Perugia – ordinati dal cardinale Bassetti sei nuovi diaconi transeunti in preparazione al loro sacerdozio. Il presule: «Questi sei figli sono il frutto della maternità della Chiesa»

Nella basilica di San Domenico di Perugia, nel rispetto delle disposizioni per il contenimento del contagio da Covid-19, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, nel giorno della Festa diocesana della Madonna delle Grazie e di avvio del nuovo Anno pastorale, ha ordinato diaconi transeunti sei giovani seminaristi perugini. Si tratta di Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Emmanule John Olajide Boluwatife, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello, che il prossimo anno diventeranno sacerdoti dopo aver ultimato gli studi presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro “Pio XI” di Assisi. Nell’introdurre la celebrazione eucaristica il cardinale ha commentato: «Chissà da quanto tempo questa stupenda basilica domenicana non aveva visto tante persone riunite, pur nel rispetto delle regole che ci sono richieste, per una celebrazione così significativa. Questi sei figli che stanno dinanzi a me sono il frutto della maternità della Chiesa».

La Chiesa è madre e lo ha sottolineato il cardinale nel ricordare che «la Chiesa genera i suoi figli attraverso il battesimo e il sacramento dell’Ordine e li costituisce padri e maestri della comunità. E’ per questo che all’inizio abbiamo invocato lo Spirito Santo, perché opera sempre delle creazioni nuove e questi figli saranno generati al primo grado del sacramento dell’Ordine e saranno totalmente al servizio del popolo di Dio. Ecco perché voi popolo di Dio avete questo senso dell’importanza e della bellezza della necessità delle vocazioni, perché altrimenti chi darebbe l’Eucaristia domani, chi darebbe i sacramenti, chi ci accompagnerebbe al Signore all’ultimo respiro della nostra vita? Grazie figli per aver già detto con il cuore il vostro sì per questa grazia al diaconato e che lo ripeterete tra poco al Signore dinanzi al popolo di Dio».

Risposta generosa alla chiamata del Signore. «Carissimi Daniele, Emanuel, Micheal, Samy, Simone e Vittorio. Una doppia consolazione pervade la mia anima, in questa solenne e indimenticabile celebrazione – ha esordito il cardinale nell’omelia –. Vi confesso che, in 26 anni di episcopato, non mi era mai accaduto di poter consacrare, insieme, sei diaconi di una stessa diocesi, tutti candidati all’ordine del Presbiterato. L’altro motivo di grande emozione è dato dal fatto che il Vescovo, che stasera vi consacra, da più di tre anni avrebbe dovuto essere emerito; perciò, fin da quando entraste in seminario, vi ho sempre detto “sarà un altro Vescovo ad imporvi le mani”. Ma è sempre la Provvidenza del Signore che tutto dispone. Sono convinto di conoscervi abbastanza perché, nei primi vostri anni di seminario, venivo spesso ad incontrarvi. Da sempre, e lo dico con grande sincerità, ho avuto la percezione che fosse il Signore a chiamarvi e devo constatare che la vostra risposta è stata generosa».

Sostenuti da un amore forte a Cristo. «Cosa ho notato in voi durante gli anni della formazione? – si è chiesto il presule –. Nonostante le fragilità, che accompagnano sempre la nostra vita cristiana, vi ho visti sostenuti da un amore forte: non un amore di pelle, tumultuoso e incostante, come spesso è quello degli adolescenti, ma pacato, sereno, forte, davvero capace di muovere le vostre persone e di saziarle. È questo amore personalissimo a Gesù Cristo che, ne sono certo, vi ha sostenuto ed ha motivato la vostra scelta. È questo amore a Gesù che vi farà prendere in mano la Bibbia e vi farà sostare, come Maria di Betania, ai piedi del Maestro, mentre Lui vi parla ed ammaestra. L’amore a Cristo vi farà altresì prendere in mano la Liturgia delle Ore, con quotidiana fedeltà, per parlare allo Sposo con la voce della Sposa e per portare davanti a Dio la lode, il gemito, l’attesa, la speranza della nostra Chiesa e di tutta l’umanità. Questo stesso amore, carissimi Daniele, Emanuel, Michael, Samy, Simone, Vittorio, vi farà accostare con passo generoso e trepido, al cammino dei bambini, dei giovani, degli adulti, degli anziani e soprattutto delle famiglie, per essere fratelli ad ogni generazione e farvi “tutto a tutti, allo scopo di guadagnare sempre qualcuno alla causa del Vangelo”».

Varcare sempre la porta di Cristo. «Soltanto la tenerezza dell’amore di Cristo – ha proseguito il cardinale – vi porterà a percorrere ogni geografia umana, ad essere cittadini delle regioni della gioia, come di quelle del pianto, non per celare il vostro volto sotto maschere di occasioni, ma per essere per ciascuno la visibilità di Dio. Solo la forza unitiva dell’amore a Cristo vi impedirà, domani, da presbiteri, di essere solitari, di isolarvi nelle vostre parrocchie, ma vi spingerà a camminare con la chiesa locale, a costruire un rapporto significativo e fraterno con gli altri preti e col Vescovo. Ve lo ripeto, varcate sempre quella porta che è Cristo per consegnarvi a Lui totalmente e offrirgli con semplice e disarmante verità la vostra vita. Cari candidati al diaconato, carissimi sacerdoti qui presenti, consacrati e consacrate, famiglie, se noi non varchiamo quella porta che è Cristo, siamo tutti dei falliti davanti a Dio, a noi stessi, e a tutte le attese che i fratelli ci presentano. Ma se, nonostante i vostri limiti, voi cari figli sarete innamorati di Cristo, anche fra i ghiacciai del Polo Nord, come diceva il Vescovo Tonino Bello, potrete far ardere i vostri sarmenti. E questo amore vale ben più della pastorale, della morale, della teologia, del ministero stesso, anche se tutto ciò occorre».

La nostra Madonna della Grazie, ha detto il presule, rivolgendosi ai sei ordinandi, «vi orienti sempre a dire il vostro “eccomi”, nella fedeltà alla Parola, nell’offerta della vita, nell’inginocchiarvi, come il Maestro, per lavare i piedi ai vostri fratelli. Sia proprio Lei, la Vergine silenziosa e forte, ad aiutarvi a non avere mai paura. Non vi mancherà mai l’aiuto e il sostegno di San Domenico, San Francesco e della schiera dei santi e delle sante dell’Umbria».

Messaggio ai giovani. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti si è rivolto a tutti i giovani presenti dicendo loro: «Daniele, Emanuel, Micheal, Samy, Simone, Vittorio hanno corso, in questi anni, attratti dal volto di Cristo. Lo Spirito Santo vi spinga in questa corsa in avanti. La Chiesa ha bisogno del vostro slancio, delle vostre intuizioni, della vostra fede. Ne abbiamo bisogno tutti noi! E come dice papa Francesco: “quando arriverete dove noi non siamo ancora giunti, abbiate la pazienza e la bontà di aspettarci!”».

Assisi – l’Assemblea diocesana che dà il via al Triennio della carità. Mons. Sorrentino: “Crisi pesante, riaccendiamo il fuoco dell’amore”

“Come credenti dobbiamo cogliere i bisogni di un’umanità dolente. C’è un’esclusione sociale e un’economia che uccide”. Lo ha detto padre Giulio Albanese, missionario comboniano all’assemblea diocesana che si è svolta sabato mattina 12 settembre alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. Nella sua relazione il religioso ha toccato diversi aspetti per parlare e approfondire il tema della carità al centro dell’incontro e tema portante del prossimo triennio della diocesi. “In questo momento storico abbiamo affermato il primato del business, del mercato sulla persona umana, abbiamo finanziarizzato tutto. È un’economia che ha bisogno di una redenzione, che è l’emblema di una crisi anche antropologica e dei valori. Ecco perché abbiamo bisogno di un’evangelizzazione della società a tutti i livelli. Oggi – ha aggiunto padre Albanese – siamo di fronte alla dialettica tra buoni e cattivi, una dialettica che non porta da nessuna parte, anzi porta al pregiudizio, a pensieri che si dissolvono in bolle di sapone. Dobbiamo contrastare il pensiero debole e per questo il discernimento è fondamentale. La vera sfida è quella della complessità. Nella complessità non c’è una risposta, ma l’avvio di percorsi e di processi per contrastare il pensiero debole. L’unico statista che ha capito questo è papa Francesco. Siamo di fronte a rigurgiti di sovranismo, regionalismo, provincialismo che sono il contrario della fraternità. La povertà deve essere aperta alla condivisione”. Tra i temi affrontati da padre Albanese c’è stato anche quello della mobilità umana. “È una realtà del nostro tempo che può avere degli aspetti problematici, ma anche dei vantaggi e c’è sempre stata. Bisogna riflettere e capire che c’è un bene comune una res pubblica che ci appartiene. Chi è il prossimo? Il prossimo siamo noi. Siamo noi che dobbiamo essere prossimi agli altri. Come credenti dobbiamo cogliere i bisogni di un’umanità dolente. Dobbiamo dare voce a chi non ha voce”.

Dopo il dibattito è seguito l’intervento del vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino che ha spiegato il piano pastorale. “Guarire l’amore”, “Tessere relazioni”, “Carità politica”, saranno i temi che verranno affrontati rispettivamente il primo, secondo e terzo anno. “Dobbiamo ripartire con un grande slancio – ha detto il vescovo – perché la crisi è grande e in qualche aspetto somiglia molto alla crisi originaria. Non sappiamo più perché sperare, che cosa sperare anche in termini di solidarietà con le future generazioni e con il cosmo. Vorrei che questi tre anni, che sono anche gli ultimi in cui sarò in mezzo a voi, siano all’insegna di un amore travolgente, infiammante e infiammato. In tre anni si può costruire un mondo. Gesù la Chiesa l’ha poggiata su tre anni di ministero. La società ormai ci mette alle corde. Il Covid è stato un fotografo del nostro futuro se non ci rimettiamo in carreggiata con l’ardore di Gesù e della prima comunità”.

Domenica 13 settembre nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli, durante la celebrazione eucaristica delle ore 16, ci sarà l’ordinazione diaconale di Flavio Cardinali, Osvaldo Pompili e Matteo Renga. Al termine della santa messa il vescovo consegnerà la lettera pastorale intitolata “Al di sopra di tutto, l’amore”.

Perugia – il cardinale Bassetti traccia le linee-guida del nuovo anno pastorale. Al centro dell’azione: famiglia, giovani, nuovo stile di evangelizzazione, creatività dello Spirito.

«Solo camminando sulla stessa strada, solo attraverso la profonda sintonia, solo con scelte e proposte condivise nel clero, e tra clero e laici, possiamo rendere incisivo l’annuncio evangelico». Lo evidenzia il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nell’intervista rilasciata al settimanale cattolico umbro La Voce (in edicola questo fine settimana e consultabile su: www.lavoce.it). A porre alcune domande al cardinale sull’avvio del nuovo Anno pastorale 2020-2021, nel tempo del Covid-19, è il sacerdote Francesco Verzini, neo giornalista pubblicista, a margine del recente incontro mensile di formazione rivolto ai giovani presbiteri dell’Archidiocesi perugino-pievese.

Superare il clericalismo. «La Chiesa non può essere un corpo senza armonia – sottolinea il cardinale –, altrimenti quale testimonianza darebbe di sé stessa? La sinodalità, però, è preceduta necessariamente dal superamento del clericalismo, da parte anzitutto dei presbiteri e dei diaconi». Il presidente della Cei è convinto anche della necessità «del passaggio da una pastorale concentrata nelle mani del clero a una pastorale condivisa con il laicato, dal ‘progetto’ fino alla ‘verifica’. Il clericalismo va anche superato tra i laici collaboratori: l’ambito pastorale nel quale si opera non può essere una ‘proprietà privata’ nella quale si fa e disfa a piacimento, ma il luogo dove si è al servizio degli altri, e non al di sopra degli altri; come il luogo nel quale promuovere i carismi di ciascuno».

Famiglia e giovani. Le priorità per il cardinale da porre al centro del nuovo Anno pastorale sono: famiglia e giovani. «Sono questi i due ambiti nei quali si fa pressante la richiesta di un nuovo stile di evangelizzazione – sottolinea Bassetti –, che sappia restituire alle famiglie cristiane la consapevolezza di essere ‘Chiesa domestica’, e che il primario compito di trasmissione della fede spetta a loro. Ricordo le parole di san Giovanni Paolo II: ‘Famiglia, diventa ciò che sei». Riguardo ai giovani, aggiunge il presule, «va rinnovato il nostro impegno verso le giovani generazioni, affinché attraverso gli oratori, così come attraverso i percorsi post-cresima, o le varie attività pastorali e di evangelizzazione a loro dedicate, possano rinsaldare quel legame con la Chiesa che spesso inizia a deteriorarsi proprio con la conclusione dell’iniziazione cristiana».

Creatività dello Spirito. Soffermandosi sulle parrocchie, in questo tempo di ripartenza, il cardinale Bassetti ricorda che «più volte durante il lockdown, così come alla ripresa delle celebrazioni con partecipazione di popolo, ho richiamato alla responsabilità di ciascuno. La tutela della salute pubblica è un dovere anche del cristiano. Non si può pensare di riprendere le attività pastorali, noncuranti delle indicazioni da parte degli organi di governo affinché venga contenuto il contagio da Covid-19. Allo stesso tempo, però, la nostra preoccupazione non dovrà essere solo quella della sicurezza, ma anche di dare inizio a un nuovo anno pastorale con quella creatività che viene dallo Spirito, affinché la testimonianza evangelica sia incisiva e fruttuosa».

Perugia: Il 12 settembre, festa della Madonna delle Grazie, avvio del nuovo Anno pastorale con il rito della “calata” del Sant’Anello e l’ordinazione diaconale di sei seminaristi

Il 12 settembre, giorno in cui la Chiesa celebra il Santissimo Nome di Maria, per la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve segna l’avvio del suo nuovo Anno pastorale (2020-2021). E’ il giorno della festa la Madonna delle Grazie la cui venerata icona è dipinta su una delle colonne della cattedrale di San Lorenzo (opera attribuita a un allievo del Perugino). Alle ore 10.30 si terrà il rito della “calata” del Sant’Anello.

Il Sant’Anello. E’ la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe, custodita nel prezioso reliquiario di argento e rame conservato in una cassaforte posta a otto metri d’altezza sopra l’altare della cappella del Sant’Anello. La cassaforte è protetta da una serie di grate e sportelli in metallo che vengono aperti con 14 chiavi in possesso delle autorità municipali (sette) e religiose (cinque), del Nobile Collegio del Cambio e del Collegio della Mercanzia (una ciascuna), a testimonianza dell’importanza di questa reliquia non solo religiosa ma per l’intera storia della città di Perugia.

La Confraternita. “Custode” del Sant’Anello è la quattrocentesca Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della cattedrale di San Lorenzo, ricostituita nel 2016 e che recentemente ha rinnovato il suo Consiglio. Lo scorso 7 settembre l’Assemblea dei confratelli, composta in gran parte da giovani, si è riunita rieleggendo alla carica di priore l’avvocato Roberto Tittarelli. Gli altri componenti del Consiglio sono: Tommaso Vicarelli, vice priore; Francesco Tugliani, camerlengo; Fabio Ercoli, segretario; Federico Poggianti, provveditore; don Riccardo Pascolini, cappellano; don Simone Sorbaioli, custode. Il 12 settembre, in occasione della “calata”, si terrà in San Lorenzo il rito della vestizione di un nuovo membro della Confraternita, Emanuele Pettini.

L’ordinazione diaconale. La festa della Madonna delle Grazie culminerà con la celebrazione eucaristica dell’ordinazione di sei seminaristi perugini a diaconi transeunti, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, nella basilica di San Domenico di Perugia, sabato 12, alle ore 17. Samy Cristiano Abu Eideh, Vittorio Bigini, Daniele Malatacca, Emmanule John Olajide Boluwatife, Simone Strappaghetti e Michael Tiritiello saranno ordinati diaconi, in vista del loro sacerdozio (il prossimo anno), per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del cardinale Bassetti, nella basilica di San Domenico, la chiesa più capiente di Perugia, per consentire un’ampia partecipazione di fedeli nel rispetto delle disposizioni contro il contagio da Covid-19.

Papa Francesco ad Assisi il 3 ottobre. Messa sulla tomba di San Francesco e firma della nuova enciclica

Ancora una volta, pur in forma strettamente privata, papa Francesco sarà ad Assisi alla tomba di san Francesco il 3 ottobre alle ore 15, per dare un messaggio al mondo che trova nel Santo di Assisi ispirazione e conforto. È il messaggio della fraternità. Convertendosi pienamente a Cristo, Francesco scoprì il Padre del cielo. Le sue parole, all’atto della spogliazione, furono: “Non più padre Pietro di Bernardone, ma Padre nostro che sei nei cieli”. L’unico Padre del cielo è fonte dell’unica fraternità tra tutti gli esseri umani, anzi, nella spiritualità del Santo, della “fraternità cosmica” che unisce, in qualche modo, tutte le creature: frate sole, sora luna, sora acqua, sora nostra Madre Terra. Mentre il mondo soffre una pandemia che mette tanti popoli in difficoltà, e ci fa sentire fratelli nel dolore, non possiamo non sentire il bisogno di diventare soprattutto fratelli nell’amore. Non ci salveremo se non insieme. Celebrerà alla tomba del Santo in forma riservata, negli stessi giorni in cui ad Assisi si fa festa, come sempre, per la solennità del Santo, iniziando con i vespri a Santa Maria degli Angeli, accogliendo autorità e fedeli della regione Marche, per l’omaggio a Francesco Patrono d’Italia. Anche questo gesto di papa Francesco ci dà nuovo coraggio e forza per “ripartire” nel nome della fraternità che tutti ci unisce.
«Al Sacro Convento firmerà la nuova Enciclica “Fratelli tutti…” – ha dichiarato il direttore della Sala Stampa, padre Enzo Fortunato -. La visita si svolgerà in forma privata, senza partecipazione di fedeli».
«E’ con grande gioia e nella preghiera che accogliamo e attendiamo la visita privata di papa Francesco. Una tappa che evidenzierà l’importanza e la necessità della fraternità – ha dichiarato il Custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti».

Messa dell’Arcivescovo a Castelluccio di Norcia nel 4° anniversario del sisma 2016. Mons. Boccardo: «Nonostante si faccia di tutto per rubarci la speranza, noi non vogliamo perdere quella determinazione per guardare avanti con fiducia».

Domenica 23 agosto 2020 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha celebrato la Messa a Castelluccio di Norcia, nella piccola edicola situata nel mezzo del Pian Grande, a ridosso del bosco di conifere a forma d’Italia. In questo luogo di culto, alle pendici del Poggio di Croce, trovavano riparo i pastori durante i temporali. Col Presule ha concelebrato il parroco in solido di Norcia don Davide Tononi. Era presente il vice sindaco della Città di S. Benedetto Giuliano Boccanera, il presidente della Comunanza Agraria di Castelluccio, i membri della Confraternita del Santissimo Sacramento del paese, diverse persone originarie del luogo ma che vivono altrove. Una celebrazione semplice e familiare che si è tenuta alla vigilia del quarto anniversario del terremoto (24 agosto 2016) che distrusse il Centro Italia, provocando anche la morte di 299 persone. Durante la Messa si è pregato per Papa Francesco che in questi anni, più volte e in più modi, è stato vicino ai terremotati, non ultimo nell’Angelus di domenica 23 agosto dove ha chiesto di accelerare la ricostruzione. «La costante prossimità del Papa – afferma mons. Boccardo – è un grande incoraggiamento per tutti noi chiamati, a livelli diversi, a riedificare le comunità ferite dal sisma, sia materialmente che moralmente». Nel corso della celebrazione, poi, l’Arcivescovo ha ricordato i familiari defunti delle persone presenti.
«Vedere ancora così Castelluccio di Norcia – ha detto il Presule – ci riporta necessariamente alle scosse dell’estate e dell’autunno del 2016, ma soprattutto ci riporta al dolore, alla sofferenza e all’amarezza di tante popolazioni che dopo quattro anni ancora non possono ritornare nelle loro case. L’abbiamo detto tante volte e non ci stanchiamo di ripeterlo: la casa è un diritto e lo Stato non può per ragioni burocratiche privare di un diritto fondamentale tutte queste persone. C’è una responsabilità grave – ha proseguito mons. Boccardo – che incombe su tutti coloro che hanno il dovere di custodire, di promuovere e di sostenere il bene pubblico. Per questo il nostro primo pensiero va a tutte quelle persone e famiglie che ancora sono costrette a vivere lontano dalle loro case, dai luoghi dei loro affetti e dei loro ricordi. Un appello accorato lo voglio rivolgere a tutti coloro che ci governano ai vari livelli: non ci dimenticate. Tante volte ci è stato detto “non vi dimenticheremo”. Abbiamo visto come da altre parti si è riusciti anche a ricostruire opere ardite. E noi qui dopo quattro anni abbiamo ancora le macerie. Da queste macerie – ha detto ancora il Presidente della Conferenza episcopale umbra – vogliamo raccogliere quel grido che tocca il cuore e la coscienza di tutti: non perdiamo la speranza. Nonostante si faccia di tutto per rubarcela, noi non vogliamo perdere quella determinazione per guardare avanti con fiducia. Le nuove ordinanze emanate l’altro giorno dal Commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini – ha concluso mons. Boccardo – le vogliamo cogliere come un segno positivo che ci permette di essere tenaci, cioè di non scappare ma di rimanere qui con forza e con determinazione».
Al termine della Messa l’Arcivescovo ha rassicurato gli abitanti di Castelluccio: «Il progetto per la struttura che fungerà da chiesa è pronto, stiamo attendendo le ultime autorizzazioni».

Perugia – editto del cardinale Bassetti per l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del seminarista Giampiero Morettini

Nell’approssimarsi del VI anniversario della morte di Giampiero Morettini, ritornato alla Casa del Padre il 21 agosto 2014, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti ha annunciato la prossima celebrazione dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del giovane seminarista, in seguito all’accettazione della richiesta canonica presentata dal Postulatore, don Francesco Buono. Attraverso l’apposito Editto, il cardinale invita tutti i fedeli a fornire notizie utili riguardanti la Causa, rivolgendosi al cancelliere arcivescovile, don Marco Pezzanera. La raccolta sia delle testimonianze di quanti hanno conosciuto Giampiero sia delle segnalazioni di grazie ottenute per sua intercessione costituisce un momento decisivo nella prassi canonica, per poter constatare anzitutto la fama di santità del seminarista in vita e la sua persistenza post mortem, così come per prendere atto della solidità del sensus fidelium che in lui ravvisa un valido intercessore presso Dio.

Con lui Dio non si era sbagliato. Per volontà dello stesso cardinale Bassetti, con la sua prefazione, nel 2016 per i Tipi delle Paoline, è stato pubblicato il volume di suor Roberta Vinerba dal titolo: Giampiero Morettini. Con lui Dio non si era sbagliato, che ricostruisce la vita del seminarista a partire dalle testimonianze di chi lo conobbe in vita.

Costante pellegrinaggio alla sua tomba. Da subito e in maniera costante, la tomba di Giampiero è visitata da persone che lo conobbero in vita, ma molti sono quelli che attraverso canali differenti (amicizie in comune, la lettura del libro, la testimonianza di grazie ricevute) vi si recano, senza averlo conosciuto in vita, per pregare e chiedere grazie.

Ponte tra gli uomini e Dio. “Molti chiedono la sua preghiera per la guarigione di bambini ammalati od anche per avere un figlio, altri riconoscono che la preghiera alla tomba di Giampiero è per loro fonte di profonda pace interiore, altri raccontano di grazie ricevute come il sollievo da un tormento, l’accompagnamento ad una buona morte, la guarigione di un figlio, la conversione di una persona amata. Intorno alla sua tomba in maniera silente ma continua, vi è dunque un flusso di persone che vi si reca perché la riconosce essere un luogo nel quale Dio si fa loro vicino e sentono Giampiero un amico vivo che è capace di essere ponte tra loro e Dio” (Libello).

Due Messe in ricordo del seminarista. In occasione del VI anniversario della nascita in cielo di Giampiero, domenica 23 agosto, alle ore 10, presso la chiesa San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano di Perugia, vi sarà la santa Messa presieduta dal vescovo ausiliare monsignor Marco Salvi, con l’introduzione di suor Roberta Vinerba e la conclusione di don Francesco Buono. Lo stesso giorno, alle ore 18, al cimitero di Sant’Angelo di Celle, ci sarà la santa Messa presieduta da don Giordano Commodi e concelebrata da don Gino Ciacci.

Nota biografica di Giampiero Morettini (1977-2014)*

Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente. Giampiero, nato in Sardegna nel 1977, si stabilizza in Umbria con la sua famiglia a Sant’Angelo di Celle, due anni dopo. Un “normale” bambino e adolescente, immerso nella vita del paese, al centro di una robusta rete di amicizie, che, dopo un’esperienza lavorativa nell’azienda agraria di famiglia, insieme alla madre, apre un negozio di frutta e verdura a Castel del Piano. Estraneo alla vita di fede, il 13 marzo 2006 nel suo negozio entra una suora per la benedizione pasquale che chiede a Giampiero di pregare per lui. Il giovane poco convintamente acconsente e la suora pronuncia una brevissima preghiera posandogli la mano sulla fronte e segnandolo con la croce. Un avvenimento che lo segnerà irreversibilmente e che confiderà, sempre con estremo pudore, a pochi amici. Dirà ai suoi confidenti di aver sentito un fuoco interiore e di essersi come assentato per un attimo. Lo stesso pomeriggio Giampiero si recherà dal parroco di Castel del Piano, don Francesco Buono, per confidargli l’accaduto.

Regalare la vita a Dio. Prende così il via “la prima parte della sua formazione spirituale: il riavvicinamento al confessionale, la presenza costante al percorso dei Dieci Comandamenti, la partecipazione assidua all’adorazione eucaristica” (Libello), fino all’ottobre del 2010 quando entra in seminario. Al Rettore, don Nazzareno Marconi (oggi arcivescovo di Macerata) si presenta con queste parole: “Vorrei regalare la mia vita a Dio”. “Gli anni del seminario sono segnati dalla grande fatica dello studio, che porta avanti con una dedizione ammirevole, convinto che lo studio sia necessario per essere un buon sacerdote” (Libello).

Con il sorriso dinanzi al Padre. “Il 29 maggio 2014, mentre stava terminando il terzo anno, ebbe un malore in seminario che svelerà una grave malformazione cardiaca congenita che necessitava con la massima urgenza un delicato intervento chirurgico” (dal Libello). Si prepara serenamente all’intervento, promettendo a uno dei ragazzi del gruppo parrocchiale, incontrato la sera prima del ricovero, che si sarebbero rivisti “nel posto giusto al momento giusto”. È operato il 24 luglio. Da lì l’inizio del calvario che lo porterà alla morte il 21 agosto ed anche che svelerà a tutti la fibra spirituale di cui è fatto. In questo mese Giampiero affronta il peggiorare delle sue condizioni sempre con serenità, totalmente offerto alla volontà di Dio, con il sorriso nonostante le grandi sofferenze che doveva sopportare, infondendo lui pace e speranza a coloro che lo visitavano.

Una moltitudine di persone alle esequie. La veglia di preghiera in preparazione alle esequie “e alle stesse esequie, una moltitudine di persone, giovani in particolare, molti che non avevano conosciuto in vita Giampiero, si riversò nella chiesa di San Pio a Castel del Piano in un clima di grande compostezza e preghiera. I sacerdoti che in quelle ore prestarono il servizio del sacramento della riconciliazione, ricordano di aver confessato molti giovani e di aver constatato quanto l’abbandono a Dio di Giampiero durante la malattia, avesse profondamente colpito tanti e fatti decidere per un ritorno al sacramento della penitenza e un riavvicinamento alla Chiesa” (Libello).

Perugia – solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Il cardinale Bassetti: «Affidiamo alla Vergine la popolazione libanese e tutti coloro che nel mondo vivono e soffrono a causa della terribile epidemia»

«Per antica consuetudine, questa splendida chiesa di Santa Maria di Monteluce conserva e tramanda, alla comunità cristiana perugina, il grande mistero dell’Assunzione; della nuova vita da risorti con tutto il nostro essere: anima e corpo. Un avvenimento grande, racchiuso in Dio fin dall’eternità e sperimentato fino ad ora soltanto da Gesù e Maria, ma destinato a tutti gli uomini e donne che accolgono lungo i secoli la realtà della vita nuova in Cristo». Così il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha esordito nell’omelia (il cui testo è riportato integralmente di seguito) della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria celebrata il 15 agosto nella chiesa parrocchiale di Monteluce del capoluogo umbro.

Nel giorno dell’Assunzione la morte è meno drammatica. «La festa di oggi, molto cara alle popolazioni umbre – ha sottolineato il presule –, richiama alla mente e al cuore di tutti la realtà della morte, quella tragica esperienza implicita nella vita che riguarda tutti, attraversa le generazioni e non risparmia nessuno. Ma in questo giorno la morte assume un aspetto diverso dal solito, meno drammatico, senza dubbio meno pauroso. La Vergine è ritratta sin dall’antichità nell’atto di addormentarsi nel Signore, distesa su un baldacchino, che è più un talamo che un sarcofago. È attorniata da tutti gli apostoli, richiamati dagli angeli per divino comando, da ogni angolo del mondo dove erano andati a predicare la buona novella. Al centro dell’icona viene in genere raffigurato Gesù con in braccio l’effigie di una bambina. È Maria, divenuta “piccola” per il Regno, e condotta dal Signore in Cielo. Era stata la prima a prendere in braccio Gesù quand’era ancora bambino, ora è la prima ad essere avvolta dalle braccia del Figlio per essere assunta in Cielo».

L’opera conclusiva della redenzione. «Il maestoso dipinto alle nostre spalle, con una scena suddivisa in due parti – il cardinale si è soffermato sul significato dell’opera che ritrae l’Assunzione della Vergine Maria –, con una scena suddivisa in due parti, narra invece una tradizione diversa: in basso, lo stupore degli apostoli nel contemplare il sepolcro vuoto della Vergine e, in alto, Maria che riceve dal Figlio Gesù, Signore dell’universo, la corona di gloria che non appasisce. In entrambe le tradizioni iconografiche, scorgiamo sempre gli apostoli che accorrono al tramonto della vita terrena della Madonna, radunandosi di nuovo in una specie di Pentecoste. E il Signore Gesù è in mezzo a loro a compiere l’opera conclusiva della redenzione, portare la sua Vergine Madre in Cielo, come un giorno farà con tutti i salvati».

L’imperitura vittoria della vita sulla morte. «Se la Pasqua ci insegna che la morte non ha avuto potere sul Figlio di Dio, risorto il terzo giorno, nell’Assunzione troviamo la conferma che la vittoria di Gesù tocca l’esistenza di tutti, a cominciare da Maria. Nel Cristo e in Maria vita e morte si scontrano, dando vita ad mirabile duello in cui la vita riporta la sua grande e imperitura vittoria. Il brano dell’Apocalisse, proclamato poc’anzi, ci parla di una lotta paurosa che ha luogo nei cieli, in un tempo che va al di là della storia. “Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito”».

Monito contro i vizi terreni della lussuria, fama, ricchezza. «È una visione spaventosa: il Figlio della Vergine, destinato a governare tutte le nazioni, è odiato dal potente drago rosso, che nella simbologia cristiana è il demonio, nemico della vita e omicida fin dal principio. Le sue sette teste, attorniate da altrettanti diademi, rappresentano i vizi e le smodate ambizioni terrene, come la lussuria, la fama, la ricchezza smodata e la violenza. Mentre la corona della Vergine, formata da dodici stelle, è figura dei beni del Cielo, dove tutti un giorno ci ritroveremo. La donna e il bimbo che deve nascere, attaccati dal drago rosso di sangue, richiamano alla nostra mente la continua lotta tra vita e morte. Una lotta antica, che si estende ai nostri giorni in un dramma che ormai non si vuole più riconoscere. Ma Dio soccorre la donna e il figlio e trova per loro un rifugio. Il bambino è portato presso il trono dell’Altissimo e per la donna è preparato un rifugio nel deserto. Cioè in un logo riparato, lontano dalla cattiveria umana, dove le insidie del drago rosso non possono arrivare».

La vita di ogni donna unita a quella del figlio. «La vita e la storia di Maria sono strettamente unite a quella di Gesù e alla sua missione – ha ricordato il cardinale –. Così la vita di ogni donna è intimamente unita a quella del proprio figlio. Maria e il Cristo, intimamente connessi, sono il segno altissimo del bene e della salvezza. E si staglia all’orizzonte della storia la resurrezione del Figlio, come l’assunzione della Madre. Con la festa di oggi iniziano i cieli nuovi e la terra nuova annunciati dall’Apocalisse. Perché grandi cose ha fatto l’Onnipotente e di generazione in generazione la sua misericordia si estende su quelli che lo temono».

L’affidamento alla Vergine Assunta delle tragedie del nostro tempo. «Nelle vicende della storia, anche in quelle recenti, non mancano tragedie e sofferenze grandi – ha commentato il presidente della Cei nell’avviarsi alla conclusione –. Voglio ricordare in particolar modo la terribile esplosione accaduta il 4 agosto scorso nel porto di Beirut, provocando più di centocinquanta morti, migliaia di feriti e una grande devastazione di case e strutture. Ho ancora impresse nel cuore le immagini del bellissimo lungomare di Beirut, dono sono stato, l’ultima volta, due anni fa. Esso è sovrastato da una grande statua della Vergine Maria, che dalla collina di Harissa volge il suo sguardo verso l’intera nazione e il Mar Mediterraneo. È a Maria Santissima che affidiamo in questi giorni drammatici la cara popolazione libanese. Come affidiamo alla Vergine Assunta tutti coloro che nel mondo vivono e soffrono a causa della terribile epidemia che non allenta gli effetti nefasti.

In unione con la Chiesa nel mondo. «“Nel celebrare questa festa” ci ha ricordato Papa Francesco “ci uniamo a tutta la Chiesa sparsa nel mondo e guardiamo a Maria come Madre della nostra speranza. Il suo cantico di lode ci ricorda che Dio non dimentica mai le sue promesse di misericordia (cfr. Lc 1,54-55). Maria è beata perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). In lei tutte le promesse divine si sono dimostrate veritiere. Intronizzata nella gloria, ci mostra che la nostra speranza è reale; e fin d’ora tale speranza si protende ‘come un’ancora sicura e salda per la nostra vita’ (Eb 6,19), là dove Cristo è assiso nella gloria”. Anche noi nutriamo la speranza di essere un giorno con Lui e Maria, nella dimora eterna del Padre».

Spoleto – celebrata la solennità dell’Assunta. Nell’omelia mons. Boccardo ha toccato temi attuali quali il calo demografico in Italia, la proposta di legge sull’omofobia, la liberalizzazione della pillola abortiva Ru486. Il pensiero di mons. Boccardo sulla morte del giovane spoletino fuori da una discoteca: «Di fronte a tali gesti disumani si rimane senza parole, ma non si può rimanere indifferenti ed inerti»

«La festa dell’assunzione della Vergine Maria ci ricorda una delle verità più belle del nostro essere non solo cristiani, ma donne e uomini: nessuno di noi è destinato alla morte definitiva; siamo stati creati per la vita! Alzando gli occhi verso Maria assunta in cielo in anima e corpo vediamo quel che rimane (e, dunque, ciò che vale) della nostra esistenza terrena dopo che la morte vi avrà posto fine. In un certo senso possiamo dire: rimane tutto. Il nostro corpo conserva come scolpita in sé tutta un’esistenza: gioie, dolori, ferite, emozioni, paure… e lo porteremo con noi nella casa di Dio». Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo ha avviato l’omelia nella solennità dell’Assunta (15 agosto 2020) celebrata nella Basilica Cattedrale di Spoleto.

La sera precedente la festa, il 14, era prevista la processione con la Santissima Icone dalla Basilica di S. Gregorio al Duomo. Le restrizioni per evitare il diffondersi del Coronavirus non hanno permesso di esprimere con la processione l’attaccamento filiale degli spoletini alla Madre del Signore. Vescovo e fedeli si sono comunque riuniti in preghiera in Cattedrale alle 21.00: «Meditando i misteri del Rosario – ha detto mons. Boccardo – abbiamo chiesto alla Vergine, con confidenza filiale, di venire in soccorso a quanti, in modi diversi, devono affrontare in questo tempo la dura lotta per la vita, a quanti vedono minacciato o già hanno perduto il proprio lavoro, a quanti devono assumere decisioni importanti e difficili per il bene della società civile e della società ecclesiale».

La nascita di un bimbo è un dono per tutti. Mons. Boccardo nell’omelia del 15 agosto ha ripreso un tema caro alla Chiesa: quello che qualche giorno fa il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ha definito “l’inverno demografico” dell’Italia. «Di fronte ad un tessuto sociale che si sta polverizzando – ha detto l’Arcivescovo – bisogna ricuperare la consapevolezza che la nascita di un bambino è un dono per tutti e non un peso per pochi. Non è una questione di destra o di sinistra: tutti coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative, indipendentemente dall’appartenenza partitica, sono chiamati a trovarsi concordi nel favorire politiche affidabili e continuative in favore della famiglia».

Un altro tema affrontato da mons. Boccardo è quello relativo alla proposta di legge sull’omofobia. «Ogni tipo di discriminazione – ha detto – è un atto intollerabile, e ferma e totale deve essere la sua condanna. Ma diventa azione delittuosa e anticostituzionale introdurre un reato di opinione verso chi non si allinea con un determinato pensiero e continua a parlare di matrimonio eterosessuale, di madri e donne, di papà e uomini. Purtroppo è in atto una operazione ideologica che ha pretese egemoniche tali per cui rischia di essere definito e perseguito come “omofobo” chiunque ritenga un valore la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Occorre ritrovare urgentemente la verità delle idee, delle parole e delle azioni».

Non poteva poi mancare un pensiero sulla liberalizzazione della pillola abortiva Ru486. «Anche in agosto, anche in un Paese sul baratro della catastrofe economica, sociale, politica, si trova il tempo per questa che un Ministro della Repubblica ha definito in un tragico ed infelice post su Facebook “un passo avanti nella civiltà”. In realtà, il fallimento di una società incapace di favorire la vita viene pagato dalle donne, lasciate sole con la loro sofferenza, fisica e psicologica, mentre una tragedia viene trasformata in un diritto. È legittimo domandarsi a cosa serve lo sforzo benemerito per salvare il più gran numero di vite umane dalla pandemia se poi se ne uccidono migliaia con l’aborto. Il bersaglio di una pillola abortiva non è affatto un ammasso di cellule ma un essere umano come i tanti ricoverati in questi mesi nelle terapie intensive per il Covid-19».

Il pensiero di mons. Boccardo su Spoleto e sulla morte del giovane spoletino dinanzi ad una discoteca. «Il nostro mondo materialista – ha detto – ha come tolto a tanti l’anima e il cuore, ha privato di quei buoni sentimenti che fanno la vita e costruiscono la convivenza in una città, in un paese, in un palazzo o in una casa: la bontà, la solidarietà, il perdono, la magnanimità, lo sguardo e il giudizio benevoli, il rispetto, la cortesia, la sincerità, l’amicizia. Al contrario, anche nella nostra bella Spoleto, si moltiplicano le polemiche gratuite, l’animosità, la malizia nello sguardo e nel giudizio sugli altri, il pettegolezzo, la litigiosità, la prepotenza delle parole e dei gesti, la mancanza di rispetto, l’inimicizia. E tutti stiamo peggio, mentre la società si imbarbarisce e la gente sembra come impazzita. Esempio ulteriore di questo progressivo e tragico imbarbarimento sociale è l’omicidio di un giovane di Spoleto, avvenuto questa notte davanti ad una discoteca di Bastia Umbra. Di fronte a tali gesti disumani si rimane senza parole, ma non si può rimanere indifferenti ed inerti. Il canto di Maria ci apre ad una nuova prospettiva del vivere, perché ci ricorda le parole di una donna che ha trovato forza non nella potenza o nella ricchezza ma in una fede semplice che le ha permesso di pronunciare il suo sì».

Benedizione alla Città. Le liturgie sono state animate dalla corale della Pievania di Santa Maria. Il servizio liturgico è stato svolto dai seminatisti della Diocesi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Edoardo Rossi. I fedeli in Duomo hanno rispettato tutte le prescrizioni per evitare il diffondersi del Coronavirus: igenizzazione delle mani all’ingresso, ingresso e uscita dalla chiesa da porte diverse, mascherina, distanziamento nei banchi. Alla Messa del 15 agosto era presente anche il sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis. Al termine della Messa, mons. Boccardo ha benedetto la Città e la Diocesi dalla loggia della Cattedrale. Queste le parole dell’Arcivescovo: «Ave Maria, donna di immensa carità, guarda e assisti la gente di Spoleto che da secoli ti riconosce ed invoca come Madre e Regina: sostieni con la tua intercessione potente il nostro pellegrinaggio nel tempo, perché sia fecondo di frutti di santità e giustizia.Tu, che da questa Basilica Cattedrale scrivi incessantemente la storia delle nostre anime e la custodisci con cura gelosa nel tuo cuore di Madre, veglia sulla nostra città: fa’ che fioriscano in essa la giustizia e la concordia, e per l’onestà dei cittadini e la saggezza dei governanti tutti possano godere di un vero progresso e conoscere una stagione di prosperità e di pace».

Spoleto – solennità dell’Assunta – pontificale dell’Arcivescovo e benedizione alla Città dalla loggia del Duomo.

Sabato 15 agosto si celebrerà la solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, patrona dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. Nel Duomo di Spoleto sono previste tre celebrazioni eucaristiche: alle 9.00, alle 11.30 la Santa Messa pontificale presieduta dall’arcivescovo mons. Renato Boccardo, cui seguirà la benedizione alla Città e alla Diocesi dalla loggia della Cattedrale, e alle 18.00. La sera precedente la festa, il 14 agosto, nel rispetto delle attuali prescrizioni per contrastare il diffondersi del Covid-19, contrariamente a quanto prevede la tradizione spoletina, purtroppo non si potrà effettuare la processione con la Santissima Icone dalla Basilica di S. Gregorio al Duomo. Alle 21.00, però, in Cattedrale l’Arcivescovo presiederà un momento di preghiera mariano. «I figli di Spoleto e dell’intera Diocesi – afferma mons. Boccardo – si raccolgono ancora, come tante volte lungo i secoli, intorno alla Vergine Maria per cercare rifugio e per affidare alla sua protezione materna le sfide che il futuro nasconde. Nel tempo del confinamento a causa del Coronavirus, che tra l’altro è ancora in circolo e produce paura e incertezza, ci siamo rivolti spesso alla nostra Santissima Icone per implorare il dono della salute del corpo e dell’anima. Oggi, ancora una volta, le chiediamo di ricordarci che la vita e la morte non ci appartengono e non ne siamo i padroni. Vergine Maria, ripetici che c’è qualcuno a cui dobbiamo riferirci, a cui chiedere aiuto e protezione: Gesù, Figlio prediletto del Padre celeste e nostro Salvatore. Madonna delle nostre case, assisti i tuoi figli nelle prove della vita e fa che, grazie all’impegno di tutti, le tenebre non prevalgano mai sulla luce. A te, aurora della salvezza, consegniamo fiduciosi – conclude il Presule – il nostro cammino».