Perugia – Domenica delle Palme inizio della Settimana Santa, Passione, Morte e Risurrezione del Signore.

Il 2 aprile la Chiesa celebra la Domenica delle Palme, la rievocazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, giorno che segna per i cristiani l’inizio della Settimana Santa, Passione, Morte e Risurrezione del Signore, “cuore della fede”. La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si appresta a viverla con particolare sobrietà e raccoglimento, offrendo la sua preghiera e il suo digiuno a quanti soffrono per le loro difficili situazioni di vita, come le comunità terremotate dell’Alta Umbria a cui l’arcivescovo Ivan Maffeis continua a rivolgere la sua attenzione e vicinanza in preparazione alla Pasqua. In questa luce il Vescovo compirà, nella cattedrale di San Lorenzo, durante la celebrazione della Cena del Signore (Giovedì Santo, 6 aprile), il rito della lavanda dei piedi ad un gruppo di famiglie terremotate; e domenica 9 aprile, celebrerà, in località Pierantonio, con la popolazione colpita dal sisma del 9 marzo, la Messa di Pasqua. La comunità diocesana è esortata a rivolgere il suo sguardo, nel prepararsi a rivivere il mistero più grande della fede cristiana, la Pasqua di Risurrezione, anche ad altre difficili situazioni di povertà umana e materiale vissute da tante famiglie perugine, e non solo, oltre ai milioni di esseri umani messi a dura prova in tutto il mondo a seguito di guerre, violenze, persecuzioni e calamità naturali come quelle recenti del terremoto in Turchia e in Siria e del ciclone in Malawi che non ha risparmiato la diocesi “gemella” di Zomba.

Programma della Settimana Santa in Cattedrale. In tutte le comunità locali è particolarmente sentita la Settimana Santa, che quest’anno ritorna ad essere vissuta nella sua interezza dopo il periodo della pandemia. A Perugia centro è consuetudine per numerosi fedeli e turisti partecipare ai riti della Cattedrale di San Lorenzo. Di seguito il programma.

Domenica delle Palme, 2 aprile, alle ore 10.15, davanti al palazzo arcivescovile, in piazza IV Novembre, ci sarà la preghiera con la benedizione dei ramoscelli d’ulivo da parte dell’arcivescovo Maffeis e la processione d’ingresso in Cattedrale, dove seguirà la Messa della Passione del Signore.

Mercoledì Santo, 5 aprile, alle ore 17, si terrà la Messa del Crisma, presieduta dall’arcivescovo insieme al Presbiterio diocesano. È la “festa dell’identità sacerdotale” in cui ogni sacerdote rinnova le promesse formulate il giorno della sua ordinazione. Vengono consacrati l’olio crismale – utilizzato nei sacramenti del Battesimo e della Cresima e nelle ordinazioni presbiterali ed episcopali – e gli olii dei catecumeni e per l’unzione degli infermi. La Messa del Crisma ha inizio con la suggestiva processione di sacerdoti, diaconi e seminaristi in piazza IV Novembre per poi fare ingresso in Cattedrale. Tra i fedeli, sempre molto numerosi, ci sarà una folta rappresentanza di cresimandi provenienti da diverse parrocchie.

A partire da Giovedì Santo, 6 aprile, alle ore 9, si terrà la celebrazione dell’Ufficio delle letture e delle lodi mattutine, animata dal gruppo corale “Armonioso Incanto”; celebrazione che si rinnoverà, alla stessa ora, Venerdì Santo e Sabato Santo. Sempre la mattinata del 6 aprile l’arcivescovo Maffeis farà visita alle comunità dei detenuti e delle detenute del Carcere di Capanne, compiendo a loro il rito della lavanda dei piedi; venerdì sarà con il personale e gli ammalati dell’Hospice e sabato con il personale e gli ospiti della Casa di riposo Fontenuovo.

Il Triduo Pasquale, “cuore” della stessa Settimana Santa, inizia il Giovedì Santo (ore 18), in Cattedrale, con la Messa nella Cena del Signore presieduta dall’Arcivescovo. A seguire l’Adorazione eucaristica animata dai seminaristi. Venerdì Santo, 7 aprile (ore 18), si terrà la celebrazione della Passione del Signore e in serata (ore 21), la Via Crucis per le vie del centro storico, con inizio nel chiostro superiore della Cattedrale per poi raggiungere la parte più antica della “cittadella universitaria”, tra le vie del Verzaro, Armonia e dell’Aquilone, transitando per le piazze Giuseppe Ermini, San Paolo e Francesco Morlacchi, e concludersi in piazza IV Novembre. Sabato Santo, 8 aprile (ore 22), l’Arcivescovo presiederà la Veglia pasquale nella Notte Santa, durante la quale riceveranno l’iniziazione cristiana sei giovani catecumeni; altrettanti saranno i giovani che riceveranno il battesimo in alcune parrocchie della Diocesi. La Veglia inizierà con i suggestivi riti della benedizione del fuoco, dell’acqua e l’accensione del cero pasquale. Domenica di Pasqua, 9 aprile (ore 11), in cattedrale, la Messa della Risurrezione del Signore sarà presieduta dal vicario generale, don Simone Sorbaioli.

Il primo open day ITA-ISSRA – presentato “un percorso di studi che penetra le anse della vita”, rivolto a giovani maturandi e a persone adulte. Un’opportunità di crescita umana e professionale

“Abbiamo fortemente voluto questo open day per far conoscere a tutti i nostri due Istituti, paragonabili al messaggio biblico del “lievito nel mondo”, offrendo un approfondimento qualificato sulle scienze del senso. Un punto di vista che sappia dare ragione per abitare da protagonisti questa nostra contemporaneità. Qui ad Assisi ciò è possibile perché nulla di ciò che è umano è estraneo al Vangelo”. Così il direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Assisi (ISSRA), suor Roberta Vinerba, a margine del primo open day, svoltosi il pomeriggio del 30 marzo, organizzato dall’ISSRA insieme all’istituto Teologico di Assisi (ITA), presso la loro sede comune situata nel complesso del Pontificio Seminario Umbro “Pio XI” della città serafica.

Perché l’open day. A questa iniziativa, che ha visto una significativa presenza di giovani e adulti interessati alle attività accademiche offerte, hanno partecipato diversi docenti e studenti. Il progetto dell’open day 2023 è scaturito a seguito di una specifica richiesta di una studentessa di scuola superiore (l’ultima di precedenti registrate negli anni), interessata a conoscere la realtà dei due Istituti prima di compiere la scelta di studi per il suo futuro professionale. “Noi lavoriamo proprio perché il Vangelo, declinato alla contemporaneità – ha commentato suor Vinerba –, possa aiutare a conoscere e a porsi domande sul senso della storia a contribuire alla formazione umana e professionale di uomini e donne. I nostri Istituti vogliono offrire con i loro corsi un punto di vista che sappia penetrare e vada nella profondità delle anse storiche della vita”.

L’esempio di una studentessa madre. Quanti hanno partecipato all’open day hanno avuto la possibilità di assistere alle lezioni e visitare la struttura che ospita i due Istituti. “Il nostro ambiente – ha evidenziato il direttore dell’ISSRA – è umanamente molto ricco e vivace grazie all’incrociarsi di vocazioni differenti che si fecondano e si contaminano l’una con l’altra. Noi abbiamo come ISSRA una esperienza molto bella di alcuni laici. Ricordo, ad esempio, con affetto, una delle nostre studentesse, una madre di famiglia, che ha intrapreso gli studi come crescita personale diventando per lei un percorso anche professionale, come insegnante di religione. Il giorno della sua laurea, i figli e il marito erano fieri di questo traguardo, tant’è che un figlio è diventato a sua volta nostro studente. Vediamo come nel percorso accademico le persone crescono, acquisiscono sicurezza e maturano nella reciproca stima”.

Calendario iscrizioni e lezioni. Suor Roberta Vinerba ha annunciato che “è possibile fin da ora fare la pre-iscrizione (www.ita-issra.it) e dal 15 giugno l’iscrizione effettiva. Le lezioni cominceranno l’ultimo lunedì di settembre e si svolgono sia di mattina che di pomeriggio, nella forma della didattica mista, in presenza e da remoto. Per quanto riguarda l’ISSRA – ha precisato – è l’Istituto che conferisce il titolo per l’insegnamento della religione cattolica”.

I numeri d’iscritti. Nel fornire alcuni dati, suor Vinerba ha comunicato che i due Istituti, nell’anno accademico in corso, hanno circa 250 studenti, tra ordinari e straordinari, mentre al primo anno sono iscritti oltre 50 studenti. “È un bellissimo risultato per l’ITA e l’ISSRA”, ha commentato la religiosa.

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Spoleto-Norcia – riapertura al culto della chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera

Sabato 25 marzo 2023 alle ore 18.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo presiederà la Messa per la riapertura al culto della chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera, resa inagibile dai terremoti del 2016. Col Presule concelebreranno il parroco di Vallo di Nera don Sebastian Urumbil e don Francesco Medori, nato proprio a Piedipaterno e parroco di S. Giovanni Battista a Ferro di Cavallo di Perugia. E la data scelta per questo atteso evento non è casuale. La Chiesa, infatti, quel giorno ricorda la festa dell’Annunciazione del Signore, ossia quando a Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria che avrebbe concepito il Figlio dell’Altissimo. E a Piedipaterno questa ricorrenza è molto sentita: da antica tradizione veniva celebrata presso la chiesa dell’Eremita, dove era conservata l’antichissima scultura lignea della Vergine con Bambino. Nel 1974, poi, la statua è stata trafugata e di conseguenza anche la festa ha perso d’ importanza. Dopo circa 25 anni è stata ritrovata a Milano presso la galleria d’arte Longari. Questa famiglia lombarda, che aveva acquistato regolarmente l’opera, venuta a sapere che era stata rubata in una chiesa, decise di restituirla alla comunità di Piedipaterno. È stata sistemata nella chiesa di S. Sebastiano che ora viene riaperta al culto e con l’occasione la locale comunità è tornata a celebrare con solennità l’Annunciazione.

I terremoti del 2016 hanno reso la chiesa di Piedipaterno inagibile. Da allora, la popolazione si è molto adoperata per tornare a pregare nel luogo di culto intitolato a S. Sebastiano, fino alla costituzione, nel 2022, di un comitato denominato “Per il recupero della chiesa”. «Il Signore – affermano i membri del Comitato – ha voluto esaudire la nostra supplica oltre ogni aspettativa e con meraviglia oggi, ad un anno di distanza, ci troviamo a vivere questo momento tanto atteso e sperato. Siamo molto grati all’arcivescovo mons. Renato Boccardo per avere accolto le nostre richieste e all’ufficio tecnico della Curia per aver attivato tutte le procedure necessarie al recupero».

I lavori. La Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, in data 7 febbraio 2023, ha autorizzato senza prescrizioni gli interventi di manutenzione (elementi lignei, arredi, pianelle) a seguito degli eventi sismici del 2016 nella chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera. I lavori di restauro sono stati eseguiti dalla ditta “Il Restauro s.a.s. di Pierangelo Fiacchi & C.”, sono stati finanzianti con fondi propri dell’Archidiocesi derivanti dall’assicurazione.

La chiesa di S. Sebastiano a Piedipaterno di Vallo di Nera fu costruita nel luogo dove sorgeva l’antica chiesa di S. Costanzo, testimoniata nei documenti fon dal 1253 e soggetta all’Abbazia di S. Eutizio in Preci. La facciata ha un portale sormontato da una finestra squadrata e sul lato destro, nel retro della chiesa, si eleva la torre campanaria fatta erigere nel 1845. L’interno, a pianta rettangolare, è coperto a capriata. A sinistra dell’ingresso si trova un fonte battesimale di gusto tardorinascimentale del 1603, di forma cilindrica con sculture in pietra di lapicidi lombardi, ed è un riutilizzo del ciborio proveniente dalla chiesa dell’Eremita. Nella parete sinistra è stata sistemata la pregevole Madonna lignea del secolo XIII trafugata nel 1974, poi ritrovata e donata alla comunità dalla famiglia Longari, proviene anch’essa dalla chiesa dell’Eremita. Accanto all’acquasantiera una scala lignea porta alla cantoria, decorata sulla parte anteriore con due strumenti musicali. Alle pareti laterali sono poste alcune tele raffiguranti la Vergine e alcuni Santi. L’altare maggiore presenta una mostra lignea del sec. XVII con baldacchino coevo raffigurante l’Eterno Padre e quattro colonne tortili, angeli e la colomba dello Spirito Santo, mentre la tela con S. Sebastiano è un rifacimento del 1881: il santo martire si staglia su uno sfondo raffigurante probabilmente il panorama di Piedipaterno.

Norcia – festa di S. Benedetto. Mons. Renato Boccardo ha declinato il messaggio di S. Benedetto su tre aspetti della società attuale: cercare la vita, accogliere l’ospite, camminare insieme

Cercare la vita, accogliere l’ospite, camminare insieme. Questi tre spunti racchiudono l’omelia che l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha tenuto martedì 21 marzo 2023 a Norcia nella festa liturgica di S. Benedetto. La solenne celebrazione eucaristica si è tenuta nella piazza dedicata al Santo patrono d’Europa, sotto la “sua” grande statua in marmo, dinanzi ai ponteggi della “sua” Basilica in ricostruzione dopo i terremoti del 2016. Col Presule hanno concelebrato i parroci della zona pastorale di Norcia, don Marco Rufini e don Davide Tononi, il parroco di Preci, don Luciano Avenati, quello di Cascia, don Canzio Scarabottini, don Mahlu Hagos Desta, collaboratore pastorale di Cascia. Hanno assistito alla celebrazione i Benedettini del monastero di S. Benedetto in Monte di Norcia, guidati dal priore padre Benedetto Nivakoff. Prima della Messa, animata dal coro della parrocchia e da quello di S. Benedetto, hanno sfilato in Piazza i figuranti del corteo storico della Città. Molti i fedeli presenti, così come le autorità civili e militari, tra cui: la presidente della Giunta Regionale dell’Umbria Donatella Tesei, Armando Gradone e Giuseppe Bellassai rispettivamente Prefetto e Questore di Perugia, il rappresentate della presidente della Provincia di Perugia, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno e il rappresentate di quello di Spoleto Giovanni Maria Angelini Paroli.

Cercare la vita. «S. Benedetto – ha detto mons. Boccardo – ci spinge a riscoprire quello che abita in profondità il nostro cuore, a non mettere da parte i desideri più autentici che a volte siamo portati a credere irrealizzabili e lontani, soprattutto in momenti difficili come questo, con la guerra che è ritornata a ferire l’Europa. Guardandoci attorno, spesso constatiamo che quello che rende l’umanità così delusa e a volte così violenta è la consapevolezza di un mondo e di una vita insignificanti. C’è una “crisi di senso”. Una vita consegnata alla noia o al consumismo ha in sé i germi della gelosia, dell’invidia e della rivolta. Ora domandiamoci: cos’è che rende questo mondo insignificante? Non sarà che noi lo costruiamo in funzione di finalità che non sono degne dell’uomo? Ricercando sempre più il denaro e l’agio, ci priviamo della gioia della condivisione; accettando tutti i compromessi purché le nostre ambizioni e la nostra sete di potere vengano soddisfatti, impediamo agli altri di crescere; soddisfacendo gli istinti più bassi, ci ripieghiamo su noi stessi, incapaci di conoscere la gioia del fratello la cui felicità si nutre della felicità dei propri fratelli. San Benedetto ci sprona a ritrovare il vero significato di ogni costruzione umana: esiste una ragione ultima per vivere e questa ragione si chiama Dio che è amore. E proprio per fedeltà alla persona umana creata da Dio, al suo superiore destino, ai suoi diritti e ai suoi doveri, ci sentiamo di chiedere a coloro che hanno assunto la responsabilità della cosa pubblica – ha sottolineato l’Arcivescovo – di rendersi attenti e sensibili a quanto fa bella e buona la vita di tutti, iniziando col promuovere e difendere l’istituzione familiare costituita dall’unione stabile di un uomo e di una donna, aperti ad assumersi la responsabilità genitoriale e ad assicurare ai bambini l’indispensabile presenza di un papà e di una mamma».

Accogliere l’ospite. «Tutti gli ospiti che giungono in monastero siano ricevuti come Cristo, poiché un giorno egli dirà: “Sono stato ospite e mi avete accolto”. Questo passo della Regola di S. Benedetto (53, 1) – ha detto ancora mons. Boccardo – è molto importante, soprattutto nei nostri giorni dove si respira una sempre maggiore diffidenza, una paura dell’altro, visto come una minaccia per la nostra prosperità e la nostra felicità. Sappiamo bene che non basta una visione cruenta per decidere di prendersi cura dell’altro: se prima non si è accesa umanità nel cuore, l’occhio non vede. Come gli occhi di chi guarda i morti per naufragio sui barconi e parla di quelle vite come fossero bestiame. Non è possibile non pensare alla radicale insensibilità, all’assenza di umanità mostrati quando, di fronte alla morte in mare di oltre 90 migranti, di cui molti bambini, si ribadisce che la colpa è la loro: “Non dovevano partire”. Quella che Papa Francesco ha da tempo chiamato la “cultura dell’indifferenza” sta producendo veri e propri mostri: persone che di fronte al dolore altrui non solo si voltano dall’altra parte, ma incolpano i sofferenti dei loro stessi mali, senza neppure tentare di comprendere l’immane tragedia che sta dietro e dentro le loro vite. Benedetto invece ci ricorda che l’altro non è solamente qualcuno al quale io devo dare, ma è soprattutto colui dal quale io posso ricevere».

Camminare insieme. «Infine l’ultimo aspetto che potremmo imparare dal patrono d’Europa per i nostri giorni è il senso di comunità. C’è nella Regola una espressione che è importante recuperare: “tutti insieme”. Occorre camminare insieme – ha detto infine il Presule – senza lasciare indietro nessuno; occorre individuare il “passo giusto” perché nessuno vada troppo avanti e qualcuno rimanga indietro. La comunità delineata da Benedetto non è una gara nella quale si vince se qualcuno arriva per primo, ma dove la vittoria c’è se si arriva “tutti insieme” alla meta. Anche questo oggi dobbiamo imparare nella nostra società europea: non si vince se c’è qualcuno che arriva prima, ma solamente se si cammina tutti insieme e insieme si raggiunge la meta, che è una convivenza civile veramente degna dell’uomo».

Perugia – mons. Maffeis ai numerosi giovani della Veglia di Quaresima: “Lasciatevi incontrare dal Vangelo e guardare negli occhi dal Signore Gesù: vi ritroverete subito in cammino. E non vi sentirete più soli”

Venerdì sera 17 marzo, in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si è tenuta la Veglia di Quaresima dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis, organizzata dalla Pastorale diocesana giovanile insieme alle Pastorali vocazionale ed universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini (COP). Gli interrogativi di alcuni giovani presentati durante le cinque stazioni della via Crucis hanno stimolato la riflessione di mons. Maffeis ( il testo integrale è scaricabile dal link: http://diocesi.perugia.it/veglia-quaresima-giovani-perugia-17-marzo-2023/ ), che ha concluso con un invito non poco impegnativo rivolto loro: “Lasciatevi incontrare dal Vangelo e guardare negli occhi dal Signore Gesù: vi ritroverete subito in cammino. E non vi sentirete più soli”.

L’arcivescovo ha introdotto la sua meditazione citando una recente “fotografia” del quotidiano Il Sole 24 Ore sulle giovani generazioni da cui emerge “una generazione in sofferenza, ferita da un dolore segreto, un fiume carsico – ha detto Maffeis –, che appare e scompare velocemente: se non sei attento, se non sei disponibile a coglierne i segni, a riconoscerlo, ci passi accanto senza nemmeno vederlo”. Si è poi soffermato sui “tanti altri luoghi e situazioni di fragilità e di sofferenza, che diventano subito invisibili”, come le famiglie del territorio Perugino che “il terremoto ha privato della loro abitazione e delle loro chiese”. Ha raccontato anche del suo incontro con un detenuto di Capanne, che gli ha detto: “Mi sto spegnendo, non riesco più a sentire emozioni, a innamorarmi…”.

Nell’allargare lo sguardo, l’arcivescovo si è soffermato sulle “vicende di un Iran, che acceca letteralmente i suoi giovani – le sue ragazze – con l’intento di umiliarne la bellezza e spegnerne i sogni”; sulla guerra in “un’Ucraina, che era il granaio d’Europa e non solo, mentre oggi è bagnata dal sangue di centinaia di migliaia di vite”; su “un Malawi – il ‘nostro’ Malawi – devastato dalla furia del ciclone”; su “un Mediterraneo che – a differenza del Mar Rosso – si richiude, annegando le speranze di vita di quanti fuggono dalla miseria e dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra… Queste croci, che per noi è facile non vedere, contraddicono il disegno di Dio sull’uomo e sulla creazione. Un disegno che prende forma nel volto di Gesù di Nazareth, nelle sue parole, nella sua vita: la sua stessa croce dice la misura del suo amore; la sua passione riassume in sé la passione di ogni uomo; in lui, coronato di spine, c’è il giusto sofferente, che anche nella morte non smette di affidarsi al Padre: il grido del Crocifisso è lanciato al cielo, non contro il cielo… Dinanzi a lui possiamo venir presi da un’infinita tenerezza, proprio come fu per San Francesco, che meditava la Passione con com-passione”.

Mons. Maffeis, avviandosi alla conclusione, ha parlato di “una vita possibile” come “le testimonianze dei dodici giovani che a Pasqua riceveranno il battesimo. Si sono avvicinati alla fede e alla Chiesa per contagio, perché affascinati dalla vita di un compagno di Università, dall’amore di un ragazzo, da un percorso di catechesi, da un’esperienza di accoglienza da parte della comunità cristiana”. Come anche le parole di Chiara Letizia e di Maria Grazia che testimoniano come “la vita proposta da Cristo è possibile ed è bella”, ha commentato l’arcivescovo precisando che “Chiara Letizia, nella domenica dopo Pasqua, farà la sua professione nel monastero delle Clarisse di Sant’Agnese”; mentre “Maria Grazia, in questo stesso nostro monastero, ha appena celebrato i 70 anni di professione religiosa. Una giovane e un’anziana, unite da una sola parola: gratitudine alla vita. Cari ragazzi, no, ‘non siamo semplicemente il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di voi è voluto, è amato, è necessario’”.

La Via Crucis ha visto il proseguire, lungo le navate della cattedrale, la croce che poteva così toccare i quadri viventi in cui alcuni capi scout rappresentavano le vicende raccontate nelle meditazioni. “Ogni scena è stata incensata dall’arcivescovo, perché i ragazzi potessero riconoscerle come profumate, importanti – ha sottolineato don Luca Delunghi, responsabile dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile –, hanno scoperto come lì c’è passata la croce, ma anche il crocifisso che con loro ha condiviso quelle pieghe della loro vita”. A Ciascuno dei 700 giovani presenti è stato consegnato un sacchetto di stoffa con dell’incenso. I sacchetti sono stati realizzati dalle detenute e riempiti dai detenuti del Carcere di Capanne, “frutto del loro lavoro e del loro tempo offerto per noi – ha commentato don Luca Delunghi –, segno di tutto quello che può riempire la nostra vita, con le tante piaghe che la abitano e che ci abitano”.

Perugia – tra preoccupazione e speranza è trascorsa la prima domenica della popolazione terremotata. La gente: «Grati al nostro vescovo Ivan per essere venuto tra noi, a meno di 24 ore dalle scosse»

C’è tanta preoccupazione ed ancora molta paura tra la gente messa a dura prova dalle scosse di terremoto verificatesi lo scorso 9 marzo nell’Alta Umbria. Le previsioni della Protezione Civile, una volta completati i sopralluoghi da parte dei suoi tecnici e Vigili del Fuoco, parlano di oltre 500 persone sfollate residenti a Pierantonio (Umbertide), Sant’Orfeto (Perugia) e zone limitrofe, le cui comunità parrocchiali insistono nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve.

La prima domenica. Quella del 12 marzo è stata la prima domenica trascorsa da terremotati per alcune migliaia di persone, trascorsa, come raccontano parroci e collaboratori parrocchiali, «tra preoccupazione e speranza». Quest’ultima alimentata anche dalla presenza dell’arcivescovo Ivan Maffeis nei centri abitati segnati dal sisma. «Il nostro vescovo Ivan è venuto in mezzo a noi, a meno di 24 ore dalle scosse, facendoci sentire la vicinanza della Chiesa. Siamo Certi di rivederlo presto tra noi… Una vicinanza concreta, fin dalle prime ore, per l’opera dei volontari Caritas non limitata agli aiuti materiali, ma di ascolto a tanti di noi impauriti». È il commento di alcuni parrocchiali di Pierantonio e Sant’Orfeto, raccolto domenica scorsa, a margine della celebrazione della s. messa tenutasi nella chiesa della vicina località di La Bruna (l’unico edificio di culto della zona dichiarato agibile), dove si sono ritrovati in diversi a condividere l’Eucaristia e a pregare per lo scampato pericolo e per una rapida ricostruzione materiale e sociale.

Segnali di speranza. L’“atmosfera” che si vive nell’Alta Umbria è colta nelle testimonianze riportate di seguito. Il diacono Aristide Bortolato, impegnato non poco nel servizio della Carità, commenta: «La sofferenza e il dolore degli abitanti sono grandissimi. C’è chi ha perso sia la casa che il lavoro. Siamo chiamati ad affrontare un primo aspetto che possa portare un senso di vera speranza. Dal punto di vista psicologico tante persone non stanno riuscendo ad affrontare questa situazione e ho incontrato e parlato al telefono con numerosi pierantoniesi che chiedevano consigli. C’è stata anche una bellissima testimonianza. Una famiglia ha dovuto lasciare la sua casa perché è stata completamente devastata dalle scosse. Le uniche cose che si sono salvate sono stati un crocifisso esposto sugli scaffali di una libreria e una immagine della Sacra Famiglia. È stato visto come un segnale di speranza. Gli abitanti di Pierantonio hanno molto apprezzato la presenza della Chiesa, con la visita di venerdì del nostro arcivescovo Ivan e dei sacerdoti con responsabilità diocesane, don Riccardo Pascolini e don Simone Pascarosa. È un segno di vicinanza che ha fatto rifiorire molti aspetti interiori».

Il parroco della zona-epicentro del sisma, don Anton Maricel, parla di «una domenica vissuta con ansia e speriamo che tutto torni presto alla normalità. Tante persone di Pierantonio e di Rancolfo domenica mattina hanno voluto partecipare alla messa che ho celebrato a La Bruna. Ancora c’è molta paura. Ho incontrato molta gente e dai loro volti si è colto il dolore causato dal terrore del terremoto e dai danni che le loro case hanno avuto. Ho visto tante persone piangere, perché hanno perso la propria casa. Dobbiamo farci coraggio con la preghiera e avere la forza per affrontare insieme la difficile situazione».

Non cedere alla paura. Don Renzo Piccioni Pignani, storico parroco di Montecorona e rettore dell’abbazia-basilica minore di San Salvatore (secolo XI), ha trascorso insieme ai suoi parrocchiani la prima domenica post-sisma, trasmettendo loro serenità nella consapevolezza di essere nuovamente in emergenza, celebrando, con un centinaio di fedeli, un battesimo già programmato, nella cripta del complesso abbaziale. Solo la chiesa ha subito lievi lesioni ed è stata temporaneamente chiusa al culto in via precauzionale. Chiusura, come spiega il rettore, che di fatto avviane da anni nel periodo invernale per riaprire poi in estate. «Alle messe di domenica scorsa delle ore 9, 11 e 18 – raccolta il sacerdote – la partecipazione di fedeli è stata un po’ meno delle precedenti. E questo è comprensibile per la situazione che stiamo vivendo, ma la nostra gente non ha perso la fede con le scosse. Certamente sono persone molto provate, preoccupate del loro futuro nuovamente incerto… In meno di quaranta anni è il quarto terremoto che viviamo. Ricordo quello del 1984, era una domenica ed io stavo celebrando messa all’Eremo di Montecorona… Ci spaventammo e proseguimmo la celebrazione all’aperto. Fu un gesto istintivo, ma anche un gesto di voler continuare la vita di sempre e di non cedere alla paura, affidandosi alla fede e alla speranza che devono prevalere, anche nei momenti più bui, in ogni figlio di Dio e in ogni uomo».

Soprattutto ascolto. Altra testimonianza raccolta è quella della responsabile della Caritas parrocchiale di Pierantonio, la signora Cristiana Madau: «Come Caritas abbiamo la nostra sede inagibile, ma stiamo cercando di dare il nostro sostegno alle persone che sono rimaste senza casa. Ci sono molte situazioni difficili, perché il 90% delle abitazioni del centro di Pierantonio è inagibile, i commercianti rischiano di non riaprire più. Il sentimento comune è di non lasciare morire il paese. Il nostro, al momento, è un’opera soprattutto di ascolto e di sostegno psicologico a chi soffre. Domenica mattina siamo stati a messa alla chiesa de La Bruna. È stata una domenica molto diversa dalle altre dove l’ascolto e la necessità di dare un qualcosa agli altri si sono fatti ancora più impellenti».

L’attività Caritas. Nella prima giornata di emergenza, Caritas diocesana e parrocchiali non hanno fornito solo aiuti materiali, ma hanno svolto un’opera di ascolto da parte dell’equipe di assistenti sociali della stessa Caritas diocesana, coordinata da Silvia Bagnarelli, per le famiglie che hanno dovuto lasciare la propria casa. «Quando si verificano delle gravi calamità naturali come un sisma – spiegano in Caritas –, le persone più fragili e con maggiori difficoltà diventano anche quelle più vulnerabili a cui non bisogna fare mancare attenzione e sostegno». Nel caso specifico del sisma dello scorso fine settimana, la Chiesa si è affidata a operatori e a volontari Caritas che hanno portato anche aiuti materiali, come i pasti caldi preparati dalla mensa “Don Gualtiero” del Villaggio della Carità di Perugia per diverse decine di famiglie che hanno trovato accoglienza, fin dalla notte tra il 9 e il 10 marzo, nei Cva di Pierantonio e Sant’Orfeto, e per quelle accolte in strutture diocesane del capoluogo umbro. Va anche segnalata l’opera svolta a tarda notte dai volontari Caritas dell’Unità pastorale di Ponte Pattoli nei suddetti Cva.

Perugia: L’arcivescovo Ivan Maffeis scrive alla comunità diocesana esprimendo vicinanza spirituale e solidale a quanti sono stati colpiti dal terremoto

All’indomani del terremoto che giovedì 9 marzo ha colpito alcune comunità della nostra diocesi, la fase del primo soccorso, da una parte, è fatta di scale e tetti saliti per verificare la sicurezza degli edifici; dall’altra, ha il volto dell’ospitalità, allestita per offrire rifugio a quanti si sono visti costretti a lasciare la propria abitazione. Alle famiglie accolte sotto il tendone di Sant’Orfeto si aggiungono le quattro che hanno trovato una sistemazione nel nostro vecchio Seminario. Altre per paura hanno preferito passare la notte in macchina. Lungo la strada che attraversa Pierantonio – chiusa poco prima di arrivare alla chiesa – le persone guardano in silenzio le proprie case. Chi alza lo sguardo lo posa sul campanile, che le scosse hanno fatto ruotare e di cui si teme una possibile caduta. A Cenerente il danno probabilmente è ancora maggiore. Vi si aggiungono le chiese di Capocavallo, Rancolfo, Coltavolino, Prugneto, Pian d’Assino: in questi borghi il terremoto le ha rese inagibili, causandone la chiusura. In condizioni migliori appare l’Abbazia di Montecorona, per cui rimane la possibilità di celebrare nella cripta. La struttura del Villaggio Santa Caterina tutto sommato ha retto bene; sugli ospiti pesano piuttosto le conseguenze del terremoto, in termini di timore e d’insicurezza. La gratitudine, oltre che ai Vigili del Fuoco e agli uomini della Protezione civile, va agli operatori e ai volontari della Caritas, ai vicari e ai responsabili dell’Ufficio Tecnico della nostra diocesi. Alla luce del sopralluogo effettuato da questi ultimi, lunedì potranno riaprire le scuole paritarie. In questa terza domenica di Quaresima ricordiamo nella preghiera le comunità segnate dal sisma, i loro parroci, i diaconi, gli animatori: possano sperimentare, insieme al dolore, la nostra vicinanza solidale e affrontare con coraggio, dignità e fede anche questa prova.
don Ivan, Vescovo

Perugia: Chiuse al culto, per inagibilità o per motivi precauzionali, alcune chiese dell’Archidiocesi a seguito del sisma del 9 marzo

Dopo le scosse di terremoto registrate nelle ultime 24 ore nell’Alta Umbria, sono in corso i sopralluoghi da parte degli enti civili e religiosi preposti in materia per accertare eventuali danni a chiese ed edifici dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, in particolare nella zona dell’epicentro dell’evento sismico, tra i comuni di Umbertide e Perugia.

La chiesa parrocchiale, la canonica e il campanile di Pierantonio (Umbertide) sono risultati inagibili con conseguente chiusura al culto dopo aver riscontrato lesioni importanti delle parti strutturali. Così anche le chiese parrocchiali di Sant’Orfeto e di Rancolfo (Perugia), inagibili. Mentre la struttura di accoglienza “Villaggio Santa Caterina” e la chiesa parrocchiale di Solfagnano e di La Bruna (Perugia) sono agibili.

Nella piccola chiesa della Madonna della Neve di Pian d’Assino (Perugia) sono state evidenziate lievi lesioni con distacco d’intonaco ed è stata chiusa al culto a livello precauzionale.

Simile situazione è stata rilevata nella millenaria abbazia-basilica minore di San Salvatore in Montecorona di Umbertide, dove sono visibili delle lesioni con distacco d’intonaco della volta centrale in due punti, al di sopra del presbiterio e dell’altare e della navata, con conseguente inagibilità momentanea del luogo di culto.

Il complesso parrocchiale di Cenerente (Perugia) , chiesa, canonica ed appartamenti, sono stati dichiarati inagibili. Alcune delle famiglie ospitate al loro interno vengono accolte in strutture diocesane.

Ulteriori sopralluoghi sono in corso in altre parrocchie ed edifici dell’Archidiocesi.

Frammenti di speranza: ai Musei Vaticani, presentazione del restauro della croce dipinta dell’Abbazia di S. Eutizio.

Venerdì 3 marzo 2023 viene inaugurata nei Musei Vaticani la mostra curata da Anna Pizzamano “Frammenti di Speranza. La ricostruzione della Croce dipinta dell’Abbazia di S. Eutizio”: un progetto espositivo realizzato in collaborazione con l’Archidiocesi di Spoleto-Norcia e che mira a presentare al pubblico dei Musei del Papa la mirabile ricostruzione, all’indomani dei terribili eventi sismici, del Crocifisso ligneo di Nicola di Ulisse da Siena (1442-1477), gravemente danneggiato nel crollo dell’Abbazia di S. Eutizio a Preci a seguito dei terremoti del 2016.
Nella Sala Conferenze dei Musei Vaticani alle ore 16.30 interverranno: il cardinale Fernando Vèrgez Alzaga, L.C., Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia; Barbara Jatta, Direttore dei Musei Vaticani; Anna Pizzamano, Reparto per l’Arte Bizantino-Medievale; Francesca Persegati, Responsabile del Laboratorio Restauro Dipinti e Materiali Lignei.

L’esposizione dell’opera dà il via formale ai 100 anni di attività dei Musei del Papa. Dopo il Reliquiario di San Galgano, restituito all’ammirazione della comunità di Siena, la Pinacoteca Vaticana torna dunque ad accogliere nella Sala XVII un altro prezioso manufatto, questa volta scelto tra le opere danneggiate in Valnerina dal terremoto del 2016, e restaurato grazie al corale e certosino intervento degli specialisti dei laboratori dei Musei Vaticani.
Un restauro complesso. Furono ben trentatré i frammenti del Crocifisso ritrovati tra le macerie dagli addetti della Protezione Civile e dai restauratori dei Musei Vaticani che, in momenti diversi, intervennero sul posto per il recupero dei beni artistici. A più di 6 anni da quell’infausto 30 ottobre 2016, la Croce di Sant’Eutizio sarà per la prima volta nuovamente visibile ai visitatori e pellegrini grazie all’intervento multidisciplinare e sinergico del Gabinetto di Ricerche Scientifiche applicate ai Beni Culturali e del Laboratorio di Restauro Dipinti e Materiali lignei che, con questa esposizione, dà il via formale alle celebrazioni per il centesimo anniversario di attività.

Il ritorno in Diocesi. Questa estate l’opera, così restaurata e “rinata”, partirà poi alla volta di Spoleto per essere esposta nella Basilica di Sant’Eufemia, in attesa che possa far ritorno definitivamente nel complesso abbaziale dove sono stati avviati gli interventi di ricostruzione della chiesa.

Tutte le info sull’opera e le foto
https://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/eventi-e-novita/iniziative/Eventi/2023/museums-at-work-restauro-croce-san-eustizio.html

Video
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Perugia – la lettera per la Quaresima dell’arcivescovo Maffeis al Clero e alla comunità diocesana. «Una Chiesa che non cessa di farsi lievito nella comunità degli uomini”

Lettera per la Quaresima di mons. Ivan Maffeis rivolta al Clero e alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve, viene diffusa oggi, 22 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, giorno di inizio del cammino quaresimale in preparazione alla Pasqua.
Monsignor Maffeis, nel suo scritto, raccoglie la preoccupazione di non pochi sacerdoti e lo fa esternando quanto gli ha confidato un parroco: «La gente ci vuol bene, vede quello che facciamo per essere disponibili, anche col nostro andare casa per casa per le benedizioni; ci fa entrare volentieri, ma si direbbe che a rimanere fuori spesso sia proprio la fede…».
Altra riflessione l’arcivescovo la dedica all’arte nell’essersi «ispirata all’esperienza cristiana e, a sua volta, abbia contribuito a plasmare il mondo spirituale di ciascuno». Maffeis lo fa nel ricordare la partecipata cerimonia dei cento anni del Museo diocesano dello scorso 17 febbraio, sottolineando che «se la pratica della fede è in crisi, alcuni edifici e contesti continuano a rappresentare eloquenti testimonianze di identità, di appartenenza, di affezione”, offrendo “con cui leggere la nostra condizione e la nostra relazione con Dio e con gli altri».
«È l’ascesi a cui ci richiama il cammino quaresimale – scrive l’arcivescovo –. Papa Francesco ci esorta a percorrerlo insieme, Chiesa pellegrina nel tempo, radicata nella tradizione e al tempo stesso aperta verso la novità. Ci indica nell’ascolto e nella fiducia due gli atteggiamenti di fondo, entrambi indispensabili nel metodo e nello stile ecclesiale: consentono di “non lasciar cadere nel vuoto la Parola di Dio, che ci viene offerta nella liturgia e nei fratelli, soprattutto nei volti e nelle storie di coloro che hanno bisogno di aiuto”; ci liberano da distrazioni, pigrizie e indifferenza; ci allargano lo sguardo, rendendoci partecipi di quanto accade: la persecuzione che colpisce la Chiesa in Nicaragua, l’intolleranza omicida del regime iraniano, la guerra d’invasione che da un anno martella il popolo ucraino, la tragedia che ha colpito Siria e Turchia (ai terremotati destineremo le offerte di domenica 26 marzo)».

«Iniziare questo tempo di conversione è grazia». È il richiamo di monsignor Maffeis nel terminare la sua lettera, sottolineando che – questa grazia – «per non disperderla, può aiutarci l’assunzione di un impegno concreto a qualche gesto di bontà nascosta, di preghiera silenziosa, di perdono gratuito, di lascito testamentario (come ci esorta la campagna della Caritas). Sono segni che ci rinnovano interiormente; sono la via di una Chiesa che, mentre coglie il messaggio delle pietre del passato, non cessa di farsi lievito nella comunità degli uomini».