Perugia – Claudio Faina, docente di inglese, diventa sacerdote diocesano il prossimo 29 gennaio, festa di san Costanzo.

Domenica 29 gennaio, alle ore 17, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’arcivescovo Ivan Maffeis, il seminarista Claudio Faina, docente di inglese, sarà ordinato sacerdote diocesano. L’ordinazione avviene nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa di san Costanzo, vescovo e martire del II secolo, patrono e fondatore della prima comunità cristiana di Perugia.

Claudio, laureato in lingue e letterature straniere presso l’Ateneo perugino, la città dove è nato quaranta anni fa, è originario della parrocchia di San Donato all’Elce nella quale ha vissuto l’iniziazione cristiana ed è stato catechista e animatore dei gruppi giovanili. La vita parrocchiale, il percorso dei dieci comandamenti, il corso Sichem promosso dalla Pastorale vocazionale diocesana ed il percorso di fede vissuto nella comunità Magnificat, hanno fatto nascere in lui degli interrogativi sulla propria vocazione. Nel gennaio 2016 inizia il percorso di discernimento e formativo presso il Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” di Assisi, che lo ha condotto fino alla sua chiamata al sacerdozio dopo essere stato ordinato diacono transeunte il 12 settembre 2021 dal cardinale Gualtiero Bassetti. Ha vissuto il diaconato al servizio delle comunità parrocchiali di Fratticiola Selvatica, Piccione e Ramazzano (Perugia) e di San Nicolò e Sant’Angelo di Celle (Deruta).

Intervistato dal settimanale La Voce – che seguirà in diretta sul suo canale YouTube l’ordinazione, a partire dalle ore 17 del 29 gennaio -, il futuro sacerdote racconta la sua esperienza di diacono, del suo primo “sì”. «In questo tempo ho imparato ad affidarmi ancor più al Signore e sento di essermi irrobustito nella fede, di essere cresciuto umanamente anche grazie alle tante persone che ho incontrato in cinque parrocchie in poco più di un anno. Il mio diaconato, tempo di servizio, ha avuto una evoluzione dal Seminario, perché mi sono trovato a servire in una maniera nuova la Chiesa da ministro ordinato, facendo anche un servizio di apostolato che per me si è configurato in particolar modo nella scuola. Insegnando inglese, nella scuola secondaria di primo grado di Bevagna, ho l’opportunità di incontrare molti giovani e di pormi con loro, oltre che come insegnante, come uomo che indossa il clergyman… L’essere sacerdote non è a tempo determinato e nemmeno confinato in alcuni spazi. Ho già detto sì al Signore con il diaconato e il prossimo 29 gennaio pronuncerò un sì ancora più grande che va a completare una scelta».

Perché l’ordinazione nella ricorrenza del Santo patrono? «È la festa del primo vescovo di Perugia – risponde l’ordinando –, un giorno a me molto caro fin da ragazzo. Ho vissuto sempre la festa di san Costanzo con entusiasmo e ho tanti bei ricordi della mia infanzia-adolescenza legati a questa ricorrenza… È una data non casuale – commenta –, soprattutto dal punto di vista religioso. È importante scegliere una data in cui si commemora un martire, perché ci fa capire che stiamo dando la vita al Signore per poi riversare l’amore che Cristo ha dato a noi nei fratelli che Lui ci vorrà fare incontrare».
«La festa di san Costanzo vescovo fa ancora più riflettere sull’importanza di avere un pastore, una guida. Con il nuovo vescovo Ivan si è subito creato un ottimo rapporto di fiducia, di sincerità, di schiettezza e di stima profonda. Mi ha affidato una porzione della Chiesa che Papa Francesco ha posto sotto la sua guida, ciò mi sostiene e mi incoraggia. Per questo la festa di san Costanzo riunisce in sé diverse sfaccettature, da quella ministeriale a quelle del servizio e dell’attaccamento alla comunità diocesana».
L’ordinando Claudio Faina ha le idee chiare sulla Chiesa che verrà. È convinto che «sarà sempre più una Chiesa vitale nell’avere un respiro ampio, diocesano, che non sminuisca la parrocchia, ma che sappia andare oltre il “campanilismo”. Siamo, come dice Papa Francesco, una Chiesa “in uscita”, in una nuova Pentecoste, quasi un ritorno alla Chiesa degli inizi del cristianesimo dove, forse, saremo più minoranza ma più convinti e più felici di stare insieme, non dando per scontato che il vicino abbia il nostro stesso credo».

Perugia: Con il triduo di preparazione iniziate le celebrazioni in onore del Santo patrono Costanzo.

È iniziato nel pomeriggio del 25 gennaio, nella chiesa basilica minore intitolata san Costanzo, patrono della città di Perugia e dell’Archidiocesi, il triduo di preparazione a questa importante ricorrenza religiosa ed anche civile del capoluogo umbro; triduo presieduto dal vicario generale don Simone Sorbaioli insieme al parroco don Pietro Ortica, che proseguirà nei pomeriggi del 26 e 27 gennaio (ore 17-18) con l’adorazione eucaristica meditata.

Centro ideale della fede perugina. A margine della celebrazione del 25 gennaio, il vicario generale, intervistato dal settimanale La Voce, si è soffermato sull’importanza della chiesa basilica minore di San Costanzo al cui interno si trova il sarcofago restaurato che ha custodito il corpo decapitato del martire Costanzo, narrano le cronache, martire della seconda metà del II secolo. Soprattutto, questo luogo di culto, evidenzia don Sorbaioli, “è un luogo centrale della spiritualità perugino-pievese, perché custodisce le spoglie mortali del nostro Santo patrono. Una chiesa che è stata rinnovata prima sotto il pontificato di Leone XIII, già vescovo di Perugia, e di recente con le importanti opere di restauro realizzate grazie allo zelo del parroco don Pietro Ortica. Opere che hanno permesso una rinnovata attenzione dei fedeli verso questo luogo, centro ideale della nostra fede, perché ci ricorda il sangue versato dal vescovo Costanzo. Centro ideale anche di una preghiera unanime del popolo cristiano nei giorni in cui celebriamo la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio, n.d.r.), oltre a diventare il luogo della ritrovata unità della Chiesa perugino-pievese attorno al segno del martirio del suo Patrono. Con queste intenzioni iniziamo oggi il triduo di preparazione alla festa di san Costanzo sapendo che anche quest’anno siamo chiamati ad una rinnovata testimonianza nella fede, nell’amore e nell’unità della nostra Chiesa particolare”.

Il successore del vescovo Costanzo. “Quest’anno la festa del nostro Santo patrono, vescovo e martire – sottolinea il vicario generale –, è caratterizzata dalla presenza del nuovo arcivescovo, Ivan Maffeis, perché, non dimentichiamo, il vescovo Ivan è il successore di san Costanzo. Monsignor Maffeis, avendo iniziato il suo ministero episcopale da qualche mese nella nostra Chiesa particolare, per noi celebrare la festa del Patrono, del vescovo Costanzo, è anche segno di speranza in una Chiesa che va avanti, che si rinnova e che tramite la successione dei suoi pastori rende sempre bella e giovane la volontà di Dio”.

Il programma delle celebrazioni. La festa in onore di san Costanzo culminerà il 28 e il 29 gennaio con la rievocazione della trecentesca processione della “luminaria” del 28 gennaio (ore 17), dal palazzo comunale dei Priori alla basilica di San Costanzo, lungo la “via sacra”, accompagnata dall’arcivescovo Ivan Maffeis e dal sindaco Andrea Romizi con il corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città, coordinata dalla Confraternita del Ss. Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello. A seguire, in San Costanzo, si terranno i Primi Vespri (ore 18), presieduti dall’arcivescovo, con il rito dell’omaggio votivo al Santo patrono del cero e della corona d’alloro dell’Amministrazione comunale e di altri doni-simbolo della fede, della cultura e della tradizione perugina.

Il 29 gennaio, nella cattedrale di Perugia (ore 17), si terrà la solenne celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis insieme all’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti, e ai sacerdoti diocesani, alla presenza delle autorità civili del capoluogo umbro. Durante la celebrazione riceverà l’ordinazione sacerdotale del seminarista Claudio Faina.

Le dirette YouTube. Le celebrazioni dei Primi Vespri in San Costanzo, di sabato 28, e la solenne in cattedrale, di domenica 29, saranno trasmesse in diretta sul canale YouTube del settimanale La Voce.

Perugia – la solennità del Santo patrono Costanzo, fondatore della comunità cristiana perugina. Il programma religioso del 28-29 gennaio con la “luminaria” e l’ordinazione sacerdotale di Claudio Faina

Si annuncia quest’anno una solennità del Santo patrono di Perugia, il vescovo e martire Costanzo, ricca di segni rigeneranti nella fede; solennità celebrata nel capoluogo umbro il 28 e il 29 gennaio. Oltre ad essere presiedute da un nuovo successore del vescovo fondatore del II secolo della comunità cristiana perugina, don Ivan Maffeis, che Papa Francesco ha voluto alla guida di questa Chiesa particolare da circa sei mesi, le celebrazioni del Santo patrono culmineranno, in cattedrale, il 29 gennaio, alle ore 17, con l’ordinazione sacerdotale del seminarista Claudio Faina, ordinato diacono transeunte il 12 settembre 2021. L’arrivo di un nuovo presbitero è sempre testimonianza di vitalità per la Chiesa e per l’intera società.
Anche il triduo di preparazione alla solennità di san Costanzo, che si terrà nella basilica minore a lui intitolata, il 25, 26 e 27 gennaio (ore 17-18), con l’adorazione eucaristica meditata, è un altro di questi segni. Oltre al tema scelto dal parroco di San Costanzo, don Pietro Ortica, per le meditazioni della Parola di Dio, dal titolo “Per camminare insieme riscopriamo con san Costanzo la compagnia di Gesù come singoli e come Chiesa”, i sacerdoti invitati a guidare queste meditazioni sono don Simone Sorbaioli, neo vicario generale e parroco di Città della Pieve, mons. Giuseppe Piccioni, neo vicario per il Clero e parroco di Torgiano, e don Simone Pascarosa, neo vicario per la Pastorale e parroco di Bagnaia e Pilonico Materno. Questi sacerdoti, lo ricordiamo, sono stati nominati a tali delicati incarichi dall’arcivescovo Maffeis dopo aver ascoltato ciascun sacerdote incontrandolo nelle settimane successive al suo arrivo a Perugia, lo scorso 11 settembre. La loro presenza al triduo in preparazione alla solennità del Santo patrono suggella anche il legame tra il pastore, il suo presbiterio e il suo gregge. Un legame che si rinnova nel nome di Costanzo, come anche tra la Perugia civile e quella religiosa. Proprio nella rievocazione della tradizionale processione della “luminaria” trova espressione simbolica questo legame. La “luminaria” è in programma il 28 gennaio, alle ore 17, dal palazzo comunale dei Priori alla basilica di San Costanzo, lungo la “via sacra”, accompagnata dall’arcivescovo Ivan Maffeis e dal sindaco Andrea Romizi con il corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città.
La solenne celebrazione eucaristica del 29 gennaio (ore 17) in cattedrale presieduta dall’arcivescovo, con la partecipazione di sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, e popolo di Dio, alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni civili, sarà preceduta, al mattino, nella basilica di San Costanzo, da tre S. Messe in programma alle ore 8, 10 e 11.30. Quella delle ore 10 sarà presieduta dal vescovo emerito di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, già vicario generale a Perugia, con i sacerdoti delle parrocchie di città.

Perugia – celebrata in cattedrale la domenica della Parola. L’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia: «È una Parola che, anzitutto, chiama a conversione, a riconoscere che c’è Qualcuno in cui riporre fiducia»

«Proprio perché le nostre notti siano abitate dalla luce della sua presenza, Papa Francesco con la domenica della Parola ha voluto incoraggiarci a una familiarità e ad un amore sempre maggiore per la Bibbia. E dove arriva “la buona novella del regno” c’è anche la cura di “ogni sorta di malattie e di infermità”. Dove arriva la fede fiorisce la carità. Perché – sono ancora parole del Papa – “la gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù… Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento…” (Francesco, EG 1)». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia della celebrazione eucaristica della domenica della Parola del 22 gennaio, nella cattedrale di Perugia; celebrazione preceduta dalla lectio divina sul brano evangelico di Marta e Maria (Lc 10,38-42) tenuta da padre Giulio Michelini (Ofm), responsabile del Servizio per l’Animazione Biblica (SAB), e dall’architetto Micaela Soranzo, che ha offerto una lettura iconografica del medesimo brano.

Il richiamo alla conversione. Monsignor Maffeis, nell’omelia (il testo integrale è consultabile sul sito: www.diocesi.perugia.it – sezione arcivescovo-omelie), commentando la Parola di Dio, si è soffermato sul significato del popolo d’Israele “che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce”. «A sorpresa – ha sottolineato l’arcivescovo –, la prima patria su cui rifulge la luce non è la zelante Giudea, ma una terra che è crocevia e crogiolo di lingue, religioni e culture, contesto pluralista e complesso: quella Galilea delle genti nella quale, alla fine del Vangelo, il Risorto tornerà a dare appuntamento ai suoi… La Parola risuona in questa notte, in questa terra semi-pagana che siamo con le nostre ambiguità e contraddizioni: e già questa scelta di campo non contiene forse anche un’indicazione per il nostro essere Chiesa? È una Parola che, anzitutto, chiama a conversione, a riconoscere che c’è Qualcuno in cui riporre fiducia. Cambiare l’orientamento della vita è la porta d’entrata, la premessa e la condizione per capire tutto il resto…».

La dimensione della fraternità. Nel commentare il brano del Vangelo della domenica, mons. Maffeis ha parlato di «una Parola che attrae», perché «raggiunge nella cornice feriale, lambisce la riva di quel lago che, per dei pescatori, è fonte di sostentamento, mentre rappresenta anche minaccia e pericolo a causa della forza incontrollabile dell’acqua e del vento». Nei fratelli pescatori, Simone e Andrea e Giacomo e Giovanni, traspare la fraternità della stessa Chiesa, ha evidenziato ancora l’arcivescovo dicendo: «la vita cristiana rimane impensabile senza questa dimensione. Fraternità. E che altro dev’essere la Chiesa?».

Essere anche rete. Nello spiegare che la Parola di Dio «consegna a una missione: “Vi farò pescatori di uomini”», Maffeis ha evidenziato che «il seguire le orme del Signore, lo stare con lui non è fine a se stesso: ha come orizzonte il servizio, l’impegno a farsi rete gettata nel mare della storia per non lasciare nessuno in balìa delle onde; rete che aiuta e sostiene i fratelli nel sottrarsi alle acque – alle forze ostili – per respirare a pieni polmoni, per ritrovare quella dignità che il male umilia e calpesta».

No a una Chiesa divisa. Monsignor Maffeis, avviandosi alla conclusione, ha parlato di «una Parola che costruisce unità e pace, che cerca e si radica in ciò che unisce: una rete lacerata serve a poco, proprio come una Chiesa divisa: “Io sono di Paolo”, “Io invece sono di Apollo”, “Io sono di Benedetto”, “Io invece sono di Francesco”…“Forse che Cristo è diviso?”. Lui non ci appartiene, semmai noi siamo chiamati ad appartenergli; nessuno può appropriarselo, né presumere di definirlo. Lumen gentium è sì il titolo della Costituzione conciliare sulla Chiesa, ma solo per ricordare che la luce delle genti è Gesù Cristo…».

Nella Catterdale di Terni la celebrazione della festa regionale della Polizia Locale

Celebrazione solenne della prima festa regionale della Polizia Locale dell’Umbria, che si è tenuta nella Cattedrale di Terni il 20 gennaio 2023, festa di San Sebastiano, patrono della Polizia Municipale. La messa è stata presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, alla presenza del sindaco di Terni Leonardo Latini, del questore Bruno Failla, dell’assessore regionale alle Politiche della Sicurezza Urbana e Polizia Locale Enrico Melasecche, dei rappresentanti delle Province di Perugia e Terni, dei sindaci dei principali Comuni dell’Umbria e delle delegazioni delle polizie di molti Comuni dell’Umbria, presenti anche con i rispettivi gonfaloni. La celebrazione è stata animata dal coro della Polizia Locale di Perugia.
La festa di questo Santo martire Sebastiano si celebra il 20 gennaio, e le poche notizie storiche su San Sebastiano si basano su una diretta testimonianza di Sant’Ambrogio. Sebastiano – nato e cresciuto a Milano – fu educato cristianamente e intraprese la carriera militare: era capo della prima coorte della guardia imperiale a Roma. Durante la persecuzione di Diocleziano, Sebastiano – avvalendosi della sua autorità – aiuta molti cristiani perseguitati: visita i prigionieri e li esorta ad avere fede. Scoperto, è condannato a morte: trafitto dalle frecce, sopravvive, ma poi viene ucciso a bastonate. Fu sepolto sulla via Appia, nelle catacombe che ora portano il suo nome.
“Tutto ciò che mettiamo in essere sia secondo la volontà di Dio – ha detto il vescovo -. E’ necessario investire nell’amore, che è il solo che può vincere il timore. Questo è l’esempio di San Sebastiano che ci tramanda oggi, testimone di generosità e coraggio. Un santo che è stato uomo, integro e di fede. Per voi membri della polizia locale di questa terra di Umbria, la sua vita e il suo esempio siano il metro di misura su cui tessere i rapporti umani e cristiani, nella ricerca indefessa del bene, da costruire a partire dalla propria vita, dalla propria condotta, nella consapevolezza che, nella misura in cui ciscuno mette il proprio, il tutto viene a costruirsi. Agite vivendo bene la missione che svolgete, cercando e trovando nelle pieghe del vostro lavoro la motivazione di una donazione generosa senza interessi, con amore verso coloro che vi sono affidati”.
Al termine della celebrazione sono intervenuti per un saluto e ringraziamento il sindaco Latini, l’assessore Melasecche in rappresentanza della Giunta Regionale dell’Umbria.

La festa liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e operatori della comunicazione, nelle varie diocesi umbre

A Perugia, la festa liturgica del Santo patrono dei giornalisti, Francesco di Sales, con il nuovo arcivescovo Ivan Maffeis, sarà celebrata martedì 24 gennaio, alle ore 11, in Cattedrale. Al termine della celebrazione seguirà un incontro-aperitivo nella sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale, occasione di dialogo e di conoscenza reciproca.
L’appuntamento del prossimo 24 gennaio è promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, in collaborazione con la sezione umbra dell’Unione cattolica della stampa italiana (Ucsi), a cui hanno aderito l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria e l’Associazione stampa umbra (Asu).

A Terni In occasione della festa di San Francesco di Sales, martedì 24 gennaio alle ore 12.00 presso il Vescovado di Terni, in piazza Duomo, il vescovo Francesco Antonio Soddu incontrerà i giornalisti e operatori dell’informazione per un momento di preghiera, dialogo e confronto su varie tematiche. Sarà presentato il messaggio di papa Francesco per la 53^ giornata delle comunicazioni sociali «Parlare col cuore» nel quale papa Francesco esorta il mondo della comunicazione a sviluppare l’ascolto delle persone e della società, e poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori.

A Spoleto, lunedì 30 gennaio p.v. alle ore 11.00, in occasione della festa di S. Francesco di Sales, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo incontra i giornalisti e gli operatori dell’informazione. Sarà, come sempre, l’occasione per un dialogo e un confronto con l’Arcivescovo su varie tematiche. Ci ritroveremo nella Sala riunioni del Palazzo Arcivescovile – Spoleto (Via S. Saffi, 13). Seguirà un lunch time.

A Città di Castello, martedì 24 gennaio 2023 il vescovo Luciano Paolucci Bedini invita tutti i giornalisti e gli operatori delle comunicazioni sociali per festeggiare il patrono San Francesco di Sales, alle ore 16 nella cappella del vescovado, in piazza Gabriotti, sarà celebrata la Santa Messa durante la quale saranno ricordati i colleghi scomparsi. Seguirà un incontro fraterno.

Ad Orvieto, martedì 24 gennaio alle 11 presso la Sala Pieri del Palazzo Vescovile di Orvieto, monsignor Gualtiero Sigismondi, incontrerà gli operatori dei mezzi di comunicazione, in occasione della Festa di San Francesco di Sales, loro patrono, per un momento di riflessione e fraternità. Dopo il saluto introduttivo del vescovo, seguirà l’intervento di Sonia Montegiove, informatica e giornalista, che parlerà di “Solidarietà, ascolto, condivisione: valori irrinunciabili anche sui social network”. La riflessione sarà offerta alla luce del tema che Papa Francesco ha scelto per la 57esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (21 maggio 2023): “Parlare col cuore: Veritatem facientes in caritate (Ef 4,15)”.

A Gubbio, i giornalisti e le redazioni dei media locali si ritrovano con il vescovo Luciano Paolucci Bedini – per ricordare la memoria liturgica di san Francesco di Sales – in occasione della presentazione del volume Sant’Ubaldo, Santo della riconciliazione: I luoghi – Il culto, che si tiene sabato 21 gennaio alle ore 16 nella Sala dell’ex Refettorio della Biblioteca Sperelliana di San Pietro.

Spoleto – Processione di S. Ponziano: in tanti, a piedi e a cavallo, nelle vie della Città per riaccompagnare il patrono della Basilica a lui dedicata

Nel pomeriggio di sabato 14 gennaio 2023 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha presieduto nella Basilica Cattedrale i Secondi Vespri pontificali di S. Ponziano, patrono della Città e dell’intera Archidiocesi. Ancora una volta, come già al mattino per la Messa solenne, il Duomo era pieno di fedeli. Al termine, si è snodata per le vie della Città la processione per riportare la reliquia di S. Ponziano, il cranio, nella basilica a lui dedicata. Questo evento della pietà popolare, molto sentito e partecipato, è tornato dopo due anni di stop a causa della pandemia. La processione, come da tradizione, è stata aperta da oltre settanta cavalli e cavalieri, aderenti alle scuole equestri del territorio e privati cittadini. A cavallo c’erano anche due agenti della Polizia di Stato, due Carabinieri e due agenti della Polizia Locale. Presente il Gonfalone della Città e il vice sindaco Stefano Lisci in fascia tricolore. Nutrita anche la rappresentanza dei Granatieri di Sardegna della caserma Garibaldi di Spoleto, così i membri di varie associazioni di volontariato del territorio.
Giunti dinanzi alla Basilica di S. Ponziano, l’Arcivescovo ha benedetto tutti quanti hanno partecipato alla processione e, a braccio, ha detto: «Siamo tutti radunati nel nome e nella memoria del nostro Santo. Ringrazio tutti voi cittadini di Spoleto per questa bella testimonianza di unità, di amicizia e di condivisione. Ringrazio tutte le associazioni di volontariato che in modi diversi hanno contribuito alla buona riuscita di questo momento così significativo e così caro alla nostra coscienza di spoletini. Ringrazio tutti i cavallari che hanno preceduto la processione. Siamo qui come un’unica famiglia che guarda a chi ci ha preceduto e che sente la necessità e il dovere di custodire e di conservare dei legami di amicizia, di fraternità e di solidarietà. Qualcuno vorrebbe che il Vescovo – ha sottolineato lo stesso Presule – parlasse a favore degli uni e contro gli altri. Ma il Vescovo è padre e pastore di tutti. E l’unica cosa che può fare, e la fa con seria intenzione, è quella di invitare tutti coloro che dalla fiducia dei cittadini sono stati chiamati a governare la Città, la Regione e il Paese ad assumere un senso di responsabilità per la ricerca e la realizzazione del bene di tutti. Questo significa certamente che ognuno deve lasciare da parte qualche cosa di suo e andare incontro a qualcosa di chi gli sta vicino. Soltanto nella collaborazione e nella comprensione reciproca, solo con un supplemento di generosità si riesce a costruire qualche cosa di bello e di buono che serva a noi e a coloro che vengono dopo di noi.

Raccolgo dalla testimonianza di S. Ponziano questo invito che rivolgo a tutti e a ciascuno, senza differenze. Dobbiamo lavorare insieme, superare le contrapposizioni, cercare quello che è il bene di tutti, che non necessariamente corrisponde al mio. Ma se non abbiamo un ideale più alto, se non impariamo ad avere orizzonti più ampi rischiamo di rinchiuderci sempre di più nel nostro piccolo mondo dove si muore per mancanza di ossigeno. Chiediamo a S. Ponziano che ci insegni questo supplemento di generosità, di sensibilità, di attenzione: chiediamogli di aiutarci a fare un’alleanza tra noi in vista di qualche cosa di più bello e grande che possa essere al servizio di tutti, specialmente di coloro che devono affrontare con maggiore difficoltà il peso della vita quotidiana. È soltanto dandoci la mano, riconoscendoci non concorrenti ma fratelli e amici che riusciamo a lasciare qualche cosa dietro di noi. Le nuove generazioni attendo da noi adulti esempi luminosi di vita, parole di verità, gesti di solidarietà e riconciliazione. Questo è il patrimonio che S. Ponziano ci affida». Il pomeriggio si è concluso con la Messa nella Basilica di S. Ponziano presieduta da don Edoardo Rossi parroco di S. Venanzo, Morgnano e Maiano e direttore della Caritas diocesana.

Spoleto, celebrato il Santo patrono Ponziano. L’Arcivescovo: «Il “bene comune” richiede un impegno trasversale e condiviso, al di sopra degli interessi di parte, in favore della famiglia, dell’educazione, del lavoro e della sanità”

“Alla tua supplice città fedel, propizio chinati, Ponzian, dal Ciel!” Ancora una volta – sabato 14 gennaio 2023 – nell’antica Cattedrale di Spoleto è risuonato l’inno al giovane martire Ponziano, patrono della Città e dell’intera Archidiocesi. Il solenne pontificale delle 11.30 è stato presieduto dall’arcivescovo Renato Boccardo, concelebrato da tanti presbiteri e animato dalla corale diocesana. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e dai ministranti della Diocesi, coordinati dal cerimoniere don Pier Luigi Morlino. Molti i fedeli presenti e rappresentanti di Associazioni, così come le autorità: dalla presidente della Giunta regionale Donatella Tesei a quella della Provincia Stefania Proietti, dal prefetto di Perugia Armando Gradone al senatore Franco Zaffini, da Stefano Lisci rappresentante del sindaco di Spoleto Andrea Sisti (assente per motivi di salute, ndr) al sindaco di Norcia Nicola Alemanno, da diversi altri primi cittadini dei Comuni che ricadano nel territorio della Diocesi ad autorità militari. Era presente anche una delegazione della città pugliese di Vieste che ha S. Ponziano come compatrono.

S. Ponziano è come un “calco” di Gesù, ha detto nell’omelia mons. Boccardo: «Come Gesù, condannato quale sovversivo della religione; come Gesù, trascinato a morire fuori città; come Gesù sulla croce, capace di consegnare il suo spirito e di offrire il perdono ai persecutori. La sua vita e la sua morte ci parlano di coerenza, fedeltà, dedizione, generosità; ci ripropongono una “passione” capace di motivare gesti eroici e pienamente liberi, quelli che spesso sembrano mancare nella nostra società, tendente sempre più alla superficialità e all’indifferenza».

Una indifferenza che appare oggi come prodotto dell’“ateismo del cuore”. «L’ateismo del cuore – ha detto il presidente della Conferenza episcopale umbra – inizia come vergogna della compassione, che ci fa sembrare deboli e irrazionali; si concentra nella cura di sè, accettando l’avvilimento dei propri simili come una fatalità dell’evoluzione che seleziona i vincenti; si armonizza con l’industria del godimento, premiando l’insensibilità per la privazione dell’altro come ragionevole calcolo delle risorse. L’ateismo del cuore non riconosce alcun Dio della giustizia al quale rispondere, né alcun Dio dell’amore al quale corrispondere; ingrassa il nichilismo e divide gli umani; produce effetti di degrado civile che possono assumere forme impressionanti di ignoranza e aggressività (una rapida scorsa ai commenti e ai blog che circolano in rete offre un diluvio di evidenze). Di fronte a questo clima preoccupante, gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a dare vita ad una autentica “resistenza”, a trovare un punto di alleanza per credenti e non credenti, prima che esso procuri assuefazione per i figli della generazione a venire».
Sono necessarie risorse spirituali per tenere insieme un tessuto sociale lacerato. «Mentre abbiamo ottenuto risultati straordinari nel “foro esterno” della civiltà – tecnica, economia, scienza -, nel “foro interno” – ha detto il Presule – siamo regrediti di secoli. Abbiamo smarrito la dimensione spirituale dell’esistenza. Ma senza spiritualità la depressione diventa pandemia globale, le persone non riescono a cooperare, le imprese a produrre, la democrazia a funzionare. È sempre più urgente ricostituire un nuovo capitale spirituale come “casa” di tutti i capitali di una società: senza di esso tutti gli altri vagano nomadi, esposti ad ogni pericolo. Sono necessarie risorse spirituali per tenere insieme un tessuto sociale lacerato e nutrire una visione di futuro. Riascoltiamo don Lorenzo Milani: “Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia”.

Prestare ascolto alle legittime aspirazioni degli abitanti, affinché in ogni territorio siano garantiti i servizi essenziali alla persona. «Il “bene comune” richiede un impegno trasversale e condiviso, al di sopra degli interessi di parte, in favore della famiglia, dell’educazione, del lavoro e della sanità, prestando ascolto alle legittime aspirazioni degli abitanti, affinché in ogni territorio siano garantiti i servizi essenziali alla persona. Dobbiamo custodire e alimentare una aspirazione al bello e al bene che – forse – aveva contraddistinto altre epoche storiche. Il desiderio – che deve essere tenuto distinto sia dal bisogno che dalla velleità – è ciò che ha caratterizzato lo sviluppo della specie umana e porta fuori, all’aperto, conduce ad intrecciare relazioni, a costruire mondi. La parola del Vangelo di Matteo: «là dove è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (6, 21), significa anche questo: occorre esercitarsi a discernere i tesori che vogliamo conservare e quelli che vogliamo lasciar cadere, perché destino dell’uomo è che il suo cuore desideri, esplori, edifichi. C’è bisogno di attenzione, di approfondimento continuo, di un cercare e saper riconoscere il bene, di farlo durare e dargli spazio. È questo modo di procedere che può permettere di avvedersi di molte buone pratiche, di fecondi scambi, dell’importanza della diversità biologica, culturale, umana, della presenza di menti e cuori disponibili ad un impegno serio, lucido, generoso. All’intercessione immancabile del nostro antico Patrono che non ci ha mai abbandonati, dopo il tempo difficile della pandemia che sembra aver addomesticato o forse anche spento la capacità di sognare e di impegnarsi, affidiamo il desiderio di ritrovare il gusto di guardare in avanti e la voglia di avere un futuro, mentre chiediamo l’energia necessaria a dar vita ad una società più vivace, più pronta a capire il senso ultimo delle cose, in grado di rispettare e di esaltare i veri valori dell’esistenza».

In tanti anche dall’Umbria ad “accompagnare” il vescovo Marco Salvi a Civita Castellana. Tra le autorità civili la presidente della Regione Donatella Tesei e il sindaco di Perugia Andrea Romizi

A gremire la cattedrale di Santa Maria Maggiore in Civita Castellana (Vt), alla solenne celebrazione eucaristica di inizio ministero pastorale del vescovo Marco Salvi, domenica 8 gennaio, c’era anche una folta rappresentanza dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, di sacerdoti e laici, guidata dall’arcivescovo Ivan Maffeis, e tra i presuli concelebranti gli umbri Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu e il cardinale Gualtiero Bassetti, già presidente della Cei. Insieme a loro c’era anche il vescovo emerito di Gubbio Mario Ceccobelli, già vicario generale a Perugia, predecessore in tale incarico dello stesso Salvi nell’essere vescovo ausiliare dal 5 maggio 2019 alla presa di possesso canonico della diocesi di Civita Castellana dello scorso 8 gennaio. Presa di possesso che è avvenuta con la lettura della “Lettera Apostolica” di Papa Francesco con cui monsignor Salvi è stato nominato vescovo di Civita Castellana in data 11 novembre 2022, la consegna del pastorale da parte del suo predecessore, il vescovo emerito Romano Rossi, e l’invito di questi a sedersi sulla cattedra.
Tra i rappresentanti delle Istituzioni civili presenti la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il sindaco di Perugia Andrea Romizi e il presidente dell’ANCI Umbria Michele Toniaccini, ai quali il neo vescovo di Civita Castellana ha riservato un affettuoso saluto al termine della celebrazione. Monsignor Salvi, con voce commossa, si è rivolto ai numerosi presenti giunti anche dalla Toscana, in particolare dalla sua città natale, Sansepolcro, e da Anghiari, dove è stato parroco per sette lustri. Ai perugino-pievesi e agli altri umbri Salvi ha riservato parole di sentita gratitudine, in parte già pronunciate durante la celebrazione di saluto nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il 5 gennaio scorso, perché, come ha sottolineato, «ho mosso i miei primi passi da vescovo…». Un particolare pensiero di gratitudine lo ha rivolto al cardinale Bassetti, «che già da Arezzo mi ha un po’ custodito fino a Perugia, sopportandomi per parecchi anni», ha aggiunto con tono scherzoso prima di salutare l’arcivescovo Maffeis «con cui ho condiviso dei mesi belli e intensi», ha detto nel rinnovargli l’invito «a camminare insieme le due diocesi».
Le parole che il vescovo Salvi ha pronunciato durante l’omelia possono essere accolte da tutti i fedeli, non solo del suo nuovo “gregge”. «E’ solo Cristo la risposta adeguata al desiderio di felicità che irriducibilmente portiamo dentro il nostro cuore – ha evidenziato il presule –. I tempi che viviamo ci riportano agli inizi della Chiesa. Tutto quello che abbiamo costruito si è dimostrato precario e la fragilità delle nostre strutture è cominciata molto prima della pandemia, che è solo un alibi. Se siamo leali dobbiamo riconoscere che i grandi mezzi su cui abbiamo fatto affidamento per anni sono superati e inadeguati». Al riguardo ha citato alcune parole di Papa Benedetto XVI, pronunciate quando non era neppure cardinale, nel 1969, «una sorta di profezia – l’ha definita Salvi –: “Il futuro della Chiesa può risiedere e risiederà in coloro le cui radici sono profonde e che vivono nella pienezza pura della loro fede. Non risiederà in coloro che non fanno altro che adattarsi al momento presente…”. Per dirla in modo positivo, il futuro della Chiesa ancora una volta, come sempre, verrà modellato dai Santi, ovvero dagli uomini le cui menti sono più profonde degli slogan del giorno, che vedono più di quello che vedono gli altri, perché la loro vita abbraccia la realtà di Gesù Cristo. Da uomini toccati dall’incontro con Cristo abbiamo la possibilità della rinascita della Chiesa per noi e per la società intera. Come può accedere questo? Che volto la nostra Chiesa può assumere? Cari amici, non ho piani pastorali, sembra strano, ma ho una priorità. A dei sacerdoti di Torgiano (una delle Unità pastorali dell’Archidiocesi perugino-pievese, n.d.r.) palavo di come affrontare oggi le sfide della Chiesa, che non basta essere equilibrati. C’è bisogno di una novità grande per la vita di ciascuno di noi. Stiamo sopravvivendo, ma il tempo ci dirà che questo non basta. Una parola, oggi molto usata, quasi uno slogan, motivo di provocazione per la Chiesa, è “Sinodo”. Moltissimi la usano quasi se fosse la panacea di tutti i mali…, tanto che a volte appare quasi imposta dall’alto. Come il Papa ci ha ricordato, il sinodo non si può imporre dall’alto. Francesco dice che il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. Il sinodo, camminare insieme, è anche la dimensione costitutiva della Chiesa, è la sua essenza e si traduce nello stare insieme nella storia, è la missione della Chiesa. Anche le strutture delle nostre parrocchie, della nostra diocesi, se non sono sinodali, diventano espressione di un potere assoluto, di uno o più reucci. Non ci siamo scelti, ma la possibilità della presenza dello Spirito passa attraverso il nostro stare insieme».
Riccardo Liguori

Spoleto – Celebrazioni in onore del patrono San Ponziano. Torna dopo lo stop a causa del Covid la processione con cavalli e cavalieri.

La Città di Spoleto e l’intera Archidiocesi si preparano alla festa liturgica del Santo Patrono, il giovane martire Ponziano. Le celebrazioni, quest’anno inserite nella programmazione dell’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale di Spoleto, prevedono momenti di formazione, di preghiera, di pietà popolare.

Mercoledì 11 gennaio alle ore 18.00 nella parrocchia del Sacro Cuore a Spoleto il cardinale Angelo Comastri, Arciprete emerito della Basilica di S. Pietro in Vaticano, parlerà sul tema “Date ragione della speranza che è in voi”.
Giovedì 12 gennaio alle ore 18.00 nella parrocchia del Sacro Cuore a Spoleto l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, parlerà sul tema “Diplomazia e passione per la pace”.
Venerdì 13 gennaio alle ore 21.00 nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Trevi ci sarà la “Preghiera di intercessione per la guarigione delle ferite della vita” a cura di suor Roberta Vinerba e del ministero di intercessione del Rinnovamento nello Spirito Umbria.
Sabato 14 gennaio: alle 11.30, solenne pontificale presieduto dall’arcivescovo Renato Boccardo in Duomo; alle 16.00, vespri pontificali e ritorno processionale della Reliquia alla Basilica di S. Ponziano.
La processione. Il pomeriggio del 3 gennaio presso il Centro giovanile diocesano si è tenuto un incontro con i referenti delle varie realtà (forze dell’ordine, circoli equestri, associazioni) che animano la processione di S. Ponziano, interrotta negli ultimi anni a causa del Covid. «La processione – ha detto il cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino – è un evento cristiano e pubblico che se curato bene produce frutti sulle famiglie, sui malati, sui giovani, sugli studenti, sugli anziani, sui lavoratori, sugli amministratori della cosa pubblica». Don Morlino ha quindi illustrato la logistica della processione, aperta come da tradizione da un gruppo di cavalli e cavalieri, con due novità rispetto al passato: i cavalli per ragioni di sicurezza partiranno all’incrocio tra via Filitteria, via Tobagi e via Duomo e non più da Piazza della Signoria; all’arrivo della processione ci si fermerà nello spazio antistante la Basilica di S. Ponziano e lì ci sarà il momento di preghiera finale e la benedizione dell’Arcivescovo per tutti coloro che hanno preso parte alla processione. Alla riunione era presente anche mons. Boccardo che alla fine ha preso la parola per ringraziare tutti della disponibilità e per chiarire le voci che ultimamente sono circolate in Città sulla presenza dei cavalli alla processione: «Si è detto che il Vescovo non vuole i cavalli. Non è affatto vero. Desidero – ha detto il Presule – che i cavalieri e i cavalli siano inseriti con dignità nella processione che fa memoria del Santo. Il nostro comune obiettivo – ha proseguito – è quello di valorizzare e curare bene ogni elemento della processione per farne un momento di preghiera serio e composto, al fine di offrire un bel servizio a quanti vi partecipano. A piedi e a cavallo, quindi, percorreremo ancora una volta le vie della Città per imparare da S. Ponziano a vivere con coraggio».

Convegno del Rotary. Alle ore 17.00 del 13 gennaio i Club Rotary di Spoleto e di Vieste organizzano, nella Sala dello Spagna del Palazzo Comunale, un convegno su “S. Ponziano patrono di Spoleto e di Vieste”. Sarà presente anche l’Arcivescovo.