Centro Scuola GRIS (Gruppo Ricerca e Informazione Socio-religiosa). “I giovani non possono essere lasciati a casa da soli mentre sono connessi con i loro insegnanti. E’ necessario per tutelarli da tutti i pericoli che si nascondono nel web quali ad esempio l’adescamento, lo stalking e il sexthing”

Il Coronavirus rappresenta un banco di prova per tutte le nazioni e le rispettive popolazioni a livello mondiale e noi desideriamo fornire ogni contributo utile al nostro Paese per questo ci siamo già impegnati in varie campagne di informative a beneficio della popolazione ed ora sentiamo il dovere etico e morale di non rimanere nel silenzio.

Siamo rispettosi dei ruoli che ogni interlocutore della scena pubblica riveste – afferma il Presidente del Centro Scuola Gris (Gruppo Ricerca e Informazione Socio-religiosa) Emanuela Laurenzi – ma, innanzi alle ipotesi dei provvedimenti prospettati governativamente agli italiani riguardanti il mondo della scuola – e che sappiamo comportare pesanti conseguenze in altri contesti (soprattutto al “sistema famiglia”) – lanciamo un accorato appello al buon senso ed alla buona politica perché intervenga con manovre preventive su tali scenari.

Ci stiamo riferendo in questo momento alla preoccupante progettualità presentata pubblicamente dal Ministro dell’Istruzione Azzolina circa la strutturazione del prossimo anno scolastico, ove è stata prospettata agli italiani una ipotesi di didattica mista per i giovani studenti. Secondo tale ideologia, gli studenti frequenterebbero ogni giorno le lezioni con la seguente modalità: – metà in aula e metà connessi telematicamente dalle proprie case. Argomentando che la socialità dei ragazzi sarà mantenuta e si potranno mantenere distanze di sicurezza per il contenimento della problematica virale esistente.

Tale semplicistico provvedimento, laddove trova una comprensibile ratio sotto il profilo sanitario (del diradamento dei banchi in ogni aula), creerebbe una totalità di problematiche di ordine pratico ricadenti su tutte le famiglie italiane che hanno figli studenti.

La ministra, si limita a promettere dei bonus in valuta economica per ristorare le spese di connessione e di acquisto di attrezzature informatiche necessarie ai ragazzi ma la maggiore difficoltà ricadente in capo alle famiglie è di ben altra natura.

L’esperienza di questi due mesi di necessaria attività didattica “a distanza” – ha confermato chiaramente quanto era comunque prevedibile ovvero che i giovani non possono essere lasciati a casa da soli mentre sono connessi con i loro insegnanti.

Il GRIS – attraverso la voce del suo direttore della comunicazione e relazioni esterne dott. Valentino Adriani – nei giorni scorsi ha lanciato un appello sull’intero territorio italiano per sensibilizzare tutti i genitori ad essere sempre fisicamente presenti con i loro figli durante le connessioni internet per tutelarli da tutti i pericoli che si nascondono nel web quali ad esempio l’adescamento, lo stalking e il sexthing (https://www.gris.org/2020/04/17/appello-del-gris-a-tutti-i-genitori-nei-tempi-del-coronavirus/).

I nostri docenti hanno altresì rilevato episodi di intrusioni di ignoti nelle connessioni con gli studenti così come i genitori hanno lamentato episodi incresciosi in cui i loro figli sono stati oggetto di messaggistiche psicologicamente violente ad opera di loro coetanei alcuni dei quali – con artifizi informatici – sono riusciti anche a rendersi irriconoscibili.

Il solo fatto che un ministro della repubblica abbia solamente ipotizzato un possibile scenario ci preoccupa grandemente perché lo interpretiamo inevitabilmente come uno stato di difficoltà nel raggiungimento di una soluzione che il sistema sta vivendo. Il Paese ha bisogno di una scuola che istruisca fortemente i nostri giovani mantenendoli in una situazione di sicurezza totale, non solo rispetto al Covid 19.

Come possono i genitori italiani – impegnati ogni giorno nella propria attività lavorativa indispensabile al rispristino dell’economia nazionale ed alla sussistenza delle loro famiglie – sedere accanto ai loro figli tre giorni alla settimana per supportare da casa i docenti nelle esigenze di istruzione da remoto e contemporaneamente assolvere a quelle necessità di vigilanza di cui ogni figlio – solo in casa e connesso con la rete – abbisogna?

La bilocazione è una facoltà soprannaturale che è stata possibile solo a pochi santi nel corso dei secoli – noi del Gris lo sappiamo bene – e non può esser richiesta a semplici padri o madri di famiglia.

Nelle ultime ore si sono sommate a questa, anche molte altre ipotesi – alcune irrealizzabili sul piano materiale per ovvi limiti strutturali dei plessi scolastici italiani – altre perfino divertenti ma il tempo scorre inesorabilmente pertanto, per bene di tutti i nostri figli – i protagonisti del futuro dell’intera nazione – noi del Gris chiediamo a tutti gli attori del mondo politico ed i loro consulenti di gettare il cuore oltre “l’asta” del consenso personale o di partito ed adoperarsi per il bene massimo delle nuove generazioni nella ristrutturazione del “mondo scuola”.

Perugia – Il cardinale Gualtiero Bassetti all’omelia domenicale: «Non cercare la vita e la felicità nei posti sbagliati… La gioia vera è soltanto Gesù Cristo»

«Un pensiero e una preghiera piena di riconoscenza per tutte le nostre mamme, anche quelle che sono in cielo, come la mia. Care mamme, quanti sacrifici avete dovuto affrontare specialmente in questo periodo, soprattutto quelle che hanno figli piccoli in casa, o persone ammalate: Dio vi renderà il centuplo per tutto quello che avete fatto». Con queste parole il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti, nel giorno della “Festa della mamma”, domenica 10 maggio, ha salutato, alla fine della celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Lorenzo, i fedeli che lo seguono da casa, dallo scorso 15 marzo, attraverso la diretta di Umbria Tv, Umbria Radio InBlu e sui social media ecclesiali.

Una delle situazioni più sofferte. «Dopo questo interminabile tempo di digiuno eucaristico, durato circa due mesi – ha proseguito il cardinale – da lunedì 18 maggio sarà di nuovo consentita la partecipazione del popolo santo di Dio alla celebrazione eucaristica, con la Santa Comunione. Grazie, Signore! Tu lo sai che per me una delle situazioni più sofferte di questi due interminabili mesi è stata l’assenza dei fedeli alla Tua cena. Ma presto ritornerai ad abbracciare i tuoi fratelli, nutrendoli con la tua parola e il pane di vita». Bassetti ha concluso ricordando che «nei giorni che ancora restano, saranno suggerite tutte quelle precauzioni che dovremo avere nel partecipare alla Santa Messa, per garantire la salute nostra e dei nostri fratelli. Il Santo Padre, in una recente udienza, mi ha detto “siamo pastori: dobbiamo preoccuparci del bene spirituale della nostra gente e della sua salute”».

La via da percorrere. Nel commentare il Vangelo della domenica, il presule ha evidenziato quanto oggi è indispensabile per la vita di ogni cristiano e di ogni uomo di buona volontà conoscere Gesù. «Lui stamani, cari fratelli – ha sottolineato –, ci dà una risposta stupenda: “Io sono la via, la verità e la vita!” Gesù dunque, è la via che dobbiamo percorrere, è la verità che cerchiamo, è la vita di cui abbiamo bisogno. In alcuni momenti della nostra vita, chi di noi non si è chiesto: “ed ora dove vado? Non so più dove sbattere la testa! Cosa posso scegliere? Per dove mi incammino?” Vedete: quando ci troviamo in ricerca, quando siamo attanagliati dall’inquietudine, come capita soprattutto in questo periodo di Coronavirus, noi possiamo sempre trovare la luce che illumina il nostro cammino: Gesù Cristo».

Essere dalla parte della verità. Il cardinale ha esortato i fedeli a «fare una scelta coraggiosa e decisa: stare dalla parte di Gesù; se faremo questo ci accorgeremo di essere dalla parte della verità, perché la verità non è fatta di concetti astratti, ma è proprio Lui, il Signore Gesù! Chi di noi non è affamato di vita? Chi di noi non ricerca la felicità? Se non viviamo in pienezza, se non siamo felici, forse dipende dal fatto che stiamo battendo strade sbagliate; forse è perché camminiamo lontani da Dio; forse perché cerchiamo la vita e la felicità nei posti sbagliati: il denaro, i piaceri sfrenati, la droga, il potere; in definitiva, nel nostro egoismo. Vogliamo vivere, siamo assetati di gioia, ma non sappiamo farlo. Sant’Agostino l’aveva capito: “Signore, tu ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto fin tanto che non trova te!”».

Dio non è mai contro di noi. «Solo in Dio possiamo vivere la vera vita… Dio è sempre per noi, mai contro di noi – ha evidenziato Bassetti avviandosi alla conclusione –. Non è un nemico, ma un padre misericordioso che è alla continua ricerca di noi; e perché possiamo essere nella gioia vera ci ha donato il suo figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, che è venuto nel mondo perché in Lui noi possiamo avere la possibilità di vivere e di vivere in pienezza… Ve lo ripeto col cuore, cari fratelli e sorelle: fidatevi sempre di Gesù Cristo, e non abbiate paura della gioia, perché la gioia vera è soltanto in Lui».

Covid-19: la preghiera dell’Arcivescovo per il mondo del lavoro dalla parrocchia di S. Angelo in Mercole. Nuovo pellegrinaggio solitario di mons. Boccardo in alcune zone della Diocesi, nell’ultima settimana di Messe in assenza di fedeli

Venerdì 8 maggio 2020 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo ha celebrato la Messa in assenza di fedeli dalla parrocchia di S. Angelo in Mercole di Spoleto. Col Presule hanno concelebrato il parroco don Gianfranco Formenton (che ha la cura pastorale anche delle parrocchie di S. Martino in Trignano e di Montemartano), don Nelson Abraham, cpps, parroco di Baiano di Spoleto, Firenzuola di Acquasparta e di Porzano di Terni e il vice parroco di queste comunità don Selvaraj Selvanayagam, cpps.

Il pensiero del Vescovo a quanti hanno perso il lavoro. «Il nostro pellegrinaggio – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – ci conduce di fronte alla chiesa parrocchiale di S. Angelo in Mercole di Spoleto, in una zona che è caratterizzata da sempre dalla presenza di tante industrie piccole e grandi. La nostra preghiera vuole raggiungere questa sera, in modo particolare, tutti coloro che devono affrontare la precarietà del lavoro a causa del Coronavirus. In questo territorio era “ricco” di aziende fiorenti come la Cementir, la Minerva, la Pozzi e l’impresa Novelli, solo per citarne alcune. Intorno a queste, poi, tante piccole imprese familiari sono sorte nel tempo. Tutti conosciamo qual è la situazione attuale. Il Covid-19 ha aggravato ancora di più il mondo del lavoro nel nostro territorio spoletino. Il pensiero allora va alle famiglie che con trepidazione e poca speranza affrontano questo tempo: preghiamo per tutti i contesti lavorativi che sono in sofferenza e avvolti dalla paura. Chiediamo al Signore di donare forza e consolazione, ma anche di ispirare a chi governa e alla comunità quei gesti di solidarietà e di condivisione che permettano a tutti di guardare con serenità al presente a al futuro».

Messa a S. Giacomo di Spoleto. Domenica 10 maggio, invece, l’Arcivescovo ha celebrato la Messa trasmessa sui social dalla parrocchia di S. Giacomo in S. Giacomo di Spoleto. Hanno concelebrato il parroco don Giovanni Cocianga, il parroco di Cortaccione don Bartolomeo Gladson Sagayaraj, il canonico del Duomo don Mario Giacobbi (che vive a S. Giacomo). Nell’omelia il Presule ha parlato della liturgia della vita quotidiana. «In questo tempo – ha detto – abbiamo sofferto per la mancanza dell’Eucaristia con i fedeli. Ma non c’è soltanto la Messa, che rimane comunque il momento più alto e più bello del nostro incontro con il Signore. Tutta la nostra vita – ha affermato mons. Boccardo – costituisce una liturgia. Spesso facciamo questa distinzione: la liturgia è quello che si fa in chiesa, mentre la vita quotidiana è un’altra cosa. S. Pietro invece ci suggerisce di mettere insieme i due aspetti; tutta la nostra vita, con i gesti, le parole e gli impegni è allora celebrazione vissuta sotto lo sguardo di Dio. Celebriamo la nostra liturgia svolgendo il proprio dovere, assumendosi le responsabilità, accogliendo chi ci sta vicino, promuovendo il bene e lasciando da parte il male, moltiplicando i gesti del Vangelo che sono accoglienza, solidarietà, perdono. Anche così rendiamo culto a Dio e facciamo l’esperienza del popolo sacerdotale. Questa dimensione va riscoperta e attuata anche quando torneremo finalmente a celebrare con il popolo e quando l’emergenza della pandemia cesserà».

Ultimo pellegrinaggio solitario di mons. Boccardo. Da lunedì 11 a domenica 17 l’Arcivescovo celebrerà la Messa in assenza di fedeli, trasmessa sui canali Facebook e YouTube della Diocesi, da alcune zone della Chiesa particolare di Spoleto-Norcia.

Lunedì 11 maggio alle ore 18.00: da Monteleone di Spoleto.

Martedì 12 maggio alle ore 18.00: da Cesi di Terni.

Mercoledì 13 maggio alle ore 18.00: da Acquapalombo di Terni.

Giovedì 14 maggio alle ore 18.00: da Castelluccio di Norcia.

Venerdì 15 maggio alle ore 18.00: da Orsano di Sellano.

Sabato 16 maggio alle ore 18.00: da Limigiano di Bevagna.

Domenica 17 maggio alle ore 11.00: dal Santuario della Madonna delle Lacrime di Trevi.

A S. Nicolò di Spoleto la prima Messa del Vescovo alla presenza dei fedeli. Dopo 69 Messe celebrate in assenza di fedeli e a porte chiuse, lunedì 18 maggio alle ore 18.30 mons. Boccardo celebrerà la Messa con il popolo (secondo quanto stabilito dal protocollo Cei-Governo) dalla parrocchia di S. Nicolò in Spoleto. In questo giorno era in programma la consacrazione della nuova chiesa di S. Nicolò dedicata a S. Giovanni Paolo II: evento naturalmente rimandato a causa del Covid-19. La giornata è particolare in quanto ricorre il 100° anno dalla nascita di Giovanni Paolo II

Perugia: Rinnovato il protocollo d’intesa Comune-Archidiocesi a sostegno delle attività oratoriali. Don Riccardo Pascolini, segretario nazionale FOI e responsabile COP: «Ci saremo anche nella “fase 2”, in modo più puntuale e preciso con le “porte aperte”…»

E’ stato rinnovato da pochi giorni il protocollo d’intesa tra il Comune di Perugia e l’Archidiocesi per la realizzazione di progetti e azioni condivise in ambito formativo, educativo e ricreativo destinate a bambini, giovani e loro famiglie nel territorio comunale del capoluogo umbro. Si tratta di un progetto di valenza sociale avviato nella primavera del 2014, la cui realizzazione è stata affidata alle Parrocchie attraverso i loro Oratori.

Finalità. Con questo progetto il Comune ha riconosciuto l’importanza socio-educativa delle realtà oratoriali (attualmente sono più di 30 attive nel territorio perugino e non solo nel periodo estivo). La loro finalità, evidenzia il protocollo, si fonda «in ambiti e in azioni diversificate attinenti alla vita di bambini, giovani e loro famiglie, dalle iniziative formative a quelle sportive, di animazione culturale, ricreative ed aggregative, fino ad ogni altra attività propedeutica allo sviluppo culturale, educativo e formativo delle nuove generazioni».

Numeri. La funzione degli Oratori è riconosciuta dalla legge nazionale n° 206/2003 e da quella regionale n° 28/2004. In Umbria, nell’ultimo decennio, sono stati costituiti più di 110 Oratori, frequentati complessivamente da alcune decine di migliaia di fanciulli e adolescenti, seguiti da diverse centinaia di giovani animatori. Nella sola Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve sono oltre 5.000 i frequentatori, seguiti da più di 1.000 animatori.

Impegni. Questo protocollo, che ha durata triennale, impegna il Comune di Perugia, «nei limiti di disponibilità di bilancio – si legge nel documento –, a corrispondere all’Archidiocesi, per ogni anno di durata del presente protocollo, uno specifico contributo economico, compatibilmente con le risorse allocate in bilancio». Dal canto suo l’Archidiocesi «si impegna a promuovere i contenuti del protocollo per favorire la realizzazione sul territorio di progetti e azioni finalizzati ad attività di promozione della funzione formativa, aggregativa ed educativa rivolta ai bambini, giovani e loro famiglie; l’allestimento di centri ricreativi, ludici e aggregativi a servizio della collettività con particolare attenzione all’accompagnamento educativo nell’attività di aiuto compiti e di affiancamento alle principali agenzie educative, quali la scuola e la famiglia; realizzare percorsi di formazione per valorizzare risorse e competenze presenti sul territorio, supportando e qualificando l’attività oratoriale».

Ai tempi del Covid-19. Grazie anche a questo protocollo, ispirato al criterio della sussidiarietà orizzontale, in base ai principi di cooperazione, solidarietà e integrazione a tutela dei diritti sociali e della loro accessibilità, gli Oratori si apprestano a svolge un ruolo non indifferente in questo periodo particolarmente difficile per numerose famiglie alle prese con l’emergenza Covid-19. «Sono allo studio a livello diocesano, regionale e nazionale progetti a sostegno delle attività estive offerte dalle realtà oratoriali – annuncia don Riccardo Pascolini, segretario nazionale della Fondazione Oratori Italiani (FOI) e responsabile del Coordinamento Oratori Perugini (COP) –, per venire più incontro alle necessità delle famiglie. Il rinnovo del protocollo con il Comune di Perugia è colto dai nostri Oratori come segno di riconoscimento per l’opera svolta fino ad ora e di incoraggiamento per quella futura da realizzare in un momento di grande incertezza e con non poche difficoltà logistiche ed organizzative, nella consapevolezza che gli Oratori del COP ci saranno nella “fase 2”, in modo più puntuale e preciso, con le “porte aperte”, non solo virtualmente, nel rispetto delle norme vigenti in materia di sicurezza sanitaria».

Ringraziamenti. La Chiesa diocesana – conclude don Riccardo Pascolini – ringrazia quanti si sono adoperati per il rinnovo del protocollo, in primis il sindaco Andrea Romizi, il vice sindaco ed assessore alle Politiche per l’infanzia e l’adolescenza Gianluca Tuteri e il consigliere comunale delegato Nicola Volpi».

Perugia: Tra i fruitori dei servizi Caritas diversi lavoratori precari menzionati dal cardinale Bassetti nel suo appello per la loro regolarizzazione. Lo rivela il direttore della Caritas diocesana diacono Giancarlo Pecetti

«Il problema sollevato dal nostro cardinale arcivescovo è rilevato anche presso i servizi della nostra Caritas». Lo rivela il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, il diacono Giancarlo Pecetto, nel commentare la dichiarazione del cardinale Bassetti, presidente della Cei, rilasciata il 6 maggio all’agenzia di stampa «Sir», a seguito dell’appello di papa Francesco a sostegno dei lavoratori sfruttati, molti dei quali immigrati. Il cardinale è intervenuto dicendo: «Non possiamo dimenticare che in questo momento, tra i tanti che sono in grave difficoltà nel nostro Paese e ai quali come Chiesa siamo vicini ci sono almeno 600mila persone, molte delle quali lavorano nei campi o nei servizi di cura e assistenza ai nostri anziani e alle nostre famiglie, prive di ogni diritto e di ogni sussidio». Queste persone, ha proseguito il cardinale, sono «gravemente esposte non solo allo sfruttamento lavorativo, ma anche per la loro stessa salute, rischiando di diventare, loro malgrado, fonte di contagio per tutti. Crediamo davvero, come ci ha ricordato papa Francesco, che siamo sulla stessa barca – ha concluso il presidente della Cei – partecipi delle stesse preoccupazioni e delle stesse attese: ognuno, qualunque sia la sua provenienza, la sua età o condizione, è degno di rispetto ed è amato da Dio in modo unico. Chiediamo dunque a chi ha il compito di promuovere il bene comune di non dimenticare queste persone, questi nostri fratelli e sorelle, e di indicare le vie per una loro regolarizzazione, non solo di quelli che possono esserci “utili”, ma di tutti coloro che sono nel nostro Paese, come premessa indispensabile alla tutela della salute di tutti e al ripristino della legalità».​

Presso il Centro di ascolto diocesano e l’Emporio della Solidarietà di Perugia città, ricorda il direttore Pecetti, «negli ultimi due mesi, a causa dell’emergenza sanitaria, sono aumentati del 35% le persone bisognose di aiuto, perché ormai senza lavoro. Basti pensare che solo all’Emporio le famiglie fruitrici a settimana sono passate dalle 480, del periodo precedente al Covid-19, alle attuali 650. Si prevede un’ulteriore incremento di queste famiglie per la loro precaria situazione economica qualora non dovessero ritornare al lavoro o non ricevere in tempi brevi i contributi statali previsti per fronteggiare quest’emergenza. Non è escluso – conclude il direttore Caritas – che in futuro ci troveremo dinanzi ad ulteriori richieste di aiuto a causa degli sfratti per morosità».

Assisi – Martedì 5 maggio messa in diretta streaming in memoria di Gino Bartali presieduta dal vescovo Sorrentino nella cappellina privata nel Museo della Memoria

“Sono trascorsi 20 anni, ma è meraviglioso pensare che mio nonno venga ancora ricordato con cosi grande partecipazione ed affetto. Un grande ciclista, ma soprattutto un grande uomo, testimone di fede e umiltà”. Sono questi i sentimenti di Gioia Bartali a pochi giorni dal 20esimo anniversario della morte del nonno, Gino Bartali, grande campione di ciclismo e Giusto tra le Nazioni. La santa messa di commemorazione verrà celebrata, martedì 5 maggio alle ore 16, dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino, proprio nella Cappellina privata appartenuta al ciclista toscano e donata nel 2018 al “Museo della Memoria, Assisi 1943-1944”. “Con mia sorella Stella – prosegue -, abbiamo ritenuto che la Cappellina di mio nonno, donata a mio papà Andrea, dovesse essere custodita in un luogo speciale come Assisi, dove attraverso il ‘Museo della Memoria, Assisi 1943-1944’ si ricorda l’importante opera di salvezza degli ebrei negli anni delle persecuzioni razziali, compiuta dall’organizzazione clandestina che faceva capo alla chiesa e alla quale partecipò anche mio nonno”. In questi giorni a causa della pandemia da coronavirus, il Museo è chiuso, in attesa di nuove disposizioni del Governo, ma fino alla chiusura è stato il punto di riferimento per circa 800 studenti umbri e anche di altre regioni che, da novembre a marzo, sono venuti a visitarlo, facendo dei percorsi sulla memoria, sul ruolo dei Giusti e sull’impegno che ciascuno può avere nel contrastare disuguaglianze e intolleranza. La santa messa a porte chiuse per le disposizioni del anti-contagio Covid-19 sarà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Diocesi Assisi-Nocera-Gualdo e su Maria Vision (in Umbria canale 602).

Narni – festa del patrono san Giovenale. “Dobbiamo pensare anche al bisogno di tanti cristiani alla sopravvivenza spirituale cristiani, perchè senza il sacramenti non sono in grado di sopravvivere nella vita dello spirito e non è possibile una vita cristiana piena”.

A Narni, la ricorrenza della festa del patrono, san Giovenale, il 3 maggio, è stata celebrata in maniera diversa a motivo della quarantena a causa del Coronavirus. Il vescovo Giuseppe Piemontese, pellegrino a Narni, ha celebrato la solennità nella concattedrale, presso la tomba di san Giovenale per fare memoria del santo Patrono, e quale segno di unità spirituale nella preghiera per il popolo sofferente a causa del Coronavirus.
Alla celebrazione ha partecipato il sindaco Francesco De Rebotti che ha donato l’olio e acceso la lampada votiva davanti al busto di San Giovenale, recitando la preghiera di affidamento al santo patrono.
Una celebrazione singolare in onore di san Giovenale, determinata dalla epidemia del Coronavirus e dalle rigide norme delle autorità, che non prevedono celebrazioni col popolo, “cosa che genera sofferenza e mortificazione per tanto isolamento e solitudine – ha detto il vescovo Piemontese – ma anche per il tono dimesso senza rappresentanze e bandiere e tripudio vario usuale per la festa di San Giovenale. Siamo qui per celebrare l’Eucarestia, rinnovare la Pasqua del Signore, esprimere vicinanza a tutti i nostri fratelli, invocare la misericordia del Signore sul popolo, la sua benedizione in questo tempo di sofferenza, di contagio e di preoccupazione per il futuro incerto e di bisogno materiale. San Giovenale: pastore secondo il cuore e lo stile di Gesù in questo territorio”.

I buoni pastori dei nostri giorni

Il vescovo ha poi ricordato quanti in questo periodo sono stati “dei buoni pastori per le persone che hanno avuto accanto, non solo presbiteri o autorità, ma persone comuni, medici e infermieri che hanno dato la vita per salvare tanti malati in questi mesi, loro sono i veri pastori, i santi della porta accanto”.

“Mentre celebriamo, anche se in maniera dimessa, la festa del nostro patrono, interroghiamoci sulla nostra testimonianza di oggi: in questa città, nelle nostre parrocchie, nella nostra Diocesi. In questo tempo di epidemia siamo spinti a vivere con intensità le limitazioni, le sofferenze e i disagi che con rapidità improvvisa ci sono capitati addosso: la quarantena, con la privazione della libertà, l’isolamento e la solitudine d tante persone, la sofferenza fisica e morale di tanti malati e anziani e anche la nostra sofferenza, la morte di tante persone e la mortificazione per non aver potuto dare onore e suffragio ai defunti e conforto e consolazione ai familiari. E poi i problemi legati alle varie forme di povertà, alla disoccupazione, e alle fosche attese di disagi e di precarietà. In questi due mesi abbiamo pregato da casa, abbiamo forse scoperto la dimensione della famiglia quale chiesa domestica, abbiamo assistito alla messa trasmessa in streaming: ebbene ciò non può durare a lungo, non può bastare. E’ conforto e consolazione per chi non può partecipare con la presenza, aiuta la fede e sostiene la speranza, ma non è sufficiente ad alimentare la vita spirituale”.

I segni di speranza: “La generosità di tanti operatori, volontari, medici, infermieri, sacerdoti che in questo periodo si sono fatti in quattro per gli altri. L’impegno dell’autorità a guidare la ripresa umana, civile, sociale, con prudenza, ma è anche necessario un po’ più di coraggio. In questo tempo stiamo vivendo il desiderio di ricevere il Signore, in attesa di poter partecipare alla celebrazione eucaristica. Intanto lasciamoci alimentare dalla parola di Dio, dalla preghiera in famiglia e personale e soprattutto viviamo anche la carità vissuta nei piccoli gesti quotidiani, in un servizio di solidarietà nei confronti di chi si trova solo ed in difficoltà”.

Perugia – domenica del «Buon Pastore», 57a Giornata mondiale per le vocazioni. Il cardinale Bassetti: «tenere vivo, rintuzzare, quel fuoco che è stato acceso in noi con il dono dell’Ordinazione»

«Innanzitutto porto a voi la benedizione del Santo Padre, che ho incontrato ieri (2 maggio, ndr), e che mi ha espresso parole di incoraggiamento per tutti voi, in particolare per gli anziani, i malati, le famiglie numerose, con i problemi riguardanti la gestione dei figli piccoli e degli adolescenti». Lo ha comunicato alla comunità diocesana il cardinale Gualtiero Bassetti, alla fine della celebrazione eucaristica pro populo, di domenica 3 maggio, nella cappella di Sant’Onofrio della cattedrale di Perugia, trasmessa in diretta dai media.

Inopportuno fare corse in avanti. «Desidero inoltre – ha proseguito il cardinale – darvi alcune notizie per questi giorni in cui stiamo preparandoci all’attuazione della cosiddetta “fase 2”. Purtroppo ci dicono le statistiche che non siamo ancora usciti da questo forte momento di crisi. Anche il Santo Padre ci raccomanda prudenza. Le modalità delle celebrazioni consentite in chiesa, per i battesimi e i matrimoni, valgono le norme già stabilite durante la “fase 1”; per quanto concerne il rito delle esequie, da domani lunedì 4 maggio, è consentita la presenza di 15 fedeli, senza che questi debbano essere sottoposti alla misurazione della temperatura corporea. Per la Santa Messa domenicale dovremo ancora aspettare circa un paio di settimane, per ulteriori approfondimenti. Sabato 30 maggio, vigilia di Pentecoste, speriamo di essere in grado di celebrare la Messa Crismale con la benedizione degli oli. Purtroppo sarebbe inopportuno fare corse in avanti, perché il bene comune, che è il bene di tutti, ci invita a camminare insieme a tutte le Chiese sorelle d’Italia, che vivono la pandemia in condizioni differenti».

Salvare le pecore smarrite. Nell’omelia il cardinale Bassetti si è soffermato sulla 57a Giornata mondiale per le vocazioni, che la Chiesa ha celebrato il 3 maggio, parlando del sacerdote e richiamandolo ad imitare totalmente il «Buon Pastore». Al riguardo ha esordito citando il Santo Padre: «è molto bello il commento di papa Francesco alla liturgia di oggi: “per salvare le pecore smarrite, che siamo tutti noi, il Pastore Gesù si è fatto agnello e si è lasciato immolare per prendere su di sé il peccato del mondo. Questo mistero si rinnova attorno alla mensa eucaristica. È lì che le pecore si radunano per nutrirsi. È lì che diventano una cosa sola, tra loro e con il buon pastore”».

Connessi con Gesù. «Oggi, domenica del Buon Pastore – ha ricordato il presule –, celebriamo la 57a Giornata per le vocazioni. Deve farsi davvero intensa la nostra preghiera, perché il Signore ravvivi, particolarmente nei giovani, il desiderio di fare qualcosa di grande per Lui e per i fratelli, consacrandosi, donandosi a Lui. Dice papa Francesco: “cercare il Signore, custodire la sua Parola, cercare di rispondere a Lui, con la propria vita, crescere nelle virtù, questo rende forti i cuori dei giovani. Per questo occorre mantenere la connessione con Gesù”».

Qualcosa di grande nella vita. Sempre sulle vocazioni il cardinale ha ricordato anche lo «stupendo richiamo di San Giovanni Paolo II rivolto ai giovani durante la GMG di Roma nel 2000: “è Gesù che cercate quando sognate la felicità. È Lui, cari giovani, che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che sognate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita… È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare nella vostra vita qualcosa di grande”».

Segno della presenza di Dio. «La domenica del Buon Pastore ci offre l’occasione di riflettere sulla figura e la missione del prete, dei nostri presbiteri, che continuano in mezzo a noi l’opera di salvezza di Gesù. Per chi non crede, il prete è un enigma, qualcosa forse di indefinibile. Solo alla luce della fede, si può capire il valore di quello che fa e il senso di quello che è. Per chi crede, il prete è sacramento, segno della presenza di Dio. Visibilmente è un uomo con tutte le sue pesantezze e i suoi difetti. Invisibilmente rappresenta, cioè rende presente, Cristo. Ogni prete vero, autentico, è il primo ad avere coscienza di ciò che è, e questo è il suo dramma personale: si sente sempre al di sotto della sua missione, del suo compito. E proprio questo, come dice Von Balthasar, “ci rende umili”».

Pastori buoni. Avviandosi alla conclusione, il cardinale Bassetti, parlando di sé e dei sacerdoti, ha detto: «La fede mi dice che rappresento Cristo. L’esperienza mi dimostra ogni giorno che sono solo un uomo fragile e povero come tutti; e talvolta un pover’uomo! Eppure noi sacerdoti siamo chiamati ad essere “pastori buoni”, che camminano dinanzi alle pecore e le nutrono con la Parola di Dio e i Sacramenti. Ci è quindi richiesto di avere un cuore buono, grande, e di precedere tutti con l’esempio. Nella confusione generale che domina oggi, molti sacerdoti, giovani e non giovani, si domandano: cosa dobbiamo fare? E prima ancora, chi siamo? Cari fratelli nel presbiterato, la Giornata mondiale per le vocazioni ci invita a tenere vivo, a rintuzzare, quel fuoco che è stato acceso in noi con il dono dell’Ordinazione. E al tempo stesso, invita tutto il popolo santo di Dio a guardare con fiducia ai suoi preti, e a stargli accanto con la preghiera, con la premura, con vera amicizia, con simpatia e dialogo».

Spoleto – Messe celebrate dall’Arcivescovo nel tempo del Covid-19 dal 4 al 10 maggio 2020 con intenzioni di preghiera per malati, bambini e famiglie, disabili, persone dipendenti da sostanze o altro, lavoratori

Nella giornata di sabato 2 maggio è stato annunciato l’accordo di massima tra la Conferenza episcopale italiana e il Governo per riprendere la celebrazione delle Messe alla presenza dei fedeli a partire dalle prossime settimane, sulla base dell’evoluzione della curva epidemiologica del Coronavirus. E allora le celebrazioni feriali e festive saranno ancora in assenza di fedeli e a porte chiuse (per i funerali attenersi alle indicazioni del Governo e alle linee applicative della Cei). L’arcivescovo di Spoleto-Norcia mons. Renato Boccardo prosegue dunque nel suo pellegrinaggio solitario nella Diocesi. Dopo i monasteri di clausura, le case di formazione di alcuni ordini religiosi e le zone terremotate, dal 4 al 10 maggio il Presule presiederà la Messa da altri luoghi significativi. Le celebrazioni saranno trasmesse nella pagina Facebook (SpoletoNorcia) e nel canale YouTube (Archidiocesi Spoleto Norcia) della Diocesi, nei giorni e negli orari indicati.

ü Lunedì 4 maggio ore 18.00: dal Convento dei Frati Minori Cappuccini di Spoleto. Intenzione di preghiera per i malati della Diocesi (nelle famiglie, negli ospedali, nelle case di cura).

ü Martedì 5 maggio ore 18.00: dal cortile della scuola delle Maestre Pie Filippini di Spoleto. Intenzione di preghiera per i bambini della Diocesi e le loro famiglie.

ü Mercoledì 6 maggio ore 18.00: dalla casa per persone diversamente abili di Montepincio di Spoleto. Intenzione di preghiera per i disabili della Diocesi e per i loro assistenti.

ü Giovedì 7 maggio ore 18.00: dalla Comunità terapeutica di Camposalese del Centro di Solidarietà “don Guerrino Rota” di Spoleto. Intenzione di preghiera per le persone della Diocesi che lottano contro le dipendenze (droga, alcool, ludopatia ecc …).

ü Venerdì 8 maggio ore 18.00: dalla parrocchia di S. Angelo in Mercole in Spoleto. Intenzione di preghiera per i lavoratori della Diocesi, in particolare per quanti hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione a causa del Covid-19.

ü Sabato 9 maggio ore 18.00: dalla Cappella della Santissima Icone del Duomo di Spoleto, celebrazione mariana.

ü Domenica 10 maggio ore 11.00: dalla parrocchia di S. Giacomo in S. Giacomo di Spoleto.

Domenica 3 maggio 2020, domenica del Buon Pastore, l’Arcivescovo ha celebrato la Messa in assenza di fedeli e a porte chiuse dalla parrocchia di S. Francesco d’Assisi in Bastardo di Giano dell’Umbria. Col presule hanno concelebrato i parroci di Bastardo, il parroco di Giano dell’Umbria e quello di Gualdo Cattaneo e Pomonte. Nell’omelia mons. Boccardo ha esortato quanti hanno seguito la celebrazione tramite i social a pregare per il dono di nuovi sacerdoti «che – ha detto – si mettano accanto al popolo e interpretino quella immagine del pastore buono che è Gesù». Al termine della Messa il Presule ha ricordato che nella parrocchia di Bastardo è in avvio la costruzione della nuova chiesa e del centro pastorale: «Sono qui – ha detto – per incoraggiare, anche se virtualmente, la comunità in questa grade impresa. Un’impresa che è sì economica, che si realizza grazie ai soldi dell’8×1000 della Cei e a quelli della locale popolazione, ma soprattutto è un’impresa spirituale per edificare la comunità. Tutta la Diocesi – ha concluso – è vicina alla parrocchia di Bastardo per questa avventura che si avvia».

Caritas Italiana – Covid 19: nuovi poveri e nuove risposte, in un monitoraggio Caritas

Caritas Italiana, fin dai primi giorni dell’emergenza Covid-19, ha intensificato il contatto e il coordinamento di tutte le 218 Caritas diocesane in Italia, svolgendo un ruolo di collegamento, informazione, animazione e consulenza. Grazie al suo essere radicata nel territorio e punto di riferimento per i più poveri, ha mantenuto la regia di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove.

In questo quadro rientra una prima rilevazione nazionale condotta dal 9 al 24 aprile. L’indagine, attraverso un questionario strutturato destinato ai direttori/responsabili Caritas, ha permesso di esplorare: come cambiano i bisogni, le fragilità e le richieste intercettate nei Centri di ascolto e/o servizi Caritas; come mutano gli interventi e le prassi operative sui territori; quale è l’impatto del Covid-19 sulla creazione di nuove categorie di poveri, ma anche su volontari e operatori. I dati del primo monitoraggio si riferiscono a 101 Caritas diocesane, pari al 46% del totale.

Si conferma, come anticipato nei giorni scorsi, il raddoppio delle persone che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi delle Caritas diocesane rispetto al periodo di pre-emergenza.

Cresce la richiesta di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro.

Un dato confortante è il coinvolgimento della comunità e l’attivazione solidale che nel 76,2% delle Caritas monitorate ha riguardato enti pubblici, enti privati o terzo settore, parrocchie, gruppi di volontariato, singoli.

Un fiorire di iniziative percepito anche a livello nazionale. A partire da Papa Francesco che ha donato 100mila euro per un primo significativo soccorso in questa fase di emergenza, e dalla Conferenza Episcopale Italiana che ha messo a disposizione un contributo di 10 milioni di euro dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. A tutto questo si affianca la risposta alla campagna Caritas “Emergenza coronavirus: la concretezza della carità”, che ha raccolto finora più di 1,9 milioni di euro da parte di 3.760 offerenti. Oltre alle donazioni di singoli, si registrano quelle di aziende, imprese, comunità, parrocchie e altre Caritas nazionali.

Il monitoraggio svolto conferma che nel 59,4% delle Caritas sono aumentati i volontari giovani, under 34, impegnati nelle attività e nei servizi, che hanno consentito di far fronte al calo degli over 65 rimasti inattivi per motivi precauzionali.

Purtroppo 42 tra volontari e operatori sono risultati positivi al Covid19 in 22 Caritas diocesane e in 9 Caritas si sono registrati 10 decessi.

Di fronte al mutare dei bisogni e delle richieste, sono cambiati o si sono adattati anche i servizi e gli interventi, in particolare: i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con 22.700 contatti registrati o anche in presenza negli ospedali e nelle Rsa; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone; la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto.

A tutto questo si aggiungono le strutture edilizie che le Diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. Ad oggi sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema Sanitario Nazionale da parte di 48 Diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture, per oltre 1.100 posti in 34 Diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria.
È questo il volto bello e solidale dell’Italia che non si arrende. La concretezza della carità.

È possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (Via Aurelia 796 – 00165 Roma), utilizzando il conto corrente postale n. 347013, o donazione on-line tramite il sito www.caritas.it, o bonifico bancario (causale “Emergenza Coronavirus”) tramite:

• Banca Popolare Etica, via Parigi 17, Roma –Iban: IT24 C050 1803 2000 0001 3331 111

• Banca Intesa Sanpaolo, Fil. Accentrata Ter S, Roma – Iban: IT66 W030 6909 6061 0000 0012 474

• Banco Posta, viale Europa 175, Roma – Iban: IT91 P076 0103 2000 0000 0347 013

• UniCredit, via Taranto 49, Roma – Iban: IT 88 U 02008 05206 000011063119