Perugia: È don Ivan Maffeis, il nuovo arcivescovo metropolita. Succede al cardinale Gualtiero Bassetti.

Don Ivan Maffeis, parroco a Rovereto (Tn), è il nuovo arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve. Lo ha nominato oggi, 16 luglio 2022, il Santo Padre Francesco. Don Maffeis, tredicesimo Pastore della diocesi, succede al cardinale Gualtiero Bassetti nello stesso giorno in cui tredici anni fa il suo predecessore è stato nominato arcivescovo di Perugia-Città della Pieve da papa Benedetto XVI, giorno in cui la Chiesa celebra la festa liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
L’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo è stato dato in contemporanea con la Sala Stampa della Santa Sede e l’Arcidiocesi di Trento, alle ore 12, nella cattedrale di San Lorenzo, dal vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi alla presenza dell’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti, del Clero, dei diaconi, dei religiosi e religiose, dei seminaristi, dei direttori e responsabili degli Uffici e Servizi diocesani e dei collaboratori di Curia. Presenti anche i rappresentati delle Istituzioni civili, militari e del mondo accademico. L’annuncio è stato salutato dal suono a distesa delle campane della cattedrale, preceduto dal Veni Creator Spiritus e dalla proclamazione della Parola di Dio. È stata poi data lettura del messaggio di saluto dell’arcivescovo eletto e della sua biografia. L’annuncio è terminato con la recita dell’Angelus.
Don Maffeis ha avuto modo di conoscere la realtà ecclesiale che si appresta a guidare nel ricoprire gli incarichi di direttore dell’Ufficio nazionale delle Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana (Cei) e di sottosegretario della stessa Cei. A Perugia è intervenuto, nel luglio 2017, all’iniziativa di formazione per giovani aspiranti comunicatori dei media cattolici denominata “Summer media camp”, promossa dalla Commissione regionale delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale umbra (Ceu), ritornando nel capoluogo umbro, prima della pandemia, per altre simili occasioni.

IL SALUTO DEI VESCOVI UMBRI
La Ceu: Mons. Ivan Maffeis, dono prezioso per tutta la Regione ecclesiastica
I Vescovi dell’Umbria accolgono con gioia e si stringono fraternamente attorno a Mons. Ivan Maffeis, eletto Arcivescovo Metropolita di Perugia-Città della Pieve e gli assicurano il sostegno della preghiera per il nuovo importante ministero ecclesiale affidatogli dal Santo Padre.
Sono certi che la ricca esperienza accumulata dal nuovo Arcivescovo nel lungo servizio alle Chiese che sono in Italia quando prestava la sua opera presso la Segreteria Generale della CEI e recentemente come parroco di Rovereto sarà dono prezioso per tutta la Regione ecclesiastica.

IL SALUTO DEL CARDINALE BASSETTI E DELL’AMMINISTRATORE APOSTOLICO MONS. SALVI

 

BIOGRAFIA
Don Ivan Maffeis è nato a Pinzolo, in provincia e Arcidiocesi di Trento, il 18 novembre 1963, ordinato sacerdote il 26 giugno 1988 dopo aver compiuto gli studi superiori e filosofico-teologici presso il Seminario arcivescovile di Trento. Ha completato la sua formazione a Roma, conseguendo nel 1997 il Dottorato in Scienze delle Comunicazioni Sociali presso la Pontificia Università Salesiana. Tra gli incarichi pastorali più significativi da lui ricoperti nell’Arcidiocesi di origine, dal 1988 al 2009, quelli di vicario parrocchiale a Mori, parroco a Trento, docente in Seminario, assistente diocesano dell’Azione Cattolica e direttore del settimanale diocesano Vita Trentina e della radio diocesana. Quest’ultimo incarico, ricoperto dal 2001 al 2009, lo porta a vivere l’esperienza prima di vice direttore e poi di direttore dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali e di sottosegretario Cei dal 2010 al 2019, anno in cui rientra nell’Arcidiocesi di Trento e viene nominato parroco delle comunità di Rovereto-San Marco e Santa Famiglia, Trambileno, Vanza, Noriglio e Terragnolo. Nel periodo in cui presta servizio in Cei diventa responsabile del personale della stessa Cei e consultore del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede. Dal 2010 è docente presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Pontificia Università Salesiana e, quindi, presso la Pontificia Università Lateranense.

Il  messaggio di saluto del vescovo eletto alla comunità diocesana perugino-pievese.
Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa che è in Perugia, cara gente,
affido a queste semplici righe, stese con l’inchiostro della speranza e della gioia, il primo contatto con voi.
Porto nel cuore la riconoscenza per il Santo Padre, che nella sua fiducia mi affida la missione episcopale. Abbraccio il Vescovo Marco, il Card. Gualtiero e gli altri Vescovi della Regione ecclesiastica Umbria, che ho avuto modo di stimare per la comunione fraterna e la passione pastorale che li anima.
Sono debitore grato alla mia famiglia, al paese di Pinzolo, alla Chiesa di Trento e, da ultimo, alle parrocchie di Rovereto.
Vengo fra voi per mettermi in ascolto di questa preziosa terra di santi e di bellezza, della quale chiedo con umiltà di divenirne figlio; vengo per amare questa Chiesa con tutte le mie forze, in un servizio di preghiera e di dedizione; vengo per condividere – alla luce del Vangelo di Gesù Cristo – “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce” di ciascuno.

Offro la disponibilità a incontrare e a lasciarmi incontrare nella maniera più ampia e diretta possibile. Con un pensiero affettuoso vorrei raggiungere in particolare i presbiteri, i religiosi e le religiose; quindi, i malati e quanti, per le ragioni più diverse, sono feriti dalla vita e preoccupati per il futuro. Ai rappresentanti delle Istituzioni civili assicuro il contributo della comunità ecclesiale nella ricerca e realizzazione del bene comune.

Vengo sereno e fiducioso, pur nella consapevolezza della sproporzione tra ciò che sono e la responsabilità che assumo: possano la vostra preghiera e la vostra fraternità accorciare tale distanza e aiutarci a camminare insieme.

E allora non mi sarà difficile far miei i sentimenti dell’apostolo Barnaba che “quando giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore” (At 11, 23).

L’Ausiliatrice, patrona di Rovereto – che a Perugia è venerata come Madonna delle Grazie – ci accompagnerà.

don Ivan Maffeis

Perugia – saluto al nuovo arcivescovo da parte dell’amministratore diocesano mons. Salvi, che ha parlato di Chiesa «ricca di carismi e con grandi potenzialità», e del cardinale Bassetti, che ha augurato al suo successore, don Maffeis, di essere «un pastore con il profumo delle pecore»

All’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, avvenuto il 16 luglio nella cattedrale di San Lorenzo, sono intervenuti il vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi e l’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti, rivolgendo il loro saluto a don Ivan Maffeis, chiamato da papa Francesco alla guida pastorale della Chiesa perugino-pievese, e a tutte le componenti del popolo di Dio di questa Chiesa particolare.
Il vescovo Salvi. «Ho sentito al telefono don Ivan, al quale mi legano sentimenti di amicizia e di stima e gli ho espresso le mie e le nostre congratulazioni. Presto il vescovo Ivan mi comunicherà tempi e luoghi della sua ordinazione episcopale e la data di inizio del suo ministero di pastore nella nostra amata chiesa perugino-pievese». Poi, quasi a tracciare un “bilancio” dei suoi tre anni di vescovo ausiliare e dallo scorso 30 maggio di amministratore diocesano, mons. Salvi ha detto di essere «grato al Signore per questi anni intensi passati qui a Perugia: sin dal mio arrivo, nel 2019, ho avuto modo di incontrare una bella realtà ecclesiale, ricca di carismi e con grandi potenzialità; una realtà che ho conosciuto giorno dopo giorno svolgendo il mio ruolo di vescovo ausiliare. È stata per me una bella occasione di crescita umana e spirituale, anche se all’inizio, quando mi è stato proposto l’episcopato, ho fatto molta, ma molta fatica ad accogliere questo invito. Dopo tre anni, mi accorgo che ne è valsa la pena e ho ascoltato e cercato di ascoltare, cercando sempre di costruire insieme, sinodalmente, confrontandomi continuamente. Spesso non è stato facile, anche per il carattere un po’ duro che ho, ma guidati dall’aiuto del Signore siamo sempre stati in grado, insieme, di cercare e di trovare soluzioni. La nostra Chiesa in questo periodo ha vissuto momenti importanti ed ora che è impegnata nel Cammino Sinodale, ha bisogno di trovare vie nuove di evangelizzazione per attuare quella Chiesa in uscita di cui papa Francesco ci parla sempre. Non è stato facile questo momento di transizione vissuto da quando è stata accettata la quiescenza del cardinale Bassetti anche perché non abituati, ma mi sto accorgendo adesso che è anche un momento importante, perché ha fatto emergere in una maniera più chiara la realtà di questa Chiesa che è fatta di ricchezza, di impegno, di responsabilità e qualche volta anche di fragilità, di ipocrisie dove la struttura umana è venuta fuori più chiaramente».
Commentando la Parola di Dio proclamata prima dell’annuncio della nomina del nuovo arcivescovo, tratta dalla Lettera di San Apostolo agli Efesini, mons. Salvi si è soffermato su «i diversi carismi dello Spirito che dobbiamo ascoltare per fare comunione. Nessuno può dire di non avere doni, poiché a ciascuno è data una manifestazione dello Spirito, perché il Signore effonde sempre la sua grazia su tutte le creature. Mi piace pensare ad una bella metafora, tratta dal mondo dell’arte a cui ho sempre attinto nel fare catechesi: una tessera da sola non potrà mai essere un mosaico, ma un insieme di tessere possono costituire un prezioso mosaico risplendente di luce».

«La designazione del nuovo arcivescovo metropolita – ha evidenziato l’amministratore diocesano – ha un grande valore ecclesiale poiché, come ci ricorda l’Apostolorum Successorum,” I Vescovi, in quanto inseriti nel Collegio episcopale, che succede al Collegio apostolico, sono intimamente uniti a Cristo Gesù, che continua a scegliere e a mandare i suoi apostoli. Il Vescovo, come successore degli Apostoli, in forza della consacrazione episcopale e mediante la comunione gerarchica, è il principio visibile e il garante dell’unità della sua Chiesa particolare”».

«In questo giorno in cui viene rinnovata la successione apostolica nella nostra Chiesa – ha concluso mons. Salvi –, rivolgo un pensiero grato al nostro pastore Gualtiero che l’ha guidata per tredici anni ed auguro a don Ivan un buono e fruttuoso cammino insieme al popolo di Dio che è in Perugia-Città della Pieve e affido il suo ministero ai nostri patroni Costanzo, Ercolano, Lorenzo e alla celeste protezione di Maria Santissima delle Grazie, da secoli venerata in questa cattedrale, assicurandogli la nostra preghiera come Chiesa diocesana. A tutti voi, con sentimenti di profondo affetto e gratitudine, giunga la mia paterna benedizione».

Il cardinale Bassetti. «Nella nomina di don Ivan Maffeis a mio successore, avvenuta quest’oggi, si sono delle circostanze e delle cadenze che mi hanno colpito in modo particolare». Lo ha evidenziato il cardinale Bassetti ricordando che proprio oggi (il 16 luglio) «la Chiesa fa memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, una data significativa per l’annuncio che ci è stato fatto, perché vogliamo affidare il nuovo vescovo alla tutela della Madre Celeste. Vedo in tutto questo una carezza della Santa Madre di Dio anche nei miei confronti e voglio brevemente spiegarvi i perché. I ventotto anni del mio episcopato sono trascorsi sotto la tutela della Madonna. L’8 settembre è la natività di Maria ed io, in questo giorno del 1994, fui consacrato vescovo di Massa Marittima-Piombino; il 21 novembre del 1998, festa della Presentazione al tempio di Maria, fui nominato vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dove feci ingresso il 6 febbraio 1999, un’altra data mariana, l’inizio della novena della Madonna del Conforto e, infine, il 16 luglio 2009 fui nominato arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve. E ancora una volta, per una data importante per la mia vita, ma soprattutto per la vita di questa nostra Chiesa, in una data mariana non richiesta, quella del 16 luglio, festa della Madonna del Carmine, ci ritroviamo qui tutti riuniti. Io non credo al caso, credo alla provvidenza di Dio che si muove passo dopo passo nelle persone e nella Chiesa».

Invocando la “Sub tutela Matris”, il cardinale Bassetti ha inteso «affidare ancora una volta alla protezione di Maria questa amata diocesi e tutti coloro che ne sono figli. Al vescovo mons. Marco Salvi, amministratore diocesano, esprimo la mia gratitudine per i tre anni di vita e di ministero episcopale che ha speso per noi con generosità e intelligenza. A mons. Ivan Maffeis, nuovo Pastore di questa nostra Chiesa, che per quasi tre anni è stato mio prezioso collaboratore alla Cei, auguro di poter donare tutto se stesso, come ha sempre fatto nei delicati impegni pastorali che è stato chiamato a svolgere. Questa Chiesa, come ci raccomanda papa Francesco, ha bisogno di un Pastore “con il profumo delle pecore” e mi auguro che tale sia don Ivan».

Economy of Francesco – Il Papa ad Assisi il 24 settembre

Papa Francesco sarà ad Assisi il 24 settembre per l’evento The Economy of Francesco (EoF), in programma dal 22 al 24 settembre 2022 nella città serafica. Il Santo Padre ha espresso con entusiasmo il desiderio di essere presente e incontrare i giovani economisti, imprenditori e changemaker del mondo impegnati da tre anni in EoF, il processo, voluto dallo stesso Pontefice, per porre le basi di una nuova economia, più giusta, equa e fraterna.

In questi anni il Santo Padre si è sempre tenuto aggiornato sulle attività portate avanti dai giovani ai quali ha donato parole di ispirazione e incoraggiamento in due video messaggi in occasione degli eventi EoF che si sono tenuti online nel 2020 e 2021. Ora la conferma dell’incontro in presenza ad Assisi. “Una conferma che ci riempie di gioia: siamo immensamente grati al Santo Padre – il commento del comitato organizzatore formato dal vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, dal professor Luigino Bruni, dalla presidente del Serafico di Assisi, Francesca Di Maolo, con il patrocinio del Dicastero per il Servizio allo Sviluppo Umano Integrale (DSSUI) – . Preghiamo per la salute di Papa Francesco e continuiamo ad andare avanti con ancora più entusiasmo e forza nelle attività di organizzazione del primo incontro globale in presenza ad Assisi. Siamo al lavoro per accogliere i giovani, di oltre 100 paesi del mondo – spiegano gli organizzatori – che hanno lavorato attivamente in questi mesi e quelli che hanno il desiderio di contribuire ad una nuova stagione di pensiero e prassi economiche”.
Il programma della visita del Papa prevede la partenza alle ore 9,00 del 24 dall’eliporto del Vaticano, l’atterraggio nel piazzale vicino al Paleventi e lo spostamento del Santo Padre in auto fino al vicino teatro Lyrick di Santa Maria degli Angeli. Ad accoglierlo ci saranno tre giovani di EoF, il cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale, il vescovo monsignor Sorrentino, le massime autorità civili, i membri del Comitato organizzatore, i rappresentanti delle famiglie francescane e della Pro Civitate Christiana. Il Pontefice, alle ore 10,00 raggiungerà il palco dove, dopo un momento artistico-culturale, il benvenuto, l’introduzione e otto testimonianze di giovani da tutto il mondo, terrà il suo discorso e siglerà il Patto con i giovani di Economy per avviare il cambiamento dell’economia da lui stesso voluto.

Il programma completo della tre giorni, che si svolgerà tra il teatro Lyrick, il Palaeventi a Santa Maria degli Angeli e il centro storico attraverso alcune conferenze, workshop e villaggi tematici, si concentrerà sul raccolto delle idee ed esperienze generate in tutto il mondo in questi tre anni di lavoro. “Ci sarà spazio – anticipa il comitato organizzatore – per momenti di dialogo dei giovani con figure di fama internazionale, per discutere le loro proposte e continuare ad approfondire le grandi sfide del nostro tempo, a partire dalla costruzione di una economia di pace. Disponibile un’area permanente incubatore di idee-progetti, sessioni networking e workshop tematici”. Tra gli speaker della manifestazione, Vandana Shiva, Jeffrey Sachs, Kate Raworth, Gael Giraud, Sabina Alkire, Helen Alford, Vilson Groh e Stefano Zamagni.

I PARTECIPANTI E I VILLAGGI DI EOF

Arrivano da tutto il mondo i giovani che in questi tre anni hanno creato una vera community che ha prodotto progetto, iniziativa, materiali di studio e approfondimento. Ma chi sono i giovani di EoF? L’età media dei partecipanti a Economy of Francesco di 28 anni, il 30% arriva dal mondo dell’impresa e un altro 30% dalla ricerca, mentre al 40% sono changemakers (studenti, movimenti sociali, ONG). La maggior parte di loro arriveranno da Europa (35%) e Centro – Sud America (30%), Africa (20%), ma saranno rappresentate anche Asia e Nord America, da cui giungeranno rispettivamente l’8 e il 6% dei partecipanti. I giovani ad Assisi si riuniranno nei 12 “villaggi” tematici che faranno seguito a quelli virtuali in cui si è lavorato in questi due anni di pandemia: Lavoro e cura; Management e dono; Finanza e umanità; Agricoltura e giustizia; Energia e povertà; Vocazione e profitto; Politiche per la felicità; CO2 della disuguaglianza; Business e pace; Economia è donna; Imprese in transizione; Vita e stili di vita.

I NUMERI DI EOF

Tutto è cominciato con l’invito che Papa Francesco ha inviato il primo maggio 2019 a economisti, change makers, imprenditori ed imprenditrici under 35 del mondo. Nei due anni precedenti, nonostante la pandemia, dai cinque continenti sono stati coinvolti migliaia di giovani provenienti da 120 Paesi, principalmente da Italia, Brasile, USA, Argentina, Spagna, Portogallo, Francia, Messico, Germania e Regno Unito. Sono stati due gli eventi online globali realizzati in diretta streaming con oltre 500.000 visualizzazioni, oltre 50 webinar, circa 25 progetti imprenditoriali, 2 EoF School online e una Summer School in presenza, una EoF Academy con 18 ricercatori e 25 membri senior. Sono stati inoltre coinvolti oltre 50 esperti di fama internazionale (tra cui 3 Premi Nobel) e il Papa ha rivolto ai giovani due videomessaggi.

Tutte le informazioni e le novità sono disponibili sul sito www.francescoeconomy.org e i canali social ufficiali dell’evento: Facebook @francescoeconomy; Instagram @francesco_economy; Twitter @FrancescoEcon; YouTube e Flickr.

Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi: al via le iscrizioni al nuovo anno accademico 2022-2023, suor Roberta Vinerba confermata Direttore

Sono aperte le iscrizioni per l’anno accademico 2022-2023 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi. Il termine ultimo è il 15 ottobre 2022. La sede è in un’ala del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi. Tutte le informazioni si possono trovare sul sito istituzionale: www.ita-issra.it.

Suor Roberta Vinerba confermata Direttore per altri tre anni. Attuale Direttore di questo Istituto, eretto nel 1987 e collegato alla Facoltà Teologica della Pontificia Università Lateranense di Roma, è suor Roberta Vinerba, che è stata da poco confermata per altri tre anni. «In realtà il primo triennio – afferma – è stato un quadriennio in quanto la pandemia da Covid-19 ha impedito l’elezione del nuovo Direttore nei tempi previsti. Ricominciamo un nuovo mandato insieme al prof. Paolo Capitanucci, confermato quale vice direttore. È un’avventura impegnativa ma anche molto stimolante: l’ambiente è bello e il gruppo di lavoro accademico è ricco umanamente e professionalmente». «Il fatto che sono una donna – prosegue la professoressa – è certamente un segno dei tempi, anche se nella mia vita ho sempre avuto la possibilità di esercitare i miei doni e i miei carismi indipendentemente dall’essere donna. Ho sempre trovato una Chiesa che ha saputo valorizzare la mia femminilità quale dono per la comunità. Nel primo mandato, comunque, ho visto come sia stato importante la direzione al femminile che comporta alcune caratteristiche che forse aiutano di più a fare squadra e ad essere inclusivi».

L’ISSRA ha raddoppiato gli iscritti: tutti i numeri di una realtà che offre concrete opportunità occupazionali. Nell’anno accademico 2018-2019 c’erano 45 iscritti; in quello 2019-2020 c’erano 64 iscritti; nell’anno accademico 2020-2021 ce ne erano 84. I docenti: 5 sono stabili; 18 incaricati; 5 invitati; 1 in collaborazione. La media voti degli iscritti: da 18 a 20 lo 0%; da 21 a 24 il 2 %; da 25 a 27 il 10%; da 28 a 30 e lode l’88%. Di tutto ciò è naturalmente soddisfatta suor Roberta Vinerba: «Il mio predecessore padre Pietro Maranesi, ofm Capp., ha fatto un ottimo lavoro: ha avviato l’Istituto, lo ha custodito e lo ha fatto crescere, delineandone i tratti essenziali. Poi in questi anni è cambiato il mondo e anche la pandemia ha inciso. Aver raddoppiato il numero degli iscritti è motivo di gioia. Anche negli esami di grado (le lauree) abbiamo una percentuale alta di chi si laurea con il massimo dei voti (il 90%): ciò vuol dire uno studio serio, ma anche persone profondamente motivate. C’è stato un grande sviluppo e un notevole interesse – prosegue suor Roberta – per gli studi delle scienze religiose. Anche perché il nostro titolo di studio, triennale e quinquennale, che equivale alla laurea dell’università statale, consente di insegnare religione nelle scuole. E c’è un bisogno enorme di docenti, c’è una grande richiesta e le cattedre non sono coperte. Per cui l’ISRRA è anche una bella opportunità occupazionale. Ad esempio, regioni come il Veneto, l’Emilia Romagna e la Toscana ci chiedono se possono attingere dai nostri iscritti per l’insegnamento».

Molti i giovani iscritti all’ISSRA. «É anche cambiata la tipologia di persone iscritte all’ISSRA», prosegue la Vinerba. «Abbiamo molto giovani, diversi sono uomini e anche liberi professionisti. Scelgono il percorso di studi dell’ISRRA per un sapere umanistico, teologico, spirituale e sapienziale a tutto campo. Il nostro Istituto propone un percorso di umanizzazione in cui si trovano i perché della vita. È infine possibile – conclude il Direttore – attivare dei percorsi personalizzati per chi ha già un lavoro e una professione, in modo da portare avanti lo studio in maniera seria».

Perugia – Incontro delle famiglie. Mons. Marco Salvi: «prendete sempre più coscienza dell’importanza della famiglia nella Chiesa e nella società»

«Gesù Cristo ci offre, con la testimonianza della sua vita, il percorso vero di essere liberi per realizzare noi stessi ciò che il nostro cuore desidera, grida». Così il vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi ha esordito nell’omelia della celebrazione eucaristica, nella cattedrale di Perugia, domenica pomeriggio 26 giugno, all’incontro diocesano delle famiglie nella giornata conclusiva del X Incontro mondiale con papa Francesco tenutosi a Roma dal 23 al 26 giugno.

L’incontro perugino, che ha visto la partecipazione di non poche famiglie, è culminato in piazza IV Novembre con significative testimonianze di vita delle diverse “stagioni della famiglia”. Hanno preso la parola giovanissime coppie di sposi, ma anche adulte, le famiglie adottive, quelle con disabilità, alle prese con non pochi problemi sociali, una coppia rinata dopo un periodo di crisi e non sono mancati riferimenti alla vita dei beati coniugi Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, patroni dell’Incontro mondiale delle famiglie. Cornice a queste testimonianze è stato lo spettacolo canoro-musicale di gruppi di oratorio, del Rinnovamento nello Spirito e del Cammino neocatecumenale. Quest’ultimo ha animato la celebrazione eucaristica. L’incontro è stato promosso dall’Ufficio per la pastorale familiare in collaborazione con le redazioni de «La Voce» e di «Umbria Radio InBlu».

Commentando le letture della domenica, mons. Salvi ha ricordato che «il mistero più grande di Dio, il mistero della sua incarnazione si è svolto e si è attuato nella Famiglia di Nazareth. Questo è una grande indicazione per ciascuno di noi e per questo che il luogo privilegiato attraverso cui Dio rende manifesto il suo amore, la sua tenerezza per ogni uomo, si fa prossimo, è dentro la famiglia».

«Ma cosa caratterizzava quella Famiglia di Nazareth? – si è chiesto mons. Salvi –. Prima di tutto, Maria, Giuseppe e Gesù vivevano una caratteristica essenziale: vivere senza esitazione, senza nulla anteporre al disegno di Dio, quella stessa radicalità che Gesù chiede a chi vuol farsi suo discepolo, una decisione radicale nel vivere con Cristo. La risposta di Gesù è come un’indicazione per ciascuno di noi nel vivere la famiglia. Anche l’amore più grande fra un uomo e una donna, anche l’amore più puro verso un figlio, una figlia deve avere come un prima assoluto l’amore verso Dio, il primato assoluto di Dio dentro i nostri rapporti. Un’altra attenzione della Famiglia di Nazareth, che può indicare ancora oggi un cammino ed un esempio, è la semplicità. Le nostre famiglie non sono chiamate a grandi cose, a rivoltare il mondo, ma nella normalità del quotidiano essere comunità di amore, di riconciliazione, dove si sperimenta la tenerezza, dove c’è l’aiuto vicendevole, il perdono reciproco, dove dalle cose più semplici il grande amore si sperimenta e vive».

Mons. Salvi, avviandosi alla conclusione, ha voluto incoraggiare le famiglie nel dire loro: «prendete sempre più coscienza dell’importanza che la famiglia ha nella Chiesa e nella società, oggi così dileggiata e vituperata anche nelle manifestazioni pubbliche. Oggi il luogo della ripresa, anche per questa società, è la famiglia. L’annuncio del Vangelo passa innanzitutto attraverso le nostre famiglie per poi raggiungere tutti gli ambiti della vita quotidiana». E con questo auspicio, al termine della celebrazione, l’amministratore diocesano ha consegnato alle famiglie il “mandato missionario” da compiere, come hanno ricordato i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, «ad iniziare dalla nostra casa, dal nostro condominio fino ai nostri luoghi di lavoro e di aggregazione e socialità».

Perugia – Giornata diocesana dei Gr.est.-Oratori. Avere l’opportunità di vivere la felicità non da soli ma stando insieme

«Da soli non si è felici, ma soltanto stando insieme e con amici che vi sanno indicare la felicità, la strada della pienezza della vita». È stato l’auguro del vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi ai 2.000 e più partecipanti alla Giornata diocesana dei Gr.est. (Gruppi estivi), promossa dal Coordinamento Oratori Perugini (COP) insieme alla Pastorale diocesana giovanile di Perugia-Città della Pieve, tenutasi al Percorso Verde “Leonardo Cenci” del capoluogo umbro, il 22 giugno, un segno di ritorno alla normalità dopo la pandemia.

Alle parole di mons. Salvi hanno fatto eco quelle della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, del sindaco di Perugia Andrea Romizi e del cardinale Gualtiero Bassetti. Per quest’ultimo, non poco emozionato, è stata l’occasione per salutare da vicino tanti giovani che ha visto crescere nei suoi 13 anni di episcopato perugino-pievese concluso lo scorso 27 maggio.

Gli illustri ospiti adulti della Giornata diocesana dei Gr.est.-Oratori hanno avuto parole di apprezzamento ed incoraggiamento, non formali ma sentite, rivolte anche a tutti i giovani animatori-educatori (diverse centinaia all’opera nei 40 oratori attivi in diocesi), gli «amici che ti sanno indicare la felicità», come li ha definiti mons. Salvi. La presidente Tesei, che in gioventù ha vissuto l’esperienza dell’oratorio, ha augurato ai numerosi partecipanti di poter fare «un percorso di crescita insieme, perché soltanto insieme si possono realizzare i propri sogni». Il primo cittadino Romizi ha definito i ragazzi dei Gr.est.-Oratori «il mare di Perugia», pensando allo “spot pubblicitario” che la Regione ha commissionato per promuovere le bellezze dell’Umbria in Italia e all’estero. I ragazzi dei Gr.est., ha evidenziato il sindaco, «sono una ricchezza che custodiamo con grande orgoglio, gelosia, soddisfazione e riconoscenza per chi questa ricchezza, nel tempo, l’ha accompagnata come i tanti sacerdoti e gli animatori che hanno realizzato fino ad oggi un’opera grandiosa come quella degli oratori». E ai 2.000 fanciulli ed adolescenti il sindaco ha detto: «Godetevi fino in fondo questo momento. Sono questi i momenti che nella vita vi accompagneranno sempre, anche quando inizierete ad avere i capelli bianchi, perché con queste esperienze le vostre personalità si andranno a formare e a realizzare. Sono giornate in cui viene dato spazio alla vostra fantasia e creatività attraverso temi a voi cari, come quello di quest’anno, “Il piccolo principe”. A noi adulti, purtroppo, ci manca un tempo di fantasia, immaginazione e creatività».

Il cardinale Bassetti ha salutato il «mare di Perugia» con queste parole: «Cari ragazzi, ho concluso la mia missione di vescovo, ma vorrei che vi ricordaste di me come di un “vescovo campanaro”, che vi parlava di Gesù e del Vangelo». Lo ha detto ricordando un simpatico episodio accaduto ad un suo amico vescovo chiamato dal più piccolo dei bambini di un Gr.est. il «vescovo campanaro», nel suonare «le campane di Gesù e del Vangelo», si è poi definito lo stesso vescovo presentandosi a tutti gli altri bambini. Tanto per stare in tema di «fantasia, immaginazione e creatività» che stimola, appunto, il mondo degli oratori. Quelli dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve sono cresciuti nell’ultimo ventennio grazie al lavoro pastorale non poco impegnativo di diversi parroci e del Coordinamento Oratori Perugini il cui responsabile è don Riccardo Pascolini. A tutti loro sono andati i ringraziamenti della presidente Tesei e del sindaco Romizi.

Perugia – Corpus Domini vissuto da un folto popolo di Dio. Il cardinale Bassetti: «Per poter vivere abbiamo bisogno del pane, ma anche della grazia»

«Stamani è Gesù che ci parla e dice: “Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Queste parole come si conciliano con quelle del Vangelo di oggi: “Signore non abbiamo che cinque pani e due pesci”. Se ci guardiamo attorno è facile constatare tutte le difficoltà non solo di ordine spirituale, ma anche materiale che emergono per cui verrebbe da dire siamo tanto poveri, non abbiamo che cinque pani e due pesci». Così ha esordito l’arcivescovo emerito il cardinale Gualtiero Bassetti nell’omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, domenica 19 giugno, solennità del Corpus Domini, vissuta nel capoluogo umbro con intensa partecipazione da un folto popolo di Dio. Celebrazione che è culminata con la processione del Santissimo Sacramento per le piazze e le vie principali del centro storico, sostando in preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili.

Il richiamo alle responsabilità. «Purtroppo non ci mancano i problemi – ha proseguito il cardinale –, lo ricordano continuamente anche i mezzi di informazione… Siamo nel cuore di una guerra, che sembra non avere fine. Una recente statistica dell’ONU riporta che nel mondo ci sono ben 165 focolai di guerra e il Papa ha ragione quando parla di guerra mondiale con tanti focolai. Sono milioni le tonnellate di grano che per una ragione o per un’altra vengono sistematicamente distrutte. Si aggiunge poi un’insidiosa e preoccupante forma di siccità. E tutto questo significa andare incontro a tempi difficili. Anche coloro che fanno ogni giorno la spesa hanno forti preoccupazioni per l’aumento dei prezzi. E Gesù ci ripete: “voi stessi date loro da mangiare”. È un forte richiamo alle nostre responsabilità. Le parole di Gesù ci fanno capire che per diventare una comunità viva, come lui ci vuole, occorre puntare di più sulle piccole cose, intensificare i nostri rapporti di solidarietà».

La fame profonda del cuore. «“Cinque pani e due pesci”, è il poco che, purtroppo, noi abbiamo nella vita – ha ribadito l’arcivescovo emerito –, ma dalla parola di Gesù può essere moltiplicato. Ciò che è importante, ciò che conta è sapersi mettersi in gioco nelle nostre responsabilità, perché Gesù ci dice: “voi stessi date loro da mangiare”. Il Signore non ci risolve tutti i problemi, ma la sua Parola, la Fede in Lui, ci dà la forza e il coraggio per poterli affrontare. Occorre rimboccarci le maniche e saper mettere davvero a disposizione quel poco che abbiamo e Dio lo saprà moltiplicare al di là delle nostre stesse possibilità e in modo imprevedibile. Tutti noi siamo bisognosi del pane per poter vivere, ma, insieme al pane, abbiamo bisogno anche della grazia, perché la fame più grande che attanaglia ogni uomo e ogni donna è la fame del cuore, dell’amore e Dio con l’Eucaristia vuole nutrirci in pienezza e vuole soddisfare questa fame profonda che è dentro ciascuno di noi».

Guarire dalle forme di egoismo. «La nostra vera ricchezza a livello di famiglia, di società, di rapporti con gli altri – ha evidenziato il cardinale – non è tanto quello che abbiamo, quanto piuttosto l’amore che noi riusciamo a comunicarci gli uni e gli altri. Spesso noto, forse perché si è chiusi in sé stessi, tanta indifferenza, tanta solitudine e preoccupazione. L’Eucaristia è strada di dono e noi sappiamo che è l’unica strada della felicità: “Questo è il mio corpo dato per voi”. La nostra vita di credenti non poggia su un’idea, ma poggia su una persona e questa persona è viva, è Gesù presente nell’Eucaristia. Vivere radicati in Cristo significa immergere le radici della nostra esistenza nell’Amore, perché Gesù Cristo è un puro dono gratuito di Amore. Solo accogliendo la sua proposta di Amore, sarà possibile guarire il nostro cuore da tutte le forme di egoismo che, purtroppo, spesso ci tengono incatenati».

Città di Castello – ingresso del vescovo Luciano Paolucci Bedini e passaggio del pastorale con il vescovo Domenico Cancian

Sabato 18 giugno ha fatto l’ingresso ufficiale nella Diocesi di Città di Castello il vescovo Luciano Paolucci Bedini, che d’ora in poi terrà uniti “in persona episcopi” i territori della chiesa di Gubbio e Città di Castello. La giornata è cominciata intorno alle 16.30 nel Santuario della Madonna delle Grazie, venerata come la “patrona di Città di Castello” dal 1783. E’ stata la prima chiesa visitata dal nuovo vescovo.
Dopo un’intima preghiera di fronte all’immagine sacra della Madonna il presule – percorrendo a piedi via XI settembre, via Angeloni, piazza Matteotti e Corso Cavour, ha raggiunto piazza Gabriotti, precisamente davanti al Palazzo comunale, dove ad attenderlo c’erano tutti i sindaci della Diocesi, compreso quello di Gubbio.
Dentro un Duomo stracolmo è poi avvenuto l’atteso passaggio del pastorale, lo stesso appartenuto al vescovo Cesare Pagani (il primo presule che nel 1972 resse entrambe le Diocesi) e al compianto monsignor Ivo Baldi Gaburri. Un passaggio di consegne, quello da Cancian a Paolucci Bedini, che l’attuale amministratore apostolico ha fatto “con grande stima, fiducia e profonda amicizia” nei confronti del nuovo arrivato. “Il pellegrinaggio che abbiamo fatto insieme, eugubini e tifernati in questi tre giorni – ha aggiunto Cancian – è stato un bel segno di come si può camminare insieme nella gioia della comunione fraterna che unisce persone diverse nella volontà del Signore. In questo momento voglio abbracciare con gratitudine ogni Tifernate, specialmente le persone malate, i poveri, i giovani e le famiglie”.
Il saluto del vescovo Cancian: “Eccellenza Rev.ma Mons. Luciano Paolucci Bedini, carissimo fratello vescovo, ti saluto e ti accolgo con tanta gioia nella stupenda cattedrale di Città di Castello (recentemente restaurata) dove Papa Francesco ti ha chiesto di succedermi come pastore, unendo nella tua persona le diocesi di Città di Castello e di Gubbio. Dopo 15 anni dalla mia nomina a vescovo della Chiesa tifernate, con grande stima, fiducia e profonda amicizia, oggi nella solennità del Corpus Domini, ti consegno il pastorale con il quale salirai nella cattedra di San Florido. L’abbraccio fraterno che ci daremo sarà il segno del profondo legame effettivo ed affettivo della continuità del ministero apostolico in Cristo, buon Pastore. A nome di tutta la Chiesa ti ringrazio e benedico per avere obbedito al Signore con umiltà e generosità. Il pellegrinaggio che abbiamo fatto insieme, eugubini e tifernati in questi tre giorni, guidati da te vescovo entrante e in parte da me vescovo uscente, è stato un bel segno di come si può camminare insieme nella gioia della comunione fraterna che unisce persone diverse nella volontà del Signore, nostra pace. Un segno che, Dio lo voglia, preannuncia la bellezza della comunione delle due Chiese. A tuo incoraggiamento posso testimoniare che in questa Chiesa abbiamo cercato sacerdoti, diaconi, religiosi/e, laici, di mettere in atto molteplici iniziative pastorali che ci hanno fatto crescere. E ciò con il coinvolgimento delle istituzioni e delle amministrazioni comunali che ringrazio. Con i sindaci vi è stata proficua collaborazione in ordine al bene comune, specie nelle emergenze. Tra le Lettere pastorali che ho scritto voglio ricordare la prima, che faceva chiaro riferimento al mio motto episcopale: “Rimanete nel mio amore. Amatevi come io vi ho amato”. E l’ultima: “Io sono con voi tutti i giorni”. Tra i momenti più significativi cito le due visite pastorali, l’ordinazione episcopale di don Nazzareno, la canonizzazione di Santa Margherita, il giubileo della misericordia. Un commosso ringraziamento al Signore e alla Chiesa Tifernate per il bene che insieme abbiamo potuto compiere. In questo momento voglio abbracciare con gratitudine ogni Tifernate, specialmente le persone malate, i poveri, i giovani e le famiglie. L’Amore misericordioso perdoni le nostre debolezze e miserie; accompagni ciascuno di noi a vivere nel modo migliore la propria vocazione e missione. Sicuri che la Chiesa è nelle mani del buon Pastore Gesù e del Padre misericordioso, credendo nella grazia della successione apostolica, chiedo a te Luciano, al cardinale Gualtiero Bassetti, all’arcivescovo Renato Boccardo, presidente della CEU, al vescovo tifernate don Nazzareno e ai vescovi presenti, che ringrazio di cuore per la loro partecipazione, di benedire questa Chiesa chiamata a vivere in comunione con la Chiesa di Gubbio. Il Signore, al quale eleviamo il canto di lode, ti accompagni, vescovo Luciano, e renda fecondo il tuo ministero episcopale! “Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi, nutrici e difendici, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo!” La Madonna delle grazie, protettrice della città, ti custodisca!

+ Padre Domenico Cancian
Amministratore apostolico

Città della Pieve: Celebrato il Corpus Domini. L’amministratore diocesano mons. Salvi: «Questa festa rinnovi in ciascuno di noi la riscoperta e l’adesione di tutta la nostra vita all’Eucaristia, alimento spirituale che ci sostiene nelle vicissitudini, tra le ombre notturne che sembrano avvolgere il mondo intero»

«Chi non ha mai sperimentato nella propria vita l’incombere della notte, l’incertezza della speranza posta sulle cose umane? È in questi momenti che Cristo si fa presente per darci come sostentamento il suo Corpo offerto in sacrificio. Grazie a questo sacrificio sappiamo che abbiamo già ottenuto la riconciliazione con il Padre». Così il vescovo ed amministratore diocesano mons. Marco Salvi nell’omelia della solennità del Corpus Domini celebrata la sera del 16 giugno nella concattedrale di Città della Pieve. A seguire si è tenuta la processione del Santissimo Sacramento per le vie del centro storico della cittadina umbra che ha dato i natali al grande maestro del Rinascimento italiano, Pietro Vannucci, il Perugino, del quale ricorre il prossimo anno il quinto centenario della morte (1523-2023).

I pievesi sono ritornati a vivere “in presenza”, dopo la pandemia, una delle processioni più sentite e partecipate, ha commentato a margine il parroco e arciprete della concattedrale don Simone Sorbaioli. Processione che è stata aperta dai tradizionali “Tronchi” delle confraternite, le grandi croci processionali recate in equilibrio dai confratelli per tutto il percorso. I fedeli hanno tenuto in mano le candele e i bambini e le bambine della Prima comunione hanno sparso a terra, in segno di riconoscenza al Signore, petali di fiori che emanavano un intenso profumo, simbolo della “fragranza” di Dio che avvolge e protegge tutti i suoi figli.

Sul significato dell’appartenenza alla «famiglia di Dio», chiamata a concretizzare il messaggio di salvezza rivelato dal Corpo e dal Sangue di Cristo, si è soffermato mons. Salvi. «E’ questo l’alimento spirituale che ci sostiene nelle vicissitudini della vita, tra le ombre notturne che sembrano avvolgere il mondo intero. Mai come in questo momento (il riferimento è alla guerra in Ucraina, n.d.r.) sembra che le tenebre prendano il sopravvento su tutta la vita. Cristo Eucaristia si presenta come il grande amico, che sta sempre, incondizionatamente accanto a noi e ci offre continuamente il suo amore. L’Eucaristia è questo amore continuo che ci viene offerto a ciascuno di noi. L’esperienza, per quello che mi compete, dimostra che nel mezzo delle pene più grandi ciò che sostiene la fede di coloro che soffrono, è l’Eucaristia. È la possibilità di partecipare allo stesso sacrificio di Cristo e di alimentarsi con la stessa sua Comunione. Quando ero parroco, quante volte andando a trovare gli ammalati, l’Eucaristia diventava il sostegno della loro vita, un atto di ringraziamento continuo».

L’Eucaristia richiama tre aspetti fondamentali della fede evidenziati da mons. Salvi nell’omelia. «Prima di tutto credere nella presenza reale di Cristo nell’ostia, che va gustata perché si offre di accompagnarci nel nostro pellegrinare terreno. Per questo dobbiamo continuamente ravvivare la nostra fede in questo grande mistero. Non possiamo dare per scontato la nostra partecipazione alla Messa, come se fosse l’abitudine di qualcosa che è distante da noi». Secondo, «è affermare il carattere sacrificale della Messa, nel partecipare a quell’unico sacrificio di Cristo che si dona nella Croce offrendo la sua vita a tutti. Quando condividiamo l’Eucaristia, sapendo che è un autentico sacrificio, accettiamo tutta la sua grandezza e ne riceviamo i suoi frutti, venendoci donata l’opportunità di unire la nostra vita alla stessa vita di Cristo». Terzo, «la fede eucaristica ci porta alla pratica della Comunione frequente, il sostentamento che ogni giorno ci viene donato perché nella nostra vita si affermi sempre di più il bene. Il percorso della vita umana ha bisogno di questo alimento altrimenti perdiamo le forze del vivere. Non è più il tuo carattere, le tue pretese, le tue opinioni che vincono, ma è quella vita che ti viene donata e che diventa esperienza comune fra te e tuo fratello e tua sorella».

Vivere l’Eucaristia, ha concluso mons. Salvi, «significa vivere quest’unità nella nostra Chiesa e che la festa del Corpus Domini rinnovi in ciascuno di noi la riscoperta e l’adesione di tutta la nostra vita all’Eucaristia».

Terni – solennità del Corpus Domini. Mons. Soddu: “chi segue il Signore non può mai esser congedato, non può esser tenuto ai margini, né tantomeno lasciato andare alla deriva”.

Celebrata giovedì 16 giugno a Terni la festività del Corpus Domini con la messa solenne presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu e concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dai sacerdoti della diocesi, e la processione eucaristica con il Santissimo Sacramento all’interno dei giardini pubblici della Passeggiata in un lungo corteo di sacerdoti, confraternite delle varie zone della diocesi con i loro stendardi, il coro della diocesi e rappresentanti delle parrocchie e delle associazioni.
La solennità del Corpus Domini è un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della chiesa, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi, nella corale preghiera per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, vicino o lontano, è il segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita cittadina.
«La Chiesa diocesana radunata attorno all’Eucarestia, è l’impegno rinnovato a spezzare il pane, l’amore, l’esperienza sociale – ha ricordato il vescovo nell’omelia -. Il Mistero dell’Eucaristia, ossia la sua ineffabile ricchezza in quanto dono, ha il suo significato anche in chiave sociale di solidarietà. Il Signore ci illumina sul fatto che ogni tipo di contabilità, nella misura in cui passa attraverso la condivisione, ha in sé la capacità di generare il miracolo della moltiplicazione; e questo anche a fronte di quanto accaduto e continuamente succedere nella nostra società opulenta e molto spesso egoista, dove ogni genere di moltiplicazione iniqua non fa altro che generare disparità, diseguaglianze e quindi il continuo proliferare della povertà. Il Signore ripete anche a noi oggi quanto allora detto ai suoi apostoli: “voi stessi date loro da mangiare”. Questo indirizzo del Signore, tradotto nella pratica, significa e veicola un’azione continuata, riassumibile col sostantivo compartecipazione. Da questo possiamo comprendere che non sarà strettamente necessario andare a comprare qualcosa, non sarà neanche necessario spendere del tempo per andare a cercare chissà che cosa. Sarà piuttosto necessario mettere a disposizione qualcosa, anzi mettersi a disposizione in prima persona. E conseguentemente ricondurre tutto al Signore, affinché dalle sue mani, quanto dato dalle nostre mani, possa ritornare arricchito, sufficiente per tutti, sovrabbondante ed anche rimanente. Nella piena consapevolezza però che quanto noi possiamo mettere a disposizione, prima ancora d’esser una nostra proprietà è invece dono di Dio».
L’invito del vescovo è stato per una condivisione del dono eucaristico che edifichi come persone e come comunità, alimenti e dia la forza nel cammino della vita: «ti invochiamo affinché possiamo sempre e di più prendere consapevolezza che qualsiasi cosa noi possiamo avere in animo di attuare, questa non può essere disgiunta dalla fonte che sei tu. Ci edifichi dunque come pietre vive, ossia consapevoli e attivi, affinché siamo collaboratori corresponsabili nella costruzione del tuo corpo vivo. E alimentandoci di te abbiamo la forza e la capacità di accogliere, valutare e comprendere ogni parola del Vangelo, affinché possa essere, e col nostro apporto ridiventare, parola di Dio incarnata nel tempo. E nel tempo, in questo nostro tempo – sia pur con tutte le contraddizioni che porta con sé- gustare la vita eterna che hai promesso ai tuoi discepoli. La forza del cammino nell’itinerario della vita; nel cammino della storia e in quello che come popolo di Dio, di Chiesa –sotto la guida di coloro che tu stesso hai posto come servitori e guide- intendiamo percorrere insieme come unico popolo, sia pur con le diversità di ciascuno in quanto essere unico e irripetibile, ma con il comune progetto di salvezza verso la meta da raggiungere nella compiutezza del tuo Regno».
La lunga processione silenziosa, interrotta solo da preghiere e canti, si è snodata lungo il viale della passeggiata di Terni e lungo via del Vescovado rientrando poi in Cattedrale dove c’è stata la preghiera del presidente di Azione Cattolica Luca Diotallevi, l’adorazione eucaristica e la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.

L’OMELIA DEL VESCOVO

L’INTERVENTO DEL PRESIDENTE DI AZIONE CATTOLICA