Terni – San Valentino – solenne pontificicale domenica 11 febbraio e processione per le vie della città

Entrano nel vivo, il 10 e 11 febbraio, le celebrazioni religiose in onore di San Valentino, primo vescovo di Terni e patrono principale della Città e della Diocesi. Valentino fu un vescovo esemplare che spese la sua vita per aiutare gli altri: guariva i malati, soccorreva i poveri, era attento ai bambini ed ebbe un’attenzione particolare ai giovani, ed ha plasmato cristianamente con la sua testimonianza la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale.
Il vescovo Francesco Antonio Soddu invita la comunità a vivere pienamente la festa del santo patrono nel segno dell’amore cristiano: «Camminiamo insieme, sentendoci coinvolti nella corresponsabilità ognuno per la propria parte in questo cammino della nostra Chiesa locale, nell’amore che San Valentino ci testimonia ancora oggi. Un buon approccio all’amore, che viene da Dio, ci fa comprendere il senso vero della vita e quindi della pace. Auguro alla città e alla diocesi di poter fare tesoro di questa festa perché sia per la comunità un motore propulsore per vivere sempre meglio la fede cristiana in comunione sulla via della pace».

La fiaccolata pellegrinaggio per il trasferimento dell’urna di San Valentino in Cattedrale
Sabato 10 febbraio alle ore 21 si terrà la processione – fiaccolata per il trasferimento dell’urna di san Valentino dalla basilica alla cattedrale, che sarà animata dai giovani, sportivi, associazioni e movimenti ecclesiali della città. La processione dalla basilica di San Valentino proseguirà lungo via papa Zaccaria, via San Valentino, via Menotti Serrati, via Turati, corso del Popolo, rotonda obelisco Lancia di Luce, via dell’Annunziata, via del Vescovado, con arrivo in Cattedrale dove ci sarà un momento di preghiera e riflessione del vescovo Francesco Antonio Soddu. Le chiese e le strade lungo le quali transiterà la processione saranno addobbate con il drappo raffigurante San Valentino.
Una processione che è per la comunità ternana un importante espressione della devozione al Santo patrono protettore della città e dell’amore, e che rappresenta un ulteriore segno della vicinanza di Valentino alle famiglie e alla città.

Il solenne pontificale
Domenica 11 febbraio alle ore 10 nella Cattedrale di Terni sarà celebrata la festa diocesana di San Valentino, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu, nella giornata mondiale del malato. La celebrazione vedrà la presenza di ospiti delle case per anziani e malati accompagnati dai volontari dell’Unitalsi. Concelebreranno mons. Salvatore Ferdinandi, vicario generale della Diocesi, Padre Angelo Gatto direttore dell’ufficio pastorale della salute, padre Johnson Perumittath parroco di San Valentino, i vicari foranei ed episcopali, il clero diocesano, alla presenza del prefetto di Terni Giovanni Bruno, del questore Bruno Failla, della presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, degli assessori del Comune di Terni, assessori e consiglieri regionali dell’Umbria, dei sindaci dei Comuni del comprensorio diocesano, delle autorità militari, dei rappresentanti del mondo del lavoro, della scuola, delle associazioni e movimenti della Diocesi.
Durante il pontificale verrà accesa la lampada votiva e pronunciato l’atto di affidamento della città al Santo Patrono.
La parte musicale della celebrazione sarà curata dal Coro Diocesano diretto da don Sergio Rossini.
Terminato il pontificale, si terrà la processione cittadina per il rientro dell’urna del santo nella basilica di San Valentino, accompagnata dal coro diocesano e dal corteo storico. La processione transiterà lungo le vie della città, seguendo il percorso: piazza Duomo, via Aminale, corso del Popolo, piazza Ridolfi, piazza Europa, via Garibaldi, rotonda Filipponi, via Piave, rotonda M.L.King, strada delle Grazie, via fratelli Cervi, via G.M. Serrati, via San Valentino, via papa Zaccaria, basilica di San Valentino. Sul sagrato della chiesa ci sarà la benedizione conclusiva del Vescovo e la lettura della preghiera da parte del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Rita Pileri.

La celebrazione sarà trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sul canale Youtube e sul sito della diocesi, e sulle frequenze FM radio di Mep Radio organizzazione.

Terni – San Valentino 2024 – festa della Promessa. Mons. Soddu: “la vita ha un senso: il senso pieno, in quanto fondata sul Dio della vita e della realizzazione delle promesse”

«La promessa che vi scambiate davanti a san Valentino, non sono delle parole e neanche dei sentimenti che oggi vi sentite di condividere, lo sapete molto bene, ma è la vita stessa che intendete fondare l’uno sull’altra e viceversa». È l’augurio che il vescovo Francesco Antonio Soddu ha rivolto alle 40 coppie di fidanzati che hanno partecipato alla celebrazione della promessa d’amore dei fidanzati nella basilica di San Valentino, uno dei momenti più significativi delle celebrazioni religiose in onore di san Valentino patrono di Terni e degli innamorati.
Una cerimonia che suggella ancora di più il legame tra san Valentino e i fidanzati che diranno il loro “sì” entro l’anno, con la testimonianza di un Santo che parla di amore fedele e paziente, un amore attento, generoso e rispettoso, che è patrono dell’amore sponsale e della famiglia cristiana, fondata sul sacramento del matrimonio. Oltre ai tanti ternani che hanno preso parte alla celebrazione, una coppia proveniente dalla Svizzera, coppie da varie città dell’Umbria, da Roma, da Ravenna, dalla Calabria, alcune di loro insieme ai figli neonati.
«Le parole di Gesù sono rivolte a voi e a ciascuno di noi – ha aggiunto il vescovo -, perché sono sempre parole di vita per tutti, del senso pieno della vita. La promessa che fate in chiesa e al cospetto di san Valentino, il quale, come successore degli apostoli, ci ricorda che, nella misura in cui si annuncia e testimonia il Vangelo, allora la vita ha un senso: il senso pieno, in quanto fondata sul Dio della vita e della realizzazione delle promesse. Non abbiate mai a noia questo grande insegnamento, esso è il segreto lieve e forte della vita stessa. È il segreto lieve e forte dell’amore. Esso è molto, molto di più di un sentimento; è il proseguo e la realizzazione del sentimento; è il percorso che dal seme porta alla pianta e alla maturità dei suoi frutti, passando attraverso le diverse stagioni della vita, fino al definitivo compimento in Dio. Se volete dare un senso alla vita e al vostro amore, dovete passare attraverso Gesù, combattere con le armi dell’amore nel dono e fedeltà reciproca».
Nella giornata in cui si celebra la 46° giornata nazionale per la Vita, il vescovo ha invitato alla preghiera e l’azione perché «la forza della vita che unita a quanto siamo celebrando ossia la forza dell’amore, perché non sia vita senza amore e non sia amore senza vita. L’amore che è come il poema della vita, che è dono e salvaguardia, custodia e difesa della vita in quanto tale, attraverso i segni concreti di speranza che sapremo porre in ogni istante del nostro vivere quotidiano, anche quando la sperimentiamo fragile, minacciata e faticosa».
Le coppie hanno quindi pronunciato coralmente la promessa d’amore davanti all’urna di san Valentino e, prima della benedizione del vescovo, la preghiera al Santo protettore dei fidanzati. Dopo la benedizione del vescovo, c’è stata la cerimonia della consegna della pergamena alle coppie di futuri sposi, che insieme alla rosa bianca e al cuore su cui scrivere un pensiero d’amore, ricevuto all’accoglienza da parte del comitato organizzatore della parrocchia di San Valentino, sono i segni in ricordo di questa giornata loro dedicata.
A conclusione della celebrazione l’attore Stefano De Majo in una drammatizzazione ha raccontato ai fidanzati la storia di San Valentino e la leggenda della rosa che il santo era solito donare ai giovani fidanzati.

Perugia – celebrazione della festa di San Costanzo. L’arcivescovo Maffeis: «San Costanzo diventa un simbolo di unità tra la tradizione della fede e la storia della nostra città»

La luminaria, che ieri sera ci ha visti partecipare numerosi alla processione da Palazzo dei Priori alla chiesa di San Costanzo, è stata l’occasione – oltre che per invocare luce sulla giornata di ciascuno – anche per ringraziare quanti, nella Chiesa come nella Città, portano luce con il loro servizio: per chi diffonde la luce ragionevole della fede e della speranza – in particolare la gratitudine va a diaconi e sacerdoti, tra i quali ricordo don Claudio Faina, che oggi celebra il primo anniversario dell’ordinazione –; grazie, quindi, per quanti portano luce con la loro presenza qualificata e operosa nei luoghi della sofferenza e della carità – ospedale, hospice, case di riposo, Caritas –; grazie per gli uomini e le donne che, nei diversi ambiti della vita civile e sociale, interpretano il loro impegno come servizio del bene comune: amministratori, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti. San Costanzo diventa così un simbolo di unità tra la tradizione della fede e la storia della nostra città. Come credenti onoriamo in San Costanzo un padre nella fede. Come perugini lo riconosciamo patrono della città e fondatore della diocesi, della quale a metà del secondo secolo è stato il primo vescovo.

Rinverdire le nostre profonde radici. Sono, dunque, radici profonde le nostre; ma, oggi, fino a che punto possiamo dire che siano ancora feconde? Ed, eventualmente, cosa fare per rinverdirle?

Ancora: San Costanzo ha pagato con la vita la sua fedeltà al Vangelo; il suo martirio lo avvicina a quello di tanti credenti che anche oggi in varie parti del mondo sono discriminati, torturati e martirizzati.

La libertà religiosa è un diritto essenziale per tutti; oggi, la fede cristiana è la più perseguitata: l’ultimo attacco armato, ieri in una chiesa a Istanbul, in Turchia. In alcune parti del mondo, il Cristianesimo è semplicemente scomparso (Nord Africa) o ridotto al lumicino (Terra Santa, Iraq, Siria…).

E noi come ci poniamo? Forse restiamo intimiditi e disorientati dal cambiamento d’epoca che ci coinvolge e che sta già trasformando in modo sensibile anche il volto della Chiesa: diventa sempre più importante il rapporto personale, mentre spesso i responsabili delle comunità si trovano il tempo sottratto da strutture sempre più difficili da gestire.

Senza sottovalutare le difficoltà, se interrogassimo San Costanzo, probabilmente ci aiuterebbe a maturare uno sguardo fiducioso; ci aiuterebbe, ad esempio, a riconoscere i tanti che, anche in mezzo a questa stagione confusa, affrontano la vita quotidiana affidandosi al Signore.

La Chiesa fiorisce nella relazione con Dio, non in virtù di qualche privilegio. Se chiedessimo consiglio al nostro Patrono, probabilmente ci rimanderebbe alla pagina evangelica appena ascoltata, per ricordarci che la Chiesa fiorisce sociale, ma nella relazione con Dio, nel legame con il Signore Gesù, nella fraternità con gli altri: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore…Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.

Siamo un mistero in cui si nasconde e opera l’amore; è l’amore che ci dà identità: l’amore di Dio, inseparabile dall’amore agli altri; l’amore che, come diceva il profeta Isaia, ci invia come Chiesa, a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore”.

Il cambiamento in atto si rivelerà un’opportunità. Questa missione – con le scelte che impone – disegna il nostro programma pastorale. Il cambiamento in atto si rivelerà un’opportunità, se lo sapremo vivere così. Ci consegnerà una Chiesa più povera, ma più libera e radicata nell’essenziale; una Chiesa più credibile, perché più credente; una Chiesa capace di farsi prossima alle ferite, alle gioie, alle paure e alle speranze di ognuno per essergli segno e strumento della tenerezza del Padre.

I frutti già si intravvedono, perfino nel cuore dell’inverno. Penso, anche qui per esemplificare, ai giovani che si avvicinano alla Chiesa per prepararsi al battesimo. Molti di loro sono cresciuti in un’altra cultura e in un’altra religione – convertirsi dalla quale è davvero rischioso –: quando chiedo perché vogliano diventare cristiani, rispondono di aver incontrato persone, famiglie e comunità accoglienti; di aver riconosciuto nel Vangelo la proposta di una vita buona, lontana da ogni forma di violenza e di paura, capace di perdono, di riconciliazione, di amore.

Le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santi. Cara gente, come sollecitavo nella Lettera pastorale, “andiamo avanti con coraggio, memori che le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santi”. Dai Santi di ieri e dai tanti Santi di oggi, uomini e donne che – come Abramo, da amici di Dio – intercedono per la città.

La via è tracciata. Ci sia data la grazia – la chiedo innanzitutto per me, quale indegno successore di Costanzo – di percorrerla per la nostra parte, senza disertare le responsabilità che sono affidate a ciascuno.

Don Ivan Maffeis – Vescovo

Perugia – Festa di San Costanzo. L’arcivescovo Ivan Maffeis all’omelia del Primi Vespri al termine della “Luminaria”: «la luce della fede continua ad illuminare la nostra città»

Con la tradizionale e suggestiva processione della “Luminaria”, dal palazzo dei Priori alla basilica di San Costanzo, nel pomeriggio del 28 gennaio, la comunità civile e religiosa di Perugia è entrata nel vivo della festa del suo Santo Patrono Costanzo, vescovo e martire; processione a cui hanno partecipato, come è consuetudine, l’arcivescovo Ivan Maffeis, il sindaco Andrea Romizi, la presidente della Regione Donatella Tesei, diversi rappresentanti delle Istituzioni del capoluogo umbro ed animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale e dal corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città.
Al termine della “Luminaria”, nella basilica di San Costanzo, si sono tenuti Primi Vespri con il rito dell’omaggio votivo in memoria del Santo di alcuni segni e simboli dell’antico legame tra la Perugia civile e quella religiosa.
L’arcivescovo Maffeis, all’omelia, si è soffermato sul significato cristiano della “luce”, esortando tutti ad essere «ostinati cercatori di luce…», facendo «memoria di san Costanzo» la cui testimonianza umana e cristiana «arriva a parlare al nostro tempo; anche in questo modo la luce della fede continua a illuminare la nostra città».

L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO MAFFEIS
«La luce della fede continua ad illuminare la nostra città»

Occasione di incontro e unità. Anche quest’anno la figura di San Costanzo ci offre una tradizionale, ma pur sempre nuova, occasione di incontro; grazie alla memoria di questo Santo, noi – pur provenendo da sensibilità e da situazioni spirituali diverse – ci ritroviamo insieme. Questa unità si manifesta anche in due segni eloquenti, promossi fin dal 1310 dall’autorità civica: la luminaria, di cui siamo stati partecipi poco fa lungo le vie della nostra città, e il cero votivo, offerto dal Sindaco a nome di tutti. Siamo tutti ostinati cercatori di luce…

Più luce rispetto all’oscurità di oggi. “Più luce!”, invoca Goethe nel momento del tramonto della sua esistenza. “Più luce!” invochiamo noi, rispetto all’oscurità che avvolge il nostro tempo, a partire dai tanti focolai di guerra che nel loro diffondersi spengono la speranza e la vita, a conferma della tragica inutilità, della disumanità e dell’immoralità della guerra, di ogni guerra.

Non solo grandi strategie politiche. La via per uscire dalla notte non può essere affidata soltanto alle grandi strategie politiche: la luce passa anche dal coltivare nelle nostre relazioni quei valori fondamentali di rispetto della dignità della persona, che vivono di ogni piccolo gesto di disponibilità, d’accoglienza, di dialogo culturale, di carità generosa.

La luce del Signore Gesù. E non è forse questa la risposta che sgorga dalla fede cristiana? Il Vangelo ci ricorda che la luce che cerchiamo è una Persona, il Signore Gesù. “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini”, afferma San Giovanni. Seguendolo, vivendo nella sua amicizia, diveniamo sempre più simili a lui e con ciò capaci di Dio, di conoscere la verità, di riconoscerci fratelli, di entrare nella vita: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Testimone di fede a prezzo della vita. San Costanzo è vissuto per trasmetterci questa fede; ne è stato testimone a prezzo della vita.

Gratitudine a chi diffonde la luce. Questa sera diciamo grazie per chi diffonde la luce ragionevole della fede, che educa a uscire da sé e ad affidarsi allo Spirito di Dio. Grazie per i genitori, i catechisti, gli educatori, gli insegnanti, i diaconi e i presbiteri. Grazie per la luce diffusa da quanti sanno stare un passo indietro per far spazio agli altri e contribuiscono a rispondere al bisogno che tutti ci portiamo dentro, che è bisogno di sentirsi accolti, stimati, amati. Grazie per la luce alimentata dai volontari e dagli operatori della Caritas, come da chi in Ospedale, all’hospice e nelle case di riposo lavora nei servizi di cura; da chi, con presenza discreta, accompagna chi vive l’esperienza della malattia o del lutto.

Portatori di luce i rappresentanti delle Istituzioni. Di luce sono portatori i rappresentanti delle Istituzioni, uomini e donne che, nei diversi ambiti del vivere civile e sociale, sono a servizio della nostra città e del territorio. A ciascuno di loro va la nostra riconoscenza per il contributo che assicurano a una serena convivenza, per le energie che – con competenza e sacrificio – dedicano a favore del bene comune, che non è tanto o solo la somma del bene dei singoli, ma è il bene di tutti.

Gratitudine alla comunità ecclesiale locale. Infine, un grazie ai sacerdoti di questa unità pastorale, a don Luca Delunghi in particolare, per l’iniziativa che, da dopodomani (martedì 30 gennaio, n.d.r.), offrirà dal lunedì al venerdì la possibilità a studenti e lavoratori di raccogliersi in questa chiesa alle 7.20 per la celebrazione eucaristica. Anche in questo modo la memoria di San Costanzo arriva a parlare al nostro tempo; anche in questo modo la luce della fede continua a illuminare la nostra città.

Don Ivan Maffeis

Vescovo

Trevi – festa del patrono S. Emiliano. L’Arcivescovo Boccardo: «Il martire ci ricorda che l’amore non si vende, si dona; la fedeltà non si compra, si vive»

«Emiliano non ha temuto di andare incontro al carnefice, ben sapendo che suprema disgrazia non è perdere la vita ma, per amore della vita fisica, perdere le ragioni del vivere». È uno dei passaggi dell’omelia che l’Arcivescovo ha tenuto domenica 28 gennaio 2024 nel Duomo di Trevi per la festa del martire Emiliano, patrono del secondo Comune più popoloso dell’Archidiocesi dopo Spoleto. Tanti i trevani che hanno reso omaggio al Santo: nel triduo in preparazione alla festa, nella storica processione dell’Illuminata con la statua del Santo portata nelle vie del centro storico il pomeriggio del 27 gennaio e nel solenne pontificale dell’Arcivescovo.
Ricordiamo che Emiliano – ma sarebbe più corretto chiamarlo Miliano, come viene citato nei più antichi documenti e come viene ancora chiamato correntemente in Trevi – venne a Spoleto dall’Armenia alla fine del III sec. Consacrato vescovo da papa Marcellino, fu inviato a Trevi dove già esisteva una comunità cristiana evangelizzata, ormai da un secolo, da Feliciano vescovo di Foligno. Fu messo a morte sotto l’imperatore Diocleziano il 28 di gennaio del 304, insieme a tre suoi compagni, dopo innumerevoli supplizi invano inflittigli per indurlo ad abiurare. Fu decapitato a tre chilometri da Trevi, in località Bovara, zona sacra per i pagani, legato ad una pianta di olivo (albero monumentale ancora esistente).

Con mons. Boccardo hanno concelebrato: il pievano della Pievania del beato Pietro Bonilli don Jozef Gerčák, don Luca Gentili cancelliere arcivescovile e don Fabrizio Maniezzo. Diaconi: Paolo Eleuteri e Claudio Vandini. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi diocesani e dai ministranti. La liturgia è stata animata dalla corale della Pievania diretta da Mauro Presazzi. Per l’occasione è giunta a Trevi la presidente della Giunta regionale dell’Umbria Donatella Tesei. C’era naturalmente il sindaco della Città Ferdinando Gemma, che ha donato l’olio per alimentare la lampada votiva alla statua di S. Emiliano. Presenti anche le autorità militari, tra cui il comandante della Compagnia Carabinieri di Foligno, il maggiore Giuseppe Agresti.

L’omelia dell’Arcivescovo. «Emiliano – ha detto mons. Boccardo – non esitò a dare la vita per Cristo. Per lui scelse la morte, preferì la via stretta e solitaria della tribolazione e del sacrificio anziché quella luccicante e affollata del successo terreno. Perché l’amore non si vende, si dona; la fedeltà non si compra, si vive. E la Chiesa che propone la figura di S. Emiliano alla venerazione dei fedeli dichiara vero il suo modo di giudicare: “riconoscere Cristo davanti agli uomini” significa prendere pubblicamente posizione a suo favore, implica il rispetto dei suoi comandamenti, anche nelle circostanze più gravi. Forse – ha proseguito il Presule – non saremo chiamati ad imitare S. Emiliano nel martirio cruento. Tutti però siamo chiamati al martirio incruento della professione quotidiana della fede, senza fratture tra il credere e l’operare». L’Arcivescovo, poi, ha delineato alcune caratteristiche del martire: «Non muore per un’idea, se pur elevata; egli muore per Cristo, che è morto e resuscitato per lui. I martiri – ha chiarito il Presule – non sono eroi, ma gente abitata da una sola forza: quella umile della fede e dell’amore. Essi non rubano la vita, ma la donano. E allora il ricordo del nostro patrono di Trevi ci offre l’occasione per interrogarci sulla qualità della nostra fede. Perché se il seme della fede ricevuto nel battesimo non cresce e matura, diventa sterile e resta chiuso in sé. La vita cristiana – ha sottolineato mons. Boccardo – non può ridursi ad un’abitudine (frequentare la chiesa per la Messa domenicale, celebrare battesimi, matrimoni e funerali, recitare preghiere) che non cura la crescita della fede, che non osserva i comandamenti, che non si impegna a capire cosa si deve fare e cosa no. La fede professata con le labbra deve esprimersi nella visione e comprensione del mondo e nel modo concreto di pensare e di agire. Perché sono le opere che attestano e certificano il valore della testimonianza: se visibilità ci deve essere, ha da essere visibilità di persone più che di sigle, di azioni più che di parole, di comportamenti più che di proclami».

Perugia: “San Costanzo cambia colore” venendo pastoralmente incontro a giovani e a lavoratori

«“San Costanzo cambia colore” è il titolo che abbiamo dato al progetto pastorale con cui vogliamo venire incontro a giovani, studenti universitari, lavoratori residenti e di passaggio e non solo, nel solco della recente Lettera pastorale del nostro arcivescovo Ivan Maffeis, “Il coraggio dei passi”, in cui ci esorta, ci incoraggia, ci stimola ad essere sempre più comunità in cammino nell’evangelizzare e nell’essere missionaria». Ad annunciarlo è il parroco moderatore della 2a Unità pastorale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale giovanile, nel presentare questa iniziativa che prenderà il via il giorno seguente la festa del Santo patrono Costanzo, martedì 30 gennaio, alle ore 7.20, con la celebrazione eucaristica, presso la basilica di San Costanzo, rivolta a quanti, prima di andare al lavoro o a lezione, vorranno raccogliersi in preghiera, ascoltare la Parola di Dio e ricevere la comunione; celebrazione che si terrà ogni settimana, dal lunedì al venerdì.

A messa senza fretta. Altro significativo appuntamento, in calendario il martedì, alle ore 18.30, sempre a San Costanzo, è la “Messa senza fretta” per i giovani (18-30 anni d’età), «per vivere un tempo di silenzio (15 minuti) dopo aver ascoltato il Vangelo», spiega don Luca Delunghi, che aggiunge: «L’occasione che ti viene data è quella di fermarti e riflettere su quello che abita il tuo cuore a partire dalla Parola di Dio. L’abbiamo denominata “Messa senza fretta” riprendendo l’iniziativa avviata dai Gesuiti in diverse città italiane ed europee, dando ai giovani l’opportunità di avere all’interno della messa un tempo cospicuo di silenzio con la provocazione di due domande di volta in volta».

Riqualificare la vita ecclesiale. Questo progetto, nel suo complesso, è una importante iniziativa pastorale rivolta anche a tutti i fedeli. «È un progetto – precisa il parroco moderatore – frutto di un “sondaggio e ricerca-studio” della partecipazione dei fedeli, che non è un problema di numeri, bensì di riqualificazione della vita ecclesiale delle nostre comunità. Pertanto abbiamo inteso modificare anche gli orari delle messe e, soprattutto, darci degli obiettivi pastorali da raggiungere in ambito di nuova evangelizzazione, missione, catechesi, liturgia e carità».

Al passo con i tempi. Le parrocchie della 2a Unità pastorale, con “capofila” la parrocchia di San Costanzo, hanno inteso mettersi pastoralmente al passo con i tempi anche con i cambiamenti sociali vissuti da quanti vivono o transitano nei loro quartieri, quelli che formano quest’’Unità pastorale, la più popolosa dell’Archidiocesi con 16mila residenti, oltre a numerosi studenti fuori sede che frequentano i Dipartimenti universitari di Agraria, Scienze motorie e Veterinaria (quest’ultimo è situato di fronte alla basilica di San Costanzo). Sono le parrocchie di San Costanzo, Santa Maria di Colle, San Ferdinando, Santi Biagio e Savino, Sant’Antonio, Santo Spirito e San Domenico.

Al servizio degli universitari. Con la presenza di tre frequentati dipartimenti d’Ateneo, l’Unità pastorale ha inteso rivolgere il suo sguardo anche a studenti offrendo loro, presso la canonica di San Costanzo, degli spazi per ospitarli e per realizzare una “aula-studio” pensata e gestita con loro (chi vuole partecipare al progetto può contattare don Luca Delunghi al 346.8942202). Questo per creare una maggiore “rete-sinergia” con la Pastorale universitaria operante già in due delle parrocchie costituenti la 1a Unità pastorale, San Donato all’Elce e di Sant’Agostino i cui territori insistono nella “cittadella universitaria”. «Siamo venuti incontro agli studenti fuori sede e a tutti i giovani modificando gli orari delle messe festive da tenersi di sera – spiega il parroco –, perché i giovani, vivendo il sabato sera da giovani, la domenica mattina non vanno a messa, come accade nella parrocchia di Elce dove da tempo si tiene una messa festiva serale».

Attenzione per i lavoratori. Non vengono trascurati nemmeno quanti la mattina, prima di andare al lavoro, voglio partecipare alla messa feriale. «Per le lavoratrici e i lavoratori che risiedono o che transitano nei nostri quartieri (quello di via della Pallotta è prossimo agli svincoli del “Raccordo autostradale Perugia-Bettolle” da dove quotidianamente arrivano migliaia di “pendolari” in città, n.d.r.), c’è la celebrazione eucaristica in San Costanzo, alle ore 7.20, dal lunedì al venerdì, a cui sono invitati a partecipare anche gli studenti universitari prima di andare a lezione».

Perugia – “Con san Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi”. Il triduo di preparazione e programma della festa del santo patrono, vescovo e martire.

In preparazione alla festa di san Costanzo, vescovo e martire, patrono di Perugia e dell’Archidiocesi, fondatore della comunità cristiana del II secolo, in calendario il 28 e il 29 gennaio, come è tradizione, nei tre giorni precedenti (25, 26 e 27), presso la basilica intitolata al santo (ore 17-18), si terrà il triduo di preghiera con l’adorazione eucaristica meditata dedicata al tema “Con san Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi”. Un richiamo alla Lettera pastorale dell’arcivescovo Ivan Maffeis, una esortazione-proposta di cammino che attende la Chiesa particolare per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile. Il triduo sarà guidato da don Claudio Faina, ordinato presbitero un anno fa, il 29 gennaio 2023.

Legame civile e religioso. Nel presentare il programma della festa, mons. Pietro Ortica, parroco di San Costanzo, sottolinea quanto questa ricorrenza sia vissuta intensamente dalla comunità locale: «La ricorrenza di san Costanzo rinsalda il legame tra le Istituzioni civili e religiose. Basti pensare alla processione della “luminaria”, menzionata negli Statuti trecenteschi della città, a cui partecipano il sindaco, l’arcivescovo e diversi rappresentanti delle due Istituzioni, con la lettura, di fronte al palazzo comunale dei Priori, dell’antica ordinanza istitutiva della “luminaria” (risalente al dicembre 1310, n.d.r.), e la benedizione del fuoco e dei partecipanti da parte dell’arcivescovo al suono della campana della torre campanaria comunale».

La “luminaria” della vigilia. È la processione della “luminaria” ad aprire le celebrazioni della vigilia della festa di san Costanzo, domenica 28 gennaio, alle ore 17, che percorrerà le vie e le piazze del centro storico, la “Via Sacra” dalla cattedrale di San Lorenzo alla basilica di San Costanzo, passando davanti alle chiese e basiliche di Sant’Ercolano, San Domenico e San Pietro. A renderla ancor più suggestiva sarà il corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città (“Perugia 1416”), processione animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale.

I “Primi Vespri” e il rito degli omaggi votivi. A San Costanzo, terminata la “luminaria”, saranno celebrati i “Primi Vespri” (ore 18) presieduti dall’arcivescovo Maffeis, con il rito degli omaggi votivi al patrono: il cero da parte del sindaco di Perugia, la corona d’alloro da parte della Polizia locale (presente anche con il suo Coro) e gli altri doni simbolo della fede, della cultura e della tradizione perugina: il torcolo, dolce tipico della festa a ricordo del martirio di Costanzo, offerto dagli artigiani, il vin santo da parte di due sposi e l’incenso da parte del Consiglio pastorale parrocchiale di San Costanzo.

Le celebrazioni del giorno della festa. Lunedì 29 gennaio la festa entra nel vivo con le tre messe del mattino nella basilica di San Costanzo (ore 8, 10 e 11.30), celebrate da don Agostino Graziani, dal vicario generale don Simone Sorbaioli e dal giovane sacerdote don Claudio Faina. Nel pomeriggio, sempre a San Costanzo, ci sarà la celebrazione dei “Secondi Vespri” (ore 17) con la conclusione della tradizionale “pesca di beneficienza” che inizia al termine della “luminaria”. La festa del santo patrono culminerà con la solenne celebrazione eucaristica del 29 gennaio (ore 18), nella cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Maffeis insieme ai parroci della città.

Foligno – festa del patrono San Feliano

Il 24 gennaio del 249 muore il Vescovo e Martire Feliciano, Patrono della Città e della Diocesi di Foligno. La città celebra il santo patrono con varie iniziative religiose ed ecumeniche. Il 24 gennaio alle ore 11.00 Solenne Concelebrazione Eucaristica presiede S.E.R. il Signor Cardinale Peter Ebere OKPALEKE, Vescovo di Ekwulobia (Nigeria). Presenti le Autorità Civili e Militari
ore 15.30 Processione – Itinerario: Via Garibaldi, Largo Carducci, Via Gramsci, P.zza San Domenico, Via Mazzini, Via Cairoli, P.zza S. Francesco, Corso Cavour, via Oberdan, Via Umberto I, Via Garibaldi.

In preparazione alla festa:
Giovedì 18 gennaio 2024
ore 21.00 Veglia ecumenica di preghiera per l’Unità dei cristiani. Presiede il Vescovo Domenico Sorrentino

Venerdì 19 gennaio 2024
ore 21.00 Incontro dei Cresimandi con il Vescovo

Sabato 20 gennaio 2024
ore 16.30 Celebrazione Eucaristica presieduta da S.E.R. il Signor Cardinale Peter Ebere OKPALEKE, Vescovo di Ekwulobia (Nigeria), per celebrare il 30° anno di presenza in Diocesi delle Suore del Divino Amore, presenti i Religiosi e le religiose della Diocesi

Domenica 21 gennaio 2024
Celebrazioni secondo l’orario festivo

Lunedì 22 gennaio 2024
ore 21.00 Omaggio degli Sportivi a S. Feliciano. Presiede il Vescovo Domenico Sorrentino

Martedì 23 gennaio 2024
ore 18.00 Primi Vespri presiede S.E.R. Mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Foligno
ore 21.00 Veglia dei Giovani, testimonianza di S.E.R. Rev.ma Lauro Tisi, Arcivescovo di Trento

Mercoledì 24 gennaio 2024 – Solennità di San Feliciano
ore 7.30 Celebrazione Eucaristica, presiede Mons. Cristiano Antonietti
ore 8.30 Celebrazione Eucaristica, presiede Mons. Giovanni Nizzi
ore 9.30 Celebrazione Eucaristica, presiede D. Giovanni Zampa
ore 11.00 Solenne Concelebrazione Eucaristica presiede S.E.R. il Signor Cardinale Peter Ebere OKPALEKE, Vescovo di Ekwulobia (Nigeria). Presenti le Autorità Civili e Militari
ore 15.30 Processione – Itinerario: Via Garibaldi, Largo Carducci, Via Gramsci, P.zza San Domenico, Via Mazzini, Via Cairoli, P.zza S. Francesco, Corso Cavour, via Oberdan, Via Umberto I, Via Garibaldi.
ore 17.00 Solenni Secondi Vespri presiede S.E.R. il Signor Cardinale Peter Ebere OKPALEKE
ore 18.00 Celebrazione Eucaristica

Le celebrazioni liturgiche saranno accompagnate dalla Schola Cantorum “S. Cecilia” diretta dal M° Antonio Barbi, organista M° Luca Agneletti.

Domenica 28 Gennaio 2024
ore 15.30 Chiesa di S. Agostino Assegnazione del “59° Premio della Bontà” con interventi musicali dei cori delle Scuole Medie Gentile, Carducci e Piermarini e della Scuola Comunale di Musica “A. Biagini”.

DALLA PASSIO SANCTI FELICIANI

San Feliciano fu il primo Vescovo di Forum Flaminii, l’odierna San Giovanni Profiamma, una cittadina poco distante da Fulginia. Nato da famiglia cristiana, si sarebbe trasferito a Roma, al tempo di Papa Eleuterio (174-189), per perfezionare la sua educazione. Diventato esemplare nella pratica cristiana, egli ritornò in patria con il vivo desiderio di portare la buona novella ai suoi concittadini che lo elessero Vescovo. Venne ordinato a Roma da Papa Vittore (189-199). Annunciò il messaggio cristiano alle città di Fulginia, Spello, Bevagna, Plestia e Trevi, spingendosi fino a Norcia. È tradizione che avesse predicato il Vangelo anche a Narni e a Terni e che avesse ordinato vescovo San Valentino. Da tante antichissime tradizioni e dalla diffusione dei suoi culto, si può dire che sia stato l’evangelizzatore non solo di Forum Flamini e di Fulginia, ma dell’Umbria. San Feliciano subì il martirio il 24 gennaio tra il 249 e il 251, nei pressi di Foligno, mentre veniva condotto a Roma prigioniero. Fu sepolto presso il Ponte di Cesare sul Topino. Attorno al suo sepolcro si costituì la Nova Civitas Fulminei, cioè l’attuale Foligno, che sempre lungo i secoli l’ha riconosciuto Padre della Patria e Difensore della Città.

San Ponziano 2024: celebrazione dei Secondi Vespri e processione. L’Arcivescovo: «È facile lamentarsi di quello che non funziona, della cose che mancano, di quanto non ci è stato dato, di quello che non abbiamo, di quello che vorremmo avere. È sempre necessario porsi una domanda. Io cosa possa fare?»

Alle ore 16.00 di domenica 14 gennaio nella Basilica Cattedrale di Spoleto si è tenuta la celebrazione dei Secondi Vespri di S. Ponziano presieduti dall’Arcivescovo. Col Presule c’erano diverse sacerdoti della Diocesi. Presente il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci e il Gonfalone della Città. Anche a questo momento di preghiera hanno preso parte tanti fedeli.

La preghiera a S. Ponziano per la vita e le attività delle Pievanie. L’Arcivescovo all’inizio dei Vespri ha affidato alla protezione del Patrono le Pievanie della Diocesi con la seguente preghiera: «Glorioso San Ponziano, mentre la nostra Chiesa locale intraprende un cammino nuovo di presenza pastorale sul territorio per un rinnovato annuncio del Vangelo in un mondo che cambia, ti affidiamo la vita e l’attività delle Pievanie. Aiutale ad essere comunità vive, capaci di condividere le gioie e i dolori degli uomini e delle donne del nostro tempo e di custodire una cura particolare per quanti affrontano con fatica il peso della vita quotidiana. Con la tua intercessione, ottieni ad ogni Pievania di essere un luogo di grazia nel quale tutti possano scoprire ed esperimentare l’amore di Dio e la bellezza della vita cristiana. Chiedi per noi il dono della sapienza del cuore, perché impariamo a coltivare uno sguardo contemplativo ed accogliente sulle persone, sulle vicende e sul mondo; a trovare libertà nella attenzione all’essenziale; a riscoprire la bellezza della sobrietà che fa posto alle gioie dell’interiorità, quelle che purificano lo spirito e restituiscono lucentezza allo sguardo; a mettere in risalto il molto che ci unisce e non il poco che ci divide, per assaporare la grazia della fraternità e dello stare insieme; a coltivare relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal reciproco perdono; a scorgere il volto di Dio in ogni persona che avviciniamo e in ogni croce che incontriamo. Ispiraci sempre nuova fiducia e slancio perché non ci scoraggiamo di fronte ai fallimenti, alle debolezze e alle ingratitudini. Fa’ che ogni Pievania sia una vera comunità dove ognuno si sforzi di comprendere, perdonare, aiutare e condividere; dove l’unica legge che ci fa essere tuoi veri discepoli sia l’amore vicendevole; dove la luce e la gioia del Vangelo rendano feconde le relazioni e la testimonianza. Amen».

Nell’omelia mons. Boccardo ha sottolineato come la «testimonianza di S. Paolo che, giunto ormai alle soglie della morte, traccia il bilancio della sua vita e sottolinea che cosa in essa ha costituito un vero tesoro, ci viene riproposta oggi dalla memoria di S Ponziano. Anche il nostro Patrono si è trovato nella possibilità di considerare tesoro prezioso altri “beni” e di preferirli alla sua identità di discepolo del Signore. Con la forza dello Spirito Santo, invece, è rimasto fedele, e questa sua fedeltà ci interpella. Anche noi siamo posti continuamente di fronte ad una scelta fondamentale: seguire il Signore o seguire altri dei. Non sottraendosi al carnefice, S. Ponziano ha voluto “guadagnare Cristo”. Il guadagno di solito c’è quando aumenta qualcosa nella vita. Guadagnare Cristo per lui ha significato aprire l’animo ad uno stile di vita nuovo: quello dell’amore che non teme di essere fedele fino in fondo, senza indietreggiare di fronte alle lusinghe o alle minacce. Su questo “stile” lui ha avuto il coraggio di giocare tutta l’esistenza ed è diventato luminoso testimone del Vangelo. Vivere con coerenza e verità il nostro essere cristiani. È l’invito che accogliamo questa sera dal nostro Patrono: essere fedeli nella vita quotidiana, complessa, frenetica e, in tanti aspetti, seducente e tentatrice nella direzione opposta al Vangelo; fedeli alla nostra Chiesa diocesana e alle sue Pievanie, vivendone gioiosamente, anche quando costa fatica, la vocazione e la missione nella comunione, nel dialogo e nella corresponsabilità; fedeli nella famiglia, chiamata ad essere luogo di accoglienza, donazione, crescita e condivisione; fedeli nella vita sociale e politica, nell’onestà, nella ricerca del bene comune, superando gli interessi personali o di gruppo; fedeli al futuro di Dio dentro questo tempo che esige da tutti di fare la propria parte per costruire uno stile di vita più sobrio e più umano e per garantire un futuro più sicuro e più nobile alle nuove generazioni; in una parola: siamo chiamati alla fedeltà al bene e al rifiuto del male».

La processione. Al termine dei Vespri si è snodata la processione per riportare la reliquia di S. Ponziano nella Basilica a lui dedicata. Come da tradizione, il corteo è stato avviato da quasi cento cavalli e cavalieri, tra cui tanti bambini, di alcune società equestri del territorio e di privati cittadini. Lungo le strade si è invocata la protezione del Santo Patrono sulle case e sulla Città, chiedendogli di ottenere da Dio il dono della fedeltà e la grazia e la sapienza necessarie per testimoniare nella vita quotidiana la gioia di essere cristiani: «Alla tua supplice città fedel propizio chinati, Ponzian, dal Ciel». Giunti sul piazzale della Basilica di S. Ponziano l’Arcivescovo ha ringraziato e benedetto i cavalieri e i cavalli, così come i membri di tante associazioni di volontariato che hanno sfilato in processione. Poi, mons. Boccardo ha preso in mano la reliquia ed è entrato in chiesa e si è rivolto così ai tanti fedeli presenti: «C’è stata una scena che mi ha particolarmente colpito durante la processione: ai lati della strada, ad un certo punto, un papà ha preso il suo bambino e se lo è messo sulle spalle perché potesse vedere. Possiamo raccogliere questo messaggio: aiutiamo gli altri, piccoli e grandi, a poter vedere. Proviamo a prenderci sulle spalle: ciò vuol dire fare in modo che chi ci sta vicino possa vedere. Non tratteniamo soltanto per noi quello che riusciamo a vedere, ma mettiamoci insieme e guardiamo insieme verso la stessa direzione. È facile lamentarsi di quello che non funziona, della cose che mancano, di quanto non ci è stato dato, di quello che non abbiamo, di quello che vorremmo avere. È sempre necessario porsi una domanda. Io cosa possa fare? Non aspettiamo che gli altri facciano qualcosa. Proviamo a prenderci sulle spalle e così avere uno sguardo dall’alto che non si ferma dinanzi agli ostacoli e che sa cogliere quel patrimonio di bene, di generosità, di impegno, di dedizione e di sacrificio che costituisce l’unica vera ricchezza che non patisce le scosse del terremoto, gli assalti del Covid, le crisi della finanza. Che S. Ponziano ci aiuti a guardare avanti». La serata si è conclusa con la Messa nella Basilica di S. Ponziano presieduta da don Claudio Vergini pievano della Pievania di S. Giovanni Paolo II.

Gualdo Tadino – festa del patrono; il vescovo Sorrentino apre la Porta Santa: “Attraversarla ha un grande significato, non fatelo con banalità”

Anche quest’anno la solennità del Beato Angelo da Gualdo Tadino, compatrono della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, ha visto una forte partecipazione di fedeli che si sono ritrovati sia alla celebrazione di domenica 14 gennaio, del vescovo, monsignor Domenico Sorrentino, preceduta dall’apertura della Porta Santa in occasione del settimo centenario della morte del patrono di Gualdo e del compatrono della diocesi, con la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria per tutto l’anno, sia alla messa nella Basilica concattedrale di San Benedetto, presieduta lunedì 15 gennaio dal cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore; al termine della quale è stata impartita la benedizione papale con l’indulgenza plenaria.

“Con grande gioia e profonda gratitudine – le parole del cardinale durante l’omelia – ho accolto l’invito del vescovo: avete dato inizio al centenario compiendo un gesto molto fisico, l’apertura della Porta Santa che poi avete attraversato entrando in questo tempo di speciale grazia che ci accompagnerà fino alla soglia del Giubileo. Varcando la Porta siete entrati in un tempo di grazia, ma che significa? Non è un altro tempo fuori da questo nostro, non è una dimensione al di sopra della nostra, puramente spirituale, ma è la verità di questo nostro tempo, la profondità di ciò che ci è dato di vivere, la consistenza ultima della nostra vita”. Il penitenziere maggiore ha poi invitato i gualdesi a non stancarsi “di guardare e imitare il Beato Angelo, nella cui vita santa si è degnato di vivere Cristo stesso: non stancatevi di invocarlo, perché Dio ve lo ha donato come patrono: rivolgetevi a lui domandando la sua intercessione ed egli pregherà per voi invocando la carità divina. E non stancatevi di imitarlo, perché non vi è altra porta di Cristo per giungere a vita eterna e per giungere alla santità. La santità è il sì detto a Cristo con tutta la propria persona e Cristo desidera questa comunione, desidera entrare in noi e nei nostri cuori per poterci accogliere in sé: non c’è altro luogo in cui Cristo desidera abitare più che nei nostri cuori come, in questa amata terra gualdese 700 anni fa, voleva abitare nel cuore del Beato Angelo che imparò a fargli spazio con penitenza e amore incondizionato”. Al termine della celebrazione al cardinale è stata consegnata una pergamena a triplice firma (del sindaco di Gualdo, Massimiliano Presciutti, del vescovo Sorrentino e del presidente del comitato organizzatore Carlo Catanossi) per comunicare a Papa Francesco che quest’anno il Premio Beato Angelo 2024 non verrà assegnato a una persona o a un’associazione, come sempre fatto sin dalla sua istituzione, ma sarà la comunità nel suo insieme associativo che darà un sostegno concreto, attraverso iniziative e raccolte fondi, a due strutture, a Betlemme e a Gaza.

In occasione della cerimonia di apertura della Porta Santa, che dà la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria per tutto il 2024, il vescovo Sorrentino aveva sottolineato che “il Beato Angelo riassume in questo momento il meglio di questa città e si fa davanti al nostro sguardo il vero maestro che riflette Gesù e ci porta a lui. Questa porta – le parole del vescovo – è il simbolo di Cristo. Chi la viene ad attraversare non lo faccia, per favore, con un atteggiamento un po’ banale. Passare questa porta è un grande gesto di responsabilità. Significa dire ‘Voglio passare la porta di Cristo perché voglio diventare familiare di Cristo, voglio entrare nella sua casa, nel suo cuore, voglio fare di lui il mio tutto’. Passare questa porta significa fare i conti con la propria vita davanti a Gesù, davanti alla sua Parola per interrogarci e chiederci come è la nostra vita rispetto alla Parola di Gesù. La parola credere significa: affidarsi, confidarsi, consacrarsi. Oggi il beato Angelo ci dice ‘Cari fratelli gualdesi voglio che la vostra vita sia un Paradiso, che le vostre case siano piene di gioia e il vostro cuore sia sereno”. Per l’occasione il vescovo ha consegnato e illustrato il progetto Gualdo felice Casa felice “Fuori Satana, dentro Gesù”. Si tratta di un semplice percorso in tre passi: recita quotidiana nelle case della preghiera diocesana; lettura del Vangelo della domenica seguente e l’incontro fraterno. “In questo foglietto – ha detto il vescovo – ho voluto cominciare con il dirvi una Parola di Gesù. Il cristianesimo è un’esperienza di gioia e la chiesa è una riserva di gioia per il mondo”. Durante la santa messa c’è stata l’offerta dell’olio per la lampada votiva da parte dell’amministrazione comunale e al termine delle celebrazioni la benedizione dell’icona raffigurante il Beato Angelo, realizzata da suor Francesca Alunni delle Suore francescane missionarie di Assisi e la recita della preghiera diocesana. In serata, ci sono state la fiaccolata dall’eremo del Beato Angelo alla Concattedrale con soste a Casale, San Lazzaro e al Biancospino, la benedizione di monsignor Sorrentino e infine l’ingresso attraverso la Porta Santa.