Perugia: Inaugurato il nuovo allestimento del Museo della Cattedrale “Isola San Lorenzo”, a cento anni dalla nascita, alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e di numerosi cittadini

“La cronaca di cento anni fa testimonia le tante difficoltà incontrate nella realizzazione di questo Museo. La presenza di ciascuno di voi, oggi, esprime che quella fatica non smette di incontrare attenzione e condivisione… L’opera d’arte, in particolare, è un grande linguaggio simbolico: con le sue forme, i suoi colori, la sua storia riveste e rende accessibile la verità, esprimendo una bellezza che affascina, che riempie di stupore, che offre una ricchezza di spunti con cui leggere il significato nascosto nel segno”. Lo ha sottolineato l’arcivescovo Ivan Maffeis intervenendo, il pomeriggio del 17 febbraio, alla cerimonia inaugurale del nuovo allestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nell’anno del centenario della sua nascita (1923-2023). Evento che ha visto una folta partecipazione di perugini insieme alla presenza delle massime autorità civili e del mondo culturale, dalla presidente della Regione Donatela Tesei al sindaco Andrea Romizi, alla presidente Ilaria Borletti Buitoni del Comitato ministeriale per le celebrazioni del V centenario della morte del Perugino (1523-2023). Sono intervenuti anche il vescovo di Civita Castellana Marco Salvi, già ausiliare di Perugia con delega per i beni culturali diocesani, e la presidente della Fondazione Perugia Cristina Colaiacovo, benemerita Istituzione che ha finanziato il progetto del nuovo allestimento museale, parte fondante, insieme al sottostante percorso archeologico, dell’“Isola San Lorenzo” del complesso monumentale della cattedrale.

L’alto interesse. Un caloroso saluto ai numerosi convenuti è stato espresso dall’arciprete della cattedrale Fausto Sciurpa, come fece nel 1923 il suo predecessore, Camillo Rasimelli: “La designazione che ci avete usata di accettare il nostro invito ci commuove e ci allieta. Ci commuove, perché la vostra presenza addimostra l’alto interesse che prendete alla nostra impresa, che è manifestazione e culto dell’arte e ci rassicura del vostro favore. Ci allieta, perché sentiamo di essere uniti in questo ideale che attraverso le concezioni e le forme dei grandi artisti, ispirati alla fede sincera, ci fa vedere Iddio”.

A presentare il progetto di questo allestimento è stato il curatore, l’arch. Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali, mentre il dott. Luca Nulli, rappresentante diocesano nel citato Comitato ministeriale, ha coordinato gli interventi rievocando la storia dei primi cento anni del Museo con uno sguardo al futuro.

L’arcivescovo Maffeis. Sul futuro dell’arte si è soffermato l’arcivescovo Maffeis richiamandosi alla notizia riportata dai quotidiani nazionali del 17 febbraio, che hanno dato “ampio risalto alla conclusione dell’XI edizione delle campagna ‘I luoghi del cuore’ promossa dal FAI”, ha commentato il presule facendo notare che “all’invito ‘Narrate, gente, la vostra terra’, lanciato dallo scrittore Antonio Scurati, ha risposto oltre un milione e mezzo di persone”. Facendo suo il commento del Corriere della Sera, Maffeis ha detto: “Colpisce un elemento molto chiaro e omogeneo: i primi tre ‘Luoghi del cuore’ e ben 45 tra i 100 più votati in tutta Italia sono legati alla devozione religiosa popolare. È la prova che, come ha detto il presidente del FAI, ‘se la pratica della fede è in crisi, alcuni edifici e contesti continuano a rappresentare eloquenti testimonianze di identità, di appartenenza, di affezione. Un dato sul quale riflettore per comprendere i sentimenti più diffusi e condivisi’, nonché ‘il legame tra i diversi territori, i singoli cittadini e le intere comunità’. In altre parole, il nostro patrimonio testimonia quanto l’arte abbia saputo ispirarsi e veicolare tematiche legate alla fede, contribuendo a plasmare una cultura che fa parte del nostro mondo spirituale. Esperienza religiosa ed artistica sono accomunate dal tentativo di portare a parola la profondità della realtà, nel rispetto della sua dimensione trascendente e in quanto tale in ultima analisi indispensabile”.

Il vescovo Salvi. “Ho incontrato e conosciuto persone assetate di bellezza, desiderose di rispondere ad una esigenza che il cuore di ciascuno di noi ha, quello, appunto, della bellezza”. Così ha esordito, nel suo intervento, il vescovo Salvi, che ha indicato la ‘rotta’ del progetto “Isola San Lorenzo” nei quattro anni di vescovo ausiliare di Perugia; progetto che ha affidato alle ‘cure’ della società benefit Genesi. “Noi abbiamo la fortuna di avere questa bellezza sotto gli occhi e spesso non accorgersene – ha proseguito Salvi –. Quando si entra in un luogo bello, in uno spazio architettonico, in una chiesa…, si incontra sempre una vita. In un momento di grande confusione e molta fragilità dove la nostra società non ha più punti di riferimento a cui guardare, dove c’è parecchia precarietà, abbiamo bisogno di una proposta o di ipotesi che possano ridarci speranza del vivere attraverso la bellezza, che, come diceva un autore russo, può salvare il mondo. Quando abbiamo dinanzi a noi opere d’arte s’incontra l’umanità… Un artista, un architetto, attraverso le loro opere, ci raccontano chi sono, la loro proposta di vita non è qualcosa di statico. Difronte ad ogni espressione artistica si può dialogare. Sulla bellezza, anche nella mia Diocesi di Civita Castellana, si può trovare un sentiero comune da percorrere insieme tra Istituzioni, perché siamo tutti impegnati affinché il bene dell’umano possa realizzarsi. Sono energie buone che possono dare una speranza nuova a questa caotica società”.

La presidente Colaiacovo. Ha espresso viva soddisfazione per l’opera del nuovo allestimento ricordando che “il 2023 è un anno importante per l’arte e la cultura di Perugia, perché le celebrazioni del cinquecentenario della morte del Perugino hanno attivato diverse iniziative per la salvaguardia e la valorizzazione del nostro patrimonio storico e artistico. Siamo orgogliosi di aver potuto dare il nostro sostegno a queste iniziative, a partire da quelle che danno lustro alla nostra città e che sono anche occasione di rinnovamento… Un panorama così ampio di proposte culturali contribuisce a rendere più attrattivo il nostro territorio in una chiave anche turistica e quindi di sviluppo economico. Di questo siamo consapevoli, motivo per cui l’arte e la cultura rivestono per noi una grandissima importanza e continuano ad essere uno dei settori di intervento più rilevanti della nostra attività. Questo progetto è una delle tappe di un accordo di collaborazione di qualche anno fa tra la Fondazione e l’Archidiocesi dal titolo “Verso il Perugino ma oltre”, perché le attività che stiamo inaugurando lasceranno traccia anche dopo il V centenario. A questo accordo si aggiungono altre collaborazioni con l’Archidiocesi, che riguardano anche la chiesa della Santissima Annunziata a Fontignano dove è custodita la tomba del Perugino. Abbiamo sposato la visione e la narrazione dell’Archidiocesi che vuole valorizzare il proprio patrimonio storico-artistico per comunicare l’antico, il nuovo, il sacro e il bello e per unire idealmente tutti gli uomini nel linguaggio universale dell’arte”.

Il direttore Polidori. “Capita raramente di celebrare i cento anni di un museo e averlo potuto fare così da vicino per la propria città, lo ritengo un grande privilegio”. Ha detto l’architetto Polidori all’inizio del suo intervento di presentazione del nuovo allestimento, aggiungendo: “Mi fa piacere che siano stati richiamati tanti riferimenti storici di questo museo, perché l’operazione che abbiamo condotto non ha stravolto il lavoro compiuto da chi ci ha preceduto. Abbiamo pensato ad un progetto che realizzasse un qualcosa di bello, di importante e sostenibile dal punto di vista economico”, perché l’“‘Isola San Lorenzo’ è anche questo. Importante è stata la valorizzazione di questo luogo identitario per Perugia e per il territorio circostante. Basti pensare che sotto la cattedrale c’è un percorso archeologico che racchiude le origini della nostra città fin dal VII secolo a.C. e nel riemergere dal sottosuolo, le sale del Museo contengono e sono in grado di raccontarci le tante storie vissute da coloro che ci hanno preceduto”. Nel progettare la valorizzazione dell’“Isola San Lorenzo” per renderla più fruibile a livello turistico, l’architetto Polidori ha sottolineato che “era sotto gli occhi di tutti che le diverse anime del complesso monumentale della cattedrale fossero l’una imprescindibile dalle altre, perché non si può parlare del museo senza citare la cattedrale, non si può comprendere il percorso archeologico, la Perugia sotterranea, senza aver passeggiato nel chiostro superiore della cattedrale e non si può non raccontare la presenza secolare dei canonici senza aver ammirato i loggiati sovrapposti del chiostro inferiore. C’è una storia che si interseca in tutte le direzioni”.

Città di Castello – Don Andrea Czortek è il nuovo vicario generale della diocesi. Le altre nomine

Nei giorni scorsi il Vescovo di Città di Castello ha provveduto a perfezionare le nomine degli organismi, previsti dalle normative canoniche, essenziali per il governo della diocesi. Mons. Luciano Paolucci Bedini le ha comunicate anzitutto ai preti e diaconi riuniti in occasione dell’incontro mensile che si è svolto mercoledì 15 febbraio.
Don Andrea Czortek é il nuovo Vicario Generale della diocesi di Città di Castello. Nato ad Arezzo nel 1971, é stato ordinato sacerdote dal vescovo Pellegrino Tomaso Ronchi il 26 marzo 2006. Attualmente é parroco delle parrocchie di san Michele Arcangelo, San Francesco e Madonna delle Grazie. É pure direttore dell’archivio diocesano e della biblioteca “Storti-Guerri”. Svolge il proprio servizio anche nell’archivio diocesano della vicina Sansepolcro, città dove ha trascorso la giovinezza. Subentra nell’incarico a mons. Giovanni Cappelli.
Il Codice di Diritto Canonico ricorda che il compito del vicario generale é quello di prestare aiuto al Vescovo nel governo di tutta la diocesi.
Contestualmente é stato rinnovato anche il Consiglio Presbiterale Diocesano. Ne fanno parte di diritto don Andrea Czortek, don Alberto Gildoni, Cancelliere vescovile e segretario del consiglio, don Filippo Milli (vicario della zona pastorale nord), don Nicola Testamigna (vicario della zona centro), don Stefano Sipos (vicario della zona sud). Completano questo organismo che, rappresentando il presbiterio, ha il compito di coadiuvare il Vescovo nel governo della diocesi, affinché sia promosso il bene pastorale della chiesa locale, don Francesco Mariucci, don Franco Sgoluppi, don Giancarlo Lepri, padre Stefano Nava, e don Adrian Barsan.
Del Collegio dei Consultori fanno parte don Andrea Czortek, don Francesco Mariucci, don Filippo Milli, don Nicola Testamigna, don Franco Sgoluppi e don Stefano Sipos.

Terni – San Valentino solenne pontificale. Mons. Soddu: “San Valentino, con la sua vita, col suo esempio ci sprona a essere cristiani autentici, a essere persone integre ed integerrime”.

Celebrata domenica 12 febbraio nella Cattedrale di Terni la festa diocesana di San Valentino, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrato dai vicari foranei ed episcopali, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, del prefetto Giovanni Bruno, della presidente delle Regione Umbria Donatella Tesei, della presidente della Provincia di Terni Laura Pernazza, del questore Bruno Failla, delle autorità militari, regionali dell’Umbria, dei sindaci dei Comuni del comprensorio diocesano, del presidente dell’Acciai Speciali Terni cav. Giovanni Arvedi, dei rappresentanti delle associazioni e movimenti della Diocesi, dei rappresentanti del mondo del lavoro, della scuola. La parte musicale della celebrazione è stata curata dal Coro Diocesano diretto da don Sergio Rossini e da un gruppo strumentale del liceo musicale ‘F.Angeloni’ di Terni.
Durante il pontificale c’è stata l’offerta dei ceri da parte delle parrocchie della città e il sindaco Leonardo Latini ha acceso la lampada votiva e pronunciato l’atto di affidamento della città al Santo Patrono, segno di devozione e della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni della comunità e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune.
La festa del patrono della città di Terni, san Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, come maestro, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore.
Terminato il pontificale, la processione cittadina ha accompagnato l’urna del santo per il rientro nella basilica di San Valentino, lungo le vie della città, passando davanti al palazzo Comunale, la chiesa del Sacro Cuore a città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo.
La processione è stata accompagnata dai gonfaloni del Comune, Regione e Provincia e da quelli delle confraternite, insieme ai rappresentanti di movimenti e associazioni diocesane, dal Sindaco Latini e dalla presidente della Provincia Pernazza e dalle altre istituzioni civili e militari istituzioni presenti alla celebrazione del pontificale, dai figuranti in ambiti storici e dai tamburini insieme alla banda musicale di Cesi. Sul sagrato c’è stato il saluto del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi che ha evidenziato l’insegnamento della Chiesa nell’attenzione alla vita e al prossimo: «conduci il nostro cammino sulle vie della carità individuale ed anche su quelle della carità istituzionale, nell’amore di padre che libera, amore di amico che condivide tutto, amore che sorprende, sovverte e rinnova. Concedici segni di pace; orienta l’intelligenza a riconoscere la pace vera; alimenta il coraggio di lottare sempre e la forza di non odiare mai».
La benedizione del vescovo Soddu ha concluso la liturgia che ha solennemente celebrato in città il patrono di Terni San valentino. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.

L’OMELIA DEL VESCOVO

Spoleto, celebrata in Duomo la XXXI Giornata mondiale del malato. L’Arcivescovo: «Nella malattia, nella sofferenza e nell’anzianità il Signore Gesù non abbandona nessuno e si prende cura di ciascuno»

Sabato 11 febbraio 2023 la Chiesa ha fatto memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes e celebrato la XXXI Giornata mondiale del malato dal tema “Abbi cura di lui” (Lc 10, 35). A Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto la Messa in Duomo con malati, disabili e anziani giunti da varie zone della Diocesi. Il coordinamento della giornata è stato curato in ogni dettaglio dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute e della sofferenza, diretto dai coniugi Maria Pia e Tersilio Filippi Coccetta, e dalla sotto-sezione UNITASLI di Spoleto-Norcia di cui è responsabile Luciano Natalizi. Al mattino, prima della Messa in Duomo, nella chiesa parrocchia di S. Giovanni Paolo II a S. Nicolò di Spoleto i malati hanno vissuto un momento di condivisione e preghiera: don Bruno Molinari, neo assistente ecclesiastico della sotto-sezione UNITALSI di Spoleto-Norcia succeduto a don Mariano Montuori, ha illustrato il tema della XXXI Giornata mondiale del malato ed ha guidato la liturgia penitenziale. Poi, la solenne celebrazione in Cattedrale nell’825° anniversario di dedicazione della stessa: Vescovo, presbiteri concelebranti (don Sem Fioretti, vicario generale; don Bruno Molinari, assistente ecclesiastico UNITALSI) e un gruppo di malati e disabili, in rappresentanza dei tanti presenti, hanno fatto ingresso in Duomo attraversano la Porta Santa. La liturgia è stata animata dalla corale di Santa Cecilia di Foligno, diretta dal maestro Antonio Barbi. Nell’omelia il Presule ha sottolineato come nella vita «siamo sempre posti di fronte al bene al male, alla verità e alla menzogna: che cosa scegliamo? Lasciamo che questa domanda – ha detto mons. Boccardo – entri profondamente nel nostro cuore in questa giornata in cui guardiamo alla Vergine Maria e facciamo memoria del suo messaggio, di penitenza e di conversione, pronunciato a Lourdes nel 1858 alla giovane Bernadette. La Madonna, madre premurosa e sollecita di tutti noi, ci dice: mettiti alla scuola di mio figlio Gesù, lasciati guidare da lui, prova a pensare e ad agire come lui ha pensato e ha agito. E questo anche nel tempo della sofferenza, della disabilità, della fragilità fisica. Perché se si entra nello sguardo di Dio – ha proseguito l’Arcivescovo – si riesce sempre e comunque a vedere il bene e a distribuirlo attraverso i piccoli gesti e a farlo entrare nel tessuto della società. La sofferenza, lo sappiamo, rimane un mistero di fronte al quale tutti ci sentiamo piccoli e fragili, incapaci di dare una risposta, di trovare una spiegazione. Ma se noi guardiamo a Gesù sulla croce, impariamo che lui non è venuto a risolvere la sofferenza ma a prenderla su di sé, è venuto a condividere la ferita che accompagna la vita dell’uomo sulla terra per darle un senso. Nella malattia, nella sofferenza, nell’anzianità: il Signore Gesù non abbandona nessuno, ma è vicino e sollecito come il buon samaritano e si prende cura di ciascuno. Certo, a volte il peso della solitudine si fa sentire, la fatica di portare avanti la vita quotidiana sembra essere superiore alle nostre forze, ma è proprio lì che siamo invitati ad aprire gli occhi del cuore e a scoprire la presenza misteriosa ed efficace del Signore accanto a noi. Presenza che poi diventa visibile grazie all’impegno e alla generosità di tante persone che gratuitamente, nel silenzio, continuano ad esercitare la solidarietà, l’aiuto, il sostegno, la condivisione. Questo è il mistero della Chiesa dove nessuno si salva da solo, ma dove tutti siamo responsabili della vita di tutti. Solo nella misura in cui ci riconosciamo non concorrenti ma fratelli e sorelle in umanità – ha concluso mons. Boccardo riusciamo a testimoniare il Vangelo di Gesù».

Prima della benedizione finale, la statua della Madonna di Lourdes è passata tra i malati e i fedeli presenti in Duomo: cantando Ave Maria, e con una lampada accesa in mano, ciascuno ha deposto nel cuore della Madre tutte quelle preghiere custodite nel cuore.

Perugia: Celebrata la XXXI Giornata Mondiale del Malato. L’arcivescovo Ivan Maffeis: «Anche riguardo alla malattia la Chiesa non venga meno alla sua missione: cura, vicinanza, compassione»

Non all’indifferenza. «Vivendo le beatitudini non si rimane più avidi di beni materiali, di relazioni affrettate, di esperienze superficiali; si trova in Dio la pace, la sicurezza, la felicità; si intuisce che il significato della propria esistenza si sporge al di là delle realtà terrene; si è ricondotti all’essenziale, alle poche cose che contano davvero. Quando avviene questo incontro con il Signore non rimane più spazio in noi per l’indifferenza: ci lasciamo toccare e coinvolgere da quello che accade, fino a divenire partecipi delle gioie e delle sofferenze degli altri». Lo ha sottolineato l’arcivescovo Ivan Maffeis durante l’omelia della celebrazione eucaristica per la XXXI Giornata Mondiale del Malato, domenica pomeriggio 12 febbraio, nella chiesa parrocchiale di Santa Lucia in Perugia, alla presenza di numerosi fedeli tra diversamente abili e loro familiari, volontari della Caritas-Associazione Perugina di Volontariato, Croce Rossa, UNITALSI ed operatori socio-sanitari; celebrazione promossa dall’equipe della Pastorale diocesana della Salute e trasmessa in diretta da Umbria Radio InBlu.
A “Villa Nazarena”. L’arcivescovo Maffeis, che si è intrattenuto lungamente dopo la messa con il “protagonisti” della Giornata del Malato dedicata al tema “Abbi cura di lui” (Lc 10,35), tratto dal passo evangelico della parabola del buon samaritano, lunedì 13 febbraio (ore 15.30), farà visita a una delle realtà diocesane dove si mette in pratica quotidianamente l’esortazione umana e cristiana del prendersi cura del prossimo sofferente nel corpo e nello spirito, “Villa Nazarena” in località Pozzuolo Umbro di Castiglione del Lago. È animata e gestita da oltre 65 anni dalle suore della Congregazione della Sacra Famiglia di Spoleto che assistono una trentina di donne giovani e adulte diversamente abili. Con loro e con quanti le assisto amorevolmente e con professionalità, monsignor Maffeis celebrerà l’Eucaristia, ricordando, come ha fatto nella chiesa di Santa Lucia di Perugia, che «nonostante la fragilità, la vulnerabilità e malattia facciano parte della nostra esperienze umana, non siamo mai pronti per affrontarle: anzi, come ricorda il Papa, la malattia può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono da parte degli altri o nella chiusura che ci imponiamo per non essere loro di peso».
Un mondo più fraterno. «Ecco perché è così importante, anche riguardo alla malattia – ha evidenziato l’arcivescovo concludendo l’omelia –, che la Chiesa non venga meno alla sua missione, che si esprime nell’esercizio della cura, della vicinanza e della compassione. A far la differenza a volte basta poco ed è un poco alla portata di tutti: quell’attimo di attenzione, di ascolto, quel sapersi ricordati dalla preghiera degli altri cambia le cose, elimina la condizione di solitudine, genera un mondo più fraterno».

Terni – solenne pontificale di San Valentino il 12 febbraio. Il messaggio del vescovo Soddu

Entrano nel vivo, l’11 e 12 febbraio, le celebrazioni diocesane in onore di San Valentino, primo vescovo di Terni e patrono principale della Città e della Diocesi. Valentino fu un vescovo esemplare che spese la sua vita per aiutare gli altri: guariva i malati, soccorreva i poveri, era attento ai bambini ed ebbe un’attenzione particolare ai giovani, ed ha plasmato cristianamente con la sua testimonianza la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale.

Il messaggio del vescovo Soddu
Il vescovo Francesco Antonio Soddu invita la comunità a vivere pienamente la festa del santo patrono nel segno dell’amore cristiano.
«Il momento che stiamo vivendo è carico di preoccupazioni e tensioni, con all’orizzonte una guerra che ferisce le relazioni e mette a repentaglio il valore della pace. Pertanto, intendiamo caratterizzare le festività in onore di San Valentino, attraverso un percorso orientato a riconsiderare l’amore, la vita, la pace. Un buon approccio all’amore, che viene da Dio, ci fa comprendere il senso vero della vita e quindi della pace. L’amore che da San Valentino passa alla considerazione della vita, così come dovrebbe essere vissuta nella famiglia, nelle scuole, nella società, per poter essere costruttori, artefici e artigiani di pace. Manifestazioni che vedono le persone come collaboratrici nell’accogliere questo messaggio e il servizio che le associazioni e movimenti fanno, per sentirci tutti parte integrante della società. Auguro alla città e alla diocesi di poter fare tesoro di queste occasioni; la festa sia soprattutto per la comunità un motore propulsore per vivere sempre meglio la fede cristiana e, la fede in una vita e in una pace, che ha spessore diverso se ci si rende compartecipi dell’azione».

Il solenne pontificale
Alla vigilia della celebrazione solenne di san Valentino, sabato 11 febbraio alle ore 21 nella Cattedrale di Terni si terrà la veglia di preghiera a san Valentino, davanti all’urna che custodisce le reliquie del Santo primo vescovo di Terni e patrono principale della Città e della Diocesi.
Domenica 12 febbraio alle ore 10 nella Cattedrale di Terni sarà celebrata la festa diocesana di San Valentino, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrato dai vicari foranei ed episcopali, alla presenza del sindaco Leonardo Latini, della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, della presidente della Provincia di Terni Laura Pernazza, delle autorità militari, degli assessori del Comune di Terni, assessori e consiglieri regionali dell’Umbria, dei sindaci dei Comuni del comprensorio diocesano, del presidente dell’Acciai Speciali Terni cav.Giovanni Arvedi, dei rappresentanti del mondo del lavoro, della scuola, delle associazioni e movimenti della Diocesi.
La parte musicale della celebrazione sarà curata dal Coro Diocesano e da un gruppo strumentale del liceo musicale ‘F.Angeloni’ di Terni. Durante il pontificale il sindaco Leonardo Latini accenderà la lampada votiva e pronunzierà l’atto di affidamento della città al Santo Patrono.
Terminato il pontificale, si terrà la processione cittadina per il rientro dell’urna del santo nella basilica di San Valentino, che transiterà lungo le vie della città, seguendo il percorso: piazza Duomo, via Aminale, corso del Popolo, piazza Ridolfi, piazza Europa, via Garibaldi, rotonda Filipponi, via Piave, rotonda M.L.King, strada delle Grazie, via fratelli Cervi, via G.M. Serrati, via San Valentino, via papa Zaccaria, basilica di San Valentino. Sul sagrato della chiesa ci sarà la benedizione conclusiva del Vescovo e la lettura della preghiera da parte del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Luca Diotallevi .
La celebrazione e il rientro dell’urna nella basilica di San Valentino saranno trasmesse in diretta streaming sulla pagina Facebook della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sul canale Youtube e sul sito della diocesi e sulle frequenze FM radio di Mep Radio organizzazione.

Il 14 febbraio alle ore 11 nella basilica di San Valentino ci sarà la solenne messa. Al termine della celebrazione, ci sarà la benedizione e inaugurazione della vetrata “La guarigione dalla cecità della figlia del patrizio dopo la conversione ed il battesimo – Santa Lucilla”, nova vetratadella basilica offerta dal Lions Club San Valentino e realizzata dagli studenti e docenti del liceo artistico “Metelli” di Terni.

Spoleto – Messa per i nuovi nati presieduta dall’arcivescovo Boccardo: «Guardiamo con tenerezza e fiducia a questi bambini che iniziano il cammino della vita»

“La morte non è mai una soluzione. Dio ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte” (Sap. 1.14): è il tema scelto dalla Conferenza episcopale italiana per la 45ª Giornata per la Vita celebrata nelle Diocesi della Penisola domenica 5 febbraio scorsa. A Spoleto, dopo due anni di stop a causa del Covid, è tornata la Messa in Duomo per i nati negli anni 2021 e 2022, residenti nei Comuni che ricadono nel territorio dell’Archidiocesi. Tante mamme e papà con le carrozzine sono stati accolti in Cattedrale dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo proprio domenica 5 febbraio: «È bello ritrovarci qui – ha detto il Presule – tutti insieme nella casa di Dio in mezzo alle case degli uomini e guardare con tenerezza e fiducia a questi bambini che iniziano il cammino della vita». Nel portico della chiesa, su di un apposito pannello, sono state appese le foto dei bambini. Alla celebrazione ha preso parte anche il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci e il primario dei reparti di Ginecologia ed Ostetricia degli ospedali di Spoleto e di Foligno.

Nell’omelia mons. Boccardo ha sottolineato come tante volte Gesù nel Vangelo fa riferimento agli elementi della vita quotidiana, non lontani dall’esperienza di ciascuno. «Oggi nello specifico – ha detto – lo abbiamo sentito parlare ai discepoli usando due elementi, il sale e la luce. E dice loro: voi siete il sale che dà sapore e la luce che illumina, adesso, là dove vivete, con tutto ciò che fate. Il sale permette di gustare la bontà del cibo preparato e la luce è l’elemento che ci consente di non perdere di vista la meta verso la quale stiamo camminando. Essere sale, allora, vuol dire dare sapore alla vita, dare senso e orientamento agli affanni, alle preoccupazioni, ai sogni e ai desideri che abitano il nostro cuore. Essere luce oggi vuol dire diffondere attorno a noi gesti di generosità, di accoglienza, di perdono, di vicinanza, di solidarietà. Se questo vale per tutti i credenti – ha proseguito l’Arcivescovo -, vale in maniera particolare per voi mamme e papà che siete qui con tanta gioia ma anche con tanta trepidazione nel cuore. Quante volte nelle vostre conversazioni vi sarete chiesti: cosa ne sarà di questa creatura? Come crescerà, quali caratteristiche avrà da grande?”. Avrà le caratteristiche interiori che voi saprete trasmettere con gli elementi del sale e della luce: il senso della vita, la direzione da imprimere ai propri passi, la scelta del bene e il rifiuto del male. Potranno vivere bene nella misura in cui avranno imparato a vivere bene. Il Signore – ha detto ancora mons. Boccardo – vi ha detto: mi fido di voi, metto questa creatura nelle vostre mani. E vi assumete una responsabilità forte, perché il successo o il fallimento della loro vita dipenderà da quello che vedranno ogni giorno in casa; impareranno a voler bene agli altri se hanno visto papà e mamma volersi bene; impareranno ad essere aperti a chi gli sta vicino se avranno visto in casa esempi di accoglienza e di riconciliazione; impereranno a vivere come figli di Dio se avranno visto in casa papà e mamma mettersi sotto lo sguardo del Signore. Dio nel donare una vita fa un investimento che deve essere accresciuto, custodito, moltiplicato giorno dopo giorno con la coscienza della grave responsabilità affidata a ciascuno. E noi adulti vogliamo accompagnarvi con il nostro esempio più che con le parole: ed è bello che ci siano anche i nonni che vedono il prolungarsi della loro famiglia nelle nuove generazioni, che con attenzione condividono la sollecitudine dei genitori per il bene di questi bimbi. Per loro – ha concluso il Vescovo – chiediamo la grazia e la benedizione di Dio; per voi genitori chiediamo il dono della sapienza, ossia quella capacità necessaria per insegnare ai vostri figli la differenza tra il bene e il male, così da portare abbondanza di frutto per la consolazione della vostra famiglia, della comunità ecclesiale e di quella civile».

Prima della benedizione finale, il vicario generale don Sem Fioretti ha invitato quelle mamme e quei papà che hanno accolto il dono di una vita a volgere lo sguardo anche a quei bambini che vivono situazioni di difficoltà, specie nelle regioni dove si combattono le guerre. La pastorale familiare dell’Archidiocesi, con discrezione, da tempo si fa prossima a diverse famiglie in difficoltà e si adopera per promuovere la vita in varie forme. Chiunque volesse saperne di più e contribuire come ritiene più opportuno, può contattare la pastorale familiare per telefono 0742 780007 o per mail pastoralefamiliare@spoletonorcia.it.

La mattinata si è conclusa con il tradizionale lancio di palloncini blu e rosa da Piazza Duomo.

Terni – San Valentino 2023 – Festa della promessa dei fidanzati

«La promessa che oggi vi scambiate davanti a san Valentino, possa essere la base fondamentale di un amore bello, non insipido, vero, autentico, luminoso e fecondo». È l’augurio che il vescovo Francesco Antonio Soddu ha rivolto alle 60 coppie che hanno partecipato alla celebrazione della promessa d’amore dei fidanzati nella basilica di San Valentino, uno dei momenti più significativi delle celebrazioni religiose in onore di san Valentino patrono di Terni e degli innamorati.
Una cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un Santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento, generoso e rispettoso, che è patrono dell’amore sponsale e della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio. Oltre ai tanti ternani che hanno preso parte alla celebrazione, nutrita è stata la presenza di coppie provenienti da varie città dell’Umbria, da Roma, da Rieti, da Caserta, da Iesi.
«San Valentino accoglie le vostre intenzioni arricchendole con la sua benedizione e, come fu per i giovani fidanzati del suo tempo, questa sua attenzione possa germogliare nella profumata fragranza della tradizionale rosa. Tale segno possa allietare con la sua bellezza e col suo profumo la vostra vita donata. Ed essere sempre fresca, se alimentata dall’acqua della fede, che sarà l’anima robusta del vostro amore. Le parole di Gesù sono rivolte a voi e a ciascuno di noi, perché le parole di Gesù sono sempre parole di vita per tutti, del senso pieno della vita. Essere il sale della terra significa essere e perciò dare, trasmettere gusto ad ogni cosa che si fa, dare piacere e sapore, dare apprezzamento alla vita. Per voi significherà dare sapore buono e senso allo stare insieme, oltre la legittima e naturale attrazione fisica iniziale; dandole quello specifico significato d’amore che coincide con la sublimità stessa di Dio. E questo si può essere e fare in quanto si è già sale, ossia carichi in sé stessi, saturi di sapore. In altre parole non si è insipidi, senza sapore. Essere sale della vita comporterà allo stesso tempo capacità di conveniente equilibrio, moderazione, opportunità, sapienza. Rivolgete il vostro cuore al fulgido esempio di san Valentino il quale con il suo darsi completamente a Cristo nella Chiesa e nella società del tempo in cui egli è vissuto, ha saputo essere mediatore dell’amore umano autentico e perciò esempio vivente della metafora usata da Gesù del sale e della luce».
Nella giornata in cui si celebra la 45° giornata nazionale per la vita, il vescovo ha invitato alla preghiera e l’azione perché “possiamo sempre custodire e difendere la vita in quanto tale attraverso i segni concreti di speranza che sapremo porre in ogni istante del nostro vivere quotidiano. Per il credente ha fondamento nel Signore crocifisso e risorto. ma anche la retta ragione che: “ci indica una strada diversa: dare non la morte ma la vita, generare e servire sempre la vita. Ci mostra come sia possibile coglierne il senso e il valore anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa”.
Le coppie hanno quindi pronunciato coralmente la promessa d’amore davanti all’urna di san Valentino e, prima della benedizione del vescovo, la preghiera al Santo protettore dei fidanzati. In conclusione la consegna della pergamena alle coppie di futuri sposi, che insieme alla rosa bianca e al cuore su cui scrivere un pensiero d’amore ricevuto all’accoglienza da parte del comitato organizzatore della parrocchia di San Valentino, sono i segni in ricordo di questa giornata loro dedicata.

L’OMELIA DEL VESCOVO

Perugia – omelia dell’arcivescovo Maffeis alla celebrazione per l’ordinazione sacerdotale di don Claudio Faina nel giorno della memoria liturgica del Santo patrono Costanzo

In San Costanzo attingiamo “nuova linfa per l’oggi della nostra Chiesa e della nostra Città”; al neo sacerdote e al Presbiterio: “Abbiamo bisogno di preti che vogliano bene alla gente, con generosità e senza alcun altro interesse”
È giorno di festa. Abbiamo accolto l’invito del nostro Patrono, San Costanzo e ci siamo ritrovati insieme per far memoria delle radici, ringraziare del cammino percorso e attingere nuova linfa per l’oggi della nostra Chiesa e della nostra Città. Con cordialità e riconoscenza salutiamo ciascuna delle Autorità presenti: possano sentirsi sostenuti dalla nostra stima e dalla nostra preghiera, e avvertire – specialmente nei momenti di fatica e solitudine – che il loro servizio nelle Istituzioni civili e militari contribuisce in maniera determinante a “salvaguardare e ad accrescere la condizione di pace e di tranquillità del popolo perugino”, come abbiamo auspicato ieri sera nella ‘Luminaria’.
Oggi a riunirci c’è anche un altro motivo. È la richiesta avanzata da un figlio di questa terra e di questa Chiesa, Claudio Faina: “Domando di essere ordinato sacerdote, impegnandomi a seguire in maniera ancora più stringente il Maestro e mettendomi a disposizione della Chiesa Perugino-Pievese per l’edificazione del Regno di Dio”.
Sono parole che suscitano un certo stupore: rispetto a un contesto che proclama che la felicità viene dall’abbondanza di beni materiali, tu, Claudio, ricordi a ciascuno di noi che questi, per quanto importanti, non esauriscono la domanda di vita che ci portiamo nel cuore. Ci testimoni che esiste altro: una verità che illumina il cuore e la mente, un amore per il quale vale la pena d’impegnare la vita. Tutta la vita.
In questa luce, la tua non rimane una rinuncia, come la ritiene il mondo; è, piuttosto, la risposta di chi non si accontenta di surrogati, ma chiede una vita buona, piena, eterna; una vita che hai intuito e trovato nell’incontro con il Signore Gesù.
“Non si contano le volte in cui non mi sono sentito all’altezza, in cui ho provato angoscia difronte ad una chiamata troppo alta per me…”, riconosci, ma subito aggiungi: “Il Signore, però, non mi ha mai abbandonato”.

Porta in mezzo alla nostra gente questo sguardo di fiducia.
Non abbiamo bisogno di eroi, ma di credenti umili, che si lascino continuamente plasmare dal Vangelo, fino a essere segno e strumento dell’amore di Dio tra gli uomini, capaci di comprenderne e di accoglierne le vicende, di accompagnarle con la preghiera e con la vicinanza solidale.
“Sento affiorare in me un desiderio di servizio sempre più profondo – scrivi ancora – da esercitare specialmente nel ministero della Riconciliazione per far sentire l’amore gratuito, immeritato ed incondizionato di Dio a chi torna a Lui”.
All’umanità, alla quale la nostra Chiesa ti invia, porta questa compassione; le tue mani si levino per benedire, per liberare dal peso della colpa, per aiutare a riconciliarsi con la propria storia ferita; prenditi cura delle persone che ti sono affidate; in mezzo a loro sii segno della presenza del buon Pastore.

Abbiamo bisogno di preti che vogliano bene alla gente, con generosità e senza alcun altro interesse.
Non temere e non perderti d’animo davanti alle difficoltà, all’indifferenza, alle critiche, specie se gratuite e ideologiche.
Non sentirti mai solo. Sappi riconoscere con gratitudine e non dimenticare mai quanti la vita ti ha posto accanto. Il primo pensiero va alla tua famiglia e, quindi, al Seminario, ai suoi formatori e ai tuoi compagni, a don Gino, il parroco che ti ha accolto.
A sua volta, la numerosa presenza di presbiteri e diaconi a questa celebrazione esprime una fraternità che è un bene essenziale. Non è un single, il presbitero; anzi, quando un prete si isola, perde la sua identità: può fare, allora, anche belle cose, ma rischia di legare più a se stesso che al Signore; di preoccuparsi più del consenso, che della verità; di essere servito, più che di servire…
Nella tua lettera, scavalcando ogni timore, concludi: “Penso che sia maturo il tempo per dire: Eccomi, manda me”.
Noi accogliamo con gioia questa tua disponibilità. Sentiti avvolto e sostenuto dalla preghiera e dall’affetto della Chiesa, dei confratelli, dell’intero popolo di Dio.

Don Ivan Maffeis, vescovo

Perugia: nel vivo le celebrazioni in onore di San Costanzo. L’arcivescovo Ivan Maffeis: «C’è un filo rosso che racconta di esistenze donate, di perdono offerto, di amore portato con pazienza

Si è tenuta nel centro storico di Perugia, nel pomeriggio del 28 gennaio, con un’ampia partecipazione di popolo di Dio, dopo la pandemia, la rievocazione della trecentesca processione della “luminaria” della vigilia della festa del Santo patrono della città e dell’Archidiocesi, Costanzo, vescovo e martire del II secolo. Una rievocazione della storia del Santo fondatore della prima comunità cristiana perugina, menzionata negli Statuti comunali del XIV secolo, che si è svolta, come vuole la tradizione, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni civili e religiose. Per l’arcivescovo Ivan Maffeis è stata la prima volta avendo iniziato il suo ministero episcopale lo scorso 11 settembre. La “luminaria”, dal palazzo comunale dei Priori alla basilica minore di San Costanzo, guadata dall’arcivescovo Maffeis e dal sindaco Andrea Romizi, ha percorso la “via sacra” al canto delle litanie dei santi, accompagnata dal corteo storico dei figuranti delle cinque porte medioevali della città. Nella basilica di San Costanzo si è tenuta la recita dei Primi Vespri con l’omaggio simbolico al Santo dei “doni votivi”: il cero, la corona di alloro, il torcolo (dolce tipico della festa in memoria del martirio del Santo), il vin santo e l’incenso.

L’omelia dell’arcivescovo. «Probabilmente, davanti all’elenco stilato dall’apostolo Paolo, che mette in fila “tribolazione, angoscia, persecuzioni, pericoli…” – ha detto l’arcivescovo nell’omelia –, non avremmo nessuna difficoltà ad aggiungere anche altre situazioni che pesano sul cuore ci ciascuno; situazioni che preoccupano, spaventano, umiliano e dissolvono questa sintesi meravigliosa che è la vita. A farci difetto, semmai, è la fiducia; quella che è venuta a mancare in tanti è la certezza che la nostra esistenza sia davvero accompagnata e custodita dalla Provvidenza; le parole così alte e ferme di San Paolo – per cui “nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio” – rischiano di suonare retoriche, una sorta di modo di dire, buono forse per le nostre liturgie, ma lontano dalla vita».

Dall’Ucraina all’Iran. «Abbiamo tutti sotto gli occhi una storia intrisa di violenza e di sangue – dall’Ucraina all’Iran, per citare gli esempi più macroscopici -, una storia – ha sottolineato – che sembra smentire la presenza di un disegno, di una ragione, di un Dio amico. Questa nostra stessa storia, però, è attraversata anche da un altro filo. C’è un filo rosso che racconta di esistenze donate, di perdono offerto, di amore portato con pazienza e generosità fino alla fine; racconta di un’esperienza che ha a che fare con la realtà, dà fondamento alla vita, la apre alla fraternità, alla carità, all’attenzione al debole e al povero».

Condizione e possibilità di futuro. «L’inchiostro di questa storia scorre nelle vene dei Santi, di San Costanzo e dei tanti santi che sono tra noi, che custodiscono le nostre famiglie, le nostre comunità e le nostre città. La loro vita è interpretazione concreta del Vangelo. La loro fede, la loro cultura e le loro scelte hanno costruito questa nostra Città. Farne memoria è fonte di riconoscenza; assumerne l’eredità è condizione e possibilità di futuro».

La protezione dei santi sulla città degli uomini. Monsignor Maffeis, prima di impartire la benedizione finale, ha ringraziato l’Amministrazione comunale e le diverse realtà civili e religiose che si sono prodigate per i festeggiamenti in onore del Santo patrono. Un particolare ringraziamento il presule lo ha riservato alla Corale della Polizia Municipale, che ha animato la celebrazione intonando, come è tradizione, l’antico inno a San Costanzo, il “canto delle scolte”, il “coprifuoco”, che invoca la protezione dei santi sulla città degli uomini.