Perugia – la solennità dell’Assunta nella chiesa parrocchiale di Monteluce. Il cardinale Bassetti: “Maria insegnaci a guardare alla nostra vita, non dai vicoli ottusi di questo mondo, ma nelle prospettive e negli orizzonti di Dio”

“E’ l’undicesima volta che io celebro con voi la festa della Madonna dell’Assunta, sottolineo la festa della Madonna Assunta, perché questa mattina, all’uscita dall’episcopio, in piazza IV Novembre, alcune persone mi hanno augurato: ‘vescovo, buon ferragosto!’. Vi dico la verità, se mi avessero detto ‘buona festa dell’Assunta’ sarei stato più contento”. Così il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel saluto introduttivo alla celebrazione eucaristica della solennità della Beata Vergine Maria dell’Assunta, nell’omonima chiesa parrocchiale del quartiere perugino di Monteluce, domenica 15 agosto; celebrazione presieduta insieme al parroco don Nicola Allevi a cui hanno partecipato numerosi fedeli nel rispetto delle norme per la prevenzione della pandemia da Covid-19.

Segno di una mentalità molto secolarizzata. Il cardinale ha poi aggiunto: “Anche questo è il segno di una mentalità che si è molto secolarizzata, ma i mali della nostra società, della nostra vita, sono ben altri”. Il presule ha esordito sottolineando la tradizionale processione della vigilia della festa dell’Assunta, una delle tre storiche “luminarie” medioevali della città che ancora oggi si tengono, svoltasi la sera del 14 agosto, dalla cattedrale di San Lorenzo alla chiesa di Monteluce, che ha visto la presenza del vescovo ausiliare mons. Marco Salvi.

La fretta di annunciare il messaggio più grande. Nel commentare il passo evangelico di Luca, della visitazione di Maria a sant’Elisabetta, il cardinale Bassetti ha detto: “Nel cuore del mese di agosto sia la Chiesa d’Occidente che quella orientale celebrano congiuntamente la festa dell’Assunzione di Maria al Cielo, un segno della Chiesa unica che ravvisa sé stessa nella icona della Madre di Dio Assunta in Cielo… Maria, potremmo dire, è la prima evangelizzata, è la prima evangelizzatrice, perché appena ha ricevuto l’annuncio dell’Angelo, in fretta, dice l’evangelista Luca, si mette in cammino verso la regione montuosa della Giudea per andare ad incontrare la cugina Elisabetta, non solo per un atto di amore e carità verso una parente più anziana, ma soprattutto per portare il motivo della sua gioia e della sua speranza: Gesù Cristo e la salvezza del mondo. La fretta di Maria nel comunicare il messaggio più grande, quello della fede, sia anche la nostra fretta nell’accogliere, nell’annunciare e nel testimoniare Gesù”.

Non esistono scorciatoie per abbreviare la vita. Nel soffermarsi sul significato dell’Assunzione al Cielo, il cardinale ha ricordato che “Maria, come Gesù, si trova in Cielo in anima e in corpo. È una festa meravigliosa anche per mettere in evidenza quella che è la nostra vocazione cristiana. Maria, nei viaggi terreni, non si è mai staccata da Gesù, sempre al suo fianco… E questo aspetto riguarda anche la nostra vita, perché tale è il destino della madre e tale è il destino dei figli… È un mistero grande quello che oggi celebriamo, perché coinvolge non soltanto la nostra vita, il nostro impegno cristiano, la cura del nostro corpo destinato alla resurrezione. Per questo la nostra vita è sacra fin dall’origine, fin dal primo concepimento, fino alla fine. Non possono esistere scorciatoie per abbreviare la vita e quanto è importante la riflessione sull’Assunzione al Cielo di Maria, perché si incamminano tutti coloro che legano la loro vita al Figlio di Dio. Purtroppo ci dimentichiamo spesso che noi siamo fatti per il Cielo e il nostro pellegrinare non è senza meta: cielo e terra, attraverso Maria, si intrecciano in un abbraccio tenerissimo”.

Pandemia, Afghanistan, Haiti… allargare lo sguardo. “Noi siamo nati per raggiungere il Padre e sulla terra siamo solo di passaggio e non dobbiamo attaccarci ai beni terreni come fossero per l’eternità – ha sottolineato il presule –. Come Maria siamo invitati un giorno alla festa di Dio, in una pace piena di gioia e non in un riposo eterno… Chiediamo alla Madonna di aiutarci ad avere fede fino all’incontro felice con Dio, perché avere fede non vuol dire distaccarci dai problemi di questa terra. Stiamo ancora patendo per la pandemia, ma dobbiamo anche allargare il nostro sguardo. Come in questo momento non pensare all’Afghanistan dove i talebani fanno scempio di donne e bambini? Come non pensare ai nostri fratelli di Haiti alle prese con un nuovo devastante terremoto? C’è tanta sofferenza nell’umanità, ma è una sofferenza che è destinata ad essere redenta dalla luce di Cristo e noi siamo chiamati come Maria ad essere ambasciatori di tutti i nostri fratelli sofferenti e di tutti i problemi dell’umanità”.

Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti ha invitato i fedeli a pregare la “Madre nostra” affinché “ci aiuti a trovare nella nostra esistenza più spazio per il silenzio, per l’adorazione, per la contemplazione, per lo stupore e per la meraviglia, soprattutto di vivere come gli Apostoli che stanno con Gesù. Parliamo tanto del Figlio di Dio, forse viviamo poco con Lui. La festa di ‘ferragosto’, come dicevo fra virgolette all’inizio, sembra dirci: fermati un poco prima che sia troppo tardi, vivi e non lasciarti semplicemente vivere; vivi di cose belle e non di vuoto e di banalità; dai un senso alla tua vita e al tuo tempo. Maria insegnaci a guardare alla nostra vita non dai vicoli ottusi di questo mondo, ma nelle prospettive e negli orizzonti di Dio”.

Presentazione del restauro degli affreschi. La festa mariana dell’Assunta molto sentita e partecipata dai perugini, anche se vissuta da due anni in forma “ridotta” per la pandemia, vede spesso iniziative anche di rilevanza socio-culturale. Quest’anno, oltre ai concerti corali in chiesa, lunedì 16 agosto, alle ore 16, si terrà la presentazione dei lavori di restauro degli affreschi trecenteschi della sala del “Coro delle monache”. I restauri, che si sono protratti per due anni, sono stati finanziati dall’associazione culturale “Bosco Sacro di Monteluce”, presieduta dal critico d’arte e pubblicista Massimo Duranti, dall’Emi e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, presentati, in anteprima, al cardinale Bassetti al termine della celebrazione dell’Assunta.

Solennità dell’Assunta 2021. L’Arcivescovo Boccardo: «La storia va letta non soltanto per le sue brutture, ma per tutti i gesti di amore che le sofferenze umane continuamente suscitano»

«L’Assunta ci insegna il primato della gratitudine». Potrebbero essere queste le parole sintesi della solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria celebrata il 15 agosto in tutta la Chiesa. Parole che sono state pronunciate dall’arcivescovo Renato Boccardo nel corso del solenne pontificale in Duomo la mattina del 15 agosto: l’Assunta, infatti, insieme ai Santi Ponziano e Benedetto, è la patrona dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. La Vergine, ha sottolineato il Presidente della Conferenza episcopale umbra, invita anche ad interrogarsi: «Sappiamo guardare indietro, rileggere le vicende del nostro passato con espressioni di riconoscenza? I giorni di ferragosto sono particolarmente indicati per staccarci dall’affanno quotidiano e vedere in retrospettiva l’anno trascorso, un anno particolarmente pesante a causa della pandemia, ma certamente anche ricco di sorprese e di insegnamenti preziosi. Sappiamo guardare a quanto abbiamo vissuto con un sentimento di lode e di gratitudine al Signore? Sappiamo vedere la mano di Dio all’opera anche in ciò che ci ha turbato e ci ha fatto soffrire? Riusciamo a comprendere che tutto quanto abbiamo vissuto è parte di un disegno di Dio Padre che vuole il nostro bene, la nostra felicità e la nostra santità, di un Padre che vuole portarci al traguardo di gioia a cui è giunta Maria?».

Leggere la storia anche con i gesti di amore e non solo con le brutture. L’Arcivescovo, poi, ha posto una domanda che forse è circolata nelle mente dei fedeli presenti in Cattedrale: «Per ciò che mi riguarda sono pronto a ringraziare il Signore, ma come posso lodarlo pensando a tante sofferenze di cui siamo stati testimoni nell’anno trascorso e lo siamo tuttora? Sofferenze di popoli interi, sofferenze per il ritorno di posizioni razziste e xenofobe, del populismo e della chiusura nei confronti del prossimo, per la diffusione della cultura di massa dominante, per le disuguaglianze crescenti, per la solitudine degli individui e delle famiglie di fronte ai problemi della convivenza, per la disoccupazione, per timori e angosce di fronte alle incertezze del futuro. Maria non ignora tali brutture, non ignora le pene della storia; a lei è toccato vivere alcuni dei giorni più oscuri e più neri di tutta la vicenda umana! Tuttavia ha preso coscienza che, anche in quei giorni, Dio si faceva vicino alla sofferenza dell’uomo, entrava dentro le nostre piaghe per confortarci e per fare di ogni momento doloroso una possibilità di esercitare la solidarietà e l’amore. Dunque la storia va letta non soltanto per le sue brutture, ma per tutti i gesti di amore che le sofferenze umane continuamente suscitano».

Al termine del solenne pontificale mons. Boccardo dalla loggia centrale del Duomo ha benedetto la Città di Spoleto e l’intera Archidiocesi con la Santissima Icone, pronunciando queste parole: «Santa Maria, Madre di Dio, anche oggi, come tante volte i nostri padri lungo i secoli, cerchiamo rifugio sotto la tua protezione materna e imploriamo la tua intercessione di fronte agli assalti del male. Da ormai troppo tempo un virus insidioso ci spaventa come un mostro invisibile e attenta alla nostra vita e alla nostra pace. Implora per noi il tuo Figlio Gesù: nel corso della sua esistenza terrena egli ha curato, consolato e anche guarito quanti erano feriti nel corpo e nello spirito; sempre li ha liberati dalla paura, dall’angoscia e dalla mancanza di fiducia. Venga ancora tra noi e ci difenda da ogni male, doni a tutti la grazia della salute del corpo e dell’anima, conforti quanti sono nella sofferenza e nel dolore, sostenga con la forza del suo Spirito quanti si pongono al servizio dei fratelli. Santa Maria, Madonna delle nostre case, assistici nelle prove della vita e fa’ che, grazie all’impegno di tutti, le tenebre non prevalgano sulla luce».

Elevazione spirituale. La sera del 14 agosto, al posto della tradizionale processione dalla chiesa di S. Gregorio, che non si è tenuta a causa delle restrizioni imposte dal Covid-19, in Duomo c’è stata un’elevazione spirituale, una “celebrazione di preghiera” non abituale ma non per questo meno religiosa, con la quale i fedeli hanno onorato la Vergine Maria. È stato un momento che ha favorito un clima di contemplazione e di preghiera con l’aiuto di canti religiosi eseguiti dall’Ensemble vocale “Canto. ergo sum” diretta dal maestro Mauro Presazzi. I brani hanno accompagnato, in funzione di ispirazione e di sostegno alla riflessione la lettura di alcune pagine classiche e contemporanee che illustrano la venerazione del popolo cristiano per la Vergine Maria, proposte da Anna Leonardi e Luciano Natalizi.

Assisi – Celebrata in Cattedrale la solennità di san Rufino. Monsignor Sorrentino: “San Rufino sia esempio di una nuova evangelizzazione”.

“L’ardore e il martirio di San Rufino tornino a scuoterci. Ci spingano a rimetterci in cammino con speranza. Questa ripartenza ecclesiale all’insegna della missione, ripartenza fervida e generosa, sarà il nostro vero contributo anche alla ripartenza economica e sociale che tutti ci auguriamo e sulla quale invochiamo la benedizione del Signore”. Lo ha detto il vescovo monsignor Domenico Sorrentino all’omelia della concelebrazione eucaristica nella solennità del patrono San Rufino, presieduta giovedì mattina 12 agosto nella cattedrale di Assisi. La santa messa concelebrata dal vicario generale don Jean Claude Kossi Anani Djidonou Hazoumé e dal parroco don Cesare Provenzi, priore della cattedrale di San Rufino e vicario episcopale per l’economia, è stata allietata dalla Cappella musicale di San Rufino. Presenti il clero diocesano, le autorità civili e militari e i tanti fedeli accorsi per rendere omaggio al Santo patrono di Assisi e della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino.

A proposito della crisi della nostra società, il vescovo ha spiegato che “abbiamo fatto enormi progressi nella conoscenza scientifica e tecnica. L’informazione è diventata capillare. Conosciamo con l’attimo di un clic quello che una volta si apprendeva con laboriose esplorazioni di biblioteche ed archivi. La scienza è cresciuta a dismisura, ma non altrettanto la conoscenza di Dio, che si traduce nell’amore di Dio e del prossimo. Un mondo ricco di conoscenza e povero di amore – ha sottolineato – è un mondo sbilanciato, a rischio frana, sempre in procinto di rovinare. La Chiesa è chiamata oggi a ‘ripartire’ non aspettandosi che si riempiano di incanto i nostri banchi, ma tornando in strada, rimettendo mano all’evangelizzazione, come nei primi tempi della sua storia. La vicenda di san Rufino, evangelizzatore e martire, torna di piena attualità. Non lo dobbiamo guardare solo come un patrono, ma come un programma. Oggi, nel mondo dei media, si usa parlare di “programmi” e di “app”. La nostra Chiesa di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, è oggi chiamata a far sua la “app” di san Rufino, ossia il programma della nuova evangelizzazione”.

La celebrazione è proseguita con l’offerta dei doni da parte del sindaco di Assisi Stefania Proietti.

Perugia: Solennità della Beata Vergine Maria Assunta al Cielo. Il cardinale Gualtiero Bassetti esorta sacerdoti diocesani, religiosi e comunità parrocchiali a celebrare messa e a raccogliersi in preghiera in solidarietà e riparazione per le sofferenze provate dai fedeli di San Feliciano sul Trasimeno

Domenica prossima 15 agosto, solennità della Beata Vergine Maria Assunta al Cielo, per la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve sarà un giorno molto particolare. Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti – che di mattina (alle ore 11) si recherà a celebrare l’Eucaristia, come è tradizione, nell’antica suggestiva chiesa parrocchiale intitolata alla Madonna dell’Assunta, nel quartiere perugino di Monteluce, e in serata (alle ore 21) guiderà la recita del S. Rosario nel Santuario della Madonna di Fatima in Città della Pieve – esorta sacerdoti diocesani, religiosi e comunità parrocchiali, nella giornata di domenica e se non è possibile in giorno feriale, a celebrare una Santa Messa e a raccogliersi in preghiera “in solidarietà e riparazione coi nostri fedeli di San Feliciano, per tutto quanto è avvenuto, verso un intero popolo che sta soffrendo”. Lo scrive il cardinale Bassetti in un suo comunicato rivolto all’intera Archidiocesi perugino-pievese (il testo integrale è pubblicato nel sito: www.diocesi.perugia.it), sottolineando che “purtroppo non c’è pace per San Feliciano sul Lago. Non bastava l’arresto del parroco. Non bastava la dolorosa e preoccupante vicenda di don Vincenzo. Non bastavano le lacrime di tanti fedeli, che ho cercato di confortare, recandomi subito in mezzo a loro. Non bastava lo sguardo smarrito dei ragazzi, che, senza parole sembravano chiedermi: ‘Ma perché…?’. No, non bastava. Non bastava perché l’insipienza e la malvagità di qualcuno sembravano non avere limiti: senza curarsi minimamente della sofferenza di un popolo, è stata profanata la chiesa, che è la casa di Dio e del popolo cristiano, come fosse il più vile dei luoghi. Anche la casa canonica è stata messa a soqquadro violando in pieno la dignità di chi vi abitava. Nessuno, anche chi sbaglia, può essere calpestato nella sua dignità umana… San Paolo nel brano della lettera agli Efesini, proclamato domenica scorsa, ha detto chiaramente: “scompaia da voi ogni sorta di malvagità”. Da parte mia non cesserò di pregare perché gli autori di questi misfatti, toccati dalla misericordia di Dio, si ravvedano e si convertano, anche se i loro crimini dovessero rimanere nascosti alla giustizia umana”.

Perugia – celebrata la solennità di San Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale. Ordinati tre diaconi permanenti.

“Fratelli e sorelle carissimi, dopo la gioia per l’indimenticabile dono di cinque nuovi presbiteri, ordinati il 29 giugno scorso, eccoci di nuovo in festa, nella nostra bella e antica cattedrale, per celebrare la nascita al cielo del suo grande patrono, san Lorenzo, ed ammettere tre uomini sposati, Stefano Bucarini, Mauro Corazzi e Moreno Fabbri, all’Ordine del Diaconato”. Così ha esordito il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti nell’omelia del giorno della solennità di san Lorenzo, diacono e martire, titolare della cattedrale di Perugia, martedì mattina 10 agosto. Hanno concelebrato il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, il presidente del Capitolo dei Canonici di San Lorenzo mons. Fausto Sciurpa e alcuni sacerdoti, svolgendo il servizio liturgico diversi diaconi e seminaristi e animando la celebrazione la corale Laurenziana. Tra i rappresentanti delle Istituzioni civili in San Lorenzo, il sindaco di Perugia Andrea Romizi.

Imitare l’insegnamento di Lorenzo. Il cardinale ha proseguito l’omelia rivolgendosi ai tre ordinandi diaconi e a tutti i fedeli, dicendo loro: “Mentre vi accolgo e vi saluto tutti, sento il compito, come Pastore di questa Chiesa, di affidarci alla protezione e alla celeste intercessione del diacono Lorenzo, ‘colui – come dice la liturgia – che diede la sua vita per la Chiesa, meritando la corona del martirio, per raggiungere in letizia il Signore’… Soprattutto noi, che abbiamo compiti e gravi responsabilità nella Chiesa – vescovi, sacerdoti, istituzioni, fedeli laici – siamo tutti chiamati a seguire gli insegnamenti di Lorenzo e a imitarlo nell’amore di Cristo e dei fratelli… Il suo gesto di indicare nei poveri i tesori della Chiesa, rimane sempre il grande insegnamento da seguire. Lorenzo, come Cristo sulla croce, non grida vendetta, anzi sa perfino essere umorista mentre le fiamme lo divorano… Per noi san Lorenzo rimane il chicco di grano caduto in terra sempre pronto a morire”.

Non salvare solo sé stessi. “Gesù ci avverte che spendere le proprie energie, il proprio tempo, le proprie forze solo per salvare sé stessi – ha evidenziato il presule –, o come si usa dire, per realizzare sé stessi, tutto questo porta a perdersi, ossia porta ad una vita triste e disastrata. Solo se viviamo per il Signore, solo se impostiamo la nostra vita per amore di tutti, senza limite alcuno, appunto come ha fatto Gesù, allora gusteremo la gioia della vita. A che serve guadagnare il mondo intero se non siamo né amati, né siamo capaci di amare? Dice san Paolo nell’Inno alla Carità, che, senza questa, cioè senza l’amore, non serve nemmeno compiere cose straordinarie, anche generose. Ricordiamoci sempre che, solo l’amore non finisce e solo il Signore salva”.

Diventate servi fedeli. Il cardinale, nel rivolgersi ancora agli ordinandi diaconi, li ha esortati a guardare Cristo come lo guardava san Lorenzo, “per essere anche voi – ha commentato – servi fedeli della sua parola: proclamatela ai poveri, essi attendano da voi l’annuncio del Vangelo! I piccoli, i poveri, i sofferenti, le persone dimenticate da tutti, che raramente nella loro vita hanno sperimentato un gesto di amore, attendono che qualcuno porti a loro la buona novella, come gli assetati bramano l’acqua. Diventate servi della Parola, incatenando al Vangelo la vostra vita, diventate servi del corpo di Cristo. Gesù mette nelle vostre mani il suo corpo e il suo sangue, perché lo doniate ai fratelli”.

Diaconi delle periferie. Avviandosi alla conclusione il cardinale Bassetti, parafrasando papa Francesco, ha augurato agli ordinandi diaconi ad avere “coraggio” nell’essere “i diaconi delle periferie, della missione, custodi del servizio e dispensatori di carità”.

La vocazione di Perugia. Al termine della partecipata celebrazione eucaristica, il presule ha salutato e augurato una buona solennità di san Lorenzo a tutti i presenti, in particolare ai tre neo ordinati che vanno ad aggiungersi la numerosa famiglia diocesana dei diaconi permanenti (sono oltre 40), evidenziando che “in questo periodo ancora abbastanza faticoso per i motivi che sappiamo, voi siate gli uomini della gioia, perché annunciano il Vangelo”. E nel rivolgere un augurio particolare al sindaco Romizi e a tutta la città, Bassetti ha detto: “Io ho pregato perché Perugia torni ad essere una comunità aperta, accogliente, familiare, piena di amicizia come lo è stata nel passato quando accoglieva tanti giovani, anche stranieri, nelle sue due Università. Perugia ha questa vocazione che non può dimenticare nel contesto di tutta l’Italia”.

Perugia: Il cardinale Gualtiero Bassetti ha visitato la comunità parrocchiale di San Feliciano a seguito della vicenda giudiziaria del parroco don Vincenzo Esposito, assicurandola della sua continua vicinanza

Il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, accompagnato da alcuni sacerdoti della zona, ha visitato nella serata del 4 agosto scorso la comunità parrocchiale di San Feliciano (Pg) a seguito della vicenda giudiziaria del parroco don Vincenzo Esposito. La comunità ha accolto il presule con vero sollievo e si è sentita confortata dal suo gesto e dalle sue parole. Si riportano di seguito alcuni passaggi dell’intervento dell’arcivescovo.

“Se corrisponde a verità la gravità dei fatti – ha evidenziato il cardinale –, soprattutto riguardante i minorenni coinvolti, attribuiti al sacerdote don Vincenzo Esposito, questa vicenda dimostra un degrado umano, morale e religioso sconvolgente”.

“È stata tradita la fiducia del suo vescovo, della Chiesa, dei confratelli e dei fedeli – ha proseguito il presule –. Aveva ricevuto l’incarico di parroco mentre era ancora un frate minore francescano, che pur con i limiti umani avrebbe dovuto svolgere con grande dignità, come avevano fatto i suoi predecessori don Bruno e don Abele”.

Il vescovo ha assicurato il suo gregge: “Non vi lascerò soli, vi manderò un parroco che possa aiutarvi a superare anche questo momento imprevisto e doloroso”. Il cardinale ha inoltre assicurato i fedeli che “domenica prossima, 8 agosto, sarà presente nella comunità di San Feliciano, per la celebrazione eucaristica, il vicario generale mons. Marco Salvi”.

Tratteggiando la figura del Santo Curato d’Ars, patrono dei parroci, di cui il 4 agosto si celebrava la festa liturgica, l’arcivescovo ha esclamato: “Ecco la vera figura del parroco di cui tutte le comunità hanno bisogno”.

Dopo le parole del cardinale ci sono stati diversi interventi da parte dei numerosi fedeli presenti in chiesa e sul sagrato, tra cui catechisti, animatori della liturgia e un nutrito gruppo di cresimandi. Pur nella sofferenza del momento, tutti hanno espresso il loro attaccamento alla parrocchia e alla Chiesa, ringraziando il cardinale per la presenza e il sostegno, esprimendo anche sorpresa per l’atteggiamento del parroco che avevano accolto con affetto e di cui tanti di loro apprezzavano il suo lavoro pastorale.

Il cardinale Bassetti ha assicurato la sua continua vicinanza alla comunità di San Feliciano, esprimendo un pensiero di affetto e gratitudine anche ai pescatori del lago da lui tante volte incontrati.

Perugia – nota dell’Archidiocesi in merito alla vicenda giudiziaria del sacerdote Vincenzo Esposito, parroco di San Feliciano

L’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve prende atto con stupore e dolore della notizia circa l’arresto del Sac. Vincenzo Esposito, Parroco di San Feliciano (Pg), e assicura la più completa disponibilità alla collaborazione con l’autorità giudiziaria per il raggiungimento della verità dei fatti.

Secondo le prime informazioni raccolte dall’Archidiocesi – che al momento non ha ricevuto comunicazioni ufficiali da parte dell’autorità giudiziaria – don Vincenzo Esposito è accusato di prostituzione minorile.

Al riguardo l’Archidiocesi ritiene di dover precisare che mai alcuna segnalazione è giunta all’Autorità ecclesiastica relativa ai fatti oggetto dell’indagine. Rimane comunque prioritario l’impegno ad approfondire con diligenza i fatti, applicando le indicazioni dettate dalla normativa canonica e seguire le eventuali indicazioni offerte dalla Santa Sede.

L’Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Sua Eminenza Card. Gualtiero Bassetti, profondamente rattristato, esprime la propria vicinanza, umana e spirituale, alla comunità parrocchiale di San Feliciano e in particolare a tutti coloro che sono coinvolti nella vicenda.

Il cardinale Gualtiero Bassetti alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve: Occorre conversione e unità affinché il Sinodo non diventi un bel documento destinato agli archivi

Fratelli e figli, stiamo attraversando un periodo storico turbato da tante tensioni e fermenti, ma purtroppo privo di slanci utopici e spesso ripiegato nella contemplazione di “bassi profili”. Proprio agli uomini e alle donne che si agitano in tale contesto, il credente è chiamato a testimoniare la radicalità del Vangelo. Non è facile oggi per noi calarci nel solco di una tradizione passata che, pur coi suoi limiti, è stata capace di coniugare, almeno nei suoi tempi migliori, profezia ed etica della responsabilità.

Essere ceri pasquali. Per questo oggi noi cristiani non possiamo essere “lucignoli fumiganti” ma piuttosto “ceri pasquali”, come diceva don Tonino Bello. Non possiamo e non dobbiamo essere un popolo di gente rassegnata, ma un popolo pasquale, che sta in piedi.

Le responsabilità dei cristiani. Noi cristiani, come diceva La Pira, siamo chiamati “ad elevare nel mondo la lampada di Dio”. In un tempo nel quale sembrano far da padrone l’edonismo, la tecnica ed una schiacciante cultura relativistica, questa lampada è necessario che sia ben accesa e stia in alto. Di tutto questo, purtroppo, anche noi credenti abbiamo in parte le nostre responsabilità. Per troppo tempo ci siamo accontentati e siamo stati addirittura paghi di quel che si vedeva: ci sembrava perfino che Dio dovesse ringraziarci per la nostra fedeltà. Oggi facciamo fatica a dover constatare che siamo minoranze ed in continuo confronto con persone che pensano ed agiscono in contrasto coi principi ispirati al Vangelo. C’è perciò necessità, da parte nostra, di una fedeltà ancora più grande dinanzi a Dio, e di un amore che sappia raggiungere ogni tipo di distanza.

Testimonianza più autentica e verace. Il Signore oggi chiede a tutti noi una testimonianza più autentica e verace. Per questo occorre unità. Un’unità che è dono dello Spirito Santo e diventa capace di farci superare ogni tipo di ostacolo, perché fonda la sua speranza nella preghiera di Gesù: “ut unum sint!”. Siano una cosa sola! È lo Spirito Santo, che ci sprona continuamente verso la pienezza della verità. È ancora lo Spirito che sta spingendo le Chiese che sono in Italia in un “cammino sinodale”.

Nulla è impossibile a Dio. Qualcuno si chiede: saremo in grado di rispondere a questa sfida che il Santo Padre ha avuto il coraggio di proporci? Sì, è possibile, perché crediamo che valga anche per noi ciò che fu detto dall’Angelo a Maria di Nazareth: “Nulla è impossibile a Dio”. Il sì di Maria mi richiama alla mente l’icona della nostra Madonna della Grazia, nella cattedrale. Essa è madre e icona della Chiesa; è simbolo della Chiesa che, orante, risponde il suo sì al sì di Dio, nei confronti dell’uomo. Ognuno di noi è chiamato a diventare, sempre di più, pur nei limiti della sua vita, pur nella gravezza delle sue colpe, un sì che risponde al sì di Dio.

Non rassegnarsi al quotidiano. Mediante questo atto di conversione si realizzerà quell’unità che il Signore vuole da parte nostra e alla quale noi profondamente aspiriamo. Senza ciò anche il cammino sinodale della Chiesa italiana rimarrebbe un desiderio che potrà risolversi alla fine in un bel documento scritto, destinato agli archivi. Rivolgo a tutti voi un augurio: non rassegnatevi al quotidiano o al pensiero “che si è sempre fatto così”; siate, carissimi, un popolo che “sta in piedi, come quello dell’Apocalisse, davanti al trono di Dio”.

Inaugurazione Centro Comunità a Colforcella di Cascia

Ore 11.10 di giovedì 29 luglio 2021: un lungo applauso ha accolto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo in visita alla piccola comunità di Colforcella di Cascia per l’inaugurazione del Centro di Comunità post-sisma 2016. Il Presule ha celebrato nella nuova struttura la prima Messa insieme al parroco dell’altipiano di Avendita don Canzio Scarabottini e all’emerito don Giuliano Medori. Presente il sindaco Mario De Carolis e, naturalmente, gli abitanti di Colforcella. Il centro è stato posizionato su un terreno di proprietà della parrocchia e servirà per la vita pastorale e sociale della comunità; è costato circa 30.000,00 euro (fondi diocesani sisma 2016), misura 60 metri quadrati circa, ha un bagno e un ripostiglio.
Un’operazione frutto di buona sinergia. «Questa struttura – ha detto all’inizio della Messa l’Arcivescovo – nasce da una richiesta condivisa da tutta la popolazione. Poi, alcuni abitanti sono venuti tempo fa da me a Spoleto a per chiedere un aiuto per questa operazione. Grazie alla buona volontà e all’impegno di tanti siamo riuscita a farla. Ho saputo anche delle difficoltà per far arrivare qui il camion che portava il materiale, ma le cose che si fanno con fatica sono le più belle. Affrontando, poi, delle avversità si rinsaldano anche i legami tra di noi e diventiamo sempre più consapevoli che siamo dipendenti gli uni dagli altri e che insieme stiamo bene. Grazie, quindi, agli abitanti di Colforcella, al geometra Simone Desantis che ha seguito i lavori, ai sacerdoti e a quanti hanno sostenuto con varie offerte le popolazioni colpite dal sisma del 2016, grazie alle quali è stato possibile realizzare anche questo centro».
Una “casa” di umanità. Nell’omelia, commentando il Vangelo del giorno, mons. Boccardo ha sottolineato come Gesù andando nella casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania sapeva di sentirsi accolto. «Questo – ha detto – ci fa pensare al bisogno che ciascuno di noi ha di avere delle relazioni belle e positive. Per far ciò dobbiamo ricomporre dentro di noi l’armonia dei sentimenti e imparare che quello che veramente vale nella vita è la dimensione umana, le relazioni, l’accoglienza e il sostegno reciproco, il perdono. È necessario riscoprire la bellezza dello stare insieme, sapendo che le differenze non ci devono necessariamente separare, ma si possono anche comporre. La casa di Marta, Maria e Lazzaro a Betania ci fa pensare anche a questa “casa” di Colforcella: può essere un luogo di umanità dove veniamo attorno all’altare del Signore per ascoltare la sua Parola e per ricevere il pane dell’Eucaristia, per imparare a volerci bene gli uni gli altri. Ma questa “casa” può essere anche il luogo dell’aggregazione dove ci si ritrova insieme per momenti di condivisione, fraternità e amicizia. Facciamo in modo – ha concluso il Presule – che questa costruzione sia veramente una “casa” di umanità».

Perugia – gli appuntamenti estivi religiosi e culturali della cattedrale di San Lorenzo

La “calata” del Sant’Anello. Si terrà giovedì 29 luglio, al termine della celebrazione eucaristica delle ore 11, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il tradizionale rito della “calata” del Sant’Anello animato dai membri della Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello. Due volte all’anno la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe viene esposta alla venerazione dei fedeli: nei giorni che precedono il perdono di Assisi (2 agosto) e in occasione della festa della Madonna delle Grazie del 12 settembre. La “calata” è sempre molto suggestiva e si è svolta anche lo scorso anno, in piena pandemia, nel rispetto delle norme per prevenire il contagio da Covid-19, come avverrà giovedì prossimo. Si tratta della discesa del reliquiario di argento e rame conservato in una cassaforte posta a otto metri d’altezza sopra l’altare della cappella del Sant’Anello. La cassaforte è protetta da una serie di grate e sportelli in metallo che vengono aperti con 14 chiavi in possesso delle autorità municipali (sette) e religiose (cinque), del Nobile Collegio del Cambio e del Collegio della Mercanzia (una ciascuna), a testimonianza dell’importanza di questa reliquia non solo religiosa ma per l’intera storia della città di Perugia. Il Sant’Anello verrà riposizionato all’interno della cassaforte venerdì 30 luglio, al termine della celebrazione eucaristica vespertina delle ore 18.

La XIII edizione del Festival internazionale laurenziano d’organo. Dal 31 luglio all’8 agosto, alle ore 21.30, si terrà al monumentale organo “Tamburini” la XIII edizione del Festival internazionale laurenziano d’organo, che precede la festa del santo titolare della cattedrale di Perugia. E’ un evento che si svolge ininterrottamente da tredici anni coinvolgendo alcuni dei più noti organisti al mondo, richiamando l’attenzione di un pubblico in costante crescita. Anche lo scorso anno, seppur in forma ridotta a seguito della pandemia, questo festival è stato seguito e molto apprezzato, che si colloca tra due importanti appuntamenti musicali umbri: Umbria Jazz (luglio) e la Sagra Musicale Umbra (settembre). E’ un evento anche di alto spessore culturale nel dedicare ciascuna edizione alla storia della musica e ai suoi protagonisti, oltre a celebrare ricorrenze significative di carattere storico quali, quest’anno, il VII centenario della morte di Dante Alighieri a cui è dedicato il concerto conclusivo del festival eseguito dal maestro italiano Adriano Falcioni, organista titolare della cattedrale perugina e direttore artistico dello stesso festival. Nei prossimi giorni sarà reso noto il programma nei dettagli della XIII edizione.

La festa di san Lorenzo titolare della cattedrale. Il 10 agosto la Chiesa celebra la festa liturgica di san Lorenzo, martire e diacono per eccellenza della carità, titolare della cattedrale perugina. Nel pomeriggio della vigilia, il 9 agosto, alle ore 18, il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti presiederà in San Lorenzo i Primi Vespri e il 10 agosto, alle ore 11, la solenne celebrazione eucaristica insieme ai canonici della cattedrale alla presenza delle autorità civili del capoluogo umbro. Come è tradizione, durante questa celebrazione, ci sarà l’ordinazione di alcuni diaconi permanenti. Quest’anno il cardinale Bassetti ne ordinerà tre: Stefano Bucarini, della parrocchia di Castel del Piano; Mauro Corazzi, della parrocchia di Pianello; Moreno Fabbri, della parrocchia di San Sisto.

Questa festa è particolarmente sentita al Punto di ristoro sociale Comune-Caritas “San Lorenzo” che rimarrà aperto il 10 agosto, come ogni anno, da quando è stato attivato (2008) nell’antico Oratorio dei Santi Simone e Giuda Taddeo adiacente alla chiesa del Carmine in pieno centro storico. Oltre a distribuire pasti caldi dal lunedì al sabato a più di cinquanta persone seguite dai Servizi sociali e dalla Caritas, questo servizio, animato da volontari, è diventato negli anni un punto di riferimento per il quartiere del Carmine, oltre ad essere luogo di ascolto-accoglienza per quanti vivono in gravi difficoltà non solo materiali.