I diciassette membri del Consiglio Presbiterale di questa Archidiocesi, come da loro competenza specifica, aiutano e sostengono il Vescovo nel guidare e servire la vita della Chiesa diocesana, manifestando così la corresponsabilità pastorale dell’intero presbiterio (di cui sono espressione) con il Vescovo, per il bene di tutte le comunità sparse sul territorio.
La recente riorganizzazione pastorale delle parrocchie e il conseguente trasferimento di alcuni sacerdoti ad altro ministero, hanno destato commenti, valutazioni e giudizi non sempre rispettosi delle persone e della verità, arrivando anche a ferire gravemente la comunione ecclesiale.
In questi ultimi anni, il Vescovo aveva chiesto ai Parroci e agli operatori pastorali un più intenso impegno di corresponsabilità e collaborazione, costituendo zone pastorali chiamate Pievanie, che abbiamo imparato a conoscere e a vivere nel tempo. La vita pastorale delle nostre comunità ha sperimentato così alcuni risvolti positivi ed entusiasmanti, nati proprio dal vivere esperienze dal nuovo sapore ecclesiale, fatto di sinergie, di evangelizzazione, di carità e di missionarietà.
La morte improvvisa di due sacerdoti in attività, ci ha posti dinanzi alla scarsità di clero e abbiamo compreso come la presenza presbiterale e pastorale necessitasse di un intervento coraggioso non più rimandabile, e che soprattutto potesse generare nuove dinamiche comunitarie per il presente e per il futuro.
Ripercorrendo alcune delle ultime lettere pastorali del nostro Arcivescovo, che in questi ultimi anni ci hanno preparato a questo momento di svolta, sottolineiamo un passaggio significativo che sintetizza la nostra riflessione: «È venuto il momento – ed è già tardi – di immaginare e mettere in atto delle forme di presenza pastorale coraggiose e innovative, reinterpretando il concetto di parrocchia, il ministero del parroco e degli operatori pastorali, le modalità dell’evangelizzazione… lasciando alle spalle il retaggio di tempi passati e concentrando le forze su alcune esperienze capaci di imprimere un indirizzo alla vita».
Senza dimenticare le parole raccomandate da Papa Francesco al nostro pellegrinaggio diocesano, il 20 maggio scorso: «Rinnovare la pastorale richiede scelte, e le scelte devono partire da ciò che più conta. Non abbiate paura di aggiornare le modalità dell’evangelizzazione, la catechesi, il ministero del parroco e il servizio degli operatori pastorali, per passare da una pastorale di conservazione, dove ci si aspetta che la gente venga, a una pastorale missionaria, dove ci si allena a dilatare il cuore all’annuncio, uscendo dalle “introversioni pastorali”».
Mossi dall’amore per la nostra Chiesa diocesana e dal desiderio di realizzare in questo tempo il bene possibile nelle nostre comunità, nei mesi scorsi i membri di questo Consiglio hanno riflettuto con il Vescovo sul modo più opportuno di attuare quanto oggi lo Spirito Santo chiede alla nostra Chiesa spoletana-nursina e insieme hanno definito l’attuale struttura pastorale, mentre ciascuno ha rimesso nelle sue mani il proprio mandato di parroco per favorire una più efficace distribuzione dei sacerdoti sul territorio. In tal modo essi potranno condividere fraternamente il proprio ministero presbiterale, coadiuvati da gruppi di laici formati e motivati a cui va la nostra fiducia per un annuncio del Vangelo rinnovato e vivace in tutte le comunità. Il nuovo assetto pastorale nasce dunque da questo percorso, condiviso nell’Assemblea del Clero a Verchiano avvenuta il 16 giugno scorso e dal dialogo personale che l’Arcivescovo ha avuto con ognuno dei preti nel tempo pasquale.
Coraggio! Il Signore risorto cammina con noi, suggerisce vie nuove e prepara doni preziosi di grazia e bellezza evangelica. A tutti e a ciascuno il compito di impegnarsi con generosità in questa nuova esperienza ecclesiale e di accogliere con sapienza quanto ci verrà donato.