San Valentino 2021 – celebrazione del 14 febbraio in basilica. Mons. Piemontese: “La festa vissuta in un clima di spiritualità di sincera devozione pregando per la salute per i malati”

Celebrata nella basilica di San Valentino, dal vescovo Giuseppe Piemontese la solennità del patrono di Terni e degli innamorati e copatrono della diocesi di Terni-Narni-Amelia, con la preghiera particolare d’intercessione per tutti i malati colpiti dal Covid-19 nel mondo intero.
La messa è stata concelebrata dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi, dal cappellano dell’ospedale di Terni padre Angelo Gatto, dal parroco di San Valentino padre Johnson Perumittath, e animata dal coro di Giulia della basilica di San Valentino. Presente anche il sindaco di Terni Leonardo Latini e alcuni fedeli in numero ridotto secondo la capienza della chiesa e nel rispetto del distanziamento e delle disposizioni anti Covid.
“Una celebrazione nella quale si fa ancora più insistente la nostra preghiera – ha detto il vescovo nell’omelia – e il nostro grido rivolto al Signore per intercessione di San Valentino, perché cessi questa pandemia, perché siano risparmiate le sofferenze a tanti uomini e donne della nostra città, in Italia, nel mondo intero, e soprattutto che ognuno di noi possa ritrovare la propria serenità la propria dimensione di amore vissuta in maniera libera. La festa del santo patrono quest’anno può essere vissuta in un clima di più piena spiritualità di sincera devozione e di più prolungata preghiera che vuole invocare intercessione del nostro Santo per ottenere salute per i malati, conforto ai sofferenti, rinnovo degli stili di vita, la pace in Italia e nel mondo, lavoro onesto per i disoccupati, futuro equo per i giovani, solidità per l’amore dei coniugi e benessere per tutti. I cristiani, cittadini ternani hanno l’onore e il compito di custodire i resti mortali di San Valentino a nome di tutti anche di coloro che nel mondo intero, direttamente o solo per mera tradizione laica, festeggiano San Valentino di Terni, Santo degli innamorati”.

OMELIA DEL VESCOVO

Il profondo cordoglio del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti per la morte dell’imam di Perugia dottor Abdel Mohamed Qader espresso alla famiglia e alla comunità islamica

«Ho appreso con tanta tristezza e commozione che il fratello imam Abdel Mohamed Qader ha lasciato questo mondo, sopraffatto dal terribile morbo, che sta particolarmente colpendo la nostra Umbria». Lo scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti nel messaggio rivolto alla famiglia Qader e alla comunità islamica, nell’esprimere il suo profondo cordoglio e quello della Chiesa diocesana.
«Ringrazio il Signore per avermi fatto incontrate questo fratello – prosegue il cardinale –, con il quale ancora, soprattutto nei primi anni del mio episcopato perugino, ci siamo tante volte confrontati. Da vero credente e uomo di preghiera ha testimoniato la pace e l’amore fra gli uomini e tante volte abbiamo insieme condiviso le gioie, le sofferenze e i drammi della nostra gente, soprattutto dei poveri e degli ultimi».
«Per lui – evidenzia il presule – le vere distanze fra uomo e uomo non erano quelle determinate dalla differenza di religione e di credo, ma dalla capacità di amare».
«Caro Abdel, ti ho ricordato tante volte nella preghiera in questi giorni – ricorda il cardinale a conclusione del messaggio –, perché tu potessi rimanere fra noi, ma sappiamo che “le vie dell’Onnipotente non sono le nostre vie e i suoi pensieri distano dai nostri quanto il Cielo dista dalla terra”. Continuerò ad invocare per te Colui che è misericordioso, perché ti doni la ricompensa riservata ai suoi giusti».

La vicinanza spirituale del mondo ecumenico e del dialogo interreligioso alla comunità islamica per la morte dell’imam dottor Abdel Mohamed Qader
«Perugia, città multietnica e multiculturale, con la prematura scomparsa dell’imam dottor Abdel Mohamed Qader, vittima di questa tragica pandemia, perde uno dei suoi rappresentanti più significativi del dialogo interreligioso. Il dottor Qader è stato una guida illuminata e saggia della comunità islamica perugina, uomo di grande fraternità, umanità e generosità con un amore infinito per il prossimo». A sottolinearlo sono don Mauro Pesce, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, e la prof.ssa Annarita Caponera, presidente del Centro ecumenico ed universitario “San Martino” e del Consiglio delle Chiese Cristiane di Perugia.
«Tra le nostre diverse occasioni di incontro – ricordano –, oltre agli eventi interreligiosi presso il Centro “San Martino”, è stata la sua sentita partecipazione alla cerimonia inaugurale dell’Emporio Caritas in Ponte San Giovanni di Perugia, che salutò come luogo di incontro e di aiuto reciproco tra persone di culture e fedi diverse. Come anche non ricordare la sua amicizia e collaborazione con il compianto don Elio Bromuri, che per molti anni è stato punto di riferimento di dialogo e di incontro interreligioso nel capoluogo umbro. E quando don Elio morì, l’imam condivise il nostro dolore per la perdita dell’amico sacerdote».
«In quest’ora di tristezza – commentano don Pesce e la prof.ssa Caponera – è doveroso ricordare che anche grazie all’impegno e fiducia nel dialogo del dottor Qader sono cresciuti i rapporti di amicizia e di reciproco rispetto tra l’Archidiocesi perugino-pievese e la Comunità islamica. Possiamo dire che anche grazie al dottor Qader la cultura dell’incontro e del dialogo, che è alla base della fratellanza umana come più volte ha sottolineato papa Francesco, ha potuto compiere passi in avanti. Ne è esempio la sua partecipazione da anni ad alcune iniziative del Centro ecumenico “San Martino” con la corrispondente visita da parte di rappresentanti della nostra Chiesa a momenti importanti della vita comunitaria e religiosa islamica».
«La preghiera all’unico Dio ci dia conforto e consolazione – concludono –, sostenga la nostra speranza di superare questo momento di dolore e di grande difficoltà che purtroppo tiene in sofferenza molte famiglie nella nostra città e territorio e accomuna i fedeli di tutte le religioni».

Presentazione online “Bilancio 8xMille” 2019 delle Diocesi dell’Umbria e dell’aiuto economico 2020 della Cei nel tempo della pandemia

«Il 20 febbraio, dalle ore 11 alle 12.30, viene presentata online alla stampa la terza edizione del “Bilancio 8xMille” delle otto Diocesi dell’Umbria, pubblicata in un unico fascicolo dal titolo: “8xmille – Soldi spesi bene!”, con tutti i dati e alcune opere realizzate con il contributo, appunto, dell’8xMille, raccontate anche attraverso dei video visionabili sul sito web del Sovvenire umbro realizzati dalle redazioni giornalistiche de La Voce e Umbria Radio InBlu». Ad annunciarlo è il diacono permanente perugino Giovanni Lolli, coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, evidenziando che «le Chiese umbre continuano a puntare ad una sempre maggior trasparenza e consapevolezza dei fedeli e di tutti i cittadini nell’ambito dell’utilizzo dei fondi 8xMille che ricevono dallo Stato italiano».

I dati regionali e diocesani sono disponibili dal 20 febbrai, sul sito: www.sovvenire-umbria.it ; sito dove è possibile iscriversi per seguire la presentazione e ricevere successivamente il link.

All’incontro di sabato prossimo, che sarà preceduto da un seminario (sempre online) di aggiornamento-formazione per delegati e referenti diocesani e parrocchiali del Sovvenire, interverranno: il vescovo di Gubbio Luciano Paolucci Bedini, delegato Ceu per il Sovvenire; il diacono Giovanni Lolli; il giornalista Daniele Morini, direttore del settimanale La Voce e di Umbria Radio InBlu, Massimo Monzio Compagnoni, responsabile nazionale del Sovvenire, e don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana di Perugia. Ad introdurre i lavori, oltre al coordinatore regionale Lolli, sarà il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.

Nell’anticipare alcuni dati, il diacono Lolli evidenzia che «nel 2019 sono stati 24,06 milioni di euro i fondi destinati all’Umbria, circa 2,32 milioni in più rispetto al 2018; l’importo più consistente è dovuto essenzialmente ai maggiori fondi per l’edilizia di culto legato alla realizzazione di importanti opere nelle diocesi. Lo Stato Italiano, con la riforma dei “Patti concordatari”, di cui pochi giorni fa è ricorso l’anniversario (11 febbraio, ndr), ha inaugurato con le Chiese un circuito virtuoso, con il quale l’8xMille dell’IRPEF viene destinato a favore dei bisogni religiosi e sociali dei cittadini».

Inoltre, sottolinea il coordinatore regionale del Sovvenire, «si è instaurata così una prassi che unisce Stato e Chiese nei momenti più difficili, come sta avvenendo per l’emergenza sanitaria del Covid-19 che provoca gravi sofferenze. Dagli inizi del 2020 la Chiesa Cattolica ha messo a diposizione delle Diocesi italiane circa 260 milioni di euro per interventi urgenti di aiuto alle famiglie più povere. A questi fondi se ne sono poi aggiunti altri messi in gioco anche dalle altre confessioni religiose che fruiscono dell’8xMille”.

L’opuscolo “8xmille – Soldi spesi bene!” documenta anche, precisa sempre Giovanni Lolli, «come, sin dal marzo 2020, si sono attivate nelle otto Diocesi dell’Umbria moltissime iniziative: interventi finanziari per le famiglie, centri di accoglienza, sostegno alimentare, quasi in una gara di solidarietà per contrastare ai danni provocati dalla pandemia».

«La situazione di particolare difficoltà del momento e del tempo che abbiamo di fronte – conclude il delegato umbro del Sovvenire – impongono a tutti i fedeli la necessità di mettere in campo tutte le possibili risorse umane e professionali nel segno di uno sviluppo solidale, consapevoli che ognuno di noi può dare il proprio contributo fondato sul bene comune, e in particolare le Chiese che hanno nel loro DNA il gene della prossimità».

Perugia – Giornata Mondiale del Malato. Il card. Bassetti: «Riscoprire il senso profondo della solidarietà»

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Malato, l’11 febbraio (in ricordo della prima apparizione mariana di Lourdes), il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti invia un messaggio alla Comunità diocesana, annunciando che quest’anno la messa per operatori sanitari nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia del capoluogo umbro «è stata rinviata a motivo dell’epidemia, che proprio in questi giorni – scrive il presule – sta affliggendo con particolare intensità la città di Perugia e la sua provincia. A Dio piacendo, si svolgerà domenica 11 aprile prossimo. Desidero comunque raggiungere malati, medici, religiosi, assistenti e volontari con questa breve lettera. Più che un gesto pastorale, essa esprime un moto del cuore, che vuole significare la mia partecipazione alle sofferenze di tanti fratelli e sorelle e al lutto di tante famiglie».

La vicinanza, un balsamo prezioso. «Il Santo Padre, nel suo messaggio per questa Giornata mondiale – prosegue il cardinale nel messaggio –, ha fortemente ricordato che “la vicinanza è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. In quanto cristiani, viviamo la prossimità come espressione dell’amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato (GMM 2021)”».

Impotenti dinanzi a un nemico così subdolo. «In ognuno di noi c’è paura e sgomento; ci sentiamo impotenti dinanzi a un nemico così subdolo, imprevedibile e mutevole come il virus Covid-19. L’Ospedale di Santa Maria della Misericordia è occupato al massimo delle sue capacità. Centinaia sono i ricoverati, decine dei quali in terapia intensiva. E ogni giorno tanti sono i morti. Medici e operatori sanitari sono messi duramente alla prova. Essi vengono chiamati anche ad uno sforzo supplementare di assistenza, dal momento che l’Ospedale è chiuso alle visite di parenti, badanti e volontari».

Un punto di riferimento e di speranza. «L’infezione da Sars-Cov-2 non è soltanto una malattia – evidenzia Bassetti –. È un morbo che precipita la persona in uno stato di totale debolezza e di solitudine. Penso soprattutto agli anziani, che sentono in maniera più acuta l’isolamento e la precarietà. L’opera dei medici in questo caso non è soltanto quella di curare, assicurando terapie appropriate, ma anche quella di segnare una presenza, un punto di riferimento e di speranza».

La burocrazia non freni lo slancio di generosità. «È al mondo della sanità che guardiamo con ammirazione e trepidazione – scrive il cardinale –. Comprendiamo le difficoltà in mezzo alle quali operano i medici e i loro collaboratori; molti stanno pagando con l’infezione e la quarantena, taluni addirittura con la vita, la fedeltà al proprio dovere. E le forze sembrano venir meno. Mi unisco, dunque, alla voce di quanti invocano l’aiuto dei medici di altre regioni italiane, che al presente sono meno oppresse dalla diffusione del virus. La burocrazia non freni lo slancio di generosità. Riconoscenti verso quanti si spendono ogni giorno per salvare la vita a tanti fratelli e sorelle, dobbiamo riscoprire il senso profondo della solidarietà. Non è questo il tempo delle polemiche e delle divisioni. Anche il mondo della politica è chiamato a ritrovarsi unito nel far fronte all’emergenza epocale».

Vicino alla comunità islamica. «In questi giorni mi sento vicino anche alla comunità islamica di Perugia, che soffre a motivo delle gravi condizioni di salute del suo Imam, Dott. Abdel Qader Mohamad, anche lui contagiato dal virus. Grato per la vicinanza che mi fu dimostrata al tempo del mio ricovero, prego l’Onnipotente perché doni pronta guarigione all’Imam e tanta consolazione ai familiari e a tutta la sua comunità».

Mai disperare. «Carissimi, in questo periodo, quasi ad accompagnare i tempi che stiamo vivendo, la Liturgia della Parola ci ha fatto meditare anche sul Libro di Giobbe, una figura biblica, che nel mondo è conosciuta più per la pazienza nelle sciagure che per la fede. Invece proprio la fede, il costante dialogo con un Dio di cui non dubita mai, lo porta a proiettarsi oltre i drammi dell’esistenza e poi, di fatto, a guarire e tornare a una vita perfino migliore della precedente. In Giobbe, ad una lettura più attenta, anche quello che può sembrare inevitabile pessimismo della condizione umana non sfocia mai in disperazione. Giobbe, al di là del tempo della prova, sa intravedere un orizzonte nuovo, perché nel dolore ha scoperto il volto del Signore: «Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (42,5). Sovente è proprio nella sofferenza che compare l’immagine di Dio; compare sul volto dei malati, sul volto dei medici e degli infermieri, su quello del sacerdote o dei volontari che fanno assistenza».

Sosteniamo l’opera dei sanitari con la preghiera. «La preghiera ci aiuta a scoprire questo Volto, che illumina e sorregge ogni esistenza. Sosteniamo l’opera dei sanitari con la nostra preghiera. Chiedo a tutti i sacerdoti dell’Arcidiocesi di pregare durante le celebrazioni di domenica prossima 14 febbraio, per tutti i malati e gli operatori sanitari e perché finisca presto questo flagello. Il Signore Dio ascolti le nostre suppliche! Intercedano per noi la Madonna delle Grazie, i Santi Patroni, la Beata Colomba, che nella peste del 1494 tanto si prodigò per assistere i malati. Vi saluto con affetto – conclude il cardinale – e vi benedico con cuore di padre!».

Terni – Pontificale di San Valentino 2021 – Mons. Piemontese: “Ci attende un’azione corale, generosa e intelligente per rimuovere le macerie della pandemia e ricostruire una nuova società di giusto benessere e di amore”

Celebrata solennemente, domenica 7 febbraio la festa diocesana di san Valentino, vescovo e martire del patrono di Terni e copatrono della Diocesi Terni-Narni-Amelia con il pontificale presieduto dal vescovo mons. Giuseppe Piemontese, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, del prefetto Emilio Dario Sensi, del presidente della Regione Donatella Tesei, il presidente della Provincia Giampiero Lattanzi, del Questore Roberto Massucci, delle autorità civili e militari, dei rappresentanti del mondo del lavoro, delle imprese, del sindacato, di una rappresentanza di fedeli delle parrocchie e delle associazioni della diocesi.
Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini ha acceso la lampada votiva e pronunciato l’atto di affidamento della città al Santo patrono, segno di devozione e della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni della comunità e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune.
La festa del patrono della città di Terni, san Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, come maestro, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore.

«La memoria del nostro Patrono – ha detto nell’omelia il vescovo – torna sempre per risvegliare sentimenti di speranza e di gioia, una serena sosta nel susseguirsi dei disagi e pesantezze che la vita riserva ad ogni persona, famiglia e società civile ed ecclesiale. La comunità ecclesiale si prepara ad essa con un novenario di riflessione, preghiere e approfondimenti perché la festa possa essere degnamente celebrata e dare consistenza alla speranza che è nelle attese e nei ritorni annuali. Quest’anno il grande cartellone con l’usuale e ben nutrito programma della festa di san Valentino è bianco, tutto è annullato, anzi nulla è stato previsto perché assorbiti dalla lotta al nemico crudele del Covid-19, che in Italia ha ucciso oltre 90 mila persone nell’arco di 1 anno, e oltre 2 milioni e 300 mila persone nel mondo e in aggiunta i 100 milioni di “reduci” dalla malattia, che ancora a lungo faranno i conti con i postumi, di diversa gravità e invalidità. Per non parlare dei danni e delle conseguenze economiche, psicologiche, sociali che hanno prostrato intere comunità e che peseranno ancora a lungo sulla società e sui singoli, specie sui giovani.
In questa situazione la Chiesa, pur seguendo le norme e le restrizioni anti Covid, non ha voluto rinunciare a celebrare il santo Patrono Valentino perchè è una opportunità per richiamare l’attenzione di tutti sul significato profondo e pieno della festa del nostro santo Patrono nel tempo e nell’esperienza della pandemia, in riferimento alla nostra città, al patrocinio che viene riconosciuto a Valentino in tutto i mondo: patrono dell’amore, dei fidanzati, dei giovani della famiglia, degli epilettici, qualcuno dice dei diritti umani.
I disagi e la paura che stiamo sperimentando, i lutti che hanno colpito un po’ tutti, le ristrettezze economiche che ci hanno impoverito, e la lontananza imposta, che acuisce la solitudine dei singoli e raffredda la vita comunitaria della Chiesa, insomma il disorientamento dinanzi alla vita sconvolta e stravolta sta trasformando il clima civile, sociale e religioso in tutto il mondo e in maniera pressochè uniforme».

 

L’OMELIA DEL VESCOVO

 

 

Al termine del pontificale in cattedrale, il vescovo e il sindaco hanno accompagnato il rientro dell’urna di san Valentino nella basilica attraversando le vie del centro cittadino, la parrocchia del Sacro Cuore a città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo. Sul sagrato c’è stato il saluto del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi e la benedizione finale del vescovo Piemontese. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.

  L’INTERVENTO PER PRESIDENTE DI AZIONE CATTOLICA LUCA DIOTALLEVI

Terni – San Valentino 2021, il messaggio del vescovo Piemontese. Il 7 febbraio il solenne pontificale in Cattedrale

«Cari fedeli, cari cittadini ternani, invito tutti a celebrare la festa di san Valentino anche in tempo di pandemia. In parte mancherà la solennità usuale ed esteriore e non avranno luogo le tante manifestazioni civili e popolari, che solitamente si accompagnano alla festa al fine di evitare assembramenti.
Del resto l’elevato numero di malati e di morti ci richiama alla responsabilità. Molti sono colpiti da sofferenze e lutti e tutti condividiamo il dolore di tanti concittadini, o addirittura siamo stati segnati nelle nostre stesse famiglie.
Le stesse gravi ristrettezze sociali ed economiche, causate dalla pandemia, suggeriscono parsimonia e non consentono baldorie e manifestazioni di piazza.
E tuttavia la festa del santo patrono, quest’anno può essere vissuta in un clima di più piena spiritualità, di sincera devozione e di prolungata preghiera.
Una preghiera che vuole invocare l’intercessione del Santo per ottenere salute per i malati, conforto ai sofferenti, rinnovo degli stili di vita, la pace in Italia e nel mondo, lavoro onesto per i disoccupati, futuro per i giovani, solidità dell’amore degli innamorati, benessere per tutti.

Domenica 7 febbraio, alle ore 11.30, dopo la santa Messa celebrata nella cattedrale di Santa Maria Assunta, l’urna con le Reliquie di san Valentino, accompagnata solamente dal vescovo e dal sindaco, in forma privata, attraverserà le strade della nostra città per invitare la benedizione del Santo su singoli, famiglie e governanti. Invitiamo a non provocare assembramenti, ma a distanza sostare in preghiera. I cittadini che hanno finestre e balconi prospicienti la strada, espongano un segno di rispetto e devozione e si affaccino per unirsi alla preghiera.

I cristiani, i cittadini ternani hanno l’onore e il compito di custodire e venerare i resti mortali di san Valentino a nome di tutti, anche di coloro che nel mondo intero direttamente o solo per mera tradizione laica, festeggiano san Valentino di Terni, santo degli innamorati.

Quest’anno, a partire dalla festa di san Valentino intendiamo fare memoria della visita di San Giovanni Paolo II alle acciaierie e a Terni, avvenuta 40 anni fa, il 19 marzo 1981. Un evento ancora vivo nella mente di coloro che vi hanno partecipato e raccontato con entusiasmo alle generazioni successive.
Il papa San Giovanni Paolo II, proprio all’inizio della visita, salutando le autorità, pronunciò parole lusinghiere verso la città, i suoi lavoratori e i cittadini tutti: “Sono particolarmente lieto di trovarmi oggi, solennità di san Giuseppe, il quale – come è noto – è Patrono della Chiesa universale e protettore dei lavoratori, in questa operosa Città di Terni, che, vegliata dalla mole antica della Cattedrale, e caratterizzata dalle enormi strutture delle acciaierie, si distingue, oltre che per le profonde tradizioni cristiane, per la sua pulsante attività industriale, sociale ed economica. Mi ha fatto veramente piacere ammirare dall’elicottero, venendo qui questa mattina, lo scenario vasto ed attraente di questa regione umbra ricca di verde e di acque; ma non dimentico che essa è ricca anche e soprattutto di numerosi e grandi santi e nota per la schietta spontaneità dei suoi abitanti, temprati nel carattere dalle consuetudini del duro lavoro e insieme distinti da sentimenti fieri, gentili e generosi”.
Il tema del lavoro, in riferimento alla nostra città, sarà come il filo conduttore delle riflessioni che, a partire dalla festa di san Valentino verrà trattato in occasione del 40° anniversario della visita del papa (19 marzo, festa di san Giuseppe) fino al mese di maggio, quando festeggeremo san Giuseppe Lavoratore.
Tale proposta, coordinata dall’Azione Cattolica diocesana e dal Comitato diocesano, intende avere l’apporto e il coinvolgimento del mondo del lavoro, le parti sociali e tutti i cittadini.
San Valentino, ridoni speranza al mondo, perché l’amore cresca, che esso non si sfaldi in un tempo di quarantena e di crisi come quello che attraversiamo».

Incontro Giovani e famiglia per la Vita
Il primo appuntamento è per sabato 6 febbraio con il convegno e le celebrazioni dei giovani e delle famiglie, in preparazione alla giornata per la Vita.
Nella mattinata sarà trasferita, in forma privata, l’urna con le reliquie di San Valentino dalla basilica di San Valentino in Cattedrale, dove alle ore 17.30 si terrà la celebrazione presieduta da mons. Salvatore Ferdinandi, vicario generale della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Alle ore 19 si terrà l’incontro di preghiera dei giovani e le famiglie con il vescovo, “Libertà e vita” in preparazione alla giornata per la Vita.
Le celebrazioni si svolgeranno con un numero limitato di presenti e nel rispetto del distanziamento e delle disposizioni anti Covid19.
Sempre sabato 6 febbraio alle ore 16 in programma in diretta streaming: “La vita umana da tutelare sempre. Dati a confronto” con l’introduzione di mons. Salvatore Ferdinandi, le relazioni del dr. Alberto Virgolino, ginecologo, segretario del MpV-CAV di Terni su “I dati sull’aborto volontario nel mondo e in Italia”, del dr. Angelo Francesco Filardo, ginecologo, Vicepresidente dell’A.I.G.O.C. (Associazione Italiana dei Ginecologi ed Ostetrici Cattolici) sul tema: “L’abortività nascosta nella contraccezione d’emergenza e ordinaria e nella fecondazione extracorporea” e della dr.ssa Maria Cagnoli, Presidente del MpV-CAV di Terni su: “La risposta vincente a favore della vita: l’accoglienza sempre”.

Il solenne pontificale
Domenica 7 febbraio alle ore 10 nella Cattedrale di Terni sarà solennemente celebrata la festa diocesana di San Valentino, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Giuseppe Piemontese, concelebrato dai vicari foranei ed episcopali, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, del prefetto Emilio Dario Sensi, del questore Roberto Massucci, della presidente della Regione Donatella Tesei, dei rappresentanti delle Istituzioni civili e militari e delle parrocchie di Terni.
Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini accenderà la lampada votiva e pronunzierà l’atto di affidamento della città al Santo Patrono, segno di devozione e della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni della comunità e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune. Alla celebrazione sono state invitate a partecipare 200 persone, secondo la capienza massima della Cattedrale.
Terminato il pontificale, il vescovo e il sindaco accompagneranno il rientro dell’urna del santo nella basilica di San Valentino, che transiterà lungo le vie della città, seguendo il percorso: piazza Duomo, via Aminale, corso del Popolo, piazza Ridolfi, piazza Europa, via Garibaldi, rotonda Filipponi, via Piave, rotonda M.L.King, strada delle Grazie, via fratelli Cervi, via G.M. Serrati, via San Valentino, via papa Zaccaria, basilica di San Valentino. Sul sagrato della chiesa ci sarà la benedizione conclusiva del Vescovo.

La celebrazione e il rientro dell’urna nella basilica di San Valentino saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sul canale Youtube e sul sito della diocesi, pagina Facebook e radio Mep Radio organizzazione

Città di Castello – la festa della Presentazione del Signore nel santuario cittadino della Madonna delle Grazie

Come tradizione, il prossimo martedì 2 febbraio la Chiesa che è in Città di Castello tornerà a celebrare solennemente la festa della Presentazione del Signore nel santuario cittadino della Madonna delle Grazie. Quest’anno il programma sarà necessariamente ridotto per due motivi: le norme richieste dal protocollo per il contenimento della pandemia e i lavori che stanno interessando la cappella all’interno della quale è conservata la venerata immagine della patrona della città e della diocesi.

Il santuario di Santa Maria delle Grazie è il più antico santuario mariano altotiberino e, insieme a quello di Canoscio, il più noto e frequentato, anche da pellegrini provenienti da fuori diocesi e dall’estero.
Nel 1783 il comune di Città di Castello, che fin dal XV secolo gestiva la devozione insieme ai frati Servi di Maria e a una confraternita laicale, proclamò la Madonna delle Grazie patrona della città.
Insieme alla basilica cattedrale, nei secoli il santuario è stato il luogo della preghiera pubblica di Città di Castello: qui i cittadini, convocati ora dall’autorità religiosa ora da quella civile, si radunavano per invocare la pioggia o il bel tempo, la fine della guerra o della pestilenza, il conforto divino in occasione dei terremoti che nei secoli hanno funestato l’Alta Valle del Tevere. Qui, ogni giorni, i Castellani di oggi, così come i loro avi, continuano a pregare personalmente o comunitariamente, portando ai piedi della vergine Maria gioie e speranze, dolori e angosce. Lo si è visto anche in questo periodo di pandemia, fin dal mese di marzo dello scorso anno.
La chiesa ha assunto il suo aspetto attuale a seguito dei lavori di ricostruzione terminati negli anni ’70 del XIX secolo e seguiti al disastroso terremoto del 1789, che lesionò gravemente l’edificio. La costruzione, però, è assai più antica, dal momento che la prima pietra fu posta il 5 febbraio 1306 ad opera dei frati Servi di santa Maria, l’Ordine religioso che ha costruito sia la chiesa che il retrostante convento. I frati vi sono rimasti fino alla soppressione delle case religiose da parte del governo nel 1860 e in questo lungo periodo di tempo il loro convento ha rappresentato uno dei maggiori punti di riferimento religioso e culturale della città. Basti pensare, ad esempio, alle opere d’arte prodotte per la chiesa (le pitture di Raffaellino dal Colle oggi in Pinacoteca Comunale, ma anche le tele di Ventura Borghesi o gli affreschi di Bernardino Gagliardi ancora oggi nella chiesa), ma anche alla presenza di molti frati colti, tra i quali spiccano alcuni confessori di santa Veronica Giuliani. Nel XVIII secolo, poi, si diffuse largamente la devozione per il beato servitano Pellegrino Laziosi, canonizzato proprio grazie ad alcuni miracoli a lui attribuiti e avvenuti a Città di Castello (i relativi processi si conservano nell’archivio storico diocesano).
A motivo di questo stretto legame con la città, nel 1951 i frati, su invito del vescovo Filippo Maria Cipriani, riaprirono il loro convento, rimanendovi fino al 1962. Dal 1° gennaio 1963 la chiesa è stata eretta a parrocchia e affidata al clero diocesano, che attualmente si occupa dell’attività pastorale sia parrocchiale che di santuario.

La venerata immagine
Nel 1456 Giovanni di Piamonte, allievo di Piero della Francesca (Sansepolcro, 1412 circa-1492), dipinse l’immagine su tavola raffigurante la Vergine Maria con il Bambino fra i santi Florido e Filippo Benizi e angeli. Si tratta dell’unica opera firmata e datata da questo autore, che secondo recenti studi sarebbe di origine locale (Piamonte pare essere il nome del padre), probabilmente della zona attorno a Montedoglio. Con il maestro, Giovanni collaborò nel celebre ciclo degli affreschi con le Storie della Vera Croce nella chiesa di San Francesco di Arezzo e la sua mano è ben riconoscibile in alcune scene, tra le quali quella con il trasporto della croce.

La tavola di Città di Castello riscuote da subito l’attenzione dei devoti, al punto che nel 1480 il Comune decide di mettere a disposizione di un privato il terreno per costruire una cappella per ospitarla, nella piazza adiacente alla chiesa dei Servi di Maria. Nel 1518 si formò una Confraternita per la gestione del culto, che progressivamente si diffusa ampiamente in città, tra tutti gli strati sociali. Nel 1783 il Comune di Città di Castello proclamò la Madonna delle Grazie patrona della città. Fino al 1910 la sua immagine veniva scoperta alla venerazione in via ordinaria ogni venticinque anni; nel 1910 il nuovo, vescovo, il beato Carlo Liviero, ne dispose lo scoprimento due volte l’anno, il 2 febbraio e il 26 agosto; oggi, oltre che nelle principali festività mariane, viene scoperta il giorno 26 di ogni mese (ma questa prassi è momentaneamente sospesa a motivo dei lavori di consolidamento e restauro della cappella laterale). La devozione alla Madonna delle Grazie è ancora molto viva, come dimostrano gli ex voto che continuano a giungere, spasso in forma anonima, al santuario e i numerosi frequentatori, calcolati in circa 20.000 all’anno.

I lavori
Nello scorso mese di luglio è stato avviato il cantiere per i lavori di miglioramento sismico, adeguamento impiantistico e restauro della grande cappella laterale, che costituisce il cuore del santuario. Si tratta dell’opera più imponente dopo il rifacimento degli anni 1933-1935, sotto la direzione di Elia Volpi, e i restauri del 1976-1978, diretti da Nemo Sarteanesi. Il progetto è stato redatto dall’arch. Francesco Rosi e dall’ing. Alessandro Petrani e l’intera operazione è portata avanti dal Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici e dalla Diocesi di Città di Castello.

In questi mesi è terminata la fase di miglioramento sismico, con il consolidamento della volta e l’inserimento di appositi tiranti nella parte sovrastante la volta stessa. In tal modo si è superata la situazione di criticità che era stata messa in evidenza da una crepa apertasi in prossimità dell’angolo di sud-ovest. Attualmente i lavori stanno interessando il pavimento, con la bonifica e la realizzazione di sistemi di areazione per eliminare l’umidità; successivamente sarà installato un impianto di riscaldamento che, grazie all’installazione di una vetrata a chiusura dell’arcone di collegamento con la chiesa, ottimizzerà le condizioni climatiche e favorirà l’utilizzo della cappella come luogo della celebrazione feriale della Messa e della preghiera personale e comunitaria anche durante i mesi invernali.

L’ultima fase riguarderà il restauro di alcuni interessanti elementi artistici. Il primo è l’ingresso della cappella che si apre su Piazza Servi di Maria, decorato da un elegante e solenne portale cinquecentesco in pietra arenaria, che attualmente versa in condizioni di degrado. Il secondo è il ciclo di affreschi, della prima metà del secolo XVII (ante 1643), realizzato dal pittore tifernate Bernardino Gagliardi (1609-1660). Si tratta di un interessante ciclo pittorico-narrativo della vita della vergine Maria secondo la narrazione dei vangeli apocrifi, dall’annuncio della nascita della figlia a Gioacchino fino all’annunciazione della nascita di Gesù a Maria, per un totale di sette scene disposte sul lato sinistro e ai lati dell’altare; sul fianco destro, ai lati di ciascuna finestra, le pitture proseguono con la raffigurazione di santi, dottori della Chiesa e teologi che hanno sviluppato la mariologia, raffigurati con libri che contengono citazioni dai loro scritti. L’intero ciclo versa in cattivo stato di conservazione, anche a motivo di antiche infiltrazioni d’acqua.

I lavori sono stati iniziati grazie a un finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana (derivante dai fondi dell’8×1000), che copre parte della spesa necessaria. Per la parte rimanente – in particolare per gli interventi di restauro del portale laterale e degli affreschi – la Diocesi di Città di Castello e la parrocchia fanno appello alla cittadinanza, affinché voglia sostenere un importante lavoro di recupero di uno dei luoghi identitari della città. La Madonna delle Grazie, infatti, è patrona di Città di Castello e della diocesi e fin dal momento in cui la venerata immagine fu dipinta il legame tra questa devozione e la città intera è espresso dalla presenza della raffigurazione del profilo cittadino sostenuto da un angelo e indicato dalla vergine Maria e da san Florido a Gesù affinché Benedica Città di Castello e i suoi abitanti.

In un momento come quello attuale, in cui si avverte un diffuso bisogno di ripresa della vita sociale, recuperare uno dei principali luoghi-simbolo della città significa riappropriarsi di una storia e riproporre i valori di solidarietà, inclusione e coesione sociale che essa esprime ormai da 565 anni.

Il programma del 2 febbraio 2021 nel Santuario della Madonna delle Grazie:
ore 8.15: Lodi mattutine;
ore 8.30: S. Messa;
ore 18: S. Messa presieduta da S.E. Mons. Domenico Cancian, vescovo diocesano; le persone di vita consacrata della diocesi (ordini, congregazioni, istituti secolari) rinnoveranno i voti in occasione della XXV giornata della vita consacrata.

Essendo impossibile lo scoprimento della venerata immagine, sarà esposta una copia fotografica stampata su legno realizzata dalla Bottega Tifernate.

Perugia – celebrazione eucaristica in cattedrale a conclusione della solennità del Santo patrono Costanzo.

Con la celebrazione eucaristica in cattedrale, la sera del 29 gennaio, conclusa la solennità del Santo patrono Costanzo, vescovo e martire, fondatore della comunità cristiana perugina.
Il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia: «Nel nome di san Costanzo, l’invito che mi sento di fare alla città durante questa pandemia è semplice ma forte: non bisogna mai perdere la Speranza…». «L’incremento della diffusione del virus a Perugia e nella zona del Trasimeno, non può non suscitare inquietudine e anche molti interrogativi».
L’OMELIA INTEGRALE
Carissimi fratelli e sorelle,
ieri sera poco dopo la celebrazione dei primi vespri nella Chiesa di san Costanzo mi sono tornate alla mente le parole del profeta Isaia quando dice: “sentinella quanto resta della notte? (Is 21, 11). In Chiesa avevo di fronte a me solo poche persone a causa della pandemia e ho ripensato a quando, durante il primo confinamento, per molte domeniche ho celebrato davanti a una telecamera. È stata un’esperienza molto dolorosa. Come pastore sento moltissimo la mancanza del popolo di Dio: uomini, donne e bambini che non sono certamente un pubblico di spettatori ma sono invece un popolo sacerdotale, profetico e regale. Come ci insegna la Lumen Gentium è la stessa Chiesa universale che si presenta come “un popolo adunato dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.
Perciò anche in questo difficile periodo segnato dalla notte della pandemia non possiamo dimenticare che siamo un unico popolo che vive, gioisce e soffre insieme.
In nome dell’unico Signore della Storia siamo anche chiamati insieme a fare sacrifici e rinunce. Quest’anno la solennità del santo patrono Costanzo la festeggeremo senza luminarie ma con gesti autentici di carità e soprattutto con l’intimità della preghiera: chiediamo al nostro patrono l’intercessione per tutte le difficoltà che stiamo attraversando e per tutti i nostri cari che sono morti a causa dell’epidemia (nella nostra piccola umbria ci avviciniamo a 800 decessi). Stiamo attraversando indubbiamente un lungo periodo di sofferenza e di smarrimento perché nessuno è in grado di dirci a che punto siamo della notte. Ma sono altrettanto sicuro che se conserviamo salda la nostra fede “l’alba arriverà”. E quell’alba sarà una risurrezione.

Non casualmente, nella prima lettura di oggi, Isaia afferma che il Signore lo “ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri” e “a consolare gli afflitti”. Mai come in questo momento le parole del profeta sono straordinariamente attuali per la città di Perugia.
I dati della pandemia sulla nostra città, infatti, non possono non destare preoccupazione e timore. L’incremento della diffusione del virus a Perugia e nella zona del Trasimeno, in maggiore misura rispetto alle altre zone della regione, non può non suscitare inquietudine e anche molti interrogativi sul nostro stile di vita. Come arcivescovo di questa diocesi mi sento di dover esortare tutti i fedeli ad esercitare la virtù cardinale della prudenza.

Una virtù importantissima per la condotta morale di ogni cristiano che non significa, come alcuni pensano, che l’uomo prudente è un uomo poco coraggioso o addirittura un vile. La prudenza, all’opposto, invita il cristiano a discernere, in ogni circostanza della vita, qual è il vero bene alla luce della sapienza di Dio. La prudenza esorta il cristiano a comportarsi in modo realistico senza farsi trascinare dalle passioni e a difendere, sempre, i più deboli.

Cari fratelli e sorelle occorre salvaguardare i nostri anziani, i nostri malati, i nostri disabili.
Ma occorre difendere anche le nostre famiglie, le nostre aziende e le nostre comunità dalla crisi economica causata dalla pandemia. Non possiamo permettere che si affermi una mentalità individualista nei confronti dei nostri fratelli e delle nostre sorelle più fragili. E al tempo stesso non possiamo abbandonare tutti coloro che stanno soffrendo a causa della crisi economica.
Per questi motivi siamo chiamati ad annunziare la buona novella con ancora più amore e soprattutto con più creatività.

Ricordandoci, come ci ammonisce il Vangelo di oggi, di amarci gli uni gli altri come Gesù ha amato noi e, soprattutto, che è stato il Signore a sceglierci e non c’è nessun particolare merito nostro nell’avere aderito a Cristo. Oggi siamo chiamati a farci testimoni dell’amore di Dio come ha fatto il nostro Santo Patrono Costanzo che, con la predicazione e il martirio, portò i nostri padri alla conoscenza di Cristo e fece nascere, fecondata dal suo sangue, questa nostra Chiesa, che ancor oggi continua ad annunciare Cristo e a proclamare le meraviglie di Dio.

Costanzo fu autentico annunciatore del Vangelo, portando il lieto annuncio della salvezza, fasciando le piaghe dei cuori spezzati. Dal suo martirio e dai frutti della sua vita santa, emerge la vera identità della città di Perugia fondata sulla testimonianza dei nostri santi, perché le nostre radici sono profondamente cristiane. Perugia è stata nei secoli una città operosa, solidale e accogliente che, tutti assieme, dobbiamo amare, valorizzare e consegnare alle future generazioni. Questa città ha sempre dato ampia importanza al rispetto tra i popoli e alla solidarietà. Perugia è sempre stata, sin dalle sue origini, uno straordinario crocevia di esperienze umane e di storie diverse.

Nel nome di san Costanzo, l’invito che mi sento di fare alla città durante questa pandemia è semplice ma forte: non bisogna mai perdere la Speranza. Anche se oggi non sappiamo rispondere alla domanda che abbiamo rivolto alla sentinella sulla durata della notte, noi sappiamo certamente che la luce risorgerà e quella luce è Cristo.

In questo periodo dobbiamo convivere ancora con un nemico: il virus. Non è sufficiente. Dobbiamo ribaltare anche il nostro modo di pensare. Occorre un nuovo stile di vita che domani ci permetterà di mettere al centro della nostra esistenza una fede più limpida e, al tempo stesso, la testimonianza di un amore fraterno più solido e puro.

Gualtiero Card. Bassetti

Perugia: Celebrati i Primi Vespri della vigilia della festa del Santo Patrono Costanzo presieduti dal cardinale Gualtiero Bassetti.

«E’ giusto rispettare ogni precauzione per contrastare la diffusione del virus e non creare particolari affollamenti. Benché la comunità ecclesiale e la municipalità cittadina lo onorino anche quest’anno con una serie di iniziative, ci troviamo in pochi, fisicamente, a ricordare stasera il Patrono presso il luogo della sua sepoltura, dove da molti secoli sono soliti recarsi i perugini per pregare e far memoria della loro lunga storia». E’ quanto ha evidenziato il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti all’omelia dei Primi Vespri della vigilia della festa di san Costanzo, vescovo e martire, Patrono di Perugia e dell’Archidiocesi, celebrati insieme al vescovo ausiliare mons. Marco Salvi e ai sacerdoti dell’Unità pastorale della Parrocchia di San Costanzo, giovedì sera 28 gennaio, nella basilica intitolata al Santo. Pochi i fedeli presenti nel rispetto delle norme sanitarie per prevenire il contagio da Covid-19. L’Amministrazione comunale era rappresentata dal sindaco Andrea Romizi e dall’assessore comunale alle Politiche sociali Edi Cicchi.

«Con la celebrazione del Vespro ricordiamo a san Costanzo le necessità della nostra comunità – ha proseguito il cardinale Bassetti –, che sono, da sempre, quelle di una crescita nella fede e nella forza che viene dal Vangelo. La Parola del Signore ci viene incontro attraverso la voce del salmista: “Nell’angoscia ho gridato al Signore; mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo”. E’ la testimonianza dell’uomo di fede che, dinanzi all’impotenza delle azioni umane, si rivolge direttamente a Dio per chiedere aiuto… Le parole di speranza che ci giungono dalla Sacra Scrittura parlano di un continuo intervento di Dio nella storia umana: presenza di amore e di salvezza».

«La pandemia, in questo ultimo anno – ha commentato il presule –, ha reso più complicato essere vicino alla gente, portare una parola di amicizia e di perdono. La chiusura delle chiese prima, e le severe norme di contenimento poi, hanno visto i luoghi di pietà svuotarsi pian piano; un po’ per paura, un po’ per la difficoltà degli spostamenti. Nonostante ciò, la nostra vita di fede e di pietà non è venuta meno. Si è pregato nelle famiglie o grazie ai collegamenti via internet. Le chiusure non hanno impedito del tutto la possibilità di esprimere un minimo di vita religiosa collettiva, ma certo l’hanno condizionata molto. Non è venuto meno nemmeno lo spirito di carità. Anzi, i mesi scorsi hanno visto l’impegno della nostra Caritas diocesana aumentare notevolmente, come sono aumentati gli sforzi per venire incontro alle tante esigenze di alcune fasce della popolazione, sempre più povere e sfinite».

Il cardinale Bassetti, avviandosi alla conclusione, ha esortato i fedeli – come ha scritto nella lettera alla comunità diocesana in occasione della festa del Santo patrono Costanzo – «a riprendere in mano il Vangelo, a sostenere come Maria di Betania ai piedi del Maestro, per ascoltare le sue parole, per meditarle nel cuore, o semplicemente guardarle con gli occhi della fede, nella gioiosa consapevolezza che Lui ci precede sempre con lo sguardo e l’amore».

Perugia: “L’alba arriverà”. La lettera del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana in occasione della festa del Santo Patrono Costanzo. Il presule: «Festeggeremo senza “luminarie” né fasti esteriori, ma con gesti silenziosi di carità e con l’intimità della preghiera».

Ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle consacrate, a tutti i fedeli di Cristo dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve

Quando vi scrissi l’ultima lettera, il 30 ottobre, giorno del mio ricovero in Ospedale, avevo chiara l’intuizione che quella sarebbe potuta essere la mia ultima comunicazione con voi, su questa terra.

Vi ricordo soltanto un passaggio: «Vorrei che in questo periodo di così grave sofferenza non sentissimo la croce come un peso insopportabile ma come una croce gloriosa. Perché la Sua dolce presenza e la Sua carezza nell’Eucarestia fanno sì che le braccia della croce diventino due ali che ci portano a Gesù» (era l’immagine di don Tonino Bello).

Quasi avvertivo che, umanamente parlando, difficilmente avrei superato la prova… Come ho avuto modo di comunicarvi, ciò che mi pesava di più, se non ce l’avessi fatta, erano quelle occasioni di fare del bene che, in 78 anni di vita, non sempre avevo saputo accogliere.

Non vi nego che, per continuare la mia “partita” con voi, ho chiesto al Signore i tempi supplementari…

Con le preghiere di tante persone e comunità, e non solo della nostra Chiesa, delle quali mi sento davvero debitore, il Signore ha accolto la mia supplica.

Cari amici, stiamo attraversando un lungo periodo di sofferenza e smarrimento, che sembra non avere termine. Nessuno è in grado di dirci a che punto siamo della notte, anche se abbiamo salda la speranza che l’alba arriverà.

Vedo famiglie sempre più preoccupate e inquiete: «Cosa darò da mangiare ai miei figli?». Vedo ragazzi e giovani che si stanno caricando, inconsapevolmente, il peso sociale più gravoso di questa pandemia: questi giovani stanno rinunciando alla loro giovinezza, alla loro spensieratezza, al loro dinamismo.

Di fronte a tutto questo, cosa ha da dirvi o da darvi il vostro Vescovo?

Vi invito tutti a prendere in mano il Vangelo, a sostare come Maria di Betania ai piedi del Maestro, per ascoltare le sue parole, per meditarle nel cuore, o semplicemente guardarle con gli occhi della fede, nella gioiosa consapevolezza che Lui ci precede sempre con lo sguardo e l’amore.

Se nella meditazione prevale la ricerca amorosa della verità, nella contemplazione si ha il godimento amoroso della verità trovata. Se, da una parte, raccontiamo al Padre quello che Gesù ha fatto per noi, dall’altra raccontiamo a noi stessi i suoi gesti e le sue parole, per poter camminare sulle sue orme.

Questo è ciò che hanno fatto anche i nostri Patroni, in particolare san Costanzo, padre e in qualche modo fondatore spirituale della nostra Archidiocesi, per la quale ha dato la vita: una vita già spesa nella preghiera e nell’impegno pastorale, nell’ascolto e nella sequela della Parola. Quest’anno è così che lo festeggeremo, senza “luminarie” né fasti esteriori, ma con gesti silenziosi di carità e con l’intimità della preghiera, chiedendogli una particolare forza di intercessione per le difficoltà che stiamo attraversando.

Ricordo quando, 53 anni fa, ero vicario cooperatore nella bellissima chiesa abbaziale di San Salvi a Firenze, e una anziana signora, senza misurare il tempo, dopo la Messa si immergeva nella preghiera. In parrocchia non c’era povero o malato che non la conoscesse. Mentre era assorta il suo volto sembrava trasfigurarsi.

Quando Mosè scese dal monte Sinai, dopo aver conversato con Dio, lui non lo sapeva, ma la sua pelle era diventata raggiante. Ogni discepolo che, in modo autentico, sale il monte della contemplazione della Parola e dell’Eucarestia, ne discende luminoso, anche senza saperlo: ritorna felice tra la gente, ritorna impegnato ad essere riflesso di questa presenza di amore con l’accoglienza e il servizio.

Ecco allora il mio augurio, miei cari amici: diventate raggianti di Parola di Dio e di Eucarestia!

Gualtiero Card. Bassetti