Assisi – occasione della Beatificazione di Armida Barelli, sabato 23 aprile alla Porziuncola, incontro con Barbara Pandolfi

La terziaria francescana Armida Barelli (1882-1952) ha vissuto le due guerre mondiali e quindi non solo conobbe i frutti delle strutture di peccato ma seppe indicare e incentivare processi di pace e riconciliazione.
Per questo motivo l’incontro che sabato 23 aprile 2022 si svolgerà in Assisi acquista un significato particolare perché se è doveroso chiedere che il prima possibile cessi il fuoco e la guerra in Ucraina la costruzione della pace sincera e duratura richiede un lavoro sapiente e costante.

Armida Barelli nasce nel 1882. Una donna impegnata, coraggiosa e determinata che ha unito la sua profonda fede all’impegno sociale. Dà vita alla Gioventù Femminile di Azione Cattolica; collabora a una grande opera di rinnovamento della cultura italiana, segnato dalla nascita dell’Università cattolica del Sacro Cuore.
Il 19 novembre 1919, presso il convento di San Damiano in Assisi, grazie all’esperienza spirituale di Armida Barelli e all’intuizione di Padre Agostino Gemelli ofm., nasce l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, intuendo l’ideale di una piena consacrazione a Dio nel mondo. Dodici donne scoprono, dentro la propria esperienza di fede, un comune desiderio: consacrare la vita a Dio, rimanendo nella condizione ordinaria di laiche, per una missione nel mondo, nello spirito di S. Francesco.
La secolarità e l’esperienza del Santo di Assisi ispirano e sostengono il desiderio di vivere il Vangelo sine glossa, “dal di dentro della storia”, alla sequela di Cristo povero, casto e obbediente; testimoniare il Vangelo in mezzo a tutti gli uomini e le donne del proprio tempo, senza segni distintivi né vita comune, scegliendo lo stile della minorità e del servizio.
L’Istituto delle Missionarie della Regalità di Cristo viene definitivamente approvato e dichiarato di diritto pontificio nel 1948. Il nome esprime e indica l’ideale della sequela di Cristo, “Colui che ha scelto di regnare dalla Croce”.
Il 30 aprile 2022 la Venerabile Serva di Dio Armida Barelli sarà “beata”. Nella consapevolezza di essere custodi dei luoghi di grazia del Poverello di Assisi, che tanto hanno segnato la vita di Armida, dalla Porziuncola, due iniziative per celebrarne la santità.
Per prepararsi all’evento della Beatificazione, sabato 23 aprile 2022, alle ore 16.30 presso il Refettorietto del Convento Porziuncola è stato organizzato un incontro sulla figura di Armida Barelli; sarà presente Barbara Pandolfi, Vice Postulatrice della Causa.
Per ringraziare Dio per il dono di Armina Barelli e della sua Beatificazione, domenica 1 maggio 2022, alle ore 18.00, presso la Basilica Papale di S. Maria degli Angeli, verrà celebrata un’eucaristica di ringraziamento. A presiedere la celebrazione sarà S.Eee.za Mons. Gualtiero Sigismondi Vescovo di Orvieto-Todi e Assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica Italiana

Città di Casetllo – inocntro pubblico su Armida Barelli

Sabato 30 aprile, con una solenne celebrazione nel duomo di Milano, sarà beatificata Armida Barelli (1882-1952), esponente di spicco del laicato italiano della prima metà del ‘900, fondatrice della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e cofondatrice, insieme a padre Agostino Gemelli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Per conoscere meglio questa significativa figura di donna la Diocesi di Città di Castello, attraverso gli uffici Cultura e Scuola e la Consulta delle aggregazioni laicali, organizza l’incontro pubblico “Armida Barelli e la profezia dei laicato. La rivoluzione di una donna appassionata”, che si terrà venerdì 22 aprile 2022 a Città di Castello, presso la sala Teatro Orto della Cera (Via del Pozzo), con inizio alle ore 17,30. Interverranno Barbara Pandolfi, vicepostulatrice, e Marcella Serafini.

Terni – Processione del Cristo Morto per le vie della città. Mons. Soddu: “preghiamo questa sera per tutte le disobbedienze all’amore che ancora oggi vengono perpetrate con violenza fratricida, attraverso la guerra, ma anche attraverso le piccole grandi divisioni che esistono tra di noi e nelle nostre famiglie”

Molte persone, famiglie, gruppi parrocchiali, i sacerdoti di Terni centro, dame e cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme, Romei di San Michele arcangelo, hanno partecipato venerdì sera alla processione del Cristo morto presieduta dal vescovo Francesco Soddu. Presente anche il sindaco di Terni Leonardo Latini.

Una tradizione che si rinnova dopo i due anni di restrizioni anti Covid con la processione aux flambeaux con la statua del Cristo morto e della Madonna addolorata, partita dalla chiesa di San Francesco, che si è snodata lungo le vie centrali della città, passando per piazza della Repubblica, dove c’è stata la sosta davanti all’edicola della Madonna del Popolo con la lettura del vangelo e la meditazione, per proseguire poi fino alla Cattedrale.

“Vogliamo essere in comunione con tutti i crocefissi della terrà e annunciare la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte – è stato letto all’inizio della liturgia -, come ha affermato Papa Francesco in questi giorni: “Cristo è ancora una volta inchiodato alla croce nelle madri che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire, nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere i loro fratelli”.
Sono stati letti brano del Vangelo di Giovanni e preghiere di invocazione, perchè cessino babarie e violenze dei nostri giorni: “Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte”.

Il vescovo ha ricordato come il momento della celebrazione del venerdì santo con la processione cittadina del Cristo morto e della Madonna Addolorata dia testimonianza dell’amore di Gesù, specie in questo particolare momento: “Gesù è stato obbediente all’amore che ci è stato donato, preghiamo questa sera per tutte le disobbedienze all’amore che ancora oggi vengono per perpetrate con violenza fratricida, attraverso la guerra, ma anche attraverso le piccole grandi divisioni che esistono tra di noi e nelle nostre famiglie”.

“Oggi Gesù continua ad aver sete: spetta a noi dargli l’acqua della nostra esistenza oppure l’aceto del nostro quieto vivere, della nostra arroganza, del nostro dolce far niente, tutto ciò che di negativo può albergare nel proprio cuore. Chiediamo a Maria santissima la capacità di poter sondare nelle profondità del nostro cuore della nostra vita e dare a lui l’acqua buona delle nostre sorgenti”.

Nella Cattedrale di Terni il vescovo ha ricordato come la celebrazione della processione del Cristo morto non sia un fare il funerale a Gesù, “ma stiamo rivivendo il mistero della nostra salvezza Cristo morto e risorto. Non bisogna dimenticare i tanti corpi che sono stato in questo periodo ammassati in fosse comuni, quelli che i mezzi di comunicazione ci hanno trasmesso, nascondendo l’efferatezza di molti altri crimini, che per dimenticanza e oblio o per trascuratezza non arrivano neanche agli onori delle cronache”.

Gubbio – Pasqua 2022 dalle tenebre della Croce alla Luce della Risurrezione

Torna nella chiesa di Santa Croce della Foce il rituale dell’unzione delle piaghe di Gesù, affidato quest’anno ad alcune donne ucraine, simbolo del calvario di morte, guerra e violenza che si vive in questo periodo nella loro terra. Il vescovo Luciano Paolucci Bedini e don Andrea Svanosio, d’intesa con la Confraternita di Santa Croce della Foce, hanno chiesto proprio alle donne ucraine di ungere le cinque piaghe del Cristo. Si tratta di due donne quarantenni di Kiev, una donna di 34 anni di Ykpaiha e una mamma di 36 anni di Cernihiv con la sua bimba di 4 anni. In fuga dalla guerra, sono tutte ospiti presso famiglie di Gubbio.
Quella dell’unzione delle piaghe del Cristo Morto una consuetudine che risale agli inizi del XX secolo e che è stata recuperata dalla Confraternita di Santa Croce della Foce in anni recenti. Il rito – come ricorda il sito web della Confraternita www.santacrocegubbio.it – consiste nel mettere nelle cinque ferite di Gesù della “bambagia” con il balsamo di Cantiano per poi prelevarne dei fiocchi di cotone per devozione. Le macchie nere che contornano le piaghe delle mani, del costato e dei piedi del Cristo sono segno evidente dell’utilizzo nel corso degli anni passati del balsamo stesso. Nel corso del rito, viene recitata l’antica “Preghiera delle cinque piaghe”, con il coro delle Pie Donne che accompagna l’unzione con i canti della Passione.

Terni – celebrazione in Coena Domini. Mons. Soddu: “La partecipazione all’eucarestia è la totalità dell’amore, pienezza di vita vera, autentica, non vuota, banale, ma piena di significato”.

Nella cattedrale di Terni, giovedì santo 14 aprile, il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la celebrazione in “Coena Domini” in cui si ricorda l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Hanno concelebrato don Salvatore Ferdinandi vicario generale, don Alessandro Rossini parroco della Cattedrale, don Antonio Maniero, padre Mario Lendini, don Roberto Cherubini parroco di Santa Croce. Presente il sindaco di Terni Leonardo Latini e numerosi fedeli. Una celebrazione all’insegna della comunione e solidarietà manifestata nel significato profondo che ricorda l’istituzione dell’eucarestia e che apre il Triduo pasquale, ossia i tre giorni nei quali si commemorano la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù.
Il vescovo ha compiuto il rito della lavanda dei piedi a 12 persone: ragazzi, adulti e anziani.
“Il grande mistero dell’eucarestia – ha detto il vescovo – è l’unico tesoro della chiesa. Da questo tesoro, così come il Signore stesso nel vangelo ha insegnato, dobbiamo trarre sempre cose nuove; e tutte le volte che cerchiamo di trarre cose nuove, ci renderemo conto che rimane sempre da imparare, perché rimane un tesoro incalcolabile, perché questo tesoro è Dio stesso, Dio che è carità, Dio che è vita. La partecipazione all’eucarestia non è assolvere un precetto, ma possiamo prendere la totalità dell’amore che da esso promana, quindi avere pienezza di vita, cioè una vita vera, autentica, che ha senso, non vuota, banale, ma piena di significato”.
“Nel gesto della lavanda dei piedi da parte di Gesù agli apostoli si manifesta il servizio di carità, il segreto, la bellezza di Gesù che si è donato a noi, così diventiamo insieme con lui carità assoluta, bellezza paradisiaca qui sulla terra. Grazie Gesù perché ci ha dato te stesso, perché in ogni momento ci dai l’opportunità di essere noi quel che tu sei stato: eucarestia viva. Dobbiamo essere noi ostensori, portatori di Gesù cristo nella nostra vita, testimoni di carità”.
Al termine della celebrazione in Coena Domini è seguita l’adorazione eucaristica personale all’altare della reposizione nella cappella della Madonna della Misericordia.

Perugia: La Coena Domini in cattedrale presieduta dal cardinale Bassetti. Il presule all’omelia: «Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere». Il rito della lavanda dei piedi compiuto ad alcuni operatori sanitari impegnati nella pandemia.

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha presieduto la celebrazione della Coena Domini del Giovedì Santo nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, nel pomeriggio del 14 aprile, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad alcuni operatori sanitari impegnati nella pandemia, richiamando, all’omelia, l’importanza dei segni eucaristici del pane e del vino, «il segno sceso dal cielo», e del segno del servizio «di tenerezza, di amore e di perdono» nel piegarsi verso il prossimo. «Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare», ma, ha evidenziato il cardinale Bassetti, «il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità». E, ricordando il «comandamento nuovo» di Gesù “amatevi, come io vi ho amati”, il presule ha esortato ad «amarci», perché «è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi». Il cardinale ha poi parlato della guerra in Ucraina, definendola «un incendio senza fine» e ha avuto parole di ammirazione e riconoscenza verso i sanitari che «non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus». La Ceona Domini si è conclusa con l’adorazione eucaristica all’altare della reposizione animata dai seminaristi.

Omelia del cardinale Bassetti.

Il nutrimento sceso dal cielo. Carissimi fratelli e sorelle, “ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione”. Sono le parole di Gesù prima dell’ultima cena: Lui vuole stare con noi! Si fa cibo, per divenire carne della nostra carne. Quel pane e quel vino sono il nutrimento sceso dal cielo: ci aiutano a vivere come Lui viveva. Fanno sorgere in noi sentimenti di bontà, di servizio, di tenerezza, di amore e di perdono. Gli stessi sentimenti che lo portano a lavare i piedi dei discepoli, come un servo.

L’ultima grande lezione. A cena inoltrata, Gesù si alza da tavola, depone le vesti e si cinge i fianchi con un asciugamano, poi con dell’acqua si inginocchia davanti ai discepoli e lava loro i piedi. Anche con Giuda, che sta per tradirlo; Gesù lo sa bene, ma si inginocchia ugualmente davanti a lui e gli lava i piedi. Pietro appena vede giungere Gesù davanti a Lui reagisce: “Signore, tu lavi i piedi a me?” Pietro non capisce che la dignità di Gesù non è quella di stare in piedi, ma di inginocchiarsi fino ai suoi piedi. E quello della lavanda dei piedi è l’ultima grande lezione di Gesù da vivo: “se dunque io signore e maestro ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete fare altrettanto. Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come ho fatto a voi”.

Servirsi l’uno dell’altro. Il mondo educa a stare in piedi, ed esorta tutti a restarci pur di contare. Il Vangelo del Giovedì Santo è il contrario di questa mentalità. Vi do un comandamento nuovo: “amatevi, come io vi ho amati”. E amarci è lavare i piedi, servirci l’uno dell’altro, come ha fatto Gesù, a partire dai più deboli, dai più poveri, dai più indifesi.

Piegarsi verso il prossimo. Il Giovedì Santo ci insegna come vivere e da dove iniziare a vivere: la vita vera non è quella di restare fermi nel proprio orgoglio; la vita secondo il Vangelo è piegarci verso i fratelli e le sorelle. È una via che viene dal cielo, eppure è la via più umana. Tutti, infatti, abbiamo bisogno di amicizia, di affetto, di comprensione, di accoglienza, di aiuto. Il Giovedì Santo è davvero un giorno unico: il giorno dell’amore di Gesù che scende in basso, sino ai piedi dei suoi amici. E tutti siamo suoi amici, anche chi lo sta per tradire. Per Gesù lavare i piedi non è un gesto, ma un modo di vita.

Lasciarsi coinvolgere da Cristo. Terminata la cena Gesù si avvia verso l’orto degli ulivi. Qui si inginocchia ancora, anzi si stende a terra e suda sangue, per il dolore e l’angoscia. Lasciamoci coinvolgere, cari fratelli, da quest’uomo, che ci ama di un amore mai visto sulla terra. E mentre ci fermeremo stasera davanti al sepolcro, diciamogli la nostra amicizia. Oggi più che mai è il Signore ad aver bisogno di compagnia. Ascoltiamo la sua implorazione: “la mia anima è triste fino alla morte, restate qui e vegliate con me”. Signore, in quest’ora non ti daremo il bacio di Giuda, ma vogliamo chinarci ai tuoi piedi e, imitando la Maddalena, continueremo a baciarli con affetto.

L’Ucraina, un incendio senza fine. Cari fratelli, in questi giorni in cui la guerra in Ucraina sembra un incendio senza fine, riascoltiamo le parole di Papa Francesco: “la guerra è un oltraggio a Dio, un tradimento blasfemo del Signore della Pasqua. Le armi del Vangelo sono la preghiera, la tenerezza, l’amore gratuito al prossimo”. Facciamo tesoro di quanto il Santo Padre ci suggerisce.

Chinarsi sui fratelli affetti dal virus. Come avvenne nell’ultima cena, si ripeterà ora il gesto della lavanda dei piedi. Posate le vesti, il Signore si chinò sui suoi discepoli, non solo per compiere le abluzioni previste dalla antica legge, ma soprattutto per insegnare ai suoi seguaci lo spirito di servizio che deve animare ogni credente. Questa sera sono stati scelti alcuni uomini proveniente dal mondo della sanità, quale segno di ammirazione e riconoscenza verso tutti coloro che in questi ultimi due anni hanno lavorato senza sosta, fino allo stremo delle forze, in situazioni di grande pericolo personale. Essi non si sono tirati indietro dinanzi al pericolo del virus, ma hanno soccorso e curato i pazienti (io ne sono testimone) con professionalità e completa dedizione.

Profondamente grato ai medici, agli infermieri e a tutto il personale sanitario del nostro ospedale, desidero stasera chinarmi su di loro, e con la lavanda dei piedi ringraziarli perché loro si sono chinati sui fratelli per prestare ogni cura. Il Signore, che conosce i segreti dei cuori, ricompensi ciascuno per il bene fatto, e ciò resti di esempio per le generazioni future.

Gualtiero Card. Bassetti

Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve

Perugia – la Confraternita della Misericordia fa suo l’invito ad ospitare una famiglia ucraina. E’ accolta in un appartamento in centro. Don Marco Briziarelli, direttore Caritas: «Una scelta da sostenere e incoraggiare»

«Un grande grazie alla Confraternita della Misericordia di Perugia, per aver messo a disposizione un appartamento di sua proprietà, in pieno centro storico, ad una famiglia ucraina arrivata nei giorni scorsi in città. Mettere in condivisione immobili inutilizzati in un momento storico come questo, dove anche tante famiglie del nostro territorio sono in uno stato di grave Emergenza Abitativa, è una scelta da sostenere e incoraggiare». Ad annunciarlo è il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, di ritorno dal viaggio in Polonia (9-12 aprile), promosso dalle Edizioni Frate Indovino e dai Frati Cappuccini della Provincia Serafica dell’Immacolata Concezione.

Un viaggio missionario che ha permesso di portare un ingente quantitativo di beni di prima necessità per il fabbisogno di profughi in fuga dalla guerra.

La gratitudine Caritas. Don Briziarelli ringrazia il Governatore della Confraternita della Misericordia, Massimo Moscatelli, per aver aderito all’invito ai perugini possessori di immobili ad ospitare famiglie profughe; invito rivolto, sin dall’inizio del conflitto, dal cardinale Gualtiero Bassetti e dalla stessa Caritas diocesana.

Atto di cura, gesto di misericordia. «A tutt’oggi sono quasi un centinaio i proprietari di appartamenti che si sono resi disponibili per quest’accoglienza. Si tratta di un bel segno di condivisione e solidarietà umana e cristiana con quanti fuggono da violenze inaudite e distruzioni devastanti – commenta il direttore della Caritas –. Questi fratelli e sorelle hanno bisogno di vivere in luoghi di pace e serenità per cercare di tornare il prima possibile all’autonomia che tanto desiderano. Nella consapevolezza che questo processo richiederà un tempo, il gesto compiuto dalla Confraternita della Misericordia diventa un vero e proprio atto di cura, come quello di tanti perugini».

Scuola di carità dal 1570. La Confraternita della Misericordia (nata con il nome di Confraternita dell’Orazione e della Morte) è operativa a Perugia dall’anno 1570, ad imitazione di quella che era sorta a Roma nel 1538, divenendo “scuola di carità” per tante generazioni di perugini nell’attuare concretamente il Vangelo del Buon samaritano e le Opere di misericordia corporale. La Confraternita è proprietaria del palazzo di città dove è situato l’appartamento di circa 100 mq messo a disposizione della famiglia ucraina, della chiesa della Misericordia (chiesa della Buona Morte nella tradizione orale) in piazza Piccinino, data in comodato gratuito alla Parrocchia dei Ss. Andrea e Lucia in Cattedrale, e della cappella cimiteriale, che ricomprende la chiesa, all’interno del Cimitero Monumentale di Perugia.

Assisi – Successo della missione negli Usa. Reliquia del beato Carlo Acutis donata al cardinale Dolan

Grande successo e conclusione simbolica per la missione in America della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino per portare una reliquia del Beato Carlo Acutis e promuovere il Museo della Memoria riprodotto ed esposto in diverse location di New York, grazie alla importante collaborazione con la Pay the Way foundation, fondata e presieduta da Gary Krupp.

Il viaggio del vescovo diocesano, monsignor Domenico Sorrentino, insieme a monsignor Anthony Figueiredo, responsabile delle Relazioni internazionali e Marina Rosati, direttrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944, si è concluso infatti nella chiesa di San Francesco d’Assisi, nel cuore di Manhattan, dove il vescovo ha incontrato diversi poveri donando loro alcuni beni di prima necessità.

“È stata un’esperienza formidabile. C’è bisogno di un messaggio di bene come quello di Carlo che è capace di far sentire il Vangelo come una cosa bella e praticabile. Il suo volto gioioso – ha aggiunto il vescovo – ha fatto breccia nei cuori dei fedeli statunitensi mostrando che l’Eucarestia è il segreto della vita anche su questa terra ed è proprio l’autostrada per il cielo come lui la chiamava”, le parole di monsignor Sorrentino, che ha guidato la delegazione che ha portato negli Usa una reliquia di prima classe del primo ‘millennial’ al mondo a essere dichiarato beato, in seguito alla richiesta della Conferenza episcopale cattolica degli Stati Uniti. La reliquia del giovane accompagnerà il Risveglio Eucaristico nazionale degli Stati Uniti, indetto dai vescovi americani nel novembre scorso, per rinnovare la fede e riscoprire il valore e la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia.

“Siamo rimasti colpiti dalla grande partecipazione dei giovani – ha aggiunto il vescovo – anche di numerosi studenti delle scuole superiori che, accompagnati dai loro docenti, hanno seguito i vari momenti durante l’orario scolastico”. Tanti i momenti di preghiera e di intensa spiritualità vissuti durante il soggiorno americano, ma anche durante il viaggio, quando l’equipaggio dell’aereo ha chiesto al vescovo una benedizione con la reliquia.

Lunedì 4 aprile nella chiesa Our Lady of Mount Carmel ad Astoria, distretto del Queens, tantissimi giovani e famiglie di tutte le nazionalità con bambini piccoli e ragazzi hanno venerato la reliquia del Beato. Il giorno successivo, dopo la visita e la celebrazione alla Cattedrale di San Patrizio a New York City, la delegazione della diocesi ha visitato la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite incontrando il nunzio monsignor Gabriele Caccia. Nel pomeriggio, nell’ambito dell’esposizione americana del “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”, alla Sinagoga di New Rochelle, si è svolta una tavola rotonda per approfondire i contenuti del Museo, le vicende umane e l’importanza valoriale e storica dell’esposizione.

Mercoledì 6 aprile si è svolto un incontro con i giovani delle scuole superiori della diocesi di Brooklyn, con la tavola rotonda alla Saint John’s University di New York. Giovedì la delegazione ha fatto visita all’Istituto Italiano di Cultura a New York e ha poi incontrato le suore Missionarie della Carità nel cuore del Bronx. Dopo l’adorazione eucaristica, e la santa messa presieduta dal cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, con la venerazione della reliquia del Beato, la stessa è stata consegnata al cardinale per affidarla alla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti e avviare il percorso del “Rinnovamento eucaristico americano” e portare la reliquia in tutte le parrocchie degli Usa, dove rimarrà per un anno.

Assisi – Dona una spesa, raccolte circa 5 tonnellate di beni di prima necessità

Sono circa 5 tonnellate i beni di beni di prima necessità raccolti grazie all’iniziativa “Dona una spesa”, che si è tenuta sabato 2 aprile in alcuni supermercati della zona di Assisi, Bastia Umbra e Santa Maria degli Angeli.
All’iniziativa organizzata dalla Caritas della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, unitamente alla Fondazione diocesana di religione Assisi Caritas, hanno partecipato circa 100 volontari.
I prodotti raccolti, tra i quali pasta, riso, alimenti in scatola, zucchero, farina, biscotti, latte, prodotti per l’infanzia e per l’igiene personale verranno distribuiti alle famiglie in difficoltà dall’Emporio solidale diocesano “7 Ceste” di Santa Maria degli Angeli (371 334 4796 – segreteria@assisicaritas.it) e in questo tempo di grande emergenza saranno utilizzati anche per sostenere i profughi di guerra ucraini accolti in diocesi.

“Un sentito grazie – dicono il presidente della Fondazione Assisi Caritas don Cesare Provenzi, la direttrice della Caritas diocesana Rossana Galiandro e la vice direttrice Anna Rita Cetorelli – a tutti coloro che hanno acquistato i beni che saranno devoluti per rispondere alle tante richieste di aiuto. Un segno di grande solidarietà in un momento di difficoltà che dimostra senso di vicinanza e condivisione. Un ringraziamento anche ai volontari che hanno prestato il loro servizio, ai frati della Casa di accoglienza Papa Francesco, ai Centri di volontariato sociale di Assisi, Bastia Umbra e Santa Maria degli Angeli e ai Centri di ascolto del territorio”.

I supermercati che hanno aderito all’iniziativa sono: il Conad Giontella, il Conad Le Querce e il Conad XXV Aprile di Bastia Umbra; il Conad Le Cave, il Superconti e l’EMI di Santa Maria degli Angeli, il Carrefour Buzi e il Conad di Viole ad Assisi, il Supermercato Alimentari Passeri di Assisi.

Nell’anno 2021 l’Emporio ha assistito in totale 2386 persone bisognose di cui 606 in maniera saltuaria perché si trovavano in isolamento a causa del Covid-19. Sono state donate 6.600 ore di volontariato e distribuite 4927 spese per un totale di 115 tonnellate di beni di cui 33 tonnellate provenienti da raccolte alimentari e 42 tonnellate da donazioni provenienti dalla Comunità Europea (SIFEAD).

Città di Castello – celebrazioni della Settimana Santa prediedute dal vescovo

La liturgia della domenica delle Palme e della passione del Signore ha introdotto la Chiesa nella Settimana Santa che culminerà nella Pasqua di Risurrezione.
Dopo due anni condizionati dalla pandemia anche nella diocesi di Città di Castello ci si appresta a vivere i riti della Pasqua senza molti condizionamenti.
Già tantissime persone sono tornate nelle chiese per commemorare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e la sua passione e morte. Il Vescovo di Città di Castello ha presieduto i riti della domenica delle Palme in Cattedrale.

Mons. Domenico Cancian giovedì santo 14 aprile alle ore 10.30 nella Cattedrale di Città di Castello presiederà la Messa Crismale con la partecipazione di tutto il clero diocesano. Durante la Messa ci sarà la presentazione delle offerte per la Caritas e per la Terra Santa. Alle ore 18.30 il Vescovo presiederà la Messa nella “Cena del Signore”.

Venerdì Santo 15 aprile alle ore 18.30 in Cattedrale avrà luogo la celebrazione della Passione del Signore e adorazione della Croce, presieduta dal vescovo.
Alle ore 21 verrà riproposta, dopo lo stop imposto dalla pandemia, la processione del Cristo Morto che, partendo dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, terminerà in Piazza Gabriotti.

Sabato santo 16 aprile alle ore 21.30 in Cattedrale, il vescovo presiede la solenne “Veglia Pasquale” (la Veglia è unica per le parrocchie del Centro storico).

Domenica 17 aprile, Pasqua di Risurrezione, mons. Domenico Cancian celebrerà alle ore 10.30 in Cattedrale la Messa, al termine della quale sarà impartita la Benedizione Papale.