Campi di Norcia: inaugurazione del Centro di Comunità alla presenza dell’arcivescovo Renato Boccardo e dei vescovi di Como, mons. Oscar Cantoni, e Mantova, mons. Gianmarco Busca. È l’ottavo Centro di Comunità aperto nel territorio dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia dai sismi del 2016

Sabato 30 novembre 2019 alle ore 11.00 verrà inaugurato il Centro di Comunità “S. Andrea” a Campi di Norcia, luogo per le celebrazioni eucaristiche e per altri momenti della vita cristiana. É l’ottavo ad essere aperto nel territorio dell’Archidiocesi di Spoleto-Norcia dopo i terremoti del 2016 che hanno distrutto la quasi totalità della chiese della Valnerina e lesionato diversi edifici di culto della Valle Spoletana. Il primo ad essere inaugurato fu quello di Norcia presso la Madonna delle Grazie (16 giugno 2017), poi quello di Santa Maria della Visitazione a Cascia (17 settembre 2017), quello di Avendita di Cascia (21 marzo 2018), quello di Cerreto di Spoleto (8 luglio 2018), quello di Cortaccione di Spoleto (18 agosto 2019), quello di S. Pellegrino di Norcia (12 ottobre 2019) e, infine, quello di Atri di Cascia (10 novembre 2019).

Dono delle Diocesi di Como e Mantova. Sarà l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo a benedire il nuovo Centro con una solenne Celebrazione eucaristica. La nuova struttura – di 200 metri quadri, più una sacrestia e un bagno attrezzato per diversamente abili – è stata donata dalle Caritas delle diocesi di Como e di Mantova. E a Campi domenica prossima a concelebrare con mons. Boccardo ci saranno i vescovi di queste Chiese lombarde: mons. Oscar Cantoni di Como e mons. Gianmarco Busca di Mantova. I Presuli saranno accompagnati dai rispettivi direttori Caritas.

Soddisfatto il parroco dell’Abbazia di S. Eutizio don Luciano Avenati. «Per avere questo Centro – afferma – abbiamo atteso parecchio a causa di alcune variazioni di terreni non adatti geologicamente. Ma ora ci siamo. È un segno di speranza per il futuro e la rinascita del territorio: questa particolare “casa” è importante perché garantisce una vita di fraternità e di relazioni umane; inoltre permetterà di crescere ulteriormente nella fede e nell’adesione al Vangelo, caratteristiche che hanno fatto germogliare la vita, la storia e la cultura di questo territorio e che non possiamo perdere per nessun motivo. Il Centro – prosegue don Avenati – sarà a servizio delle comunità della Valle Campiana, mentre l’altra Valle della parrocchia, quella di Preci, si riunisce per la vita cristiana nel Centro realizzato dopo il terremoto del 1997».

Il Centro internamente è stato allestito dalla parrocchia. Vi verrà posizionata la statua della Madonna della Croce che è stata prelevata dal deposito dei beni culturali di Santo Chiodo a Spoleto e che prima del sisma era conservata nella chiesa di S. Salvatore. Rimarrà stabilmente nel Centro di Comunità, in quanto dotato dei sistemi di sicurezza richiesti. Ci sarà, poi, la copia della croce di Petrus pictor spoletino fatta realizzare nel 2001 dal compianto don Mario Curini, morto a cavallo il 30 maggio 2012 a 46 anni, per la chiesa di S. Salvatore di Campi. L’originale, dipinta tra il 1241 e 1242, è conservata da molti anni nel Museo diocesano di Spoleto. «Sembrava – dice don Luciano Avenati – che questa copia fosse andata perduta col crollo della chiesa e invece è stata trovata sotto le macerie dell’iconostasi. L’abbiamo fatta restaurare e ora, anche nel ricordo di don Mario che è stato parroco di Campi e Ancarano prima di andare a Norcia, verrà collocata nel nuovo Centro». Sulle finestre, invece, troveranno posto, a gruppi di due o di tre, le immagini dei Santi che hanno fatto la storia del territorio e che accompagnano da anni la vita di fede di queste popolazioni: i Santi Benedetto e Ponziano, patroni della Diocesi; S. Eutizio e S. Antonio; S. Biagio, S. Spes e S. Fiorenzo; Santa Lucia, Santa Scolastica e Santa Rita. Infine, verrà posizionata anche una copia della statua lignea di S. Andrea (l’originale è al Museo diocesano di Spoleto).

Locandina campi di norcia

Terni – ordinazione diaconale dei seminaristi Daniele Martelli e Giuseppe Zen e ordinazione a diacono permanente di Graziano Gubbiotti

La Chiesa diocesana è in festa per l’ordinazione diaconale dei seminaristi Daniele Martelli, Giuseppe Zen, giovani della comunità in cammino verso la consacrazione sacerdotale, e di Graziano Gubbiotti che diventerà diacono permanente, che saranno consacrati sabato 30 novembre alle ore 17 nella Cattedrale di Terni per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo Giuseppe Piemontese.
Una scelta vocazionale accomunata dalla frequentazione di comunità parrocchiali vive e impegnate nell’evangelizzazione, nella missione e carità.

Daniele Martelli è nato a Terni nel 1990 ed è cresciuto nella parrocchia di San Giovanni Battista dove ha partecipato attivamente alla vita della comunità. In particolar modo è stato responsabile della catechesi dei bambini e delle attività giovanili. In questa parrocchia, in anni molto vivi e ricchi di fervore nell’azione evangelizzatrice, Daniele fa la sua scelta vocazionale, dopo aver lavorato in ambito educativo e di animazione, quello turistico, quello culturale, come libraio e bibliotecario.

Nel 2012 inizia la sua formazione ad Assisi presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI. Nel 2015 viene ammesso agli ordini sacri per poi ricevere il ministero del lettorato nel 2016 e dell’accolitato nel 2017. In questi anni ha svolto servizio a Terni nella parrocchia di San Giovanni Battista e a Narni scalo nella parrocchia di Sant’ Antonio.

È attualmente in servizio nella Cattedrale di Terni e all’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile. Il suo impegno è stato in particolar modo nel mondo degli oratori, di cui è anche formatore di educatori e animatori per conto di ANSPI.

Carico di passione per l’educazione dei giovani, e affascinato dall’esempio di don Bosco, nel 2018 diventa Salesiano Cooperatore.

Giuseppe Zen è nato a Terni nel 1979, dove ha vissuto dapprima nel quartiere periferico di Cospea e successivamente nel centro città. Fin da piccolo, insieme a tutta la sua numerosa famiglia, ha frequentato la comunità parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Vito a San Vito di Narni, sotto la guida spirituale di don Giuseppe De Santis. In questa parrocchia, dove è stato battezzato, ha frequentato il catechismo e ha ricevuto i sacramenti della Prima Comunione e della Cresima, ha svolto per tutti gli anni della sua giovinezza il ministrante.

Dopo il diploma di maturità classica, ha conseguito la laurea in Scienze Forestali e Ambientali presso l’Università di Viterbo. Ha svolto lavori saltuari, tra cui alcune esperienze nell’educazione ambientale e nel mondo della scuola. Poco dopo la laurea ha maturato il desiderio di entrare in seminario per verificare la sua chiamata. Nel 2013 è entrato nel Seminario Regionale di Assisi. È stato ammesso agli ordini sacri il 31 gennaio 2017 nella chiesa di S. Giovanni Bosco, ha ricevuto il ministero del Lettorato il 29 ottobre dello stesso anno nella Cattedrale di Terni e il ministero dell’Accolitato il 7 ottobre 2019 nella chiesa di S. Giovanni Bosco, al termine della visita pastorale del Vescovo in questa parrocchia. Attualmente sta frequentando il sesto anno nel Seminario Regionale di Assisi, che prevede incontri formativi e attività caritative in ospedale e in carcere.

Graziano Gubbiotti, 46 anni, ternano di nascita, ha concluso gli studi Teologici presso la scuola Teologica Diocesana di Rieti. E’ sposato con Daniela Novelli dal 2010, padre di Maria Stella di anni 9 e Francesco di anni 8; Graziano dopo molti anni impegnati in Croce Rossa Italiana, dal 2017 presta servizio presso gli uffici della Usl Umbria 2 di Terni. All’età di circa vent’anni – ci racconta Graziano – un’esperienza personale ha cambiato il suo modo di vedere la vita, spostando la sua attenzione sui malati e le persone più bisognose: in un pellegrinaggio presso il Santuario di San Giovanni Rotondo coglie l’importanza dell’ascolto e del conforto delle persone sofferenti, prendendo come esempio San Pio da Pietrelcina. Dal 2015 svolge il servizio dell’Accolitato presso la Parrocchia di appartenenza S. Maria del Carmelo, occupandosi della Liturgia, della formazione dei ministranti, del Viatico agli infermi e dell’assistenza ai poveri. Dopo un periodo di discernimento ha compreso l’importanza del dono ricevuto, che è Grazia per tutta la sua famiglia.

Perugia: L’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti all’incontro conclusivo di “Luoghi invisibili”. Il presule: «E’ una manifestazione che interpreta un bisogno che c’è nelle persone, per questo ha successo e mette insieme sia la dimensione religiosa che quella laica della città»

Si è svolto nel pomeriggio del 27 novembre, nella “Sala S. Francesco” dell’Arcivescovado di Perugia, l’incontro conclusivo dell’edizione 2019 di “Luoghi invisibili. La Perugia che si scopre”, un evento di alto valore culturale promosso da sei anni in sinergia tra il Comune e l’Archidiocesi con il patrocinio della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, avente come obiettivo quello di far “riscoprire” tesori d’arte e di storia dimenticati o sconosciuti ai cittadini. Quest’anno tra i principali “Luoghi invisibili” che sono stati riportati al centro dell’attenzione del visitatore le “chiese leonine” fatte erigere durante il lungo episcopato perugino del cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII, opere proseguite anche durante il suo pontificato.

L’incontro del 27 novembre, dedicato a “Le chiese leonine in Umbria. Conoscere e valorizzare un patrimonio invisibile”, ha visto gli interventi di presentazione dell’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti, già vescovo ausiliare di Perugia-Città della Pieve e presidente uscente di “Luoghi invisibili”, dell’assessore alla cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano e del rappresentante della Fondazione Cassa di Risparmio Mauro Cesaretti. Mentre hanno relazionato sul tema dell’incontro Paolo Belardi, dell’Università degli Studi di Perugia e presidente del Corso di laurea in Design, Isabella Farinelli, responsabile dell’Archivio storico diocesano di Perugia, e Valeria Menchetelli, dell’Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale.

Mons. Giulietti, intrattenendosi con i giornalisti a margine dell’incontro, ha messo in risalto l’importanza di “luoghi invisibili” per la Chiesa e per la città di Perugia, sottolineando che l’edizione 2019, grazie alle “chiese leonine”, ha fatto “scoprire” dei luoghi splendidi di periferia, pregni di storia e di cultura, essendo stati in gran parte edificati nei borghi della campagna perugina. «Con molto piacere sono ritornato a Perugia per parlare della città e della diocesi – ha commentato mons. Giulietti –. Ed è per me un doppio motivo di contentezza nel dare un contributo alla conoscenza del nostro bel territorio. “Luoghi invisibili” è una manifestazione che ha lo scopo, innanzitutto, di aiutare i perugini a riappropriarsi del loro territorio, a conoscerlo e a scoprire tanti suoi luoghi. Quest’anno il motivo di principale interesse è stato il ciclo delle chiese leonine (sono più di cinquanta, ndr), che hanno uno stile unitario e rappresentano un programma edilizio di grande importanza e pregio che non è conosciuto come, invece, sono queste chiese tutte fruibili e aperte al culto».

Tra settembre e ottobre, i mesi in cui si è svolta l’edizione 2019 di “Luoghi invisibili”, i visitatori sono stati 10.000, questo, ha spiegato mons. Giulietti, «perché c’è un grande interesse della gente che ha la percezione dell’importanza di conoscere il luogo in cui abita e di sentirsi radicata in qualcosa e di scoprire che ha ricevuto una eredità importante che vale la pena conoscere e custodire. Penso che questo sia un bel fenomeno, che non è nel segno del sovranismo ma nel segno dell’identità più feconda perché è un patrimonio a disposizione di tutti, che diventa luogo di incontro, che ha un messaggio positivo da trasmettere. Credo che “Luoghi invisibili” sia una manifestazione che interpreta un bisogno che c’è nelle persone, per questo ha successo e mette insieme sia la dimensione religiosa che quella laica trattandosi di luoghi non solo facenti parte del patrimonio della Chiesa, anche se questo è il più consistente, ma anche di quello delle Istituzioni civili».

Alla domanda se “Luoghi invisibili” può essere “esportato” a Lucca, l’arcivescovo della città tostana ha risposto: «Mi sono accorto che anche la Diocesi di Lucca custodisce moltissime cose poco note e, addirittura, chiese che non si aprono più da tempo, un fenomeno comune un po’ a tutta l’Italia. Sarebbe un format interessante “Luoghi invisibili” anche per Lucca, che ha moltissime manifestazioni e trovare uno spazio per un nuovo evento non è sempre facile».

Assisi – ventesimo anniversario della riapertura della Basilica di San Francesco dopo il terremoto del 1997

A venti anni esatti dalla riapertura della Basilica Superiore di San Francesco d’Assisi, dopo i lavori di ricostruzione e restauro post sisma del ‘97, la comunità francescana del Sacro Convento ricorderà, domani 28 novembre alle 18, quella giornata con una solenne celebrazione eucaristica. Presiederà la cerimonia nella Basilica Superiore di San Francesco il Vescovo di Assisi, Mons. Domenico Sorrentino. Presenti tra gli altri la Presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.

Nel crollo vennero travolte e uccise quattro persone: il giovane postulante Zdzislaw Borowiec, padre Angelo Api e due tecnici della Sovrintendenza ai beni culturali dell’Umbria, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, che partecipavano ad un sopralluogo organizzato per verificare i danni provocati dalla scossa avvenuta nella notte.

Perugia – presentazione del 4° Rapporto sulle povertà “La forza della fragilità. L’impegno Caritas”. Dal Rapporto emerge «una domanda di aiuto in crescente espansione e marcatamente differenziata». Vicinanza alle famiglie di albanesi il cui Paese è alle prese con la difficile emergenza terremoto

Venerdì 29 novembre (ore 16), presso il “Villaggio della Carità” di Perugia (via Monte Malbe 1 – zona via Cortonese), sarà presentato il 4° Rapporto diocesano sulle povertà a cura della Caritas di Perugia-Città riferito ai dati 2018 raccolti dai Centri di ascolto (diocesano e parrocchiali). Redatto dall’Osservatorio diocesano sulla povertà e l’esclusione sociale diretto dall’economista Pierluigi Grasselli, il 4° Rapporto si intitola: “La Forza della fragilità. L’impegno Caritas”.

Tra le famiglie di stranieri regolari che si sono recate al Centro di ascolto diocesano nell’ultimo anno ci sono anche 49 albanesi (la quarta nazionalità più numerosa dopo Marocco, Equador e Nigeria), a cui la Caritas perugina non fa mancare la sua vicinanza materiale e spirituale a seguito del terremoto che ha colpito il loro Paese. A questa emergenza umanitaria la Caritas diocesana dedicherà l’“Avvento di Fraternità 2019” con una raccolta di offerte nelle parrocchie da destinare agli interventi messi in campo dalla rete Caritas a sostegno delle popolazioni terremotate d’Albania.

Alla presentazione del Rapporto interverranno il direttore della Caritas Giancarlo Pecetti e il prof. Pierluigi Grasselli. Quest’ultimo ha curato un’anticipazione-sintesi dei contenuti dello studio che offre (di seguito) ai media.

Nell’attuale quadro di povertà in Italia e in Umbria, il nostro Osservatorio segnala, con riferimento al microcosmo di quelli che alla Caritas diocesana si rivolgono con richieste di aiuto, l’espansione significativa di queste negli anni recenti e la loro marcata differenziazione. Con riferimento agli utenti del Centro di ascolto diocesano, e distinguendo per cittadinanza, si nota la prevalenza degli stranieri, in grande aumento nel quinquennio 2014-2018 (da 425 su 773 nel 2014 a 714 su 1008 nel 2018, ovvero dal 55% al 70,8%). Distinguendo per genere, le femmine nel complesso nel 2018 superano fortemente i maschi (577 femmine contro 431 maschi, ovvero 57% contro 43%), risultando ancor più nettamente prevalenti con riferimento ai soli stranieri (61% di femmine contro il 39% di maschi). Una prima grande diversità si rivela nella distribuzione per classi di età. Mentre la classe 18-34 pesa, nel 2018, tra gli italiani per il 10%, per gli stranieri vale il 31%. Per la classe 35-44 al 37% degli stranieri si contrappone il 20% degli italiani. All’opposto, la classe 55-74 è il 33% degli italiani, di contro all’11% degli stranieri. Se ne deduce il prevalere delle classi di età più produttive tra gli stranieri, e la distribuzione, tra i due gruppi, dei bisogni fondamentali di lavoro e di assistenza. In specie, si propone il problema della disoccupazione dei giovani, con il rischio di povertà ed esclusione sociale, particolarmente elevato per i giovani di provenienza straniera. Una marcata differenziazione si riscontra, sempre nel 2018, anche sul fronte del nucleo di convivenza, che mostra in generale il prevalere di quelli che vivono con familiari: per gli italiani si tratta del 53% (che scende al 34% considerando solo i maschi), ma per gli stranieri il dato sale al 77%; gli italiani che vivono da soli sono invece il 44% (che sale al 62% con riferimento ai soli maschi) contro il 19% degli stranieri. Gli italiani poveri risultano dunque più vecchi e più soli, e quindi esposti al rischio di numerose criticità. Questa situazione, focalizzata sulle famiglie, ci richiama inoltre i valori molto alti, segnalati dall’Istat, della povertà assoluta tra le famiglie con componenti straniere, e il grido di allarme lanciato in Italia per la cospicua e crescente povertà minorile, indotto dalle condizioni di povertà delle famiglie. Quanto alla condizione abitativa, la maggior parte degli italiani (47%) vive in case in affitto da privati; per il 20% vive in case in affitto da ente pubblico (a condizioni vantaggiose); per il 10% dispone di una casa in proprietà. Per gli stranieri poveri le quote rispettive sono, in corrispondenza, il 74%, il 7%, l’1%; essi risultano dunque colpiti intensamente dalle molteplici difficoltà della condizione abitativa. Sul versante del grado di istruzione, tra gli stranieri l’incidenza più elevata riguarda i detentori di un diploma professionale (32%, contro il 20% degli italiani), seguiti da quelli con una licenza media superiore (18%, contro l’11% degli italiani); il 13% degli stranieri dispone infine di un diploma universitario (di contro a un valore pressoché nullo per gli italiani). Gli italiani poveri risultano non solo più vecchi e più soli, ma anche meno istruiti degli stranieri poveri; in generale, il basso livello di scolarizzazione ci rimanda al fenomeno della povertà educativa, collegata all’abbandono precoce del percorso scolastico. Per ciò che riguarda infine la condizione occupazionale, tra gli stranieri la percentuale di disoccupati (67%) è molto più elevata che tra gli italiani (54%), e mostra una forte prevalenza di femmine, invece che di maschi, come nel caso degli italiani; l’incidenza dei pensionati è inoltre irrilevante (4%), mentre è cospicua tra gli italiani (22%). Di fronte a questi caratteri della domanda, gli interventi compiuti dalla Caritas di Perugia si sono negli anni recenti molto espansi in termini quantitativi, e con un forte ampliamento dei servizi offerti: prevalgono nettamente i servizi di ascolto, seguiti dall’erogazione di beni e servizi materiali, dalla distribuzione di sussidi economici, da consulenze professionali, da servizi sanitari e servizi di alloggio. Si è poi fortemente potenziata la componente progettuale, orientata in particolare alla formazione ed all’avviamento al lavoro. In un’ottica più generale, è richiesta un’offerta articolata ed efficiente di servizi, pubblici e non, dei quali siano garantiti dotazione adeguata, accesso e fruibilità. E’ auspicabile, per fronteggiare al meglio il fenomeno della povertà, una Pubblica Amministrazione solerte nel monitoraggio, sollecita nel favorire la partecipazione di operatori e cittadini, nella direzione di un welfare sussidiario e comunitario.

Pierluigi Grasselli

Assisi – scuola socio-politica “Toniolo” all’istituto Serafico il nuovo ciclo di lezioni in preparazione a “Economy of Francesco”

Sarà l’economista Luigino Bruni a inaugurare il ciclo di lezioni della Scuola socio-politica “Giuseppe Toniolo” della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino che prenderà il via sabato 30 novembre alle ore 17 all’Istituto Serafico di Assisi con una relazione dal titolo: «“The Economy of Francesco” dall’idea al patto» e che vedrà la presenza di un team di giovani. L’incontro inizierà con i saluti del sindaco di Assisi, Stefania Proietti e del direttore della Scuola socio-politica, Francesca Di Maolo. Seguirà l’introduzione del vescovo monsignor Domenico Sorrentino.

«Verso “The Economy of Francesco”». È il tema del ciclo di lezioni, che quest’anno saranno dieci, e che si concluderanno sabato 28 marzo con l’appuntamento dal titolo “Papa Francesco incontra i giovani: il patto per una nuova economia”.
“La scuola – spiega Francesca Di Maolo – propone un ciclo di incontri e di esperienze in preparazione dell’evento ‘Economy of Francesco’ voluto da papa Francesco ad Assisi dal 26 al 28 marzo. È un’occasione in cui lo stesso Santo Padre ha voluto invitare i giovani economisti, imprenditori e change-makers del mondo per avviare con loro un processo di cambiamento globale affinché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, inclusiva e sostenibile, senza lasciare nessuno indietro. Riteniamo che questo appello ci riguardi tutti e per questo motivo la Scuola socio-politica Giuseppe Toniolo propone diverse tematiche su cui confrontarsi. Lo scopo è quello di dare voce al pensiero dei giovani che saranno invitati costantemente a dialogare con i vari relatori sui temi proposti. Avvertiamo fortemente che è iniziato un processo di cambiamento e siamo tutti chiamati ad impegnarci per rivedere l’attuale economia. Il patto di marzo vuole essere una speranza per i diritti delle generazioni future, per l’accoglienza della vita, per l’equità sociale, per la dignità dei lavoratori e per la custodia del nostro Pianeta”.

Per iscriversi alla scuola, uno degli eventi accreditati “Towards” in preparazione a “The Economy of Francesco”, scaricare il modulo di partecipazione disponibile sul sito della diocesi www.diocesiassisi.it inviandolo compilato alla mail della segreteria: scuolasp@assisi.chiesacattolica.it.

Terremoto Albania: la solidarietà dell’arcivescovo Renato Boccardo ai fratelli e alle sorelle di Durazzo e Thumane

La Chiesa diocesana di Spoleto-Norcia è vicina al popolo albanese che è alle prese con le drammatiche conseguenze del terremoto che, la mattina del 26 novembre 2019, ha generato morti e distruzione. L’arcivescovo di Spoleto-Norcia e presidente della Conferenza episcopale umbra mons. Renato Boccardo assicura la sua preghiera per i fratelli e le sorelle dell’Albania e invita la popolazione di tutta la Regione a fare altrettanto. Il Presule, poi, esorta in modo particolare le persone dell’archidiocesi di Spoleto-Norcia alla solidarietà con gli abitanti di Durazzo e Thumane, le città più colpite: «É giusto – afferma – fare la nostra parte. Come noi abbiamo visto accorrere con il cuore e con le mani molte persone dopo i terremoti che hanno sfigurato la Valnerina, è doveroso essere ora siamo vicini agli amici albanesi. Invito tutti a seguire le indicazioni della Chiesa italiana che, tramite la Caritas, è già operativa per portare una luce di speranza nel pieno del buio più oscuro che il terremoto causa». Si possono trovare tutte le info al sito: www.caritas.it.

Spoleto – Messa nel Carcere per gli agenti della Polizia Penitenziaria e il personale civile. Mons. Boccardo: «Vi esorto ad avere sempre l’orecchio teso per provare a comprendere questi fratelli, certi che il bene non muore mai»

Nella mattina di martedì 26 novembre 2019 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo si è recato nella Casa di Reclusione di Spoleto per la celebrazione della Messa in memoria di S. Basilide, patrono della Polizia Penitenziaria. Accompagnato dal cappellano mons. Eugenio Bartoli, il Presule è stato accolto dal direttore dott. Giuseppe Mazzini, dal vice direttore dott.ssa Chiara Pellegrini e dal commissario Marco Piersigilli comandante della Polizia Penitenziaria.

Il primo momento della visita si è svolto nell’ufficio del Direttore, il quale ha illustrato all’Arcivescovo i numeri attuali della Casa di Reclusione: 460 detenuti, di cui 85 in regime di 41 bis, e 310 unità lavorative tra Polizia Penitenziaria e personale civile. «Grazie al contributo di tante persone – ha detto il dott. Mazzini – riusciamo a fare dei piccoli miracoli quotidiani nonostante la carenza di personale». Da parte sua mons. Boccardo ha ricordato le tante visite ai detenuti in questi dieci anni, le diverse celebrazioni eucaristiche con loro, in particolar modo quella per il Giubileo straordinario della Misericordia con l’apertura della Porta Santa anche in Carcere. Ma soprattutto il Presule si è soffermato su quei quindici giorni del 2014 in cui ha incontrato uno ad uno i detenuti del 41 bis nelle loro celle: «Quei momenti rimarranno per sempre impressi nella mia mente e nel mio cuore», ha detto. Poi, mons. Boccardo ha parlato delle altre volte che si è recato in Carcere: «Ogni volta che dialogo con i detenuti rimango colpito dalla dimensione umana di questi fratelli, spesso noto una grande sofferenza per quanto commesso, dai loro racconti emerge la grande nostalgia per i familiari lontani». Poi, il dott. Mazzini ha accompagnato l’Arcivescovo all’undicesimo piano della torre del Carcere, il palazzo più alto della Città di Spoleto: da lì ha potuto osservare l’ampiezza della Casa di Reclusione e ammirare il panorama della valle spoletana.

Alle 11.30 è iniziata la celebrazione eucaristica nella palestra del carcere, cui hanno partecipato diversi agenti della Polizia Penitenziaria e il personale civile. Hanno concelebrato don Eugenio e don Edoardo Rossi, cerimoniere arcivescovile. Nel saluto iniziale il direttore Mazzini si è così rivolto al Vescovo: «Benvenuto a nome di questa porzione del suo gregge che vive e lavora in questa Casa. Le nostre giornate a volte sono faticose e irte di ostacoli, sperimentiamo crisi e depressioni. Le chiediamo di sostenerci nella preghiera affinché il nostro servizio sia sempre più un ponte tra questo ambiente chiuso per eccellenza e la comunità che sta al di là delle sbarre e dei muri e che poco o nulla sa di quanto accade qui».

Nell’omelia mons. Boccardo si è così rivolto agli agenti e al personale civile: «Voi siete a contatto ogni giorno con storie tragiche, con varie manifestazioni del male: ma anche nelle storie più tragiche una scintilla di bene rimane nel cuore dell’uomo. E voi siete chiamati a far emergere questo bene. Qui regole e disciplina sono necessarie, ma è altrettanto fondamentale un supplemento umanità per stare a contatto con persone segnate da profonde ferite. So che a volte è difficile e la dimensione umana rischia di passare in secondo piano, ma vi esorto ad avere sempre l’orecchio teso per provare a comprendere questi fratelli, certi che il bene non muore mai e può essere riattivato e rimesso in movimento. Invoco il Signore – ha concluso l’Arcivescovo – affinché vi dia la forza necessaria per parlare al momento giusto e per tacere al momento giusto; che vi dia occhi e orecchi attenti per andare oltre le colpe di chi vive in questa Casa; che vi renda ogni giorno capaci di versare sulle ferite dei detenuti l’olio della consolazione e il vino della speranza, così che da questo luogo possa partire un messaggio di fiducia sulle potenzialità delle persone».

Al termine della Messa l’Arcivescovo ha incontrato quattro detenuti; uno di loro gli ha consegnato una lettera a nome di tutti gli abitanti del Carcere, dove tra l’altro si legge: «Eccellenza, abbiamo il diritto e il dovere di cambiare e ricominciare, sopportare il peso di ogni scelta, di ogni passo, il peso del coraggio. Grazie per la sua costante vicinanza e per il suo affetto che ci dimostra ogni volta che viene tra noi e che don Eugenio ci ricorda ogni giorno. Preghi per noi». La mattinata si è conclusa con il pranzo nella mensa della Polizia Penitenziaria.

Riflessione e valutazione dei Vescovi dopo l’Assemblea Ecclesiale Regionale. A Natale i Presuli rivolgeranno alle comunità cristiane dell’Umbria un messaggio con le prime risonanze dell’Assemblea

Lunedì 25 novembre 2019 si è tenuta la consueta riunione della Conferenza episcopale umbra (Ceu) presso il Pontificio Seminario regionale Pio XI ad Assisi. I Vescovi hanno così avuto modo di condurre una riflessione e valutazione sull’Assemblea ecclesiale regionale che si è svolta a Foligno (18 e 19 ottobre u.s.) sul tema “Perché la nostra gioia sia piena, l’annuncio di Gesù Cristo nella terra umbra” e si sono rallegrati per la partecipazione qualificata e appassionata degli oltre 400 delegati, rappresentanti delle otto Diocesi, e degli invitati speciali.

Dalle sintesi dei 28 tavoli di lavoro è emerso innanzitutto un vivo ringraziamento per questa esperienza ecclesiale, che ha coinvolto i partecipanti in un confronto libero e attento sulla situazione delle Chiese dell’Umbria. Insieme alla constatazione di una certa fatica affrontata dalle comunità cristiane nell’annunciare e nel vivere la gioia del Vangelo, sono emersi il vivo desiderio e la ferma volontà di avviare sempre più uno stile sinodale tra le Chiese diocesane, condizione indispensabile affinché la Buona Novella possa permeare la vita e le attese della gente in questo nostro tempo, caratterizzato dalla complessità e dalla frammentazione sociale.

I Vescovi – che rivolgeranno alle comunità cristiane della Regione un “Messaggio natalizio” con le prime risonanze dell’Assemblea – condividono con Papa Francesco l’urgenza di percorrere la via di una reale conversione missionaria che faccia guardare al futuro delle Chiese con speranza, audacia e coraggio.

IL SITO DELL’ASSEMBLEA ECCLESIALE REGIONALE

Città di Castello: la diocesi ricorda il Vescovo Giovanni Muzi a 170 anni dalla morte

Nella ricorrenza dei 170 anni dalla morte di mons. Giovanni Muzi (1772-1849) la Diocesi di Città di Castello promuove una giornata di studia dedicata a questa significativa figura di vescovo, che guidò la Chiesa tifernate dal 1825 al 1849.

Venerdì 29 novembre, alle ore 11, presso il Museo Diocesano, verrà inaugurata la mostra documentaria “Giovanni Muzi, un vescovo tra misericordia e storia”. Nel pomeriggio, alle ore 16.30, nella sala conferenze del Museo Diocesano, la prof.ssa Maria Lupi, ordinario di Storia della Chiesa nell’Università di Roma Tre, proporrà la conferenza “Giovanni Muzi, diplomatico e pastore in un’epoca di transizione”. L’iniziativa è promossa dall’Archivio Storico Diocesano, dalla Biblioteca Diocesana “Storti – Guerri” e dal Museo Diocesano.

Nato a Roma nel 1772, il Muzi è noto agli studiosi soprattutto per la sua attività diplomatica, svolta prima a Vienna e poi in Cile e altri Paesi dell’America Latina, nel momento della loro indipendenza. Una fase, quest’ultima, particolarmente cruciale, nella quale il Muzi si mosse con tatto diplomatico senza tuttavia conseguire tutti gli obiettivi richiestigli dalla Santa Sede. Al rientro in Italia della missione, della quale faceva parte anche il futuro papa Pio IX, il Muzi venne inviato come vescovo a Città di Castello, dove seppe inserirsi a fondo nella vita ecclesiale e sociale. Il suo lungo episcopato è caratterizzato dall’attenzione verso la formazione culturale del clero, l’istruzione delle fanciulle povere, l’attenzione ai poveri e ai malati. Proprio per soccorrere gli infermi nel 1841 istituisce la congregazione delle Figlie della Misericordia, ancora oggi presenti nelle diocesi di Città di Castello e di Perugia – Città della Pieve. Un ulteriore elemento che caratterizza il suo servizio episcopale è lo studio della storia della Chiesa locale: il frutto di lunghi anni di ricerche negli archivi locali è stato pubblicato tra 1842 e 1844 nei sette volumi delle “Memorie ecclesiastiche e civili di Città di Castello”. Morì a Spoleto, dov’era in corso un’assemblea dei vescovi umbri, il 29 novembre 1849; il suo corpo, inizialmente tumulato in San Filippo a Spoleto, venne trasferito nella cripta della Basilica Cattedrale di Città di Castello nel 1841. Nell’Archivio Storico Diocesano di Città di Castello si conserva un ricco fondo documentario, che contiene tra l’altro anche studi storici rimasti inediti, tra cui una biografia di sant’Albertino da Montone.