Terni – processione del Cristo Morto per le vie di Terni. Mons. Soddu: “la pietra del sepolcro delle nostre colpe e del peccato sia rimossa dal nostro desiderio di essere uniti a Cristo”

Tante persone, famiglie, i sacerdoti delle parrocchie di Terni centro, dame e cavalieri del Santo Sepolcro  hanno partecipato venerdì sera alla processione del Cristo morto presieduta dal vescovo Francesco Soddu. La processione aux flambeaux con la statua del Cristo morto e della Madonna addolorata, partita dalla chiesa di San Francesco, si è snodata lungo le vie centrali della città, passando per piazza della Repubblica dove c’è stata la sosta davanti all’edicola della Madonna del Popolo con la lettura del vangelo e la meditazione, per proseguire poi fino alla Cattedrale.
Sono stati letti brano del Vangelo di Giovanni e preghiere di invocazione perchè cessino babarie e violenze dei nostri giorni: “Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi. Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte”.
Il vescovo ha ricordato come il momento della celebrazione del venerdì santo con la processione cittadina del Cristo morto e della Madonna Addolorata dia testimonianza dell’amore di Gesù: “Apriamo il nostro cuore a Gesù che ancora una volta dice “ho sete”, chiede di dargli da bere. Gesù ha sete della nostra fede, perchè possiamo accedere alla sorgente zampillante della sua grazia. In qest’ora, appeso sulla croce ha ancora sete; spetterà a noi dargli il senso pulito della nostra adesione a lui, oppure inzuppare d’aceto la nostra vita fatta di egoismo, prevaricazione, di cose acide che non sono la sorgente zampillante di acqua fresca che ci è stata donata con il battesimo. Maria ai piedi della croce raccoglie l’ultimo respiro del figlio e lo unisce al suo immenso dolore di madre. Accoglie nella morte del figlio la morte di ciascuno di noi, che esanime a causa del peccato, anela ancora di essere liberato dalla schiavitù di quella corruzione che è molto più forte di quella del corpo. Fa che nessuno di noi abbia ad imputridire nel proprio egoismo; fa che la pietra del sepolcro delle nostre colpe e del nostro peccato sia rimosso dal nostro desiderio di essere uniti a Cristo. Solo nell’amore totale possiamo avere la piena freschezza della vita, che dal sepoclro di Cristo si apre a vita nuova. Rimuoviamo quella pietra messa all’imboccatura del sepolcro delle nostre vite, Gesù l’ha già rimossa, spetta a noi affidarci alla sua grazia, e dalle nostre morti cerchiamo di accogliere la resurrezione”.

Terni – celebrazione della Passione di Cristo del venerdì santo

Celebrata nella Cattedrale di Terni dal vescovo Francesco Antonio Soddu la liturgia della passione del Signore con l’adorazione della croce. La processione d’ingresso dei sacerdoti che ha attraversato la navata della chiesa, iniziata nel silenzio senza canti, ha raggiunto l’altare spoglio, dove la celebrazione è proseguita con la proclamazione delle letture e del vangelo della Passione di Gesù, quindi lo svelamento della croce coperta d’un velo posta al fondo delal chiesa che viene portata in processione all’altare con tre soste e innalzamenti della Croce, l’adorazione della Croce e la comunione. Hanno concelebrato don Salvatore Ferdinandi vicario generale della diocesi, don Antonio Maniero, don Camillo Camozzi e don Saul Bileo.
Al centro della riflessione del vescovo, rifacendosi alla lettura del profeta Isaia e della lettera agli Ebrei, il dono di Gesù all’umanità: “nel servizio si ha la realizzazione piena dell’umanità, tutto il resto porta al fallimento. Il servizio come ha fatto Gesù che ha dato la vita per noi. Noi abbiamo ricevuto Gesù nel battesimo e che cosa ne facciamo? Dal tradimento di Giudia al rinnegamento di Pietro. La verità va inseguita sempre e solo in Dio troverà le risposte. Nessuna paura deve frapporsi tra noi e la testimonianza di Gesù. In questo momento Gesù è la nostra fede, è la sua sete che ci fa giusti nel testioniare sempre il nostro essere cristiani”.
Dopo la lettura della passione di Cristo si è pregato con una serie d’invocazioni per la chiesa, per le categorie della società civile, i credenti e non credenti, i tribolati e malati, per la pace, perchè il mondo sia liberato dalle sofferenze del tempo presente, perchè si estingua l’odio e la violenza, perchè regni la pace, la concordia, la comunione, la giustizia.

Perugia: Celebrata in cattedrale la Cena del Signore del Giovedì Santo. L’arcivescovo Ivan Maffeis ha compiuto il rito della lavanda dei piedi ad un gruppo di persone colpite dal recente terremoto.

«Nei giorni scorsi ho letto la recensione di un libro, che fotografa una situazione che, per molti versi, ci tocca da vicino fin dal titolo: “Scontenti”. La scontentezza – leggo – è “un malessere personale e sociale”, “un male interiore”, che “porta all’animosità”; “uno stato d’incompiutezza che non trova sbocco religioso e che sfocia in malcontento e ribellione”. Ancora: “Ci inoltriamo in un vuoto di punti fermi, di legami di provenienza e di orizzonti di aspettativa…”». Con queste parole l’arcivescovo Ivan Maffeis ha introdotto l’omelia della celebrazione della Cena del Signore del Giovedì Santo, 6 aprile, nella cattedrale di San Lorenzo di Perugia, compiendo il rito della lavanda dei piedi ad gruppo di persone dei territori colpiti dal terremoto dello scorso 9 marzo, quattro settimane fa, come segno di attenzione della Chiesa particolare nei loro confronti. Gesto che il presule ha compiuto, in mattinata, in Carcere, ad alcune decine di detenute e detenuti.

Proseguendo l’omelia (il testo completo e la fotogallery sono scaricabili al link: https://diocesi.perugia.it/wd-document/giovedi-santo-messa-nella-cena-del-signore-6-aprile-2023/ ), mons. Maffeis ha commentato: «Quanto è distante questa condizione esasperata (disperata?) dalla serena consapevolezza che Gesù ha di sé: “Sapendo che era venuto da Dio e a Dio ritornava…”. Queste parole sono scritte per noi: siamo venuti da Dio, a Dio apparteniamo e a Dio ritorniamo… È questa è la sintesi, piena di speranza, che la fede cristiana offre della parabola della vita…».

«Il racconto della lavanda dei piedi – ha evidenziato l’arcivescovo – ci rivela fino in fondo l’identità di Gesù. Quando si era invitati a partecipare a un banchetto, sulla porta un servo lavava i piedi per consentire di entrare e di sedersi a tavola con gli altri. Così, nel suo amore il Signore si abbassa e si fa servo: ci lava dalle nostre sporcizie e ci rende la possibilità di accedere al Padre e di riconoscerci fratelli, comunità, sua Chiesa».

«La vera umiltà – ha ricordato mons. Maffeis – è quella di chi si lascia raggiungere e salvare dall’amore del Signore, pane per noi spezzato, vino per noi versato. In Lui – in Cristo Gesù, nel mistero della sua passione, morte e risurrezione che si rinnova in ogni Eucaristia – veniamo liberati da una vita ripiegata su noi stessi, che è sterile e rende scontenti; veniamo restituiti alla verità più profonda di ciò che siamo: persone per le quali il Signore ha dato la sua vita».

«È quanto abbiamo vissuto anche questa mattina, celebrando la liturgia della Parola, nel carcere di Capanne, compiendo il gesto della lavanda dei piedi ad alcune decine di detenute e detenuti in un clima di profondo raccoglimento e di profonda commozione che ti fa sentire che per essere perdonato, a volte, devi davvero toccare il fondo della tua povertà e della tua miseria. Si toccava con mano un bisogno, un desiderio, una disponibilità a far spazio all’amore del Signore e a rialzarsi».

«Questa sera preghiamo per le tante famiglie che sono provate dal terremoto perché fuori casa, e abbiamo invitato alcuni di loro, simbolicamente, per non dimenticarci di questi fratelli e di queste sorelle che celebrano una Pasqua nella difficoltà e nel disagio. Sappiamo cosa sia la mancanza della casa – ha commentato l’arcivescovo, concludendo l’omelia –. Preghiamo per loro e per ciascuno di noi, perché sappiamo lasciarci raggiungere dalla Pasqua del Signore: sarà per ciascuno “l’inizio dei mesi, il primo mese dell’anno”, come richiamava la pagina dell’Esodo; sarà il Capodanno da cui discende l’anno di grazia del Signore…».

Terni – celebrazione del giovedì santo nella Casa Circodariale di Terni, il vescovo lava i piedi a dodici detenuti

La celebrazione della messa in Coena Domini, del giovedì santo, è stata presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu all’interno della Casa Circondariale, prima volta che questo importante momento del triduo pasquale viene celebrato dal vescovo nel carcere cittadino.
La messa è stata concelebrata dal cappellano del carcere padre Massimo Lelli, dal diacono Ideale Piantoni e alla presenza del magistrato di sorveglianza Fabio Gianfilippi, del comandante della Polizia Penitenziaria Fabio Gallo, del presidente dell’associazione di volontariato San Martino Francesco Venturini, della responsabile del settore carcere della Caritas Nadia Agostini, di altri volontari e operatori all’interno del carcere.
Nel corso della celebrazione, molto partecipata e vissuta con particolare intensità e raccoglimento dai detenuti, il vescovo ha ripetuto il gesto della lavanda dei piedi a undici detenuti e ad un volontario.
«Gesù con la sua morte e resurrezione – ha detto il vescovo ai detenuti – ci libera dalla schiavitù del peccato. Ci libera dal carcere più duro, che è quello che è nel nostro cuore. La libertà dei figli di Dio supera le barriere di ogni carcere, perchè il carcere più duro è quello di fronte a se stessi, non vi è situazione più dura di quella di non vedere una prospettiva. Quando siamo assediati dal peccato cosa ci potrà liberare? Solo il Signore, vincitore della morte. In questa celebrazione ricordiamo l’istituzione dell’Eucaristia nell’ultima cena. Il significato di quel gesto, che dice la presenza reale di Gesù nel pane e nel vino, rivela anche qualcosa di molto pratico che ciascuno è chiamato a fare; e se l’eucaristia sacramentalmente è propria del sacerdote, il suo significato reale lo possiamo fare tutti quanti, nel donarci agli altri. Nello stesso lavare i piedi da parte di Gesù agli apostoli è espresso il senso profondo del servizio, sino alle estreme conseguenze, cioè dare la vita per gli altri. Il tradimento di Gesù è il nostro tradimento, di ciascuno di noi, davanti al quale dobbiamo fare i conti, o cadere nella disperazione come Giuda, oppure in un pentimento profondo come è stato per Pietro. Però il pianto amaro non deve cadere nello sconforto definitivo, ma aprirsi alla speranza, perchè quello che è morto dentro di noi, con l’aiuto di Gesù, può rinascere a vita nuova».

Perugia, inaugurato il parco giochi del Villaggio della Carità: un dono che restituisce il sorriso ai bambini.

«Nei giorni che precedono la Santa Pasqua, presso la sede della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, è stato inaugurato un bellissimo parco giochi per i bambini e le bambine che vivono quotidianamente il “Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza”. Un’occasione di gioco e relazione anche per tutti i bambini e le bambine che accompagnano genitori e nonni al Centro di ascolto, all’Emporio, alla Mensa e al Consultorio medico presso la splendida realtà di questo “Villaggio” sorto nove anni fa nella città capoluogo dell’Umbria, terra da sempre di solidarietà e condivisione». Così il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli nel dare notizia di quest’iniziativa «resa possibile – prosegue il sacerdote – grazie al prezioso sostegno di “Legnolandia s.r.l.”, azienda di Forni di Sopra (Ud), specializzata nella lavorazione del legno, e di “Fondazione Geld Onlus”, fondata nel 2005 dalla famiglia Bacchi, con sede a Città di Castello (Pg). Se il parco giochi ha visto la luce in breve tempo, questo lo si deve anche alla ditta “F.lli Tenerini Sergio & Alvaro S.r.l.”, nella persona di Roberto Tenerini per i lavori di preparazione dell’area, a cui riserviamo il nostro “grazie speciale” unito a quello rivolto ai ragazzi della Comunità del Santuario “Madonna dei Bagni” per i lavori di sistemazione dell’area verde».

L’importanza dell’area giochi. A tagliare il nastro del nuovo parco giochi, che sorge all’ombra di un fantastico cedro libanese, sono intervenuti Giovanni De Santa, titolare di “Legnolandia s.r.l.”, Pier Paolo Pieroni, presidente della “Fondazione Geld Onlus”, e don Marco Briziarelli. Quest’ultimo, con la voce rotta dall’emozione, si è rivolto ai due donatori dicendo: «Questa area giochi rappresenta molto per noi, ma ancora di più per i bambini e le bambine che vivono e frequentano questo “Villaggio”, perché grazie al vostro sostegno donate loro un’occasione di serenità e la bellezza del sorriso ritrovato attraverso il gioco».

Un fenomeno preoccupante. «Durante il periodo della pandemia da Covid-19 – ha proseguito don Briziarelli –, la libertà di azione dei bambini è stata compressa in modo molto significativo. Si tratta di una condizione che ha riguardato tutti, indistintamente, ma l’impatto psico-fisico sui più piccini è quello che desta in noi maggiore preoccupazione. Un fenomeno preoccupante che accresce ulteriormente per i piccoli che vivono in condizioni di povertà, in cui spesso si sperimentano situazioni familiari difficili».

L’allarmante quadro delle neuroscienze. Sotto questo profilo, parlando il direttore della Caritas perugina dell’allarmante quadro tracciato dalle neuroscienze, ha evidenziato che «i primi dati indicherebbero un alto rischio da stress post-traumatico. Si tratta per altro di un effetto che misureremo nel tempo, come dimostrano le raccomandazioni di continuare a mantenere alta la soglia di attenzione nei prossimi anni per capire a fondo l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale di bambini e adolescenti, e rafforzare i servizi di salute mentale nell’eventualità di un’ondata di casi di depressione. Tra le varie soluzioni proposte, il Rapporto ISS n. 43/20 raccomanda di promuovere opportunità organizzate di socialità, condivisione, gioco e apprendimento per i bambini e i ragazzi e iniziative di respiro comunitario per le famiglie, in particolare per le fasce maggiormente vulnerabili a livello socio-economico». Da sempre, ha precisato don Briziarelli, «in Caritas cerchiamo di prenderci cura di chi ha bisogno con la massima attenzione, tenendo conto degli allarmi lanciati dalla comunità scientifica e, nell’ultimo periodo, abbiamo sentito l’urgenza di intervenire anche a sostegno dei più piccoli».

Intervenendo Giovanni De Santa, titolare di “Legnolandia s.r.l.”, ha raccontato quando è stato contattato da don Marco Briziarelli e da Alfonso Dragone, responsabile dell’Area progetti di Caritas diocesana, illustrandogli il loro progetto. «Abbiamo deciso subito di dare loro supporto – ha commentato De Santa –. Oggi, dopo aver appreso il funzionamento di questa splendida realtà che non solo si occupa di aiutare le persone in difficoltà, ma soprattutto di ridargli autonomia e dignità affinché possano tornare a vivere serenamente nella società, sono ancora più convinto che questo piccolo gesto sia un tassello importante per permettere ai piccoli ospiti del “Villaggio” di condividere l’esperienza del gioco all’aria aperta».

Dal canto suo Pier Paolo Pieroni, presidente della “Fondazione Geld Onlus”, ha molto apprezzato le molteplici attività del “Villaggio della Carità” illustrate dal direttore della Caritas. «Essere insieme ai consiglieri Luisa Amanti e Lucio Boldrini, coprotagonisti di questo evento – ha commentato Pieroni –, ha permesso di toccare con mano una realtà impegnativa nel sostegno alle numerose famiglie che vivono al suo interno. Un’opera, che, se inizialmente è assistenzialista, vuole seguire un percorso rieducativo, finalizzato al loro reinserimento nella società con il raggiungimento dell’indipendenza. Impressionante è il numero di colloqui tenuti in un anno dalle poche operatrici del Centro di ascolto diocesano, ma estremamente qualificate, in aiuto di coloro che stanno attraversando delle difficoltà. Notevoli sono i costi di gestione, sostenuti con fondi per lo più reperti grazie a donazioni o tramite eventi organizzati da responsabili e volontari Caritas».

Sentimento di commozione. Riguardo all’inaugurazione del parco giochi, il presidente Pieroni è rimasto colpito dal «sentimento di commozione» provato da don Briziarelli e dagli operatori e volontari Caritas nel vedere i tantissimi bambini presenti “invadere” il parco giochi riempiendolo con le loro grida di allegria. «Guardandoli – ha concluso Pieroni – non sono riuscito a definire il colore dei loro visi, per la presenza di enormi e smaglianti sorrisi di felicità».

Prima San Francesco Marathon il 5 novembre ad Assisi

Il 5 novembre 2023 in Umbria si svolgerà un evento speciale che unirà sport e fede, insieme per aiutare: la prima maratona di San Francesco. Quarantadue chilometri e 195 metri che abbracceranno Assisi, Spello, Cannara e i luoghi legati al Poverello della Città Serafica. Il 2023, non a caso, rappresenta un appuntamento importante: coincide con il primo dei cinque centenari che, dal 2023 al 2026, scandiranno il cammino della famiglia francescana in tutto il mondo.

La San Francesco Marathon 2023, dopo la prova generale con la gara sulla distanza dei 10.2K dello scorso anno da Assisi a Santa Maria degli Angeli, è stata presentata ufficialmente martedì 4 aprile, presso la sala del Dottorato di Palazzo Murena a Perugia, alla presenza degli organizzatori, delle Istituzioni religiose, di quelle civili, sportive e dei numerosi partner dell’evento. A moderare l’incontro i giornalisti Marina Rosati e Andrea Luccioli.

“I Bless You Life”, questo il pensiero ispiratore dietro un progetto che nasce nel 2017 e vuole unire ai tre momenti sportivi intorno ai quali stanno lavorando gli organizzatori (Maratona, 10.2K e la camminata ‘Vieni con me’) la parola e gli insegnamenti di San Francesco, a cominciare dalla cura del Creato.

“Tutto è iniziato qualche anno fa in Terra Santa quando con don Federico abbiamo corso la Maratona di Gerusalemme con indosso una maglietta che recitava la frase ‘I Bless You Life’ – ha spiegato il vice presidente del Comitato promotore ‘Francesco, Va’, Tiziano Severi Pierini -. La reazione delle persone a quella scritta è stata incredibile: ci siamo accorti di come quel messaggio potesse far cadere muri e barriere. Da qui l’idea della maratona di San Francesco che abbiamo proposto al vescovo Domenico Sorrentino e lui, ben felice, ci diede pure il nome del comitato organizzatore”.

“La maratona è una metafora della vita, è fatta di sacrificio, dolore ma anche di tanta gioia. Anche per questo lo sport ci aiuta a decifrare il senso delle cose che viviamo – ha sottolineato il presidente del comitato ‘Francesco, Va’, don Federico Claure -. A tutto questo, pensando alla San Francesco Marathon, abbiamo voluto aggiungere il desiderio di condividere la bellezza del Creato, di Assisi. Una terra bellissima capace di dare tanto al cuore delle persone e con questo evento noi vorremmo che tutti quelli che arriveranno ad Assisi possano poi riportare a casa un po’ di questa bellezza e di questa gioia”.

“Questa maratona ha un valore aggiunto, San Francesco. E questo è ancora più importante al giorno d’oggi. Viviamo tempi in cui la cultura è sbriciolata, la società è sbriciolata, non c’è unità né armonia. Così, in questo tempo di grande frammentazione, il tema ‘Francesco va e ripara la mia casa’, che il Santo ricevette durante la preghiera davanti al Crocifisso di San Damiano, è di grande attualità – ha sottolineato il vescovo delle Diocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino -. La maratona è un evento che consente l’incontro, un incoraggiamento a cercare quell’unità di cui tutti abbiamo bisogno. Ad Assisi abbiamo recuperato l’ingresso del vecchio Vescovado che ora è una porta aperta, l’abbiamo chiamata Porta di Francesco perché da lì San Francesco entrò ricchissimo e ne uscì povero ma soprattutto libero e pronto a riscoprire quell’umanità in cui tutti i figli di Dio sono uniti e vicini”. Il rettore dell’Università degli Studi di Perugia, Maurizio Oliviero, dopo aver sottolineato come “in questo luogo, l’Università, non dobbiamo solo custodire il sapere, ma costruire il modo in cui vivere il presente. Le Università sono luoghi importanti dove si rimuovono le disuguaglianze. Il percorso universitario dei ragazzi è come una maratona e se è vero che correre è bello, dobbiamo ricordarci che tra gli sport è solo la maratona che ti dà tempo di guardarti intorno, capire chi hai vicino, pensare al percorso, imparare ad affrontare la fatica. L’Università come la maratona richiede impegno e un giusto spirito di solidarietà, perché ci sono tante persone che provano a fare la strada insieme. Viviamo tempi complessi e la complessità del mondo si affronta con l’impegno, come una maratona. Appuntamenti come questo sono l’occasione per ricordare a tutti che solo con l’impegno si raggiungono i traguardi e per questo dobbiamo dare la forza ai ragazzi per affrontare le loro sfide e maratone quotidiane. Concludo dicendo che sì, anche io sarò alla partenza, ma non mi giudicate per il risultato sportivo!”.

La madrina della maratona del 5 novembre sarà la cantante, presentatrice e grande sportiva Annalisa Minetti che, durante la conferenza stampa, ha sottolineato come “questo progetto mi ha fatto capire ancora di più quanto questo territorio sia magico. Ti benedico vita: io lo faccio tutti i giorni e voglio ricordare a tutti l’importanza dello sport come mezzo riabilitativo. Non avere la vista mi ha dato la possibilità di andare oltre e interpretare la vita in un modo più giusto: se non posso vedere la luce, ho capito di poter diventare io luce. La vita è fatta di volontà e di impegno e in questo lo sport ha un grande potere educativo. Anche per questo ci sarò!”.

Terni – le celebrazioni della Domenica delle Palme e della Settimana Santa

Una Pasqua di comunione ecclesiale, nel condividere la passione e morte di Cristo, seguendo quel cammino di testimonianza di amore e di carità che è il cuore della chiesa e che invita a intraprendere un più vigoroso cammino nel vivere le celebrazioni della settimana santa, lasciandosi coinvolgere dalla misericordia di Dio, dal Cristo risorto e ancora ferito che chiede di credere e sperare ancora.
«La Pasqua è la misericordia di Gesù che restituisce la vita ad ogni uomo – ricorda il vescovo Soddu – per essere germi viventi di quella luce nuova, che da noi si riverbera in tutto il mondo a cominciare dalle persone che abbiamo vicino. Il sepolcro del Signore sia il luogo da cui il nostro pensiero ed impegno nei confronti dei fratelli e sorelle sofferenti non si fermi mai e diventi anche per noi il luogo di incontro per un mondo rinnovato, di pace per tutte le vittime di ogni violenza umana. Pace per noi, pace per il mondo intero».
Con la celebrazione della Domenica delle Palme, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, hanno inizio le liturgie pasquali della Settimana Santa, durante la quale si fa il memoriale della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù. Il vescovo Francesco Antonio Soddu presiederà la liturgia di domenica 2 aprile che avrà inizio alle ore 10.00 sul sagrato della chiesa di Santa Croce per il rito della benedizione dei rami d’ulivo e la processione fino in Cattedrale dove, alle 10.30, la liturgia proseguirà con la lettura della Passione di Gesù e la celebrazione eucaristica.
Nel pomeriggio, domenica 2 aprile dalle ore 17.30 in Piazza della Pace a Terni l’incontro di Preghiera Interreligioso per la pace. Prenderanno parte all’incontro mons. Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia, i rappresentanti della chiesa cattolica, delle altre chiese cristiane, delle comunità islamiche e di altre fedi presenti a Terni, le autorità cittadine, insieme ai rappresentanti di associazioni e gruppi di varie nazionalità, impegnate nei diversi ambiti di volontariato, di integrazione sociale e interculturale.

Mercoledì 5 aprile alle ore 17 nella Cattedrale di Terni si terrà la solenne celebrazione della Messa Crismale, nella quale i presbiteri rinnovano le promesse sacerdotali e vengono benedetti gli oli sacri: il sacro crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi,
La celebrazione crismale rappresenta l’unione e la comunione di tutti i presbiteri nel ministero del sacerdozio e della missione evangelizzatrice a cui sono stati chiamati, ma anche di unione con l’intera comunità ecclesiale. Alla celebrazione prenderanno parte i ragazzi che in questo anno riceveranno il sacramento della Cresima.

Il Triduo pasquale
Alle celebrazioni del triduo pasquale, secondo le disposizioni della “Paschalis solemnitatis” che invita le piccole comunità religiose a prendere parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori, nella Cattedrale di Terni, si uniranno i fedeli e sacerdoti della comunità pastorale Terni centro.
Giovedì, venerdì e sabato ci sarà la celebrazione comunitaria in Cattedrale delle letture e delle Lodi alle ore 8.30.
– giovedì 6 aprile alle ore 15 il vescovo Francesco Soddu presiederà la celebrazione in “Coena Domini” nella Casa Circondariale di Terni dove sarà ripetuto il gesto della lavanda dei piedi ai detenuti e operatori in carcere. Alle ore 18 il vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi presiederà la celebrazione della messa in “Coena Domini” in cui si ricorderà l’istituzione dell’Eucaristia da parte di Gesù nell’ultima cena. Alle ore 21 si terrà l’adorazione del Santissimo Sacramento.
– Venerdì 7 aprile alle ore 18 il vescovo presiederà la celebrazione della Passione del Signore e l’atto di adorazione della Croce. Alle ore 21 la processione del Cristo morto lungo le vie del centro cittadino dalla chiesa di san Francesco alla Cattedrale che, con preghiere, meditazioni e canti ripercorre le sofferenze di Cristo in croce, che sono anche quelle di ogni persona bisognosa d’aiuto, le croci di chi soffre per i tanti mali che affliggono il mondo contemporaneo.
– Sabato 8 aprile alle ore 22.30 il vescovo presiederà la celebrazione della Veglia Pasquale nel corso della quale sarà benedetto il fuoco nuovo e l’acqua del fonte battesimale.
– Domenica 9 aprile, Pasqua di Resurrezione, il vescovo presiederà la celebrazione alle ore 11 nella concattedrale di Narni e alle ore 18 nella Concattedrale di Amelia.

Città della Pieve – tre eventi culturali nell’imminenza della Pasqua nella concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio.

«La Concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, nell’imminenza della Santa Pasqua, promuove tre eventi culturali all’insegna della fede, della cultura e dell’arte, rientranti nel progetto di promozione artistica curato da tempo dal Capitolo della stessa Concattedrale e del Museo del Duomo, oltre che dell’intera Città». Ad annunciarlo è l’arciprete e parroco don Simone Sorbaioli, nel presentare questi tre importanti appuntamenti. Si tratta della presentazione del restauro di un antico “Ecce Homo”, dell’inaugurazione della mostra delle pregevoli opere dell’artista Marta Perugini “εἰκόνα – L’icona come finestra sul cielo di Dio” e del concerto per la Pasqua dell’orchestra “Camerata Strumentale Città di Prato”.
Il restauro dell’“Ecce Homo” è stato presentato nel pomeriggio del 31 marzo, ultimo venerdì di Quaresima, una scultura lignea risalente al XVII secolo, esposta per molti anni in una nicchia del transetto sinistro della concattedrale, quasi dimenticata. «Dopo una attenta analisi – spiega don Simone Sorbaioli – sono state rinvenute alcune tracce pittoriche nascoste da una recente tinta nera con la quale l’opera era stata maldestramente ricoperta. La scultura è stata traslata nel laboratorio di restauro di Rita Bellatreccia la quale ne ha riportato alla luce le tinte originali, riscoprendone così il grandissimo valore artistico. Il restauro è avvenuto grazie al contributo volontario dei fedeli: segno di un comune sentimento di amore per il bello che necessariamente conduce il credente a Dio». L’“Ecce Homo” sarà esposto fino a Venerdì Santo, 7 aprile, giorno nel quale la fede e la pietà popolare pievese si manifestano con tante iniziative intorno alla passione di Gesù, prima fra tutte la processione con l’antichissimo Cristo Morto.

La mostra dell’artista Perugini. Il primo aprile, alle ore 16.30, in duomo, verrà inaugurata la mostra dell’artista Marta Perugini dal titolo: “εἰκόνα – L’icona come finestra sul cielo di Dio”. Il percorso espositivo, allestito dai volontari del Museo del Duomo, vuole unire la fede che scaturisce dal fatto reale della resurrezione di Cristo con la simbologia ad essa intimamente connessa che si esprime nell’arte pittorica dell’icona: finestra che permette all’osservatore credente di affacciarsi alla contemplazione del mistero. La mostra sarà ospitata nelle cripte del duomo ed osserverà il seguente orario: da giovedì a domenica, dalle ore 11 alle 13 e dalle ore 15 alle 18, con ingresso gratuito.
Il concerto per la Pasqua. Lunedì Santo, 3 aprile, alle ore 21, nella concattedrale, vedrà esibirsi l’orchestra “Camerata Strumentale Città di Prato” che eseguirà di Francesco Durante i Concerti n. 8 e n. 1 e di Giovanni Battista Pergolesi lo Stabat Mater, per soprano, contralto, archi e basso continuo. Ad assumere la guida di questa prestigiosa orchestra è il maestro Simone Ori, pratese, che per tanti anni ha dato il suo contributo artistico alla vita della “Camerata” suonando l’organo o il clavicembalo. Nel consolidare la sua figura professionale, le sue collaborazioni sono richieste da orchestre, ensemble, direttori di primissimo piano in Italia e all’estero, particolarmente nel repertorio barocco e classico. Le voci di due autorevoli specialiste, Francesca Lombardi Mazzulli, soprano, e Lucia Napoli, mezzosoprano, assicurano un’esecuzione in grado di restituire tutto lo splendore e la commozione d’un capolavoro immortale quale lo Stabat Mater di Pergolesi. Opera che trasfigura l’immagine di Maria che contempla il supplizio del figlio crocifisso in una bellezza essenziale e dolente, modello di pathos spirituale per tutti i compositori a venire e potentissima fonte di ispirazione ancora ai nostri giorni. Accanto a questa insuperata “Pietà” scolpita in musica, il concerto offre l’opportunità rara di ascoltare due gioielli strumentali di Francesco Durante, che fu maestro di Pergolesi e di tanti altri illustri compositori formatisi nei conservatori napoletani. Tra le poche eccezioni in un vastissimo catalogo prevalentemente liturgico figurano questi Concerti di Durante per archi, il cui connubio di dottrina e fantasia certifica la grandezza di uno dei più venerati musicisti del Settecento partenopeo.

Spoleto sacra 1200. Nell’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale

Nell’ambito delle celebrazioni per l’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale, l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia Mons. Renato Boccardo con il Comitato Scientifico composto dai professori Massimiliano Bassetti, Maria Teresa Gigliozzi, Enrico Menestò, Emore Paoli, Serena Romano, Giovanna Sapori, Bruno Toscano, ha ideato e promosso la mostra Spoleto sacra 1200. Nell’825° anniversario della dedicazione della Cattedrale, realizzata da Opera Laboratori con il catalogo di Sillabe.

Il tema portante della mostra, in programma dal 2 aprile al 16 luglio 2023, è il grandioso rinnovamento della Cattedrale altomedievale compiuto fra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, impresa che riflette un’importante fase della storia religiosa e culturale della città di Spoleto e della sua vasta diocesi. I lavori erano in parte compiuti quando la chiesa fu dedicata da Innocenzo III (1198) ed erano conclusi quando fu nuovamente dedicata da Onorio III (1216-1227).

«Il presente nel quale viviamo non si esaurisce e non si identifica con la storia che ci ha preceduto, ma non può nemmeno esprimere la propria identità separandosi da essa e ignorando i suoi insegnamenti – commenta Mons. Renato Boccardo – Occorre dunque percorrere con umiltà e intelligenza un cammino di conoscenza e di dialogo, permettendo alla storia di raccontarsi attraverso documenti dalle tipologie più diverse. È quanto si propone la Mostra “Spoleto Sacra 1200”, voluta per celebrare gli 825 anni della dedicazione della Basilica Cattedrale di Santa Maria di Spoleto. Ritrovare nelle sale del Museo Diocesano diversi “pezzi” della sua storia, alcuni tornati dopo secoli nella nostra città, e poterli ammirare da vicino, permette di attraversare il tempo e sentirsi in qualche modo contemporanei dei padri che, con intuizione spirituale che richiama l’uomo al suo destino ultimo, hanno edificato questo monumento di arte e di fede».

Le opere esposte nella mostra sono articolate in tre sezioni. Si tratta di documenti, disegni, sculture, dipinti, libri miniati collegati o collegabili al rinnovamento della Cattedrale e al suo ambiente storico, religioso e artistico fra il XII e il XIII secolo. L’edificio fu infatti radicalmente trasformato con il rifacimento dell’architettura interna (1644 circa), promosso dal cardinale protettore della città, Francesco Barberini. Questo provocò la perdita o la dispersione della quasi totalità delle opere che vi erano allora contenute. In quest’ottica alle opere in mostra si aggiungono, in un percorso guidato, dipinti e sculture conservati nel Museo diocesano.

«Quanto si ammira nella Mostra – prosegue l’Arcivescovo di Spoleto-Norcia – è parte di un patrimonio di fede: l’arte e la fede in simbiosi. La fede suggerisce i contenuti, l’arte li propone, li trasforma e li presenta. L’artista, a pieno titolo, è un sapiente che narra la fede e la modula nei segni, nelle forme più impensate, nei colori più avvincenti. Un luogo di culto non è mai un museo; non lo è per l’intenzione di chi l’ha voluto e non lo è per le finalità alle quali è destinato. “Spoleto sacra 1200” vorrebbe pertanto suscitare un rinnovato interesse per una ricchezza che ci appartiene, presentandosi come un forte richiamo al sacro di cui è emanazione, ed offrendo uno spazio museale quale luogo di dialogo fra culture diverse e come spunto di lavoro comune fra soggetti distinti. In questo senso l’esposizione può diventare anche una provocazione. Non si limita a prendere in considerazione un passato di memorie, ma aiuta l’uomo e la donna contemporanei a scavare, a recuperare le proprie radici; vorrebbe renderli più informati, più consapevoli, capaci di apprezzare il loro presente e di proiettarli nel futuro con sguardo più penetrante e meno distratto».

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Bastia Umbra – Nuova sede per l’Associazione Pro Familia e il Consultorio Familiare

Difficoltà di comunicazione nella coppia, crisi di identità nei giovani, solitudine per gli anziani. Sono queste le principali problematiche che arrivano all’attenzione dei volontari dell’associazione Pro Familia OdV che raccoglie poi il consultorio La Famiglia e la Scuola di formazione per consulenti familiari. Il presidente, Claudio Tufo, la sua vice Chiara Pettirossi e la direttrice del consultorio Sabrina Marini sono, insieme a una dozzina di operatori, in prima linea nell’accogliere, assistere e aiutare famiglie o single in difficoltà. Per questo da circa due mesi possono contare sui nuovi spazi all’interno del centro diocesano IdeaAzione, in via delle Nazioni, 37 a Bastia Umbra (nei pressi dell’ingresso di Umbriafiere), messi a disposizione dalla diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino.

“Affrontiamo mediamente circa 55 casi all’anno – raccontano i referenti – e nella maggior parte delle situazioni si tratta di famiglie in crisi per mancanza di comunicazione tra gli sposi o i conviventi, ragazzi che magari sono stati vittime di bullismo e ora fanno fatica a ritrovarsi. Dopo l’emergenza pandemica – continuano abbiamo notato un aumento di uomini, prima meno presenti e una maggiore richiesta da parte dei single. È importante che si sappia – sottolineano Claudio, Chiara e Sabrina – che il nostro non è un servizio per persone con disturbi psichiatrici o psicologici, non siamo medici; siamo persone preparate all’ascolto, all’accoglienza e a individuare con chi viene da noi un percorso condiviso”. D’altro canto il centro Pro Familia, che nasce nel 1979 a Rivotorto grazie a padre Michele Giura, ha alle spalle una lunga esperienza, iniziata con un corso di formazione per coppie per i corsi di preparazione al matrimonio cristiano.

Le lezioni e gli incontri erano tenuti da padre Luciano Cupia, psicoterapeuta e docente presso l’Università Gregoriana di Roma e da altre coppie provenienti dalla S.I.C.O.F. Successivamente si sentì l’esigenza di una formazione legata alla consulenza familiare e nacque così nel 1989, a Rivotorto, il primo corso di formazione per consulenti familiari, guidati dalla psicoterapeuta Elisabetta Baldo.

Poi nel 1993 si costituì l’Associazione Pro Familia per sostenere la Scuola di Formazione, i corsi di preparazione al matrimonio, i gruppi di famiglie affidatarie, il movimento per la vita e per l’organizzazione di convegni e corsi sempre inerenti alle problematiche familiari, genitoriali, giovanili.

Per molti anni l’associazione ha trovato sede a Palazzo D’Assisi ma da quando, si è trasferita a Bastia Umbra dove ci sono maggiori e migliori spazi, può offrire un servizio anche migliore. Per informazioni si può consultare il www.consultoriolafamiglia-assisi.it, oppure telefonare al numero: 333/1539384.