“Non hanno vino”. Si direbbe la fotografia del tempo che viviamo: se il vino è il simbolo della gratuità e della festa, non stentiamo infatti a riconoscerne la carenza… Eppure, sulla tavola apparentemente non ci manca nulla… Cos’è, allora, che impedisce a un ragazzo di aprirsi alla vita e di vederla fiorire? Cos’è che annacqua la nostra gioia, quella della nostra Chiesa e della stessa nostra Città?
Certo, ci sono vicende personali e familiari, che a volte turbano la gioia, come ci sono ferite interiori che sanguinano a lungo. Manca il vino della gioia in una società attraversata dall’inquietudine e dall’affanno, da tante e troppe tensioni, dalla violenza che la cronaca ci versa in casa e che diffonde un senso di sconcerto, di sfiducia e di paura. Si cerca rifugio nel piccolo di sicurezze materiali, che in realtà finiscono per assomigliare alle giare di pietra di cui parlava questa pagina evangelica; giare nelle quali paradossalmente manca non solo il vino, ma perfino l’acqua: quindi, giare vuote, ingombranti e inutili, simbolo forse anche di una religiosità formale, impietrita, grigia, inconcludente.
Che sia per questo che – nonostante ci fosse tanta gente al matrimonio di Cana: gli sposi, gli invitati, i servitori –, l’unica che si accorge che sta venendo a mancare il vino è una donna, Maria?
Con la sua sensibilità, Maria è attenta a quello che accade, coglie le lacune che rischiano di umiliare la festa, si fa carico di segnalare la situazione: “Non hanno vino…”.
Non si ferma nemmeno davanti all’apparente rifiuto del Figlio (“Donna, che vuoi da me?”): noi, probabilmente, ci saremmo chiusi nella nostra permalosità; noi che, davanti alle difficoltà, troviamo più facile tirarci indietro, prendercela con Dio, diffidare di lui, della sua bontà.
Maria, invece, persevera senza esitazioni, intercede per la gioia di sposi e invitati, convinta che le cose possono cambiare, se ci si fida del Signore. Con parole semplicissime coinvolge gli altri: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”.
“Fatela”: non si tratta di fermarsi a parlare della situazione, a criticare ciò che non va, a studiarne le cause, a organizzare un’altra riunione o l’ennesima commissione… “Fate”, animati dalla certezza che – se facciamo la nostra parte – Dio non ci lascia prigionieri di strade senza uscita: Lui ci ama nonostante tutto, nonostante le nostre disperazioni, le nostre solitudini, i nostri smarrimenti; ama questa umanità, ci ama fino a donarci il Figlio, vino versato nel perdono, nell’amicizia, nella fraternità.
La gioia non sta nel vedere trasformati i propri desideri in diritti, ma nel seguire Lui, nel vivere di Lui, nel fare “qualsiasi cosa vi dica”. Maria può condividerci questa indicazione perché è quella che ne ha marcato a fuoco il cuore, fin dall’Annunciazione: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
Questa fiducia nel Signore diventa disponibilità e forza di rinnovamento. Chi, finalmente, trova la perla preziosa, non esita a vendere tutto per averla: non perché disprezzi le altre cose, ma perché – alla luce del vero tesoro – sa ricondurle al loro giusto valore. Allora, ci si ritrova liberi di impegnare la vita nel servire alla gioia degli altri.
Anche questa è storia dei nostri giorni, è vino buono a cui ho cercato di dare un nome nella Lettera pastorale che consegno questa sera alla vostra riflessione, attendendo il riscontro e l’impegno delle nostre comunità.
Così vino buono è il bilancio sociale della nostra Caritas, presentato questa mattina alla città: sono pagine che fanno onore a tante persone e a tante Istituzioni solidali.
Vino buono sono uomini e donne che nei diversi ambiti lavorano con dedizione e responsabilità, contribuendo a una città che sia casa per tutti.
Vino buono sono mamme e papà, che vivono per la riuscita della vita dei figli.
Vino buono sei tu, Samuele: con il tuo “sì” ti fai servo e abbracci per la vita le parole di Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Ti diciamo grazie per questa disponibilità piena, come diciamo grazie in primis ai tuoi genitori, ai familiari, alla comunità del Rinnovamento nello Spirito e alla parrocchia di Prepo.
Samuele, ràdicati nell’ascolto della Parola: saprai voler bene alle persone che ti saranno affidate. Dispensa loro con generosità il vino buono del Vangelo. Diffondine la gioia, specie in quanti più ne sono rimasti privi. Sii consapevole che ogni gesto di dedizione, di gratuità, di amore vissuto riempie la vita, la profuma, la fa buona. Ci rende credibili.
Maria, causa della nostra gioia, t’accompagni oggi e sempre.
Don Ivan, Vescovo
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Il saluto introduttivo del vicario generale don Simone Sorbaioli ricordando i due anni dell’ordinazione episcopale dell’arcivescovo Ivan Maffeis.
All’inizio delle celebrazione eucaristica, culminata con l’ordinazione diaconale del giovane seminarista perugino Samuele Betti (Sotto il segno dello Spirito Santo – Diocesi Perugia), il vicario generale ha tenuto il suo saluto introduttivo il cui testo integrale è di seguito riportato.
“Ci riempie, per rispetto a voi, il patrocinio della celeste Regina che Perugia suole particolarmente invocare coll’ auspicata appellazione di Madonna delle Grazie. Ci pare ancor di vedere là in grembo alla Colonna il venerando simulacro e innanzi ad esso la folla in atto pio. Vi sia dunque raccomandato di mantenere schietta e vivace la sacra fiamma, tramandatavi dai padri e dagli avi, della divozione alla gran Vergine” Con questo augurio, Papa Leone XIII salutò per l’ultima vola i 1400 perugini in pellegrinaggio a Roma il 29 aprile 1898, nell’occasione dei 20 anni di pontificato di colui che per 32 anni fu Vescovo di Perugia. Queste parole sembrano interpellare anche noi, che oggi, con lo stesso spirito dei nostri padri, siamo qui a rendere l’omaggio dei figli a Maria che pare ripeterci: “Fate quello che Egli vi dirà” (Gv.2,5). Lo facciamo con la semplicità di una famiglia che si ritrova riunita a casa della madre in un clima di festa. Festa per Samuele che oggi, al termine del suo cammino di formazione in seminario riceve l’ordinazione diaconale che lo renderà immagine viva della carità di Cristo in mezzo al suo popolo. Festa per l’intera chiesa diocesana che ricorda, proprio in occasione della messa vespertina della Madonna delle Grazie, il secondo anno dall’ordinazione episcopale ed il contestuale inizio del ministero pastorale dell’Arcivescovo Ivan. Eccellenza, La ringraziamo per questi due anni che abbiamo vissuto come un tempo di reciproca conoscenza e stima, di rinnovato entusiasmo pastorale, di sfide e difficoltà condivise ed affrontate in spirito di comunione. Al termine di queta celebrazione, che segna idealmente l’inizio dell’anno pastorale per la nostra chiesa diocesana, Lei ci consegnerà la Sua seconda lettera pastorale dal titolo Sentieri di Speranza, che ha come immagine di copertina, una scena con la nostra gente che reca, in cammino, l’immagine del Crocefisso “nostra speranza”. Vogliamo accogliere questa lettera con quel sentimento di curiosità e meraviglia tipico di chi riceve qualcosa di prezioso e di utile al tempo stesso, assicurandole ancora una volta comunione e collaborazione. Fratelli e sorelle carissimi, a tutti voi qui presenti, ai malati che sono con noi in preghiera, a che ci ha preceduto nel regno dell’intercessione, un caro augurio di buona festa!
Don Simone, Vicario generale