Perugia: Celebrata in cattedrale l’Epifania del Signore dal cardinale Bassetti, che ha ammesso agli Ordini Sacri il seminarista Samuele Betti. Il presule: “La salvezza, come per i magi, è di accogliere nel proprio cuore quel ‘bambino’ debole e indifeso. E con Lui tutti i deboli e gli indifesi del mondo”

“Ringrazio ancora una volta il Signore, che mi dà la grazia di poter celebrare questa solennità dell’Epifania nella nostra cattedrale”. Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, all’inizio dell’omelia, pronunciata nella cattedrale di Perugia il 6 gennaio, ritornando a celebrare in pubblico l’Eucaristia dopo essere stato in isolamento, durante le festività natalizie, a seguito del contagio da Covid-19. Il cardinale si è poi soffermato sul significato dell’Epifania: “manifestazione, giorno pieno di luce” in cui “Gesù è l’unica luce che può far risplendere l’intero universo”.

La befana non è venuta a mani vuote. Per la Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve l’Epifania 2022 è stata particolarmente significativa, definita dallo stesso presule “una bella sorpresa e la befana – ha aggiunto –, come si dice da noi, non è venuta a mani vuote”. Durante la celebrazione Bassetti ha ammesso agli Ordini Sacri il seminarista Samuele Betti, dell’Unità pastorale “Giovanni Paolo II” di Prepo, “che si candida – ha sottolineato il presule – al Diaconato e al Presbiterato. Caro Samuele non potevamo trovare una circostanza più bella in cui tu potessi, pubblicamente, davanti al popolo di Dio, dichiarare il tuo impegno di accedere agli Ordini Sacri. Oggi, purtroppo, in Seminario siete pochi, ma io mi devo rallegrare, perché fra voi c’è un clima fraterno e noto i frutti di una formazione umana, intellettuale e spirituale solida. Stamani, caro Samuele, all’oro, all’incenso e alla mirra dei magi, tu aggiungerai il tuo proposito di camminare verso il Diaconato e il Presbiterato. Ed io, a nome di tutta la Chiesa, accoglierò questo tuo impegno. Il popolo cristiano deve apprezzare questi giovani che si candidano a questo servizio”.

Necessario alzare lo sguardo. Commentando il Vangelo, il cardinale ha esortato i credenti “a guardare i magi. Essi giungono dal lontano Oriente per vedere quel misterioso bambino, che già, nella notte di Natale, si è manifestato ai pastori. I pastori e i magi – ha aggiunto Bassetti –, pur così diversi fra loro, hanno però una cosa in comune: il cielo! Gli uni e gli altri suggeriscono a tutti noi che per incontrare Gesù è necessario alzare lo sguardo da sé stessi e scrutare parole e segni che il Signore pone lungo il nostro cammino”.

L’insegnamento del magi. Riflettendo sulla stella che videro il magi, il cardinale ha risposto all’interrogativo “cos’è la stella? È il Vangelo, è la Parola del Signore, come dice il Salmo: ‘la tua parola è luce al mio cammino’. Questa luce ci guida verso il ‘bambino’. Senza l’ascolto del Vangelo, senza leggerlo, senza meditarlo, senza cercare di metterlo in pratica, non è possibile incontrare Gesù… Assieme a Maria, a Giuseppe e ai pastori, anche i magi compresero che la salvezza consisteva e consiste tutt’oggi nell’accogliere nel proprio cuore quel ‘bambino’ debole e indifeso. E con Lui tutti i deboli e gli indifesi che stanno attorno a noi e nel mondo”.

Il preoccupante inverno delle nascite. Avviandosi alla conclusione, il presidente della Cei ha ribadito la sua preoccupazione per “questo inverno delle nascite, soprattutto in Europa e in Italia. Spesso non abbiamo la gioia e la possibilità di accogliere queste nuove vite che il Signore manda in mezzo a noi. Oggi, accogliere la presenza di un bambino in una famiglia diventa il gesto più significativo della nostra fede in Dio, della nostra fede nella vita, della nostra fede nella famiglia umana, perché si voglia o non si voglia Dio ci ha costituito, su questa terra, un’unica famiglia”.

Cambiare strada, la strada della conversione. “Sono i magi a salvare il ‘bambino’– ha ricordato il cardinale Bassetti –. Quei sapienti, come nota l’evangelista, fecero ritorno ai loro Paesi per un’altra strada. E questo vale anche per noi, perché, quando si incontra il Signore, non si può continuare a percorrere la strada di sempre. Bisogna fare come i magi: cambiare strada, mettersi sulla strada della conversione, dell’accoglienza gioiosa della Parola di Dio nella nostra vita. Beati noi, fratelli e sorelle, se con i pastori e con i magi sapremo farci pellegrini verso quel ‘bambino’ e con l’affetto sapremo prenderci cura di Lui. In verità sarà Lui a prendersi cura di noi. E questo è l’augurio che faccio a tutti voi e particolarmente al nostro carissimo Samuele, che è disposto ad offrire la sua vita per il grande ministero del sacerdozio”.

Solennità dell’Epifania. L’arcivescovo Boccardo: «Dobbiamo imparare a dare alla carità il primo posto nelle nostre scelte e nei nostri rapporti, in modo da non escludere nessuno, da non rifiutare nessuno, da non giudicare nessuno». Non si terranno causa Covid due momenti della festa di S. Ponziano: il dialogo sul tema “La Chiesa che vorrei” del 13 gennaio e la processione del 14 pomeriggio

Giovedì 6 gennaio 2022 la Chiesa ha celebrato la solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione di Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria.

La celebrazione nel Duomo di Spoleto è stata presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo. Hanno concelebrato: il Vicario generale e i parroci della Città di Spoleto (S. Gregorio, Santi Pietro e Paolo e Santa Rita). La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania di Santa Maria. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e ministranti, coordinato dal cerimoniere don Pier Luigi Morlino.

Le parole dell’Arcivescovo nell’omelia. Il Presule ha condiviso tre caratteristiche di questa solennità: «L’Epifania – ha detto – è anzitutto la festa dell’incontro: il cammino di ogni uomo può sfociare nell’incontro con Dio; trova anzi in questo incontro il suo felicissimo epilogo. Tutto ciò avviene in una convergenza di argomenti che mostrano la ragionevolezza e insieme la provvidenzialità di un itinerario umano di ricerca. L’Epifania – ha poi proseguito – è anche la festa della fede, la festa che allarga i misteri del presepio al mondo intero, l’offerta universale di salvezza a quanti avranno la fortuna e il coraggio di accoglierla. Si tratta dunque di una fede dinamica, vigilante, creativa; ma anche del rischio di non avere il coraggio di accogliere questa fede, o di lasciarla svuotare del suo vero contenuto che è il Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. L’Epifania è infine festa dell’apertura del cuore. “Per i cristiani – afferma ancora Papa Francesco – le parole di Gesù implicano il riconoscere Cristo stesso in ogni fratello abbandonato o escluso (cf Mt 25, 40. 45). In realtà, la fede colma di motivazioni inaudite il riconoscimento dell’altro, perché chi crede può arrivare a riconoscere che Dio ama ogni essere umano con un amore infinito e che gli conferisce con ciò una dignità infinita. A ciò si aggiunge che crediamo che Cristo ha versato il suo sangue per tutti e per ciascuno, e quindi nessuno resta fuori dal suo amore universale” (Fratelli tutti, 85)». Queste tre caratteristiche diventano messaggio per tutti: «Abbiamo bisogno – ha detto l’Arcivescovo – di leggere la nostra vita come un cammino verso una mèta, di leggere nell’incontro con Gesù il momento qualificante e rivelatore di ciò che siamo e di ciò che cerchiamo; abbiamo bisogno di riconoscere che tutti gli argomenti scientifici e filosofici riguardanti il senso del cammino umano hanno, nell’incontro col Signore, la loro piena giustificazione e il loro senso. Poi, la fede: abbiamo bisogno che lo Spirito Santo irrori con i suoi doni la virtù teologale della fede, per la quale ci si affida perdutamente a Dio e si vede ogni situazione e ogni rapporto nella luce del Trascendente. La fede dà il cuore nuovo per consentire alla Verità e dà occhi nuovi, capaci di discernere nelle parole e negli eventi della vita quotidiana i segni della presenza di Dio e della sua chiamata. Infine, l’apertura del cuore: abbiamo bisogno che lo Spirito Santo vivifichi con il dono della sapienza la virtù teologale della carità, affinché il nostro cuore diventi accogliente nei confronti degli altri, ne rispetti la diversità e la libertà, ne cerchi il bene vero e sia reso capace di sacrificarsi per questo bene; dobbiamo imparare a dare alla carità il primo posto nelle nostre scelte e nei nostri rapporti, in modo da non escludere nessuno, da non rifiutare nessuno, da non giudicare nessuno».

I Magi in Cattedrale. Al termine della Messa sono “giunti” in Duomo, dinanzi all’altare maggiore, i Magi: hanno consegnato ai ragazzi della catechesi presenti un piccolo dono. Questo momento, a ricordo dei doni (oro, incenso e mirra) che questi Re fecero al Bambino Gesù, è stato organizzato dalle parrocchie del centro di Spoleto guidate da don Bruno Molinari e da don Pier Luigi Morlino.

Sospesi alcuni momenti della festa di S. Ponziano. La Curia Arcivescovile comunica: «In considerazione della crescente diffusione del Coronavirus e della necessaria prudenza sanitaria non si terranno due momenti della festa del Santo patrono di Spoleto: il dialogo sul tema “La Chiesa che vorrei” di giovedì 13 gennaio alle ore 18.00 nella palestra del Sacro Cuore col Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, e l’On. Luciano Violante, già Presidente della Camera dei Deputati; la processione del pomeriggio del 14 per il ritorno della Reliquia del Santo nella Basilica a lui dedicata. Confermate, nel rispetto delle norme vigenti anti Covid, le celebrazioni del 14 gennaio in Duomo: alle 9.00 Santa Messa e alle 11.30 Solenne Pontificale presieduto dall’Arcivescovo. Alle 16.00 celebrazione dei Secondi Vespri Pontificali durante i quali verrà invocata specialmente la protezione di San Ponziano sulla città e la diocesi, intercedendo la liberazione dalla pandemia e la sapienza per vivere questo momento di prova.

Ordinazione e ingresso del vescovo mons. Francesco Antonio Soddu. “Nasco qui vescovo, accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre”

Nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Terni, questa mattina 5 gennaio 2022, mons. Francesco Antonio Soddu è stato ordinato vescovo ed ha preso possesso della Diocesi di Terni-Narni-Amelia.
Un lungo applauso da parte dei pochi presenti a causa delle restrizioni per la pandemia, ha salutato con gioia il suo novantatreesimo Pastore.
A presiedere la solenne concelebrazione eucaristica è stato il vescovo uscente mons. Giuseppe Piemontese e concelebranti l’arcivescovo di Sassari mons. Gian Franco Saba e il segretario generale della Cei mons. Stefano Russo.
Hanno preso parte al solenne rito due cardinali: Francesco Montenegro arcivescovo emerito di Agrigento ed Enrico Feroci già direttore di Caritas Roma. Inoltre, erano presenti 33 vescovi provenienti, oltre che dall’Umbria, dalla Sardegna (regione di origine di mons. Soddu), dalla Puglia, dalla Calabria, dall’Emila Romagna, dall’Abruzzo, dalle Marche, dal Lazio, dal Friuli, dal Vaticano. Erano presenti anche l’Esarca Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia, mons. Dionisio Lachovicz, il sacerdote ortodosso romeno di Terni padre Vasile Andreca e il pastore valdese della comunità ternana Pawel Gajewski.
Hanno partecipato alla liturgia le autorità civili e militari del territorio tra cui il prefetto Dario Emilio Sensi, il questore Bruno Failla, la senatrice Valeria Alessandrini, l’assessore regionale alla Cultura e Istruzione Paola Agabiti, la presidente della provincia di Terni Laura Pernazza, il sindaco di Terni Leonardo Latini e i sindaci dei comuni della diocesi.
Ha animato la liturgia la corale della Diocesi diretta da don Sergio Rossini.

Il vescovo Piemontese, nell’omelia, si è rivolto con queste parole al suo successore: «Simbolicamente ti consegno una Chiesa acquistata dal sangue di Cristo e nel passato guidata e custodita da innumerevoli pastori, molti dei quali a cominciare da Valentino, Giovenale, per essa, sull’esempio di Gesù, hanno versato il sangue. Io, durante i sette anni e mezzo di ministero, ho cercato francescanamente di amarla, custodirla, servirla e abbellirla con tutte le mie povere forze, nella relazione tra le persone fino ad oggi, confidando nella misericordia e nella guida di Gesù, il Buon Pastore. Abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio. Reggere qui è da intendere non tanto nel senso di governare, quanto nel senso interpretato da Francesco d’Assisi, che nel sogno di Papa Innocenzo regge la Chiesa, la porta sulle spalle, la sostiene, la ripara con la parola, con la carità e la fraternità, la tiene in continua manutenzione con la preghiera, la rende bella con la celebrazione dei santi misteri nella liturgia. Sarai inserito in una regione, l’Umbria, che è terra di santi, uomini e donne, che, come pochi altri, hanno “retto” la Chiesa nel primo e secondo millennio: Benedetto, Francesco e Chiara d’Assisi, e tanti altri; prossimi a noi i Protomartiri Francescani, tutti originari del territorio diocesano. Non temere! Il Signore, che ti ha chiamato, come testimonia il profeta, ti guiderà e ispirerà le parole giuste e i gesti di amore capaci di essere sale e luce, di dare sapore e senso al ministero e alla vita delle persone e della comunità. Posso confidarti di aver sperimentato tutto ciò in prima persona».
Rivolgendosi alla comunità diocesana il vescovo Piemontese ha detto: «La nostra presenza qui oggi è segno di affetto, ma anche assunzione di responsabilità. Siamo qui per sostenere il vescovo Francesco Antonio nel suo ministero, rassicurarlo che da oggi prendiamo l’impegno di stargli vicino nelle prove, di accompagnarlo con la preghiera e l’incoraggiamento nella missione grande di reggere questo popolo di Dio».

L’OMELIA DI MONS. PIEMONTESE

 

 

Nel corso della liturgia di ordinazione, dopo l’invocazione allo Spirito, la presentazione e gli impegni dell’eletto, le litanie dei Santi, l’imposizione delle mani da parte dei vescovi presenti, l’imposizione del libro dei Vangeli e la preghiera di consacrazione, sono stati consegnati al nuovo vescovo il libro dei Vangeli, l’anello episcopale, la mitra e il pastorale realizzato artigianalmente in legno d’ulivo.

Alla celebrazione erano presenti i familiari del nuovo vescovo, sacerdoti delle diocesi sarde e rappresentanti della Caritas italiana (tra cui il nuovo direttore don Marco Pagniello), alcune autorità civili dei paesi del sassarese. A tutti il vescovo Soddu ha rivolto parole di ringraziamento per le significative esperienze condivise.
Mons. Soddu, al termine della concelebrazione, ha rivolto il suo discorso alla comunità diocesana di Terni-Narni-Amelia: «La chiesa di Sassari mi dona a voi non come un pacco regalo arrivato da chissà dove. Oggi io nasco vescovo qui, in questa Chiesa, in questa comunità ecclesiale. Accoglietemi e sentitemi uno di voi, fratello, amico e per grazia di Dio anche padre. Sento germogliare in me anche quel forte temperamento vitale che caratterizza questo posto, questo nostro popolo umbro. Le vostre e le mie attese sono tante e variegate, tuttavia di una cosa sono certo: insieme potremo fare molto, nella fattiva collaborazione tra e con i fratelli presbiteri, per proseguire con i diaconi, le famiglie, i ragazzi, i giovani e tutte le espressioni vitali della nostra terra a partire dagli ultimi. Il mio programma pastorale consiste nel continuare con voi il cammino sinodale, che come le altre Chiese italiane, avete appena avviato».

Prima dei riti di conclusione, il neo vescovo ha percorso la navata della cattedrale benedicendo i presenti e recandosi fino alle sale dell’attiguo Museo diocesano, dove hanno seguito la celebrazione attraverso la diretta streaming i rappresentanti delle associazioni, movimenti diocesani e altri invitati provenienti da fuori regione.
Il canto finale “Inno nostra Signora di Bonaria” (patrona massima della Sardegna e dei naviganti) è stato un omaggio alla terra di origine di mons. Soddu, magistralmente eseguito dal coro diocesano.

Il servizio d’ordine e accoglienza è stato svolto da circa 70 volontari appartenenti alle associazioni cattoliche diocesane e alle associazioni laiche territoriali di protezione civile ed in particolare: Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme – delegazione di Terni Narni Amelia, Unione Giuristi Cattolici Italiani di Terni, Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Otricoli, C.I.S.O.M. Terni, Prociv Collescipoli, Prociv Civitas Interamna di Terni, Comunità Neocatecumenale di Terni, Società San Vincenzo De’ Paoli di Narni, Gruppo Alpini Valle Umbra di Terni, Unitalsi di Terni, Confederazione nazionale delle Misericordie – Sez. di Terni, Comunità Sant’Egidio di Terni, Rinnovamento Nello Spirito di Terni, Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, Acli di Terni, Comunione e Liberazione di Terni, Scout d’Europa di Terni, Scout Agesci di Terni

Terni – il 5 gennaio l’ordinazione episcopale di Mons. Francesco Soddu: “Sento di appartenere a questo popolo di Terni come fratello, amico e per grazia di Dio anche come padre”. La diretta della celebrazione sui canali social della Diocesi, su Umbria+, Mepradio e radio Tna

Un’atmosfera di festa unita a tanta speranza avvolge Terni, che si appresta ad accogliere il nuovo vescovo della Diocesi di Terni-Narni-Amelia mons. Francesco Antonio Soddu che sarà ordinato nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni, mercoledì 5 gennaio 2022 alle ore 10.30 per imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione di mons. Giuseppe Piemontese, Ofm. Conv. Amministratore apostolico della diocesi di Terni-Narni-Amelia, insieme a mons. Gian Franco Saba Arcivescovo metropolita di Sassari e mons. Stefano Russo Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana.

A causa delle limitazioni imposte dalle disposizioni vigenti Covid19, solo un numero ridotto di persone potranno partecipare alla celebrazione in presenza.
In Cattedrale saranno presenti circa 35 tra Cardinali, Arcivescovi e Vescovi, 110 Presbiteri e Diaconi, familiari e corregionali del vescovo ordinando e circa 40 di autorità civili.
Altri invitati, provenienti da fuori regione, responsabili di associazioni diocesane, membri del Consiglio Pastorale Diocesano, potranno seguire la celebrazione liturgica dalle sale dell’attiguo Museo Diocesano e Capitolare.

Tutti gli altri fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia potranno unirsi alla celebrazione nelle seguenti chiese, dove saranno predisposti degli schermi per la visione dell’evento:
a Terni: San Francesco di Assisi, Sant’Antonio di Padova San Pietro, Sacro Cuore Eucaristico, Santa Maria Regina, Santa Maria della Misericordia, San Giuseppe lavoratore
ad Amelia: San Massimiliano Kolbe e San Francesco di Assisi

La celebrazione dell’Ordinazione episcopale sarà trasmessa in diretta sui canali Facebook e Youtube della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sul sito della Diocesi www.diocesi.terni.it; sulla televisione Umbria+ canale 15 del digitale terrestre, sulle frequenze di Mepradio organizzazione 95,6 fm e sul sito www.mepradio.it; su Radio TNA 104,00 89,8 e 93,00 fm e su Dab digitale terrestre.

Il vescovo mons. Francesco Antonio Soddu per incontrare i fedeli della diocesi di Terni-Narni-Amelia celebrerà il solenne pontificale di ingresso nel giorno dell’Epifania 6 gennaio 2022 alle ore 11.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni; domenica 9 gennaio 2022 alle ore 11 nella concattedrale dei Santi Giovenale e Cassio a Narni e alle ore 17.30 nella concattedrale Santa Fermina di Amelia.

Questa mattina mons. Soddu ha seguito personalmente gli ultimi preparativi della solenne concelebrazione eucaristica della sua ordinazione episcopale e di presa di possesso della Diocesi. Incontrando i giornalisti nella sala della Curia Vescovile ha parlato della semplicità e gioia con cui intende svolgere il proprio ministero episcopale, accanto alla gente e al servizio dei più poveri e bisognosi “sento di appartenere a questo popolo di Terni come fratello, amico e per grazia di Dio anche come padre” ha detto mons. Soddu. “Il mio ministero sarà infaticabile, bisogna partire dai poveri per abbracciare tutti, iniziando dagli ultimi si può sconfiggere anche la pandemia. Interessarsi di tutti per il bene comune è il cammino che ci indica anche il papa con l’enciclica Fratelli tutti. Desidero avere un approccio buono con tutti. Non può esserci giornata per un cristiano che non si concluda nella riappacificazione con se stesso, con Dio e con gli altri”.
Mons. Francesco Antonio Soddu prenderà ufficialmente possesso della Diocesi di Terni-Narni-Amelia durante la concelebrazione eucaristica, con la consegna del Pastorale da parte di mons. Piemontese, unitamente alla consegna dell’anello episcopale e della mitra.
All’inizio della liturgia dell’ordinazione verrà data lettura del “mandato pontificio” con cui papa Francesco ha nominato mons. Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia con tutti i diritti e i doveri, sollecitando, scrive il Santo Padre, che «tu possa pascolare ogni giorno la comunità a te affidata con cuore di padre, mosso da profonda carità verso i fedeli».

Nel giorno dell’ordinazione, il servizio d’ordine e accoglienza sarà svolto da circa 70 volontari appartenenti alle associazioni cattoliche diocesane e alle associazioni laiche territoriali di protezione civile ed in particolare: Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme – delegazione di Terni Narni Amelia, Unione Giuristi Cattolici Italiani di Terni, Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Otricoli, C.I.S.O.M. Terni, Prociv Collescipoli, Prociv Civitas Interamna di Terni, Comunità Neocatecumenale di Terni, Società San Vincenzo De’ Paoli di Narni, Gruppo Alpini Valle Umbra di Terni, Unitalsi di Terni, Confederazione nazionale delle Misericordie – Sez. di Terni, Comunità Sant’Egidio di Terni, Rinnovamento Nello Spirito di Terni, Movimento Cristiano Lavoratori di Terni, Acli di Terni, Comunione e Liberazione di Terni, Scout d’Europa di Terni, Scout Agesci di Terni
I suddetti volontari saranno impegnati nel servizio d’ordine, accoglienza, controllo Green Pass, igienizzazione, controllo temperatura e mascherine FFP2, assistenza parcheggi, assistenza passeggeri navette, logistica, indicazioni stradali, sorveglianza e rispetto distanziamento, vigilanza sanitaria.
All’evento sarà presente un’ambulanza completa di autista, personale medico e paramedico fornita dalle Misericordie, oltre un pullmino attrezzato disabili dell’Unitalsi.

Spoleto – Te Deum di ringraziamento. L’appello dell’arcivescovo Boccardo alla vaccinazione, il grazie al personale medico e sanitario dell’ospedale di Spoleto, il ricordo degli eventi più significativi del 2021

“Te Deum laudamus! Te Dominum confitemur!”, “Noi ti lodiamo, o Dio, e ti proclamiamo Signore”: è l’inizio del canto che è risuonato in tutte le chiese il 31 dicembre scorso. Nel Duomo di Spoleto è stato l’arcivescovo Renato Boccardo a presiedere la solenne celebrazione dei Vespri e il canto del Te Deum al termine del 2021. Col Presule c’erano i parroci della Città e diversi fedeli. Sul presbiterio è stata sistemata la statua “Madonna con il bambino in grembo, detta della porta”, del XVI secolo, proveniente dalla chiesa di S. Bartolomeo a Todiano di Preci ed attualmente in esposizione, dopo il restauro post-sisma 2016, nella sala “La bellezza ritrovata” adiacente la Cattedrale. Sempre in Duomo il Vescovo ha celebrato la Messa del 1° gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio e giorno nel quale la Chiesa celebra la Giornata Mondiale della pace, giunta alla 55sima edizione.

Accesso convinto alla vaccinazione. Nell’omelia del 31 dicembre mons. Boccardo ha ripercorso il 2021, ancora segnato dalla pandemia da Covid-19: «Un anno – ha detto – non da dimenticare, bensì da ricordare. Perché ci ha offerto un insegnamento di vita, perché è entrato nella nostra carne e ci ha costretto a guardare ciò che non avremmo voluto vedere, ricordandoci anzitutto che niente è scontato, e men che meno dovuto. Nemmeno il respirare, il darsi la mano o l’abbracciarsi quando ci si incontra; nemmeno il condividere la tavola con gli amici, nemmeno la gestione elementare dei ritmi quotidiani. Il Covid-19 ci ha obbligato a porci nuovamente di fronte all’orizzonte della nostra fine naturale per recuperare quella sapienza che da sempre nasce dal pensare la vita tenendo presente la morte. Stiamo imparando infine che abbiamo bisogno gli uni degli altri: è un insegnamento tanto semplice ed elementare quanto spesso disatteso e ignorato nel vivere quotidiano. Proprio mentre ci chiede di osservare il distanziamento e di indossare la mascherina, la pandemia ci sprona ad assumere la responsabilità verso gli altri, anche attraverso l’accesso convinto alla vaccinazione anti-virus: la vita mia e degli altri, soprattutto dei più fragili, dipende anche dal mio modo di agire».

L’Arcivescovo, poi, ha ripercorso brevemente i momenti significativi vissuti dalla Chiesa di Spoleto-Norcia nel 2021, citando le occasioni di formazione offerti al clero e ai fedeli laici, la via Crucis on-line animata in Quaresima dai bambini della catechesi, il servizio della pastorale della famiglia e della pastorale giovanile, l’ordinazione diaconale di due giovani, i progetti di solidarietà promossi dalla Caritas diocesana. «Questi ultimi – ha sottolineato il Presule – hanno superato di gran lunga ogni migliore previsione e aspettativa: tra le tante iniziative realizzate, ricordo soltanto la grande raccolta di alimentari per la Bosnia, l’impegno generoso dei ristoratori per offrire cibo e pasti completi non soltanto in occasione del Natale e del Capodanno, l’attività diuturna della Locanda della Misericordia, i numerosi e variegati contributi assicurati con discrezione durante tutto l’anno. Vorrei che da questa Basilica Cattedrale giungesse a tutti coloro che, in modi diversi, si sono fatti carico della fatica e della sofferenza di tanti, il vivo e commosso ringraziamento del Vescovo».

Il grazie di mons. Boccardo al personale dell’Ospedale di Spoleto e a quanti si impegnano per la ricostruzione post sismica. «Desidero esprimere ai medici e agli operatori sanitari del nostro Ospedale – ha detto ancora il Presidente della Conferenza episcopale umbra nell’omelia del 31 dicembre – l’apprezzamento e la gratitudine per la competenza e dedizione con le quali hanno assistito i malati di Covid in tutti questi mesi. Senza dimenticare che, grazie alla sapienza e determinazione di chi ne è preposto, la ricostruzione post-sismica si sta finalmente consolidando e comincia a produrre buoni frutti».

Il Vescovo riflette anche sugli aspetti negativi della comunità ecclesiale e civile spoletina. «Si va – afferma – dal problema dei giovani, sempre più ai margini della Chiesa, a quello delle famiglie, poco protette e incoraggiate da una politica che ne garantisca i diritti fondamentali e sostenga il matrimonio e le nascite, fino a quello della difficile convivenza civile, continuamente minacciata da una visione ristretta della realtà, da interessi di parte o di partito, spesso aliena – almeno apparentemente – dalla ricerca e dalla promozione del bene comune. Le crescenti situazioni di povertà, che colpiscono anche famiglie che fino a ieri stavano relativamente bene e si trovano ora senza lavoro o senza un adeguato sostegno per le proprie necessità anche più quotidiane, interpellano la Chiesa, ma anche la società politica e il mondo del lavoro e dell’impresa, per trovare insieme vie di giustizia e di solidarietà, così da affrontare la crisi partendo da questi valori fondamentali. Di tutto questo abbiamo ben presente la portata e le problematiche, che devono essere oggetto costante del nostro impegno. Sono certo, tuttavia, che la fede in Cristo e i valori umani, culturali e sociali di cui è ricca la storia della nostra Città e del suo territorio, sono come una riserva aurea alla quale possiamo attingere anche oggi per guardare al futuro con speranza e fiducia».

Perugia – il messaggio augurale di fine anno del cardinale Bassetti alla comunità diocesana dai contenuti pastorali e sociali in questo tempo di pandemia. “Non avere paura delle diverse sensibilità che abitano la nostra Chiesa”.

Carissimi fratelli e sorelle,

questa sera la Chiesa, a Perugia, così come in ogni parte del mondo, si riunisce per cantare il Te Deum. Con questo antichissimo inno di lode salutiamo il 2021, ringraziando il Signore di tutto quello che ci ha donato lungo i dodici mesi appena trascorsi e chiediamo il perdono dei nostri peccati.

La prova, momento di verità. La pandemia non accenna a finire e proprio in questi giorni il numero dei contagi, purtroppo, continua a salire. Si tratta senza dubbio di grande prova per tutti. Ma come ci insegna Abramo, sappiamo che la prova è anche un momento di verità che ci permette di vedere cosa abbiamo veramente nel profondo del nostro cuore: quali sono le nostre ferite, le nostre idolatrie, i nostri desideri, la nostra fede. Quest’anno, come nel 2020, abbiamo perso amici, familiari e conoscenti. I costi sociali ed economici, inoltre, sono stati altissimi. I costi umani sono, però, probabilmente incalcolabili, soprattutto tra i giovani e gli anziani. Abbiamo, infatti, modificato stili di vita, interrotto molte relazioni personali, cessato alcune consuetudini: a scuola, nei luoghi di lavoro, nei quartieri.

Molti segni di speranza. Ma nonostante tutte queste difficoltà, vedo molti segni di speranza. La nostra comunità diocesana, ancorché colpita, sta rispondendo con carità, responsabilità e fede a questa prova. Penso per esempio, all’anno di san Giuseppe celebrato con una solenne eucarestia in Cattedrale; all’apertura dell’anno della famiglia accompagnata dal rito della “calata” del Sant’Anello; all’inizio del cammino sinodale che accompagnerà la nostra diocesi per alcuni anni; all’inaugurazione di una mensa per i poveri in via Cortonese; e penso, infine, all’ordinazione di 6 sacerdoti e 2 diaconi.

Le vocazioni ricordano che la Chiesa è il corpo di Cristo. Ringrazio il Signore per tutte le vocazioni e i carismi che ha saputo suscitare nella nostra comunità ecclesiale. Vocazioni e carismi che ci stupiscono e sorprendono sempre perché ci ricordano che la Chiesa è il corpo di Cristo e ognuno di noi, laico o consacrato, ricco o povero, colto o ignorante, può servire Dio e la Chiesa, giorno per giorno, in umiltà e fervore, anche senza onorificenze o cariche particolarmente importanti. La luce di Cristo, che è speranza per tutti i popoli, ci accompagna dunque nella nostra vita quotidiana e non dobbiamo avere paura delle diverse sensibilità che abitano la nostra Chiesa perché sono tutte un segno importante di vivacità e ricchezza spirituale.

Uscire dalla pandemia tutti insieme. Come ho già avuto occasione di dire, occorre uscire dalla pandemia tutti insieme e con l’aiuto reciproco, senza lanciare invettive contro qualcuno, senza cercare capri espiatori della difficile situazione in cui ci troviamo e, soprattutto, senza dimenticare nessuno lungo il cammino della vita. In quest’ora di preghiera il mio pensiero si rivolge con particolare affetto agli abitanti della città di Perugia e a quelli della nostra Diocesi. Li affido al Signore e alla Madonna delle Grazie insieme alle loro famiglie e alle parrocchie. Prego specialmente per quanti, oberati dalle difficoltà e dalle sofferenze, fanno fatica a guardare con speranza al nuovo anno. Mi rivolgo, prima di tutto, ai giovani che hanno vissuto con grande difficoltà questo periodo; a tutte quelle famiglie che ogni giorno faticano per arrivare a fine mese ed ora aggravati da costi difficilmente sostenibili per luce e riscaldamento. Infine un pensiero particolare ai malati, agli anziani e a quanti vivono nella solitudine; alle persone in stato d’abbandono, ai senza casa e a chi si sente rifiutato dalla società. A tutti quanti rivolgo il mio cordiale augurio di pace e di bene per il 2022 ormai alle porte. “Il Dio della speranza – come ha scritto l’apostolo Paolo – vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rom, 15,13).

Gualtiero card. Bassetti

Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

Te Deum di fine anno 2021. Mons. Piemontese: «Anche quest’anno abbiamo assistito a gesti eroici di altruismo e di generosità, emersi dal profondo di una umanità e che pensavamo scomparsi»

Celebrata dal vescovo Giuseppe Piemontese nella Cattedrale di Terni la solenne messa di ringraziamento di fine anno con il canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla celebrazione erano presenti i canonici della Cattedrale di Terni, l’assessore alla scuola del Comune di Terni Cinzia Fabrizi, i rappresentanti delle altre autorità militari, delle associazioni e movimenti ecclesiali.
«Una fine d’anno particolare – ha detto il vescovo Piemonetse – carico di pesantezze dell’anno trascorso, ma anche di segni di speranza».
Ha ricordato la situazione attuale con la persistenza incalzante dell’epidemia del Covid 19, ritornata particolarmente virulenta e diffusa nella variante Omicron, col carico di sofferenze, limitazioni, lutti. L’incertezza economica e sociale, in Italia e nel mondo, persistente e nascosta dal velo della sbandierata ripresa; l’instabilità civile, sociale, economica diffusa nel mondo: guerre, fame, migrazioni e morti ed infine la precarietà delle nostre città.

I segni di speranza nella disponibilità dei vaccini, nell’attivismo di tanti volontari, ONG che curano le ferite di popolazioni incolpevolmente arretrate e succubi di violenze e sopraffazioni.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, strumento e opportunità di sviluppo, affidato alla disponibilità e alla responsabilità della nazione.
Il rinnovo della proprietà dell’acciaieria di Terni e la prossima Ordinazione e insediamento del nuovo vescovo della diocesi.

La speranza della fede
«L’era nuova a cui tutti aspiriamo con l’inizio del nuovo anno può realizzarsi se il figlio di Dio nato da donna viene ricollocato al centro delle riflessioni, interessi, agire degli uomini.
Anche quest’anno abbiamo assistito a gesti eroici di altruismo e di generosità, emersi dal profondo di una umanità e che pensavamo scomparsi.
Medici, infermieri, operatori sanitari, farmacisti, forze dell’ordine, Istituzioni…. Ma anche genitori, figli, amici, giovani volontari che si sono prodigati e inventati modi per portare cure, aiuti e sollievo a chi era nel bisogno e nella solitudine: per tanto bene ringraziamo il Signore!»

Nell’omelia molti sono stati i riferimenti del vescovo a quanto accaduto nell’anno trascorso «che hanno inciso un segno indelebile e che influiranno nel futuro della nostra storia personale, della società e della Chiesa. Abbiamo osservato con meraviglia mista a sbigottimento le tante file di indigenti soccorsi alle mense della Caritas o di altre istituzioni benefiche. Anche le Istituzioni civili, militari, gli scienziati di ogni parte del mondo hanno assicurato la vicinanza operosa e benefica al popolo. Le ristrettezze economiche di famiglie, aziende, imprese hanno accresciuto la sofferenza e la preoccupazione per il presente e per il futuro. I progetti di sostegno economico, messi in campo dell’Unione europea e dai singoli Stati, alimentano la speranza nella ripresa economica, civile, sociale, culturale.
I farmaci resi disponibili per tutti i malati e soprattutto il vaccino anticovid, distribuito in varie parti del mondo e anche in Italia, è frutto della collaborazione tra scienziati, ma anche della sinergia di governi e autorità varie. Anche ciò è segno della benevolenza e Provvidenza del Signore che ispira il volere e l’operare per la diffusione del bene tra gli uomini».

Rafforzare il senso di comunità
«Questa pandemia dove rafforzare in ciascuno il senso della responsabilità nelle scelte e nei comportamenti; il senso della comunità civile ed ecclesiale: nessuno si salva da solo e Dio non ci salva da soli, ma come popolo».

Leggere i segni dei tempi
Il popolo di Dio che sa leggere i segni dei tempi, anche di questa pandemia; sa riconoscere la presenza misericordiosa di Dio, impara ad apprezzare, a rispettare, custodire e curare il creato e i frutti della terra e del lavoro dell’uomo per un universo sano, ordinato per il benessere materiale e spirituale dell’umanità.

Al termine della celebrazione è stata consegnato il premio Tommaso Moro 2020 dal presidente di Terni dell’Unione Giuristi Cattolici, avvocato Diego Piergrossi, al vescovo Giuseppe Piemonetese: La motivazione: “per aver durante il periodo più drammatico dell’emergenza Covid 19, nell’anno 2020, testimoniato personalmente con la sua quotidiana opera di preghiera, di carità, di conforto, di stimolo e di cura delle anime, in ispecie di quelle degli ultimi e dei più anziani, che la Chiesa non chiude qualunque evento terreno accada e che Cristo non abbandona mai i suoi figli, anche e soprattutto quando le «certezze» umane sembrano perdute. Un’opera straordinaria e non comune che si è articolata anche nella promozione di interventi legali affinché la libertà della Chiesa in quel momento violata fosse ripristinata”.

 

 

Spoleto – Messa in carcere. Mons. Boccardo ai detenuti: «Non siete dimenticati, vi vogliamo bene e guardiamo a voi con fiducia. Nulla è perduto per chi si affida alla bontà del Signore». Il grazie dei detenuti per la vicinanza della Caritas diocesana

Martedì 28 dicembre 2021 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è recato nella Casa di Reclusione di Soleto per la celebrazione eucaristica con i detenuti. Col Presule hanno concelebrato mons. Eugenio Bartoli, cappellano del carcere, e don Edoardo Rossi, direttore della Caritas diocesana. Mons. Boccardo è stato accolto dal direttore della struttura Chiara Pellegrini e dal comandante della Polizia penitenziaria Marco Piersigilli.

«Sono lieto di essere con voi a celebrare la memoria del Natale», ha detto all’inizio della Messa l’Arcivescovo. «Il sacrificio che ciascuno di voi prova – ha proseguito – lo deponiamo sull’altare del Signore, amico fedele che non ci tradisce, consolatore delle nostre ferite». Poi, nell’omelia mons. Boccardo si è soffermato sul fatto che nel cuore dell’uomo abita una nostalgia del bene, «ricchezza che nessuno ci può togliere. A volte, però, questa ricchezza – ha detto il Presule – è toccata dalla notte del male che ci fa compiere anche delle scelte sbagliate. E tutti ne facciamo esperienza, nessuno è indenne. Ma il Signore non rifiuta nessuno, ognuno è prezioso ai suoi occhi. Dio vede riflessa la sua immagine in ciascuno di noi. E non si è stancato degli uomini: per questo ci manda il suo Figlio, nonostante il nostro cuore a volte è violento, duro, meschino. É al nostro fianco anche quando ci allontaniamo da lui. In questa casa – detto ancora mons. Boccardo – pene e sofferenze creano atmosfere di ombra: ricordate però che Dio viene per tutti e vuole annullare l’ombra che ci avvolge. Nulla è perduto per chi si affida alla bontà del Signore».

Collaborazione tra Caritas e Carcere. Nella celebrazione della Messa è stato anche ricordato il piccolo gesto che la Caritas diocesana ha compiuto prima di Natale: il 23 dicembre scorso, don Edoardo Rossi, la vice direttrice Paola Piermarini e il volontario Massimo Succhielli hanno consegnato un pacco natalizio ai detenuti. I referenti della Caritas sono personalmente entrati ni vari reparti, incontrando e salutando i carcerati nelle loro stanze. In alcuni reparti, come il 41 bis, i pacchi sono stati consegnati dalla Polizia penitenziaria. Un funzionario al termine della celebrazione ha preso la parola per ringraziare la Caritas: «Non potete immaginare gli sguardi di gratitudine e stupore che abbiamo colto nei detenuti del 41 bis. È stata un’iniziativa davvero commovente. Grazie di cuore».

Il grazie dei detenuti al Vescovo e la riposta di mons. Boccardo. Prima della benedizione finale un detenuto, a nome di tutti, ha preso la parola per ringraziare: «Eccellenza, la accogliamo con amore. Grazie per il suo costante interesse alle nostre storie e per la puntuale vicinanza. Grazie alla Caritas per i momenti di gioia che ci ha regalato». Mons. Boccardo ha preso nuovamente la parola: «So che attendevate degli auguri che io non posso portarvi, ossia l’abbraccio dei vostri familiari, in particolare dei vostri figli. Ma una cosa voglio dirvi: non siete dimenticati, non siete soli, c’è qualcuno che pensa a voi. Vi vogliamo bene e guardiamo a voi con fiducia. Quello che è stato, anche di brutto e violento, appartiene al passato. I rimpianti non servono: vi esorto a vivere bene il presente. E noi cerchiamo di accompagnarvi in ciò. La Chiesa di Spoleto-Norcia che vive al di là di questi muri e di queste sbarre, vi vuole bene».

Perugia – lettera del cardinale Bassetti scritta per questo tempo di Natale, durante il suo isolamento per il contagio da Covid-19, rivolta “a tutti i sacerdoti diocesani e religiosi, ai consacrati, ai diaconi permanenti, ai seminaristi, ai giovani, a tutte le famiglie, a tutte le donne e gli uomini amati da Dio”.

Carissimi, ancora una volta, se pure in forma più lieve, il Signore ha voluto che, durante queste Feste, condividessi il disagio di tutti coloro che stanno soffrendo, colpiti dal Covid 19.

Ciò mi costringe a non essere presente alle celebrazioni liturgiche e ai vari incontri di questo periodo benedetto.

Come abbiamo riflettuto durante l’Avvento, la nascita del Salvatore, con tutto il Mistero dell’Incarnazione, è il più grande connubio che si possa immaginare fra cielo e terra, ed esprime tutta la tenerezza del nostro Dio.

Tornano in mente le parole del profeta Isaia, riportate dall’antifona di ingresso della IV Domenica di Avvento: «Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto; si apra la terra, germogli il Salvatore» (Is 45,8). Il Salvatore viene dal Padre, ma ha bisogno di un grembo materno che lo accolga.

Scrive un grande convertito, Giovanni Testori, in un piccolo libro dal suggestivo titolo Un bambino per sempre: «Ci siamo dimenticati e vergognati perfino del Natale. Invece il Natale è il momento in cui l’uomo domanda di ritrovare la propria nascita». Occorre, sottolineo anch’io come lui, «trovare dentro di noi il Bambino che il Padre ha creato».

Parto dal cuore del Natale: la nascita di Gesù in una grotta. Da millenni l’uomo porta in sé l’immagine della grotta, del rifugio scavato nella roccia, del tepore della terra nascosta: pensiamo alle grotte di Greccio, della Verna, delle Celle di Cortona. La grotta è il simbolo delle origini, della nascita e della rinascita.

Gesù è nato in una grotta e in una grotta fu sepolto, da dove è risorto nella pienezza della vita. Nella grotta il Bambino Gesù nasce fuori dalla civiltà costruita dall’uomo, dalla cultura ufficiale. Io sono certo che nella grotta profonda del nostro inconscio sia racchiuso un desiderio inespresso di nascita e rinascita: per questo, il Figlio di Dio, venendo nel mondo, l’ha scelta per la sua nascita.

Sono convinto che il grande mistero della Notte Santa si ripeta per ogni creatura umana molto più di quanto possiamo pensare. La grotta di Betlemme ha il suo fanciullo che lì nasce, e la Vergine lo depone come pane vero di vita nella mangiatoia. La mangiatoia indica appunto un bacino, una cavità ricavata dalla parete della grotta per deporre non solo il mangiare del bestiame, ma anche il cibo dei pastori. A loro aveva detto l’angelo: «Non temete: ecco, oggi vi annuncio una grande gioia… oggi, nella città di Davide, è nato per noi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Noi sappiamo che il Bambino della mangiatoia è il pane vero disceso dal cielo: «Chi mangia di questo pane avrà la vita» dice Gesù.

Cari fratelli, c’è chi si è dimenticato o forse arriva anche a vergognarsi del Natale, oppure è semplicemente smarrito. Perciò arriva pressante per ognuno di noi, in qualsiasi situazione interiore possa trovarsi, l’invito a ritrovare la propria nascita!

Trovare dentro di noi il bambino che il Padre ci dona significa ritrovare e riscoprire le nostre radici profonde. È questo il Natale che il vostro Vescovo augura ai cristiani e a tutti gli uomini e le donne amati dal Signore.

Gualtiero card. Bassetti

Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

Perugia – il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti è positivo di nuovo al Covid-19.

Il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, dopo l’insorgenza di alcuni sintoni influenzali si è sottoposto, questa mattina 25 dicembre, al tampone molecolare risultando positivo al Covid-19. Si è subito isolato nel suo appartamento in arcivescovado ed attualmente è asintomatico, venendo monitorato costantemente. Poco più di un anno fa aveva contratto questo virus, guarendo dopo alcune settimane di ricovero ospedaliero”. A comunicarlo è il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, annunciando che “tutti gli impegni pastorali del cardinale, nel periodo natalizio, sono stati annullati.