Assisi – La chiesa umbra riunita per gli Stati Generali verso l’assemblea regionale e il Giubileo 2025

I rappresentanti delle commissioni pastorali e delegati per il Sinodo delle otto diocesi dell’Umbria si sono ritrovati il 9 novembre per gli “Stati Generali” della Chiesa dell’Umbria, presso il Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Assisi. Un importante appuntamento sinodale in preparazione alla terza Assemblea ecclesiale regionale, all’assemblea sinodale delle Chiese in Italia, e del prossimo Giubileo.
L’incontro è stato aperto dalla preghiera e dal saluto del presidente della Conferenza Episcopale Umbra mons. Renato Boccardo che ha ripercorso il cammino della chiesa umbra verso una condivisione della pastorale e del progetto di chiesa come il Concilio l’ha presentata, alla luce di quanto si sta vivendo dalla chiesa italiana con il cammino sinodale.
“Oggi è una tappa importante di questo percorso – ha detto mons. Boccardo – nel cammino della sinodalità, che è un esercizio di discepolato in cui la chiesa, mentre rinnova la bellezza della sequela del Signore, conferma l’impegno dell’annuncio del Vangelo, e stimola la partecipazione di tutte le componenti del popolo di Dio, nella differenza dei ruoli e delle responsabilità. E ancora la missionarietà: la chiesa vive per evangelizzare, questo vuol dire superare un atteggiamento di nostalgia, per un impegno rinnovato volto a favorire l’incontro tra la realtà di ogni giorno con la salvezza che Gesù offre a tutti coloro che vogliono accoglierlo. Questo comporta l’impegno a sostenere la credibilità e la significatività dell’annuncio cristiano, in un temnpo in cui entrambi sono meno evidenti, concentrandosi sull’essenziale, evitando la moltiplicazione di istanze e di strutture. Poche cose fatte bene, con un messaggio chiaro che scaldi il cuore. Ed infine, essere a servizio delle nostre chiese e soprattutto al servzo dell’annuncio cristiano e delle sue modalità, lavorare insieme in modo che dal lavoro delle commissioni nasca un sostegno chiaro alla missione della chiesa con metodi nuovi di lavoro e confronto delle diverse esperienze”.
Sono seguiti 8 tavoli di lavoro suddivisi per “Macro Aree Pastorali”: Evangelizzazione e Liturgia, Carità e Salute, Clero e Vita Consacrata, Laici, Cultura e Comunicazione, Giuridico e Amministrativa, che, a partire dall’analisi dei Lineamenti della prima assemblea sinodale, hanno riflettuto su quanto tra le proposte, le prospettive e le iniziative emerse nei Lineamenti, siano quelle prioritarie e più urgenti nelle nostre Chiese Locali e da realizzare nelle nostre diocesi e nella nostra regione, e su quali passi concreti compiere, quali processi praticabili attivare. Dai lavori sono emersi interessanti spunti nella necessità di promuovere coesione e alleanze, in particolare con la scuola, creare luoghi di dialogo per l’individuazione delle priorità a cui offrire possibili risposte, sviluppare la dimensione profetica della comunicazione promuovendo una struttura di studio su alcune tematiche poco curate dai mezzi di comunicazione della nostra regione o per offrire una chiave di lettura ulteriore su temi sociali o che riguardino la dignità della persona. Una Chiesa che si radichi nel contesto sociale, operando in sinergia con le realtà locali per costruire una missione congiunta e condivisa. Questo richiede un’alleanza operativa con il territorio secondo il principio di sussidiarietà, favorendo interventi concreti che rispondano alle esigenze della comunità.
Al termine è stato presentato il sussidio regionale di Avvento e per l’apertura dell’anno Giubilare nelle diocesi, che raccoglie segni, pensieri, propositi, passi, testimoni di speranza delle otto chiese dell’Umbria. E’ stato anche illustrato il pellegrinaggio giubilare regionale del 13 settembre 2025 e l’opera segno regionale per il Giubileo che riguarda una raccolta fondi per l’emergenza abitativa affontata dalla caritas regionale. Per il centenario francescano, la famiglia dei Frati Francescani propone l’opera segno della realizzazione ad Assisi di un Hospice pediatrico.

Elisabetta Lomoro

L’ARTICOLO DE “LA VOCE”

 

Perugia – Celebrata la festa di Sant’Ercolano, Patrono della Città e dell’Università

«Ogni volta che passo ed entro nella chiesa di Sant’Ercolano, diventa per me motivo per un esame di coscienza davanti ad un uomo, a questo vescovo, che si è speso per la Chiesa e per la Città al punto tale da giocarsi la vita. Credo che di fronte a questi esempi ci si senta, da una parte, molto piccoli, dall’altra, si è chiamati a questa donazione che diventa l’unica via per una parola autorevole». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis, domenica 10 novembre, all’omelia della celebrazione eucaristica della festa del Santo patrono della Città e dell’Università di Perugia, Ercolano, vescovo e defensor civitatis martirizzato ad opera dei Goti di Totila intorno all’anno 547; celebrazione tenutasi nella chiesa intitolata al Santo, un luogo di culto splendido, a pianta ottagonale, prezioso scrigno trecentesco di arte e fedele molto caro ai perugini.
Presenti tra i numerosi fedeli, la sindaca Vittoria Ferdinandi, che ha compiuto per la prima volta (è stata eletta lo scorso giugno) il gesto del dono simbolico ed accensione del cero votivo del Comune al Santo, il presidente della Fondazione Sodalizio San Martino Alfredo Arioti Branciforti, benemerita Istituzione laica di carità, che quest’anno compie 450 anni, proprietaria della chiesa, i rappresentanti dell’Università degli Studi, di alcune associazioni culturali e dei cinque storici rioni di Perugia, le Porte medioevali Santa Susanna, Eburnea, Sole, Sant’Angelo e San Pietro.
Per tutti loro e per il rettore di Sant’Ercolano don Francesco Benussi, l’arcivescovo ha avuto parole di gratitudine: «Voi che onorate questa chiesa con il vostro servizio secolare raccogliete l’impegno del Comune di Perugia che la volle costruire in memoria di Sant’Ercolano».
Commentando le Letture della domenica, l’arcivescovo si è soffermato sull’«immagine del Pastore che parla a tutti. Il Pastore è qualcosa di diverso del mercenario e, purtroppo, il nostro è ancora un tempo di mercenari… Il Pastore è colui che si spende fino a dare la vita per il bene delle persone che la vita gli ha affidato. E l’immagine del Pastore parla al cuore di tutti, perché tutti sentiamo il bisogno di riferimenti, guide autorevoli. Ricordo quando Papa Francesco incontrò per la prima volta i Vescovi italiani, dicendo loro che essere Pastori vuol dire avere la forza di stare davanti al Gregge, quindi di guidare. Ed oggi è quello che chiediamo al Signore per tutti coloro che hanno una responsabilità nella nostra Chiesa e nella nostra Città. Avere questa forza di guidare senza troppi tentennamenti, senza troppi pesi, che, a volte, impediscono il cammino. Stare davanti e stare in mezzo perché solo stando tra la gente, ascoltando quello che portano nel proprio cuore in termini di inquietudini, di paure, di preoccupazioni e di speranze che è possibile interpretare il proprio servizio».
«Il Pastore – ha evidenziato l’arcivescovo – è colui che sa stare anche dietro per incoraggiare, sostenere, per fare in modo che nessuno resti escluso dal cammino di una comunità. Su questo sfondo Sant’Ercolano, con il suo essere defensor civitatis, oggi, forse, ci direbbe che per essere Pastori occorre, innanzitutto, essere persone di dialogo. Occorre interpretare un dialogo che costruisca relazioni sincere e con tutti», perché «tante volte confondiamo il dialogo con i nostri monologhi, per cui procediamo su vie parallele. Andiamo a litigare, a squalificarci sui social aumentando quella aggressività e quella sfiducia che alla fine sfilaccia la rete delle relazioni, portandoci tutti a chiuderci nel nostro piccolo orto, nella cerchia dei nostri… L’autentico dialogo vive di chiarezza, di quella chiarezza che è impegno anche ad una forma di linguaggio comprensibile a tutti. È un dialogo che vive di mitezza sapendo che la verità non s’impone, la verità attrae per il bene che diffonde. Un dialogo fatto anche di fiducia su quanto ciascuno, nelle diverse responsabilità, è chiamato a dire e a fare… Dialogo che costruisce reciprocità, amicizia sociale, pace e che fa crescere la Città».
Mons. Maffeis ha concluso soffermandosi sul legame di Sant’Ercolano con l’Ateneo perugino: «Sappiamo quanto quest’Istituzione, che ha contribuito e contribuisce a fare grande e riconosciuta la città di Perugia, abbia una responsabilità enorme nel continuare a fornire una solida formazione intellettuale con una particolare attenzione alla dignità della persona, alla dimensione sociale, alla cura della casa comune, all’apertura al mondo. Preghiamo e ringraziamo il Signore per quanti, nei diversi luoghi, contribuiscono allo Studium Generale Civitatis Perusii, contribuiscono a far sì che anche questa sia una via che assicura alla nostra comunità le condizioni e le opportunità di sviluppo».
Riccardo Liguori

Giornata del Ringraziamento – Iniziativa della Cei in collaborazione con la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino

Si terrà domenica 10 novembre la 74ª Giornata Nazionale del Ringraziamento che quest’anno ha per slogan: “La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile”. Le celebrazioni si svolgeranno ad Assisi, “nella terra di san Francesco, autore circa 800 anni fa del celebre Cantico delle creature. Una spiritualità feconda di cui abbiamo assoluto bisogno anche oggi”, sottolinea don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro, per il quale “anche il mondo agricolo è assetato di riconciliazione con la terra”.

Il tema della Giornata, spiega, “ci apre al Giubileo che è alle porte. L’idea di fondo è che stiamo vivendo un tempo opportuno di semina. Se vogliamo offrire speranza dobbiamo tornare a seminare. E la semina oggi può essere declinata in due modi: la salvaguardia del terreno e il coinvolgimento delle giovani generazioni”. “I disastri recenti in Italia (Emilia-Romagna e Toscana) e in Spagna (Valencia) ci ricordano quanto sia importante porre fine al consumo di suolo, che ha ridotto la produzione alimentare e riduce la possibilità di assorbimento idrico. La cementificazione ha conosciuto, tra le conseguenze più rilevanti, l’aumento del rischio idrogeologico, che allarma sempre più”, afferma don Bignami evidenziando che “in questo contesto, c’è bisogno di salvaguardare l’ambiente, preservare gli ecosistemi e tutelare la biodiversità, come chiede l’art. 9 della Costituzione italiana”.

Secondo il direttore dell’Ufficio CEI, “la seconda semina passa per le giovani generazioni e sulla scommessa che siano capaci di cura della terra”. “Ridurre sprechi e consumi, sostenere le comunità locali, favorire le conoscenze tradizionali – ricorda – sono diverse modalità con cui responsabilizzare i giovani. I Vescovi invocano l’apertura di un «laboratorio ideale» nel nostro Paese per sperimentare forme innovative di agricoltura. Per questo i giovani vanno educati al consumo critico, possono divenire modelli di ritorno alla terra e possono promuovere politiche agrarie esigenti e di lunga prospettiva”.

La 74ª Giornata sarà preceduta, sabato 9 novembre, da un incontro presso il Sacro Convento di Assisi: si inizia alle 15 con il “Percorso sul Cantico delle creature”, dalla Basilica di Santa Chiara alla Basilica di San Francesco passando per il Santuario della Spogliazione. Alle 17 si terrà un Seminario di studio: ad introdurre i lavori sarà don Bignami che si soffermerà sul Messaggio dei Vescovi per la Giornata; seguiranno gli interventi di Luigino Bruni, economista e saggista, e di Angelo Riccaboni, docente all’Università di Siena. Dopo il dibattito, è prevista una tavola rotonda a cui parteciperanno i referenti di diverse associazioni. Domenica, alle 10, il Vescovo Domenico Sorrentino presiederà la Celebrazione Eucaristica nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, al termine della quale è in programma la benedizione dei mezzi agricoli e degli stand allestiti in piazza.

Assisi: cento anni dalla dedicazione della Cappella interna del Seminario regionale. Concelebrazione eucaristica di tutti i Vescovi umbri. Nuovo direttore dell’Istituto Teologico

Lunedì 4 novembre 2024 si è tenuta ad Assisi, presso il Pontificio Seminario regionale “Pio XI”, la riunione della Conferenza episcopale umbra (Ceu). Al termine c’è stata la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Ceu, nel centesimo anniversario della dedicazione al Sacro Cuore di Gesù della cappella interna del Seminario, avvenuta proprio il 4 novembre 1924 da parte di mons. Giovanni Battista Rosa arcivescovo di Perugia. Con mons. Boccardo hanno concelebrato gli altri Vescovi umbri, il rettore don Francesco Verzini, i sacerdoti dell’equipe formativa del Seminario, una trentina di presbiteri ex alunni e i seminaristi attuali. «Ricordando i cento anni della dedicazione di questa Cappella – ha detto il Presidente della Ceu nell’omelia – riflettiamo sulla consapevolezza che un pur splendido edificio non basta per farne la casa di Dio con gli uomini. Guai a noi se ci limitassimo ad offrire a Cristo la struttura artistica di questo luogo sacro – ha proseguito mons. Boccardo – se ad essa non corrispondesse la meraviglia di una comunità che si edifica attorno alla Parola e all’Eucaristia, costruisce relazioni fraterne, si impegna per un servizio ministeriale accogliente e misericordioso».

Nuovo Direttore dell’Istituto Teologico di Assisi (ITA). La Conferenza episcopale umbra, infine, comunica che don Lorenzo Spezia, della diocesi di Terni-Narni-Amelia, è il nuovo direttore dell’Istituto Teologico di Assisi. Subentra a padre Giulio Michelini, ofm. «A don Lorenzo – afferma il presidente Ceu mons. Boccardo – auguriamo un sapiente e fecondo servizio accademico presso il nostro Istituto Teologico, chiamato ad assicurare ai candidati al ministero ordinato e ai fedeli laici i contenuti e le metodologie della formazione teologica e pastorale. Colgo anche l’occasione per ringraziare a nome di tutti i Vescovi padre Giulio Michelini, ofm, per la sapienza e la passione con le quali ha guidato l’ITA dal 2017 ad oggi». Don Lorenzo Spezia è nato a Bologna il 1° aprile 1976, ordinato presbitero l’8 dicembre 2003. Docente di Filosofia Teoretica all’Istituto Teologico di Assisi e parroco di Piediluco e Marmore nella diocesi di Terni-Narni-Amelia. È membro del Comitato Scientifico della rivista “Atti dell’Accademia properziana del Subasio”, socio fondatore e collaboratore della SITA (Società Internazionale S. Tommaso d’Aquino) – Sez. Doctor Humanitatis (Verona); membro attivo del Centre d’études sur la pensée antique “Kairos kai Logos” (Aix-en-Provence). È autore di varie pubblicazioni scientifiche, relatore a numerosi convegni e seminari nazionali e internazionali.

Inaugurazione Anno accademico 2024-2025 dell’Istituto Teologico (ITA) e Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi. Giovedì 14 novembre p.v. alle ore 9.00 presso la Cappella del Seminario regionale di Assisi mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, presidente della Ceu e moderatore dei due Istituti, presiederà la celebrazione eucaristica durante la quale consegnerà ufficialmente ai docenti degli Istituti Teologico e Superiore di Scienze Religiose la missio canonica per l’insegnamento. Alle 11.00, poi, presso la Sala degli Archi nella sede degli Istituti, ci sarà la prolusione di avvio dell’Anno accademico 2024-2025 affidata a mons. Salvatore Fisichella, Pro-prefetto della sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo del Dicastero per l’Evangelizzazione, dal titolo “La speranza elemento distintivo della vita cristiana”.

Servizio regionale tutela minori e persone vulnerabili. La Ceu ha nominato mons. Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nuovo vescovo delegato per il servizio regionale tutela minori e persone vulnerabili e la dott.ssa Luciana Stazzi, della diocesi di Perugia-Città della Pieve, coordinatore regionale del medesimo servizio.

Com. stampa a cura di Francesco Carlini /

Norcia – Atto Accademico nel 60° anniversario della proclamazione di S. Benedetto a patrono d’Europa.

Giovedì 31 ottobre 2024 alle ore 17.00, a Norcia, presso la Sala Digipass, si terrà un Atto Accademico nel 60° anniversario della proclamazione di S. Benedetto a patrono d’Europa, avvenuta il 24 ottobre 1964 da parte di S. Paolo VI con la Lettera apostolica Pacis Nuntius. Si legge tra l’altro nel testo pontificio: «Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà, e soprattutto araldo della religione di Cristo e fondatore della vita monastica in Occidente: questi i giusti titoli della esaltazione di san Benedetto Abate. Al crollare dell’Impero Romano, ormai esausto, mentre alcune regioni d’Europa sembravano cadere nelle tenebre e altre erano ancora prive di civiltà e di valori spirituali, fu lui con costante e assiduo impegno a far nascere in questo nostro continente l’aurora di una nuova èra».

Dopo i saluti istituzionali, si entrerà nel vivo dell’Atto Accademico con le relazioni di:

Dom Donato Ogliari, OSB, Abate di San Paolo fuori le mura, che parlerà di “Benedetto e l’Europa”;
On. Paolo Gentiloni, Commissario Europeo, che parlerà de “L’Europa e Benedetto”;
On. Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanza, che parlerà de “La Regola di Benedetto per il bene comune”;
Mons. Mariano Crociata, Vescovo di Latina-Terracina-Sezze-Priverno e Presidente della Commissione delle Conferenze episcopali della Comunità Europea, parlerà di “Le Chiese per l’Europa”.
Le parole dell’Arcivescovo di Spoleto-Norcia. «Con questo Atto Accademico – afferma mons. Renato Boccardo – intendiamo guardare oggi al dialogo possibile e reciproco e certamente ancora fecondo tra Benedetto e l’Europa, alla cui costruzione anche le Chiese vogliono assicurare il loro fattivo contributo. Il nostro auspicio è che anche questo atto di omaggio alla memoria del Santo di Norcia possa contribuire non solo a risvegliarne il ricordo, ma a riproporne la saggezza del pensiero e dell’azione che ancora possono proiettare un fascio di luce sul cammino presente e futuro del nostro Continente».

Diretta nei canali social. L’incontro sarà presentato dal giornalista Daniele Morini, direttore del settimanale La Voce, e verrà trasmesso in diretta streaming nei canali social dell’Archidiocesi (Facebook: SpoletoNorcia; YouTube: Archidiocesi Spoleto Norcia).

Perugia – Conclusa la missione giovani: “Essere felici. Non restare ai margini della strada”.

«Abbiamo incontrato dei giovani che coltivano e conservano desideri alti, di una vita bella, piena, felice; desideri che abbiamo riscontrato nelle classi delle scuole superiori, con gli universitari, per strada, negli incontri a tu per tu… Rispetto alla precedente “Missione” (2011) c’è stata una maggiore accoglienza, disponibilità al dialogo dei giovani che abbiamo incontrato anche su temi importanti come i desideri, la ricerca del senso della felicità e del senso della vita». È il bilancio «estremamente positivo» tracciato da fra’ Alfio Vespoli, responsabile del gruppo missione ed evangelizzazione dei Frati Minori dell’Umbria, e da don Simone Pascarosa, vicario episcopale della pastorale diocesana, nella giornata conclusiva della “Missione Giovani 2024” svoltasi a Perugia dal 18 al 27 ottobre. Una missione che ha fatto emergere quanto desiderio di felicità, gioia e pace, annunciato dal Vangelo, c’è anche ai “margini” della strada della vita dell’uomo.
Ne parlano entusiasti due dei giovani missionari, Federico e Pietro, “portavoce” dei loro compagni e compagne di viaggio, nel dire: «All’inizio pensavamo di dare tanto alla missione, ma in realtà è molto di più quello che si è ricevuto nell’avvicinare e nel confrontarci con gli altri. Abbiamo toccato temi fondamentali della vita anche con fatica, ma il coraggio, la forza ci sono venuti dal fatto che pochissimi si sono sottratti al nostro invito a dialogare. Crediamo di aver seminato bene, speriamo di vedere germogliare i frutti… Abbiamo annunciato una Chiesa viva, bella, giovane… Siamo diventati un corpo unico vissuto nell’ampliare ognuno il pensiero dell’altro nell’annunciare Gesù Cristo alle persone. È stata un’esperienza unica che tutti devono provare liberamente, perché tocca la parte più profonda del nostro cuore, che spesso dimentichiamo di avere. È una vita spesa per gli altri nella quotidianità senza diventare frati, suore, preti per andare ad annunciare. Un’esperienza che proseguiremo nel post-missione consapevoli che si riceverà ancora del bene per poi donarlo. Ringraziamo il vescovo Ivan e i frati, le suore e i parroci che ci hanno permesso di vivere quest’esperienza piena di fede».
«Un po’ tutti abbiamo respirato quel clima di fraternità e di condivisione dell’annuncio missionario del Vangelo che ci ha uniti e che rimane un patrimonio da coltivare e da valorizzare». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis all’inizio dell’omelia della celebrazione eucaristica domenicale conclusiva della “Missione Giovani” in una gremita cattedrale di San Lorenzo da lui presieduta insieme a una rappresentanza di sacerdoti francescani e diocesani, esprimendo a tutti loro parole di gratitudine per l’opera missionaria svolta a beneficio dell’intera comunità diocesana. Diversi religiosi e religiose insieme a sacerdoti diocesani hanno formato cento giovani missionari, che, a loro volta, nei dieci giorni della “Missione”, hanno avvicinato e dialogato con centinaia di loro coetanei. Di questi, 400 ogni sera, dal 22 al 26 ottobre hanno riempito il teatro Pavone partecipando alle catechesi e alle adorazioni eucaristiche in cattedrale e nella chiesa della Misericordia.
Cosa ha detto a tutti loro l’arcivescovo Ivan, all’omelia, commentando il Vangelo della domenica, del cieco a cui Gesù dona la vista? Ha portato l’esempio di Stefania, nemmeno ventenne, iscritta al primo anno di università, che qualche mese fa scopre di avere un tumore e muore all’Hospice di Perugia mercoledì scorso. La mamma trova un foglietto scritto dalla figlia dove aveva appuntato «le ragioni per cui voglio vivere».
«Sono dodici punti su cui potremo costruire la prossima “Missione Giovani” – ha commentato mons. Maffeis –. C’è dentro la passione di Stefania, il suo sogno di poter maturare una professione che l’aiuti a rispondere alle domande di tanti; c’è dentro, è l’ottavo punto, quello più secco: “Voglio essere felice”».
Mons. Maffeis si sofferma sull’«ultimo protagonista del Vangelo: la comunità. La comunità che da una parta informa il cieco: “sta passando Gesù”, ma che poi è subito pronta a farlo tacere perché non disturbi, perché resti nel suo ruolo, ai margini della strada. Credo che a volte anche come Chiesa giochiamo questa parte: annunciamo, senza troppa convinzione, informiamo, ma non comunichiamo vita perché preoccupati che nulla cambi, ognuno stia al suo posto… È una comunità cieca, seduta che rischia di restare ai margini della storia degli uomini, ma il Signore vuole servirsi di questa comunità che comprende la lezione e cambia tono con il cieco: “Coraggio, alzati, Gesù ti chiama”. Chiediamo che l’incontro del Signore ci renda attenti a tutti i nostri compagni di scuola, di università, di lavoro, ai nostri famigliari che stanno gridando. Chiediamo al Signore un cuore che sappia ascoltare il grido di tanti e sappia restituire un riflesso di quella luce, di quella speranza che Dio ci ha donato. Affinché questa luce e questa speranza non si offuschino, vi proponiamo di scegliere un cammino con cui continuare e valorizzare il tesoro di questa “Missione Giovani”, perché non resti semplicemente un ricordo».
Infatti c’è il post-missione con una serie di incontri sulle “Dieci Parole” promossi da parrocchie, associazioni e movimenti; il primo, mercoledì 31 ottobre (ore 19), è presso la chiesa dell’abbazia di San Pietro a Perugia. Il calendario completo è consultabile e scaricabile al link: Dieci Parole – Diocesi Perugia .
Momento non secondario della celebrazione eucaristica conclusiva della “Missione Giovani” è stato, dopo l’omelia, quello della restituzione all’arcivescovo da parte di ciascuno dei cento missionari del Tau, la “croce francescana” ricevuta lo scorso 18 ottobre e indossata per tutto il periodo della “Missione” (vedi fotogallery).
Al termine, i missionari hanno dato il loro arrivederci alla città di Perugia con canti e danze fuori della cattedrale, accanto alla splendida duecentesca Fontana Maggiore.
Riccardo Liguori

Giubileo 2025 – Le Diocesi umbre si preparano ad accogliere 8.000 giovani italiani e stranieri, pellegrini a Roma

L’organizzazione dell’accoglienza dei giovani pellegrini italiani e stranieri nelle Diocesi dell’Umbria, per poi recarsi in pellegrinaggio a Roma per il Giubileo dei Giovani del prossimo agosto, è entrata nel vivo e per molti aspetti ricalca quella delle Giornate Mondiali della Gioventù (GMG). Lo rende noto don Luca Castrica, coordinatore della segreteria per l’accoglienza dei giovani in Umbria in occasione del “Giubileo dei Giovani 2025”.

«La velocità con la quale i gruppi si stanno prenotando – precisa il responsabile dell’accoglienza – rende probabile il raggiungimento del tetto massimo di 8.000 partecipanti (1.000 per Diocesi) entro la data di chiusura delle iscrizioni, prevista per il 30 marzo 2025. Il dato è incoraggiante, ma comporta che le parrocchie individuino in tempi rapidi le famiglie disponibili ad ospitarli…».

«Il cammino di preparazione al Giubileo – commenta don Luca Castrica – è stato positivamente influenzato dalla recente diffusione della Bolla di indizione di Papa Francesco intitolata Spes non confundit. In essa, il Santo Padre auspica che le iniziative in programma possano “essere per tutti occasione di rianimare la speranza” in un contesto, come quello attuale, nel quale molti guardano al futuro con scetticismo e pessimismo, “come se nulla potesse offrire loro felicità”. Tra di essi annovera anche i giovani, sui quali si fonda l’avvenire dell’umanità, in virtù dell’entusiasmo che li contraddistingue… L’invito del Papa per il Giubileo sia “occasione di slancio nei loro confronti” e invita tutte le persone di buona volontà a prendersi cura “con una rinnovata passione […] dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni”, nella certezza che essi costituiscano la gioia e la speranza del mondo».

Viene diffuso anche un programma di massima dell’accoglienza in Umbria degli 8.000 giovani pellegrini (Programma Ospitalità giovani – Conferenza Episcopale Umbria) che arriveranno nel pomeriggio del 24 luglio. Il giorno seguente, agli ospiti nelle Diocesi di Terni-Narni-Amelia, Orvieto-Todi, Assisi-Nocera-Gualdo e Foligno, sarà proposto un itinerario di conoscenza della Chiesa particolare che li accoglie. I giovani assegnati alle altre Diocesi si recheranno, invece, ad Assisi, dove avranno la possibilità di visitare i luoghi francescani. Sabato 26 luglio il programma sarà identico a quello del giorno precedente, con la differenza che l’itinerario diocesano sarà proposto dalle Diocesi di Perugia-Città della Pieve, Gubbio, Città di Castello e Spoleto-Norcia, mentre le comitive associate alle altre Chiese faranno visita alla città del Poverello. Domenica 27 luglio, nel mattino, è prevista la Santa Messa e il pranzo nelle parrocchie ospitanti. Nel secondo pomeriggio tutti i giovani presenti in Umbria si ritroveranno nuovamente ad Assisi, presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli, per un incontro di preghiera e di festa. Il 28 luglio in orari variabili in base alla Diocesi, è prevista la partenza dei pellegrini per Roma.

Intervista al presidente della Ceu, l’arcivescovo Renato Boccardo, in vista del Giubileo, degli “Stati Generali” delle Commissioni Ceu e sul rapporto “Chiesa-Politica”

Tocca temi di grande attualità non solo per la Chiesa, ma per l’intera società umbra, l’intervista rilasciata da monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu), al sito-quotidiano online Chiesainumbria, in vista sia del Giubileo 2025 sia degli “Stati Generali” delle Commissioni Ceu, ad Assisi, il prossimo 9 novembre, per fare il punto sul Cammino sinodale della Chiesa voluto da Papa Francesco. Gli “Stati Generali” vedranno la partecipazione di circa duecento membri, in gran parte laici, delle attuali ventidue Commissioni Ceu raggruppate in sei macro aree: Evangelizzazione e Liturgia; Carità e Salute (Delegazione Caritas; Fondazione Contro l’Usura; Commissioni pastorali Salute e Sociale); Clero e Vita Consacrata; Laici (Famiglia; Giovani e Vocazioni; Servizio Tutela Minori); Cultura e Comunicazione; Giuridico-Amministrativa (cfr. www.chiesainumbria.it – sezione “Commissioni”)

Monsignor Boccardo, nell’intervista, si sofferma su come la Chiesa umbra si sta preparando a vivere l’anno giubilare sia localmente, privilegiando la dimensione personale e comunitaria di questo evento di grazia, sia nell’accogliere i pellegrini di passaggio e sosta nella nostra regione, in primis i giovani diretti a Roma per il loro Giubileo della prossima estate, offrendo cammini di spiritualità e la possibilità di conoscere il vasto patrimonio storico-artistico e culturale ecclesiale. Nel contempo, non trascura le criticità, come la crisi delle vocazioni, ed esorta ad un maggiore impegno per l’evangelizzazione di tutti. «Non si tratta di portare la gente in chiesa, di aumentare il numero dei partecipanti alle nostre celebrazioni – afferma il presidente della Ceu -. Si tratta di aiutare la gente ad incontrare il Signore Gesù… Far vedere con la nostra testimonianza di cristiani che seguire il Vangelo può dare senso e pienezza alla vita anche nel terzo millennio».

Altro tema trattato da monsignor Boccardo, nel sostenere l’importanza di operare tutti per «il bene massimo della società», è il rapporto “Chiesa-Politica”, facendo chiarezza su un aspetto non secondario in questo periodo, soprattutto per gli umbri chiamati alle urne il 17-18 novembre per eleggere il presidente della Regione e l’Assemblea Legislativa. «I Vescovi non hanno candidati politici da proporre e tanto meno da sostenere nelle elezioni regionali del prossimo novembre, così come in tutte le altre – precisa il presidente della Ceu -. La Chiesa richiama i cattolici e tutti gli uomini e donne di buona volontà ad operare per una società nella quale tutti abbiano il proprio posto e vedano rispettata la propria dignità, in particolare i più fragili, al di là di ogni ideologia e di ogni interesse di gruppo…».

Monsignor Boccardo conclude ammettendo che «c’è sempre il rischio che qualcuno si voglia appropriare del cappello della Chiesa, ma la Chiesa non garantisce cappelli di nessun genere, la Chiesa ribadisce la propria volontà di lavorare insieme nella ricerca del bene di tutti, nella promozione della solidarietà, dell’accoglienza e dell’attenzione privilegiata alle fasce più deboli della società, sia a chi ha problemi economici sia a chi viene da fuori, protagonista della grave tragedia delle migrazioni, sia a tutti coloro che stanno tentando di uscire da una situazione che li opprime e li umilia».

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Eccellenza, la Chiesa umbra si sta preparando all’imminente Giubileo, in che modo?

«Nella Bolla di indizione Papa Francesco ci ha indicato alcune piste preferenziali: la prima è quella personale, interiore, per creare le condizioni affinché l’appello alla riconciliazione, al rinnovamento, alla novità di vita che porta il tempo giubilare possa trovare un terreno fecondo a livello personale. Poi, nella misura in cui le persone si rinnovano anche la vita cristiana e le comunità si rinnovano. A livello organizzativo, i delegati diocesani per il Giubileo si sono già incontrati per confrontarsi sui diversi percorsi che le Chiese stanno elaborando e individuando per vivere anche localmente questo tempo di grazia».

L’Umbria, con le sue grandi figure di santità e luoghi di spiritualità noti in tutto il mondo, è da sempre terra di passaggio e sosta per tanti pellegrini diretti a Roma. Siamo pronti ad accoglierli?

«Certamente, molta della nostra attenzione è riservata alla capacità dell’accoglienza, peraltro già sperimentata durante il Grande Giubileo del 2000. In particolare, un gruppo di lavoro si occupa dell’accoglienza da assicurare ai tanti giovani che transiteranno nella nostra regione alla volta di Roma, a fine luglio, in occasione del “Giubileo dei Giovani”. Si sta puntando molto sull’accoglienza nelle famiglie, perché non si tratta semplicemente di fornire un tetto e un pasto, ma di promuovere una conoscenza e un arricchimento reciproci, uno scambio di storie di vita. Abbiamo fiducia che non soltanto a livello giovanile, ma nelle diverse comunità questa accoglienza possa essere un investimento che arricchisce la dimensione umana della vita anche degli adulti».

Altro ambito di impegno e promozione dell’Umbria religiosa e culturale per il Giubileo sono i cammini di fede…

«Su quest’ambito si sta lavorando molto perché, pensando ai pellegrini che vorranno raggiungere Roma a piedi, la nostra regione è ricca di cammini legati alla memoria dei nostri Santi e delle nostre Sante. La dimensione del pellegrinaggio giubilare è anche un momento da vivere nel silenzio, nel raccoglimento, nella solitudine… Per questo l’accoglienza del pellegrino può diventare anche una delle caratteristiche dell’Anno Santo. Un anno che donerà agli umbri e a tutta la Chiesa altre due figure di santità: la beatificazione dello spoletino don Giovanni Merlini, che sarà la prima giubilare (il 12 gennaio), e la canonizzazione di Carlo Acutis. Inoltre, ci prepareremo a vivere il nostro pellegrinaggio regionale, a Roma, alla tomba dell’Apostolo Pietro, in programma il 13 settembre, che vedrà la partecipazione di alcune migliaia di fedeli umbri con i loro Pastori».

Gli umbri, richiamando il tema del Giubileo, come potranno essere loro stessi dei “pellegrini di speranza” nella propria terra, nel farsi più prossimi, ad esempio, con quanti vivono gravi disagi?

«Non possiamo farci assorbire totalmente dalla dimensione logistica e gestionale dell’evento giubilare, ma privilegiare, come dicevo all’inizio, la dimensione personale e comunitaria, perché il Giubileo ci viene offerto come un tempo di grazia. Già nell’antico Israele il Giubileo portava con sé il tema della “restituzione”. Restituire quanto nel corso del tempo era stato alienato, riportare a pienezza quanto si era incrinato, curare e guarire quanto era stato ferito. Il Papa ci parla di “pellegrini di speranza” e ci esorta a ricomporre l’unità dell’essere umano con una attenzione particolare a chi affronta con maggiore fatica le ferite della vita. Immettere dei germi di speranza nel tessuto della vita quotidiana».

Come si può ricomporre l’unità dell’essere umano?

«Penso alle relazioni, ai gesti di vicinanza, di accoglienza, di solidarietà nei confronti delle persone che il Papa definisce gli “scarti” della società. Sappiamo anche in Umbria quante sono le Istituzioni religiose e civili che si prendono cura del reinserimento nella vita sociale di chi ha vissuto momenti difficili. Penso alle opere segno delle nostre Caritas. Penso alle carceri, alle case di cura e a quelle di riposo, tutti luoghi dove il cristiano può portare una parola, un gesto concreto che riscaldi il cuore. Penso ai problemi che segnano gravemente la vita quotidiana delle famiglie, come quelli della mancanza o della difficoltà del lavoro. Penso al mondo giovanile bisognoso di segni concreti che diano speranza; e questa è una responsabilità di non poco conto degli adulti, chiamati a trasmettere ai giovani le “chiavi” per interpretare la vita e affrontare con fiducia il futuro. Sono una fucina di valori i nostri Oratori».

L’evento giubilare è anche un’occasione per valorizzare ancora di più il vasto patrimonio storico-artistico della Chiesa umbra. Cosa verrà offerto?

«Quanti verranno in Umbria nel 2025 potranno godere della ricchezza di quei monumenti che noi oggi presentiamo al mondo con giustificato orgoglio, e che sono il frutto, nella stragrande maggioranza, della fede del popolo cristiano che con grandi sacrifici ha voluto rendere bella la Casa di Dio arricchendola di tante opere d’arte. È un contribuito alla bellezza che noi vogliamo dare offrendo la possibilità ai pellegrini e a tutti i visitatori di godere di quello che noi abbiamo continuamente a nostra disposizione».

Eccellenza, nel prepararsi al Giubileo la Chiesa non si distrae dalle sue criticità come la crisi delle vocazioni…

«Io sostengo da sempre che non c’è crisi di vocazioni, perché Dio continua a chiamare, la crisi sta nella capacità di rispondere. C’è una crisi di risposta perché, probabilmente, i nostri giovani non sono accompagnati a scoprire e valorizzare la dimensione dell’ascolto e, dunque, a discernere tra le diverse voci che li circondano, e nelle quali sono immersi, quella di Dio che li chiama. Questo perché nelle nostre comunità parrocchiali, presi da tante urgenze e priorità, si è messo un po’ da parte il clima di raccoglimento, di silenzio, di frequentazione della Parola di Dio, dell’accompagnamento spirituale, che può aiutare sia i giovani che gli adulti a scoprire il progetto di Dio per ciascuno».

Nonostante questo si colgono dei segnali incoraggianti in ambito vocazionale? 

«Direi di sì. Il nostro Seminario Regionale oggi è frequentato da ventuno giovani che si preparano al sacerdozio. Come Conferenza episcopale umbra, in quest’ultimo periodo, abbiamo avuto la possibilità di garantire il completamento dell’équipe formativa, costituita dal rettore, dal vice rettore, da due padri spirituali e da altri collaboratori che con le loro specifiche competenze accompagnano i giovani in questo cammino. Naturalmente, quando guardiamo i numeri vediamo la grande sproporzione tra i sacerdoti che invecchiano e concludono il proprio percorso terreno, e le giovani forze che sono chiamate a sostituirli. Papa Francesco ci ha detto: “Non siamo in un’epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d’epoca”. In questa epoca nuova, che ci fa paura perché non la conosciamo e non la sappiamo gestire, dobbiamo avere modalità nuove di presenza e di azione pastorale».

Prima del Giubileo la Chiesa è impegnata negli “Stati Generali” delle Commissioni Ceu. Questo per fare il punto in Umbria sul Cammino sinodale della Chiesa, quindi sulla missione e sull’annuncio del Vangelo?

«Ormai da anni abbiamo ascoltato, interiorizzato e tentato di rendere operativo l’appello insistente di Papa Francesco alla missione, che è l’annuncio del Vangelo. Annunciare il Vangelo in un mondo che non soltanto cambia velocemente ma che è già cambiato, richiede di prendere coscienza che il rinnovamento non consiste semplicemente nel cambiare le strutture, ma specialmente e innanzitutto nel rinnovare l’autenticità della nostra fede e la professione della nostra vita cristiana. Nel contempo, siamo chiamati a trovare i mezzi per annunciare il Vangelo di Gesù a questa società concreta. Non si tratta di portare la gente in chiesa, di aumentare il numero dei partecipanti alle nostre celebrazioni. Si tratta di aiutare la gente ad incontrare il Signore Gesù e il resto verrà di conseguenza. Far vedere con la nostra testimonianza di cristiani che seguire il Vangelo può dare senso e pienezza alla vita anche nel terzo millennio».

La finalità di questi “Stati Generali” non è per contarsi e nemmeno per guardarsi gli uni e gli altri. Può dirci quale è?

«La sua finalità è quella di prendere coscienza, ancora una volta, della missione affidata ad ogni battezzato e mettere insieme non soltanto le nostre esperienze ma anche le nostre differenze, che sono sempre un arricchimento. Bisogna mettere insieme tutte le nostre forze, domandarci quale tipo di presenza significativa come cristiani possiamo avere nella società di oggi. È questo il servizio più prezioso che come Chiesa possiamo rendere alla società. Penso agli Apostoli Pietro e Giovanni che, andando al Tempio di Gerusalemme, incontrano uno storpio che chiede la carità e Pietro risponde: “Non ho né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo alzati e cammina”. La nostra Chiesa in Umbria, oggi, dice la stessa cosa: non abbiamo le formule segrete per superare tutti i problemi, non abbiamo la capacità di affrontare chissà quali sfide, ma siamo coscienti di avere un tesoro prezioso che è la presenza del Signore Risorto. È di questo tesoro che noi siamo debitori nei confronti della società».

Eccellenza, ha appena menzionato il servizio che la Chiesa rende alla società. Quella umbra è chiamata alle urne, il 17-18 novembre, per eleggere il presidente della Regione e l’Assemblea legislativa…

«Papa Paolo VI diceva che “la politica è la forma più alta della carità” e la Dottrina sociale della Chiesa continua a proporre la ricerca, la promozione, la realizzazione del bene comune. Tutti coloro che ricevono la fiducia dei cittadini sono chiamati ai diversi livelli di governo (locale, regionale, nazionale) a farsi carico dei loro contemporanei con prospettive ampie e sguardo attento, solleciti non del bene di qualcuno ma del bene di tutti. E per ottenere il bene di tutti bisogna essere disponibili a rinunciare a qualcosa del bene personale, a prescindere dalla appartenenza partitica».

La Chiesa, attraverso il suo Magistero, contribuisce non poco al bene dell’intera società, incoraggiando i cattolici dei diversi schieramenti a farsi interpreti dei propri ideali e valori nei consessi democratici. Incoraggiamento che spesso è recepito o anche confuso con l’appoggiare uno o più politici. Eccellenza, vuole provare a fare chiarezza?

«I Vescovi non hanno candidati politici da proporre e tanto meno da sostenere nelle elezioni regionali del prossimo novembre, così come in tutte le altre.  La Chiesa richiama i cattolici e tutti gli uomini e donne di buona volontà ad operare per una società nella quale tutti abbiano il proprio posto e vedano rispettata la propria dignità, in particolare i più fragili, al di là di ogni ideologia e di ogni interesse di gruppo… Tutti i cittadini hanno la grave responsabilità di esprimere il proprio voto, perché non si può guardare alla finestra quello che succede, così come non ci si può lamentare di quello che non succede senza impegnarsi in prima persona. Nel contempo, anche gli eletti hanno una grave responsabilità: quella di dover rendere conto agli elettori delle loro azioni e della realizzazione delle promesse manifestate in campagna elettorale. Se vogliamo progredire e guardare avanti, sappiamo che solo con lo sforzo e la collaborazione di tutti, ai vari livelli, si riesce a costruire qualcosa di buono».

L’incoraggiamento della Chiesa nei confronti dei cattolici ad impegnarsi in prima persona c’è sempre stato, soprattutto da quando non c’è più la DC…

«Si parla di sussidiarietà, di collaborazione intelligente e certamente la comunità cristiana non si tira indietro nell’assumersi le proprie responsabilità, ma attende dalla controparte, sia politica, sociale o economica, l’apertura e la disponibilità a lavorare insieme, come dicevo prima, per il bene comune. È vero che c’è sempre il rischio che qualcuno si voglia appropriare del cappello della Chiesa, ma la Chiesa non garantisce cappelli di nessun genere; la Chiesa ribadisce piuttosto la propria volontà di lavorare insieme nella ricerca del bene di tutti, della solidarietà, dell’accoglienza e dell’attenzione privilegiata alle fasce più deboli della società, sia a chi ha problemi economici sia a chi viene da fuori, protagonista della grave tragedia delle migrazioni, sia a tutti coloro che stanno tentando di uscire da una situazione che li opprime e li umilia».

Riccardo Liguori

Spirito di Assisi – il 27 ottobre torna la preghiera interreligiosa per la pace

“Noi credenti in Dio partendo dalla nostra responsabilità religiosa e morale, chiediamo a noi stessi e ai leader del mondo, agli artefici della politica internazionale e dell’economia mondiale, di impegnarsi seriamente per diffondere la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace; di intervenire, quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente, e di porre fine alle guerre, ai conflitti, al degrado ambientale e al declino culturale e morale che il mondo attualmente vive”. È questo uno dei passaggi dell’invito alla preghiera di monsignor Domenico Sorrentino, vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, in occasione del prossimo 27 ottobre, 38esimo anniversario dello Spirito di Assisi che ricorda lo storico incontro interreligioso di preghiera per la pace del 1986, voluto da San Giovanni Paolo II. Nella sua lettera, monsignor Sorrentino scrive che “nell’anniversario dello spirito di Assisi del 27 ottobre 1986, non possiamo fare a meno di volgere ancora lo sguardo ai tanti conflitti armati in corso e a farci voce del dolore delle tante vittime che questi producono. Come donne e uomini di fede – aggiunge il vescovo -, siamo chiamati ad adottare lo sguardo di Dio sull’umanità, sguardo che è sempre una volontà di pace. Per questo, come membri di tante religioni diverse, siamo chiamati a riaffermare il bene supremo della pace nelle nostre coscienze, nella preghiera e nelle nostre scelte, come avvenne in quello storico incontro di Assisi. Dobbiamo smascherare ogni tentativo strumentale di usare Dio e la religione per giustificare o addirittura motivare l’uso della forza e della violenza in tutte le sue espressioni. Pertanto ci facciamo volentieri eco di quanto Papa Francesco e Ahmad Al-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, affermarono nel Documento sulla Fratellanza umana ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019”.

Ricco il programma di quest’anno, che si apre venerdì 25 ottobre alle ore 10.30 nella Sala della Spogliazione del palazzo vescovile di Assisi con un incontro di approfondimento con gli studenti, dal titolo “Lo Spirito di Assisi è giovane”. Dopo il videomessaggio del vescovo Sorrentino ci sarà il dialogo con don Tonio Dell’Olio, presidente della Commissione spirito di Assisi. Sabato 26 ottobre dalle ore 8 alle ore 20 nella chiesa della Cittadella – Laudato sì preghiera continua per la pace. Domenica 27 ottobre alle ore 12, nella Basilica superiore di San Francesco, si terrà la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Sorrentino. Nel pomeriggio alle ore 17 nel Refettorietto della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli è prevista la preghiera interreligiosa con la partecipazione dei membri di diverse tradizioni religiose.

Perugia – Al via la “Missione Giovani 2024” Il 18 ottobre, con la celebrazione eucaristica di mandato missionario, più di cento ad annunciare il Vangelo ai loro coetanei

Va e annuncia il Vangelo! È il “mandato missionario” che il vescovo Ivan, insieme ai frati minori e ai sacerdoti diocesani, ha affidato a più di cento ragazzi e ragazze nel consegnare a ciascuno di loro il “tau”, la croce francescana (vs. fotogallery), simbolo della “Missione Giovani 2024” avviata la sera del 18 ottobre, a Perugia, con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Donato all’Elce, vissuta anche in preparazione alla Giornata Mondiale Missionaria di domenica 20 ottobre. Questi giovani, provenienti da comunità parrocchiali, associazioni, gruppi e movimenti presenti nelle sette Zone pastorali dell’Arcidiocesi, simbolicamente rappresentate da sette lumi accesi sull’altare (vs. fotogallery), vivranno dieci giorni intensi nel portare la proposta cristiana ai loro coetanei. Il programma della missione, con luoghi, iniziative e incontri, è consultabile-scaricabile al link: Al via la Missione Giovani – Diocesi Perugia.

All’omelia, il vescovo Ivan, nel ricordare le «regole d’ingaggio» dei giovani missionari per tenere a debita distanza gli idoli del nostro tempo nell’annunciare il Vangelo, ha esortato tutti dicendo: «Curate i malati e non penso solo a quelli dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia, dell’Hospice o che giacciono nei letti di casa nostra. Penso alle tante persone ferite nelle relazioni, ferite perché si sentono tradite o incomprese. Penso a tante persone che hanno visto sfumare il progetto buono di vita».

«Curate i malati – si è raccomandato nuovamente il vescovo –, perché la vera grandezza sta nel sapersi chinare sull’altro, saper maturare quello spessore di con-passione, che ti permetta davvero di aiutare l’altro se non a risolvere i suoi problemi, di aiutarlo a portarli, a non perdere la fiducia, a gioire di tutti quei segni di bene, di bellezza e di vita che il Signore continua, anche grazie a ciascuno di noi, a seminare nel campo». Il testo integrale dell’omelia è al link: Le regole di ingaggio di un missionario

Fra’ Alfio Vespoli, dei frati minori, responsabile della “Missione Giovani”, nel prendere la parola al termine della celebrazione, ha promesso al vescovo Ivan di «fare un chiasso insopprimibile soprattutto nel cuore di ragazzi e ragazze incontrandoli per le vie, le piazze, nei locali, nelle scuole, nelle facoltà…, perché il Signore ci darà la grazia per fare questo. Un chiasso che ricorderà che sono figli amabili e preziosi. Il cuore di ciascuno di loro non aspetta altro che gli venga ricordato che è amato da Dio, non aspetta altro che ricevere dai giovani missionari, attraverso il loro sguardo, i loro occhi, la loro preghiera l’annuncio che è un figlio preziosissimo. Questo sarà il chiasso che faremo nei prossimi giorni a Perugia – ha precisato fra’ Alfio –. Grazie a tutti i giovani che si dedicheranno all’annuncio della Parola di Dio e per quanti non sono giovani, chiediamo di sostenere la missione con la preghiera».