Perugia: Inaugurato a Bosco il Centro d’Ascolto Caritas Unità pastorale “20”, del progetto diocesano “In ascolto” finanziato dall’8xMille

«Ci troviamo a Bosco, quasi protetti da queste mura, però è drammatico il momento che stiamo vivendo. C’è una follia che sta prendendo apparentemente il sopravvento. E a questa follia come si risponde? Penso con la follia di Dio». Così il vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve mons. Marco Salvi, sabato 19 marzo, solennità di san Giuseppe, intervenendo a Bosco (Pg), alla cerimonia inaugurale del Centro d’Ascolto (CdA) della Caritas interparrocchiale dell’Unità pastorale “20” intitolato a “San Giuseppe”. Unità costituita dalle parrocchie di Bosco, Colombella, Fratticiola Selvatica, Piccione e Ramazzano Le Pulci che contano, complessivamente, circa 7mila abitanti guidate dai parroci don Francesco Verzini (moderatore) e don Pietro Squarta e dai vicari parrocchiali padre Alfredo Bucaioni e padre Damiano Romagnolo, entrambi francescani del vicino Convento di Farneto. Questo nuovo CdA Caritas, realizzato nell’ala più antica e suggestiva del complesso parrocchiale di Bosco, un tempo monastero edificato tra i secoli XIII-XIV, si aggiunge ai quaranta attivi a livello parrocchiale, interparrocchiale-unità pastorale nell’Archidiocesi che vedono impegnate alcune centinaia di volontari motivati e formati, svolgendo con gratuità la loro opera.

Il CdA cambia il cuore dell’uomo. «La follia di Dio – ha proseguito mons. Salvi – è quella di un amore, di una gratuità che ancora si ridona, che fa camminare verso la pace, la non vendetta, il perdono… E questo piccolo segno, il Centro d’Ascolto, non è un valore aggiunto, è il valore stesso dell’essere Chiesa, perché ci richiama all’essenza stessa della Chiesa che è non solo andare incontro alla fragilità umana, ma offrire una possibilità nuova di vita. Il CdA non può risolvere tutti i problemi, però è un luogo in cui un cuore palpita verso il bisogno e la realtà che ha di fronte. Il CdA non sono le sue quattro mura, pur se belle come queste, è il cuore di chi ci lavora. Questo deve diventare un segno per tutta la comunità diocesana, perché è un segno che ci richiama alla gratuità dell’Amore divino che può raggiungere ogni uomo». Mons. Salvi ha poi esortato i presenti a ricordare sempre che «può cambiare il corso del tempo, o degli avvenimenti, ciò che cambia il cuore dell’uomo. E il CdA è la possibilità di cambiare il corso degli eventi, perché cambia il nostro cuore».

Presenti all’inaugurazione anche l’assessore comunale alle Politiche sociali di Perugia Edi Cicchi e il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli. Il sacerdote ha spiegato che questo CdA «è la prima opera realizzata con il progetto diocesano “In ascolto”, finanziato dall’8xMille della Chiesa cattolica, per la formazione di tutti i CdA attivi sul territorio». Don Briaziarelli ha poi ringraziato «tutte le attività di formazione che i volontari stanno svolgendo in questo momento per affrontare al meglio l’“emergenza Ucraina”. E grazie a quanto state facendo, perché anche in quest’Unità pastorale sono arrivate alcune famiglie di profughi. Anche nella vostra comunità si è mossa la Carità nel senso dell’accompagnare, del farsi presente, del camminare insieme a questi fratelli e sorelle, un’opera richiesta dal Vangelo».

Luogo di paternità e maternità. Il CdA, ha ricordato il direttore della Caritas diocesana, «è un luogo di paternità e di maternità, che oggi assume un significato particolare per essere la solennità di san Giuseppe e la festa del papà, dell’essere padre e dell’essere madre che è dentro la Chiesa, che è il suo fondamento. Questo CdA deve risvegliare la Carità negli altri attraverso l’ascolto, l’accoglienza e la dignità, che sono alla base del nostro essere animatori della Carità».

A breve un nuovo Emporio. L’inaugurazione di questo CdA precede di qualche mese l’inaugurazione di un’altra importante opera segno, ha annunciato don Briziarelli, quella dell’«Emporio della Solidarietà che sorgerà a Ponte Pattoli, il quinto Emporio realizzato nella nostra comunità diocesana per aiutare le famiglie in difficoltà», che sarà intitolato a mons. Gustavo Coletti, l’indimenticabile “curato di campagna”, come lui stesso si definiva, morto, nel 2020, a seguito dell’infezione da Covid-19.

Insieme progetti per persone fragili. «I Centri d’Ascolto Caritas, insieme agli Empori, svolgono una grande missione – ha commentato l’assessore Edi Cicchi –, quella di aiutare le persone. È un lavoro che facciamo insieme, perché sul tema della povertà anche il Comune è impegnato, a volte con grandi difficoltà per alcuni vincoli amministrativi che abbiamo, ma vi do un dato: negli ultimi quattro anni l’Amministrazione ha aumentato la spesa rivolta alle persone con fragilità economiche da poco più di 900mila euro a 3milioni e 600mila euro all’anno. Somma che viene spesa per la fornitura di pasti caldi, l’accoglienza notturna, l’avviamento al lavoro e per le varie attività di sostegno sociale. In più cerchiamo di sostenere iniziative come i CdA, che sono dei punti di riferimento nel territorio, in un rapporto di collaborazione reciproca tra Comune e Chiesa, per fare insieme dei progetti attorno alle persone che vadano oltre la distribuzione del “pacco viveri”, ma soprattutto nell’ascoltare la gente per costruire un percorso di crescita sociale, altrimenti si rischia di vanificare gli sforzi fatti sia dalle istituzioni che dal mondo del volontariato».

Le parrocchie possono fare tanto. A dirlo sono i parroci dell’Unità pastorale “20”, don Francesco Verzini e don Pietro Squarta. «Questo CdA – hanno precisato – è un’opera che è stata richiesta alla nostra comunità a seguito della Visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti del 2015, realizzata dopo alcuni anni con il supporto della Caritas diocesana e grazie all’impegno di numerosi volontari, in particolare ai dieci di loro che dalla prossima settimana inizieranno a prestare servizio di ascolto alle persone che vivono situazioni molto difficili. Il CdA di Bosco è il secondo interparrocchiale che viene attivato nella nostra Zona pastorale dopo quello di Ponte Pattoli. Un vivo ringraziamento va a quanti hanno lavorato con gratuità e dietro le quinte per la sua apertura, che ha richiesto un appropriato intervento edilizio per renderlo fruibile. Tutto questo per accogliere con dignità persone che fino ad oggi abbiamo incontrato per strada, chiedendoci aiuto. Adesso hanno un luogo e un tempo, soprattutto, dedicato a loro grazie a quei volontari che hanno dato la loro disponibilità all’ascolto dell’altro. È un progetto che vediamo realizzarsi scaldando il cuore di molti, smuovendo le acque e facendo pensare che le nostre parrocchie possono fare tanto».

Economy of Francesco ad Assisi il 22,23,24 settembre. Aperte le iscrizioni.

Sono già centinaia da oltre 70 Paesi del mondo le richieste per partecipare a The Economy of Francesco che si terrà dal 22 al 24 settembre 2022, in presenza ad Assisi: un evento fortemente voluto da Papa Francesco che più volte ha invitato i giovani a lasciar emergere le loro idee e i loro sogni, per un cambiamento radicale dell’economia. “Voi non siete il futuro: siete il presente”, aveva detto il Santo Padre, sottolineando come il pianeta avesse e abbia tuttora bisogno del coraggio dei giovani.

Il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino in qualità di presidente del Comitato promotore, ha sottolineato in più occasioni la necessità di un cambiamento economico radicale. “Il Covid prima – ha spiegato monsignor Sorrentino – ed ora la tragedia della guerra in Ucraina, come del resto in altre parti del mondo, ci dimostrano che il nostro sistema è sbagliato. Solo costruendo un’economia di condivisione, più attenta all’uomo che al denaro si pongono le basi per costruire un mondo che sia meno squilibrato e meno esposto a tensioni, conflitti e guerre”. Ora, dopo due anni di iniziative online e parzialmente in presenza, finalmente ‘The Economy of Francesco’ si terrà ad Assisi per permettere ai giovani imprenditori, economisti e change-makers di confrontarsi e fare una sintesi del lavoro portato avanti in questi anni. Le iscrizioni, da fare sul sito https://francescoeconomy.org/it, sono aperte fino al prossimo 31 marzo.

“Grazie a San Francesco e al Santo Padre è nato un movimento mondiale di giovani che rappresentano già una forza di pensiero e prassi economiche: ci ha stupito, per qualità e quantità, la loro partecipazione in questi mesi”, le parole del professor Luigino Bruni, ordinario di Economia politica e Storia del pensiero economico all’Università Lumsa, anche direttore scientifico dell’evento. “Economy of Francesco è nata in questi due anni di pandemia – aggiunge Bruni – la sua stessa origine è stata segnata dal covid tanto da doverlo rinviare. Ed ora la guerra, a dire che è proprio per queste sfide dell’umanità che c’è bisogno di una nuova economia, sostenibile per il pianeta, per i rapporti umani, per la giustizia. I giovani non vogliono fuggire e chiudersi in sé stessi, ma impegnarsi per il bene comune vero”.

I numeri di EoF

The Economy of Francesco è nata a seguito dell’invito che Papa Francesco ha inviato il primo maggio 2019 a economisti, imprenditori ed imprenditrici under 35 del mondo. Nei due anni precedenti dai cinque continenti sono stati coinvolti decine di migliaia di giovani provenienti da 120 Paesi, principalmente da Italia, Brasile, USA, Argentina, Spagna, Portogallo, Francia, Messico, Germania e Regno Unito. Due gli eventi online globali realizzati in diretta streaming con oltre 500.000 visualizzazioni, oltre 50 webinar, circa 25 progetti imprenditoriali, 2 EoF School online e la prima Summer School in presenza, una EoF Academy con 18 ricercatori e 25 membri senior. Sono alcuni dei numeri di Economy of Francesco ma ancora: oltre 50 esperti di fama internazionale coinvolti (tra cui 3 Premi Nobel), numerose pubblicazioni scientifiche e alcuni libri in pubblicazione. Più di 500 eventi e iniziative regionali, numerose collaborazioni internazionali (Es.FAO) e 2 videomessaggi che il Santo Padre ha rivolto ai giovani di EoF. Per agevolare la riflessione e l’azione sulle sfide che l’economia pone oggi a livello mondiale, sono stati creati 12 “villaggi” tematici virtuali: Lavoro e cura; Management e dono; Finanza e umanità; Agricoltura e giustizia; Energia e povertà; Vocazione e profitto; Politiche per la felicità; CO2 della disuguaglianza; Business e pace; Economia è donna; Imprese in transizione; Vita e stili di vita.

Gli stessi, dove i giovani si confronteranno, saranno fisicamente allestiti in occasione della tre giorni assisana. Tutte le informazioni e le novità sono disponibili sul sito web e i canali social ufficiali dell’evento: Facebook @francescoeconomy; Instagram @francesco_economy; Twitter @FrancescoEcon; YouTube e Flickr.

Spoleto – Mons. Giampiero Ceccarelli è tornato alla Casa del Padre. L’Arcivescovo: «Aveva una profonda conoscenza della Diocesi e del territorio; la sua grande cultura lo faceva apprezzare da tutti; aveva facilità nei rapporti umani e arguzia nel parlare».

Nella serata di lunedì 21 marzo 2022 mons. Giampiero Ceccarelli, 71 anni, è tornato alla Casa del Padre. Era ricoverato da alcuni giorni nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Spoleto per gravi complicazioni polmonari non legate al Covid-19.

Biografia. Don Giampiero era nato ad Eggi di Spoleto il 3 luglio 1951 ed era stato ordinato presbitero il 18 giugno 1977 dall’arcivescovo Ottorino Pietro Alberti. Alunno del Seminario di Spoleto, del Liceo Classico Pontano-Sansi di Spoleto e del Seminario regionale di Assisi, ha perfezionato gli studi in Storia della Chiesa alla Pontificia Università Gregoriana, alloggiando nel Pontificio Collegio Nepomuceno della capitale. In questi 45 anni di sacerdozio, don Giampiero è stato parroco di Borgo Cerreto in Cerreto di Spoleto, dell’Abbazia di S. Eutizio in Preci, di S. Domenico in Spoleto e, negli ultimi dodici anni, di Eggi, Bazzano Superiore e Bazzano Inferiore in Spoleto (per un periodo è stato anche amministratore parrocchiale di Cortaccione di Spoleto).

Incarichi diocesani e regionali. Oltre al ministero di parroco, mons. Ceccarelli aveva molti incarichi nella Curia Arcivescovile, dove iniziò il suo servizio nel 1989. Era: Cancelliere Arcivescovile, Vicario Episcopale per la ricostruzione post sismica, Canonico del Capitolo della Cattedrale di Spoleto, Direttore dell’Archivio e della Biblioteca diocesana, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali ecclesiastici, delegato della Conferenza episcopale umbra per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto. In passato ha insegnato storia della Chiesa all’Istituto Teologico di Assisi.

Le parole dell’Arcivescovo Boccardo. «Ricordo con ammirazione la sua profonda conoscenza della Diocesi e del territorio, la grande cultura che lo faceva apprezzare da tutti, la facilità nei rapporti umani e l’arguzia nel parlare. Ha lasciato un segno in tutti coloro che ha accostato nel ministero pastorale esercitato in diverse parrocchie ed ha servito con generosità e dedizione la nostra Chiesa locale nell’ufficio di Cancelliere Arcivescovile e Direttore dell’Ufficio dei beni culturali. Lo accompagno con amicizia e gratitudine all’incontro con il Signore risorto, mentre con la Diocesi tutta abbraccio la sua mamma, la cognata e gli amati nipoti».

Il ricordo dell’amico di sempre mons. Gino Reali. Il vescovo emerito di Porto-Santa Rufina mons. Gino Reali, del clero di Spoleto-Norcia, era legato da profonda e lunga amicizia con il compianto sacerdote. «Nonostante da venti anni sono partito dalla Diocesi – afferma – con don Giampiero ci siamo sentiti sempre per telefono ogni tre giorni. Era un prete umile, disponibile, un uomo di pace, dedito al servizio pastorale, discreto, di una immensa cultura umanistica e storica. Una grande perdita per la nostra Chiesa diocesana e per me personalmente».

Le parole dell’Arcivescovo-Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro Riccardo Fontana, già Pastore di Spoleto-Norcia dal 1996 al 2009. «Con fede viva – afferma il Presule che lo volle Cancelliere vescovile – affidiamo al Signore il nostro amato don Giampiero che già avrà ricevuto da Dio la ricompensa per tutto il bene che ha fatto alla nostra bellissima Chiesa spoletana, dedicandole con amore tutte le sue forze, il suo servizio sacerdotale, la sua cultura profonda. Quanti lo abbiamo conosciuto non possiamo che ringraziare Dio per avercelo fatto incontrare. Ci ritroveremo in Cielo mio amico giusto e buono».

Il ricordo del prof. Egildo Spada, già sindaco di Poggiodomo. «Abbiamo studiato insieme in Seminario. Don Giampiero era un archivio ambulante, un grande intellettuale anche se all’apparenza non sembrava. Era un uomo delle istituzioni e viene a mancare un punto di riferimento fondamentale per la Valnerina, la Valle Spoletana, l’Umbria intera. Sono davvero felice di aver recentemente finanziato quale presidente del BIM (Bacino Imbrifero Montano) il restauro di un altare della chiesa di Eggi. Appena qualche giorno fa mi aveva detto a tal proposito: “Ho scritto un libretto, ti mando le bozze per la revisione”».

Il ricordo del compagno di studi mons. Dino Pallucchi. Sono stati ordinati nel 1977 ad una settimana l’uno dall’altro. E sono sempre rimasti legati don Giampiero e don Dino, attuale parroco di Beroide di Spoleto. «Per il bene di questa nostra Chiesa di Spoleto-Norcia – afferma – don Giampiero non è risparmiato in nulla. Per essa ha donato tutto se stesso in vari ministeri e servizi. Era un uomo di profonda cultura e aveva uno stile di scrittura bello e colorito».

Le parole di Sindaco di Spoleto Andrea Sisti. Il primo cittadino nel formulare le condoglianze all’Arcivescovo, alla Diocesi e ai familiari afferma: «Don Giampiero era un parroco di campagna con una grande cultura della dimensione umana e dell’arte del nostro territorio (e non solo). Legato profondamente ad Eggi e Bazzano ed alla relativa cultura olivicola. Lo ricordo con affetto e con piacere».

Perugia – La 30a Giornata in memoria dei missionari martiri celebrata con la veglia di preghiera presieduta dal cardinale Bassetti

Giovedì 24 marzo ricorre la 30a Giornata in memoria dei missionari martiri dedicata al tema “Voce del Verbo”. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides sono stati uccisi nel mondo, nel 2021, 22 missionari: 13 sacerdoti, 1 religioso, 2 religiose, 6 laici. Riguardo alla ripartizione per continenti, il numero più elevato si registra in Africa con 11 vittime (7 sacerdoti, 2 suore e 2 laici), seguita dall’America con 7 (4 preti, un religioso e 2 laici), l’Asia con 3 (1 prete e 2 laici) e l’Europa con una vittima (un sacerdote).

Giornata di digiuno e preghiera. Nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve questa Giornata sarà celebrata il 24 marzo, alle ore 21, con la veglia di preghiera presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti nel nuovo complesso parrocchiale “San Giovanni Paolo II” di Prepo. «Sarà una giornata di digiuno e di preghiera – annuncia mons. Orlando Sbicca, direttore del Centro missionario diocesano –. Ogni anno, durante la Quaresima, siamo invitati a ricordare con questa celebrazione, iniziata nel 1991, le donne e gli uomini che spendono la propria vita per la causa del Vangelo».

Perché il 24 marzo. «La scelta della data non è affatto casuale – ricorda mons. Sbicca –: il 24 marzo del 1980 l’arcivescovo Oscar Romero veniva assassinato a San Salvador da militari suoi connazionali, fedeli al regime. La ragione del martirio del “Santo de America” era proprio la vicinanza agli ultimi, ai salvadoregni schiacciati da un sistema di protezione delle élite a guida del Paese, che operava soprusi sul popolo contadino e operaio. Papa Francesco, nel 2018, ha proclamato ufficialmente santo il Vescovo Romero».

Voce del Verbo. Soffermandosi sul tema di questa 30a Giornata, il direttore del Centro missionario di Perugia sottolinea che «la voce dei martiri, che è Voce del Verbo, del Dio fattosi uomo per manifestare la sua vicinanza alla fragilità della vita, diventa da sempre seme, germoglio per le comunità cristiane».

Maggiore impegno missionario. Nell’occasione dell’imminente giornata in ricordo dei missionari martiri, mons. Sbicca, che è stato per diversi anni in missione in Burundi, esorta parroci e comunità parrocchiali ad un «maggiore impegno missionario», perché «non è un accessorio», tutt’altro, spiega il sacerdote: «la missione va riportata nel cuore della Chiesa, come suo atto generativo, primario».

Perugia – solennità di san Giuseppe. Il cardinale Bassetti: «Giuseppe, uomo giusto… La giustizia è il presupposto per la pace, e senza di essa non ci può essere pace vera»

«Per il secondo anno consecutivo ci ritroviamo in questa chiesa cattedrale per far memoria di san Giuseppe, lo sposo della Vergine Maria e padre putativo di Gesù. Mi auguro che questa celebrazione possa diventare per la Chiesa perusino-pievese una vera e propria tradizione. Ringrazio la Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello, unitamente all’Ufficio di Pastorale Familiare per aver promosso l’odierna giornata di riflessione e di preghiera». Con questo auspicio il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto la sua omelia pronunciata nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, il pomeriggio del 19 marzo, solennità di san Giuseppe e festa del papà. Solennità, che nella cattedrale perugina, si è aperta con la suggestiva “calata” del Sant’Anello animata dall’omonima confraternita; la reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe, portata a Perugia sul finire del XV secolo dopo essere stata trafugata nella città di Chiusi. Dopo l’esposizione del Sant’Anello, è seguita la catechesi rivolta alle coppie di fidanzati e di sposi dal titolo: “Figlio perché ci hai fatto questo? L’arte della genitorialità oggi”, tenuta da don Francesco Buono, sacerdote diocesano e teologo. La solennità di san Giuseppe è stata vissuta anche come occasione di preparazione alla X Giornata mondiale delle famiglie (Roma, 22-26 giugno), in un tempo di speranza e rinascita per riflettere sull’“amore familiare: vocazione e via di santità”.

Segno della giornata. L’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, a fine celebrazione, ha voluto lasciare un segno della giornata a ciascun padre: una bottiglietta con l’acqua benedetta e un’immagine con preghiera a San Giuseppe. «Un segno – hanno spiegato i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare – che vuole riportare nelle case l’abitudine alla benedizione in famiglia, soprattutto del padre verso i figli, magari al mattino prima di cominciare le “corse” quotidiane o al momento di andare a letto per terminare la giornata riconciliati e sereni. Si ricorda il duplice significato di questo gesto, la benedizione del padre verso i figli e l’affidamento al Padre celeste». Gesto che il cardinale Bassetti ha compiuto al termine della celebrazione nel benedire le famiglie e nel raccogliersi in preghiera dinanzi al Sant’Anello.

Famiglia, nido d’amore. «La famiglia è per tutti il nido d’amore dove la vita attecchisce – ha sottolineato il presule nell’omelia –; va perciò costruita su quel modello d’amore che è la santa famiglia di Nazareth, e va vissuta come piccola chiesa, plasmata sullo stesso modello trinitario da cui la Chiesa deriva. L’educazione dei figli è poi la grande fatica che i genitori devono affrontare. Anche Maria e Giuseppe ebbero a che fare con il richiamo educativo riguardo a Gesù… Eppure Gesù era il figlio di Dio, ma nell’ordine umano, la mamma, era mamma anche per Lui».

Il sacramento del matrimonio. Bassetti ha avuto parole di incoraggiamento anche per i fidanzati: «Voi fate un serio catecumenato, e cioè un vero cammino di fede prima di accedere al sacramento del matrimonio, che vi dà la grazia per essere ministri e comunicatori con Dio della vita. La comunità ecclesiale deve avere molta cura nei vostri confronti, educandovi alla conoscenza del “mistero grande” insito nel matrimonio (Ef 5,32), anche con il ricorso agli strumenti che garantiscono l’esperienza religiosa: la preghiera, i sacramenti, la vita di grazia, il rispetto reciproco, oltre alla castità che deve precedere il matrimonio cristiano».

Il pensiero alla martoriata Ucraina. Il cardinale, nel commentare le parole di Dio rivolte a Mosè nel libro dell’Esodo, ha esclamato: «Quanto conforto – soprattutto in questi giorni di guerra – ci dà sapere che non siamo abbandonati a noi stessi, che le nostre preghiere sono ascoltate, che Dio vede e interviene. Dio guida la storia, ma solo lui conosce i tempi in cui agire. Anzi, come si legge nel brano del Vangelo, Dio sa attendere, e aspetta che l’albero infruttuoso porti frutti in avvenire. Quanto sono forti e impegnative, però, le parole che Gesù rivolge a coloro che avevano assistito alla tragedia di alcuni rivoltosi uccisi da Ponzio Pilato: “Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo”. Questo appello, che vale per tutti noi, e in particolare in questo tempo di Quaresima, fa sentire tutta la sua forza proprio nel contesto dell’invasione dell’Ucraina».

L’aiuto di Giuseppe per la pace. «In quale senso potremmo mettere in atto la conversione che ci può salvare?». Si è chiesto il cardinale Bassetti dando, nel contempo, la risposta: «Ci viene in aiuto Giuseppe. Lui è anzitutto l’uomo “giusto”, come lo definisce l’evangelista Matteo (cf. Mt 1,19). La giustizia è il presupposto per la pace, e senza di essa non ci può essere pace vera. In questa guerra così atroce chiediamo a Dio di suscitare persone che, illuminate dal suo Spirito, sappiano costruire la pace. Chiediamo a san Giuseppe di proteggere la Chiesa tutta e in particolare le famiglie dell’Ucraina. Chiediamo alla Vergine Maria, Regina della Pace, di aiutarci a costruire la pace e ad ascoltare la voce del suo Figlio Gesù».

ASSISI – CARLO COTTARELLI RELATORE ALLA SCUOLA SOCIO-POLITICA “G. TONIOLO”

Sarà Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università cattolica di Milano a tenere la sesta lezione della Scuola socio-politica diocesana “Giuseppe Toniolo”. La lezione sul tema “PNRR e crescita economica” in programma per lunedì 21 marzo alle ore 19, sia in presenza presso la sede dell’Istituto Serafico di Assisi che in modalità zoom. Alla settima lezione di mercoledì 30 marzo che affronterà il seguente argomento: “Ricerca e scienza per rimuovere le disuguaglianze” interverrà il rettore dell’Università degli studi di Perugia Maurizio Oliviero.

La scuola, di iniziativa diocesana, si rivolge a tutta la comunità ecclesiale e a quanti sono interessati a conoscere il pensiero sociale della Chiesa con un’attenzione particolare ai giovani e cerca di mettere in evidenza l’importanza di una politica attiva ed attenta al bene comune. Per seguire le lezioni è necessario iscriversi alla Scuola compilando lo specifico modulo che si trova sul sito della diocesi (www.diocesiassisi.it) e inviandolo all’indirizzo email: scuolasp@assisi.chiesacattolica.it.

Perugia: L’impegno della Chiesa locale nell’accogliere i profughi ucraini.

«Non si arresta nemmeno nella nostra comunità diocesana il flusso degli arrivi di profughi dall’Ucraina devastata dalla guerra, in gran parte mamme e bambini». È quanto evidenzia il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve don Marco Briziarelli nel tracciare un primo “bilancio” dell’attività di «accoglienza dignitosa della nostra Chiesa locale – precisa il sacerdote – in aiuto di quanti fuggono da morte, violenze e sofferenze. Abbiamo notizia di più gruppi di famiglie che stanno arrivando, ma al momento il numero preciso è impossibile calcolarlo. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che giungono dai confini dell’Ucraina sempre con pulmini o autobus, un fenomeno in gran parte ancora legato ai cosiddetti “ricongiungimenti” con parenti, amici e conoscenti».

La rete della solidarietà. In quest’ultima settimana, prosegue il direttore della Caritas diocesana, «sono iniziate ad arrivare anche a Perugia le prime persone che non hanno nessun tipo di legame con i connazionali già residenti. Per queste persone ci stiamo adoperando grazie a una rete di solidarietà tessuta in poco tempo da una dozzina tra opere segno, realtà socio-caritative afferenti a Caritas e parrocchie che hanno messo a disposizione le canoniche. Queste strutture – precisa don Briziarelli – a breve saranno sature e per questo, di concerto con le istituzioni, ognuno, attraverso i propri canali, continuerà a cercare nuove soluzioni».

L’accoglienza delle famiglie. «L’appello fatto ai nostri cittadini di aprirsi all’accoglienza diffusa, attraverso la messa a disposizione di spazi abitativi inutilizzati o di porzioni di appartamenti – commenta il sacerdote –, è stato subito accolto attraverso sia i canali Caritas sia quelli dei servizi comunali. Basti pensare che a tutt’oggi sono ben 70 le famiglie perugine che hanno dato la propria disponibilità a Caritas per queste tipologie di accoglienza. Attualmente sono ospitati 24 ucraini di cui 21 condividono il tetto con famiglie perugine e 3 in appartamento. Molte di queste 70 disponibilità sono all’accoglienza di massimo due persone e in questo momento non utilizzabili, dal momento che i nuclei in arrivo sono composti minimo da tre-quattro persone. Il flusso migratorio è comunque in continua evoluzione e potrebbe variare anche nella sua composizione e quindi anche queste disponibilità restano importantissime. L’auspicio è che il conflitto termini immediatamente e che queste disponibilità all’accoglienza restino inevase».

Altro dato significativo, prosegue il direttore della Caritas, «è quello delle canoniche che hanno già messo a disposizione 14 posti, tutti assegnati, come anche le opere segno e le strutture socio-caritative per un totale di 44 posti di cui 37 occupati. Non da ultimo c’è il Centro di accoglienza straordinaria (Cas), gestito dalla società cooperativa “Unitatis Redintegratio”, che ha riservato ai profughi ucraini 40 posti di cui 24 già utilizzati. Significativo anche il numero delle tessere attivate ai fratelli e sorelle ucraini per accedere ai servizi dei 4 Empori della Solidarietà della Caritas, che attualmente ammontano a 50, permettendo a quasi 170 persone tra adulti e minori di accedere alla spesa gratuita in maniera molto semplice e snella, presentando il documento d’identità e la compilazione di una scheda; un servizio volto ad accompagnare i profughi in un percorso di autonomia, integrazione e dignità».

Non mancano i problemi per quest’accoglienza, perché, osserva sempre don Briziarelli, «è molto articolata in quanto i profughi, come è facile immaginare, vogliono restare uniti tra loro, evitando di dividersi anche per questioni legate alla lingua, all’organizzazione pratica quotidiana, soprattutto nei primi giorni dopo l’arrivo, e ad un profondo senso di appartenenza. Gran parte della nostra opera è riservata al loro ascolto e all’orientamento negli adempimenti burocratici in stretta collaborazione con i connazionali referenti. Inoltre siamo in continuo contatto con la comunità ucraina di rito greco-cattolico e con altre, per cercare anche di fare incontrare le professionalità che sono arrivate dall’Ucraina: medici, psicologi, insegnanti…».

Aspetti incoraggianti. «Soprattutto credo che nei prossimi giorni ci sia la necessità di un supporto psicologico molto più serio – sostiene il sacerdote –. È importante che gli stessi profughi con questo tipo di professionalità abbiano già dato la loro disponibilità a collaborare. Questo testimonia che sono molto uniti tra loro, mettendosi a disposizione l’uno dell’altro». Altro aspetto da evidenziare, che emerge dai colloqui con gli ucraini, racconta il direttore della Caritas, «è il profondo desiderio di ritornare in Ucraina al più presto. Nel periodo della loro permanenza stiamo cercando di accompagnarli in una presa di coscienza che questo tempo sarà, probabilmente, più lungo di quello immaginato e questo lo facciamo anche di concerto con le Istituzioni civili preposte in materia. Significativo, al fine di vivere con loro un percorso di integrazione, il fatto che venga rilasciato un permesso di soggiorno che permette loro anche di poter svolgere un’attività lavorativa. Al riguardo sono arrivate in Caritas le prime disponibilità di alcune aziende ad assumere i profughi in base alla lore esperienze professionali e competenze».

Nel segno della continuità. Altro aspetto molto bello di questa fase iniziale, racconta sempre don Briziarelli, «è il cammino di integrazione per i ragazzi che facevano attività sportiva in forma agonistica in Ucraina; attività che potranno svolgere qui da noi. Alcune associazioni sportive del territorio hanno già dato la loro disponibilità a coinvolgere ragazzi, ragazze e bambini nelle attività sportive. Questo è il metodo Caritas, quello di un accompagnamento che non guarda solo al dare risposta a un bisogno immediato, ma ad avere uno sguardo profetico e di integrazione nel segno di una continuità più vicina possibile alla vita in Ucraina. Ci incoraggia vedere come nelle comunità, dove queste famiglie sono state accolte, si siano create velocemente relazioni di grande collaborazione e scambio tra gli accolti e coloro che li ospitano in tutte le attività della vita quotidiana. Come sempre i bambini sono i primi ad insegnarci a superare qualsiasi barriera».

Una reliquisa del beato Carlo Acutis sarà portata negli Stati Uniti. Il giovane indicato come testimonial del Risveglio eucaristico nazionale negli Usa

Rispondendo alla richiesta della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti e in coincidenza con l’esposizione a New York del Museo della Memoria, Assisi 1943-1944, monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, dal 3 all’8 aprile porterà una reliquia di prima classe del primo ‘millennial’ al mondo a essere dichiarato beato. La reliquia del giovane è un frammento del pericardio, la membrana che circondava e che ha protetto il suo cuore e accompagnerà il triennio di Risveglio Eucaristico nazionale degli Stati Uniti, indetto dai vescovi americani nel novembre scorso, per rinnovare la fede e riscoprire il valore e la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia. Il Beato Carlo Acutis, morto di leucemia ad appena 15 anni nel 2006, ha incentrato la sua vita proprio sull’Eucaristia per crescere nel suo rapporto con Gesù: “Quanto più riceviamo l’Eucaristia”, diceva, “più diventeremo come Gesù”. Carlo cercava di partecipare tutti i giorni alla Messa quotidiana e di trascorrere del tempo in Adorazione, credendo che “quando ci troviamo davanti a Gesù nell’Eucaristia, diventiamo santi”.

Durante il soggiorno americano monsignor Sorrentino, che sarà accompagnato da monsignor Anthony Figueiredo, responsabile delle Relazioni Internazionali, e Marina Rosati, responsabile del Museo della Memoria, celebrerà una messa nella diocesi di Rockville Center per 2.400 studenti della Saint Anthony’s High School, South Huntington, con l’esposizione dell’importante reliquia. Nella diocesi di Brooklyn, condurrà un’ora santa diocesana per giovani e adulti presso la chiesa di Nostra Signora del Monte Carmelo, Astoria e parteciperà a un raduno del liceo nella chiesa della Sacra Famiglia, Flushing.
Giovedì sera, 7 aprile, la reliquia sarà consegnata a una delegazione della Conferenza episcopale durante la messa nella chiesa di Santa Rita, Bronx, celebrata dal cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York. “È una gioia per me portare questa reliquia da Assisi”, dice Mons. Sorrentino, “dove il Beato Carlo ha detto di sentirsi ‘più felice di tutti’ e dove giacciono oggi le sue spoglie nel Santuario della Spogliazione, il luogo stesso in cui san Francesco, 800 anni prima, si spogliò di tutto per seguire Gesù. La mia preghiera è che la presenza della reliquia del Beato Carlo susciti un desiderio nei nostri fratelli e sorelle americani, soprattutto giovani, non per sprecare la vita, ma per farne un capolavoro, come scelto da Carlo ai nostri tempi e da san Francesco prima di lui”.

Perugia: Dieci giovani della Touth Conference del progetto “Care Leavers” all’“Isola di San Lorenzo” del Museo del Capitolo della Cattedrale.

Recentemente l’“Isola di San Lorenzo” del Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia ha accolto una decina di giovani della Youth Conference Regione Umbria, accompagnati dagli educatori Silvia Dozzini e Matteo Stelluti, un’esperienza formativa che li ha visti protagonisti nel fare parte del progetto “Care Leavers”. Si tratta, spiegano i promotori, «di una sperimentazione di interventi in favore di coloro che, al compimento della maggiore età, vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria. L’obiettivo generale del progetto è quello di accompagnare i neomaggiorenni all’autonomia, attraverso la creazione di supporti necessari per consentire loro di costruirsi gradualmente un futuro e di completare il percorso di crescita dal momento in cui escono dal sistema di tutele fino al compimento del 21esimo anno di età».

Portare la luce sulle strade del mondo. Monsignor Marco Salvi, vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve, ha espresso particolare apprezzamento per questo progetto, che, ha commentato, «rende il Museo del Capitolo e l’intera “Isola di San Lorenzo” un luogo di incontro e di confronto, in cui si può scoprire e approfondire un patrimonio di bellezza che ci testimonia la vitalità della Chiesa. Come ha detto papa Francesco, citando Don Tonino Bello, aggiunge monsignor Salvi: «“A noi, specialmente a noi cristiani, tocca organizzare la speranza, tradurla in vita concreta ogni giorno, nei rapporti umani, nell’impegno sociale e politico”. E proprio noi dobbiamo essere costruttori di speranza portando luce anche lì dove le strade del mondo e le difficoltà della vita hanno portato il buio. L’arte con la sua bellezza e il suo messaggio – conclude il vescovo ausiliare – ci aiuta a costruire la speranza».

Stratigrafia della strada, vissuto delle persone. Questi giovani hanno visitato il suggestivo percorso archeologico sottostante la cattedrale di San Lorenzo, profondo 15 metri e lungo un chilometro, testimone di 26 secoli di storia dell’uomo. Entrando nel merito del progetto, le operatrici museali hanno pensato e costruito insieme un percorso specifico per i ragazzi, cercando di avvicinarli alle vicende umane e ai sentimenti universali che si celano dietro i resti dell’antica acropoli della città di Perugia. «La volontà principale era quella di creare empatia tra i giovani, le guide e la storia narrata – precisano i promotori –, affinché i ragazzi potessero far tesoro non solo delle nozioni culturali, ma scoprire anche la bellezza delle società che si celano dietro le pietre secolari dell’area sotterranea». Perseguendo questo scopo, il racconto dei fatti storici e la descrizione minuziosa dei reperti archeologici è stata arricchita dalla lettura di poesie che si proponevano, in qualche modo, di colmare quell’abisso che separa il mondo presente dal periodo etrusco e romano. Camminando sull’antico decumano romano si sono osservati i basoli, ovvero la parte più superficiale del manto stradale, la “corazza” della strada. Insieme si è riflettuto sul concetto di forza e di resistenza, paragonando la stratigrafia della strada al vissuto delle persone. La strada che oggi si percorre nell’area archeologica è stata attraversata nel corso di tutta la sua storia da persone diverse: uomini, donne, ragazzi, presi da preoccupazioni o pensieri.

Valore della vita, nessuno è scarto. La visita è stata l’occasione per riflettere sul valore della vita umana, partendo dal presupposto che “nessuno è scarto”, così come indica papa Francesco: «In realtà, una società merita la qualifica di “civile” se sviluppa gli anticorpi contro la cultura dello scarto; se riconosce il valore intangibile della vita umana; se la solidarietà è fattivamente praticata e salvaguardata come fondamento della convivenza».

Perugia – Al via gli appuntamenti diocesani in preparazione alla X Giornata mondiale delle famiglie 2022

“L’amore familiare: vocazione e via di santità” è il tema della X Giornata mondiale delle famiglie (Gmf), in programma a Roma dal 22 al 26 giugno 2022, che nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve vedrà quattro incontri di preparazione-sensibilizzazione. Il primo è in calendario domenica 20 marzo (ore 16:30), presso la chiesa di San Barnaba, che vedrà intervenire mons. Carlo Rocchetta, responsabile della Casa della Tenerezza di Perugia, e i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Gli altri tre incontri si terranno il 23 aprile, a Castiglione del Lago, il 15 maggio, a Perugia, e l’11 giugno, a Spina, per favorire «il contatto con le realtà locali di tutti i territori della nostra comunità diocesana – spiegano i coniugi Convito –, affinché queste realtà vengano maggiormente sensibilizzate e rese protagoniste della famiglia vocata alla santità nella quotidianità della vita». I coniugi Roberta e Luca Convito precisano che «la X Gmf si terrà, su indicazione del Papa, in due modalità parallele: a Roma, come sede principale dell’Incontro mondiale con il Festival delle famiglie e il Congresso teologico-pastorale a cui parteciperanno i delegati delle Conferenze episcopali impegnati nella pastorale familiare; nelle singole Diocesi, dove saranno promosse iniziative analoghe. Per questo – sottolineano – è importante la fase preparatoria a livello territoriale come ci apprestiamo a viverla a Perugia da questo fine settimana, in occasione della solennità di san Giuseppe. Sarà sempre un evento mondiale come nel passato, ma vissuto nelle Chiese locali in forma multicentrica e diffusa».