Perugia: La XXXI Giornata Mondiale del Malato “Abbi cura di lui” (Lc 10,35) con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis nella chiesa di Santa Lucia. Credenti e non credenti esortati ad avere “cura e compassione” dei malati camminando insieme

La comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve si appresta a celebrare, domenica 12 febbraio (ore 15), presso la chiesa parrocchiale di Santa Lucia del capoluogo umbro, la XXXI Giornata Mondiale del Malato dedicata al tema “Abbi cura di lui” (Lc 10,35), tratto dal passo evangelico della parabola del buon samaritano. Sarà l’arcivescovo Ivan Maffeis, insieme all’equipe di Pastorale della salute, ad accogliere malati, familiari, operatori socio-sanitari, volontari e quanti potranno prendere parte alla celebrazione eucaristica, trasmessa in diretta da Umbria Radio InBlu (frequenze 92.00 e 97.20) a partire dalle ore 15.30.
È da sempre molto sentita e partecipata nell’Archidiocesi perugino-pievese questa Giornata dedicata alle persone sofferenti nel corpo e nello spirito, giovani e anziani, e a quanti si prendono cura di loro. Un’occasione particolare per raccogliersi in preghiera e per riflettere sull’importanza del farsi vicini a quanti vivono nella sofferenza in un mondo sempre più distratto e indifferente al prossimo, facendo proprio anche l’invito di papa Francesco, quello di offrire “amore, ascolto ed accoglienza” a chi sta male non solo nel fisico.
Una giornata istituita da papa Giovanni Paolo II 1992 con cui avviò nuove riflessioni sul mistero della sofferenza, celebrata ogni anno in tutte le Chiese particolari del mondo l’11 febbraio, giorno della festa liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, in memoria della prima apparizione mariana nella grotta di Massabielle della nota località dei Pirenei francesi, oggi meta di milioni di pellegrini malati e non, alla ricerca non solo di una “guarigione inspiegabile”, ma di essere accompagnati nella prova della malattia con “cura e compassione”.
Papa Francesco raccomanda i tanti “buon samaritani” del nostro tempo – sottolineano dall’equipe di Pastorale della Salute – a prendersi cura con compassione dei malati, perché la malattia, come lo stesso pontefice scrive nel messaggio per questa XXXI Giornata, “fa parte della nostra esperienza umana. Ma essa può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione”.
La comunità diocesana perugino-pievese, riflettendo su questo messaggio, si prepara alla XXXI Giornata. Significative le parole del Papa sul camminare insieme al prossimo sofferente: “È normale che qualcuno si senta male, debba fermarsi per la stanchezza o per qualche incidente di percorso. È lì, in quei momenti, che si vede come stiamo camminando: se è veramente un camminare insieme, o se si sta sulla stessa strada ma ciascuno per conto proprio, badando ai propri interessi… Perciò, in questa XXXI Giornata Mondiale del Malato, nel pieno di un percorso sinodale, vi invito – è l‘esortazione del Papa – a riflettere sul fatto che proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”. È lo stesso stile che dovrebbe contraddistinguere il “buon samaritano” che è in ciascun credente in Cristo e in ciascun uomo e donna di buona volontà.

 

Terni – celebrazione del vescovo Soddu nella Cattedrale di Terni e benedizione del nuovo automezzo per disabili in dotazione all’Unitalsi

Nella cattedrale di Terni, l’11 febbraio alle ore 17.30, festa della Madonna di Lourdes, il vescovo Francesco Antonio Soddu presiederà la santa messa per la Giornata Mondiale del Malato, che sarà concelebrata dal direttore della Pastorale della Salute diocesana padre Angelo Gatto, dall’assistente del Cvs, alla presenza delle dame e barellieri dell’Unitalsi di Terni, Narni e Amelia, dei membri del Centro volontari della sofferenza, di rappresentanti di medici ed infermieri e di alcuni malati.

Al termine della celebrazione ci sarà l’inaugurazione e la benedizione da parte del Vescovo, del nuovo pulmino Fiat Stellantis Doblò dell’Unitalsi diocesana, acquistato con il contributo della Fondazione Carit e delle donazioni di alcune dame, barellieri e disabili della sottosezione Unitalsi. Il nuovo Doblò potrà trasportare fino a 6 persone, precisamente fino a 3 disabili con carrozzina e 3 operatori. Tale mezzo sarà utilizzato per consentire alle persone con disabilità di partecipare alle attività dell’Unitalsi per i pellegrinaggi nei Santuari italiani, per le giornate di ritiro spirituale, per le giornate ricreative e per poter accompagnare coloro che ne hanno bisogno, a visite mediche, ricoveri e/o dimissioni ospedalieri, esami diagnostici.

Tale attività, è svolta dai volontari dell’Unitalsi durante tutto l’anno, realizzando così un importante assistenza complementare ai tradizionali servizi offerti dalla Pubblica Sanità.

Assisi – celebrazione della giornata del malato nel 17 anniversario dell’ingresso in diocesi del vescovo Sorrentino

Il prossimo 11 febbraio, memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, si celebra la Giornata mondiale del malato, dal titolo “Abbi cura di lui”, giunta alla XXXI edizione in quanto istituita nel 1992 da San Giovanni Paolo II. Gli Uffici per la Pastorale della salute e liturgico delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno fanno propria con grande convinzione la tematica della Giornata, considerata particolarmente significativa come esortazione, dopo il terribile periodo pandemico, per una ripresa rinnovata di atti di condivisione e sincera disponibilità verso l’altro all’interno del cammino sinodale.
Due gli appuntamenti in programma, il primo sabato 11 febbraio alle ore 15 con il santo rosario e a seguire alle ore 15,30 la santa messa presieduta dal vescovo delle due diocesi, monsignor Domenico Sorrentino presso la Chiesa di San Paolo apostolo (via del Roccolo a Foligno), situata vicino all’ospedale e scelta per testimoniare la vicinanza a malati, famiglie e personale sanitario. Domenica 12 febbraio alle ore 15,30 al Centro Pastorale di Santa Maria degli Angeli (Via Capitolo delle Stuoie, 13) ci sarà un incontro interdiocesano dei ministri straordinari della Comunione dal titolo “Il ministro straordinario della Comunione, annunciatore di misericordia”, in cui interverranno, oltre al vescovo Sorrentino, don Giovanni Zampa, vicario per la Pastorale della diocesi di Foligno e don Antonio Borgo, direttore dell’ufficio liturgico della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino.
“La figura del ministro straordinario della Comunione, che ispira il suo fondamento a servizio del prossimo, soprattutto se fragile e malato – spiega Marina Menna, direttrice dell’Ufficio per la Pastorale della salute della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino – ha un ruolo fondamentale nel non lasciare solo chi soffre, promuovendo momenti significativi di conforto e di vitale spiritualità. Confidiamo molto sul senso di questa figura di volontariato quale risorsa attiva di solidarietà umana e spirituale e presenza costante nelle nostre diocesi, anche allo scopo di intercettare i bisogni di persone malate o fragili della collettività territoriale e predisporre interventi più mirati di conforto e sostegno spirituale, ma anche mediazione nei confronti di servizi o istituzioni sanitarie o sociali. Riservare una speciale attenzione alle persone malate e a coloro che le assistono è un impegno che dovremmo sempre avere presente e concretizzare negli atti del nostro quotidiano, riconoscendo il valore e la dignità della persona, credendo di una comunità solidale che può diventare essa stessa ‘sanante’. Fare propria la fragilità degli altri – conclude Menna – ci impegna come persone, ad avere, trasmettere e ricevere il calore del cuore ed a vivere fraternamente; come cittadini, a non estraniarci dai problemi della collettività a diventare motore di sensibilizzazione per una società più giusta, traendo la forza dall’essere uniti e compiere un percorso con intenti comuni”.

Nella Giornata mondiale del malato, la diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino ricorda anche l’anniversario dell’ingresso del vescovo avvenuto 17 anni fa.

Nocera Umbra – il 9 febbraio solennità di San Rinaldo, compatrono della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino.

“Il nostro Santo patrono Rinaldo rivolge a tutti i suoi figli l’invito a vivere la sua festa come un’occasione di rinnovamento spirituale. L’occasione annuale della sua festa sia un risveglio della vita cristiana che rinasce anche dalla testimonianza di santità del vescovo Rinaldo”. Lo afferma don Ferdinando Cetorelli, parroco e priore del Capitolo della concattedrale di Santa Maria Assunta a Nocera Umbra, in vista della solennità di san Rinaldo, patrono di Nocera Umbra e compatrono della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino che ricorre giovedì 9 febbraio.

“La preparazione – prosegue don Ferdinando – ci introduce attraverso le tappe del giovane Rinaldo all’incontro con Gesù che vive ieri oggi e sempre nella storia. Partecipiamo alla sua novena di preghiera e chiediamo la sua protezione, quella che mai è venuta a mancare nel corso di questi secoli. Accostiamoci tutti al sacramento del Perdono e dell’Eucarestia”.

Le celebrazioni si aprono mercoledì 8 febbraio alle ore 18 con i primi vespri della solennità e l’apertura dell’urna con la presentazione dei doni votivi da parte delle Associazioni, gruppi locali e parrocchie. Alle ore 19.15 ci sarà la riapertura al culto dopo il restauro della Cappella del Santissimo Sacramento, con la celebrazione delle santa messa presieduta dal canonico monsignor Girolamo Giovannini.
Giovedì 9 febbraio dopo le sante messe delle ore 8 e delle ore 9.30, alle ore 11,15 il solenne Pontificale sarà presieduto dal vescovo diocesano monsignor Domenico Sorrentino. Nel pomeriggio alle ore 16.45 verranno celebrati i secondi vespri. Seguiranno la processione e la santa messa. Venerdì 10 febbraio infine, in mattinata, tre le sante messe – alle ore 8, 9.30 e 11.15. Nel pomeriggio alle ore 17,30 saranno celebrati i secondi vespri. Seguiranno la chiusura dell’urna del Santo e la santa messa.

Terremoto Turchia – Aiuti Caritas Italiana e operatori in partenza per supportare Caritas Turchia

Si fa sempre più drammatico il bilancio della catastrofe che ha colpito il Sud-est della Turchia e il Nord della Siria. I bisogni umanitari sono enormi. “Manca l’acqua potabile, l’elettricità, le vie di comunicazione sono interrotte, c’è bisogno di tutto”, queste le parole del Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia, a poco più di 24 ore dal terremoto. Gli stessi uffici delle Caritas locali coinvolte dal sisma sono rimasti danneggiati rendendo complicata l’operatività. In tutta l’area colpita dal sisma le condizioni metereologiche, con neve e temperature sotto lo zero, rendono i soccorsi più complicati acuendo la sofferenza e la paura della popolazione e facendo temere per l’incolumità dei tantissimi sfollati.
In Turchia la Caritas, in coordinamento con le autorità locali, sta accogliendo gli sfollati in luoghi sicuri all’aperto. Ha già distribuito coperte e pasti caldi per le persone sfollate a Iskenderun. Presso l’episcopio sono stato messi a disposizione spazi all’aperto che al momento restano i più sicuri.
In Siria, la Caritas locale era già attiva in gran parte del territorio colpito da prima del terremoto, con programmi di assistenza umanitaria, sanitaria e riabilitazione economica. Un’area particolarmente complessa che accoglieva già molti sfollati di una guerra che ha ancora focolai di conflitto.
L’assistenza ai moltissimi sfollati e ai feriti è ora la sfida principale. “Servono prima di tutto cure mediche per i feriti, alloggi di emergenza, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità”, dichiara il direttore di Caritas Siria Riad Sargi.
È stato attivato tutto lo staff che sta valutando la situazione per monitorare i bisogni e organizzare i primi aiuti nelle città di Aleppo, Lattakia, Hama e Tartous.
Caritas Italiana ha espresso vicinanza, solidarietà e cordoglio alle Chiese locali ed è in costante contatto con Caritas Turchia, Caritas Siria e la rete Caritas internazionale, per sostenere l’organizzazione degli aiuti e il coordinamento. Due operatori sono in partenza per Istanbul per affiancare Caritas Turchia nella gestione dell’emergenza considerata la complessità e la dimensione della crisi.
È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana per questa emergenza, utilizzando il conto corrente postale n.347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario specificando nella causale “Terremoto Turchia-Siria 2023” tramite:
• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111 • Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474 • Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013 • UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119
6 febbraio 2023
La Conferenza Episcopale Italiana ha deciso lo stanziamento di 500mila euro dai fondi otto per mille, che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, come prima forma di aiuto alle vittime del violento terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria.
Centinaia le vittime, migliaia le persone ancora intrappolate sotto le macerie, numerosi gli edifici colpiti. Un bilancio ancora provvisorio che, secondo le Caritas locali, crescerà drammaticamente: in Turchia la zona interessata è molto vasta e difficile da raggiungere, anche per le rigide condizioni climatiche. “La Cattedrale di Iskenderun è crollata, scuole ed episcopio non sono agibili, anche la chiesa della comunità siriaca e quella ortodossa sono andate totalmente distrutte. La situazione è in continuo divenire”, fa sapere il Vescovo Paolo Bizzeti, Vicario apostolico dell’Anatolia e Presidente della Caritas in Turchia. In Siria il sisma ferisce un Paese già dilaniato dalla guerra e dove oltre l’80% della popolazione vive in povertà.
“A nome della Chiesa che è in Italia esprimo profondo cordoglio e vicinanza alla popolazione provata da questo tragico evento, assicurando preghiere per le vittime, i loro familiari e i feriti. Mentre ci stringiamo a quanti sono stati colpiti da questa calamità, auspichiamo che la macchina della solidarietà internazionale si metta subito in moto per garantire una rapida ricostruzione”, afferma il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI.
Lo stanziamento della Conferenza Episcopale Italiana aiuterà a far fronte alle prime necessità. Caritas Italiana, impegnata da anni nei due Paesi, è in costante contatto con le Caritas locali e la rete internazionale per offrire aiuto e sostegno. Il direttore, don Marco Pagniello, fa appello a “un’attenzione solidale da parte di tutti verso aree del mondo già segnate da conflitti dimenticati e da povertà estrema”.

Assisi – presentazione libro del Vescovo Sorrentino “Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica”

“L’uomo deve essere al centro della visione economica e non il capitale, le cose sono strumentali e non devono mai prendere il posto dell’uomo e dell’idea”. Lo ha detto il vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, nel corso della presentazione del suo ultimo libro “Economia umana. La lezione e la profezia di Giuseppe Toniolo: una rilettura sistematica”, con imprenditori e manager locali, organizzata dalla Meccanotecnica Umbra S.p.A., venerdì 3 febbraio, presso la Fondazione Giulio Loreti di Campello sul Clitunno. Durante l’incontro al quale hanno preso parte i vertici dell’azienda umbra, leader nell’automotive, a cominciare dal fondatore Alberto Pacifici e dal figlio Carlo, particolarmente sensibili ai temi di una nuova economia, monsignor Sorrentino ha spiegato l’attualità del Toniolo che, più di un secolo fa, aveva compreso che “la storia cammina sulle idee e l’etica è un fattore intrinseco delle leggi economiche; l’etica sta dentro l’economia – ha sottolineato l’autore – perché si può fare profitto avendo cura dell’ambiente, facendo partecipare gli operai, creando un clima di fraternità e condizioni migliori di lavoro. Lo stesso utile si può ottenere avendo una visione ordinata e armonica dell’umanità”. Parlando di economia dal volto umano, monsignor Sorrentino, ha richiamato anche il grande percorso avviato dal Santo Padre con i giovani imprenditori, change makers e ricercatori di tutto il mondo che, con lui lo scorso settembre in Assisi, hanno firmato il patto di The Economy of Francesco. Il movimento globale sta lavorando per diffondere questa nuova cultura economica che si basa su una decina di punti fondanti, letti anche al pubblico presente venerdì all’incontro sul Toniolo. A questo proposito, al termine della presentazione, il vescovo ha voluto donare ad Alberto e Carlo Pacifici, alcune immagini dell’incontro del Papa con i giovani e della firma del Patto, da esporre in azienda.

Assisi – Convivium pacis. Per un itinerario di pace.

“Convivium pacis. Per un itinerario di pace” è il nome dell’iniziativa che si terrà ad Assisi dal 24 al 26 febbraio, ad un anno esatto dall’invasione russa dell’Ucraina e all’inizio del tempo penitenziale della Quaresima. L’iniziativa, promossa dai frati dei vari ordini presenti in Assisi, si articolerà in momenti di preghiera, digiuno e riflessione, e vedrà la partecipazione del Card. Matteo Zuppi, Presidente della CEI; dello storico Alberto Melloni; del teologo Mons. Franco Giulio Brambilla, Vescovo di Novara; del Vescovo di Assisi – Gualdo Tadino – Nocera Umbra e di Foligno, Mons. Domenico Sorrentino; del vescovo di Orvieto-Todi e Assistente nazionale di Azione Cattolica, Mons. Gualtiero Sigismondi; di suor Angela Emmanuela Scandella, Clarissa Monastero Santa Lucia di Foligno.
Agli eventi parteciperanno i rappresentanti di movimenti, associazioni e gruppi ecclesiali che hanno a cuore il tema della pace. Un programma ricco di appuntamenti che prenderà il via venerdì 24 alle 19 nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, dove si terrà una celebrazione penitenziale accompagnata dal digiuno. La giornata del 25 si svolgerà interamente nella Domus laetitiae di Assisi, con l’ascolto delle relazioni, gruppi di lavoro e condivisione. La conclusione della tre giorni è affidata al cardinale Zuppi e si terrà il 26 febbraio alle 9 nel Sacro Convento di Assisi. A seguire, alle 12, il Presidente della CEI presiederà la celebrazione eucaristica nella chiesa inferiore della Basilica di San Francesco.
Il desiderio espresso dal coordinamento nella lettera d’invito è quello di «iniziare un itinerario comune che conduca a “disarmarci” per incontrare gli altri e non per combatterli, per rispettarli e non per condannarli, per valorizzarli e non per deriderli, per perdonarli e non per vendicarci, per costruire ponti che ci avvicinino e non mura di odio che ci separino. Riconoscerci sorelle e fratelli tutti – continuano nella lettera i frati del coordinamento – per accogliere le suggestioni dello Spirito e per condividere esperienze efficaci di percorsi di dialogo, riconciliazione, incontro e perdono e per aiutare ad avviare un cammino unitario per la Chiesa italiana».
L’iniziativa si rivolge solo a movimenti e rappresentanze ecclesiali italiane e vedrà anche la partecipazione di alcuni responsabili di Caritas italiana e dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.

Per maggiori informazioni inviare una mail al Coordinamento Frati francescani Assisi: accoglienza@sanfrancesco.org

Perugia – celebrata la 45a Giornata per la Vita con diverse iniziative, testimonianze concrete di vita.

La 45a Giornata per la Vita, celebrata a Perugia domenica pomeriggio 5 febbraio, ha fatto tappa al “Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza” della Caritas diocesana, attuando, hanno spiegato i promotori, «il messaggio dei vescovi italiani per questa Giornata dal titolo: “La morte non è mai una soluzione”».

Produrre vita. Nel messaggio Cei c’è un passaggio che richiama la finalità del “Villaggio” Caritas: «produrre vita» nell’accogliere, senza distinzioni di fedi e nazionalità, credenti e non credenti, quanti sono «disperati, impauriti dalla vita» perché poveri interiormente oltre che materialmente, in fuga da violenze e guerre, o perché hanno perso il lavoro, la casa, o vivono situazioni di disagio e solitudine. Povertà molto accentuate dalla pandemia, dall’aumento del costo della vita, dalla guerra in Ucraina e in altre parti del mondo. La Giornata per la Vita, che nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve è promossa in collaborazione tra gli Uffici di pastorale Familiare e della Salute, la Caritas e il Movimento per la Vita, ha visto negli ultimi due anni porre l’attenzione a realtà di espressione cristiana «produttrici di vita»: la “Casa San Vincenzo de’ Paoli” per donne e minori, nel 2021; l’“Opera Don Guanella”, nel 2022.

Uscire con gioia. Al “Villaggio della Carità”, il 5 febbraio, si è tenuto un incontro tramesso sul canale YouTube del settimanale La Voce con la presidente del Movimento per la Vita dell’Umbria Assuntina Morresi, i responsabili dell’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, i coniugi Roberta e Luca Convito e don Lorenzo Marazzani, il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli e la responsabile dell’Area sociale Caritas Silvia Bagnarelli. Un’occasione per far conoscere maggiormente questa realtà socio-caritativa della Chiesa che attualmente dà ospitalità a 21 nuclei familiari in gravi difficoltà abitative ed occupazionali supportandoli a livello economico e spirituale. Don Briziarelli ha evidenziato che «far parte di un villaggio-comunità, ci ricorda che non siamo soli. Trovare un buon compagno di viaggio nel percorrere una strada in salita è ciò che fa la differenza, perché, spesso, si entra con le lacrime per poi uscire con la gioia di vivere».

Azioni concrete di vita. I coniugi Convito e don Marazzani, riflettendo sulle attività del “Villaggio della Carità” non limitate alla “semplice” accoglienza, hanno sottolineato l’invito dei vescovi: «custodire la sacralità dell’esistere», perché «è responsabilità di tutta la comunità. La Giornata per la Vita – hanno auspicato – rinnovi l’adesione dei credenti al “Vangelo della vita”, l’impegno a smascherare la “cultura di morte”, la capacità di promuovere e sostenere azioni concrete a difesa della vita, mobilitando maggiori energie e risorse. Rinvigorisca una carità che sappia farsi preghiera e azione: anelito e annuncio della pienezza di vita che Dio desidera per i suoi figli; stile di vita coniugale, familiare, ecclesiale e sociale, capace di seminare bene gioia e speranza anche quando si è circondati da ombre di morte».

Sostenute 125 mamme. Le iniziative della Giornata per la Vita, a Perugia, sono state aperte nella chiesa del Gesù, il 31 gennaio, con la celebrazione eucaristica e la preghiera per l’Infanzia sofferente, in occasione della presenza in città della statua del Gesù Bambino di Praga del Santuario di Arenzano (Ge), iniziativa promossa con l’Associazione AmarLui. Le iniziative organizzate per la 45a Giornata, ha commentato la presidente Morresi, «sono volte a promuovere e tutelare il valore della vita di ogni essere umano, in ogni condizione». Inoltre, ha ricordato, «riprendendo una iniziativa interrotta per la pandemia, anche quest’anno i volontari del Movimento per la Vita e del Centro di Aiuto alla Vita di Perugia hanno offerto primule all’uscita dalle chiese. Con le offerte raccolte si continuerà ad aiutare mamme in difficoltà, sia in gravidanza che con bambini piccoli. Grazie ai volontari del Centro di Aiuto alla Vita, dal 1980 sono nati 707 bambini, di cui 10 nell’anno appena concluso, durante il quale sono state sostenute in tutto 125 mamme».

La bellezza della vita. La Giornata si è conclusa, nel tardo pomeriggio del 5 febbraio, con la celebrazione eucaristica nella chiesa di San Raffaele Arcangelo di Madonna Alta, presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli. Significative alcune «testimonianze di vita» da parte di mamme e di «esempi di gioia di vita» richiamati da una trentina di disegni di bambini esposti in chiesa realizzati per l’iniziativa dell’Epifania legata al cinquecentenario della morte del Perugino (1523-2023). In essi – hanno commentato Roberta e Luca Convito – si rispecchia la bellezza della vita nelle relazioni con i fratelli, i genitori, con i nonni e con gli amici».

La cultura della vita. Significativo quanto detto, nell’omelia, dal vicario generale don Simone Sorbaioli: «La nostra vita si confronta con quella di Cristo. Voi siete la luce del mondo. Cosa devono vedere in noi gli altri? Quale luce? Quello che Gesù stesso opera nella nostra vita. Tra noi e Gesù si dovrebbe instaurare una relazione concreta, come quella che lega due amici. Dobbiamo testimoniare questa relazione, la gioia di essere cristiani. In questi tempi dobbiamo essere la luce di Cristo per far trionfare la cultura della vita».

Perugia: Celebrata la Giornata della Vita Consacrata. L’arcivescovo Maffeis nell’omelia: «consacrati e consacrate non rinunciano a spendersi per il Regno».

«Cari fratelli e care sorelle, il primo pensiero è di ringraziamento al Signore per la vostra presenza: non mi riferisco semplicemente a questa celebrazione nella Giornata a voi dedicata, ma a quello che rappresentate per l’intera comunità ecclesiale – e per lo stesso vivere sociale – nella varietà dei carismi e delle istituzioni di cui siete espressione». Così ha esordito l’arcivescovo Ivan Maffeis nell’omelia della celebrazione eucaristica per la Giornata della Vita Consacrata, il 2 febbraio, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia (il testo integrale dell’omelia è sul sito: www.diocesi.perugia.it – sezione ‘arcivescovo-omelie’).

La celebrazione ha visto una buona partecipazione di religiosi e religiose in rappresentanza delle 43 comunità di vita consacrata (17 maschili e 26 femminili) di cui 6 di clausura (una maschile) e varie esperienze laicali di consacrazione presenti nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, ha commentato monsignor Vittorio Gepponi, referente diocesano per la vita consacrata. Quella maschile di clausura dei “Monaci di Betlemme, dell’Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno” è stata la prima che l’arcivescovo Maffeis ha incontrato il giorno del suo ingresso in diocesi, l’11 settembre 2022, presso l’Abbazia di Montecorona (Umbertide). «La nostra preghiera – ha proseguito il presule – vuol raggiungere anche coloro che, per età e condizioni di salute, non hanno la possibilità di essere qui: li sentiamo partecipi in maniera diversa, ma ugualmente vera, come sentiamo vicine spiritualmente le nostre sorelle claustrali».

Nel soffermarsi sul viaggio di Papa Francesco di questi giorni in terra d’Africa, l’arcivescovo Maffeis ha detto: «riporta l’attenzione sul dramma di popolazioni provate negli anni da conflitti che hanno fatto milioni di vittime, di sfollati e rifugiati, di bambini-soldato. In un tale contesto risplende con forza ancora maggiore la generosità di consacrati e consacrate che – per quanto esposti a sequestri, violenze e attentati – non rinunciano a spendersi per il Regno».

Monsignor Maffeis, concludendo l’omelia, ha evidenziato «il primato di Dio» che testimoniano i consacrati e le consacrate, rivolgendosi a loro con queste parole: «lo sappiamo per esperienza, quando si riconosce questo fuoco, ecco che arriva a riscaldare e illuminare i rapporti, le relazioni con gli altri: penso alle mille forme con cui i vostri carismi si sono incarnati, secondo modalità e compiti che altro non sono che declinazioni del primo verbo evangelico: sono voci del verbo servire. Voi questo servizio l’avete praticato dando alla vostra vita la forma del Vangelo e quindi l’attenzione ai bisognosi. Vivendo con umiltà e fiducia questo primato di Dio, potremo affrontare insieme con serenità anche il cambiamento d’epoca che stiamo attraversando. Non scoraggiatevi mai! Il Signore è fedele».

Perugia – domenica 5 febbraio celebrazioni per la festa di Sant’Agata, protettrice anche delle donne con patologie al seno.

Dopo le due ultime “edizioni” in tono minore per la pandemia, la festa di sant’Agata celebrata a Perugia il giorno della sua memoria liturgica, il 5 febbraio, ritorna nella sua ampiezza di fede, cultura e socialità, assumendo un particolare significato da come si evince dal titolo degli eventi che la caratterizzano: “La mia medicina è Cristo”. Lo disse la Santa all’Apostolo Pietro che le apparve in prigione per guarire il suo fisico menomato dopo che i romani le recisero il seno perché cristiana. Tematica che ha indotto il rettore di questo luogo sacro, monsignor Fausto Sciurpa, arciprete della cattedrale di San Lorenzo e studioso della Santa siciliana, a rivelare un suo desiderio-auspicio che nutre da tempo nell’approfondire la spiritualità di sant’Agata, protettrice anche delle donne affette da gravi patologie al seno.

Scrigno di bellezza interiore. «Questa chiesa diventi un piccolo santuario, senza dargli tanta enfasi, per queste donne che, purtroppo, non sono poche nella nostra città – commenta il sacerdote –. Un luogo che favorisca una maggiore venerazione di sant’Agata senza incentivare attese “miracolistiche” – precisa –. Un luogo sacro e scrigno prezioso non soltanto d’arte e di storia del XIV secolo, ma di bellezza interiore, di trasmissione di serenità nella sofferenza per contribuire a dare migliori prospettive di vita a tante donne».

La trasfigurazione. «La medicina, come disse Agata a Pietro, per quanto possa curare il corpo – afferma monsignor Sciurpa –, non riesce a curare l’interiorità dell’essere umano nell’affrontare la sua patologia. Accanto il lavoro del medico quanto più professionale ed efficace possibile, è il lavoro di qualche altra dimensione che aiuta a trovare il modo di trasfigurare la malattia, anche la più dura, al punto di trovare in essa spunti di vita, di bellezza e di ricchezza da donare agli altri, pur tenendo presente che non tutte le persone sono credenti. Per coloro che lo sono, si vuole mettere a disposizione questa chiesa per incontri dove conoscersi, confrontarsi, ascoltare la Parola di Dio, approfondire la testimonianza di questa grande Santa. Agata, ancora oggi, ci testimonia che la sofferenza, il dolore, la privazione, la fragilità con cui dobbiamo confrontarci e lottare quotidianamente, affinché non si inaridisca il nostro cuore e la nostra anima, ci permette di vivere umanamente e cristianamente questa situazione trasfigurandola».

Una storia sconosciuta. Questo, monsignor Sciurpa, lo ha sottolineato illustrando il programma della festa della Santa nella sala “Monsignor Luigi Piastrelli” della canonica di Sant’Agata. «In questi ambienti – ricorda con un pizzico d’orgoglio don Fausto – venne accolto, intorno alla metà degli anni ’30, Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI, un particolare della storia perugina sconosciuto a molti». Montini era amico di monsignor Piastrelli, parroco di Sant’Agata dal 1908 al 1975, del quale don Sciurpa fu il successore fino alla soppressione della Parrocchia. «Don Luigi Piastrelli – precisa il rettore di Sant’Agata – fu un prete “modernista” e per questo guardato con diffidenza dalla Chiesa di allora, oggi un precursore del Concilio Vaticano II di cui il noto sacerdote perugino visse con gioia e speranza i lavori di una Chiesa che si apriva al mondo e il primo decennio del post-Concilio».

Il programma della festa. Tre i pomeriggi che caratterizzano le celebrazioni perugine in onore sant’Agata, venerdì 3, sabato 4 e domenica 5, tutti alle ore 17.30, che si terranno nella chiesa a lei intitolata situata all’inizio di via dei Priori per chi la percorre venendo da corso Vannucci. Venerdì l’incontro dal titolo: “Storia di una santa e di una Chiesa: S. Agata”, a cura di monsignor Fausto Sciurpa, con intermezzi musicali “Dai salmi di dolori e guarigione” presentati dal medico Luciano Carli; sabato “La parola dell’uomo sulla sofferenza” e “La parola di Dio sulla sofferenza” a cura del professor Luigi Alici e del professor padre Giulio Michelini (Ofm); domenica la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis animata dalla Corale Laurenziana della cattedrale. Al termine la “festa in amicizia” nel complesso della canonica di Sant’Agata. «Il motivo di fondo di questi tre pomeriggi a Sant’Agata – conclude monsignor Sciurpa – è da ricercarsi nella storia e nella testimonianza cristiana di questa martire del III secolo che è ancora di insegnamento per la nostra epoca».