Perugia: Celebrata la Giornata della Vita Consacrata. L’arcivescovo Maffeis nell’omelia: «consacrati e consacrate non rinunciano a spendersi per il Regno».

«Cari fratelli e care sorelle, il primo pensiero è di ringraziamento al Signore per la vostra presenza: non mi riferisco semplicemente a questa celebrazione nella Giornata a voi dedicata, ma a quello che rappresentate per l’intera comunità ecclesiale – e per lo stesso vivere sociale – nella varietà dei carismi e delle istituzioni di cui siete espressione». Così ha esordito l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della celebrazione eucaristica per la Giornata della Vita Consacrata, il 2 febbraio, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia (il testo integrale dell’omelia è sul sito: www.diocesi.perugia.it – sezione ‘arcivescovo-omelie’).

La celebrazione ha visto una buona partecipazione di religiosi e religiose in rappresentanza delle 43 comunità di vita consacrata (17 maschili e 26 femminili) di cui 6 di clausura (una maschile) e varie esperienze laicali di consacrazione presenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, ha commentato monsignor Vittorio Gepponi, referente diocesano per la vita consacrata. Quella maschile di clausura dei “Monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno” è stata la prima che l’arcivescovo Maffeis ha incontrato il giorno del suo ingresso in diocesi, l’11 settembre 2022, presso l’Abbazia di Montecorona (Umbertide). «La nostra preghiera – ha proseguito il presule – vuol raggiungere anche coloro che, per età e condizioni di salute, non hanno la possibilità di essere qui: li sentiamo partecipi in maniera diversa, ma ugualmente vera, come sentiamo vicine spiritualmente le nostre sorelle claustrali».

Nel soffermarsi sul viaggio di Papa Francesco di questi giorni in terra d’Africa, l’arcivescovo Maffeis ha detto: «riporta l’attenzione sul dramma di popolazioni provate negli anni da conflitti che hanno fatto milioni di vittime, di sfollati e rifugiati, di bambini-soldato. In un tale contesto risplende con forza ancora maggiore la generosità di consacrati e consacrate che – per quanto esposti a sequestri, violenze e attentati – non rinunciano a spendersi per il Regno».

Monsignor Maffeis, concludendo l’omelia, ha evidenziato «il primato di Dio» che testimoniano i consacrati e le consacrate, rivolgendosi a loro con queste parole: «lo sappiamo per esperienza, quando si riconosce questo fuoco, ecco che arriva a riscaldare e illuminare i rapporti, le relazioni con gli altri: penso alle mille forme con cui i vostri carismi si sono incarnati, secondo modalità e compiti che altro non sono che declinazioni del primo verbo evangelico: sono voci del verbo servire. Voi questo servizio l’avete praticato dando alla vostra vita la forma del Vangelo e quindi l’attenzione ai bisognosi. Vivendo con umiltà e fiducia questo primato di Dio, potremo affrontare insieme con serenità anche il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Non scoraggiatevi mai! Il Signore è fedele».

Perugia – domenica 5 febbraio celebrazioni per la festa di Sant’Agata, protettrice anche delle donne con patologie al seno.

Dopo le due ultime “edizioni” in tono minore per la pandemia, la festa di sant’Agata celebrata a Perugia il giorno della sua memoria liturgica, il 5 febbraio, ritorna nella sua ampiezza di fede, cultura e socialità, assumendo un particolare significato da come si evince dal titolo degli eventi che la caratterizzano: “La mia medicina è Cristo”. Lo disse la Santa all’Apostolo Pietro che le apparve in prigione per guarire il suo fisico menomato dopo che i romani le recisero il seno perché cristiana. Tematica che ha indotto il rettore di questo luogo sacro, monsignor Fausto Sciurpa, arciprete della cattedrale di San Lorenzo e studioso della Santa siciliana, a rivelare un suo desiderio-auspicio che nutre da tempo nell’approfondire la spiritualità di sant’Agata, protettrice anche delle donne affette da gravi patologie al seno.

Scrigno di bellezza interiore. «Questa chiesa diventi un piccolo santuario, senza dargli tanta enfasi, per queste donne che, purtroppo, non sono poche nella nostra città – commenta il sacerdote –. Un luogo che favorisca una maggiore venerazione di sant’Agata senza incentivare attese “miracolistiche” – precisa –. Un luogo sacro e scrigno prezioso non soltanto d’arte e di storia del XIV secolo, ma di bellezza interiore, di trasmissione di serenità nella sofferenza per contribuire a dare migliori prospettive di vita a tante donne».

La trasfigurazione. «La medicina, come disse Agata a Pietro, per quanto possa curare il corpo – afferma monsignor Sciurpa –, non riesce a curare l’interiorità dell’essere umano nell’affrontare la sua patologia. Accanto il lavoro del medico quanto più professionale ed efficace possibile, è il lavoro di qualche altra dimensione che aiuta a trovare il modo di trasfigurare la malattia, anche la più dura, al punto di trovare in essa spunti di vita, di bellezza e di ricchezza da donare agli altri, pur tenendo presente che non tutte le persone sono credenti. Per coloro che lo sono, si vuole mettere a disposizione questa chiesa per incontri dove conoscersi, confrontarsi, ascoltare la Parola di Dio, approfondire la testimonianza di questa grande Santa. Agata, ancora oggi, ci testimonia che la sofferenza, il dolore, la privazione, la fragilità con cui dobbiamo confrontarci e lottare quotidianamente, affinché non si inaridisca il nostro cuore e la nostra anima, ci permette di vivere umanamente e cristianamente questa situazione trasfigurandola».

Una storia sconosciuta. Questo, monsignor Sciurpa, lo ha sottolineato illustrando il programma della festa della Santa nella sala “Monsignor Luigi Piastrelli” della canonica di Sant’Agata. «In questi ambienti – ricorda con un pizzico d’orgoglio don Fausto – venne accolto, intorno alla metà degli anni ’30, Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, un particolare della storia perugina sconosciuto a molti». Montini era amico di monsignor Piastrelli, parroco di Sant’Agata dal 1908 al 1975, del quale don Sciurpa fu il successore fino alla soppressione della Parrocchia. «Don Luigi Piastrelli – precisa il rettore di Sant’Agata – fu un prete “modernista” e per questo guardato con diffidenza dalla Chiesa di allora, oggi un precursore del Concilio Vaticano II di cui il noto sacerdote perugino visse con gioia e speranza i lavori di una Chiesa che si apriva al mondo e il primo decennio del post-Concilio».

Il programma della festa. Tre i pomeriggi che caratterizzano le celebrazioni perugine in onore sant’Agata, venerdì 3, sabato 4 e domenica 5, tutti alle ore 17.30, che si terranno nella chiesa a lei intitolata situata all’inizio di via dei Priori per chi la percorre venendo da corso Vannucci. Venerdì l’incontro dal titolo: “Storia di una santa e di una Chiesa: S. Agata”, a cura di monsignor Fausto Sciurpa, con intermezzi musicali “Dai salmi di dolori e guarigione” presentati dal medico Luciano Carli; sabato “La parola dell’uomo sulla sofferenza” e “La parola di Dio sulla sofferenza” a cura del professor Luigi Alici e del professor padre Giulio Michelini (Ofm); domenica la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis animata dalla Corale Laurenziana della cattedrale. Al termine la “festa in amicizia” nel complesso della canonica di Sant’Agata. «Il motivo di fondo di questi tre pomeriggi a Sant’Agata – conclude monsignor Sciurpa – è da ricercarsi nella storia e nella testimonianza cristiana di questa martire del III secolo che è ancora di insegnamento per la nostra epoca».

Perugia – “La GpV 2023” di domenica 5 febbraio con “Prendersi cura della Vita” e “Celebrare per la Vita”

Gli Uffici di pastorale Familiare e della Salute, la Caritas e il Movimento per la Vita promuovono il 5 febbraio la “Giornata per la Vita 2023”, indetta dalla Cei sul tema: “La morte non è mai una soluzione”. Questa significativa Giornata, a Perugia, sarà caratterizzata da due eventi in calendario domenica prossima.

Il programma. Il primo, dal titolo “Prendersi cura della Vita”, sarà online, sul canale YouTube del settimanale La Voce, dalle ore 16 alle 17, dedicato a una maggiore conoscenza del “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza” della Caritas diocesana di Perugia. L’incontro sarà introdotto dall’arcivescovo Ivan Maffeis a cui seguirà un dialogo-tavola rotonda tra la presidente del Movimento per la Vita dell’Umbria, Assuntina Morresi, i responsabili dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, i coniugi Roberta e Luca Convito e don Lorenzo Marazzani con il direttore della Caritas don Marco Briziarelli e la responsabile dell’Area sociale Caritas Silvia Bagnarelli. Negli ultimi due anni “protagoniste” di questo dialogo sono state le realtà caritative della Casa San Vincenzo, che dà ospitalità a donne in gravi difficoltà e spesso con figli minori, e dell’Opera Don Guanella.

Il secondo evento della Giornata è “Celebrare la Vita” con la S. messa, presso la chiesa parrocchiale di San Raffaele Arcangelo di Madonna Alta in Perugia, alle ore 18.30, presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli, che al termine impartirà una particolare benedizione alle mamme in attesa, affidando tutti i bambini alla protezione di Gesù e della Beata Vergine Maria. Sempre nella chiesa di San Raffaele Arcangelo sarà possibile visitare l’esposizione dei disegni che diversi bambini hanno realizzato per l’iniziativa legata all’“Adorazione dei Magi” di Pietro Vannucci durante la scorsa Epifania; iniziativa promossa dalla Pastorale familiare nell’anno del V centenario della morte (1523-2023) di questo grande maestro del Rinascimento.

Perugia – la statua del Bambino di Praga alla chiesa del Gesù

Nel pomeriggio del 31 gennaio è giunta la statua itinerante di Gesù Bambino di Praga custodita nel santuario dei Frati Carmelitani Scalzi di Arenzano (Ge), in pellegrinaggio in diverse città italiane. Al Gesù è stata accolta da centinaia di fedeli che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta dal rettore don Mauro Angelini insieme al vice rettore del santuario di Arenzano padre Davide Sollani. Questi ha raccontato la storia della grande devozione al Gesù Bambino di Praga del noto santuario ligure e al termine ha guidato la preghiera per l’infanzia sofferente e per tutte le famiglie segnate dalla malattia. Il pellegrinaggio di questa statua tanto venerata ha fatto tappa a Perugia per un’iniziativa che fa riferimento all’associazione “AmarLui” dei coniugi Cristina e Giorgio Epicoco. È’ stata anche l’occasione per presentare la prossima Giornata per la vita promossa dall’Archidiocesi perugino-pievese domenica 5 febbraio. Significativo è anche il luogo sacro in cui quest’annuncio è stato dato e numerosi perugini hanno potuto raccogliersi in preghiera davanti al Bambino di Praga. La chiesa del Gesù, dove è custodito l’antico ex voto della Madonna Bambina, recentemente rinvenuto e fatto restaurare da don Mauro Angelini, è sempre più “santuario della vita nascente”.

Assisi – il Prefetto Gradone consegna 5 medaglie d’onore nella giornata della Memoria.

Grande emozione e commozione venerdì 27 gennaio mattina nel palazzo vescovile-Santuario della Spogliazione di Assisi, dove la Prefettura di Perugia, in occasione del Giorno della Memoria, ha consegnato le medaglie d’onore “ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra”. A ricevere le medaglie d’onore i familiari di Antonio Borgognoni, nato a Lisciano Niccone, Feliciano Canafoglia, nato a Foligno, Gino Minelli e Cesare Radicchi, nati a Gubbio e Armido Sirci, nato ad Assisi.
La mattinata si è aperta con i saluti di Marina Rosati, ideatrice e curatrice del “Museo della Memoria, Assisi 1943-44”, che ha invitato “a non essere indifferenti: intolleranza, bullismo, mancanza di rispetto sono aspetti ancora presenti in contesti quotidiani: conoscendo quello che è stato e il coraggio di tante persone e il bene che hanno fatto, anche i nostri ragazzi possono respingere questi atteggiamenti. Il bene è il più grande moltiplicatore che abbiamo per costruire una società migliore”. Il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, ha invitato a vivere il Santuario della Spogliazione “come se fosse la vostra casa, la casa universale. Benvenuti ai premiati, benvenuti a tutti: andiamo avanti tutti con il coraggio e l’ispirazione di questo luogo bello e importante che ha fatto la nostra storia. È bello che stamattina qui ci siano tanti Comuni e tante istituzioni rappresentati: è il simbolo dell’Umbria accogliente alla quale il mondo guarda”.
Il sottosegretario all’Interno, Emanuele Prisco, ha ricordato come “è sempre bene vigilare su questi fenomeni ma anche riflettere: non ci si deve mai stancare di ricordare quello che è stato. Il momento più buio della storia dell’umanità, senza lasciarlo ai libri di storia, è un dramma ancora vivo e purtroppo attuale. Grazie al vescovo che ci ospita e al Prefetto per aver scelto questo luogo per una cerimonia dello Stato”. La presidente della Regione, Donatella Tesei, ha sottolineato come ”Assisi sia un luogo simbolico dove celebrare questa giornata così importante: conoscere e ricordare è necessario per non commettere più errori che sono stati un marchio indelebile nella storia dell’umanità”. Per il sindaco di Assisi, Stefania Proietti, “è un dovere di tutti coltivare la memoria della nostra storia, del nostro passato. Assisi non rimase indifferente, e, grazie all’impegno di tanti Giusti, tra religiosi e laici, personalità di spicco e gente comune, riuscì a salvare centinaia di vite. Un passaggio della storia che ci fa onore, e che dobbiamo ricordare sempre perché solo la fraternità sopravvive all’odio ed è capace di salvarci”.

Il discorso del prefetto Armando Gradone, che ha coinvolto anche alcuni alunni della scuola primaria Sant’Antonio di Assisi presenti alla mattinata, è stato incentrato sulla parola dignità. Il prefetto ha invitato a essere delle “sentinelle contro comportamenti, come antisemitismo, razzismo, violenza sulle donne, la tratta degli esseri umani, che ledono la dignità umana, caposaldo fondamentale della nostra civiltà. La tragedia della Shoah – ha detto Gradone – ha creato delle riserve morali che mettono al centro la dignità dell’uomo, un concetto che ritroviamo in moltissime costituzioni e ordinamenti dei Paesi democratici. Il nostro Paese deve ricordare i nostri eroi, persone che non hanno voluto piegarsi all’ordine di schierarsi: hanno avuto coraggio e non era così scontato, perché si rischiava la vita. E oggi ricordiamo questi nostri eroi attraverso i loro familiari”.

Le celebrazioni per la Giorno della Memoria non si fermano al 27 gennaio: sabato 28 gennaio, alle ore 17, nella sala della Conciliazione del palazzo comunale si svolgerà l’iniziativa “La storia di Marcella Ranzato in Paladin”: a raccontare come un’impiegata comunale sia entrata nell’organizzazione che falsificava le carte d’identità per salvare gli ebrei in fuga saranno direttamente i figli Paolo e Anna Chiara. Domenica 29 gennaio in piazza del Comune, con partenza alle ore 15, il percorso alla scoperta dei luoghi assisani della Memoria (non è necessaria la prenotazione) con la visita quest’anno alla casa di Maceo Angeli e alla Basilica di San Francesco dove verrà ricordato il frate conventuale, padre Michele Todde che aiutava gli ebrei; si potranno vedere i luoghi della Basilica dove venivano nascosti gli stessi. Gli appuntamenti di gennaio si chiudono lunedì 30 al teatro della Pro Civitate Christiana con il concerto “Kechì Kinnòr – Prendi il violino” con Enrico Fink e i solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo.

Città di Castello – conclusi lavori di restauro al Santuario Madonna delle Grazie

Da alcune settimane si sono conclusi i lavori di consolidamento, restauro e adeguamento liturgico della cappella della Madonna delle Grazie, cuore dell’omonimo santuario, a Città di Castello.
I lavori hanno preso avvio nell’estate del 2020 e sono stati sostenuti da un contributo derivante dai fondi dell’8×1000 destinato alla Chiesa Cattolica, dalla Diocesi di Città diCastello, dalla Parrocchia di Santa Maria delle Grazie e da una sottoscrizione popolarealla quale hanno aderito 171 soggetti tra privati, associazioni e istituti religiosi. Il progetto ha permesso il pieno recupero artistico e l’adeguamento funzionale di uno dei luoghi maggiormente legato alla storia religiosa e culturale della città, grazie al restauro del ciclo di affreschi di Bernardino Gagliardi (1643/1644), delle decorazioni di Elia Volpi (1934/1935) e dei fratelli Alvaro e Nemo Sarteanesi (1977/1978) e del portale seicentesco che si affaccia su Piazza Servi di Maria. Altri lavori hanno riguardatogli impianti elettrico e di riscaldamento, la bonifica del sottopavimento, la sicurezza strutturale.
I risultati di questa impegnativa operazione, che ha coinvolto in massima parte aziende e professionisti del territorio, saranno presentati sabato 4 febbraio, alle ore 17, dal parroco, don Andrea Czortek, dall’economo diocesano, avv. Aldo Benedetti, e dall’arch. Francesco Rosi; porteranno il proprio saluto il vescovo diocesano, mons. Luciano Paolucci Bedini, e il sindaco di Città di Castello, dott. Luca Secondi.
Domenica 5 febbraio, giorno nel quale ricorrono i 717 anni dalla posa della prima pietra per la costruzione della chiesa, mons. Paolucci Bedini presiederà la solenne concelebrazione nel corso della quale sarà dedicato il nuovo altare della cappella laterale nella quale si conserva la venerata immagine della Madonna delle Grazie, patrona di Città di Castello e della diocesi. Sarà presente anche mons. Domenico Cancian, vescovoemerito di Città di Castello, che negli anni del suo episcopato ha fortemente sostenutoe incoraggiato l’esecuzione dei lavori.
Per preparare la comunità a vivere questo importante momento e a comprenderne il significato, venerdì 3 febbraio, alle ore 21, si terrà un incontro con don Luciano Avenati, liturgista.
Infine, domenica 12 febbraio, alle ore 17, la Corale “Marietta Alboni”, diretta dal m.° Marcello Marini, proporrà un concerto di musiche mariane. Tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del progetto sono invitati a partecipare, insieme a tutti gli interessati, ai vari momenti in programma.

Sabato 4 alle ore 16:30, il direttore dei lavori ed il parroco saranno disponibili per incontrare la stampa.

Assisi – per commemorare le vittime dell’Olocausto due eventi dedicati a Marcella Ranzato in Paladin, Maceo Angeli e padre Todde

Far conoscere la storia di alcuni personaggi di Assisi che, più o meno noti, hanno contribuito a salvare circa 300 ebrei. Non si ferma l’opera di riscoperta del “Museo della Memoria 1943-44”, realizzato dalla fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni, che quest’anno in occasione del 27 gennaio, giornata in cui si commemorano le vittime dell’Olocausto insieme alla Città di Assisi ha organizzato una serie di appuntamenti, tra cui due dedicati a cittadini benemeriti nel salvataggio degli ebrei.
Il primo è infatti in programma sabato 28 gennaio, alle ore 17 nella sala della Conciliazione del palazzo comunale dove si terrà l’incontro “La storia di Marcella Ranzato in Paladin”: a raccontare come un’impiegata comunale sia entrata nell’organizzazione che falsificava le carte d’identità saranno direttamente i figli Paolo e Anna Chiara. Domenica 29 gennaio in piazza del Comune, con partenza alle ore 15, ci sarà invece il percorso alla scoperta dei luoghi assisani della Memoria. La scelta quest’anno è caduta sulla casa di Maceo Angeli, artista, pittore e ceramista attivo nella rete che ha fatto di Assisi un faro di salvezza in uno dei periodi più bui della storia, e alla Basilica di San Francesco dove verrà ricordato il frate conventuale padre Michele Todde che aiutava gli ebrei; si potranno vedere anche i luoghi della Basilica dove i rifugiati venivano nascosti. In entrambi i casi non è necessaria la prenotazione.
In occasione del Giorno della Memoria, venerdì 27 gennaio alle ore 11 nella Sala della Spogliazione del palazzo vescovile ci sarà, come detto, la consegna delle Medaglie d’Onore da parte del prefetto di Perugia Armando Gradone e con i saluti del sindaco di Assisi, Stefania Proietti, della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei e del vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino. All’iniziativa sarà presente anche Emanuele Prisco, sottosegretario all’Interno.
Gli appuntamenti di gennaio si chiudono lunedì 30 alle ore 18 al teatro della Pro Civitate Christiana con il concerto “Kechì Kinnòr – Prendi il violino” con Enrico Fink e i solisti dell’Orchestra multietnica di Arezzo. Altri appuntamenti sono in programma per lunedì 6 marzo alle ore 10.30 quando, in occasione della Giornata europea dei Giusti, ci sarà una cerimonia in ricordo di Giovanni Palatucci, poliziotto italiano Giusto tra le Nazioni; venerdì 26 maggio alle ore 18 all’oratorio di Santa Chiarella si ricorderà Vittorio Rinaldi, giovane assisano ingiustamente condannato e ucciso nel 1939; e sabato 17 giugno alle ore 11.30 in viale Vittorio Emanuele II, cerimonia in onore di Valentin Muller.

Cantalupo di Bevagna: riapertura al culto della chiesa parrocchiale di Santa Maria Addolorata presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo chiusa a seguito dei terremoti del 2016.

Sabato 28 gennaio 2023 alle ore 18.00 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo celebrerà la Messa per la riapertura al culto della chiesa parrocchiale di Santa Maria Addolorata in Cantalupo di Bevagna. Concelebrerà il parroco don Claudio Vergini e la per la locale comunità sarà una bella giornata di festa. La chiesa, infatti, è stata chiusa a causa dei danni causati dai terremoti del 2016: da allora la vita spirituale si è svolta nel teatrino parrocchiale. La comunità cristiana di Cantalupo è la più a nord dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia, ai confini con Cannara che è parte della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino; di essa fanno parte anche le frazioni di Capro, Castelbuono, Limigiano e Torre del Colle. Da alcuni anni condivide il parroco con il capoluogo comunale, Bevagna.
La somma per la riparazione e il rafforzamento della chiesa, oltre 60.000,00 euro, è stata interamente reperita dalla locale comunità, nello specifico dalla Pro-loco Cantalupo-Castelbuono, dal Centro di Solidarietà Ape (nato nel 1988 per aiutare coloro che hanno bisogno di strumenti sanitari in caso di malattie fortemente invalidanti, ndr) e da offerte liberali della gente. Era il 21 marzo 2022 quando mons. Boccardo annunciò alla gente di Cantalupo che era appena giunto il parere favorevole della Soprintendenza ai lavori, che poi nel concreto sono stati avviati nel mese di ottobre 2022. Il progetto è stato realizzato dall’architetto Luciano Buono e dall’ingegnere Nicola Bertini, mentre i lavori sono stati eseguiti dalla ditta Bartolini di Cantalupo.
Le parole del Vescovo. «L’impegno della comunità di Cantalupo – afferma il Vescovo – nel reperire l’intera somma per effettuare i lavori alla chiesa è ammirevole, sottolinea come nel nostro territorio la chiesa parrocchiale è sentita quale casa di tutti, luogo dove si ascolta la Parola e si celebra l’Eucaristia, trova ispirazione e motivazione la carità, si condividono gioie e fatiche, accogliendosi e perdonandosi reciprocamente. La riapertura della chiesa di Santa Maria Addolorata costituisce un chiaro messaggio: lavorare insieme facilita sia il reperimento delle risorse che il disbrigo delle pratiche burocratiche, ma soprattutto immette nel tessuto sociale fecondi germi di bene e di collaborazione che lasciano il segno».
La storia e i lavori effettuati. I lavori per l’edificazione della chiesa di Cantalupo, secondo una ricostruzione storica, sono iniziati nel 1673 e sono terminati nel 1684. Sostituì quella romanica di S. Michele Arcangelo, oramai diruta. Ciò che è visibile oggi risale ai lavori effettuati nel 1966-67 dal parroco don Salvatore Flamini: la vecchia facciata fu abbattuta e sostituita da una in marmo e pietra bianco e bruno con statue di ceramica raffiguranti la Madonna con Bambino e S. Francesco. Il terremoto del 1997 rese inagibile la chiesa e furono necessari lavori di consolidamento. Il terremoto del 2016 ha nuovamente portato alla chiusura dell’edificio di culto e si sono resi necessari interventi volti alla riparazione al rafforzamento della struttura (tra cui, operazioni di cuci e scuci per la risarcitura delle lesioni, la realizzazione di cuciture armate, il posizionamento di catene di acciaio, la cordolatura dei lati lunghi).

Perugia – celebrata la festa del patrono dei giornalisti e degli operatori dei media San Francesco di Sales

Più di 50 comunicatori hanno raccolto l’invito all’incontro con l’arcivescovo Ivan Maffeis promosso dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali insieme alla sezione umbra dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI); incontro tenutosi in cattedrale, il 24 gennaio, con la celebrazione eucaristica a cui è seguito uno scambio di opinioni con il presule nella sala del Dottorato delle Logge della Cattedrale. All’iniziativa hanno aderito e partecipato l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, l’Associazione Stampa Umbra – ASU-FNSI, la Scuola di Giornalismo radiotelevisivo del Centro Italiano di Studi Superiori per la Formazione e l’Aggiornamento in Giornalismo della RAI e dell’Università degli Studi di Perugia, diversi direttori dei principali media regionali e responsabili di Uffici stampa di enti pubblici e privati.

L’Omelia di mons. Maffeis alla celebrazione
“Chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. Forse il commento a questa espressione di Gesù, che ci riporta a ciò che conta davvero, ce lo offre proprio San Francesco di Sales laddove, in una delle sue opere principali, spiega che cosa sia la falsa devozione; lo fa – come osserva Papa Francesco nella Lettera apostolica scritta nel IV centenario della morte del Santo – con “una efficace punta di sano umorismo”.
Ecco le parole di San Francesco di Sales: “Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perché non mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell’acqua, per amore della sobrietà, non avrà alcuno scrupolo nel tuffarla nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia. Un altro penserà di essere devoto perché biascica tutto il giorno una filza interminabile di preghiere; e non darà peso alle parole cattive, arroganti e ingiuriose che la sua lingua rifilerà, per il resto della giornata, a domestici e vicini. Qualche altro metterà mano volentieri al portafoglio per fare l’elemosina ai poveri, ma non riuscirà a cavare un briciolo di dolcezza dal cuore per perdonare i nemici; ci sarà poi l’altro che perdonerà i nemici, ma di pagare i debiti non gli passerà neanche per la testa; ci vorrà il tribunale…”.
In positivo, cosa significa, dunque, “fare la volontà di Dio”? Qual è l’autentica devozione? Ho provato a bussare un momento alla porta di questo nostro Patrono e gli ho chiesto che ci affidi qualche indicazione per la nostra professione. Ecco la sua riposta, che mi permetto di mediare dal Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che viene reso noto proprio oggi.

Cari amici, sembra dirci San Francesco di Sales, se volete realizzare una buona comunicazione imparate a “parlare con il cuore”. No, non si tratta di tacere la verità, quando risultasse scomoda a qualcuno, ma piuttosto di stare attenti a non raccontarla mai senza carità.
Parlare con cuore richiede, innanzitutto, di purificarlo, per andare oltre l’apparenza e il rumore: penso, a questo riguardo, oltre che al cammino interiore di ciascuno, anche al contributo dei percorsi di formazione.
In un contesto culturale segnato da “polarizzazioni e contrapposizioni”, parlare con cuore richiede di saper “custodire la lingua dal male”, evitando una comunicazione aggressiva per non fomentare “un livore che esaspera, genera rabbia e porta allo scontro”, invece di “aiutare le persone a riflettere pacatamente, a decifrare, con spirito critico e sempre rispettoso, la realtà in cui vivono”.
Parlare con il cuore, infine, rimanda a “una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare”. Anche la Chiesa ha “urgente bisogno” di questo tipo di comunicazione; ha bisogno – abbiamo bisogno – di “mettere al centro la relazione con Dio e con il prossimo” ed “accendere il fuoco della fede piuttosto che preservare le ceneri di un’identità autoreferenziale”.
Come sottolinea il Messaggio, San Francesco di Sales può parlare con cognizione di causa, in quanto fu vescovo di Ginevra in anni di dispute accese: “il suo atteggiamento mite, la sua umanità, la disposizione a dialogare pazientemente con tutti e specialmente con chi lo contrastava lo resero un testimone straordinario dell’amore misericordioso di Dio”.
Proprio per questo, il Papa ci esorta a lasciarci ispirare a nostra volta da questo “santo della tenerezza, ricercando e raccontando la verità con coraggio e libertà”.
In questi primi mesi che sono tra voi posso dire di aver incontrato e, soprattutto, di essere testimone di una comunicazione portata avanti con questa qualità professionale, caratterizzata da disponibilità, sensibilità e cordialità. So che non è facile, in un cambiamento d’epoca come quello che stiamo attraversando. A maggior ragione, è giusto, doveroso e bello darvene atto con riconoscenza.
Affido ciascuno di voi, il vostro lavoro, le vostre preoccupazioni e i vostri affetti al Signore con la preghiera posta a conclusione del Messaggio:
“Il Signore Gesù, Parola pura che sgorga dal cuore del Padre, ci aiuti a rendere la nostra comunicazione libera, pulita e cordiale.
Il Signore Gesù, Parola che si è fatta carne, ci aiuti a metterci in ascolto del palpito dei cuori, per riscoprirci fratelli e sorelle, e disarmare l’ostilità che divide.
Il Signore Gesù, Parola di verità e di amore, ci aiuti a dire la verità nella carità, per sentirci custodi gli uni degli altri”.

Don Ivan, vescovo

Terni – Incontro del vescovo con i giornalisti nella festa di San Francesco di Sales

In occasione della festa di San Francesco di Sales, il vescovo Francesco Antonio Soddu ha incontrato circa trenta giornalisti e operatori dell’informazione, per un momento di dialogo e confronto su varie tematiche della comunicazione, del sociale, della pastorale diocesana. E’ stato presentato dal vescovo il messaggio di papa Francesco per la 57^ giornata delle comunicazioni sociali «Parlare col cuore», nel quale papa Francesco esorta il mondo della comunicazione a sviluppare l’ascolto delle persone e della società, e poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori, ed è stata proposta la lettera apostolica di papa Francesco “Totum amoris est” redatta in occasione del IV centenario della morte di San Francesco di Sales che ne ripercorre la spiritualità e l’azione. Nel dialogo con i giornalisti, il presule ha raccontato del suo ministero episcopale in questo anno in cui ha incontrato tante persone della diocesi che ha definito “gente buona. Il compito di un vescovo è quello di stare tra la propria gente, conoscerla, mettere in comunione quanto di buono ha da offrire. Stare in mezzo alla gente per me è vita, è respirare, è fondamentale”. Parlando del territorio e delle città della diocesi ne ha ricordato la bellezza e la ricchezza di testimonianze culturali e artistiche, ma anche di persone capaci e dotate di qualità umane e professionali “e questo andrebbe valorizzato non solo con dei progetti ma dei processi che si basino sulla condivisione, studio e comunione e che indichino nuove strade, che siano segni e spiragli di luce nel buio. Nello stile sinodale dell’ascolto, del discernimento personale e comunitario. A cominciare dal patrono San Valentino con il rilancio di percorsi pastorali che ne esaltino la spiritualità e la testimonianza di amore cristiano”.
Si è parlato anche di Terni, dei problemi economici e di visione della città a cavallo tra passato industriale che va riacquisito con nuova consapevolezza e la storia da consegnare alle generazioni future. “Terni ha una antica tradizione che bisognerebbe riscoprire saggiamente – ha detto il vescovo – valorizzare artisti del territorio passati e presenti, che sono ricchezze da valorizzare in vita”.
L’incontro si è concluso con la preghiera e la benedizione del vescovo Soddu.