cercata dal Padre come conoscitrice “dell’acqua viva” che è Cristo. «Nelle parole che Gesù rivolge a questa donna, “Dammi da bere”, riconosciamo – ha detto il Presidente dei Vescovi umbri – l’invocazione di aiuto che si eleva in mille modi diversi da ogni parte del mondo di fronte alla situazione tragica che stiamo vivendo. E noi vogliamo esprimere con queste stesse parole l’intercessione, fiduciosa e sicura, che – insieme con la Vergine Maria qui venerata nella sua SS.ma Icone – deponiamo sull’altare del Signore per tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità, affinché tutti liberi del male fisico e morale e a tutti conceda di fare presto ritorno ad una sicura e serena quotidianità. “Dammi da bere” – ha proseguito mons. Boccardo – esprime anche la richiesta di sostegno da parte di quanti sono colpiti dal morbo e dei loro famigliari. E noi con la preghiera accompagniamo la loro sofferenza e chiediamo il dono della fortezza e della salute per tutti gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e del volontariato, che stanno testimoniando abnegazione e grande professionalità. Infine, “Dammi da bere” – ha concluso l’Arcivescovo – esprime infine l’anelito dei credenti e di tutta la comunità cristiana, che si astiene in queste settimane – non senza sofferenza ma per senso di civile responsabilità – dal radunarsi per celebrare i santi misteri esperimentando un particolare “digiuno” che accresce la nostalgia e la fame del corpo eucaristico di Gesù presente nel suo corpo ecclesiale. Sappiamo però che quando ci è precluso il tempo della vita esteriore possiamo dedicarci con più intensità a nutrire quella interiore. Nessun virus, per quanto malefico e subdolo, nessun decreto, per quanto utile e inevitabile, può impedirci di adorare il Padre in spirito e verità, di percorrere – oranti – le pagine della Scrittura, di moltiplicare la fantasia della carità».

Nel pomeriggio mons. Boccardo ha presieduto la preghiera del Rosario dinanzi alla Santissima Icone conservata nel Duomo di Spoleto e molto venerata dalla gente. Davanti all’Icone l’Arcivescovo ha acceso una lampada votiva che arderà fino al termine della pandemia, ripetendo questa antica supplica: “Ricordati, o piissima Vergine Maria, che non si è mai inteso che qualcuno abbia avuto ricorso alla tua protezione, abbia implorato il tuo aiuto, richiesto il tuo patrocinio e sia stato da te abbandonato. Animati da tale fiducia, a te ricorriamo, o Madre, Vergine delle vergini, a te veniamo e, pur peccatori, ci prostriamo ai tuoi piedi a domandare pietà. O Madre del divin Verbo, non disprezzare le nostre preghiere ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen”. Al termine del Rosario, mons. Boccardo ha recitato la supplica che lui stesso ha composto alla Santissima Icone in questo tempo di Coronavirus. In un passaggio si legge: “In questi giorni un virus insidioso ci spaventa come un mostro invincibile e attenta alla nostra vita e alla nostra pace. Ricordaci che la vita e la morte, il tempo e il futuro non ci appartengono e non ne siamo i padroni. Ripetici che c’è Qualcuno a cui dobbiamo riferirci, a cui chiedere aiuto e protezione: Gesù, Figlio prediletto del Padre celeste e nostro Salvatore”. La preghiera intera è pubblicata nel sito della Diocesi: www.spoletonorcia.it.

Prossimi appuntamenti di preghiera. Ricordiamo che ogni giorno l’Arcivescovo alle ore 18.00 celebra la Messa dal Duomo, che verrà trasmessa in diretta Facebook sulla pagina SpoletoNorcia. Giovedì 19 marzo alle 21.00, in unione con la Chiesa italiana che promuove un momento di preghiera per tutto il Paese invitando le famiglie ad accendere una candela alla finestra di casa, mons. Boccardo celebrerà il Rosario dall’altare di S. Giuseppe della chiesa di S. Filippo Neri in Spoleto (diretta sulla pagina Facebook SpoletoNorcia).

Perugia: Il cardinale Bassetti alla celebrazione eucaristica in diretta radio e social media. Il presule: «Abbiamo nelle nostre mani un’arma molto più potente del “corona virus”»

«Abbiamo nelle nostre mani un’arma molto più potente del “coronavirus”: è la corona del S. Rosario». Lo ha detto il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’omelia della celebrazione eucaristica della Terza Domenica di Quaresima, il 15 marzo, tenuta nella cappella dell’episcopio di Perugia, trasmessa in diretta da «Umbria Radio In Blu» e sui social dei media diocesani per essere spiritualmente vicino a tutti i fedeli, in particolare ai più colpiti e in difficoltà. «Il professor Giorgio La Pira – ha proseguito il cardinale – diceva che la corona è un’arma più potente della bomba atomica. Io ero un ragazzo e pensavo che il professore esagerasse. Ora sono anziano e vi dico che le sue parole mi convincono: pregate! La corona del S. Rosario è un ottimo strumento per la preghiera in famiglia».

No ad abbandono e sfiducia.

Nel commentare il Vangelo, il presule ha detto: «Mi colpiscono le parole di papa Francesco, esse sono una bellissima risposta per chi è sfiduciato, per chi si è lasciato andare, per chi si sente abbandonato. Tenetele bene in mente queste parole del Papa: “a Dio stai a cuore proprio tu, tu che ancora non conosci la ricchezza del suo amore; tu che non hai ancora accolto Gesù al centro della tua vita; tu che forse per le cose brutte che ti sono capitate non credi più nell’amore”. Sono le parole di un padre, di un pastore a cui sta a cuore il suo gregge. Il ritornello del Salmo 24 coglie profondamente il grido di papa Francesco: “Ascoltate oggi la voce del Signore, non indurite il vostro cuore…”».

Stanchi e affaticati.

«Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù stanco e affaticato per un lungo viaggio – ha evidenziato il cardinale – ed anche noi, per un motivo o per un altro, soprattutto per questo virus, siamo davvero stanchi e affaticati. Potremmo dire che la stanchezza di Gesù non è soltanto fisica. E’ la stanchezza che dipende dal suo continuo correre dietro a noi, per tirarci fuori dai nostri guai in cui continuamente ci cacciamo, per difenderci dai pericoli ai quali andiamo incontro, per liberarci dai peccati. Questa è la vera stanchezza di Gesù».

Eucarestie pro populo.

«C’è nel brano del Vangelo di oggi qualche cosa che si riferisce alla nostra difficile situazione in cui ci troviamo. In questi nostri fratelli privati del nutrimento del corpo e del sangue di Cristo si coglie tutta la loro sofferenza nell’ascoltare e nel partecipare a questa Eucaristia. Sono vicino a questa fame e a questa sete e mi auguro che presto possa essere appagata, ma la Parola del Signore ci aiuta in questo momento proprio come Lui ha detto alla samaritana ad adorare Dio in spirito e verità, perché Dio è spirito e verità. Anche con il digiuno eucaristico queste parole ci invitano a intensificare la nostra preghiera in riferimento alla Parola di Dio, come ho sempre detto in questi giorni. Le mie parole, dice Gesù, sono spirito e vita. Tutte le Eucarestie che noi celebriamo in questo periodo sono pro populo, sono per voi, fratelli, sono per le vostre intenzioni. Coraggio, non vi abbandoniamo, continuate ad adorare Dio in spirito e verità. Un giorno, e spero che possa venire il prima possibile per la volontà del Signore, tutte le nostre Chiese si riempiranno per cantare il Te Deum, il canto di lode e di ringraziamento al Signore, il canto della vittoria di Dio sul male».

I segni di bene da cogliere.

Al termine della messa, il cardinale Bassetti ha salutato i fedeli con parole di incoraggiamento e conforto rivolte in particolare «ai malati, ai medici, agli operatori sanitari, alle famiglie con i loro cari in ospedale e a tutte quelle che risentono di questa crisi economica causata dall’emergenza sanitaria. Attorno a me – ha commentato – vedo qualche cosa che ci spinge sempre a sperare e sono dei segni di bene che insieme a voi voglio cogliere: un medico che dà la vita per curare i contagiati; una infermiera che si addormenta sul computer stremata dallo sforzo di dovere soccorrere tante persone per ore e ore; un comandante che scende per ultimo da una nave con a bordo persone infette; una madre che rassicura i suoi bambini; le persone che attenuano la solitudine di un anziano portandogli la spesa a casa; chi presta ascolto alle povertà dell’altro; chi dona denaro e chi è generoso donando il suo tempo per le opere di carità».

I poveri vanno soccorsi.

«Le mense devono restare aperte e i poveri vanno soccorsi – ha sottolineato il presidente della Cei –. Guai se venisse a mancare l’azione caritativa della Chiesa. Vedo in questo senso tanta necessità e voglio anche stimolarla in modo che a chi ha bisogno non manchi nulla di ciò che Dio, attraverso le nostre mani, vuole offrirgli».

La Cei stanzia 10 milioni di euro dell’8Xmille per far fronte all’emergenza Coronavirus tramite le Caritas diocesane. Don Soddu (Caritas Italiana): “Segno di speranza e conforto per le persone in difficoltà”

La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, per sostenere le Caritas diocesane nella loro azione di supporto alle persone in difficoltà a causa dell’emergenza “coronavirus”, ha deliberato lo stanziamento di 10 milioni di euro provenienti da donazioni e dall’otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. Saranno le 220 Caritas diocesane, distribuite in tutta Italia, a individuare gli interventi più urgenti, territorio per territorio, dando priorità a forme di sostegno economico destinato alle famiglie già in situazioni di disagio, all’acquisto di generi di prima necessità per famiglie e persone in difficoltà (viveri, prodotti per l’igiene, farmaci..), ad attività di ascolto (es. numero verde diocesano) destinate ad anziani soli, persone fragili, etc., e al mantenimento dei servizi minimi per le persone in situazione di povertà estrema: mense con servizio da asporto, dormitori protetti… «Questo stanziamento straordinario della CEI – spiega il Direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu – si pone per le Caritas diocesane come un segno concreto di speranza e conforto. Le Chiese locali, in questo modo, continueranno a non far mancare il dinamismo forte della Carità». Caritas Italiana rinnova l’appello a tutti alla solidarietà invitando a sostenere – direttamente o per suo tramite – le iniziative e gli interventi mirati delle Diocesi e delle Caritas locali in favore delle persone in difficoltà e in condizioni sempre più precarie.