Spoleto – festa San Ponziano. Tantissimi fedeli in Duomo. L’Arcivescovo: «Rispetto alle acque basse in cui sembra stagnare oggi la vita civile, sociale, ecclesiale e politica del nostro Paese e del nostro territorio, ripartire da Dio significa trovare senso, slancio, motivazione per non accontentarsi di “passioni tristi”».

«Mai come nel giorno di San Ponziano la Basilica Cattedrale diventa la casa di tutti gli spoletini». Con queste parole l’arcivescovo Renato Boccardo ha avviato l’omelia nella festa di S. Ponziano, patrono della città di Spoleto e dell’archidiocesi intera, celebrata domenica 14 gennaio 2024. E davvero tanti sono stati gli spoletini saliti in Duomo, riempendolo in ogni sua zona. Col Presule hanno concelebrato, il vicario generale don Sem Fioretti e i presbiteri delle tre Pievanie che insistono nel Comune di Spoleto, quella appunto di S. Ponziano, quella di S. Giovanni Paolo II, quella di S. Giacomo e quella di S. Giovanni Battista. Per l’occasione è giunto anche il rettore del Seminario regionale umbro “Pio XI” di Assisi don Francesco Verzini. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi diocesani e dai ministranti, coordinati dal cerimoniere don Pier Luigi Morlino. La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Mauro Presazzi, con all’organo Angelo Silvio Rosati. Numerose anche le autorità civili e militari, tra cui: la presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei, il vice presidente della Provincia di Perugia Moreno Landrini, il senatore Francesco Zaffini, il sindaco di Spoleto Andrea Sisti, il presidente del Consiglio comunale di Norcia Pietro Luigi Altavilla.

Mons. Boccardo nell’omelia si è soffermato sulla coerenza e sul coraggio mostrati da S. Ponziano: «Dobbiamo umilmente riconoscere che i meccanismi perversi del tempo che viviamo ci stanno conducendo, quasi inavvertitamente, a rimuovere dal nostro universo l’idea del limite e della fragilità, nonostante che la ancora recente pandemia e la funesta follia delle guerre non cessino di riproporcelo in modo prepotente e tragico. E dunque pensiamo di poter vivere senza affrontare le questioni fondamentali del perché della vita e della morte, del senso della sofferenza e della capacità di sopportarla, della gioia per la quale l’uomo è fatto, della sua sete di infinito e di bellezza, della sua libertà che va sempre coniugata con la responsabilità; non ci preoccupiamo di capire cosa nasconda il bisogno di prossimità e di leggerezza, di una relazione verace e trasparente e, al tempo stesso, il bisogno di silenzio e di solitudine, senza pròtesi e connessioni; così come non sappiamo scoprire quanto abbiamo in cuore, attenti a ciò che lo può infettare contagiando i rapporti…».

L’invito dell’Arcivescovo ad unire le forze, in un tempo di acque basse per il Paese e il nostro territorio. «La partecipazione delle autorità civili e militari a questo solenne evento ecclesiale ci onora e ci conferma nel proposito di unire le forze per il servizio delle comunità affidate alle nostre cure». E l’appello di mons. Boccardo è stato quello di ripartire da Dio, ossia «tornare alla verità di noi stessi rinunciando a farci misura di tutto, per riconoscere che Lui soltanto è la misura che non passa, l’áncora che dà fondamento, la ragione ultima per vivere, amare, morire. Vuol dire guardare le cose dall’Alto, vedere il tutto prima della parte, partire dalla sorgente per comprendere il flusso del fiume. Rispetto alle acque basse in cui sembra stagnare oggi la vita civile, sociale, ecclesiale e politica del nostro Paese e del nostro territorio, ripartire da Dio significa trovare senso, slancio, motivazione per non accontentarsi di “passioni tristi”; significa riconoscere di essere nati per osare di più, per andare oltre i limiti delle nostre comodità e dei nostri piccoli traguardi, per ricercare e costruire il bene, la verità e la pace sempre e comunque».

Omaggio al patrono del gruppo di ottoni “G. Fantini”. Al termine della Messa, i fedeli sono stati accolti in Piazza Duomo da alcuni pezzi musicali eseguiti dalla loggia centrale del Duomo dal gruppo ottoni “G. Fantini” di Spoleto. Una tradizione che oramai si rinnova da qualche anno grazie alla proficua collaborazione con il Pievano di S. Ponziano don Pier Luigi Morlino.

L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO

Spoleto celebra il suo patrono, S. Ponziano. Il 14 gennaio solenne pontificale dell’Arcivescovo in Duomo e processione

Domenica 14 gennaio 2024 la città di Spoleto e l’intera archidiocesi di Spoleto-Norcia rendono omaggio al Santo Patrono, il giovane Ponziano, decapitato nell’anno 175 per non aver rinnegato la fede. Alle 11.30 nella Basilica Cattedrale l’arcivescovo Renato Boccardo presiederà il solenne pontificale in memoria del Santo. Come tradizione, all’interno della chiesa, sarà esposta la reliquia del martire, il suo cranio. Alla Messa, oltre ai fedeli, prenderanno parte anche le autorità civili e militari del territorio, tra cui la presidente della Giunta Regionale Donatella Tesei e il sindaco di Spoleto Andrea Sisti. Alle ore 16.00, sempre in Duomo, ci saranno i Secondi Vespri Pontificali e, al termine, ci sarà il ritorno processionale della Reliquia alla Basilica di S. Ponziano. La processione sarà aperta da un gruppo di cavalli e cavalieri: ciò in ricordo del fatto che nell’iconografia classica S. Ponziano è raffigurato a cavallo ed è definito negli antichi scritti “felice cavaliere del cielo”.

Prima della festa del 14 gennaio, però, la sacra testa è andata pellegrina in due zone dell’Archidiocesi. La sera dell’11 gennaio è stata accolta nella chiesa di Santa Marina a Castel Ritaldi per un momento di preghiera presieduto dall’Arcivescovo con i fedeli della Pievania di S. Brizio, affidata a don Vito Stramaccia. Nella sua riflessione mons. Boccardo ha sottolineato il coraggio e la coerenza di S. Ponziano per rimanere fedele al Battesimo ricevuto. «Spoleto ogni anno ricorda la sua generosità, la sua fedeltà a Dio nonostante le lusinghe del giudice Fabiano. E ciò deve provocarci: quanto io so essere fedele, coraggioso, coerente nel vivere la vita cristiana? Ponziano è andato incontro al martirio perché sapeva che c’era qualcuno di più grande dell’Imperatore di Roma, qualcuno che aveva inciso il suo nome nel palmo di una mano. E il nostro tempo ha bisogno di segni concreti e tangibili della fecondità del Vangelo». La sera del 12 gennaio, invece, la reliquia è stata esposta alla venerazione nel Santuario della Madonna delle Lacrime a Trevi, dove si è tenuta una preghiera di intercessione per la guarigione delle ferite della vita con suor Roberta Vinerba e il Ministero di intercessione del rinnovamento nello Spirito dell’Umbria. Mons. Boccardo nel saluto inziale ha detto: «Il nostro Santo patrono è invocato quale protettore dai terremoti. Questa sera, per la sua intercessione, vogliamo chiedere a Gesù che venga a guarire le ferite provocate dai terremoti interiori». Nell’introduzione alla preghiera suor Roberta ha detto: «Ogni peccato ha origine in una comunione spezzata. Siamo qui perché vogliamo salvare la nostra vita, per pregare per essere guariti dalle ferite della vita, che hanno come radice la ferita del peccato. Tutto siamo peccatori. Siamo qui per lasciarci guardare da Gesù e la sua Parola trova ogni fessura per entrare. Nessuno che è qui se ne andrà a mani vuote, perché Lui sa ciò di cui abbiamo bisogno. La vera guarigione c’è quando c’è un ritorno ad una vita di sacramenti: è lì che il Signore della vita stringe la sua alleanza con noi e allora saremo capaci di amare e di perdonare». Tanti i fedeli che hanno preso parte a due momenti di preghiera a Castel Ritaldi e a Trevi.

Spoleto – festa del patrono San Ponziano

Domenica 14 gennaio 2024 la Città di Spoleto e la Chiesa di Spoleto-Norcia fanno solenne memoria del martire Ponziano, patrono di Spoleto e dell’intera Chiesa diocesana. Secondo la tradizione agiografica, Ponziano, diciottenne, di nobile famiglia locale, visse a Spoleto al tempo dell’imperatore Marco Aurelio (161-180). Dopo aver resistito, con una fede indomita, alla persecuzione contro i cristiani portata avanti dal giudice Fabiano, fu da questi condannato a diverse prove che non conseguirono l’effetto voluto dai persecutori. Alla fine venne condannato alla decapitazione, che fu eseguita il 14 gennaio del 175.

Il programma:
Giovedì 11 gennaio, ore 21,00, Castel Ritaldi, Chiesa di Santa Marina: Momento di preghiera nella Pievania di San Brizio con la reliquia di San Ponziano.
Venerdì 12 gennaio, ore 21,00, Trevi, Santuario Madonna delle Lacrime: Preghiera di intercessione per la guarigione delle ferite della vita con suor Roberta Vinerba e Ministero di intercessione RnS Umbria.
Sabato 13 gennaio, ore 18,00, Spoleto, Basilica Cattedrale: Primi Vespri.
Domenica 14 gennaio, ore 9.00, Spoleto, Basilica Cattedrale: Santa Messa.
Domenica 14 gennaio, ore 11.30, Spoleto, Basilica Cattedrale: Santa Messa Pontificale.
Domenica 14 gennaio, ore 16.00, Spoleto, Basilica Cattedrale: Vespri Pontificali e ritorno processionale della Reliquia alla Basilica di S. Ponziano.

Perugia – la celebrazione dell’Epifania del Signore con la Sacra rappresentazione dell’arrivo dei Magi in cattedrale.

«Un grazie di cuore alla comunità di Marsciano, ai re magi, ai pastori, agli angeli e a tutti coloro che oggi ci hanno fatto rivivere il mistero di quell’incontro tra i Magi ed Erode e, soprattutto, tra i Magi e Gesù. Grazie di questa testimonianza di fede e di comunità. Preghiamo insieme in questo giorno di Luce, chiediamo al Signore di essere noi portatori di Luce. Per questo, con umiltà, chiediamo anche perdono di tutto quello che spegne la Luce, del nostro peccato, dei nostri egoismi, della nostra cattiveria». Così l’arcivescovo Ivan Maffeis ha introdotto la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania del Signore in una gremita cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel pomeriggio del 6 gennaio, al termine della Sacra rappresentazione dell’Arrivo dei Magi nel centro storico, rappresentazione animata dalla comunità parrocchiale “San Giovanni Battista” di Marsciano e promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare. Tante le famiglie che hanno partecipato nonostante il maltempo e ai numerosi bambini presenti, al termine della celebrazione, sono stati distribuiti dei piccoli doni tra cui un pieghevole con disegni da colorare e completare. Chi vorrà potrà inviare questi disegni al numero indicato sullo stesso pieghevole. I disegni saranno pubblicati sul sito del settimanale cattolico umbro www.lavoce.it e su Facebook della Pastorale familiare.

Tu sei la Stella per altri? L’arcivescovo Maffeis, all’omelia (il cui testo integrale è consultabile-scaricabile sul sito: www.diocesi.perugia.it), ha posto a ciascun cristiano tre domande finali: «Quali sono le tue stelle? Quali sono le tracce di Dio nella tua vita? E tu, sei stella per altri?». Un sostegno-sprono a rinnovare ogni giorno la propria fede così da vivere nella pienezza la propria testimonianza cristiana, riflettendo sul mistero della venuta del Figlio di Dio tra gli uomini rivissuto durante le celebrazioni natalizie terminate con la solennità dell’Epifania del Signore.

Alla ricerca del volto di Dio. «Com’è bella, com’è nostra, la storia dei Magi – ha esordito mons. Maffeis –: questi personaggi un po’ misteriosi rappresentano quanti sono alla ricerca del volto di Dio, in un cammino che è il cammino della vita di ciascuno, con le sue fatiche e trepidazioni. Sì, perché ogni uomo, anche quando non lo sa, è alla ricerca di Dio: rispetto a quanto abbiamo, il nostro cuore chiede un di più, la nostra vita chiede un perché, la felicità chiede di non risolversi in alcuni momenti, chiede l’infinito, chiede l’eternità, un per sempre, una pienezza che dia colore e significato ai giorni. Manca l’incontro chi ha un cuore indurito e spento, come il re Erode; chi basta a sé stesso e vede nell’altro – perfino in un Bambino – un possibile rivale…».

I tanti Erodi del nostro tempo. «Succede anche oggi, anche oggi Erode, arroccato nella difesa miope dei propri interessi – ha evidenziato l’arcivescovo –, ordina, dispone, distrugge. Ne sono segno eloquente i tanti conflitti, le guerre che – dal Medio Oriente all’Ucraina – insanguinano la nostra terra; ne sono un segno i 170 cristiani uccisi in Nigeria a Natale, colpevoli soltanto di essere cristiani…; come i tanti sacerdoti e operatori pastorali incarcerati in Nicaragua, colpevoli di non compiacere un potere che ha impedito perfino che venga nominato il nome del vescovo durante le celebrazioni… La comunità cristiana, radicata nel mistero di Gesù, è portatrice di una logica alternativa, di un altro modo di vivere: è comunità fraterna».

L’offerta di sé stessi: servizio, carità, preghiera. «I Magi non restano sconcertati dalla povertà di ciò che trovano (un Bambino con sua Madre) – ha commentato mons. Maffeis concludendo l’omelia –. Intuiscono che davanti a loro c’è più di quello che vedono, in silenzio, in ringraziamento. È la risposta dello stupore, della gioia, dell’amore; porta all’offerta di sé stessi: il nostro servizio, la nostra carità, la nostra preghiera. Il dono di sé è il segno che l’abbiamo incontrato: nella notte del mondo, il credente porta la luce agli altri, diventa stella per altri, ne accompagna e illumina il cammino».

Gualdo Tadino – centenario del beato Angelo e apertura della Porta Santa il 14 gennaio

Gualdo Tadino e tutta la diocesi in festa per la solennità del Beato Angelo, compatrono della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, nel Settimo Centenario della morte, che sarà celebrato nella Basilica concattedrale di San Benedetto: il programma parte con la novena di preparazione che si terrà dal 5 al 13 gennaio alle ore 17:30 il santo rosario alle ore 18 la celebrazione eucaristica con preghiera al Beato Angelo; la novena sarà predicata da don Francesco Buono, parroco dell’Arcidiocesi di Perugia – Città della Pieve, padre Marco Ronca guardiano del convento Cappuccini Divino Amore e don Lorenzo Sena, monaco benedettino silvestrino. Il 10 gennaio alle 15 nella Sala Consiliare del Comune di Gualdo Tadino saranno presentate le idee progettuali, realizzate dai giovani studenti di ITS Umbria Academy, volte ad individuare modalità di recupero e di valorizzazione di tutta l’area circostante l’Eremo. “La riqualificazione di questi siti – scrive il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti – rappresenta un’opportunità unica per contribuire alla preservazione del nostro patrimonio culturale e religioso, nonché per favorire lo sviluppo e la valorizzazione del territorio”.

Il 14 gennaio alle ore 17:30 la celebrazione del Vespro e la santa messa presieduta dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, con l’offerta dell’olio per la lampada votiva da parte dell’amministrazione comunale. A seguire alle ore 20:45 l’apertura della Porta Santa del Centenario con la fiaccolata dall’eremo del Beato Angelo alla Concattedrale con soste a Casale, San Lazzaro e Biancospino, la benedizione di monsignor Sorrentino e l’ingresso attraverso la Porta Santa, con la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria per tutto l’anno. Il 15 gennaio 2024 l’orario di apertura della chiesa sarà dalle ore 6,30 alle ore 22 con messe alle ore 7-8-9 e 10 e alle ore 11:15 la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore; al termine, la benedizione papale con l’indulgenza plenaria. Alle ore 16:30 la celebrazione del transito il ricordo dell’ora tradizionale della morte del Beato. Alle ore 17,30 la celebrazione del vespro e santa messa presieduta da monsignor Luciano Paolucci Bedini vescovo di Gubbio e di Città di Castello. Il 21 gennaio alle ore 18 la santa messa presieduta da monsignor Marco Salvi, vescovo di Civita Castellana, in suffragio dei soci vivi e defunti della Pia Associazione del Beato Angelo.

Perugia – Epifania del Signore i Magi tornano al “centro”, in corteo lungo corso Vannucci. L’iniziativa è promossa dalla Pastorale familiare insieme alla comunità parrocchiale di Marsciano, occasione per «ridonare alle nuove generazioni il racconto di questa storia sacra»

Dopo cinque anni (ultima volta fu nel 2019), nel pomeriggio dell’Epifania del Signore, il 6 gennaio, alle ore 15.30, l’atteso corteo in costume d’epoca dei Magi tornerà a sfilare lungo corso Vannucci di Perugia, con partenza da piazza Italia per raggiungere piazza IV Novembre dove si svolgerà la Sacra rappresentazione dell’adorazione di Gesù Bambino da parte dei tre “misteriosi” personaggi venuti dal lontano Oriente. In caso di maltempo la rappresentazione si svolgerà in cattedrale dove, alle ore 17, l’arcivescovo Ivan Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania con i bambini e le loro famiglie. Quest’anno ad animare l’evento dell’arrivo dei Magi nel centro storico perugino sarà la comunità parrocchiale “San Giovanni Battista” della cittadina di Marsciano, iniziativa molto partecipata e promossa da anni dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

«L’ultima volta che la Sacra rappresentazione dei Magi si è tenuta a Perugia città risale al 2019 – ricordano i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare –. Dopo cinque anni di itineranza nelle varie parrocchie dell’Archidiocesi e dopo l’edizione in cortometraggio realizzata nel periodo della pandemia, quello dei Magi al “centro,” è un ritorno importante, che riveste un duplice significato».

«Tornare al “centro” – spiegano i Convito – significa celebrare l’Epifania, “manifestazione del Signore” vivendola insieme nell’acropoli, luogo di incontro e socializzazione, luogo pubblico e intimo nello stesso tempo, dove già dall’8 dicembre il “Presepe ligneo di Piazza Grande2, donato dalla delegazione trentina al nostro vescovo Ivan, ci ha parlato del Natale nella sua essenzialità».

«Dire che i Magi tornano al “centro” – aggiungono i responsabili della Pastorale familiare – significa anche il desiderio di ridonare alle nuove generazioni il racconto di questa storia sacra che narra il viaggio di chi a testa alta, osservando le stelle, si mette in cammino per trovare Gesù, che dà un nuovo senso alla vita, rinnovando ogni cosa».

La parrocchia di Marsciano, che rappresenterà nello scenario suggestivo di piazza IV Novembre la storia dei Magi, distribuirà ai bambini dolcetti e un pieghevole con disegni da colorare e completare. Chi vorrà potrà inviare questi disegni al numero indicato, gli stessi saranno pubblicati sul sito del settimanale cattolico umbro www.lavoce.it e su Facebook della Pastorale familiare.

Terni – Cattedrale celebrazione della solennità di Maria Santissima Madre di Dio e canto del Veni Creator

“Siamo tutti operatori di pace ed artigiani di questo bene inestimabile; costruttori e “rifinitori” di pace fin nei minimi dettagli. Sono infatti i dettagli che la determinano, costruiscono ed affinano la pace, sempre”. Così il  vescovo Francesco Soddu ha invitato i numerosi fedeli presenti a ricercare la pace e a pregare per la pace, nella celebrazione della solennità di Maria Santissima madre di Dio del 1 gennaio 2024, in cui viene celebrata la 57^ giornata mondiale della pace.
La santa messa, presieduta dal vescovo nella cattedrale di Terni, è stata concelebrata dal vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi e dal parroco della cattedrale don Alessandro Rossini, animata dalla corale del Duomo.
“La vicenda, l’esperienza dei pastori che si recarono sul luogo della nascita di Gesù, che lo si voglia o meno, rimane l’unico metodo per costruire la pace – ha proseguito il vescovo – seguendo il messaggio della luce vera che veniva nel mondo. Oggi il mondo, immerso nelle tenebre e nel gelo della guerra e dell’odio, dell’indifferenza e della cupidigia, dell’egoismo e della menzogna ecc. ha bisogno urgente di questo metodo. Oggi anche la nostra comunità, la nostra diocesi, il nostro territorio, le nostre città e paesi hanno necessità urgente di mettere in atto il metodo dei pastori: recarsi cioè verso la luce, con il desiderio di esserne illuminati, riscaldati, corroborati; forse anche messi in crisi, ma certamente ben orientati. Quanto, invece, facciamo continua esperienza di disorientamento! Desideriamo la pace e ricadiamo costantemente nel conflitto. La pace è innanzitutto un dono di Dio! ed essendo tale sarà necessario accoglierlo e tenerlo da conto. Chiediamo al Signore la grazia e la determinazione per non sciupare il dono della pace; soprattutto di allontanare da noi quel criterio, tanto in uso nella nostra società consumistica, di poterlo cioè riciclare e quindi barattare con qualcos’altro. a pace, una volta perduta, genera solo non pace, con tutto quello che ne consegue, fino alla guerra. Preghiamo per la pace, costruiamo la pace: nel nostro cuore, nella nostra mente, nelle nostre coscienze innanzitutto”.
“Celebrando la solennità della maternità divina di Maria tra incertezza e trepidazione – ha concluso il vescovo – non dobbiamo perdere la bussola del nostro orientamento, essa ha un nome: la persona di Gesù.Pertanto, riprendendo una bella consuetudine di un tempo, vogliamo chiedere al Signore la luce dello Spirito Santo, affinché scendendo ed illuminando la nostra mente possa ancora, in opposizione alla distruzione, essere il creatore del bene”.
A conclusione della celebrazione è stato cantato l’inno del Veni Creator e recitata la preghiera di consacrazione della diocesi al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria.
LA PREGHIERA DI CONSACRAZIONE AL CUORE DI GESU’
L’OMELIA DEL VESCOVO

Perugia – omelia-messaggio augurale dell’arcivescovo Maffeis per il nuovo anno, pronunciata alla celebrazione con il canto del Te Deum del 31 dicembre. «Ciascuno faccia la propria parte perché nessuno si senta dimenticato o escluso dalla tavola della vita»

Diversi eventi pesanti, di cui siamo testimoni – a partire da guerre, violenze e sopraffazioni – fanno sì che il bilancio sull’anno che sta per finire sia adombrato di disincanto, di pessimismo e di paura. Questa percezione diffusa porta a sentire il futuro più come una minaccia che non come una promessa, per cui si rischia di chiudersi ancor più nel privato, frenati nell’assumere scelte impegnative e responsabilità che espongono, tanto più in un clima spesso segnato soprattutto da emotività, se non anche irragionevole e aggressivo.
Maria, Giuseppe e i pastori erano circondati a loro volta da motivi di preoccupazione e da segnali di morte; tuttavia, in quella Notte santa hanno saputo riconoscere i segni della speranza, che ha permesso loro di camminare anche nei giorni oscuri senza perdere la fiducia.

Trovare la forza per affrontare i problemi
Questa sera siamo qui perché intuiamo la nostalgia e la necessità di quello sguardo, che non sottovaluta difficoltà e problemi, ma trova la forza per affrontarli. Siamo qui perché abbiamo bisogno di considerare quanto avviene, di rifletterci in silenzio e di confrontarsi con la Parola del Signore, cercando di far spazio dentro di noi a quella sapienza di cui è maestra la Vergine Madre: “Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
L’augurio che vi faccio, che ci facciamo reciprocamente, è appeso proprio a questo verbo, custodire, con cui Maria raccoglie nel suo cuore gli eventi, ne scruta le profondità, ne attende il compimento, senza sottrarsi alle responsabilità che le sono affidate.

Iniziare con il piede giusto anche il 2024
È questa la via per concludere anche quest’anno ringraziando Dio per la sua fedeltà e la sua misericordia, per la sua presenza che parla in tanti segni di bene, che ci aiutano a iniziare con il piede giusto anche il 2024.

A Servizio del bene sociale, civile ed ecclesiale
Penso alla fedeltà con cui, in mezzo a diverse difficoltà, tanti – nel mondo delle Istituzioni, della pubblica amministrazione, del lavoro, della sanità, della scuola, della comunicazione e della cultura – lavorano a servizio del bene sociale e civile, si impegnano nella ricerca della verità, della giustizia, della cura, di una migliore convivenza.
Penso alla fede operosa di tanta gente, che ho incontrato quest’anno nelle nostre comunità: quanti sacerdoti, diaconi, ministri, religiosi e religiose, quante persone mettono a disposizione tempo, passione ed energie… Quante persone ammalate pregano e accompagnano il cammino della nostra Chiesa…

Nessuno si senta escluso dalla tavola della vita
Ancora. Penso all’amore concreto che attraversa tante famiglie: famiglie spesso ferite, ma che ogni giorno affrontano sacrifici con pazienza e fiducia, e propongono quella condivisione di affetti, di valori, di significati che è alla base di ogni altra condivisione umana. Quello che respiriamo in famiglia ci accompagnerà sempre.
Penso alla disponibilità generosa e gratuita di tanti educatori, alla stima che nutrono per i giovani, di cui si fanno discreti e attenti compagni di viaggio. Le esperienze della Gmg di Lisbona, degli oratori, dei grest e dei campi scuola parlano in questa direzione.
Penso alla solidarietà a cui tanti si aprono per sovvenire alle necessità di famiglie provate da varie forme di difficoltà e di povertà: è un’attenzione che chiede a ciascuno di fare la propria parte, perché nessuno si senta dimenticato o escluso dalla tavola della vita.

Non lasciarsi tentare dalla rassegnazione
Vedere, valorizzare e ringraziare per i segni di bene che ci sono è decisivo, sia per non far torto alla Provvidenza, che continua a operare nella storia – anche nella nostra – sia per rincuorarsi e rincuorare, evitando la tentazione della rassegnazione, che produce soltanto sfiducia, disimpegno e passività. Per questo chiediamo al Signore di renderci come i pastori, che tornarono da Betlemme “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito”.

Crescere nella fraternità, nell’ascolto reciproco…
Come Chiesa diocesana è partendo da questo patrimonio che, alla luce delle indicazioni sinodali, possiamo crescere nella fraternità, nell’ascolto reciproco, nell’incontro e nella capacità di prendere insieme le decisioni migliori, alla luce dei cambiamenti in atto.

Lo chiediamo in forza della benedizione che Mosè elargisce a tutto il popolo: “Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Questo volto divino, che in Gesù si è fatto uomo, porti ciascuno a volgere il proprio sguardo con benevolenza sugli altri. Lo chiediamo, mentre rilanciamo la parola e l’azione di Papa Francesco, che non si stanca di invocare la via del disarmo e del dialogo per il rispetto e la pace di ogni popolo.

Terni – celebrazione di fine anno con il canto del Te Deum – Mons. Soddu: “il messaggio di salvezza di Cristo, da cui fiorisce il frutto della benedizione: la giustizia e la pace con tutto ciò che di buono consegue”.

Celebrata dal vescovo Francesco Antonio Soddu nella Cattedrale di Terni la solenne messa di ringraziamento di fine anno con il canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla celebrazione erano presenti i canonici della Cattedrale di Terni, il parroco don Alessandro Rossini, la presidente del consiglio comunale di Terni Sara Francescangeli, gli assessori del Comune di Terni Viviana Altamura e Michela Bordoni, i rappresentanti delle altre autorità militari, dei cavalieri e dame dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, delle associazioni e movimenti ecclesiali.
«Vogliamo anzitutto ringraziare il Signore per il tempo che ci ha dato di vivere con tutte le gioie, i travagli ed anche i dolori – ha detto mons. Soddu -. Non possiamo non elevare il nostro inno di ringraziamento che, insieme alla infinità delle atrocità di questi giorni, dell’anno che oggi si chiude, ci sprona ulteriormente a rivolgere tutta la nostra attenzione al messaggio di salvezza che ci proviene dal Cristo. Per mezzo di Maria abbiamo ricevuto l’autore della vita, la benedizione eccelsa di Dio, ossia Dio stesso. Questo significa che nella misura in cui si accoglie questo dono fiorisce il frutto della benedizione: la giustizia e la pace con tutto ciò che di buono consegue».

Il desiderio di pace e la sua difficile realizzazione
Il vescovo ha ricordato la difficile situazione attuale «avvenimenti che in questi giorni, in questo cambiamento d’epoca, l’intera umanità, la nostra società e la nostra città sperimentano come stridente opposizione, come netto contrasto a quanto di più benedetto si possa immaginare. Mai come in questi giorni, almeno la nostra generazione, sperimenta anche l’inadeguatezza tra il desiderio della pace e la sua difficile realizzazione; anzi sembra non ci sia neanche una prospettiva che sia condivisa, entro la quale, in modo oggettivo, tutti ci si possa incontrare. Purtroppo ci capita di piombare nella triste constatazione in base alla quale la storia non ha mai insegnato niente ai posteri; al contrario pare che l’unico patrimonio lasciataci in eredità sia il metodo opposto alla salvaguardia della pace: come primeggiare, prevaricare, opprimere, uccidere.
Dinanzi a questa triste realtà, che avvolge di tenebre il nostro tempo, risuona comunque e ancora più forte il grande messaggio di pace che promana dal Vangelo. Esso, così semplice nella narrazione, contiene tutta la potenza capace di “abbattere i superbi ed innalzare gli umili” e quindi contiene il criterio fondamentale per accogliere e costruire la pace». 

Gesù presente tra gli ultimi
«La vicenda, l’esperienza dei pastori che si recarono a Betlemme presso la grotta della natività, che lo si voglia o meno, rimane l’unico metodo per costruire la pace – ha aggiunto il vescovo nell’omelia -. I pastori, così emarginati dalla cultura del tempo, rifiutati e considerati fuori dalla comunione, invece, sono coloro ai quali viene rivolto, anzi viene affidato il primo messaggio di salvezza. Un riguardo nei confronti di una categoria di persone che, di per sé, non aveva un gran posto nella società. Bene, costoro ascoltano la parola dell’angelo che porta un messaggio di liberazione, di salvezza e di pace e da questo si lasciano inondare e guidare. Oggi di questo abbiamo bisogno, ma non del messaggio, quello c’è già insieme alla luce che da esso deriva, quanto piuttosto che lo accogliamo con l’atteggiamento che fu dei pastori i quali, senza indugio, ossia senza tanti ragionamenti, senza considerazioni fuorvianti, si misero in cammino.
Forse l’atteggiamento nostro a volte è l’opposto ossia si rimane inerti, inchiodati…fermi e sommersi da un’infinità di considerazioni, supposizioni, congetture, paure… che non coincidono con l’invito ad andare. I pastori sono l’immagine viva della Chiesa che è appunto il popolo di Dio in cammino, come affermato dal Concilio Vaticano II e ripetutamente richiamato dal santo Padre Francesco. Una Chiesa in uscita, missionaria così come per primi furono i pastori. La Chiesa è missione, perciò i fedeli laici contribuiscono in modo vitale a realizzarla in tutti gli ambienti e nelle situazioni più ordinarie di ogni giorno».

Perugia – festa diocesana della Santa Famiglia di Nazareth. Il vicario generale, don Simone Sorbaioli, alle numerose famiglie presenti: «Anche la famiglia imperfetta è dimora di Dio»

«Anche la famiglia imperfetta è dimora di Dio, attraverso quella imperfezione Dio entra nelle nostre famiglie e le abita». A sottolinearlo è stato il vicario generale don Simone Sorbaioli all’omelia della celebrazione eucaristica della Festa diocesana della Santa Famiglia di Nazareth, la sera del 30 dicembre, presso il complesso parrocchiale “Santa Famiglia di Nazareth” in San Sisto di Perugia, dove da anni si svolge questo significativo evento promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare diretto dai coniugi Roberta e Luca Convito insieme a don Lorenzo Marazzani Visconti. Concelebranti sono stati il parroco don Vittorio Biagini e i vicari parrocchiali don Stefano Bazzucchi e don Michael Tiritiello e a dare il benvenuto alle numerose famiglie, accolte dal presepe vivente sul sagrato della chiesa, è stato il parroco emerito don Claudio Regni.

Aprire il cuore a Dio.

«La semplicità della Famiglia di Nazareth, ci appartiene, ci richiama all’essenziale, al progetto di Dio su ogni famiglia, nonostante le difficoltà e l’imperfezione umana – ha proseguito il vicario generale –. Tutte le nostre famiglie hanno qualcosa che non va, portiamo in noi il bene e il male frutto della nostra storia personale, ma la famiglia è desiderio di bene e se apriamo il cuore a Dio, Egli saprà far funzionare le cose: il nostro impegno e la Sua presenza!».

Durante la celebrazione don Simone Sorbaioli ha affidato le famiglie presenti alla Santa Famiglia di Nazareth, recitando insieme ai fedeli l’atto di affidamento scritto da papa Francesco.

Una ricorrenza sentita.

Al termine, i coniugi Roberta e Luca Convito si sono soffermati sul significato della ricorrenza della Festa della Santa Famiglia di Nazareth, che spesso è molto ravvicinata o al Natale, o al Capodanno (quest’anno si celebra il 31 dicembre), «rischiando di passare in secondo piano – hanno commentato –. Ogni anno ci domandiamo se abbia senso continuare a celebrare questa festa particolare, ma la presenza e la partecipazione attiva di numerose famiglie, anche stavolta ha fugato ogni dubbio. Resta una ricorrenza sentita in cui si riflette anche sul ruolo e sulla testimonianza di ciascuna famiglia cristiana nella società contribuendo alla sua crescita, oltre a viverla come occasione per rigenerare la propria fede, raccogliendosi in preghiera e riflettere sulla Santa Famiglia, facendo propri i suoi insegnamenti umani e spirituali».

Famiglia, luogo di narrazione fra generazioni.

«Celebrare oggi questa festa – hanno concluso Roberta e Luca Convito –, arricchita dalla presenza dei ragazzi delle scuole medie, di ritorno dal campo invernale, di tanti nonni con i nipoti e di giovani famiglie con i loro neonati, ci ricorda anche il valore della famiglia come luogo dello scambio e della narrazione fra generazioni, in un passaggio di consegne che va oltre la famiglia stessa e apre al futuro e alla speranza!».