Il Rettore del Seminario regionale di Assisi nominato Vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

Mercoledì 3 maggio 2023 Papa Francesco ha nominato don Andrea Andreozzi, Rettore del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, Vescovo di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola.
«Accogliamo con gioia questa nomina», afferma mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu). «Mentre esprimiamo ammirazione e viva gratitudine per il prezioso servizio svolto nella formazione dei candidati al presbiterato – prosegue il presule –, accompagniamo in preghiera la nuova missione affidatagli dal Santo Padre e gli auguriamo un fecondo ministero episcopale».
Nato il 25 agosto 1968, presbitero dell’Arcidiocesi di Fermo, ha mosso i primi passi da sacerdote nella parrocchia di Monte Urano, poi ha perfezionato gli studi all’Almo Collegio Capranica di Roma, quindi è stato per 13 anni parroco della parrocchia di S. Pio X a Marina Picena di Porto S. Elpidio, infine nel maggio 2020 la nomina a Rettore del Seminario regionale di Assisi. È docente di Sacra Scrittura e Lingue Bibliche.

Perugia – presentazione alla stampa del “Rendiconto 2021 dell’8xMille alle Diocesi dell’Umbria”

Sarà presentato a Perugia, presso il Teatro parrocchiale dell’Oasi di Sant’Antonio (via Canali), sabato 6 maggio, alle ore 11,15, nel corso del 6° Convegno regionale del Sovvenire, il “Rendiconto 2021 dell’8xMille delle Diocesi dell’Umbria. I progetti, le opere, i benefici per le comunità”, a cura della Conferenza episcopale umbra (Ceu).

La presentazione si terrà in conferenza stampa – in presenza – a cui interverranno il vescovo delegato per il Sovvenire e vice presidente della Ceu, mons. Ivan Maffeis, il responsabile nazionale del Sovvenire della Cei, Massimo Monzio Compagnoni, e il coordinatore del Sovvenire per l’Umbria, il diacono Giovanni Lolli.

Il 6° Convegno, i cui lavori inizieranno alle ore 9,45 e termineranno alle 12,30, vedrà la partecipazione degli incaricati diocesani e dei referenti parrocchiali delle otto diocesi umbre. Per quanti parteciperanno sarà un’occasione di “riflessione sui valori del Sovvenire” anche alla luce del difficile periodo della pandemia da Covid-19. Periodo che ha visto la Chiesa, attraverso i suoi organismi pastorali e socio-caritativi, impegnata a non fare mancare il sostegno a realtà comunitarie, a singoli e a famiglie in difficoltà. Alcune stime, purtroppo, danno in calo, a partire dal 2024, i fondi dell’8xMille alla Chiesa cattolica, a seguito delle gravi ripercussioni della pandemia con diminuzione del gettito IRPEF e delle firme. Da ricordare che questi fondi, oltre a sostenere opere di carità, sono destinati al culto e alla pastorale (esercizio e cura delle anime e scopi missionari), all’edilizia e beni culturali e al sostentamento del Clero e alle sue attività pastorali e socio-caritative.

Il Consiglio pastorale regionale delle Chiese dell’Umbria. “Minoranza con uno slancio evangelizzatore”

Dopo la costituzione della Segreteria pastorale regionale (autunno 2022), la Conferenza episcopale umbra (Ceu), in attuazione delle indicazioni emerse dalle ultime due Assemblee ecclesiali regionali (ottobre 2019 e maggio 2022) e in vista di una terza (autunno 2023), ha dato vita al Consiglio pastorale regionale delle Chiese dell’Umbria, riunitosi per la prima volta, il 29 aprile scorso, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi, con l’intento di dare più slancio al cammino anche sinodale ripreso dopo la pandemia.
Di questo nuovo organismo ecclesiale, coordinato da don Giovanni Zampa, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno e responsabile della Segreteria pastorale regionale della Ceu, fanno parte i coordinatori delle Commissioni e Servizi pastorali regionali, i segretari dei Consigli diocesani Presbiterale e Pastorale di ciascuna Diocesi e i membri della stessa Segreteria pastorale regionale.
Alla prima riunione erano presenti più di trenta membri, diversi dei quali sono intervenuti dopo aver ascoltato il messaggio dell’arcivescovo presidente della Ceu, mons. Renato Boccardo, non presente per un imprevisto improrogabile impegno pastorale all’estero, e la relazione del coordinatore incentrata sul risultato del questionario inviato nelle scorse settimane a ciascun coordinatore di Commissione e Servizio Ceu.
Privilegiare le relazioni. Gli intervenuti hanno messo in risalto sia le “criticità” e le “difficoltà” di una Chiesa alle prese con una società sempre più secolarizzata, sia le “positività” e le “vivacità” che contraddistinguono le comunità diocesane umbre sempre meno in “difesa” dei “campanili” e più interessare a costruire insieme una “azione pastorale integrata” e in “rete” per una più incisiva “opera-missione di evangelizzazione” nel territorio umbro. Concetto che è stato espresso anche dal coordinatore don Giovanni Zampa nell’evidenziare “il tema fondamentale della formazione, il ripensare l’identità delle parrocchie e delle unità pastorali”, oltre al “ruolo delle Comunicazioni sociali nella nostra regione. Soprattutto restano le relazioni – ha sottolineato il sacerdote folignate –, ovvero le persone con cui si è collaborato insieme per il bene della nostra Chiesa umbra”. Tra le “aspettative” emerse dal questionario quelle di un “piano organico della Pastorale umbra” con “progetto condiviso e programma concordato con un’organizzazione snella, non burocratica, che privilegi e usi le relazioni”. Inoltre, “promuovere una ‘Pastorale orizzontale’ (trasversale)”, che dia vita ad un maggiore “dialogo, coordinamento e collaborazione tra le Commissioni”. Il tutto per favorire una “promozione dei processi di interazione sinodale tra le Commissioni”.
Gli ambiti di azione pastorale. Sempre don Giovanni Zampa ha sintetizzato i temi suggeriti al Consiglio pastorale regionale, a partire dal “ruolo dei laici, la comunione pastorale, parrocchie e unità pastorali, formazione cristiana e presenza nei territori. Formazione iniziale e permanente del Clero. Evangelizzazione ed attuazione del cammino sinodale in corso. Educazione alla fede delle nuove generazioni (Pastorali giovanile e vocazionale), tessuto parrocchiale e associazionismo cattolico, inclusione (disabili, anziani, poveri, emarginati…), emergenza salute mentale, Pastorali della salute e familiare in stretto rapporto con la parrocchia, la carità vissuta come dimensione universale, la formazione alla comunicazione, la Dottrina sociale della Chiesa per una presenza significativa e incisiva nella nostra regione e il rapporto tra fede, cultura ed educazione attraverso la scuola e l’università”.
Il peso di una maggioranza pigra. Significativo quanto messo nero su bianco dal presidente della Ceu, mons. Renato Boccardo, nel suo messaggio al neo Consiglio pastorale regionale, esortando le sue componenti a “un cammino comune che ci pone al servizio delle Chiese della nostra regione per un rinnovato annuncio della gioia del Vangelo”. Mons. Boccardo, nel richiamarsi al passo evangelico “Non temere piccolo gregge” (Lc 12, 32), ha sottolineato che “la Chiesa appare oggi un piccolo gregge nel mondo secolarizzato; ci accorgiamo che essa ha poca influenza nella vita pubblica; constatiamo che le vocazioni scarseggiano e che i giovani fanno fatica a dedicarsi al Vangelo. Almeno in Italia siamo allo stesso tempo piccolo e grande gregge. Tanti, infatti, chiedono il battesimo, si sposano in chiesa, vogliono i funerali religiosi; gli stessi edifici di culto sono visibili e alcuni anche splendidi. In questo senso la Chiesa da noi è anche una maggioranza. Se però andiamo a fondo, la realtà è diversa: è ridotto il numero di quanti partecipano regolarmente alla Messa domenicale; l’influenza pubblica dei pronunciamenti della Chiesa è scarsa, soprattutto sul terreno morale; pochi i cristiani che si impegnano veramente, nelle parrocchie e nei gruppi, a testimoniare il Vangelo. C’è una minoranza impegnata e motivata che porta il peso di una maggioranza pigra… La Scrittura ci suggerisce un’altra strategia: pochi o molti che siamo, dobbiamo affidarci a Dio e godere della sua chiamata e delle sue promesse, guardando con realismo alla nostra situazione, cogliendo le sfide e i pericoli, ma anche le occasioni provvidenziali che porta con sé”. Ed è anche per questo che il presidente della Ceu, avviandosi alla conclusione, ha scritto: “l’essere minoranza deve generale uno slancio evangelizzatore” (cfr. Evangelii gaudium, 222-225).

Riccardo Liguori
coordinatore Commissione Ceu per le Comunicazioni sociali

Bevagna: la chiesa della Madonna della Valle è ora Santuario dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. Lo ha stabilito un decreto dell’arcivescovo Renato Boccardo.

Una giornata storica e densa di emozioni per la comunità di Bevagna quella di lunedì 1° maggio 2023, festa di S. Giuseppe lavoratore: la chiesa della Madonna della Valle, infatti, è Santuario dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia. Ciò è stabilito dal decreto n. 12207/A/23 dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo, che è stato letto dal parroco don Claudio Vergini all’inizio della celebrazione eucaristica presieduta dallo stesso Presule. Hanno concelebrato, oltre al parroco di Bevagna, don Giovanni Cocianga parroco di Gualdo Cattaneo e Pomonte e don Emo Moretti, cpps, parroco emerito di Bastardo di Giano dell’Umbria. Tantissimi i fedeli presenti, tra cui il sindaco Anna Rita Falsacappa.
Il decreto dell’Arcivescovo: “Accogliendo volentieri la richiesta del Rev.do don Claudio Vergini, Parroco di San Michele Arcangelo in Bevagna, e dei numerosi fedeli che trovano nella Vergine Maria venerata nella chiesa della Madonna della Valle sicuro sostegno e conforto, avendo raccolto numerose testimonianze circa la devozione mariana che vede durante tutto l’anno la presenza ininterrotta di pellegrini e devoti e colà raccoglie grande folla specialmente nei giorni della festa, 1° maggio e 15 agosto, a norma dei canoni 1230-1234 del Codice di Diritto Canonico, attribuiamo alla chiesa della Madonna della Valle sul monte di Bevagna il titolo e la dignità di Santuario diocesano stabilendo nel contempo che ne sia Rettore il Parroco pro tempore di San Michele Arcangelo in Bevagna».
Omelia dell’Arcivescovo. «Siamo qui con Maria, a lei affidiamo gioie e speranze, fatiche e dolori. La gente di queste vallate ha edificato questa chiesa per avere un luogo dove sentirsi a casa, dove stare con Maria, la madre di Gesù. La sua maternità è garanzia di protezione, di consolazione e di sicura speranza. Ciò è possibile perché continua a donarci, a generare, il figlio Gesù attraverso la Parola e il pane dell’Eucaristia. Venire pellegrini qui al Santuario della Madonna della Valle, allora, è voler accogliere la presenza di Maria nelle nostre case. Questi muri parlano, sono testimoni di una lunga teoria di fede e devozione alla Vergine che si prende cura di tutti noi e del nostro bene e che ogni giorno ci ricorda: fate quello che Lui vi dice. Questo luogo – ha proseguito mons. Boccardo – è luogo della memoria e del ricordo: veniamo qui per accogliere un messaggio, per tendere l’orecchio. Cosa dice oggi la Vergine a me, alla mia famiglia, alla mia parrocchia, alla mia comunità civile? Veniamo qui per fare silenzio ed ascoltare quella parola che la Madre vuole dirci per il nostro bene. Qui c’è sempre una madre che aspetta, che parla, che ascolta».
Il ringraziamento del parroco don Claudio Vergini. «Grazie Eccellenza per questo dono che ha fatto non solo alla comunità di Bevagna, ma a tutta la nostra Archidiocesi. È un impegno grande, ma lo porteremo avanti. Ringrazio tutti voi presenti in modo così numeroso, il Sindaco, il coro, le forze dell’ordine. Ma permettetemi una menzione particolare a Mauro e Laura: grazie per la vostra fede e la vostra semplicità nel custodire questo santuario e aprirlo nei fine settimana. Nel mese di maggio – ha concluso don Claudio – ogni sabato ci ritroveremo qui per la recita del rosario e la Messa con una intenzione di preghiera speciale: per la nostra Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia e per le vocazioni al sacerdozio».
Il ringraziamento del sindaco Anna Rita Falsacappa. «Ringrazio il nostro Vescovo per questo dono meraviglioso che ha fatto a questo luogo e a tutti i credenti che vengono qui a pregare la Vergine Maria. In grande sinergia con la Diocesi abbiamo prima recuperato e riaperto la chiesa, da qualche tempo abbiamo portato in essa l’energia elettrica, abbiamo ultimato i lavori nel centro per l’accoglienza dei pellegrini ad essa adiacente, a breve riusciremo a mettere anche l’illuminazione esterna e il sistema di video sorveglianza. Abbiamo poi ulteriormente sfondato il pozzo esistente e abbiamo trovato una buona vena d’acqua e questo ci ha permesso di poter realizzare i servizi igienici e siamo intenzionati anche a realizzare una bella fontana esterna. Il Vescovo, poi, ha annunciato anche il restauro degli affreschi presenti nel catino absidale e questo va a completare gli ottimi intenti che ci troviamo ad avere su questo Santuario».
Il Santuario della Madonna della Valle ha origine antichissime. La prima chiesa fu eretta nel XIII secolo, ma andò presto in rovina e se ne perse la memoria. Nel 1544 fu ricostruita dalle fondamenta. Nuovamente abbandonata, nel 1934 venne ricostruita grazie all’opera tenace dei devoti, in particolar modo di Pierino Stortini (1866-1944). Il terremoto del 1997 la lesionò in modo serio, tanto che più volte si è parlato di una possibile demolizione e ricostruzione più a valle, in quanto costruita su un terreno geologicamente pericoloso. Grazie alla sinergia tra il Comune e la Diocesi, in modo particolare tra il sindaco Falsacappa e l’arcivescovo Boccardo, si è avviato un percorso di studio e di progettazione per recuperare il santuario là dove gli antichi lo avevano edificato. Finalmente, il 5 settembre 2021 mons. Boccardo celebrò la dedicazione della chiesa e ne consacrò l’altare. Dal 1° maggio 2023 è Santuario dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia.

Decreto Arcivescovo erezione Santuario Madonna della Valle

Perugia – “Profezia di una presenza”. La comunità diocesana in assemblea per ripensare il suo essere Chiesa, il 26-27 maggio, presso l’Opera Don Guanella

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si ritroverà, il 26-27 maggio 2023, presso l’Opera Don Guanella-Centro Sereni in Montebello, a vivere la sua Assemblea ecclesiale indetta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, dal titolo: “Profezia di una presenza”. Sarà un’occasione, annuncia il vicario episcopale per la Pastorale, don Simone Pascarosa, “per riprendere il percorso insieme al nostro nuovo pastore e per discernere le ‘vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni’ (EG 1)”, iniziando da “quali debbano essere le priorità per la nostra diocesi e conseguentemente come ripensare il nostro essere Chiesa alla luce delle belle esperienze che lo Spirito Santo suscita ed ha suscitato nelle nostre comunità”.

Ad aiutare con i loro interventi quanti prenderanno parte a questa due-giorni di discernimento ecclesiale, saranno Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Azione cattolica, pedagogista e studiosa di temi legati alla condizione dei laici cristiani nella società e nella Chiesa, e don Giovanni Zampa, teologo e biblista, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno e coordinatore della Segreteria pastorale regionale della Ceu.

Non è un caso che l’Assemblea ecclesiale diocesana si tenga presso l’Opera don Guanella di Perugia, una delle realtà-simbolo della Chiesa e della comunità cristiana in cui si pratica la carità ai fratelli e alle sorelle maggiormente sofferenti nel corpo e nello spirito, che più di altri incarnano il volto di Cristo.

“Sarà un incontro aperto alla partecipazione di tutti e di concreto discernimento ecclesiale col metodo sinodale – prosegue don Simone Pascarosa nel suo annuncio – che stiamo imparando in questi anni. Quanto emergerà dalla due-giorni assembleare sarà ulteriormente elaborato nel periodo estivo, per comunicare, nel prossimo autunno, a tutta la comunità diocesana le conclusioni del lavoro fatto”.

All’Assemblea, i cui lavori si svolgeranno venerdì 26 (dalle ore 15 alle 19) e sabato 27 (dalle ore 9 alle 14), prenderanno parte tutti i fedeli che vorranno vivere l’esperienza assembleare insieme ai componenti dei Consigli Pastorale e Presbiterale diocesani, ai membri della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali e ai due delegati per ciascuna delle 32 Unità pastorali dell’Archidiocesi di cui uno dovrà essere un giovane di età compresa tra i 20 e i 35 anni; delegati che vivono una concreta esperienza di Chiesa e che possano condividere in assemblea le esperienze più significative delle parrocchie. Tutti loro saranno chiamati, nelle prossime settimane, a partecipare ad un incontro sinodale promosso nella propria Zona pastorale iniziando a lavorare sui temi assembleari.

Per tutte le informazioni e come partecipare all’Assemblea ecclesiale, consultare il sito internet diocesano al link: www.diocesi.perugia.it/assemblea2023 , dove è possibile compilare il modulo di iscrizione. Le iscrizioni devono pervenire entro il prossimo 13 maggio, sia online che attraverso messaggio WhatsApp (al numero 379.2965712). Gli iscritti riceveranno via mail l’invito a partecipare al suddetto incontro sinodale pre-assembleare.

Terni – Veglia di preghiera per le vocazioni: “nella varietà delle vocazioni la missione di ogni cristiano è di annunciare il Vangelo”

Nella chiesa di San Francesco Terni si è tenuta la veglia di preghiera per le vocazioni “Un meraviglioso poliedro” presieduta dal vescovo Francesco Soddu. La comunità espressione delle diverse vocazioni nella Chiesa, capace di dar forma a un ‘camminare insieme’ che implica una valorizzazione dei carismi che lo Spirito dona secondo la vocazione e il ruolo di ciascuno. Le letture del Vangelo e di brani tratti dall’esortazione apostolica Christus vivit di papa Francesco sono stati i filo conduttore della veglia, insieme alle testimonianze di persone che hanno seguito la propria vocazione nel diaconato permanente, nella vita consacrata claustrale, di un semonarista, di un giovane che ha fatto esperienza nella Gmg, che hanno posto l’accento sull’essere discepoli, della dimensione relazionale con il Padre e con gli altri, nella varietà di doni nella chiesa-comunità che diventa la casa e la famiglia dove nasce la vocazione.
E’ seguita l’adorazione eucaristica e la preghiera per tutti coloro che sono alla ricerca e in cammino verso la vita consacrata o al ministero ordinato, per i fidanzati e le famiglie.

Perugia – la Domenica di Pasqua celebrata dall’arcivescovo Ivan Maffeis con la popolazione colpita dal terremoto del 9 marzo.

Tanti i volti di giovani e adulti segnati dalle lacrime e dalla commozione la Domenica di Pasqua, per la casa che non c’è più, per il lavoro divenuto ancora più precario a seguito del terremoto, che, esattamente un mese fa, il 9 marzo, ha messo a dura prova i centri abitati dell’Alta Umbria, al confine tra i comuni di Perugia ed Umbertide. È il clima che ha avvolto le comunità di Pierantonio e Sant’Orfeto nel giorno della festa più importante della cristianità, la Risurrezione del Signore. Ed è per questo che l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Ivan Maffeis ha voluto celebrare la Pasqua con la popolazione ferita dal recente sisma. È ritornato domenica mattina 9 aprile a Sant’Orfeto dove ha celebrato l’Eucaristia pasquale insieme al parroco dell’Unità pastorale di Pierantonio-Sant’Orfeto, don Anton Sascau, alla presenza di numerosi fedeli e dei rappresentanti delle Istituzioni civili locali, il sindaco e vice sindaco di Umbertide, Luca Carizia e Annalisa Mierla.

Affrontare insieme le difficoltà. Il primo cittadino, nel ringraziare l’arcivescovo per l’attenzione e la vicinanza avute sin da subito per la popolazione, ha fatto sue le parole di mons. Maffeis, riguardo alla ricostruzione materiale e del tessuto sociale. “Bisogna essere fiduciosi per il futuro e stare insieme, perché, ha ragione l’arcivescovo – ha detto il sindaco –, tutti quanti insieme ce la faremo sicuramente”.

“Grazie a tutti coloro che aiutano la comunità a non disperdersi in questo memento in cui – ha commentato l’arcivescovo – sarebbe davvero il pericolo più grande. Affrontiamo insieme questo momento anche con la fiducia nella misura in cui saremo davvero insieme, Istituzioni civili e religiose, realtà sociali, produttive e famiglie. Non posso promettervi chissà che cosa, se non una presenza che cercherà di essere settimanale. Stiamo cercando anche con l’aiuto della Chiesa italiana, oltre che come Diocesi, di riaprire le chiese perché è un segno importante per i credenti e per i non, affinché questa terra torni presto a vivere in pienezza come comunità e come famiglie”.

Il dono della vita di Cristo porti un riflesso di luce. Mons. Maffeis nell’omelia ha ricordato che “la liturgia di Pasqua ci assicura che il Crocifisso è risorto e noi preghiamo perché questa comunità risorga, si rialzi. La risurrezione può sembrare la cosa più lontana, più assurda, eppure, se guardiamo nel nostro cuore, c’è una domanda di vita che chiede l’eternità. Sento che la nostra vita non è come se fossero tante foglie che un colpo di vento, un colpo di terremoto, può spazzare via. Questa fiducia l’abbiano nel cuore e la Chiesa, nel giorno di Pasqua, la proclama dicendo che nel Signore Gesù c’è la Luce anche per attraversare questo momento di buio, di pesantezza. In Cristo – ha proseguito l’arcivescovo – c’è la chiave per decifrare il mistero che è nella vita di ciascuno di noi. È un mistero tante volte di sofferenza e di resa, che cerca un po’ di luce, di pace che in Lui questa luce e questa pace c’è data. Cristo conosce la sofferenza, la solitudine”, perché “certi momenti neri della vita li ha vissuti anche Lui arrivando a gridare: ‘Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?’. Chiediamo che il dono della sua vita, della sua pace porti davvero un riflesso di luce, di vita in questa comunità, in questi paesi duramente provati. La Pasqua ci dice che la vita di ciascuno di noi, dal più piccolo al più anziano, è sacra, è preziosa e va difesa e tutelata”.

Terni – celebrazione della Pasqua di Resurrezione nella concattedrale di Narni. Mons. Soddu: “Il Risorto, come fu per la Maddalena e gli apostoli, dischiuse e spalancò la nuova pagina di una esistenza impensabile”

Celebrata la Pasqua di Risurrezione, il 9 aprile, nella Cattedrale di Narni dal vescovo Francesco Antonio Soddu. La Risurrezione del Signore è per i cristiani il giorno della nuova creazione: in Cristo fiorisce la vera vita e la speranza.
All’inizio della celebrazione con il rito dell’aspersione con l’acqua lustrale, benedetta nella veglia pasquale è stata fatta memoria del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.
«Questo è il nuovo giorno – ha detto il vescovo nell’omelia – il giorno senza tramonto, che coinvolge l’intera creazione e la riconsegna salvata al Padre. Rallegriamoci pertanto per tutto questo. Non possiamo non farlo se nelle ricerche affannate della nostra vita non avremo individuato la meta e incontrato il Risorto il quale, come fu per la Maddalena e gli apostoli, dischiuse e spalancò la nuova pagina di una esistenza impensabile, inimmaginabile: questo è il giorno che ha fatto il Signore. In questo giorno, in questa nuova creazione, come fu per l’origine del modo, il Signore dà innanzitutto la luce, ma non più semplicemente come elemento fisico, Egli da sé stesso Luce del mondo. Il Signore è la luce che vince le tenebre. Egli è la luce che illumina e dà il senso all’esistente; Egli è la luce che riscalda le fredde giornate della vita; disgela e scalda il cuore delle persone, dalle quali fa rinascere la primavera di un mondo nuovo.».
«È un giorno nuovo che non si pone semplicemente come rinnovamento, quasi una sorta di manutenzione dei giorni precedenti, passati e vecchi, quanto piuttosto l’inizio di un’autentica rinascita. Non si tratta di un’aggiunta artificiosa al calendario annuale o settimanale ma è la novità assoluta, la pienezza della vita nel nostro tempo. Spetta a noi farne tesoro ed impegnarlo esistenzialmente nell’agenda del tempo che ci è dato da vivere. La Risurrezione di Gesù invade amorevolmente la nostra vita mediante il sacramento del Battesimo, entra nella nostra povera esistenza come la luce del nuovo giorno. Attraverso di esso, per mezzo del quale siamo anche risorti, ci viene regalato il saldo di un debito incalcolabile, quello causato dal nostro peccato e che nessuno al mondo sarebbe mai stato in grado di assolvere e ripagare. Immersi nella morte e risurrezione di Cristo viviamo nel tempo orientati alle cose del cielo per poterle, attraverso la vita nuova, inserire e far germogliare nella storia, che comunque procede ed anela ad essere vivificata attraverso la presenza del Risorto nella esistenza di quanti si affidano a lui».

 

L’OMELIA DEL VESCOVO

Spoleto – Pasqua di Risurrezione. Mons. Renato Boccardo: «Dovremo prenderci cura dell’altro senza sapere bene dove questo ci porterà: lo capiremo strada facendo, e soprattutto guardando negli occhi chi di quella cura ha bisogno»

“Cristo è risorto! È veramente risorto!” Questo augurio nella giornata di domenica 9 aprile 2023, solennità di Pasqua, è risuonato in tutte le chiese del mondo: non è solo una professione di fede, ma anche e soprattutto un impegno di vita. A Spoleto l’arcivescovo Renato Boccardo ha presieduto alle 9.00 la Messa all’Hospice “La torre sul colle” di Spoleto, portando così la carezza della Chiesa a quanti sono segnati dalla sofferenza fisica, e alle 11.30 il solenne pontificale in una Basilica Cattedrale piena di fedeli. «Siate tutti benvenuti», ha detto loro il Presule. «Saluto i tanti spoletini presenti e anche i numerosi turisti che sono qui per ammirare le bellezze della nostra Città». Era presente anche il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci. La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania diretta da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi della Diocesi e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.

La celebrazione. La Pasqua di Risurrezione è il culmine della Settimana Santa e mons. Boccardo ha presieduto in Duomo le varie liturgie che hanno scandito questi giorni: la Messa Crismale con tutti i sacerdoti della Diocesi nel pomeriggio di mercoledì 4 aprile; la Messa in Coena Domini giovedì 6 aprile; l’Azione liturgica del Venerdì Santo il 7 aprile; la via Crucis la sera del 7 al Giro della Rocca con arrivo in Cattedrale: le riflessioni alle singole stazioni sono state scritte dai detenuti, dai loro familiari, dal persone del Carcere di Spoleto e dai volontari Caritas che svolgono servizio alla Casa circondariale; la Veglia Pasquale la notte di sabato 8 aprile con l’amministrazione del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia ad un uomo adulto, Bernard. E all’avvio dell’omelia del giorno di Pasqua l’Arcivescovo ha proprio sottolineato come «ciò che riviviamo oggi non è estraneo a ciò che abbiamo rivissuto nei giorni scorsi. Ne è piuttosto la prosecuzione, il frutto. La resurrezione infatti non è la rivincita sulla morte, ma lo svelamento della salvezza procurata da quella morte: l’amore infinito vissuto da Gesù con i suoi discepoli nel Cenacolo, quando aveva lavato loro i piedi e offerto il suo corpo e il suo sangue, e l’amore infinito confermato sulla croce, ora appare in tutta la sua potenza di vita. Perché l’amore, quando è autentico, genera vita».

Abbiamo bisogno delle energie del Risorto. Mons. Boccardo, poi, si è chiesto se ha un senso celebrare la Pasqua del Signore quando il modo è lacerato da guerre o quando abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le immagini strazianti viste sulla spiaggia di Cutro? «Ha senso – ha affermato l’Arcivescovo – perché, mai come in questo momento, avvertiamo il bisogno di una pace che viene dall’alto, proprio come la vita del Risorto. Mai come in questo frangente ci rendiamo conto che noi esseri umani siamo troppo piccoli per fare da soli, che abbiamo bisogno delle energie del Risorto, della sua vita, del dono della sua presenza in mezzo a noi». Poi, l’invito del Presule ai presenti ad avere cura dell’altro. «Prendersi cura – ha detto – significa agire responsabilmente laddove vediamo il male all’opera; e dovremo farlo spesso senza sapere bene dove questo ci porterà: lo capiremo strada facendo, e soprattutto guardando negli occhi chi di quella cura ha bisogno, come anche chi di quel male è causa. La fiducia nella parola folle della resurrezione dice fede in Colui che crediamo ospite delle nostre miserie e medico delle nostre malattie. Egli, sceso negli inferi che noi esseri umani non smettiamo mai di creare, proprio lì, al fondo del non-senso, ripete sommessamente il suo annuncio pasquale».

Perugia: Celebrata, in una gremita cattedrale di San Lorenzo, la Veglia pasquale. L’arcivescovo Ivan Maffeis ai fedeli: “Vivete un battesimo senza naftalina”

“Grazie a Sofia, Omar, Kamel, Eleonora, Henok e Milad: la loro scelta di ricevere il battesimo per vivere da cristiani diventa un forte richiamo per noi, che il battesimo l’abbiamo ricevuto tanti anni fa e forse l’abbiamo conservato in naftalina, come succede con certe tovaglie, talmente belle che finiscono per restare in un cassettone, inutilizzate, sempre in attesa dell’occasione buona… Da questi giovani ci viene un salutare scossone a far nostra un’esistenza pasquale, che profuma per ogni gesto d’amore, di compassione, di solidarietà, di servizio, di preghiera, di perdono e di tenerezza di cui la sappiamo arricchire”. Così l’arcivescovo Ivan Maffeis a conclusione dell’omelia, intitolata “Un battesimo senza naftalina” (testo integrale al link: https://diocesi.perugia.it/wd-document/8-aprile-2023-veglia-pasquale/), pronunciata alla Veglia pasquale, l’8 aprile, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, dove per le sue mani hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana sei giovani al termine del catecumenato.

I riti della Veglia. La liturgia battesimale è stato uno dei riti caratterizzanti la Veglia pasquale, “la madre di tutte le celebrazioni cristiane”, come l’ha definita mons. Maffeis, insieme alla benedizione del fuoco, all’accensione del cero pasquale e alla benedizione dell’acqua immergendo il cero nel fonte battesimale.

Una cattedrale gremita. È stata una Veglia pasquale molto partecipata, la prima presieduta dall’arcivescovo Maffeis dopo la sua ordinazione episcopale dello scorso 11 settembre, che ha visto concelebranti mons. Fausto Sciurpa, arciprete della cattedrale, don Calogero Di Leo, parroco del centro storico, don Fabrizio Crocioni, parroco dell’Unità pastorale di Prepo, e don Mauro Angelini, rettore della chiesa del Gesù. Ad animare la liturgia è stato il canonico sacrista don Luca Bartocci assieme ai seminaristi diocesani e la corale Laurenzia che, al termine, ha intonato l’Hallelujah dal “Messiah” di Hadel, accompagnata all’organo dal maestro Adriano Falcioni. Tra i numerosi fedeli, le comunità Neocatecumenali perugine con le vesti bianche, che hanno terminato il loro cammino, e non pochi turisti, che in questi giorni di festa soggiornano nel capoluogo umbro, gremendo la cattedrale sin dal pomeriggio del Sabato Santo per visitarla ma anche per confessarsi. Ai confessionali non si vedevano tanti fedeli in fila da prima della pandemia. Un ritorno alla fede praticata?

Rinascere nuove creature. Una cosa è certa, rivivere il battesimo per ciascun cristiano nella Veglia pasquale, è rinascere “nuove creature, che nel pane della Parola e nel pane dell’Eucaristia trovano la forza di ‘camminare in una vita nuova’”, ha evidenziato, nell’omelia, mons. Maffeis. Riflettendo sulla “notizia sconvolgente di un evento che riapre tutti i giochi”, la risurrezione di Cristo, questa, ha commentato l’arcivescovo, “diventa la chiave di lettura di tutto. Nel buio che ci avvolge, Lui è la luce, come abbiamo cantato accogliendo il simbolo del cero; in Lui le pagine della Sacra Scrittura che abbiamo meditato trovano pienezza e ci coinvolgono nelle grandi opere che Dio ha compiuto per il suo popolo, per la Chiesa, per l’intera umanità”.

Attesa che trova compimento nel Cristo. Mons. Maffeis, prima ancora, ha richiamato i fedeli all’annuncio che “Gesù Crocifisso è risorto dai morti’; un annuncio, ha precisato, “non facile né da comprendere né da esprimere a parole, tanto è sorprendente. Eppure, è un annuncio che incontra la domanda più forte che ci portiamo dentro: come scrive Nietzsche, ‘ogni desiderio reclama eternità, profonda eternità’. Sì, ‘tutta la vita chiede l’eternità’. Più che una speranza, è una necessità, diversamente, la vita resterebbe un conto che non torna, un’incompiuta”. Al riguardo l’arcivescovo ha raccontato la sua esperienza vissuta il mattino del Venerdì Santo (7 aprile) all’Hospice di Perugia, dove, ha raccolto “questa urgenza nella voce spezzata di una donna, nei giorni scorsi è morto il fratello. Nello smarrimento che la morte porta con sé, questa donna avvertiva con chiarezza che suo fratello non poteva essere stato semplicemente cancellato, quasi fossimo foglie che il vento del tempo o della malattia disperde… Questa attesa trova compimento nel Cristo”.