“Insieme per educare”, la lettera augurale di inizio A.S. 2021-2022 della Commissione regionale per l’educazione della Ceu a quanti operano nel mondo della scuola

Anche quest’anno, in occasione della riapertura delle scuole, la Commissione regionale per l’educazione della Conferenza episcopale umbra (Ceu) rivolge la sua lettera di augurio a quanti operano nel mondo della scuola. Questa lettera, dal titolo “Insieme per educare” e a firma dell’arcivescovo delegato Ceu mons. Domenico Sorrentino e della coordinatrice della preposta Commissione Ceu prof.ssa Annarita Caponera, sarà consegnata alle scuole delle otto diocesi umbre da parte della Commissione stessa per il tramite degli Uffici scuola diocesani. Quest’anno il focus della commissione si è concentrato sul dare una parola di speranza per la ripartenza della scuola dopo la lunga chiusura causa pandemia. Si sottolinea come, senza negare il disagio e la fatica, tuttavia questo sia “un tempo propizio per riscoprire l’importanza dell’impegno educativo lungimirante: per usare un’immagine è come quell’agricoltore che dinanzi ad un raccolto non soddisfacente non si scoraggia, ma torna a seminare ancora e a curare i suoi campi, guardando fiducioso al futuro raccolto che certo verrà.”.

L’invito è quello di far sì che il nuovo anno sia “un vero e proprio tempo di ripartenza: le conoscenze scientifiche e tecniche che hanno caratterizzato il percorso fatto dalla società in cui viviamo, a cui si unisce un’informazione sempre più capillare e veloce, non deve farci dimenticare che di pari passo si deve anche sviluppare la riscoperta di valori umani e spirituali decisivi, come l’accoglienza e l’inclusione, il rispetto delle persone, la solidarietà, lo studio fatto con intelligenza”.

Si propone l’importanza di un sapere critico, di una rielaborazione personale, di un contatto più fraterno e amichevole interpersonale per il reciproco arricchimento culturale perché il virus da abbattere è quello dell’individualismo, dell’impoverimento dei valori e delle relazioni superficiali.

Si ricorda che la Commissione regionale per l’educazione – pandemia permettendo – è solita in primavera organizzare i suoi incontri di formazione aperti a dirigenti, insegnanti, genitori, studenti, sacerdoti, religiosi, educatori. Anche nella primavera 2022 la Commissione Ceu organizzerà nuovi incontri con nuove proposte di riflessione per la Scuola. Per informazioni sulle attività della Commissione consultare il sito: https://www.chiesainumbria.it/cresu/ e per comunicazioni inviare una mail all’indirizzo: cresu@chiesainumbria.it

Collevalenza – pellegrinaggio nazionale delle famiglie per la famiglia

Sabato 11 settembre si è tenuto il XVI pellegrinaggio nazionale delle famiglie dalle ore 15.30 con l’accoglienza, alle ore 16.10 recita del rosario “Maria profumo di famiglia”. alle ore 17.30 la santa messa e alle 18.45 conclusione.

Card. Bassetti in un sms inviato ai partecipanti: care famiglie siate segno di contraddizione per questo tempo, non abbiate paura. Vi benedico di cuore.

Per partecipare è necessario accreditarsi al link: Pellegrinaggio Famiglie umbre21

Giornata del Clero umbro dedicata al tema della vocazione. Il presidente Ceu mons. Renato Boccardo: «Essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale»

Si è svolta presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi, giovedì 9 settembre, la “Giornata di santificazione sacerdotale” promossa dalla Conferenza episcopale umbra. Circa 200 i presbiteri che si sono ritrovati insieme ai vescovi dell’Umbria per riflettere sul tema della vocazione, in particolare al ministero ordinato, guidati dal padre gesuita Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. C’erano i presbiteri ordinati di recente, quelli che diventeranno diaconi nei prossimi giorni e poi sacerdoti, membri di ordini religiosi, preti con 70 anni di Messa e seminaristi.

Testimonianze di vita che non fanno notizia. È stato l’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu mons. Renato Boccardo ad avviare la giornata: «Siamo qui per riflettere sul nostro sacerdozio e per ritrovare delle rinnovate motivazioni che ci fanno dire che essere prete è bello anche in un tempo difficile e contraddittorio come l’attuale. Il presbiterio dell’Umbria – ha detto – nell’ultimo periodo ha vissuto pagine dolorose, ma rendiamo anche grazie a Dio per le significative testimonianze di vita dei nostri preti, che però non fanno notizia».

L’Umbria non genera più preti. «La nostra Regione – ha proseguito mons. Boccardo – è tra i fanalini di coda a livello nazionale per numero di seminaristi (ad oggi, nel quinquennio di studi, sono solo 12, ndr). Dobbiamo chiederci: come mai questa terra ricca di santità non è più in grado di generare dei preti? Siamo tutti chiamati a fare un esame di coscienza e ad impegnarci con maggiore slancio nella pastorale vocazionale: Dio, infatti, continua a chiamare al sacerdozio, ma è difficile per i giovani decifrare ciò e rispondere positivamente, soprattutto in questo tempo dove si è attratti dall’esteriorità e dalle sirene di una società sempre più secolarizzata. Una Chiesa che non genera tra i suoi figli risposte alla chiamata di Dio è in qualche modo malata. Tutti, sacerdoti, religiosi e laici, dobbiamo fare qualche cosa perché non si inaridisca in Umbria quella sorgente zampillante che l’ha resa nel tempo ricca di santi e di preti. Invito tutte le comunità cristiane a intensificare le preghiere per il dono di nuove vocazioni».

La vera gioia che viene dal Signore. Il relatore padre Jean-Paul Hernandez ha incentrato il suo intervento commentando la parabola del Vangelo dell’uomo che trova un tesoro nel campo, lo nasconde, e va pieno di gioia per vendere tutto quello che ha e comprare quel campo. «Questo andare pieni di gioia – ha spiegato il gesuita, rivolgendosi ai sacerdoti presenti – non è qualcosa di artificiale, di provocato, ma è la gioia che viene dal Signore, che noi dobbiamo riconoscere. Oggi ci siamo concentrati un po’ su questo aspetto fornendo alcuni strumenti della grande tradizione spirituale dei maestri del Medioevo, dei padri della Chiesa e di sant’Ignazio di Loyola, che ci permettono di capire ciò che succede dentro di noi, dentro il cuore dell’uomo e quale è la vera gioia che viene dal Signore. La via della mia vita è quella dove trovo la gioia, lì Cristo mi spinge, lì è la via di Dio».

L’Accompagnamento dei giovani nello scoprire la vocazione. Padre Hernandez, soffermandosi sul rapporto giovani-vocazione, ha evidenziato: «Dobbiamo aiutarli a scegliere la via dove incontrano maggiormente il Signore, quindi accompagnarli spiritualmente. Per ciascuno è qualche cosa di diverso, però l’importante è seguire ciò che sant’Ignazio chiama “la consolazione spirituale”, quel senso di avere incontrato Dio e che dà una gioia profonda».

Annunciare la bellezza di Gesù. Il relatore si è anche soffermato su come «annunciare la bellezza di Gesù, cioè il Vangelo, che non è qualche cosa di contrario alla tua vita, che la sostituisce o che la vede come tutta sbagliata, ma qualcosa che ti permette di capire ciò che già nella tua vita è bello, ciò che rimanda ai segni della presenza di Dio e che ti permette di riscoprire la tua vita come una storia già con Dio, piena di Dio».

Città di Castello – L’augurio del Vescovo Domenico ai dirigenti, docenti, studenti, personale ATA e alle famiglie dei ragazzi delle Scuole presenti nel territorio della Diocesi.

All’inizio del nuovo anno scolastico 2021 2022, consapevole che la scuola è un bene preziosissimo per l’intera comunità, soprattutto in questi difficili t empi, con gioia vi faccio pervenire il mio saluto e il mio augurio per una fruttuosa ripresa dell’attività scolastica.
Sono certo che insieme si può affrontare con successo la sfida molto complessa che riguarda il mondo della scuola messo a dura prova dall’attuale emergenza sanitaria che si protrae ormai da un anno e mezzo. Una sfida che ha creato tanta sofferenza e disagio, anche nella “didattica a distanza” dove tutti voi avete trovato la modalità per rimanere “connessi”.
Dopo la DAD è risultato ancora più chiaro che le relazioni interpersonali non possono essere sostituite con le connessioni virtuali. Per questo è cresciuto il desiderio di ritornare ad incontrarsi con i maestri e gli amici per condividere insieme il percorso educativo guardandoci negli occhi, scambiandoci parole e gesti dal vivo, aiutandoci a vicenda.
Anch’io, insieme alla comunità diocesana, voglio dirvi la vicinanza darvi l’incoraggiamento ed anche la disponibilità a collaborare, per quanto possibile e nel rispetto delle competenze perché la scuola con il concorso di tutti possa svolgersi in sicurezza e in modo fruttuoso.
Giustamente si parla di “alleanza educativa” del le diverse agenzie ( scuola, società, chiesa) chiamate a collaborare non solo per dare ai giovani delle istruzioni ma soprattutto per crescere insieme, ragazzi e adulti, come in ogni famiglia e in ogni amicizia che si rispetti. La comunità educante è fatta da tutti ed è chiamata a sviluppare quelle relazioni generative di cui abbiamo bisogno grandi e giovani, maestri e discepoli.
Permettetemi in proposito una citazione di Gesù che dice: “Uno solo è il Maestro e voi siete tutti fratelli”. Il tempo della pandemia ci ha fatto capire ancora di più che abbiamo bisogno tutti di aiutare e di essere aiutati, di crescere insieme rispettando ci e assumendoci le reciproche responsabilità. In questo modo la scuola è creativa, necessario laboratorio di vita buona per tutti, per il presente e per il futuro. Auguriamoci che le generazioni più giovani crescano e quelle adulte si rigenerino; che nessuno si perda nel percorso educativo di una scuola sempre più inclusiva e di qualità contraddistinta dalle relazioni rispettose e amicali; che il tempo abbastanza esteso ed impegnativo della scuola si svolga nella serenità e nella gioia, nell’ascolto reciproco e nel dialogo, nel cercare di crescere insieme.
Carissimi ragazzi voi avete una sensibilità particolare per fiutare e scegliere ciò che è vero, bello e buono, offriteci input altrettanto importanti di quelli che vi offriamo noi adulti! Così la scuola è bella e utile a tutti.
Qualcuno ha detto che tre cose sono fondamentali nella vita: conoscenza, coraggio, umiltà. Ce le auguriamo con tutto il cuore!
Chiudo ricordando che proprio in questi giorni, precisamente domenica 19 settembre, qui a Castello celebriamo un evento particolare: Margherita una piccola donna, che ha vissuto qui nella nostra Città sette secoli fa, è stata proclamata santa da Papa Francesco. Nata cieca e con diverse disabilità, fu abbandonata ed emarginata bullizata si direbbe oggi e lei, invece di chiudersi nella rabbia e reagire con violenza, seppe trasformare la sua sofferenza in una testimonianza di vita gioiosa, facendo del bene a tutti. Proprio all’inizio dell’anno scolastico, lei ci dà come una vera maestra, la prima lezione non si deve mai far soffrire gli altri e nel caso fossimo maltrattati, possiamo con l’amore e il perdono cambiare il male in bene. Un vero insegnamento
Un cordiale saluto e ancora l’augurio di un buon anno scolastico 2021 2022!
Domenico vescovo

Ad Assisi la giornata sacerdotale regionale il 9 settembre

La Giornata di santificazione sacerdotale regionale si svolgerà il prossimo 9 settembre presso il Seminario regionale di Assisi, dalle ore 9.30 alle 13.
L’evento, rivolto ai cinquecento sacerdoti delle otto diocesi della regione e ai membri di comunità di vita consacrata, diaconi e seminaristi, avrà come relatore il gesuita P. Jean-Paul Hernandez, teologo e docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli e la Facoltà di Storia e Beni Culturali dell’Università Gregoriana a Roma, noto per le sue trasmissioni su TV2000. A lui è stato chiesto di aiutare quanti parteciperanno a riflettere sul tema della vocazione, in particolare la chiamata al ministero ordinato.

La finalità. Ad illustrare la finalità della Giornata del Clero umbro, caratterizzato da momenti di ascolto, di dialogo e di preghiera, è don Alessandro Scarda, di Perugia-Città della Pieve, coordinatore della Commissione CEU per la pastorale vocazionale: «La Giornata rappresenta una prima iniziativa concreta che fa seguito a riflessioni avviate in sede di Commissione da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della CEU, e condivise con le Commissioni Presbiterale e di Pastorale Giovanile, su un punto nevralgico per la vita delle nostre Chiese, quale quello dei giovani che si stanno preparando al ministero e su quelli che potrebbero decidere di cogliere l’invito a camminare su questa strada. Quello della “vocazione” è uno dei temi maggiori della vita, una delle categorie più necessarie per prendere sul serio l’esistenza. Perciò i pastori che il Signore ha posto a guida del suo popolo hanno la responsabilità di vigilare affinché ciascuno sia raggiunto da un annuncio che aiuti a comprendere la vita e il suo significato».

L’Umbria fanalino di coda. Un dossier, pubblicato di recente dall’Ufficio nazionale per la pastorale delle vocazioni della CEI, con i dati statistici relativi ai Seminari Maggiori d’Italia, vede l’Umbria come fanalino di coda. «La volontà di prendere del tempo per pensare all’oggi e al domani di noi preti non nasce, tuttavia, dalla preoccupazione per il dato statistico – afferma don Andrea Andreozzi, rettore del Seminario regionale “Pio XI” di Assisi –, ma dalla possibilità di darci delle prospettive condivise, avendo a cuore la vita dei giovani e le scelte che sono chiamati a fare. Questo vuol dire anche riprendere in mano con gioia la nostra vita di preti con i tesori che, sebbene in vasi di creta, essa contiene. L’invito, dunque, è rivolto a tutti i preti della regione affinché il 9 settembre possano ritrovarsi insieme per mettersi in ascolto della Parola, discernere, incoraggiarsi reciprocamente e ringraziare il Signore».

La Giornata rappresenta una prima azione concreta, che fa seguito a riflessioni avviate nelle Commissioni della Pastorale vocazionale e della Pastorale giovanile, della Commissione Presbiterale e della stessa CEU, su un punto nevralgico per la vita delle Chiese quale quello del presente e sul futuro del Seminario Regionale, sui giovani che si stanno preparando al ministero e su quelli che potrebbero cogliere l’invito a camminare su questa strada.

50° di fondazione della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia

La Caritas di Spoleto-Norcia ha celebrato i 50 anni dalla sua fondazione. Nel 1971 l’arcivescovo Giuliano Agresti fu incaricato da Paolo VI, insieme ad altri due vescovi (uno per il nord e uno per il sud Italia), di redigere il primo statuto di Caritas Italiana, ufficialmente costituita il 2 luglio di quell’anno. Rientrato a Spoleto, mons. Agresti volle subito avviare l’esperienza della Caritas nella valle spoletana, nominando don Sergio Virgili quale direttore. È stata, quindi, una delle prime Caritas diocesane italiane a prendere forma.
Questo significativo “compleanno” è stato festeggiato sabato 4 settembre 2021 al Teatro Nuovo “Gian Carlo Menotti” di Spoleto con un convegno dal titolo “Tra memoria e profezia”.
I saluti istituzionali. «In questi 50 anni – ha detto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo – abbiamo accumulato un patrimonio enorme di solidarietà. Siamo qui oggi a prendere coscienza delle radici per guardare avanti con fantasia, coraggio e audacia. Questa giornata non è un’autocelebrazione, ma un modo di dire che il bene è ancora possibile in questa nostra società». Il Presule ha voluto anche ricordare i direttori che si sono succeduti: don Sergio Virgili, don Luigi Piccioli, ancora don Sergio Virgili, don Vito Stramaccia, Giorgio Pallucco e l’attuale don Edoardo Rossi. Ha moderato l’incontro Daniela Lucarini, dell’area amministrativa della Caritas diocesana. Alla giornata c’erano anche altri direttori delle Caritas dell’Umbria, ad iniziare dal delegato regionale prof. Marcello Rinaldi. È sceso anche il direttore della Caritas di Bolzano-Bressanone gemellata con quella di Spoleto-Norcia. Anna Benedetti, colonna storica della Caritas diocesana, e mons. Riccardo Fontana, arcivescovo-vescovo di Arezzo-Cortona-San Sepolcro (già di Spoleto-Norcia dal 1996 al 2009), hanno portato il loro saluto tramite un video, ricordando l’azione della Caritas tra il 1976 e il 2009. Gli intermezzi musicali sono stati eseguiti da Claudio Scarabottini e da Yukio Tsuji. La presidente della giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei ha manifestato il grazie della Regione all’azione della Caritas e al lavoro costante, discreto ed efficace svolto nel tempo tra le istituzioni civili e questo organismo pastorale della Chiesa. Poi, la Tesei è scesa nel ricordo personale: «Questa è la mia Chiesa diocesana e qui mi sento a casa. Ci conosciamo quasi tutti e non posso non ricordare le tante situazioni affrontate insieme alla nostra Caritas diocesana quando ero sindaco di Montefalco. Le persone nella Caritas trovano un messaggio di speranza, parole calorose che spesso il pubblico non offre. Mi sento una di voi. Grazie!». Dina Bugiantelli dirigente per Servizi per la Persona del Comune di Spoleto si è detta onorata di essere presente e di «essere testimone diretta dell’azione della Caritas, specie nelle situazioni dove il pubblico non può intervenire puntualmente per la tanta burocrazia». Il commissario straordinario del Comune di Spoleto Tiziana Tombesi ha inviato una lettera a mons. Boccardo in cui esprime, a nome della città, «un sentito e dovuto ringraziamento per tutti coloro che operano nel sociale senza esitazione e titubanza … Se oggi, in un periodo così complicato, è possibile guardare al futuro con più fiducia è anche grazie all’opera della Caritas». Il sindaco di Norcia Nicola Alemanno ha ricordato come la Caritas «delicatamente e silenziosamente ci è stata vicino durante il terremoto del 2016. È grazie a voi – ha detto rivolto agli operatori Caritas – se riusciamo a dare risposte alla gente. Senza la carezza della Caritas non ce l’avremmo mai fatta. Grazie, grazie, grazie». Mons. Francesco Soddu direttore di Caritas Italiana, tra le altre cose, ha ricordato come la Caritas non è stata «fondata per farsi carico di tutte le questioni riguardanti i poveri, ma per incontrare le persone e far incontrare le persone, prestando particolare attenzione all’altro, ascoltandolo e conoscendolo. La Caritas – ha detto – deve avere il pallino della costante conversione e ricordarsi sempre che non lavora per se stessa ma per la Chiesa. È quindi invitata ad allontanare tutte le situazioni di autoreferenzialità».

Dopo questi interventi, c’è stato il ricordo – video e di testimonianze dirette – di quanto la Caritas di Spoleto-Norcia ha fatto in questi anni: la vicinanza alle persone nelle calamità (terremoti del 1979, 1997 e 2016), le esperienze missionarie (Brasile, Albania, Romania, Kosovo, India, Tanzania, Georgia) e le opere segno (la casa OAMI per disabili di Baiano di Spoleto, gli Orti Solidali della Misericordia a Trevi, la Casa Patris corde per padri separati a Montefalco e la Locanda della Misericordia a Spoleto).

La Mensa della Misericordia cambia nome e diventa Locanda della Misericordia “Ponziano Benedetti”. Il 50° della Caritas in realtà è stato avviato già la sera del 3 settembre 2021 con la riapertura dopo alcuni lavori della Mensa della Misericordia a Spoleto. E qui ci sono due grandi novità: d’ora in poi non si chiamerà più Mensa ma Locanda della Misericordia e sarà intitolata a Ponziano Benedetti (deceduto nel 2018) che per anni vi ha svolto il servizio di coordinatore. È intervenuto la vedova, la signora Anna Benedetti, una delle colonne della Caritas diocesana: «Questo è un posto dove si respira famiglia. È bello che ora si chiami Locanda e non più Mensa, termine che rimanda a quella aziendale. Invece Locanda – ha detto – ci rimanda a Betania, città dove Gesù andava dagli amici Marta, Maria e Lazzaro per sentirsi a casa e con loro condivideva anche il cibo». Locanda, poi, rimanda anche alla parabola del Buon Samaritano che si prende cura di un uomo malato e lo conduce alla locanda affinché si predano cura di lui. «Ponziano – ha concluso Anna Benedetti – stasera è con noi, fa festa con noi: nella comunione dei Santi siamo sempre insieme e questo è davvero bello». Mons. Boccardo prima di benedire i locali – abbelliti anche da alcune stampe del territorio della diocesi di Spoleto-Norcia – ha ricordato Ponziano come «l’anima di questo luogo; qui ha sbriciolato il pane della carità a nome della Chiesa diocesana. Qui – ha proseguito – ci si prende cura delle difficoltà delle persone, è un luogo che ricorda a tutti che da soli non andiamo da nessuna parte, che tutti siamo bisognosi di umanità, accoglienza, bontà e delicatezza».

Il pomeriggio della giornata dedicata al 50° di fondazione della Caritas diocesana di Spoleto-Norcia (sabato 4 settembre 2021) è stato dedicato alla profezia. Dopo un concerto dell’Associazione Culturale Giovanile “Bisse” sul tema dell’accoglienza, del rispetto dell’ambiente, della carità, è stato il direttore della Caritas don Edoardo Rossi a tracciare le linee di azione future.

Caritas come Istruzione ed Educazione. «In collaborazione con gli istituti superiori di secondo grado, coordinati dall’Istituto Agrario di S. Anatolia di Narco, la Fattoria della Misericordia in località Castellocchio di Eggi, verrà riqualificata e valorizzata con l’obbiettivo di proporre e promuovere un cammino di apprendimento e crescita, per educare ad una alleanza con l’ambiente. L’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello circa l’essere umano, la vita, la società e la relazione con la natura. È necessario avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita. Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità».

Caritas e carcere. «In sinergia con l’Ufficio di Sorveglianza ed il Dipartimento Penitenziario, ci mettiamo a disposizione di coloro che vengono ammessi a svolgere lavori di pubblica utilità, misure alternative alla detenzione e permessi; a fianco dell’uomo, disponibili all’ascolto, senza giudizio e senza pregiudizio».

Caritas e famiglia. «In famiglia si impara a chiedere “permesso” senza prepotenza; a dire “grazie” come espressione di apprezzamento per le cose che riceviamo; a chiedere “scusa” quando facciamo qualcosa di male. Piccoli gesti di sincera cortesia che aiutano a costruire una cultura della vita condivisa e del rispetto per quanto ci circonda. La famiglia è e continuerà ad essere vicinanza e sostegno discreto per altre famiglie. Capace di intercettare bisogni e disagi nascosti, celati dal peso della vergogna di vivere in una condizione di difficoltà. E qui penso alla Casa Patris corde che abbiamo aperto a Montefalco per i padri separati».

Caritas e missioni. «Sostenere le Missioni è l’espressione della Chiesa che respira universalità, abbatte le frontiere, mette al centro il rispetto della dignità della persona. Nel portarci al di là del nostro io isolato verso l’ampiezza della comunione, testimoniamo non solo che la fede è fondata sul “noi”, sulla comunione, ma anche sull’impegno a creare un “noi” sempre più grande. Il “noi” è fondamento non solo della fede, ma anche della speranza e della carità: caratterizza l’abito cristiano, la nostra responsabilità e i nostri progetti. Tra questi, da ultimo, in collaborazione con le Suore della Sacra Famiglia di Spoleto accoglieremo una famiglia di rifugiati provenienti dall’Afghanistan».

Caritas e giovani. «Il Papa ci dice: “Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità, c’è bisogno di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri”. Lo sport, in cui molti giovani trascorrono gran parte del loro tempo, è la metafora della vita. Questo è il messaggio che si è voluto trasmettere ai partecipanti dell’evento “Sport testimone di verità” svoltosi il 29 agosto presso la pista di atletica di Spoleto, che ripeteremo in futuro: un modo essenziale di vivere lo sport, nella sana competizione, nel valorizzare tutti i componenti della squadra. È anche compito della Caritas contribuire a riportarlo ai suoi veri valori».

La cittadella della carità a S. Nicolò. «Ci piace sognare in grande», ha concluso don Edoardo. «Per questo stiamo lavorando per realizzare una sede per la nostra Caritas diocesana che sia come una piccola cittadella della carità nella Città, braccio teso a tutti senza differenza, luogo aperto all’ascolto, all’accoglienza, alla condivisione e alla compassione. Sarà nel quartiere di San Nicolò (nei locali della ex parrocchia), una delle zone più popolose della città, facilmente raggiungibile da tutta l’Archidiocesi. Vogliamo affidare questo progetto a tre sante donne della nostra Chiesa, che nel tempo sono state segni concreti di carità: Scolastica da Norcia, Rita da Cascia e Chiara da Montefalco». Il pomeriggio in teatro è terminato con un ballo africano proposto da due giovani suore della Sacra Famiglia di Spoleto della repubblica Democratica del Congo.

Messa in Duomo. L’intensa giornata del 4 settembre si è conclusa in Cattedrale con la Messa presieduta dall’Arcivescovo. Nell’omelia il Presule ha sottolineato come sia «vero che Dio non fa preferenze di persone, ma è altrettanto vero che il suo cuore è come sbilanciato verso i poveri e i deboli».

Foligno – ingresso del nuovo vescovo Domenico Sorrentino

Con la visita nella chiesa di Santa Lucia in Capitan Loreto di Spello il vescovo eletto di Foligno, S. E. Mons. Domenico Sorrentino, è stato accolto ai confini della diocesi dal delegato ad omnia Mons. Giovanni Nizzi, dal cancelliere Dott. Fabio Cioccoloni, dal parroco Don Diego Casini e dal sindaco di Spello Moreno Landrini. Ha poi fatto visita alla casa “Germoglio Meraviglioso”, luogo simbolo della carità, voluto e gestito sotto l’egida della Caritas regionale dell’Umbria. Nella piazza della Repubblica ha ricevuto il saluto delle autorità e si è incontrato brevemente con il sindaco, avv. Stefano Zuccarini, e la giunta all’ingresso del Palazzo Comunale. Dopo la visita alla cripta della cattedrale di San Feliciano e la venerazione delle reliquie di san Feliciano e la visita alle tombe dei vescovi di Foligno lì sepolti, si è tenuta la celebrazione nella chiesa di San Giacomo dove l’amministratore apostolico Mons. Gualtiero Sigismondi ha salutato il vescovo eletto con la lettura della lettera apostolica con cui il Santo Padre Francesco lo nomina vescovo di Foligno, e la consegna del pastorale e l’omaggio di una rappresentanza di fedeli.

Lettera apostolica di Papa Francesco

Francesco Vescovo, Servo dei Servi di Dio, al Venerabile Fratello Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Vescovo eletto della diocesi di Foligno, unite nella sua persona, salute e Apostolica Benedizione. Tutti nella Chiesa siamo chiamati, godendo della comunione dei Santi, a ricordarci che la salute del corpo è un bene nella vita dell’uomo, e tuttavia per essere felici non dobbiamo solo conoscere il concetto di salute, ma anche vivere in salute (cfr s. Gregorio di Nissa, Hom. VI), perché anche la santità, la purezza e la semplicità siano comprese come tensione dell’uomo alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione nella carità (cfr Mart. Rom., Praenotanda, 6). Guardando dunque a quest’amata terra umbra di santità, conviene che ci prendiamo cura con ogni attenzione di essa, alla quale con l’autorità della Chiesa bisogna provvedere con carità pastorale per il bene e la salvezza delle anime, e, ispirati dal desiderio di metterci a servizio del popolo e di compiere la missione pastorale della Chiesa, vogliamo riferire queste cose con amore paterno alle necessità spirituali del gregge Folignate che, dopo il trasferimento del Venerabile Fratello Gualtiero Sigismondi alla diocesi di Orvieto-Todi, al momento manca di un Pastore proprio e del moderatore della comunità ecclesiale. Quindi, ascoltato il parere della Congregazione per i Vescovi, con la pienezza della Nostra autorità Apostolica, valutati il lavoro pastorale da te finora svolto e la tua peculiare conoscenza delle circostanze e delle necessità dei luoghi, ti costituiamo Vescovo di Foligno, conferendoti i diritti che ti spettano e imponendoti i corrispondenti doveri. Quindi, secondo il parere della stessa Congregazione, uniamo tra di loro le diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno nella persona del Vescovo, stabilendo che tu sia l’unico e medesimo Vescovo per entrambe le Chiese. Vogliamo che tu informi di questo Nostro decreto il clero e il popolo della comunità ecclesiale Folignate, che esortiamo ad accoglierti volentieri come maestro spirituale da rispettare. Il Signore ti conceda sempre, Venerabile Fratello, una parola chiara, con cui infondere soavità negli orecchi e di addolcire con la grazia delle tue parole il popolo al punto che, amando Cristo povero, aspiri a diventare anch’esso povero (cfr s. Angela da Foligno, Liber, 65), secondo l’esempio del santo Maestro.

Dato a Roma, in Laterano, il giorno 26 del mese di giugno, nell’anno del Signore 2021, nono del Nostro Pontificato.

Francesco

 

INGRESSO FOLIGNO PIAZZA

OMELIA FOLIGNO
Saluto di S. E. Mons. Gualtiero Sigismondi (1)

Foligno – Programma dell’inizio del ministero pastorale del Vescovo Domenico Sorrentino

Programma definitivo dell’inizio del ministero pastorale del vescovo Domenico Sorrentino nella diocesi di Foligno, che avrà luogo sabato 28 agosto.

Ore 16.20 – Chiesa di Santa Lucia in Capitan Loreto di Spello – Il vescovo eletto di Foligno, S. E. Mons. Domenico Sorrentino, viene accolto ai confini della diocesi dal delegato ad omnia Mons. Giovanni Nizzi, dal cancelliere Dott. Fabio Cioccoloni, dal parroco Don Diego Casini e dal sindaco di Spello Moreno Landrini. L’accesso è libero, nel rispetto delle norme di prevenzione del contagio.

Ore 16.50 – Casa “Germoglio Meraviglioso”, Via dei Cappuccini – Il vescovo eletto visita un luogo simbolo della carità, voluto e gestito sotto l’egida della Caritas regionale dell’Umbria. La visita è privata, non è quindi possibile ammettere la stampa.

Ore 17.30 – Piazza della Repubblica – Il vescovo eletto riceve il saluto delle autorità e si incontra brevemente con il sindaco, avv. Stefano Zuccarini, e la giunta all’ingresso del Palazzo Comunale. L’incontro avviene in luogo pubblico ed è accessibile a tutti.

Ore 17.45 – Cattedrale di San Feliciano – Il vescovo eletto visita la cripta della cattedrale di San Feliciano. Accolto dal priore del capitolo della cattedrale Mons. Giuseppe Bertini, venera le reliquie di san Feliciano e visita le tombe dei vescovi di Foligno lì sepolti. A causa del poco spazio, la visita è strettamente privata.

Ore 18.00 – Inizio della celebrazione nella chiesa di San Giacomo – L’amministratore apostolico S. E. Mons. Gualtiero Sigismondi porge il saluto al vescovo eletto S. E. Mons. Domenico Sorrentino e chiede che sia data lettura della lettera apostolica con cui il Santo Padre Francesco lo nomina vescovo di Foligno, quindi annuncia all’assemblea il suo insediamento come vescovo di Foligno, gli porge il pastorale e lo invita a sedere sulla cattedra, dove riceve l’omaggio di una rappresentanza di fedeli.

Assisi – funerale mons. Peri. La sua casa diventerà il convento della Divina Misericordia.

“L’Eucaristia è davvero il ponte gettato tra cielo e terra. Fare della nostra vita un’esistenza eucaristica, è il programma della Chiesa. Don Vittorio lo sapeva e lo insegnava. Soprattutto lo testimoniava”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, all’omelia delle solenni esequie di monsignor Vittorio Peri, celebrate giovedì 26 agosto ad Assisi, nella cattedrale di San Rufino.

Hanno concelebrato il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze; il vescovo di Terni-Narni-Amelia, monsignor Giuseppe Piemontese; il vescovo di Orvieto-Todi, monsignor Gualtiero Sigismondi e monsignor Marcello Bartolucci, segretario emerito della Congregazione della Causa dei Santi, il clero locale e di altre diocesi. In tanti hanno voluto dare l’ultimo saluto al vicario giudiziale e vicario episcopale per la cultura della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, particolarmente attivo in ambito associazionistico.

Durante l’omelia monsignor Sorrentino ha ricordato che il “caro don Vittorio, come persona, persino nel suo fisico, era uno che gustava la bellezza della vita. In qualche modo, la celebrava. Sul letto del dolore – ha detto il vescovo – , mi ha rievocato la sua esperienza di estimatore dello sport, che aveva conosciuto da vicino nel suo servizio al Centro Sportivo Italiano. Ne aveva decantato i valori anche spirituali. Quando le sue gambe hanno cominciato a cedere, ha dovuto con fatica rassegnarsi. Fino a che ha potuto, ha camminato. È stato anche in questo un testimone di una vita positiva e bella, di un cristianesimo che recalcitra ai colori lugubri, perché tutto illuminato dalla luce della Pasqua. Ma era uno che camminava soprattutto col suo spirito, con la sua mente aperta e rigorosa, con il suo animo attento ai segni dei tempi, con il suo cristianesimo ‘conciliare’, che gli faceva sentire la gioia del Vangelo e l’amore per la Chiesa. Di questa voleva ardentemente il rinnovamento pastorale, disegnandolo da canonista che aveva una concezione vitale del diritto, promuovendolo concretamente nelle responsabilità da lui espletate accanto al mio predecessore, come vicario generale, e a me come vicario giudiziale e vicario episcopale per la cultura. Alcune cose – ha continuato il vescovo – erano sua preoccupazione costante. In modo particolare gli premeva una visione di Chiesa che, come il Concilio insegna, è l’universale che si invera nel particolare, la ‘catholica’ che si fa presente qui ed ora nella Chiesa locale, e soprattutto nel mistero eucaristico”. Commosso monsignor Sorrentino quando ha ricordato il suo ultimo incontro con don Vittorio di qualche giorno fa. “L’affetto che dimostrava al vescovo era davvero esemplare. Me ne ha voluto dare qualche giorno fa un’ultima testimonianza con dei gesti e delle espressioni del volto, che mi rimarranno nel cuore. Erano le uniche cose che poteva fare, quando ormai anche la parola si spegneva sulle sue labbra. Chi gli stava intorno, e da giorni non lo sentiva più parlare, quasi in totale assenza, si è meravigliato quando, al sentire la mia voce, si è come risvegliato, ha tentato invano di parlare, ma gli occhi sono diventati luminosi, ha voluto prendermi la mano e baciarmela, e ha fatto un’espressione di grande tenerezza, quando gli ho mostrato dei disegni dei ragazzi del Serafico, un Istituto che gli stava nel cuore, come gli stavano a cuore i poveri, ai quali ha pensato, attraverso la Caritas, nel suo Testamento. Molta parte del servizio ecclesiale di don Vittorio – ha ricordato ancora monsignor Sorrentino – si è sviluppata nello studio e nell’insegnamento. L’Istituto Teologico di Assisi – ha detto – deve molto a lui, ed egli non lo ha dimenticato fin sul letto di morte. La sua cultura e la sua acribia erano note. Hanno formato tanti presbiteri, diaconi, laici, persone di vita consacrata della nostra regione, e, attraverso le sue conferenze, in tutta Italia. Ho sentito in questi giorni testimonianze commosse di suoi ex alunni. Ci mancherà. A me in particolare mancheranno le sue revisioni ai miei testi. Tra quanti ne ho elaborati nel mio ministero assisano da quindici anni a questa parte, non ve n’è uno solo che non sia passato previamente sotto i suoi occhi, e quando mi arrivavano le sue osservazioni e i suoi suggerimenti, pignoli fino alle virgole, per me era un sospiro di sollievo. Mi sentivo davvero sicuro. Tempra di evangelizzatore qual era, fino alle ultime battute della sua vita si è speso a sminuzzare, con la sua limpida prosa, i temi della fede, convinto che è ora più che mai di far sul serio con l’annuncio del Vangelo”.

Al termine della santa messa sono seguite alcune testimonianze che hanno evidenziato il grande spessore umano e spirituale di monsignor Peri, la sua vicinanza agli ultimi e ai giovani. È stato inoltre comunicato che la sua casa “continuerà ad essere viva e aperta e diventerà il Convento della Divina Misericordia”.

Perugia – 7° anniversario della morte del servo di Dio Giampiero Morettini. Il cardinale Bassetti: “Guiderò un pellegrinaggio a piedi fino alla Porziuncola affidato alla preghiera di Giampiero”.

“Come è stato scritto: ‘Abbiamo bisogno di testimoni dell’Amore, che lascino, soprattutto in questo tempo, scintille di luce, che illuminino il nostro cammino’”. Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’omelia della celebrazione eucaristica del 7° anniversario della morte del seminarista servo di Dio Giampiero Morettini (1977-2014), il 21 agosto, nella chiesa parrocchiale San Pio da Pietrelcina in Castel del Piano, nel tracciare una breve biografia del giovane seminarista per il quale la Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve ha aperto, il 22 maggio scorso, il processo sulla vita, virtù e fama di santità. Concelebranti sono stati il parroco e postulatore della causa don Francesco Buono, don Giosuè Busti e don Cesare Piazzoli. Una celebrazione animata dal giovane coro intitolato al seminarista scomparso, che visto la presenza di numerosi fedeli, nel rispetto delle norme per il contenimento della pandemia, e dei familiari del servo di Dio.

Idee chiare sul sacerdozio. “Giampiero, benché abbia consumato la sua vita in un breve periodo – ha proseguito il porporato –, è come se avesse percorso un grande cammino, è come se avesse vissuto a lungo. Delle volte una brevissima vita può essere di una intensità unica. Ho parlato con Giampiero tante volte e posso testimoniare che aveva le idee chiare sulla vocazione e sul sacerdozio. Sì, Giampiero è sempre stato servo per amore! È lui stesso a definirsi tale in una pagina luminosa del suo diario: ‘Questa è la strada che io seguo… Se non sarò capace di essere un servo, Signore, annullami, svuotami, ma riempimi del tuo fuoco!’. E solo i santi si esprimono così”.

Impressionante crisi di vocazioni. “La nostra Chiesa ha bisogno di testimoni come Giampiero – ha commentato Bassetti –, ha bisogno di preti santi, di seminaristi sereni, disponibili, aperti a tutti. In una parola ha bisogno di giovani radicati in Dio, come lo era Giampiero. Purtroppo stiamo vivendo una preoccupante crisi di vocazioni al sacerdozio e alla vita di speciale consacrazione, a dir poco impressionante. Quando io entrai in Diocesi, dodici anni fa, ricordo ancora gli occhi brillanti del mio predecessore, mons. Giuseppe Chiaretti, nel confidarmi: ‘Abbiamo una quindicina di seminaristi’. Poi sono addirittura cresciuti e siamo arrivati, alcuni anni fa, a ventidue. Oggi i seminaristi sono appena cinque”.

Annunciata una significativa decisione. “Anche per questo – ha aggiunto il cardinale rivolgendosi ai fedeli – ho preso una decisione; una decisione che sia un piccolo segno che intendo proporre a tutti coloro che lo vorranno. Sul finire del prossimo mese di settembre, guiderò un pellegrinaggio a piedi fino alla Porziuncola di Assisi, perché sia un cammino di preghiera per supplicare al Signore il dono delle vocazioni. Un cammino di meditazione, di recita del Santo Rosario… Il Signore che mi ha davvero aiutato a recuperare la salute (dopo i difficilissimi giorni in terapia intensiva per il contagio da Covid-19, ndr), mi ha suggerito questa iniziativa per la nostra Chiesa. Credo che qualche passo in più mi farà bene, anche alla salute, e farà bene anche alla salute di qualcuno di voi. Durante il pellegrinaggio chiederò la grazia al Signore che anche quest’anno qualche giovane possa entrare in Seminario! Affido fin da ora a Giampiero, ma anche alla vostra preghiera, affinché il Signore mandi ancora qualcuno a prendere il posto del nostro Giampiero. Pregate per le vocazioni, per tutte le vocazioni!”.

Pregare per la parrocchia di San Feliciano. Il cardinale Bassetti ha esortato i fedeli a pregare anche “per la parrocchia di San Feliciano sul Lago (il parroco è in Carcere per le note vicende giudiziarie, ndr), perché nessuno vacilli nella fede per motivi di scandalo! Pregate perché tutti i nostri sacerdoti e seminaristi, come Giampiero, si sentano inseriti in una misteriosa storia di amore divino. Un amore, quello di Dio, che conosce, chiama, sceglie, accompagna e consacra. Pregate perché ci sia ancora qualcuno che sia disposto nel sacerdozio a farsi e a diventare servo di tutti”.

Servire il Signore senza mezze misure. “Il Signore, soprattutto nei confronti di chi è chiamato direttamente al suo servizio, non vuole mezze misure – ha concluso Bassetti –. Il servo di Dio Giampiero è là per testimoniare ai seminaristi, a noi sacerdoti e a tutti voi, che se abbiamo scelto Cristo dobbiamo seguirlo anche se costa, anzi, proprio perché costa. Allora ripetiamo al Signore la nostra dichiarazione di totale fedeltà, come anche il Vangelo di oggi lo ripete: ‘Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!’”.