Proroga del mandato episcopale del Vescovo delle diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno monsignor Domenico Sorrentino

Con una lettera a firma del nunzio apostolico in Italia, Emil Paul Tscherrig, il Santo Padre ha comunicato a mons. Domenico Sorrentino vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, che il suo mandato è prorogato per i prossimi anni. Monsignor Domenico Sorrentino aveva compiuto il 16 maggio scorso i 75 anni e, in conformità a quanto dispone il codice di diritto canonico, aveva presentato al Santo Padre la sua rinuncia dichiarando la piena disponibilità a qualunque superiore decisione. Nella lettera rivolta a mons. Sorrentino, il Nunzio precisa che si “proroga il suo governo di due anni, alla fine dei quali si valuterà l’opportunità di un coadiutore”. È stato lo stesso vescovo a dare la comunicazione, giovedì 15 giugno alle ore 12, nella Sala della Spogliazione del palazzo Vescovile ai rappresentanti degli uffici di Curia, dei presbiteri e diaconi, dei religiosi, e delle autorità civili delle due diocesi. Nell’occasione ha dichiarato la sua gratitudine al Santo Padre per questo ulteriore atto di fiducia nei suoi confronti, esprimendo la sua lode a Dio e la sua gioia per la possibilità che gli viene offerta di servire ancora le diocesi a lui affidate in questo arco di tempo che coinciderà con eventi importanti quali il giubileo della Chiesa universale del 2025 e il centenario francescano che avrà il suo culmine nel 2026.

Spoleto – Solennità del Corpus Domini – L’arcivescovo Boccardo: «Mentre porto tra le mani Gesù eucaristia, penso: in realtà è lui che porta me, che mi sorregge, è lui che mi guida».

Nella festa del Corpus Domini gli occhi e la riflessione si fissano sul segno del pane, presenza eucaristica di Gesù Cristo, centro, fonte e culmine della vita della Chiesa e della sua missione. È una delle solennità più sentite a livello popolare e in genere si accompagna ad una processione con Gesù Eucarestia che percorre le strade dell’uomo. A Spoleto, nell’825° anniversario di dedicazione della Cattedrale di Spoleto, domenica 11 giugno 2023 è stata celebrata questa solennità con la liturgia eucaristica in Duomo presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo e poi la processione fino alla Basilica di S. Gregorio Maggiore. Quest’anno, in occasione del Giubileo della Cattedrale, la celebrazione ha assunto ancora di più i caratteri della diocesanità: nel pomeriggio, infatti, non si sono tenute altre celebrazioni eucaristiche sul territorio, così da permettere ai presbiteri e ai fedeli di unirsi al Vescovo in preghiera. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e da tanti ministranti coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.

Omelia dell’Arcivescovo. «Facendoci abitare in Gesù – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – e facendo abitare Gesù in noi, l’Eucaristia ci permette di vivere come lui ha vissuto, cioè come figli del Padre, di compiere le scelte da lui compiute, di amare come lui ci ha amato e ci ama, di servire il prossimo come lui lo ha servito, e anche di morire come lui è morto. E ci impegna ad edificare su questa terra una società dove regnino la giustizia, la concordia, la verità dei rapporti umani, la capacità di amarsi, di perdonarsi, di suscitare solidarietà». E questo senza paura delle sfide che il tempo attuale presenta e senza nostalgia di un passato che non c’è più. Anche a livello pastorale-ecclesiale, ha sottolineato l’Arcivescovo: «Lo Spirito Santo che è forza unitiva d’amore della comunità è nello stesso tempo forza espansiva d’amore della comunità verso il mondo intero, nei confronti del quale essa si riconosce sempre debitrice dell’annuncio evangelico. In una società ormai chiaramente post-cristiana, non è più tempo di aggiustamenti ma di offrire alle persone una reale esperienza di Cristo. E questo ci impone di pensare e realizzare in modo nuovo la nostra presenza e la nostra azione. Riascoltiamo le parole che il Papa ci ha detto nel corso dell’udienza del 20 maggio scorso: “Rinnovare la pastorale richiede scelte, e le scelte devono partire da ciò che più conta. Non abbiate paura di aggiornare le modalità dell’evangelizzazione … per passare da una pastorale di conservazione, dove ci si aspetta che la gente venga, a una pastorale missionaria, dove ci si allena a dilatare il cuore all’annuncio, uscendo dalle “introversioni pastorali”». Il Presule ha concluso la sua omelia consegnando ai numerosi fedeli presenti alcune domande su cui riflettere: «Mentre il Giubileo della Cattedrale vuole approfondire e confermare in noi l’appartenenza e l’amore alla Chiesa diocesana, di fronte al mistero eucaristico ci chiediamo: lasciamo entrare nella nostra vita la forza dell’Eucaristia? Permettiamo all’Eucaristia che celebriamo di plasmarci come un solo corpo, bandendo da noi “ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni genere di malignità” (Ef 4, 31)? Abbiamo la consapevolezza che il Signore deve essere al principio di ogni nostro agire e di ogni nostro operare? Abbiamo la certezza che Colui che ha dato tutto per noi dà ancora se stesso a noi in questa celebrazione?».

La processione. Dopo la comunione, è partita la processione eucaristica fino alla Basilica di S. Gregorio in Piazza Garibaldi, passando nelle vie dove gli uomini e le donne vivono e lavorano, tra le case dove c’è gioia e sofferenza. «Il Pane vivo disceso dal cielo – ha detto l’Arcivescovo – ci sostiene, ci fa camminare e ci invita a seguirlo anche per le vie della città. Spesso, mentre porto tra le mani Gesù eucaristia, penso: in realtà è lui che porta me, che mi sorregge, è lui che mi guida. Gesù eucaristico è la forza della nostra vita, la luce del nostro cammino; Egli ci conduce, è con noi, non ci abbandona in luoghi deserti (cf Sal 23), è per noi acqua viva (cf Gv 4, 10). Perché non c’è soltanto una vita da garantire, ci sono le ragioni della vita da ritrovare». Sotto il portico della Cattedrale, in Piazza Duomo e dinanzi la Basilica di S. Gregorio sono state realizzate delle infiorate per rendere onore a Gesù eucarestia.

Perugia – Solennità del Corpus Domini. La processione molto partecipata e preghiera comunitaria anche per le Istituzioni del capoluogo umbro, «presidi di convivenza civile». L’arcivescovo Maffeis: «Il frutto dell’Eucaristia, oltre che individuale, è squisitamente sociale…”

«Grazie a ciascuno di voi un frammento dell’Eucaristia è arrivato sulle strade di questa nostra città e ha toccato anche tanti altri cuori. Grazie davvero e il Signore vi benedica e vi custodisca sempre». Cosi dell’arcivescovo Ivan Maffeis, nella basilica di San Domenico di Perugia, domenica 11 giugno, Solennità del Corpus Domini, al termine della processione con il Santissimo per le piazze e le vie principali del centro storico, rivolgendosi ai numerosi fedeli e a quanti si sono adoperati per l’organizzazione di questa solenne celebrazione svoltasi nella sua pienezza dopo tre anni di pandemia. 

Molto partecipata ed animata è stata la processione con il Santissimo aperta da una numerosa delegazione del “Gruppo costumi tradizionali” del Comune di Terragnolo, in provincia di Trento, terra di origine dell’arcivescovo Maffeis. A seguire i rappresentanti in costume d’epoca di “Perugia 1416”, degli ordini Cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro e della Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello in Cattedrale. Non sono mancati neppure i bambini e le bambine con visti bianche della Prima Comunione delle parrocchie del centro storico. Significativo il raccoglimento in preghiera dell’arcivescovo con in mano il Santissimo davanti alle sedi delle Istituzioni civili del capoluogo. Un segno anche di riconoscenza ai loro rappresentanti per essere «presidi di convivenza civile, di tutela e di servizio del nostro sistema democratico», come ha sottolineato l’arcivescovo Maffeis nell’omelia pronunciata poco prima in cattedrale.

OMELIA DELL’ARCIVESCOVO IVAN MAFFEIS
Con l’Eucaristia verso le strade.
A prima vista verrebbe da dire che la festa del Corpus Domini ci porta ad andare contromano. Siamo, infatti, abituati a partire dalle nostre case per convergere in chiesa; la processione che da secoli caratterizza questa giornata va, invece, in senso inverso: dalla chiesa alle case, quindi non verso l’Eucaristia, ma con l’Eucaristia verso le strade dei nostri rioni, verso le vie della nostra città. A ben vedere, però, è proprio questa seconda direzione quella che invera e completa la prima; è quella che fa sì che il nostro venire a prendere parte all’Eucaristia non si risolva in un fatto puramente privato, ma raggiunga la sua piena efficacia nel ritorno che implica. A conferma che, oltre che individuale, il frutto proprio dell’Eucaristia è squisitamente sociale. Tutto questo è espresso anche da alcuni luoghi che qualificano la nostra processione: Palazzo del Comune e Palazzo della Prefettura, in primis.

Il mistero alto dell’Eucaristia.

Punto di partenza è questa nostra Cattedrale. L’Eucaristia che vi celebriamo ci unisce al Signore Gesù, ci fa suoi, ci rende partecipi di una vita più lunga e più bella della breve giornata terrena di ciascuno: “Io sono il pane vivo – dice Gesù –. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. È un mistero talmente alto l’Eucaristia, che non finiremo mai di contemplarlo: ci avvolge e ci supera da ogni parte. Ricevuto con fede, questo Pane ci trasforma il cuore, rafforza l’uomo interiore, ci educa al dono di noi stessi. Sì, la Chiesa celebra l’Eucaristia, ma è l’Eucaristia che ci fa Chiesa; è l’Eucaristia che fa dei molti un corpo solo, il Corpus Domini, quel corpo che siamo. Questa è la vera infiorata…

Aiuto a superare le barriere sociali. Essere Chiesa aperta.

Una comunità che si lascia plasmare dall’Eucaristia vince il pericolo di smarrirsi in quell’ateismo pratico, che spegne la vita nell’indifferenza, nella presunzione e nell’arroganza. L’Eucaristia ci porta a vivere la docilità alla Parola, l’obbedienza della fede, la creatività della carità, la capacità di non perdere la speranza, l’attenzione ai segni dei tempi, l’amore vicendevole, che supera le barriere sociali e ci rende Chiesa aperta, attraente, in cui ognuno – con la sua storia – trova accoglienza. Una Chiesa eucaristica non gioca in difesa, ma fa il primo passo, esce, va incontro, si fa prossima.

Impegno ad essere amici della città.

La nostra processione è segno di questa fede nella presenza del Cristo Risorto sotto le specie del Pane consacrato e della nostra disponibilità come Chiesa a camminare a fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (GS 1). Camminiamo con la volontà di condividere i nostri beni, a partire dalla ricchezza di una Tradizione che illumina lo sguardo e aiuta a interpretare con fiducia il presente. Con l’Eucaristia, portiamo sulle nostre strade il nostro impegno ad essere amici della città, a coltivarvi relazioni autentiche e profonde, a servire la città con serietà e onestà, considerando ogni persona degna del massimo rispetto.

Attenzione e riconoscenza per le Istituzioni.

Questo orizzonte ci rende attenti e riconoscenti nei confronti delle nostre Istituzioni, davanti alle quali la nostra processione sosterà un momento in preghiera. Comune e alla Prefettura sono luoghi-simbolo dell’intera comunità civile, presidi di convivenza civile, di tutela e di servizio del nostro sistema democratico. Nelle loro diverse articolazioni contribuiscono ad assicurare in maniera decisiva il funzionamento della città, a garanzia della dignità della persona nei suoi diritti fondamentali, sanciti dal Patto costituzionale che abbiamo celebrato la scorsa settimana nella festa della Repubblica.

Negli Ordini religiosi la storia della città. Un richiamo all’essenziale.

La nostra processione, dopo la Cattedrale e i luoghi delle Istituzioni democratiche, conosce un’ultima tappa: è la basilica di San Domenico. Non facciamo fatica a riconoscere nella vita religiosa dei diversi Ordini maschili e femminili la storia della città e un richiamo attuale per tutti a ritornare all’essenziale, ad un Vangelo vissuto nella semplicità, nella fiducia nella Provvidenza di Dio e nella fraternità con tutti.

Appello alla condivisione anche materiale per i poveri.

Concludo con l’appello che uno dei nostri religiosi mi ha fatto questa mattina: “ricordaci che il Corpus Domini ci deve portare alla condivisione anche materiale, all’attenzione per i poveri, difronte anche alle difficoltà della nostre Caritas”. L’appello è davvero a questa condivisione generosa, che può passare attraverso quell’offerta e testimoniata da gesti di attenzione di carità che appartengono alla responsabilità di ciascuno di noi.

Don Ivan Maffeis, vescovo

 

Assisi – assemblea ecclesiale: formazione necessaria sui temi della Dottrina sociale della Chiesa.

“La prima cosa che mi sembra importante è riprendere tutte le parole che mi avete detto: territorio, famiglia, comunicazione, collaborazione con l’università, coinvolgimento dei laici, informazione critica, tutte cose bellissime che però devono passare attraverso una coscienza formativa”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, al termine dell’assemblea diocesana sul tema “Carità politica” che si è svolta venerdì 9 e sabato 10 giugno alla Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. La due giorni si è articolata nella relazione di Francesca Di Maolo, direttore della Scuola socio-politica diocesana “G. Toniolo”, momenti di incontro e di condivisione e in un laboratorio in cui sono state fatte alcune proposte per il prossimo anno pastorale; proposte che a settembre, dopo opportuno discernimento, il vescovo monsignor Domenico Sorrentino offrirà all’intera diocesi.

Sull’importanza della formazione si era anche soffermata la Di Maolo, “L’amore politico – ha detto nella sua relazione di venerdì pomeriggio – è l’amore che si fa concreto ed efficiente, è l’amore che va alla radice delle cause dei dolori e delle sventure dell’uomo, affinché nessuno sia lasciato escluso, ai margini dell’abbandono. La politica che si muove dall’amore per l’uomo e la fratellanza è capace di visione”.

“Perché la formazione è così importante per l’impegno politico che è l’impegno per la comunità? L’amore per la comunità ha bisogno di una visione e una visione non si matura solo coltivando l’anima, ma coltivando il pensiero, coltivando domande che elevano il pensiero. La formazione sui temi della dottrina sociale della Chiesa sta diventando irrinunciabile”.

Terni – celebrata la solennità del Corpus Domini. Mons. Soddu: “L’Eucaristia ci riscatta da una vita spesso vuota o banale e ci riabilita totalmente ponendoci su orizzonti luminosi di speranza”.

Tantissimi fedeli hanno partecipato giovedì 8 giugno alla celebrazione diocesana della solennità del Corpus Domini, alla messa presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi e dai sacerdoti della diocesi, ed alla processione eucaristica con il Santissimo Sacramento per le vie del centro cittadino, dalla chiesa di San Francesco alla Cattedrale, in un lungo corteo di sacerdoti, confraternite delle varie zone della diocesi con i loro stendardi, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i ragazzi che hanno ricevuto l’Eucarestia per la prima volta in questo anno, i rappresentanti delle associazioni e movimenti e delle parrocchie, animata dal coro della diocesi diretto da don Sergio Rossini e dalla banda “T.Langeli” di Cesi.

La solennità del Corpus Domini è un momento importante a fine anno pastorale, in cui al centro della celebrazione è l’Eucaristia, fonte e culmine della vita della chiesa, attraverso la quale si sperimenta la comunione tra le varie realtà della diocesi, nella preghiera per i deboli, i poveri, per chiunque ha bisogno di amore e di consolazione, segno tangibile di una condivisione e partecipazione alla vita cittadina e ai suoi problemi.

«Il grande mistero del Corpus Domini è l’eucaristia, il corpo di Gesù, che ci viene data in cibo – ha detto il vescovo -. Ci salva dai nostri peccati, ci riscatta da una vita spesso vuota o banale e ci riabilita totalmente, ponendoci su orizzonti luminosi di speranza. La sua totale donazione ha necessità di dover essere da noi assimilata sia a livello intellettuale, spirituale ed anche fisico. Deve cioè toccare e permeare ogni parte del nostro essere. Deve alimentare ogni nostro desiderio di bene. Questo significa che se desideriamo la pace, come di fatto oggi più che mai tutti vogliamo, non possiamo prescindere dall’interezza del messaggio evangelico che nell’Eucaristia si fa concretezza, affinché anche la nostra vita ne diventi coinvolta del suo stesso bene. Così alimentati dal suo corpo e dalla sua carne, anche la nostra carne, il nostro corpo, in sostanza tutta la nostra vita riceverà lo splendore delle cose buone, belle, utili che, chi più chi meno, tutti ricerchiamo. Gesù imbandisce per noi un tavolo speciale, quello della vita e ci dona sé stesso. Lo scontrino, il conto che ci viene presentato alla conclusione, comprende una norma di vita sancita dalle indicazioni evangeliche: “Va e anche tu fa lo stesso” vale a dire condividete ogni dono con l’amore incondizionato e verso tutti».

Il vescovo ha anche invitato i fedeli a crescere nella comunione «Adoperiamoci con tutte le nostre energie affinché la comunione con Cristo sia veritiera nella Chiesa, ad iniziare dalle famiglie, dai movimenti, associazioni, gruppi. Allontaniamo da noi la tentazione sempre latente dei particolarismi che, curanti unicamente del proprio particolare, inevitabilmente sfociano nel mare magnum della disgregazione».

La lunga processione silenziosa, interrotta solo da preghiere e canti, si è snodata lungo le vie del centro di Terni con una sosta davanti all’edicola della Madonna del popolo in piazza della Repubblica ove c’è stata la preghiera del presidente di Azione Cattolica Luca Diotallevi per una comunità cittadina che sia capace di farsi vicina ai bisognosi e stranieri, compagna di chi lavora, e nella difesa dei diritti “donaci il gusto della libertà condivisa e la forza di lottare ogni giorno per la giustizia ed i diritti di ciascuno”. Un pensiero anche alle donne: “Gesù richiama noi uomini a riconoscere una grazia in ciascuna delle donne che incontriamo, dovunque la incontriamo: in casa, per strada, al lavoro, negli ambienti ecclesiali”.

La processione si è conclusa in cattedrale con l’adorazione eucaristica e la benedizione solenne con il Santissimo Sacramento.

Perugia – solennità del Corpus Domini. L’ultrasecolare processione per le piazze e le vie del centro

Domenica 11 giugno, alle ore 10, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, si terrà la solenne celebrazione eucaristica del Corpus Domini, da sempre molto sentita nel capoluogo umbro. Per la prima volta la presiederà l’arcivescovo Ivan Maffeis, insieme ai canonici e ai sacerdoti della città.

In processione con il Santissimo. Al termine della celebrazione il Santissimo verrà portato dall’arcivescovo in processione. Percorrerà le piazze e le vie principali del centro storico, lungo il suo percorso ultrasecolare: dalla cattedrale di San Lorenzo alla basilica di San Domenico, attraversando piazza IV Novembre, corso Vannucci, piazza Italia, viale Indipendenza e corso Cavour. Nel 2020 e 2021, in piena pandemia, non si tenne e lo scorso anno fu in “forma ridotta”, da piazza IV Novembre a piazza Italia e viceversa, lungo via Fani, piazza Matteotti, via Baglioni.

Occasione comunitaria di preghiera per la città intera è questa processione, anche per tutti coloro che sono chiamati ad operare per il bene comune. L’arcivescovo e i fedeli si raccoglieranno in preghiera davanti alle sedi delle Istituzioni civili. Partecipavano prima della pandemia alcune migliaia di fedeli insieme ai membri degli ordini cavallereschi di Malta e del Santo Sepolcro e di diverse confraternite.

Brevi cenni storici. La comunità cristiana perugina è molto legata alla solennità del Corpus Domini, istituita da papa Urbano IV, morto a Deruta il 2 ottobre 1264 e sepolto nella cattedrale di San Lorenzo. Circa due mesi prima di morire, l’11 agosto 1264, Urbano IV istituì ufficialmente questa solennità con la bolla Transiturus de hoc mundo, a seguito del “particolare miracolo eucaristico” avvenuto a Bolsena l’anno precedente di cui ricorre quest’anno il 760° anniversario. La popolarità di questa festa, che manifesta pubblicamente la fede del popolo cristiano nel Santissimo Sacramento, è cresciuta con il Concilio di Trento (1545-1563), quando si sono diffuse le processioni eucaristiche e il culto eucaristico al di fuori della Messa.

La Confraternita del Santissimo. A Perugia si ha memoria storica della processione con il Santissimo Sacramento dall’anno 1378, a seguito di un “provvedimento pubblico” delle autorità civili e religiose della città (cfr. Cronaca di P. Pellini) che stabilì anche il percorso. A partire dal XV secolo, in molte città sono sorte confraternite del Santissimo; quella perugina risale alla seconda metà del ‘400 ed è stata ricostituita nel 2016 come “Venerabile Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello in Cattedrale”; domenica 11 giugno ritornerà insieme ad altre ad animare la processione del Corpus Domini.

Perugia-Città della Pieve – nomine dei parroci e nuovi mandati di ministero

L’arcivescovo Ivan Maffeis ha provveduto ad alcuni avvicendamenti di sacerdoti e incarichi in diocesi che diverranno effettivi a partire da settembre, ed ha espresso la gratitudine ai sacerdoti e collaboratori per la risposta disponibile e generosa che hanno assicurato alla nostra Chiesa.

Alberati don Primo da parroco di Villanova viene nominato collaboratore nella medesima parrocchia.

Allevi don Nicola da parroco di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla, viene nominato parroco di San Barnaba in Perugia.

Alunni don Gianluca viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Tavernelle, Colle San Paolo, Missiano, Montali Casalini e Panicale.

Bartoccini don Luca, direttore del Centro diocesano di formazione pastorale, da canonico della cattedrale viene nominato animatore spirituale del Santuario della Madonna dei Bagni in Casalina e assistente spirituale della “Casa di preghiera Tabor” di Agello.

Becherini don Piero da parroco di Pozzuolo viene nominato collaboratore nella medesima parrocchia.

Bigini don Vittorio da vicario parrocchiale di Chiugiana, Olmo e Fontana, viene nominato parroco di San Sisto, Lacugnano e Sant’Andrea delle Fratte.

Briziarelli don Marco, direttore della Caritas Diocesana, viene nominato anche parroco dei Santi Andrea e Lucia in Cattedrale, la cui sede pastorale torna nella Cattedrale di San Lorenzo.

Buono don Francesco, parroco di Castel del Piano, diventa anche parroco di Bagnaia e Pilonico Materno.

Casini don Federico, da parroco di Pontenuovo e Brufa, viene nominato parroco di Spina, Mercatello, Castiglione della Valle e San Biagio della Valle.

Commodi don Giordano, da vicario parrocchiale di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla, viene nominato parroco di Città della Pieve e rettore del Santuario della Madonna di Fatima.

Cordis don Gheorghe Lucian, parroco di San Savino del Lago, viene nominato anche parroco di Agello.

Cristaldini padre Gabriele ofm capp. viene nominato vicario parrocchiale di Santa Lucia in Perugia.

Crocioni don Fabrizio, da parroco di Ponte della Pietra e San Faustino, viene nominato parroco di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla in Perugia.

De Paolis don Antonio da vicario parrocchiale di Rancolfo viene nominato collaboratore a San Sisto.

Di Leo don Calogero, direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano, da parroco dei Santi Andrea e Lucia in Cattedrale, viene nominato parroco di Pontenuovo e Brufa.

Di Mauro don Roberto, presidente dell’Istituto diocesano di sostentamento del clero, da parroco di San Mariano e Girasole, viene nominato rettore del santuario di Santa Maria della Misericordia in Ponte della Pietra.

Fiorini don Fabio viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Chiugiana, Olmo e Fontana.

Fiorucci don Nazzareno, parroco di Deruta, viene nominato anche parroco di Casalina e Castelleone.

Gaggia don Nicolò, oltre che parroco di Villa Pitignano, viene nominato anche parroco di Ponte Pattoli e Civitella Benazzone.

Graziani don Agostino da parroco di San Fortunato e vicario parrocchiale di San Costanzo, San Ferdinando e Santa Maria di Colle in Perugia, viene nominato collaboratore nelle medesime parrocchie.

Huaman Bustamante don Oscar da vicario parrocchiale di Prepo, Ponte della Pietra e San Faustino, viene nominato vicario parrocchiale di Monteluce, Casaglia e Santa Petronilla.

Jesuthasan don Mathy Ilamparithy da parroco di San Martino in Colle e Sant’Enea, viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Magione e San Feliciano del Lago.

Liguori don Alfonso, vicario parrocchiale di Ponte San Giovanni, Pieve di Campo e Balanzano, viene nominato anche parroco di Ospedalicchio e Collestrada.

Malatacca don Daniele da vicario parrocchiale di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia, viene nominato parroco di San Martino in Colle, Sant’Enea, San Martino in Campo, Sant’Andrea d’Agliano e Santa Maria Rossa.

Martelli don Augusto da parroco di Paciano, Vaiano e Villatrada, viene nominato parroco di Sant’Egidio, Lidarno e Civitella d’Arna.

Merlini don Marco, parroco di Castiglione del Lago e Piana, viene nominato anche parroco di Pozzuolo.

Olajide Boluwatfe don Emmanuele John da vicario parrocchiale di Marsciano, Migliano e Schiavo, viene nominato vicario parrocchiale di Ponte San Giovanni, Collestrada e Ospedalicchio.

Paoletti don Antonio, parroco di Prepo, viene nominato anche parroco di San Faustino e Ponte della Pietra.

Pascarosa don Simone, vicario per la pastorale, da parroco di Bagnaia e Pilonico Mareno, viene nominato parroco di San Mariano e Girasole.

Quaresima mons. Fabio da parroco di Chiugiana, Olmo e Fontana, viene nominato canonico della cattedrale di San Lorenzo.

Regni don Claudio, da parroco di San Sisto, Lacugnano e Sant’Andrea delle Fratte, viene nominato collaboratore delle medesime parrocchie.

Reitano don Salvatore Mauro da rettore del santuario della Madonna delle Grondici, viene nominato vicario parrocchiale di Castel del Piano, Bagnaia e Pilonico Materno.

Ricci mons. Giuseppe viene nominato collaboratore nelle parrocchie di Villa Pitignano, Ponte Pattoli e Civitella Benazzone.

Ripiccini don Daniele da parroco di Castiglione della Valle, Mercatello, San Biagio della Valle e Spina, viene nominato parroco di Paciano, Vaiano e Villastrada.

Sascau don Anton Maricel da parroco di Pierantonio, Rancolfo e Solfagnano, viene nominato collaboratore nelle parrocchie di San Martino in Colle, Sant’Enea, San Martino in Campo, Sant’Andrea d’Agliano e Santa Maria Rossa.

Sbicca mons. Orlando da parroco di Casalina e Castelleone, viene nominato canonico della cattedrale di San Lorenzo.

Scarda don Alessandro da parroco di San Barnaba in Perugia, viene nominato parroco di Santa Lucia in Perugia.

Solka don Robert, parroco di Castel delle Forme e San Valentino della Collina, viene nominato anche parroco di Villanova.

Sorbaioli don Simone, vicario generale, lascia la parrocchia di Città della Pieve e viene nominato canonico della cattedrale di San Lorenzo.

Sorci don Antonio da parroco di Sant’Egidio, Lidarno e Civitella d’Arna, viene nominato parroco di Chiugiana, Olmo e Fontana.

Strappaghetti don Simone da vicario parrocchiale di Santa Lucia in Perugia, viene nominato vicario parrocchiale di Marsciano, Migliano e Schiavo.

Yang Le don Giovanni da parroco solidale di Passignano, Tuoro e Vernazzano, viene nominato parroco di Ramazzano, Piccione e Fratticiola Selvatica.

Zaganelli don Ignazio da parroco di Santa Lucia in Perugia, viene nominato collaboratore nella medesima parrocchia.

Zampella don Raffaele da parroco di San Martino in Campo, Sant’Andrea d’Agliano e Santa Maria Rossa, viene nominato parroco di Pierantonio, Rancolfo e Solfagnano.

ALTRE NOMINE E PROVVEDIMENTI

Abu Eideh don Samy Cristiano, parroco di Ponticelli e San Litardo, inizia anche una collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia.

Biagini don Roberto, parroco di Canneto, Capocavallo, Cenerente, Pantano e Prugneto, conclude, dopo cinque anni il suo servizio di padre spirituale nel Seminario regionale di Assisi. A lui va il ringraziamento della Regione Ecclesiastica Umbra.

Cappellato don Marco, parroco di Pasignano, Tuoro, Vernazzano, San Vito del Lago e Borghetto di Tuoro, viene nominato anche animatore spirituale delle Case Caritas della diocesi.

Germini diacono Luigi e la moglie Maria Rosaria presteranno servizio pastorale nella parrocchia della cattedrale.

Marconi don Giovanni, da parroco di Ponte Pattoli e Civitella Benazzone, diventa missionario fidei donum, in Perù.

Pascolini don Riccardo, parroco di Case Bruciate, Elce e Sant’Agostino in Perugia, viene nominato vicario episcopale per i Servizi tecnici e amministrativi.

Sciurpa mons. Fausto viene nominato vicario episcopale per la cultura.

Verzini don Francesco da parroco di Ramazzano, Piccione, Fratticiola Selvatica, Bosco e Colombella, viene indicato quale rettore del Seminario Regionale Umbro di Assisi.

Terni – nomine e avvicendamenti dei sacerdoti. Don Giuseppe Zen nuovo direttore della Caritas diocesana

A conclusione del ritiro del clero di inizio giugno, sono stati resi noti dal vescovo Francesco Antonio Soddu alcuni avvicendamenti nelle parrocchie della diocesi e nei servizi pastorali diocesani per una migliore organizzazione della pastorale diocesana e delle parrocchie.

A Terni, il vescovo Soddu ha nominato don Krzysztof Jan Kochanowski parroco di San Giovanni Bosco a Campomaggiore, in sostituzione di don Marco Crocioni.

Ad Attigliano, la parrocchia di San Lorenzo martire è stata affidata, come amministratore parrocchiale, a don Donat Katawa Matala che lascia la parrocchia dei Ss. Pietro e Cesareo in Guardea.

A don Marco Crocioni, è stata affidata la parrocchia dei Ss. Pietro e Cesareo in Guardea.
Le nomine di don Marco Crocioni, don Krzysztof Jan Kochanowski, don Donat Katawa Matala, comunicate in questo periodo, consentiranno ai sacerdoti di avere il tempo necessario per i trasferimenti ed entreranno in vigore dopo aver espletato tutte le procedure necessarie.

Inoltre, a seguito delle dimissioni di don Angelo D’Andrea, il vescovo ha nominato don Jean-Pierre Kalongisa Munina, Vicario Foraneo della Forania di Narni.

Ad Amelia, don Giuseppe Capsoni è stato nominato amministratore parrocchiale di Sant’Agostino, conservando la cappellania dell’ospedale di Amelia.

Per quanto riguarda i servizi pastorali diocesani è stato nominato direttore della Caritas Diocesana don Giuseppe Zen, che succede a padre Stefano Tondelli.

Perugia – presentato il progetto “Perugino nel segno del tempo”, tutte le iniziative diocesane nel V Centenario della morte del divin pittore.

“Perugino nel segno del tempo” è il progetto dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve che valorizza, oltre l’“Isola San Lorenzo” del complesso monumentale della cattedrale, luoghi e opere, nel territorio diocesano, del “miglior maestro d’Italia” della sua epoca nel V Centenario della morte. Una Chiesa “in uscita” a livello culturale nel tutelare e valorizzare capolavori di Perugino presenti in sedici luoghi tra chiese, oratori, antiche istituzioni e collezioni museali di sette località: Perugia e Città della Pieve, in primis, ma anche Deruta, Cerqueto, Panicale, Corciano e Fontignano. Capolavori e siti storico-artistici fruibili grazie a cinquanta volontari formati dall’associazione “Frammenti” con cui l’Archidiocesi ha avviato una collaborazione per una maggiore conoscenza, tutela e valorizzazione del suo patrimonio d’arte. Ad accompagnare alla riscoperta e all’approfondimento di questi scrigni preziosi della testimonianza tangibile sul territorio del divin pittore, è la guida fresca di stampa I luoghi di Perugino tra Perugia e il Trasimeno’ (Electa, Milano 2023). Si tratta di un valido strumento per richiamare un maggior pubblico di visitatori, cittadini, turisti, studenti, famiglie…, oltre i confini umbri.

Gli intervenuti alla presentazione. La pubblicazione e il progetto “Perugino nel segno del tempo” sono stati presentati a Perugia, la sera del 4 giugno, durante l’incontro che ha visto intervenire l’arcivescovo mons. Ivan Maffeis, Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni del Perugino, di cui l’Archidiocesi è membro, Fabrizio Stazi, direttore generale della Fondazione Perugia, Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni Culturali, Francesco Vignaroli, curatore della guida, Laura Teza, professoressa di Storia dell’Arte Moderna all’Università degli Studi di Perugia, Duccio Medini e Giuseppe Magliocca presidente e vice presidente dell’associazione “Frammenti”.

Nuova lettura di opere e luoghi. Mons. Ivan Maffeis, nell’intervenire, ha detto: «Le iniziative presentate contribuiscono a farci accostare all’arte con quel sano timore di chi non si ferma ad una lettura superficiale, ma aiutato a leggere, a rispettare nuove opere nelle profondità insondabili del reale». E nel curare la prefazione alla guida, l’arcivescovo è convinto che il V centenario del Perugino è «un’occasione per riscoprire e valorizzare, attraverso il nostro patrimonio culturale, la via di una bellezza che traguarda i capolavori e non smette di interrogare le ragioni più profonde del nostro essere e del nostro andare». Si tratta, per Ilaria Borletti Buitoni, di «una lettura che non può prescindere da un’analisi e da un viaggio spirituale, perché il Perugino, nell’iconografia del sacro, ha trovato la sua massima espressione» e i progetti diocesani «sono fondamentali non solo per la loro qualità, ma perché mettono in risalto questa caratteristica artistica del grande maestro», che «deve diventare il miglior testimonial di questa regione». Fabrizio Stazi, nell’evidenziare la collaborazione della Fondazione Perugia nei vari progetti, ha auspicato che si «vada oltre questo V centenario per allargare i raggi d’azione da lasciare segni duraturi nella salvaguardia e valorizzazione del vasto patrimonio storico-artistico dell’Umbria».

L’importanza delle sinergie. A moderare gli interventi è stato Luca Nulli, membro del Comitato nazionale promotore delle celebrazioni del Perugino in rappresentanza dell’Archidiocesi, che ha sottolineato quanto siano importanti collaborazioni e sinergie tra Istituzioni in occasioni come il V Centenario della morte del Perugino, dalla Galleria Nazionale dell’Umbria al Comune di Perugia, dal citato Comitato nazionale alla Fondazione Perugia. Queste ultime due hanno contribuito alla realizzazione delle iniziative diocesane ricordate nel suo intervento dall’architetto Alessandro Polidori. Ad iniziare dal riallestimento del Museo del Capitolo della Cattedrale, avvenuto a cento anni dalla nascita (1923-2023), con nuove sale tematiche, che «dà voce alle le opere provenienti un po’ da tutto il territorio perugino-pievese».

Le iniziative del Museo della Cattedrale. Sempre all’interno di questo museo è in corso l’esposizione e il restauro dal vivo della “Pala Martinelli”, un’opera del Perugino realizzata per la chiesa di San Francesco al Prato di Perugia, di proprietà della Galleria Nazionale dell’Umbria, che rientra nella citata sinergia tra Istituzioni. Il Museo della Cattedrale, a sua volta, ha prestato alla Galleria, per la grande mostra in corso sul Perugino, la “Pala di Sant’Onofrio” di Luca Signorelli. Tra giugno e settembre sarà ospitata l’”Ascensione di Cristo” proveniente dalla Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, un’opera particolarmente significativa del Perugino perché eseguita sul modello della tavola centrale del grande polittico realizzato per la basilica di San Pietro in Perugia. A fine 2023 si terrà un’importante iniziativa, principalmente didattico-divulgativo, con l’ospitare la Bottega Artigiana Tifernate che allestirà una sorta di bottega rinascimentale impegnata nella realizzazione, in pictografia, dello “Sposalizio della Vergine”, opera centrale della mostra alla Galleria Nazionale, di proprietà della cattedrale fino alla requisizione francese del 1798. Questo incrementerà una serie di attività e servizi educativi rivolti a scuole e famiglie affinché il Museo possa aprirsi ad un pubblico più ampio, perché, come ha detto il direttore Polidori, «il nostro obiettivo è quello di parlare a tutti». Ed ha concluso ricordando il legame della cattedrale con il Perugino attraverso il Sant’Anello, venerato dai fedeli come l’anello nunziale di Maria, che portò il divin pittore a dipingere lo “Sposalizio della Vergine”.

Perugia – Assemblea ecclesiale “Profezia di una presenza”. L’arcivescovo Maffeis: “Abbiamo dato volto e voce a una Chiesa Mater e Magistra”. Ricordando don Lorenzo Milani, l’invito a “sbattere la porta da didentro”

“Penso che di cose ne abbiamo ascoltate tante e, quindi, io sono libero di non dirvi altro. Questa è la prima buona notizia”. Con tono scherzo, ma anche molto soddisfatto, l’arcivescovo Ivan Maffeis si è rivolto, al termine delle sintesi relazionate da ciascun moderatore dei 26 gruppi di lavoro, ai 260 partecipanti alla due-giorni dell’Assemblea ecclesiale “Profezia di una presenza”.
L’arcivescovo, nell’annunciare che l’Assemblea si darà appuntamento il prossimo autunno, all’inizio del nuovo Anno pastorale, dopo che in estate un gruppo ristretto elaborerà quanto è emerso durante le plenarie e nei lavori di gruppo, ha voluto concludere citando l’enciclica Mater et Magistra di Giovanni XXIII. “Una Chiesa – ha commentato – a cui abbiamo dato volto ed è maestra perché è madre. Noi sappiamo che le mamme hanno quella capacità di ascolto, di intuizione, di stare nelle situazioni ed anche di orientare. Credo che il volto della Chiesa a cui oggi, insieme, abbiamo dato anche voce sia proprio questo. Una Chiesa che è madre e grazie a questo diventa o resta, ancora e anche nel mondo di oggi maestra, nel senso che è stato ricordato, nelle sintesi delle relazioni di un paio di gruppi, la figura di don Lorenzo Milani, maestro ed educatore che oggi ne ricordiamo i cento anni dalla nascita”.

Restare fedeli alla propria Barbiana.
“È stato un uomo – ha proseguito mons. Maffeis – che ha amato i ragazzi e ha consacrato la sua vita al Vangelo, la fedeltà a loro e ha amato la Chiesa. Io mi sono innamorato di don Milani per l’amore che ha avuto per la Chiesa. Se uno va a Barbiana e si reca al cimitero, vede quella semplice tomba tra tante altre, capisce davvero quest’amore, quello di un uomo che ha avuto forza e franchezza, anche asperità in certi suoi passaggi, ma ha sempre amato la Chiesa. Don Lorenzo ci insegna che possiamo anche sbattere la porta – penso alle tante “Porte” di cui abbiamo parlato tra ieri ed oggi -, ma dobbiamo sbatterla dal didentro, non sbatterla per andarcene. Sbattiamo la porta quando serve, ma amiamo la Chiesa al punto tale di essere consegnati come don Milani a qualcosa che umanamente sembra molto piccolo, irrilevante: Barbiana. Ciascuno di noi ha una Barbiana a cui restare fedeli”. Mons. Maffeis ha concluso con un “arrivederci-augurio” che è anche un impegno di fede: “Ci vediamo questo autunno e buona festa di Pentecoste a tutti!”.

In apertura della seconda giornata (sabato 27), il teologo perugino don Alessio Fifi ha proposto una riflessione sulle “Porte dell’oppressore”, utilizzando come metafora le “porte del carcere di Erode”. Porte, ha precisato, che “rappresentano i nemici del Vangelo che vogliono impedire il suo annuncio, che la Chiesa sa ben affrontare… Un problema preoccupante, invece, è quando a non aprirsi al mondo sono le nostre ‘Porte’ per mancanza di fede e per l’incredulità verso la gioia del Risorto”.

Partendo dal concetto che “la Chiesa non è una consultazione popolare, ma un’azione spirituale voluta dallo Spirito Santo”, don Giovanni Zampa, teologo e biblista, vicario episcopale per la Pastorale della Diocesi di Foligno, ha aperto la sua relazione molto condivisa dai 260 partecipanti. “Siamo in assemblea – ha evidenziato – per farci rinnovare da Dio, perché alla base della vita cristiana c’è Lui. La Chiesa è una tenda dove il Risorto è al centro, non può essere clericale con vescovi e parroci leader indiscussi. Il fulcro della Chiesa è Dio come ci indica l’Apocalisse. Dobbiamo ringraziare il Papa che sta ricucendo la frattura tra Clero e popolo. E la Chiesa è un popolo, non delle mura, che deve recuperare le sue categorie oggi troppo lasciate ad altri.
“È il popolo che recepisce la fede e la comunica al di fuori della Chiesa, che, con i suoi tanti carismi, grazie allo Spirito Santo, deve essere luogo di incontro, accoglienza, sostegno e non deve temere il rinnovamento e, attraverso le sue pluralità, aprirsi a tutti”. Don Giovanni Zampa ha concluso elencando almeno sette “Porte della Chiesa” di Perugia-Città della Pieve, ma dell’intera Chiesa umbra, che devono aprirsi il più possibile per essere testimoni credibili del Risorto. Soprattutto, ha auspicato, “avere come Chiesa il coraggio di farle varcare al suo popolo”.

Dalla “Porta della preghiera”, perché è necessario ritornare a pregare “come ci dice il primato di Dio”, alla “Porta della missione”, di una “Chiesa in uscita che apre alla conversione”. Dalla “Porta dell’abitare la Chiesa nella fraternità”, ad iniziare da “una maggiore comunione tra sacerdoti”, perché “la solitudine uccide sia loro che i laici”, alla “Porta della Chiesa aperta di più al laicato”. E poi l’importanza del tenere aperte le “Porte” nei confronti della famiglia, “chiamata a salvare la società dopo le tempeste del nostro tempo”, e dell’Università, che a Perugia conta 37mila studenti, un popolo, quello studentesco, che “non può essere abbandonato e senza visione, perché diventa sfrenato”. E non da ultima l’esortazione a spalancare la “Porta dei poveri, dei più fragili”, riferendosi anche al luogo scelto per l’Assemblea, perché, ha sottolineato il sacerdote folignate, “sono il tesoro della Chiesa insieme all’Eucaristia”.

Evangelizzati dai poveri.
“I relatori hanno parlato di alcune ‘porte’ e ‘provocazioni’ dove poter vivere la nostra presenza come profezia e tra queste, soprattutto, la ‘Porta dei poveri’”. È il commento, a margine dell’Assemblea, del direttore dell’Istituto Don Guanella, don Giovanni Amico, che ha precisato, “la porta dei poveri, inserita nel contesto dove ci troviamo, mi fa venire in mente una sorta di provocazione che era un po’ il ritornello al tempo della mia formazione come guanelliano: ‘i poveri ci evangelizzano’. La ‘Porta della povertà’ non è un luogo dove dobbiamo avere la pretesa di evangelizzare, ma il desiderio e l’umiltà di essere evangelizzati dai tanti fratelli ultimi e fragili, scartati dalla società”.

Una visione bella di Chiesa con più bisogno di raccordarsi.
Sempre a margine dell’Assemblea ecclesiale, la riflessione del vescovo di Città di Castello e di Gubbio, mons. Luciano Paolucci Bedini, che ha guidato una delegazione di “osservatori”, sacerdoti e laici, delle sue comunità diocesane. “E’ un’occasione per le Diocesi che fanno parte della stessa Metropolia – ha precisato il vescovo – di condividere prima di tutto un ascolto importante di alcuni relatori che ci hanno aiutato a guardare avanti, con una visione bella di Chiesa verso un cammino di discernimento e rinnovamento pastorale. Ho pensato insieme ai collaboratori del Cammino sinodale delle mie Diocesi di vivere queste due giornate perché facciamo, in fondo, tutti lo stesso cammino ed anche in Umbria abbiamo bisogno sempre più di raccordarci e di pensare che tante cose le possiamo viverle insieme”.

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Assemblea diocesana 2023 – “Profezia di una presenza” – 26-27 maggio 2023 – Diocesi Perugia